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Autore: Naboyels    12/06/2017    1 recensioni
La stanza di mezzo.
Una sfera metallica.
Parole incomprensibili e la ricerca di qualcosa.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era un freddo pomeriggio d'autunno, il vento soffiava leggero sugli alberi, facendo oscillare dolcemente le foglie arancioni e secche, portandosene via una ogni tanto, con sé. Il sole era coperto da un leggero strato di nuvole eteree, facendo del cielo un uniforme foglio bianco. La luce filtrava attraverso la finestra di quella soffitta, gettando un fascio ben distinto nella polvere che fluttuava nella stanza. Scaffali, librerie e fogli tappezzavano le pareti, lasciando spazio solo al caminetto non del tutto acceso, ma ancora fumante. Dall'altro lato della stanza una lunga scrivania di spesso legno nero ospitava fogli e fogli sparsi, una macchina da scrivere e una sfera, dall'aspetto metallico, completamente liscia, delle dimensioni di una pallina da golf o poco più grande. Attraverso il suo riflesso si vedeva la figura di un anziano signore, illuminato dal calore della pipa che ogni tanto faceva respirare il tabacco. L'uomo era seduto su di una sedia, probabilmente scomoda, lo guardo perso davanti a se, nel vuoto, immerso in chissà quali pensieri. Il volto era segnato dagli anni, là dove la folta barba lasciava intravedere severe rughe, ma guardandolo bene, negli occhi, si poteva osservare la stessa scintilla di vita che solitamente si potrebbe notare in un bambino che corre lungo un torrente, con un aquilone in mano, e che sta per scoprire, in mezzo ai cespugli, un mondo incantato, di fantasia, con animali parlanti, magia e mistero.
La pipa, ferma, appoggiata sulle labbra del vecchio, esalò l'ultimo respiro, prima di essere allontanata dal suo morbido giaciglio. L'uomo si levò dallo schienale della pesante sedia, e con gli occhi cercava qualcosa sulla parete alla sua destra, forse un libro sullo scaffale, o uno dei molti fogli appesi al muro con delle puntine. Sgranò gli occhi, si era ricordato di dove fosse l'oggetto della sua ricerca, si destò dalla sedia, ma non si avvicinò né alla libreria ne al muro alla sua destra, invece camminò svelto verso la parete opposta. Con le dita sui fogli appesi scorreva lo sguardo su di essi, poi con l'indice bussò su di uno e nuovamente, a passo svelto, raggiunse la scrivania. Davanti ad essa l'anziano signore venne come percorso da un brivido, così che si ricordò del camino, che poco dopo si destò di rinnovato vigore, alimentato da qualche foglio raccolto da terra e due o tre pezzi di legno. Una volta riacceso il fuoco tornò alla scrivania, ma non prese posto sulla sedia, si avvicinò all'angolo dov'era appoggiata la sfera di metallo, rispecchiando in essa il volto ossuto e la folta barba. Per un momento contemplò l'oggetto, osservandolo da diverse angolazioni, poi prese un respiro, e pronunciando parole incomprensibili avvicinò la mano alla sfera. Era come se si aspettasse che quella sfera, con l'imposizione della mano e quelle parole, da un momento all'altro si sarebbe levata a mezz'aria, fluttuando per la stanza assieme ai granelli di polvere. Ma non accadde nulla di simile, anzi, non accadde proprio niente. Sul volto del vecchio si poteva leggere una nota di delusione, si mise diritto sulla schiena, con una mano sul fianco, e l'altra sotto il mento, passeggiando da un lato all'altro della stanza pensieroso.
- Ma certo!
esclamò a voce alta, e persino il fuoco sembrava esser felice di sentire una voce amica. Con calma, l'anziano signore si girava intorno, osservando le pareti della stanza, la scrivania, gli scaffali, poi d'un tratto si fisso verso un punto, nell'angolo della stanza più vicino al caminetto, in penombra. A passo svelto raggiunse la libreria che faceva ad angolo, e punto diritto su di un pesante libro, con una copertina in cuoio, o comunque, in pelle. Sembrava avere, all'incirca, quasi più di due volte l'età dell'uomo, o forse molti di più, e custodito come un tesoro, in ottime condizioni. Preso il libro lo portò alla scrivania, lasciandolo cadere sul pesante legno, producendo un sordo tonfo e alzando molta polvere. Alcuni dei fogli volarono via, impauriti da quell'antico manufatto, o semplicemente sospinti via dall'impatto con il tavolo.
L'anziano signore prese posto sulla sedia, davanti al libro, e con decisione lo aprì, non all'inizio, né a caso, sapeva benissimo dov'era cosa gli serviva. La carta del libro era giallastra, segno dell'età di quel manufatto. L'inchiostro era ancora nero come appena scritto, invece. Non era un libro stampato, era finemente lavorato a mano, anche nella rilegatura, con lettere scritte dalle penne di mastri amanuensi di chissà quale era passata. Non era scritto in una lingua morta, come il latino, o il greco, ma nemmeno con una lingua comune. Ogni lettera sembrava essere un'opera d'arte, un simbolo di chissà quale tradizione, imprendibile da un'occhiata comune. L'anziano prese in mano la sfera, e la lasciò cadere nella valle tra le due pagine aperte del libro, poi, senza staccar mai lo sguardo da quella, con una mano tasto la scrivania, spostò dei fogli spingendoli via, facendo comparire una lente d'ingrandimento. La portò tra gli occhi e la sfera, ed ecco, che riflessa in essa, si poteva comprendere una scrittura vera e propria, e non un mescolarsi di simboli. Poteva sembrare latino, ma probabilmente non lo era, o forse era una lingua segreta, derivata da quello, degna agli occhi di pochi e nessuno. Fece scorrere la sfera lungo il canale tra le pagine, scorrendo il testo con gli occhi, finché probabilmente non trovò quel che gli serviva, visto che lentamente appoggiò la lente su alcuni fogli accanto al libro, e nuovamente impose la mano sulla sfera, questa volta, affiancando anche l'altra, a formare una coppa rovesciata su quell'oggetto. Pronunciò una serie di suoni gutturali e nasali, incomprensibili, questa volta sussurrandoli al vento, dopodiché, appoggiò le mani sulla sfera. Né un suono, né un lampo di luce, ne scaturì, ma qualcosa turbò il leggero fluttuare della polvere nella stanza, che venne spinta via lontano dalla scrivania, e l'anziano signore, con la sua sfera, era svanito nel nulla.​
  
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