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Autore: Pawa    11/06/2017    12 recensioni
Il Piombo Ambrato si manifesta di nuovo e inspiegabilmente e Trafalgar Law si trova impossibilitato a utilizzare il suo Frutto del Diavolo.
Costretto dalle circostanze a recarsi su un arcipelago dove divampa un'epidemia dai sintomi più disparati e si verificano omicidi insensati, con l'aiuto e il sostegno della sua ciurma, dovrà trovare una cura per gli isolani e una per se stesso.
Il Piombo Ambrato, però, è più rapido e devastante che mai...
(Dal capitolo I)
Sangue.
Centilitri e centilitri di sangue, misti a sostanze più pastose, che poteva tranquillamente riconoscere come membrane cellulari e carne umana.
"(...)Pen, che diavolo succede?!” Tutti e diciannove i restanti Hearts li avevano raggiunti, ma non li aveva degnati d’attenzione..."
(Dal capitolo II)
“Trafalgar Law, finalmente.” Una voce profonda e fin troppo famigliare gli era giunta dall'imbarcazione vicino la sua.
“Cazzo… ma perché la Marina?”
Genere: Drammatico, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bepo, Penguin, Pirati Heart, Shachi, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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°° Il Mostro Bianco °°

 

 

- Capitolo I -

 


 Quella sera il chiasso per lui solitamente piacevole prodotto a cena dal suo equipaggio era insopportabile.

Trafalgar Law aveva smesso di mangiare già a metà della prima portata, colto da un malessere che, nonostante le sue doti mediche, non sapeva bene a cosa fosse dovuto e non riusciva a definirne i sintomi.
Lo stomaco gli si era chiuso dopo un improvviso bruciore, di questo era sicuro e un senso di nausea era seguito alla momentanea incapacità dell'organo di accogliere e digerire il bolo alimentare.

Poi, un senso di claustrofobia gli aveva causato un leggero affanno, che abilmente aveva nascosto ai suoi compagni, non volendo farli distrarre dalla loro spensieratezza.
Ma proprio questa, origine del baccano che riempiva la sala da pranzo del loro sottomarino, gli stava martellando la testa, complicandogli ulteriormente l'analisi del proprio stato fisico che stava tentando di eseguire mentalmente.

Gli erano sfuggiti gemiti sofferenti, più e più volte, che aveva tentato di reprimere come meglio poteva.

Dal canto loro, gli Hearts avevano notato che il loro capitano non aveva toccato il secondo, di pollo e patate arrosto, ma non se n'erano preoccupati, abituati all'appetito inesistente di Law.
Solo qualcuno gli aveva consigliato di assaggiarne almeno un po', affinché seguisse un'alimentazione regolare e non casuale, come era solito fare, ma non ricevendo nemmeno uno sguardo di considerazione, oltre un mugolio non ben definito, aveva pensato che il loro dottore fosse immerso in una delle sue riflessioni infinite, ed era perciò tornato a chiacchierare con gli altri, rinunciando.

La serenità dell'equipaggio era perdurata finché non avevano adocchiato Law, seduto a capotavola, prendersi la testa tra le mani, stringendosi i fini capelli neri, tanto da sembrar starseli strappando, come colto dalla disperazione.

Ed allora si erano resi conto che i versi soffocati che inconsciamente avevano udito e non considerato erano gemiti del loro Captain.

I più lontani erano scattati dalla sedia pronti a raggiungere quell'estremità della tavolata, che già era stata accerchiata dagli altri compagni, i quali tentavano di capire cosa fosse preso al loro adorato capitano.

Law non aveva retto all'ennesima fitta cerebrale ed il nuovo capogiro e se non fosse stato per il tavolo che gli sorreggeva i gomiti e conseguentemente il capo ed il busto, si sarebbe accasciato su se stesso.
Ogni rumore lo torturava ed ora anche il profumo della cena che stavano consumando lo disgustava.
La claustrofobia, inspiegabile, era sempre più opprimente e non lo rendeva più in grado di riempire totalmente i polmoni, nonostante gli alveoli sembrassero svuotarsi totalmente e collassare ad ogni espirazione tremante.

"Capitano?"

Finalmente aveva sentito i richiami dei propri nakama dopo aver percepito uno di loro accarezzargli i capelli, rendendosi conto di quanto gli si fossero avvicinati.

