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Autore: LatazzadiTea    11/06/2017    3 recensioni
Oscar inizia a rendersi conto di ciò che prova, quando André smette di parlarle come faceva un tempo. Ora che tutto sembra cambiato, lei cercherà di ritrovare se stessa aprendo il suo cuore a un nuovo sentimento. Il suo amore per lui cresce dentro al suo cuore facendosi strada giorno per giorno, divendo sempre più intenso e opprimente, quanto il silenzio che la circonda senza il suono della sua voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Oscar con la guardia metropolitana?" domandò André pieno di stupore.

"Sì, e a quanto pare, ha accettato senza remore questo nuovo incarico. Da non crederci!" replicò il generale Jarjayes con una nota di profondo disappunto nella voce.

André si irrigidì. Comprendeva benissimo i suoi sentimenti, i soldati della guardia avevano una fama pessima, si diceva su di loro che non fossero altro che un'accozzaglia di furfanti provenienti dai ceti più bassi della società, arruolatasi per lo più, per non morire di fame. Un bel passo indietro per l'ex comandante delle guardie reali, pensò il giovane. Ma non era quello a preoccuparlo più di tutto.

"André, voglio che tu ti arruoli e la protegga, come del resto, hai sempre fatto in tutti questi anni " disse all'improvviso il generale guardandolo finalmente dritto negli occhi.

"Non posso esaudire questo vostro  desiderio signore, Oscar mi ha tassativamente proibito di occuparmi ancora di lei, e non intendo... - rispose accoratamente André prima di essere bruscamente interrotto dal suo padrone.

"Non è un desiderio, ma un ordine! Ciò che dice mio figlio non ha la ben che minima importanza. Mi preme la sua incolumità, lo capisci vero?" il tono serio e autoritario del generale non lasciava spazio a repliche, era costretto ad ubbidire.

"Certo che capisco. Come ordinate, signore " assentì il più giovane sapendo perfettamente che in quel modo, quasi certamente sarebbe incorso nelle ire di Oscar.

Ricordava perfettamente quelle parole, come rimembrava ogni avvenimento accaduto quella sera.

"Dal momento che ho deciso di vivere come un uomo, non intendo più avere il tuo aiuto. Vedi, io non so ancora quale sarà il mio nuovo incarico, ma quando lascerò la guardia reale, credo che non avrò più bisogno di te... devo imparare a vivere senza appoggiarmi a nessuno..." aveva detto poco prima che tutto il suo mondo crollasse sotto il peso delle sue scellerate azioni.

Un concetto che Oscar aveva ribadito di nuovo, prima di partire. Se non fosse stato per la malsana abitudine del padre di voler gestire ogni aspetto della sua vita, non avrebbe mai più imposto la sua presenza ad una persona che non la desiderava più.

Aveva sbagliato E si sentiva a pezzi per quello che aveva fatto. Sapeva che ne avrebbe pagato le conseguenze per il resto della vita, ma aveva reagito come un pazzo perché lei non si era resa conto del male che gli avevano fatto. Proteggerla era stato l'unico scopo della sua vita, e ora, per dimenticare il dolore provocatole da un altro uomo, lo gettava via come un inutile rifiuto. Era questo ad averlo ferito più di tutto. Non era addolorato per essere stato respinto, se l'era sempre aspettato. Lo era sopratutto, per essere stato trattato a quel modo, malgrado tutti gli anni passati fedelmente al suo fianco. Gli erano particolarmente cari quelli dell'infanzia e della fanciullezza, in cui aveva sempre creduto che oltre quello splendido sorriso, si celasse un affetto autentico e sincero per lui. Eppure, aveva visto il suo dolore quando era stato ferito dal cavaliere nero.

Cosa era accaduto alla sua Oscar, dov'era finita la donna che amava da sempre?

Non era mai fuggito da lei malgrado sapesse che quel sentimento fosse sbagliato, non avrebbe resistito lontano da Oscar nemmeno un giorno. Ciò nonostante, il suo cuore spezzato gli impediva di guardarla come una volta. Aveva rispettato il suo volere e si era allontanato, ma avrebbe continuato a vegliare su di lei in silenzio e per tutto il resto della sua vita, se necessario.

"Farò in modo che tu venga accettato fra i soldati della guardia oggi stesso. Sta tranquillo, se il mio piano avrà successo, la tua permanenza fra le fila di quei reietti non durerà a lungo " aveva finito di dire il generale Jarjayes.

"Come ordinate, signore. Col vostro permesso generale, ora vorrei andare... " disse a testa bassa André prima di congedarsi.

"Certo, torna pure alle tue mansioni ragazzo..." nella voce del generale, André avverti qualcosa di nuovo.

Il disappunto aveva lasciato posto a un altra emozione nell'uomo, forse un velo di speranza. Non poté fare a meno di domandarsi cosa mai stesse tramando, e cosa avesse in serbo per la povera Oscar, questa volta.

