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Autore: imperfectjosie    12/06/2017    3 recensioni
«Sì, posso quasi dire che tu mi piaccia, anche se sei stupido, inutile, con le sopracciglia arrotolate e i gusti estetici di un ragazzino tredicenne» commentò ridacchiando, pronto con la spada a parare il colpo che sapeva sarebbe arrivato.
Ed eccola lì, la scarpa nera di Sanji contro la lama lucida della sua fedele arma. Ma Zoro non accennava a cancellarsi quel sorrisetto dalla faccia, facendo incazzare il cuoco - se possibile - anche di più.
«Che cosa hai detto? Ripetilo se hai il coraggio! Ti prendo a calci fino a Raftel!»

| Zoro/Sanji |
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: One Piece
Pairing: Zoro x Sanji
Rating: Orange
Note: Sanji ha due grandi passioni. Forse tre. Forse una non è più gestibile come crede.
Josie's corner:
”biglia”
Buonasera, cari. A dire il vero non mi ero preparata un discorso degno di nota, ma è un po' che non posto nulla e ci tenevo solo a farvi sapere che non sono scomparsa. Purtroppo gli alieni non sanno ancora della mia esistenza (sigh) E' un po' che non scrivo nulla su questo fandom e perciò eccomi qui, con una OTP che adoro. Non ci sono premesse, solo forse qualche lieve accenno di spoiler, ma penso nulla di grave (a meno che non siate davvero in alto mare con le saghe, ma non credo, siete furbi e attenti).
Questa one-shot è il frutto di una notte insonne, spero non la prendiate troppo sul serio, altrimenti sono rovinata.
Liberamente ispirata al pezzo dei Nickelback "Don't ever let it end".
Nel frattempo vi annuncio che ho intenzione di terminare "Somewhere in Neverland" nel fandom dei Simpson a breve, stay tuned.
Non mi viene in mente altro da dirvi, il rating è arancione, non ho optato per il rosso perché credo lo capirete leggendo, nel complesso non c'è nulla di scandaloso, è abbastanza soft, decisamente poco impegnativa e spero degna di venire letta.
Colgo l'occasione per annunciarvi che ho smesso di scrivere su commissione.
Questo perché mi manca proprio il tempo materiale, non rispetterei le "consegne" ed è già tanto se riesco a portarmi avanti con i miei progetti. Penso comunque di riprendere questo autunno. Se mi date qualche prompt, o avete qualche idea, scrivetemi pure in privato.
Prima archivio, poi soddisfo. Promise.
Grazie per l'attenzione, siete sempre favololosi, aw.
Josie.

About those two young friends that should've fell in love
 
I'm tired of pretending
but i'm terrified of it ending
I know if not for you
there's nothing i could do to ever let it end

And i know you feel the same way
'cause you told me drunk on your birthday
and as you pulled to me
you whispered in my ear
"Don't ever let it end"



Sanji amava le donne.
Si era sempre visto - in un futuro più o meno prossimo - condividere la vita con Nami e una bambina vivace, fin troppo sveglia, dai lunghi capelli biondi e gli occhi color nocciola. Sì, senza dubbio quella era l'unica visione ad accompagnare il suo continuo spentolare in cucina.
Franky aveva fatto un ottimo lavoro, doveva ammetterlo. Nonostante il Baratie gli mancasse - inutile nasconderlo - la Sunny vantava un ampio spazio per lui, dove poter dare sfogo a tutta la sua fantasia. Non che glielo avesse chiesto, ma a differenza di Luffy, il carpentiere era bravo a inquadrare le persone. Probabilmente dopo Enies Lobby doveva essergli stato chiaro fin da subito cosa il cuoco pretendesse nella nuova nave. E il biondo doveva ammettere che le sue aspettative erano state ampiamente soddisfatte.
Al secondo posto - proprio sotto al suo amato lavoro - c'erano le donne. Sì, Sanji le amava proprio tanto.
Ma Sanji - in silenzio - amava anche qualcun altro.