Aveva aperto lentamente gli occhi, che prima erano serrati e si era ritrovato a fare una smorfia di dolore all'aumentare della nausea e dello stordimento, causato dalla luce che andava nuovamente a colpirgli le pupille.

Aveva voltato il capo a sinistra ritrovandosi il viso corrucciato di Shachi a pochi centimetri dal proprio sofferente e spaesato.

"Law, cos'hai?" aveva domandato per l'ennesima volta il rosso leggermente sollevato dal fatto che ora, ne era certo, il suo capitano lo potesse sentire.

L'interpellato aveva dato una rapida occhiata attorno a sé, deglutendo per l'ottundimento e l'imbarazzo.
Aveva attirato l'attenzione di tutti i suoi amici e questi, difatti, l'avevano attorniato colti dalla preoccupazione.

Aveva atteso ancora qualche attimo prima di rispondere, cercando di riprendersi e quasi si era spaventato quando, effettivamente, il suo malessere era andato via via scemando rapidamente.

"Scusate, mi sono sentito male" si era reso conto di avere la voce piuttosto roca e gutturale.

Cogliendo il tempo passato che lui aveva usato per spiegarsi, Ikkaku aveva voluto interessarsi ulteriormente.
"Significa che adesso stai meglio?" si era inginocchiata accanto la sua sedia in velluto rosso, incrociando le braccia sopra il decorato bracciolo in mogano.

"Sì, mi è passato all'improvviso."

"Però hai gli occhi lucidi, Captain. Sei sicuro di star bene?" Penguin lo fissava intensamente, così come tutti gli altri.

Non voleva attivare i loro poteri da mamme chioccia, che già rivelavano nelle situazioni più banali, quindi aveva deciso di battere in ritirata.
Non intendeva nemmeno rovinar loro la serata e, sicuramente, andare a coricarsi nella propria cabina gli avrebbe giovato, almeno alla testa, mentre loro avrebbero potuto continuare a festeggiare chissà cosa.

"Andrò a riposare e domani vi romperò le palle come al solito, tranquilli."

Qualcuno aveva sorriso a quell'affermazione per poi riportare presto gli angoli della bocca nella loro posizione naturale.

Seppur la voce di Law fosse risultata più normale, a nessuno era sfuggito il tremore nei suoi arti mentre era intento ad alzarsi e poi dirigersi vero l'interno del loro sommergibile.

Trafalgar pareva aver percepito i sentimenti dei suoi nakama, ancora immobili attorno al suo posto, così si era fermato sull'uscio della cucina, voltandosi con un ghigno.

"Avanti, lo sapete che i miei linfociti sono delle checche. Sarà il solito raffreddore che mi mette K.O per una settimana."

Seppur qualcuno avesse voluto ribattere, che era proprio per la sua salute cagionevole che si preoccupavano tanto al minimo sintomo, si erano convinti delle parole del loro capitano, nonché dottore di bordo.

D'altronde era noto a tutti che le difese immunitarie di Trafalgar Law fossero rimaste destabilizzate dal Piombo Ambrato ed alla presenza del più debole germe si poteva scommettere la propria testa che lui l'avrebbe contratto.

Certo nessuno poteva immaginare che quella volta non si trattasse dell'influenza di turno, ma proprio della malattia che gli aveva inibito il sistema immunitario.
 
***

     Trafalgar Law si era rigirato per l'ennesima volta nel proprio letto sfatto.
Le coperte erano madide di sudore, eppure lui stava morendo di freddo.
Si era coricato col pigiama che aveva utilizzato durante l'approdo all'ultima isola invernale, la quale era stata lasciata dietro la loro scia ormai da tre settimane.
Nonostante i pantaloni neri e lunghi e la morbida maglia di pile col suo Jolly Roger bianco, aveva avuto bisogno di indossare una felpa.

"Cazzo... siamo prossimi alle isole primaverili" si era ritrovato a bofonchiare, scosso da brividi di puro e insensato gelo.

Aveva passato diverse ore a tentare un vano auto - checkup e si ritrovava per la prima volta nella sua carriera medica privo di informazioni per formulare una diagnosi.

