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Autore: Micole    11/06/2017    0 recensioni
"Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo." [Lev Tolstoj, Anna Karenina]
Bruno vive a Napoli, ha un passato duro alle spalle e poche speranze per il futuro, qualcuno lo descriverebbe come un ragazzo perso, lui ama definirsi un demone.
Ambra viene dalla Maremma Toscana, cerca di nascondere il suo passato dietro tanti muri e facendo troppi errori.
Un amico in comune, due storie pesanti, due ragazzi distrutti, un passato che pesa più della vita che è ancora da vivere.
Estratto:
-Mà, era carnevale, le ragazze si vestivano da bamboline e i ragazzi da principi. Oggi al massimo ci saranno fantasmi, diavoli e pirati; nessuno spera, né vuole, incontrare la sua anima gemella.- Disse Bruno togliendo con delicatezza il bicchiere di vino dalle mani della madre e svuotandolo nel lavandino.
- E tu invece da cosa ti sei travestito?- [...]
- Da demone.- Rispose sorridendo sull'uscio e tirando sulla testa il cappuccio tanto da far sparire più di metà viso nell'ombra.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Nella vita non hai altro che maledizioni

 

Com'era la storia de "impara a bastarti?", si chiedeva fin troppo spesso Ambra.

Ci lavori, ci piangi, talvolta pensi anche: "no forse non fa per me!"

E invece, poi sola ci sai stare, fai tutto e lo fai bene, e sei indipendente, e potente, e hai sempre il coltello dalla parte del manico.

 

Poi arriva una canzone, una frase, la scena di un film e all'improvviso crolli.

 

Ma non puoi rimetterti apposto da sola. 

Eppure hai imparato a bastarti pensi tra te e te.

Perché non posso rimettermi in piedi da sola? Ti chiedi stupita.

Fisicamente impossibile! Ti suggerisce il resto del mondo. 

Insomma, potresti sempre chiedere aiuto ti dicono gli sguardi delle persone che ti passano di fianco ignorandoti quando va bene, compassionevolmente se va male. 

Ma c'è un problema: mentre imparavi a bastarti ti sei scordata come si fa a chiedere aiuto, mentre facevi i conti con te stessa ti dimenticavi come comunicare con l'esterno. 

Mentre eri una roccia nessuno si accorgeva che dentro marcivi.

Della roccia, adesso, restano briciole in balia dei venti.

Del tuo cuore rimane puzza di marcio e solitudine.

Di te resta, forse, un ricordo.

Dava l'idea di una forte ma, insomma, stava sempre sola è quello che, forse, qualcuno dirà su di te .

 

Ambra rimpianse, come faceva tutte le volte, di non essere stata capace di dire quello che pensava. Si mostrava forte, una di quelle ragazze che sanno come rispondere alle infamate, di farsi valere nonostante il nomignolo che le avevano affibbiato fin da bambina, nonostante le cattiverie della gente, una di quelle che non piangono mai.

 

Invece era una debole, per davvero debole. 

 

Venivano dei giorni nei quali bastava per davvero uno sguardo, una frase detta o letta, per farla crollare e finire distrutta in mille pezzi. Incapace di aggiustarsi poiché troppo sola. 

Perché si sa che quando ormai tutti sanno che si è soli soli, autonomi e forti se capita di spezzarsi non c'è nessuno  lì pronto  a prendersi la briga di rimettere apposto le parti. 

 

C'era una sola persona che Ambra sapeva che per lei ci sarebbe stata, nonostante i limiti di entrambi, la distanza, i loro difetti, i loro litigi, il loro rapporto ambiguo, e quella  persona era Roberto. 

 

Non si era mai vergognata di piangere davanti a lui, riusciva addirittura a non essere sempre così insopportabilmente orgogliosa quando parlava con lui. 

Per questo si detestava sempre di più per non avergli raccontato tutto, per averlo lasciato andare quella sera.

 

Era consapevole che prima o poi per orgoglio avrebbe perso tutto ciò che aveva di bello, ma anche solo l'idea di far pena a qualcuno la terrorizzava più della prospettiva di una vita futura come eremita. 

