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Autore: AmeliaRose    09/06/2017    7 recensioni
Regina, dopo tanti tentativi andati a vuoto, riesce finalmente a idealizzare ed a mettere in pratica un piano che farà soffrire e dividere per sempre la sua figliastra dal suo vero Amore. Ma poco prima di poter assaporare la vittoria, capisce che forse la vendetta non è tutto e decide di abbandonare il suo piano iniziale.
Ma, purtroppo, il Male tornerà di nuovo a bussare alle porte di Storybrooke. Una ragazza di nome Blake tornerà dal passato di Regina e tutti i segreti ritorneranno a galla provocando seri danni alle vite dei nostri beniamini.
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Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come una foglia in autunno
Primo capitolo: Ricordare



(Copertina creata dalla bravissima @aliss19 - il nome GiuliaSmith è il mio nick di Wattpad)


Le strade di Brooklyn profumavano di terra e di dolciastro dovute dal terreno e alla resina delle piante bagnate dalla pioggia che da poco si era abbattuta nella città. Il cielo era coperto da grosse nuvole di colore grigio scuro che promettevano ancora più pioggia e fulmini.
Le persone camminavano svelte, abbracciate ai loro soprabiti scuri e ai loro ombrelli, guardando di tanto in tanto il cielo con occhiatacce di disprezzo per aver rovinato una giornata autunnale che fino a poche ore prima era soleggiata e con un vento piacevolmente fresco che accarezzava il volto.
Ma in Bleecker Street, tra tutte quelle persone vestite in abiti scuri e sguardi truci, spiccava una ragazza dai colori sgargianti che camminava con le cuffie alle orecchie canticchiando la canzone che stava ascoltando e, di tanto in tanto, improvvisava qualche passo di danza, stando attenta a non colpire le persone che la sorpassavano con il suo ombrello lilla a pois bianchi o con la sua borsa capiente rossa.
Il trench a doppiopetto lungo fino alla vita di colore rosso veneziano e dai bottoni neri era aperto mostrando il vestiario: un vestito scarlatto a maniche corte lungo fino al ginocchio con dei bottoni lungo tutto il corsetto e un cinturino di tessuto dello stesso colore, le stampe erano a tema floreale dai colori forti del verde e del blu. I gambaletti invernali le coprivano le gambe fino sopra al ginocchio mentre ai piedi portava degli stivaletti rossi con il tacco, con un cinturino in finta pelle e con la fibbia in argento.
Una volta arrivata davanti alla Chiesa Cattolica Romana di Santa Barbara svoltò verso destra e s'incamminò per Center Ave e dopo diversi metri arrivò a destinazione: Molly's Bakery & Cafe.
Entrò nel locale dalla porta di servizio secondaria e dopo aver salutato dal suo ufficio Molly, il suo capo, andò nel retro bottega per mettere via la borsa e il trench e per indossare il grembiule azzurro chiaro e la targhetta con il suo nome.
Lavorava da Molly ormai da due anni. Era stata fortunata, dopo solo due settimane dal diploma aveva trovato sul giornale un annuncio in cui offrivano un posto per diplomati in scuola di pasticceria, anche senza esperienza lavorativa, per l'orario mattutino per aiutare il pasticcere a preparare le torte, i pasticcini e i biscotti che sarebbero stati serviti una volta aperto il locale. Poco dopo le chiesero se poteva anche venire nel pomeriggio per aiutare l'unica cameriera, a parte Molly, a servire ai tavoli o stare alla cassa. Lei accettò subito contenta, non avrebbe mai detto di no a dei soldi in più.
Sistemò assieme ad Olivia, la sua collega dai capelli biondo cenere e occhi castani e dalla corporatura magra, il locale dove venivano serviti i clienti. Pulirono la vetrina dove venivano posizionati i prodotti dolciari in vendita; lo facevano più volte durante l'arco della giornata visto che i bambini, e molto spesso anche gli adulti, toccavano sempre con le punte delle dita il vetro per indicare ciò che volevano. Diedero una passata di spugna anche ai tavoli e al bancone in cui i clienti solitari si sedevano per consumare un caffè mentre leggevano un giornale o si gustavano qualche leccornia preparata da loro.