Il bruciore allo stomaco e la nausea si erano intensificati, mentre lo stordimento aveva, quantomeno, smesso di procurargli fitte allucinanti, seppur non fosse svanito come aveva sperato quando si era separato dalla confusione prodotta dalla sua ciurma in festa.

Solo la claustrofobia aveva deciso di dargli una tregua, ma questo non lo faceva rallegrare, perché viveva da oltre dieci anni su un fottuto sottomarino.
Un sottomarino!
Come poteva aver sofferto, anche se per poco, di claustrofobia?

Sentiva ogni muscolo dolergli e poteva stimare una temperatura corporea di circa trentanove gradi centigradi.

Un fiotto di vomito lo aveva sorpreso alla base della gola e cercando di ignorare il dolore nell'alzarsi di scatto tentava di reprimerlo, mentre si affrettava a raggiungere il proprio bagno personale.
Si era portato una mano alle labbra, mentre l'altra tastava gli oggetti per cercare la retta via nell'oscurità della stanza, oltre a sostenerlo ad ogni passo barcollante.

Raggiunto il gabinetto, con fare incerto aveva sollevato il coperchio prima di rigurgitare, incapace di resistere ulteriormente.
Gli pareva di liberarsi dell'equivalente dei pasti di due giorni ed al posto di sentirsi meglio, come accade solitamente quando si espelle il bolo oramai acido e corrosivo, poteva giurare di sentire nuovamente tutti i sintomi provati a cena intensificarsi.

Era incapace di alzarsi dalla posizione a carponi in cui si era buttato e faticava perfino a gattonare, ma con molta fatica ed il bisogno di togliersi quell'orrido sapore dal palato, era riuscito a raggiungere il rubinetto del bidet ed a sciacquarsi la bocca.

Aveva ansimato un paio di volte, prima di arricciarsi su se stesso avvolgendosi le braccia all'altezza dello stomaco e di serrare gli occhi.

"Cazzo..." aveva sussurrato nel buio della toilette con tono affranto, incredulo e spaventato.
Stava iniziando a riconoscere alcuni sintomi, ma gli pareva impossibile ricondurli alla malattia, che però, li spiegava tutti.
Poteva sentirlo.
Distingueva perfettamente gruppi di cellule vicine morire e perdere man mano ogni funzione e segno di vitalità, ma non lasciare posto a future nasciture.
Anzi, con la loro dipartita, quel tipo di dipartita, creavano un reticolo resistente e perdurante, che sopprimeva i tentativi di scissione delle compagne ancora vive.
Percepiva poi i primi segni di collasso nervoso.
Gli impulsi partivano dal cervello od il midollo e giungevano a quelle maledette pareti cadaveriche, incapaci di trovare la propria meta e perciò, impossibilitati a qualsiasi altra azione, creavano ingorghi sempre più occludenti, fino a causare il collasso del nervo.
Fortunatamente ancora non aveva perso dei nervi, ma non era stato in grado di allietarsi, perché presto aveva distinto ciò che gli confermava la diagnosi appena formulata.

Il suo stomaco si stava auto - digerendo.

Avvertiva la parete interna essere sciolta dai succhi gastrici ed il sangue mischiarsi con le cellule avvelenate.
Queste ultime erano riconosciute come particelle morte o fattori estranei e venivano perciò attaccate dapprima dai globuli bianchi e poi, non venendo eliminate, l'organo ricorreva alla propria capacità corrosiva per liberarsi della parte oramai cadaverica.

Poco era passato prima che Law rigurgitasse una seconda volta, stavolta, però, eliminando parte di se stesso.

Aveva afferrato la tazza inginocchiandosi, tossendo e sputando.
Gli occhi avevano iniziato a lacrimargli, per il dolore, la febbre e gli spasmi dei movimenti peristaltici, che indirizzavano il carico della faringe nella parte opposta rispetto la norma.

Sperava di riuscire in qualche modo a placare quei rigetti insensati, ma ogni tentativo di allontanarsi dal gabinetto, di lavarsi la bocca o qualsivoglia movimento, acuiva il cannibalismo che lo stava consumando in tutti i sensi e lo costringeva nuovamente piegato in due sulla tazza.
 