Qualcuno che non sarebbe riuscito ad essere femminile neppure nascendo con i cromosomi al posto giusto. Qualcuno come Roronoa Zoro.
Non poteva spiegare come fosse successo, né quando precisamente, anche se la morsa al cuore avvertita durante gli avvenimenti di Thriller Bark poteva essere stata un più che valido segnale. 
Qualcosa stava cambiando.
La paura di perderlo, forse. Indubbiamente quell'incosciente testa d'alga aveva fatto di tutto per farlo morire di paura. E Sanji si era ripromesso di non insultarlo, sarebbe stato comunque inutile.
E, soprattutto, l'idea di uscire allo scoperto - di uscirci con il cuore a pezzi - lo terrorizzava. Sarebbe bastato un rifiuto, uno sguardo colmo di disgusto, o sincero disprezzo. Perché Sanji sapeva, era consapevole del fatto che - nonostante le apparenze e i modi decisamente poco ortodossi - Zoro provava stima nei suoi confronti. Avrebbe perduto ogni cosa, anche quel poco contatto fisico - l'unico - che lo legava a lui. Le continue lotte.
Però sentirlo respirare, steso su quel lettino mentre l'intera isola sbraitava dietro alle note del Sakè di Binks, era stato per il cuoco uno dei regali più belli mai ricevuti.
Sull'onda di questi pensieri, si accovacciò alla ricerca di una padella più capiente.
«Oi, cuoco di merda, dammi del sakè»
Avrebbe dovuto percepire la porta in legno scricchiolare sotto alla grazia praticamente nulla dell'idiota in questione, invece era troppo impegnato a darsi delle risposte da solo, perciò si ritrovò a stringere il filtro della sigaretta tra i denti, tentando con scarso successo di lasciare che la voce calda di Zoro abbandonasse i propri timpani.
Facendo leva con un braccio sul ginocchio, Sanji lentamente si sollevò, sbuffando una generosa quantità di fumo dalle labbra.
«Vattelo a prendere da solo, inutile marimo, che cazzo vuoi da me?» domandò retorico, il tono volutamente indifferente.
Alla fioca luce di fine pomeriggio, la sagoma dello spadaccino sembrava ancora più maestosa. Il biondo spostò velocemente lo sguardo, ignorandolo apertamente e posando la padella sul piano di lavoro.
Zoro piegò la testa di lato, facendo tintinnare i tre orecchini, stirando le labbra in un ghigno che solitamente preannunciava guai.
«Siamo nervosetti oggi?» rimbeccò ironico, avanzando nella stanza con la mano sempre salda sulle tre spade.
Sanji digrignò i denti, brandendo un coltello per la carne con tutta l'intenzione di lasciarlo parlare da solo.
«Dimmi almeno dov'è» continuò il verde con tono esasperato, portandosi alle spalle del biondo.
«Se ne hai lasciato ancora, è sempre al solito posto»
Lo spadaccino inarcò un sopracciglio indagatore.
Non era mai stato una cima con l'empatia, ma qualcosa gli diceva che il cuoco non si trovava del tutto in quella cucina. O almeno, non la sua mente. Poggiando entrambe le mani sul bancone, bloccò ogni via di fuga al compagno.
«Che ti prende, cuoco?»
«Non sono cazzi tuoi»
La risposta fu immediata. Troppo immediata, persino per le loro solite sfuriate. Zoro si incuriosì ulteriormente, avvicinandosi e notando come il corpo del biondo si fosse teso nel frattempo, lasciando trasparire l'evidente disagio di quella posizione.
«Non mi sembra di averti fatto nulla, almeno non di recente» commentò pensieroso, scostandosi quando il corpo di Sanji ruotò su sè stesso con stizza, lasciandolo interdetto.
«Levati di mezzo, sto cucinando per la ciurma e non voglio essere disturbato dai tuoi vaneggiamenti ubriachi» proferì freddo, superandolo senza degnarlo di uno sguardo per tirare fuori dal frigo un paio di uova e un cartone di latte ancora sigillato.