Alle tre e mezza in punto Molly sistemò il cartellino posizionato davanti alla porta, indicando che la pasticceria era aperta, e sbloccò la porta. C'erano già diverse persone in fila ed entrarono subito, parlando tra loro. A giudicare dal loro vestiario erano tutti degli studenti di un liceo privato e alcune ragazze la guardarono dall'alto verso il basso, bisbigliandosi chissà cosa all'orecchio e cominciarono a ridacchiare divertite.
Olivia le guardò in cagnesco ma a lei non importava, sorrise e con tono dolce chiese ai ragazzi che gli si erano presentati davanti cosa volevano ordinare. Era abituata a questo tipo di cose, ricordava con orrore i suoi anni scolastici e con il tempo aveva imparato a infischiarsene perché non valeva davvero la pena farsi il fegato amaro per persone così superficiali.
Fortunatamente il tempo passò in fretta quel pomeriggio e mancavano solo venti minuti alla chiusura, la sua collega era andata a casa prima ma non era un problema visto che di solito verso sera non c'era mai nessuno. Mentre stava incartando dei biscotti da portare ai volontari della mensa dei poveri sentì tintinnare la porta, segno che un cliente era arrivato. Alzò gli occhi verso l'entrata e quello che vide fu un ragazzo alto più di lei di qualche centimetro che portava un capello “pork pie” in simil-paglia di colore marrone chiaro. Si avvicinò al bancone e si sedette sullo sgabello davanti a lei.
«Che cosa desidera signore?», chiese la ragazza con un sorriso.
Spaesato nel sentirsi chiamare “signore” sorrise di rimando alla ragazza davanti a sé.

«Dammi pure del tu.», disse, «Mi chiamo David».
La ragazza annuì e si toccò il cartellino con il suo nome.

«Blake», si presentò la ragazza con tono sorpreso.
Non era abituata ai clienti che le chiedevano di dargli subito del “Tu”, prima di farlo doveva passare un sacco di tempo. Giustamente volevano avere un po' più di confidenza.
«Che cosa desidera, David?», chiese tirando fuori dalla tasca del grembiule il block notes delle ordinazioni e una penna rossa.

«Un thé caldo e dei biscotti ripieni, se ne avete ancora», disse sistemandosi per bene sullo sgabello.
Scrisse l'ordinazione e cominciò a preparare il thè. Ora che ce l'aveva davanti poteva vederlo in ogni suo particolare. Il suo viso era quadrato con la fronte stretta e il mento lungo, la barba corta sui lati del mento e sopra alla bocca bilanciavano la forma equilibrando il viso. I suoi occhi leggermente vicini erano di un bel colore marrone scuro come il cioccolato fondente. I suoi capelli invece sembravano spettinati sotto al capello ed erano di colore castano scuro.
Indossava una giacca di finta pelle color cognac dal bavero largo e appuntito, sotto invece una camicia rossa e dei jeans marroni con dei stivali dello stesso colore.
Blake gli mise davanti una tazza e la teiera riempita con l'acqua calda. Di fianco gli mise le bustine del thè di vari gusti, lo zucchero e un piattino con sei biscotti riempiti con il miele, cioccolato e marmellata alle pesche.
David la ringraziò e guardò i biscotti che stava incartando quando lui era entrato.
«Vi fanno portare a casa il cibo che non viene consumato in giornata?», chiese mentre zuccherava la bevanda.