 

Osservò i suoi occhi vuoti allo specchio del bagno- unico che aveva in casa-, quasi privi di pupilla tanto che erano scuri, resi opachi dal velo di lacrime che aveva appena tirato via con l'acqua fresca.

 

Occhi neri come il fondo dei tuoi polmoni. 

Nella vita non hai altro che maledizioni! ♪ *

 

Si pizzicò le guance, per cercare di mettere del rossore sul suo incarnato  che dopo il pianto era di un pallore quasi malato.

Si diresse in cucina con lo guardo basso, per nascondere l'urlo interiore che i due bracieri di cenere che aveva  al posto degli occhi, si portavano dentro.

 

In cucina vi era la solita routine mattutina: il tavolo era apparecchiato per la colazione e sua madre di spalle all'ingresso della stanza cercava di far funzionare il trita rifiuti incasinato sotto al lavello. L'unica differenza era che sulla tavola della cucina Ambra trovò dei libri, proprio davanti alla sua tazza di latte freddo.

Si sedette in silenzio ed osservò i tomi voluminosi e colorati. 

Erano i libri per la preparazione ai test di ammissione ai corsi di medicina, odontoiatria e veterinaria. 

Un sorriso le si formò immediatamente sul viso, abbracciò la madre da dietro sussurrandole un "grazie" fra i capelli.

La donna si girò ed aspettò che la figlia si riaccomodasse, per poi sedersi sulla sedia al fianco di quella di Ambra.

 

Aveva uno sguardo serio, molto serio, che sembrava forzatamente pacato e costruito.

Ambra sapeva quanto sforzo ci fosse dietro quella facciata calma.

 

«Buongiorno, tesoro mio».

La donna le sorrise meccanicamente.

 

Madre e figlia si rassomigliavano molto poco, ma avevamo entrambe un fascino particolare che le aveva sempre rese molto conosciute in  città, o forse era stata la loro storia a renderle le due donne più chiacchierate  di Grosseto.

 

«Quel grazie era per i libri, vero?»

 Ambra annuì con lentezza studiata. 

«Ho parlato con Alessandro ed abbiamo pensato che, se vuoi, a noi farebbe piacere che venissi a vivere con noi a Napoli e che iniziassi l'università lì».

La signora Miceli fece una pausa aspettando che la figlia assimilasse la notizia. 

 

Nessuna reazione.  

 

Così la donna continuò: «Qui a Grosseto non ci sono università, in ogni caso dovresti fare la pendolare o trasferirti in un'altra città e studiare come fuori sede, quindi avevamo pensato che se ti faceva piacere, potevi venire a vivere con noi a Napoli dopo il matrimonio».

 

Ambra la fissava cercando di assimilare le notizie che la madre le stava dando con il contagocce ed evitando reazioni esagerate che avrebbero potuto far precipitare la situazione. 

Una parte di lei attendeva con timore il momento in cui  la donna avesse iniziato ad urlare cose senza senso.

 

Invece la donna riprese a parlare con calma e dolcezza: « Ovviamente potrai in ogni caso mettere Firenze e Siena fra le possibili sedi, nel caso in cui tu decidessi di restare qui. Ma ti prego di pensarci bene prima di prendere una decisione. La Federico II è una delle università più antiche di Europa, inoltre, a solamente mezz'ora c'è la Seconda Università di Napoli, e quella di Salerno, le possibilità sono tante e tu potresti continuare a vivere con me, in una famiglia» prese una pausa e poi sorrise felice «per la prima volta».

 

Poi, apparentemente dal nulla, arrivò il crollo tanto temuto da Ambra. 

 

Fra le lacrime e senza che ci fossero stati dei segnali di avvertimento in quella cucina dai toni color pastello, le parole della donna iniziarono ad accavallarsi diventando sempre meno chiare: «Non mi guardare così, non sto cercando di tagliarti le ali. Credimi voglio fare l'esatto contrario. Voglio farti vivere senza essere sommersa dai pregiudizi ogni volta che attraversi la strada, per una volta vorrei che vivessi senza quegli sguardi pungenti addosso quando compri un vestito nuovo. Senza dover fare attenzione a cosa dire e cosa fare per non subire l'ennesimo terzo grado. Non guardarmi così, davvero, voglio solo che tu resti con me. Voglio che tu resti con me ed Alessandro, voglio che provi a capire cosa significa avere una famiglia, anche se non sarà mai la tua, anche se non sarà mai vera!».