Zoro seguiva attentamente ogni singolo spostamento, da bravo guerriero quale era, e gli sembravano tutti  meccanici. Apatici. Insolito, visto il luogo in cui si trovavano, solitamente l'habitat naturale di Sanji.
«Non sono ubriaco» si sentì in dovere di chiarire, con tono strascicato.
Non poteva vederle, ma le labbra del cuoco si erano sollevate in un leggero sorriso stanco.
Sanji si sentiva a pezzi.
Quello stupido commento era servito a fargli ricordare una notte di qualche settimana prima.
Dove nel tentativo di coprire il corpo semi-nudo di Zoro - ubriaco sul serio e di turno per la guardia notturna - aveva assistito ad una discussione che sembrava essere rivolta al nulla.

«Cosa vuoi?»
«Si gela qui fuori, ti ho portato una coperta»
«Ma davvero?» domandò sarcastico, scrociando le gambe e sollevando la testa per riuscire a guardarlo dal basso. «Che pensiero carino. Non ti starai affezionando, sopracciglio a ricciolo?» insinuò divertito.
Sanji digrignò i denti con rabbia, ringraziando il buio della notte che complice riusciva ad oscurare il rosso del proprio viso.
«Piantala di fare l'idiota!» ringhiò, schiaffandogli la coperta rossa sulla testa.
Dopo un breve rantolo di sorpresa, lo vide liberarsi dalla stoffa e levare la fronte al cielo stellato, ridendo apertamente.
Fu quella la notte in cui Sanji non ebbe più alcun dubbio. Rimase a guardare il profilo del compagno con la bocca semi-aperta per un po', distogliendo lo sguardo e stringendo i pugni.
«Sei insopportabile!»
«Ah» disse solo, rimettendosi composto una volta finita l'ilarità del momento. Ma tornò a fissarlo con una tale intensità che il cuoco si sentì nudo, notando solo di sfuggita il perenne ghigno strafottente dipinto sulle labbra sottili ma piene dello spadaccino.
«Io ti trovo interessante invece» disse infine, scrollando le spalle per poi buttarsi addosso la coperta.
«I-Interessante?»
Non doveva essere un inutile balbettio, soprattutto non con tono incrinato, ma Sanji aveva smesso di controllarsi per quella sera. Il verde gli rivolse un altro sguardo, le mani sempre strette intorno ai bordi della stoffa.
«Sì, posso quasi dire che tu mi piaccia, anche se sei stupido, inutile, con le sopracciglia arrotolate e i gusti estetici di un ragazzino tredicenne» commentò ridacchiando, pronto con la spada a parare il colpo che sapeva sarebbe arrivato.
Ed eccola lì, la scarpa nera di Sanji contro la lama lucida della sua fedele arma. Ma Zoro non accennava a cancellarsi quel sorrisetto dalla faccia, facendo incazzare il cuoco - se possibile - anche di più.
«Che cosa hai detto? Ripetilo se hai il coraggio! Ti prendo a calci fino a Raftel!»
Lo spadaccino sbuffò una risata divertita, rinfoderando la spada nello stesso momento in cui la gamba di Sanji si abbassava.
Solo allora il biondo notò le numerose bottiglie di sakè - sicuramente vuote - accanto al corpo del compagno.
«Sei ubriaco marcio!» constatò con leggero disgusto, arricciando il naso in un modo che riuscì a ridare il suono della risata a Zoro.
«Il tuo spirito di osservazione è davvero strabiliante, Torciglio!»


Prima di ammazzarlo lì e subito, Sanji aveva abbandonato la vedetta con un insulto che avrebbe fatto sbiancare persino la più navigata delle prostitute, sentendosi sulla schiena lo sguardo attento ed euforico del verde.
Da quella sera non si erano quasi più parlati, almeno non da soli.