«Come?», chiese la ragazza perplessa.
David le indicò il cibo sul bancone dietro di lei.
«Oh, no!», disse una volta capito, «O meglio, si. A fine giornata mi porto a casa quello che non è stato consumato e che non può essere servito il giorno dopo. Ma non è per me. Tre giorni alla settimana aiuto i volontari a distribuire il cibo ai poveri, sia nelle mense che in strada. E quando capita che del cibo non viene toccato chiedo a Molly se posso portarlo via io. Lei sa a chi viene consegnato e piuttosto che gettarlo preferisce che venga consumato da chi ne ha più bisogno», disse con un sorriso.
Il ragazzo sembrava essere spiazzato dalla sua risposta.

«È una cosa bellissima quella che fai», disse sincero. «Vedendo i tuoi occhi illuminarsi mentre parli di aiutare gli altri mi ricordi molto i personaggi delle favole. Così buoni e caritatevoli con le persone bisognose», disse dopo un sorso di thé.
Blake rimase sorpresa dal paragone che aveva appena fatto il ragazzo. Era la prima volta che sentiva una persona che aiutava gli altri con piacere venire paragonata a un personaggio delle favole. Era una cosa molto strana da sentirsi dire ma sorrise comunque a David.

«Sono tutt'altro che un personaggio delle fiabe», mormorò mentre prendeva dei biscotti con le gocce di cioccolata rimaste in fondo alla vetrina, «Sono solo una persona che si preoccupa per gli altri. Credo che sia giusto che chi ha la possibilità di aiutare il prossimo lo faccia». Finì di impacchettare con cura anche quei biscotti e lo guardò. «I personaggi delle favole lasciamole ai racconti. Loro non esistono. Sono perfetti e le persone reali, per quanto possano essere buone, non sono perfette. Anzi, sono pieni di difetti se scavi un po' più a fondo».

«Immagino che i tuoi genitori siano orgogliosi di te per quello che fai.»
Il sorriso di Blake sembrò vacillare un po'.

«Sicuramente i miei genitori adottivi lo sarebbero stati», mormorò con un sorriso amaro.
David aprì la bocca per dire qualcosa ma non riuscì a dire niente.

«Io... Scusa, non lo sapevo. Mi sento un totale idiota adesso», disse sincero.
Blake gli sorrise.

«Non ti preoccupare, non è colpa tua. Non potevi di certo saperlo».
La ragazza si toccò il medaglione dorato che portava al collo. Era ovale con dei ghirigori lungo il bordo e la lettera R in maiuscolo e scritta in corsivo in centro mentre nella parte posteriore c'era scritto il suo nome in una bella calligrafia. Blake più volte cercò di aprirlo ma era come bloccato da qualcosa all'interno. Da quanto gli avevano detto i suoi genitori adottivi, quella era l'unica cosa che sapevano essere appartenuta alla sua famiglia biologica, l'avevano trovato nella cesta in cui l'avevano trovata anni addietro.
David consumò in silenzio quello che restava della sua bevanda e dei suoi biscotti. La ragazza finì di incartare il cibo rimasto e lo impacchettò per bene cercando di non rovinare o rompere il prezioso contenuto.
David si avvicinò alla cassa e Blake lo seguì.
«Non ti ho mai visto qui. Sei nuovo?», chiese con curiosità.
Il ragazzo sorrise.

«Possiamo dire di si», rispose con un sorriso sul volto e cominciò a contare i soldi da dare per l'ordinazione appena consumata non appena la ragazza gli comunicò il conto.

«Allora spero di rivederti ancora, David», disse Blake una volta chiusa la cassa.

«Oh si, ci rivedremo molto presto», rispose il ragazzo prima di chiudere la porta alle sue spalle.