 

Ambra non capiva quale fosse stata la causa del crollo, non aveva mai iniziato a guardare male la madre ed in ogni caso non ne aveva motivo. Una proposta del genere in fondo se la aspettava. 

 

Ad Ambra si potevano biasimare molti difetti ma tra questi sicuramente non c'era la staticità, la paura di cambiamenti e di mettersi alla prova.

Infondo, avrebbe solo cambiato città, sicuramente non avrebbe dovuto dire addio ad una vita perfetta, ad un gruppo di amici affiatato, o alla vita da sogno di ogni adolescente. 

Forse la madre vedeva nascere  tutta questa reticenza nel volersi trasferire solo nella sua testa. Forse stava solo dando voce ad una sua paura inconscia. 

 

Nonostante tutto Ambra si trovò a pensare che un po' l'idea di ricominciare daccapo la annoiava, come la annoiava tutto del resto.

 

Si stava adattando così tanto al mondo da non voler più cambiare le sue noiose abitudini? Si chiese terrorizzata. 

Le piaceva così tanto vivere a Grosseto ed essere conosciuta da tutti, criticata da tutti, sempre sotto i riflettori per quello che era e per quello che faceva? 

Certo che no. 

In realtà lo odiava per davvero. 

E poi lo sapevano tutti che chi si ferma muore.

 

«Mamma, per me va bene» si affrettò a rispondere Ambra bevendo l'ultimo sorso di latte ed alzandosi per prendere le chiavi della vespa ed infilare il casco giallo sotto al gomito.

Ambra corse via lasciandosi alle spalle la madre sul filo del rasoio per una delle sue crisi, in piena confusione fra le parole pronunciate dalla figlia e lo sguardo che aveva visto, nella sua mente, sul suo volto.

L'unica cosa che le dava  la certezza che la crisi sarebbe stata scongiurata era la presenza di Alessandro apparso sull'uscio della cucina. Lo aveva notato solo un attimo prima di uscire. Ambra sapeva che l'uomo avrebbe saputo arginare il fiume in piena che era mente della signora Miceli. 

In certi momenti invidiava addirittura Alessandro per questa sua capacità, in altri ringraziava il signore che l'ardua impresa di placare la madre non fosse più solo ed esclusivamente suo compito.

 

Le lacrime che le scesero veloci sulle guance si asciugarono al vento mentre raggiungeva in vespa il  Kelly: il  liceo paritario di Grosseto. Mai secondo la madre avrebbe potuto frequentare una scuola pubblica. Con il senno di poi la scelta della donna si era in realtà rivelata quasi la peggiore possibile. 

Tutta la Grosseto bene  frequentava il Kelly, ed ovviamente conosceva il suo nome ed il suo passato. 

 

Ambra piangeva. Piangeva perché quei libri erano stati un regalo della madre, il primo dopo anni. Era una cosa che Ambra non aveva chiesto ma che la madre le aveva regalato     sapendo che le avrebbe fatto piacere. 

E chi se ne importava se si trattava di un regalo con una seconda finalità! 

Ambra non era abituata a ricevere attenzioni del genere, era abituata a stare sola, a cavarsela da sola, a non chiedere mai niente ed a ottenere tutto ciò che le serviva da sola grazie al sudore della sua fronte. 

Per questo ogni singola volta che nei suoi confronti veniva compiuto un gesto del genere, non poteva far a meno di cedere alla tentazione di versare qualche innocente e veloce lacrima silenziosa.

 

Era solitaria, sì, ma non sola, si trovò a pensare.

 

E no, Ambra decisamente non era una ragazza debole.

 

* ♪ "Occhi neri" dei Distretti, un gruppo di giovani ragazzi di Grosseto.

  
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