Ecco, cosa aveva fatto incazzare Sanji a tal punto da renderlo meno insofferente del solito intorno a lui. Come poteva, quello zotico ignorante, pretendere che tutto tra loro tornasse alla normalità? Come poteva, dopo quello che gli aveva praticamente confessato?
Per un po' l'idea che Zoro non ricordasse affatto quelle parole, lo aveva sfiorato, ma nell'ipotesi che si trattasse di una semi-dichiarazione alcolica, le cose non cambiavano agli occhi del biondo.
Roronoa Zoro aveva paura.
«Ti togli dai coglioni, per favore? Mi sei d'intralcio!» proferì inviperito, quando nel prendere l'ennesimo ingrediente, aveva urtato la spalla del compagno.
Lo spadaccino non fece una piega, rimanendo serio a fissare lo strano comportamento del ragazzo che aveva di fronte.
Doveva conoscerlo bene ormai, eppure quell'improvviso cambio d'umore lo lasciava perplesso. Finché un'idea gli balenò in testa.
«Non avrai il ciclo, per caso?» domandò sarcastico, incrociando le braccia al petto in attesa del vulcano pronto a eruttare.
Passò un secondo, dal tonfo della padella sul pavimento, alle mani tremanti di Sanji strette intorno ai bordi del suo kimono verde scuro.
L'espressione strafottente non abbandonò il volto di Zoro neppure per un attimo, mentre gli occhi rabbiosi del cuoco si fissavano seri nei suoi.
«Attento a quello che dici, stronzo. Potrei sempre dire a Luffy che un Re del mare ti ha accidentalmente fatto a pezzi» ringhiò a pochi centimetri dalle labbra divertite dello spadaccino, che si ritrovò a chiudere l'unico occhio sano.
«Dubito se la berrebbe, certi livelli di stupidità non li ha ancora raggiunti» sentenziò calmo, mentre le mani di Sanji continuavano a tremare.
Zoro - stranamente - non odorava d'alcool, ma di salsedine e legna bruciata. Una combinazione forte, decisa.
"Come lui" fu il pensiero immediato del cuoco.
Come diavolo riusciva a farlo sentire inferiore? Come riusciva ad entrargli dentro in quel modo? In un modo che neppure la più bella donna mai vista aveva trovato la maniera di sfruttare.
«Stai tremando»
«Sei tu a farmi incazzare, alga di merda» rimbeccò acido, la sigaretta ormai spenta sul pavimento.
«Sono entrato in cucina solo per un goccio di sakè, ma adesso voglio sapere che cazzo ti prende, cuoco. E me lo dirai, perché altrimenti ti renderò questa serata un vero Inferno» sentenziò con una calma raggelante, staccandosi di dosso le mani del compagno e osservandolo assumere un'espressione vagamente sospresa, ma piena di sincera stizza.
Raramente Sanji lo aveva visto prendere posizione in quel modo, almeno con lui.
I loro discorsi si limitavano ad una serie di insulti più o meno velati, contornati da combattimenti improvvisati e inutili, che finivano sempre in parità assoluta.
Con il tempo, il biondo si era convinto che da Zoro non avrebbe potuto avere altro. E invece eccolo lì, immobile, in attesa di una risposta che sciogliesse ogni preoccupazione.
«Non ho niente di particolare, sono solo stanco»
«Questa la raccontiamo a Luffy insieme alla storiella del Re del mare assassino!» fu il commento ironico che ebbe in risposta.
Sanji aggrottò le sopracciglia, sollevando lo sguardo per incontrare il volto scettico di Zoro, insieme al suo immancabile mezzo sorriso. E anche lui si ritrovò a sorridere, voltandosi verso i fornelli.
«Non credo capiresti e comunque non è così importante. Il Sakè lo trovi nell'ultimo sportello in alto, accanto alla carne» proferì, indicandogli l'anta in legno e ritornando ai propri doveri.
Zoro quasi ringhiò, seguendolo con passo spedito fino a bloccarlo contro il marmo del ripiano. Due uova si infransero al suolo. Se gli occhi attenti e infastiditi del biondo avevano preso a cuore quella scena, a Zoro non poteva fregarne un cazzo di meno.