Erano ormai le undici passate quando Blake ritornò a casa dal giro di consegne del cibo e bevande calde e delle coperte che davano ai bisognosi per strada. Accese la luce dell'atrio e chiuse subito a doppia mandata la porta alle sue spalle. Si tolse la sciarpa rossa e il capello di lana dello stesso colore e li attaccò all'attaccapanni vicino alla porta. Si alitò sulle mani per riscaldarle ed entrò nella piccola cucina per prepararsi una cioccolata calda. Nonostante l'autunno là fuori in strada faceva veramente freddo e non osava immaginare di quanto sarebbe scesa durante la notte la temperatura durante l'inverno. Fortunatamente aveva cambiato vestiti prima di uscire, aveva scelto di indossare una maglietta a maniche lunghe di colore rosso stretta in vita e con in fondo la baschina, dei leggings felpati neri e dei stivaletti dello stesso colore.
Rimase per quasi un'ora sul divano a fare zapping tra un programma di cultura e un film horror di serie b che mandavano a quell'ora. Il giorno dopo aveva la giornata libera e quindi si poteva permettere di stare sveglia più del solito. Sbadigliò sonoramente e guardò la tazza ormai vuota; era decisamente ora di andare a letto, non amava risvegliarsi sul divano con la schiena a pezzi. Di malavoglia si alzò, spense la televisione e prese la tazza e la mise nel lavello, l'avrebbe lavata la mattina seguente.
Passando davanti al grande specchio posto sul muro in corridoio si rese conto che non aveva ancora tolto il trench. Lo aprì e si guardò allo specchio: i suoi capelli mossi neri ricadevano sul petto come onde leggere, i suoi occhi di un bel colore verde chiaro erano stanchi e affaticati dalla giornata. Sbadigliò nuovamente allargando le braccia e stiracchiandosi.
Con la coda dell'occhio vide un'ombra muoversi dietro di lei e si girò di scatto trovando solo il muro color crema. Diede le spalle allo specchio e guardò per tutta la lunghezza del corridoio con il cuore che batteva all'impazzata. Quell'ombra le era sembrata una persona. “Che sia solo la stanchezza?” si chiese spaventata. Tese l'orecchio e non sentì nessuno. Decise di prendere coraggio e di controllare ogni stanza munita di un manico in legno della scopa. Non trovò nessuno, nemmeno sotto al letto, dietro le tende o dentro all'armadio. Sospirò più tranquilla capendo che era stato solo uno scherzo del suo cervello che chiedeva solo una buona e lunga dormita.
Scosse la testa e andò verso la porta per appendere il trenchcoat ma quando passò davanti allo specchio rimase immobile dallo stupore.
Lo specchio non rifletteva più il suo riflesso ma quello di David. E, a dirla tutta, nemmeno il muro dietro di lei. Era sicuramente un altro posto. A giudicare dal terreno e dallo sfondo dietro di lui sembrava che avesse appeso lo specchio su un albero con alle sue spalle un bosco.
«Mi dispiace», mormorò il ragazzo con tono dispiaciuto. Veloce come un fulmine uscì con il busto dallo specchio e la prese per le spalle con forza facendola entrare dentro con lui. Blake urlò non appena toccò il terreno umido ricoperto da aghi di pino, si alzò allontanandosi da David, andò a sbattere contro lo specchio, si girò verso di esso e guardò il corridoio di casa sua ormai vuota. Non era stata in grado di reagire e di allontanarsi dal ragazzo che l'aveva afferrata o di usare la forza per non entrarci. Cercò di entrare di nuovo dentro ma non poteva, toccava solo la superficie riflettente e per quanto spingesse non riusciva ad oltrepassare il vetro.

«Ma cosa sta succedendo?», urlò al ragazzo in preda al panico voltandosi finalmente verso di lui.
David non disse nulla. Blake vide delle persone avvicinarsi a lei vestite con delle armature medievali di colore bianco e con le spade sguainate. Il medaglione dei suoi genitori cominciò a lampeggiare di un colore dorato cominciando a riscaldarsi. Blake lo prese in mano e lo guardò ancora più confusa e spaventata. Si faceva sempre più caldo man mano che passavano i secondi e con un morbido rumore vide che si aprì rivelando una palla di luce bianca che dal centro del medaglione si alzava  fluttuando verso di lei per poi entrare nella sua mano.