Uscì dallo studio del suo padrone e sentì il suo passo avvicinarsi. Da quando era rientrata dalla Normandia, lui e Oscar non si erano più parlati. Si sentiva in qualche modo sollevato da quella distanza che era venuta a crearsi fra loro, visto che il senso di colpa che provava stillava ancora in lui piccole gocce di dolore e vergogna, che a fatica riusciva a gestire. Quei sentimenti tumultuosi, come le onde dell'oceano si agitavano tuttora troppo violenti in lui per permettergli di ritrovare un barlume di lucidità, strappandolo ogni volta che la vedeva, alla salda sicurezza della sua ragione. Un giorno forse, avrebbe ritrovato in se stesso un porto sicuro a cui aggrapparsi, ma almeno per il momento, e per il bene di entrambe, avrebbe continuato ad evitarla.

"André..." la sua voce lo raggiunse tenera e vellutata come una carezza dopo un pugno allo stomaco.

"Hai bisogno di qualcosa Oscar?" le chiese nel corridoio. Erano a pochi passi l'uno dall'altra, eppure, in quel momento sentì come un abisso incolmabile fra loro.

"No io, volevo solo ..." Oscar si fermò quando lui serrò i pugni, voltandole le spalle.

"Scusami, ma ho ancora molto da fare" la murò serio.

"In realtà, c'è qualcosa di cui vorrei parlarti " aggiunse lei all'improvviso, indurendo per un attimo il tono della voce.

Lui rimase così in attesa, sperando che lei non facesse nessun riferimento a ciò che era accaduto fra loro, ma poi, grazie a dio il generale Jarjayes li interruppe, salvandolo da quella imbarazzante situazione.

"Ah Oscar, sei tu, vieni figliola: abbiamo molto di cui discutere oggi" annunziò suo padre.

"Generale, Oscar..."  s'inchinò André, accomiatandosi dai due nel modo più formale che conosceva.

Dopo un ultimo sfuggente sguardo, Oscar entrò nello studio del padre e lui si allontanò, senza voltarsi più indietro. André riuscì a trovare un po di pace solo all'imbrunire, e dopo aver affogato i propri dispiaceri nell'ennesima bottiglia di vino, fu colto da un sonno profondo e senza sogni.

                                                                                                                                          


"André ci sei? Sei ancora sveglio?"

"Scusa per l'ora, ti posso disturbare?" Oscar entrò chiudendo la porta alle sue spalle.

La camera era buia e lei percorse la breve distanza che la separava dal letto, illuminandosi la strada con una candela. André dormiva pesantemente da ore per non essersi accorto della sua presenza in quella stanza. Quando vide che aveva ancora i vestiti addosso e gli stivali ai piedi, gli si strinse il cuore pensando a quanto doveva essere esausto, per essersi addormentato a quel modo. Poi, adombrandosi, notò la bottiglia vuota ai piedi del letto.

Non lo avrebbe svegliato così bruscamente solo per rimproverarlo, era andata da lui sperando di riuscire a scusarsi, ma avrebbe trovato un altra occasione per farlo. D'istinto gli scostò dalla fronte una ciocca ribelle; la cicatrice che la ferita all'occhio gli aveva lasciato non aveva deturpato la bellezza del suo viso. Tremante gli carezzò il volto, seguendo con le dita il disegno perfetto dei suoi lineamenti, domandandosi come avesse potuto essere stata così cieca dinnanzi a un cuore così colmo d'amore per lei. Lo sguardo gli scivolò poi addosso quasi spinto da un nuovo desiderio, iniziando dal petto ampio e liscio, fino a lambire bramoso i muscoli disegnati dell'addome e il segreto nascosto della sua virilità, avvampando all'idea dei loro corpi allacciati fra loro.

Come avrebbe potuto confessargli che da quando si era dichiarato, non era riuscita a pensare ad altro che a lui? Da quando aveva iniziato a guardarlo in modo diverso, non era più riuscita a vedere un fratello in André, ma nemmeno un solo amico.

Allora cosa?

Sorrise teneramente, portandosi una mano al petto. Lo aveva odiato così profondamente in quei giorni per averle sbattuto in faccia la verità, per aver deciso di non assecondarla in quella decisione folle e completamente prima di ogni senso logico, che ora si sentiva completamente svuotata. La verità era che aveva così tanto desiderato essere un uomo, perché se lo fossa stata, non si sarebbe mai innamorata di Fersen e non avrebbe sofferto. Era quello che aveva cercato nella sua decisione, una via di fuga dal dolore.

Invece ora, era punto e accapo: ora che con l'addio di Fersen quel sentimento era scemato, il suo cuore di donna era tornato a battere e per la persona meno probabile al mondo, André. Lui che l'aveva sempre amata, seppur in silenzio, con il quale forse avrebbe potuto avere un futuro, se solo fosse riuscito a perdonarla.

"Ti ricordi André? Ti ricordi quando eravamo ragazzi? Quanti giorni passati insieme, André. Quanti momenti spensierati e magnifici all'ombra dei tigli fioriti, quando cantavamo al vento le nostre le nostre canzoni, e facevamo scherzi stupidi a tua nonna? Te lo ricordi ancora, André... "

Sentì una lacrima scivolare lungo la guancia cerea mentre il calore della mano dell'altro, nel buio e nel silenzio, sfiorava la sua.


 
   
 
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