Tutta l'attenzione era rivolta al corpo del cuoco.
«Parla»
«Altrimenti?» lo sfidò con un mezzo sorriso, ricordandogli che non era l'unico ad esserne capace.
Lo spadaccino ringhiò di disappunto, torcendogli i polsi fino a fargli strizzare le palpebre dal dolore.
«Zoro» soffiò, incapace di dire altro.
L'odore inebriante della sua pelle gli aveva già sfondato le narici, annebbiandogli i sensi.
Come era riuscito a farsi amare in quel modo dall'uomo che più in assoluto amava le donne in quei dannati mari? E come aveva potuto lasciarglielo fare?
«L'ultima volta che ti ho sentito pronunciare il mio nome, è stato di fronte a Orso» commentò lentamente, notando come gli occhi di Sanji si fossero sgranati, mentre le mani grandi ma sottili, avevano cominciato a stringere nuovamente la stoffa del kimono, quasi in modo spasmodico.
Lo spadaccino schiuse le labbra sorpreso, staccandosi appena dal suo corpo. 
«Non mi hai ancora perdonato il gesto di quel giorno?» domandò a bruciapelo, ma il tono racchiudeva già la risposta.
Tornando in quella cucina, Sanji lo allontanò con un calcio veloce, ritrovando il respiro con l'aiuto della mano sul petto.
«Avresti voluto pensarci tu. Sul serio? Sono passati due anni!» ringhiò, provando ad avvicinarsi ancora, ma bloccandosi confuso, quando la voce roca e tagliente di Sanji lo investì in pieno.
«Non capisci un cazzo! Sei pieno di muscoli, piacevole alla vista, bravo persino nel combattimento. Sei un marimo di merda dannatamente forte, ma troppo stupido per capire anche le cose più elementari, non è vero?!» sputò rabbioso, lanciandogli quel coltello che sapeva avrebbe schivato.
Si andò a conficcare sulla porta della cucina. Franky li avrebbe uccisi, tutti e due.
«Di che diavolo stai parlando, si può sapere?» domandò, indurendo lo sguardo e tornando alla carica.
«Vattene»
«Piacevole alla vista?»
«Zoro, sul serio. Esci di qui. Adesso» continuò, quasi come una vecchia ninna nanna, in un disco rotto, con lo stesso tono lamentoso.
Ma c'era rassegnazione nella voce di Sanji e per quanto Zoro fosse rozzo e spesso insensibile, se ne accorse. E si fermò. Proprio a pochi passi dal corpo del cuoco, poggiato contro il piano di lavoro.
«Me la ricordo quella notte»
Poche parole e il mondo di Sanji si congelò.
Sollevò lo sguardo con studiata cautela, fino ad incontrare un occhio addolcito, accompagnato dallo stesso sorriso colmo di tenera consapevolezza.
«Aspettavo» continuò, avvicinandosi fino ad afferrargli un polso e allargargli le braccia, abbastanza da crearsi lo spazio sufficiente.
Incastrato tra due delle cose che più amava al mondo, Sanji non aveva posti in cui fuggire. Ironico come le sue passioni più grandi lo stessero consumando vivo, impedendogli ogni possibile scappatoia.
«Che cosa?» domandò con un filo di voce stanca, sospirando.
Non ci fu risposta, solo una bocca abile ad insegnargli come soddisfare ogni istinto sopito. La lingua di Zoro era calda, ruvida, probabilmente una delle pietanze migliori che Sanji avesse mai assaggiato.
Sapeva di libertà. E lussuria.
Provò a divincolarsi, ma fu inutile. Non gli rimase che gemere, godendo - proprio malgrado - del ginocchio fisso a sfregargli il cavallo ormai teso dei pantaloni.