«Fermatela prima che possa combinare qualche danno.», ordinò una voce profonda e maschile alle guardie.
Blake alzò lo sguardo in cerca della voce ma non trovò nessuno a parte il ragazzo con il quale fino a poche ore prima aveva avuto una conversazione e le guardie che con paura si avvicinavano a lei.
Con la coda dell'occhio vide un uomo alla sua destra fare un movimento brusco e la colpì alla nuca con l'elsa della spada facendole perdere i sensi.



«Dov'è?», urlò Regina una volta sveglia e dopo aver notato la culla di fianco a lei vuota. Si alzò di scatto e si piegò dal dolore, notò che aveva ancora la vestaglia sporca di sangue.
«Regina, cara, il medico ha detto che non devi fare sforzi e che non puoi stare ancora in piedi», disse suo padre Henry, camminando velocemente verso di lei.
Regina non lo ascoltò e con fatica camminò fino alla porta della sua stanza.
«Dove l'hanno portata? Perché non è qui?».
Le porte si spalancarono e vide il medico che l'aveva aiutata con in braccio la bambina avvolta in una coperta di lana rossa.
«Perché l'hai portata via?», urlò avvicinandosi con rabbia verso il medico.
«Dovevo pulirla, Maestà. E dovevo controllare che stesse bene, come avevate chiesto voi. Non vi ricordate Maestà? Dopo il parto e prima di addormentarvi mi avevate detto di controllare che tutto fosse a posto», disse il medico con paura. Conosceva Regina, tutti la conoscevano. Sapevano cosa era in grado di fare se qualcuno  osasse causarle un torto.
«Forse è il caso che tu ti sieda a letto», mormorò Henry, «Non vorrai che la bambina ti cada dalle braccia».
«No, certo che no», disse Regina. Suo padre l'aiutò a sdraiarsi e la coprì con le coperte. Il medico le diede in braccio la neonata e lei la guardò.
La bambina la guardava di rimando e si perse nei suoi occhi verdi e sorrise, le baciò la testa ricoperta dai piccoli capelli neri e continuò a fissarla.
«La bambina sta bene?», chiese Henry al medico.
Regina alzò lo sguardo verso l'uomo sperando in una risposta positiva.
«Gode di ottima salute», rispose.
«Bene, per ora può andare. Se abbiamo bisogno la richiameremo».
Il medico annuì e fece un piccolo inchino a Regina e con passo svelto lasciò la stanza richiudendo la porta alle sue spalle.
Henry guardò la nipote e sorrise.
«Come la chiamerai?», chiese con tono dolce.
Regina guardò ancora sua figlia e sorrise.
«Blake»


«Regina, svegliati!», urlò Robin cercando di scuotere la donna senza farle del male.
Regina si svegliò e si rese conto di essere a letto con i vestiti zuppi di sudore. Si rese conto che stava piangendo e di avere il fiatone, si alzò di scatto con il busto e cerco di respirare. Le mancava l'aria e le sembrava che il panico si sarebbe impossessato di lei.
«Non ti preoccupare tesoro, era solo un incubo», disse Robin accarezzandole i capelli cercando di tranquillizzarla. «Era sono un incubo.», ripeté, «Ci sono io ora con te.»
Ma Regina sapeva che non lo era, che quello che aveva appena visto non era un incubo ma era la pura e cruda realtà.
Finalmente aveva ricordato.




Angolino Personale:
Salve a tutti!
Questa è la prima volta che scrivo e pubblico nel fandom di OUAT e ammetto di essere un po' in ansia. Spero che il capitolo vi abbia messo un po' di curiosità e se volete lasciare un piccolo commentino e parere sul capitolo ve ne sarei veramente grata. ^^
Ringrazio due persone in particolare: La mia Parabatai che mi ha dato la forza di ritornare a scrivere ed a pubblicare e la mia bravissima Beta, YoungRevolverOcelot. Ti ringrazio tantissimo per l'aiuto che mi hai dato betando il capitolo e dandomi una mano con la trama da mettere nel quadratino di EFP.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
A presto!
   
 
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