***

     Penguin si era svegliato in seguito al continuo mormorio di alcuni suoi nakama.
Era in procinto di domandar loro cosa avessero da borbottare a quell'ora tarda quando aveva udito dei versi imprecisati provenire dal cuore della loro nave.


"Cos'è stato?" La sua voce era ancora impastata dal sonno, ma la sua mente era già attiva e vispa.


"Ce lo stavamo giusto chiedendo. Va avanti da un po' e stavamo discutendo se sia il caso di preoccuparcene o no." La risposta era arrivata dall'amaca sotto la sua, seguita dalla voce del compagno che dormiva accanto a lui.


"A me sembra la valvola di sfogo. Non è la prima volta che uggiola, quell'affare, ma non c'è bisogno di impensierirsi." Erano seguiti alcuni consensi, mentre altri supponevano potesse trattarsi di Bepo che gemeva spaventato per un brutto sogno.
Anche quello era già capitato, allarmandoli senza motivo.

"A me, però" era intervenuto immediatamente quello che riconobbe essere Shachi "sembra venire dalla zona est..."

"La parte dove sta la cabina del capitano" aveva concluso al suo posto Penguin, cogliendo dove volesse andar a parare il suo amico.

Con un salto era sceso dalla propria branda sospesa e distrattamente aveva sentito alcuni Hearts rimuginare su quella constatazione ed affermare che, effettivamente, poteva provenire proprio da lì, quel lamento indefinito.

"Vado a dare un'occhiata."
Se c'era di mezzo Trafalgar Law chiunque tra loro non avrebbe esitato a rinunciare definitivamente al proprio sonno per accertarsi che tutto andasse bene, ma questa volta era stato il pinguino il primo a prendere l'iniziativa.

La camera di Bepo era vicina alla cabina di Law, quindi il Pirata del Cuore non si era immediatamente preoccupato, seppur conscio del fatto che la sera prima il suo capitano fosse stato male.
Aveva impiegato altri pochi passi, però, prima di udire distintamente quelli che dovevano essere forti e incontenibili conati di vomito provenire dalla stanza del loro dottore.

Si era messo a correre per i corridoi del Polar Tang, illuminati dalla fioca luce lunare, attenuata e resa tremolante dall'acqua salata che li avvolgeva.

Aprendo con impeto la porta della camera del suo capitano aveva ignorato il letto, dirigendosi senza esitazione verso il bagno annesso, inciampando in una pigna di libri che, come al solito, il moccioso super studioso aveva lasciato sparsi sul pavimento dopo averli divorati dalla prima all'ultima pagina.

Nel buio aveva individuato Trafalgar accasciato in modo scomposto ai piedi del water, a cui stava aggrappato con una forza che sembrava affievolirsi ad ogni secondo che passava.

"Law!" Col cuore in gola, ora definitivamente preoccupato, aveva acceso la luce e si era inginocchiato accanto all'amico di una vita.
Intanto il giovane medico aveva ripreso a rimettere e tanto era il dolore, alla gola, allo stomaco ed ai muscoli colti da spasmi e contratti nello sforzo, che nemmeno si era accorto delle mani di Penguin, che gli sorreggevano la fronte e gli carezzavano la schiena.

"Mio Dio..." era tutto ciò che poteva dire il pinguino, dopo aver visto ciò che l'altro corsaro stava vomitando.

Sangue.
Centilitri e centilitri di sangue, misti a sostanze più pastose, che, dopo tutti gli anni passati ad assistere uno dei migliori dottori del pianeta, poteva tranquillamente riconoscere come membrane cellulari e carne umana.

Immediatamente aveva urlato alla ciurma con quanto più fiato aveva in gola e la voce carica di paura di svegliarsi e raggiungere la cabina del comandante, mentre ancora quest'ultimo era scosso da fremiti e conati.

"Pen, che diavolo succede?!" Tutti e diciannove i restanti Hearts li avevano raggiunti, ma non li aveva degnati d'attenzione, concentrato ad aiutare, nella sua impotenza, il loro capitano, sorreggendolo e cercando di calmarlo.

Distrattamente li aveva uditi deglutire ed imprecare alla constatazione di ciò che stava accadendo.
Ikkaku aveva urlato seriamente intimorita, mentre Bepo aveva preso a guaire disperato.