«Zoro, asp-» provò, una volta che il bisogno d'ossigeno lo aiutò a liberarsi. Ma Zoro, con le labbra ancora bagnate, sorrise furbesco, incrementando la frizione sul membro ormai dolorosamente turgido del biondo, che bloccò ogni protesta, troppo impegnato a piegarsi in avanti ansimante.  
«Aspettavo che ti rendessi conto della situazione in cui siamo finiti, sopracciglio a ricciolo. Mi ci sono voluti mesi, ma sono un tipo piuttosto paziente» 
Terminò i propri pensieri così, sorridendo sghembo sulla pelle esposta del collo di Sanji, che si concesse un lieve sorriso affaticato, mentre iniziava a sentire la dita forti di Zoro scivolare nei suoi pantaloni e prenderlo completamente in mano.
«T-Tu paziente?» lo sbeffeggiò a fatica, puntellandogli i pugni sul petto e piegandosi ancora, prossimo ad esplodere.
«Simpatico. Sta' buono, non scappare» soffiò divertito, leccandogli il lobo per farlo inarcare di colpo, sudato fradicio.
«Non sto scappando, idiota. Zoro ferm-» tentò stizzito, ma si bloccò ad occhi sgranati, lasciando che un rivolo di saliva toccasse il suolo.
Era semplicemente troppo.
Troppo piacere, troppe sensazioni, troppe emozioni, troppo odore, troppo calore. Troppo Zoro.
Lo spadaccino fece in tempo a ridacchiare euforico, che sentì le vene del biondo tendersi, e il seme inondargli la mano. Si leccò il labbro soddisfatto, sfilandosi dal corpo stremato del biondo e portandosi il palmo sulla bocca.
Sanji - annaspando alla ricerca d'aria - drizzò la schiena con evidente fatica, stringendo le dita sul marmo del ripiano per riuscire a sollevare completamente lo sguardo.
«Pezzo di merda verde!» ringhiò a bassa voce, il tono ancora compromesso dall'onda dell'orgasmo.
Quella era nuova alle orecchie di Zoro. Inarcando un sopracciglio, scoppiò a ridere per poi premersi contro il corpo ancora provato del compagno, facendolo sospirare.
Un gemito sfuggì anche dalle sue labbra, mentre le spade trovavano il posto sul pavimento e il kimono veniva sfilato.
«Non dovremmo» tentò Sanji, la voce pregna di emozione.
Ma lo spadaccino in questione era troppo impegnato a slacciargli i pantaloni, con una violenza che Sanji trovò quasi spaventosa.
«Zoro, mi ascolti?» rincarò indignato, provando a calmare i movimenti ormai frenetici del nakama.
Inutile. Con un movimento rapido del polso, fu di nuovo libero di avanzare.
«Ti ascolto spesso, Torciglio. Solo che la maggior parte delle volte non me ne frega un cazzo di ciò che hai da dire» proferì ironico, assottigliando l'occhio e riuscendo a trovare la propria strada.
L'insulto morì strozzato nella gola di Sanji, quando le erezioni si scontrarono.
Una mano - rapida - si sollevò fino a posarsi sulla cicatrice. Vecchio regalo di Mihawk. Zoro tremò, sospirando.
"E' sensibile in questo punto" constatò il biondo, ritrovandosi a sorridere.
Il corpo del verde era una chiara e dettagliata mappa. Nulla sfuggiva alle dita curiose che in quel momento la stavano studiando.
Le parole scivolarono dalla bocca di Sanji senza più freni, nè vergogna.
«Ti amo»
Il corpo dello spadaccino si fermò. Spostandosi, cercò il volto ancora affannato del folle che aveva anche solo pensato di poter provare qualcosa del genere per uno come lui, ma l'espressione sconvolta, si sostituì presto ad un sorriso luminoso, quando incrociò il viso accaldato e sincero del cuoco che aveva sempre creduto d'odiare.
Non c'era traccia di scherno nei tratti rilassati di Sanji, solo tanta dedizione. E Zoro sorrise, posando la fronte sul petto dell'altro. 
   

 
FIN
  
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