"È sangue... e mucosa?" non aveva badato a chi avesse timidamente posto quella domanda, ma Penguin si era comunque premurato di confermare ed aggiungere: "E carne. Sta vomitando la sua carne."

Vedere Trafalgar Law il loro potentissimo, intelligente, amato e saccente capitano ridotto in quel modo, li straniva e terrorizzava.

"Ferma-...!" un colpo di tosse mista a sangue aveva stroncato sul nascere ciò che Law aveva tentato di dire e questo aveva riscosso i presenti.

Non importava quanto quella situazione fosse assurda, dovevano aiutare il loro Captain.

"Law, non dovresti parlare, finisci solo per irritarti maggiormente la gola" Clione aveva affiancato i due compagni e stava cercando di individuare ulteriori anomalie nel vomito.
"Sembrano esserci fibre bianche" aveva sussurrato in contemplazione, più a se stesso che agli altri.

"Ferma-... fermate" altri conati lo avevano scosso, ma stavolta era riuscito a terminare la frase, seppur avesse percepito un bruciore crescente nella faringe "il vomito. Dove- dovete fermarlo. Sto... sto digerendo lo stoma... lo stomaco."

Se possibile lo sbigottimento di ognuno era aumentato, così come la preoccupazione.

Che Law sapesse esattamente cosa gli stava accadendo li inquietava, perché significava che il dolore era tale per cui percepiva ogni singolo avvenimento al suo interno, ma allo stesso tempo speravano che questo gli permettesse di riconoscere la malattia di cui era vittima.

Subito gli Hearts si erano separati, lasciando solo due di loro ad assistere Law.

La maggior parte della ciurma si era recata in infermeria, volti a prepararla per visitare ed, eventualmente, operare il loro capitano.
Altri erano impegnati in libreria ed in laboratorio, desiderosi di ricercare e preparare qualsiasi tipo di cura e, nel caso Law non fosse stato in grado di riconoscere la malattia, l'avrebbero trovata e distrutta loro.
I restanti si erano precipitati in cucina preparando intrusi contro al vomito in tempo record.

Quando la ciurma si era nuovamente riunita nella cabina del capitano, quest'ultimo stava ingerendo a fatica l'intruglio che il loro chef aveva cucinato per fermare i conati e la nausea.

"Oh, Law..." avevano sussurrato in molti, impietositi dalla visione.

Trafalgar era continuamente sorpreso da attacchi di vomito e fiotti di sangue e la maggior parte di quella brodaglia se l'era tossita sulla maglia del pigiama e sul mento, mista al proprio plasma.
Penguin gli teneva la testa reclinata all'indietro, mentre Uni gli portava il bicchiere alle labbra, invitandolo a prendere piccoli sorsi ed approfittando dei momenti in cui Law sembrava tranquillo per farlo.

Ikkaku e Shachi si erano premurati, rispettivamente, di prendergli un nuovo pigiama e di lavargli il viso, sudato e intriso di bava, sangue e bile.

Ci erano voluti circa venticinque minuti affinché i conati terminassero.

L'avevano aiutato a cambiarsi e per quanto Law si sentisse imbarazzato per costringere i suoi nakama ad assisterlo in ogni piccolezza, sapeva di non avere le forze per farlo da solo.

Bepo l'aveva preso in braccio a mo' di sposa e anche questo l'aveva fatto sentire in colpa e stava distruggendo il suo orgoglio, ma non poteva far altro che accettarlo.

Era stato adagiato sul suo letto, dove ai lati stavano seduti alcuni dei suoi compagni.

Sentiva la gola in fiamme e non osava concentrarsi sul dolore che provava allo stomaco, perché era qualcosa di abominevole, ma doveva parlare.

"Hearts..." aveva aspettato che ognuno lo guardasse dritto in volto prima proseguire con evidente sforzo.

"Ho il Piombo Ambrato."

 
°° FINE CAPITOLO °°
 

Uh, eccoci col primo capitolo.
Spero davvero vi incuriosisca e riesca a commuovervi e coinvolgervi, perché è l'obiettivo principale di questa storia.

Che ne pensate di Law? Non è tenerissimo *-* ?
Fatemi sapere ^_^
Leggo sempre con piacere tutti i commenti ♥
A presto!
Baci,
Pawa

 
   
 
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