Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: Musubi    12/06/2017    0 recensioni
ATTENZIONE: Le seguenti ministorie sono state pubblicate da me su Wattpad quando stavo partecipando a un concorso (su Fairy Tail), sono quindi praticamente le stesse, con l'aggiunta di un'ulteriore ministoria...
Le pubblicherò tutte oggi perché non so quando avrò tempo e risulterà completa.
In cosa consisteva il concorso? Le tre giudici davano un tema, un genere, una coppia di personaggi e i partecipanti scrivevano... e quindi diamo il via alle danze!
Cap I (Mirajane&Laxus) Paranormale - LA NUIT
Cap II (Sting&Yukino) Drammatico - GOMEN
Cap III (Loki&Aries) Storico - LA DAMA E IL CAVALIERE
Cap IV (Erza&Gerard) Comico - COSE DA PAZZI
Cap V (Mavis&Zeref) Horror - IMMORTALE
Eh già... sono finite ^.^ Sono solo 5 capitoli, anche perché ho iniziato tardi e per un paio di prove non sono riuscita a scrivere per cause di forze maggiori (leggisi: scuola, studio, 18esimi, eccetera) e quindi non sono riuscita a scrivere su Natsu&Lucy, Gray&Lluvia, Elfman&Evergreen...
Ora vi lascio, ciao!
Ayaka
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coppia: Zeref & Mavis

Genere: Horror
[Qui Zeref è decisamente OOC... penso non farebbe mai qualcosa del genere alla sua piccola&dolce Mavis...!]


Qualcosa mi spinge ad aprire gli occhi e mi do della stupida: è solo suggestione. Soltanto stupida suggestione, solo perché ieri sera mi sono divertita a leggere tante, troppe storie con finali tragici e incantesimi di streghe malvagie... sto diventando davvero una stupida ragazzina.
Dopotutto la biblioteca dell'istituto femminile che frequento praticamente da sempre è davvero un luogo suggestivo e riesco a iniziare e finire una decina di libri ogni volta che vi metto piede, come se li mangiassi. Mi viene da ridere all'immagine di una me piccola e gracilina, come mi dipingevano un po' tutti, mentre sgranocchia un tomo di ottocento e passa pagine coi denti talmente appuntiti da sembrare uno squalo.
Poi però lo sento: un respiro.
Mi vien voglia di sbirciare oltre le coperte ma non lo faccio: stupida suggestione!, e mi concentro sulla conversazione avuta con Zera, la mia secolare compagna di stanza, esattamente la sera prima di metterci a letto.
Si parlava dei compiti, delle scenette comiche di alcune nostre compagne di classe, dei litigi delle due rappresentati d'istituto e dei professori... per meglio dire, il professore. Non insegna nella nostra classe ma ho avuto il piacere di incrociarlo per i corridoi poche volte, durante i cambi dell'ora e quasi sempre va in giro vestito di scuro. Zera dice sempre che sia un bel ragazzo, anche perché è molto giovane nonostante fosse risaputo che per entrare nel circuito dell'istruzione bisognava passare tanti, troppi test e spesso anche aspettare una quindicina di anni.
Poi lo sento di nuovo: un fruscio sinistro.
Il cuore batte ma mi convinco che sia solo suggestione e mi do della stupida perché dopotutto quel libro di stregoneria non era chissà quanto spaventoso.
Mi metto seduta di botto, gli occhi ancora chiusi. Devo andare in bagno.
Apro gli occhi e... tutto normale come volevasi dimostrare. Sbuffo e faccio per alzarmi ma scivolo su qualcosa e inavvertitamente sbatte un fianco contro lo spigolo del comodino per poi cadere come un sacco di patate: che imbranata certe volte! Mi tengo la zona dolorante e mi rimetto in ginocchio quando a un certo punto sento qualcosa di molto simile a un alito caldo soffiarmi sul collo e mi giro dietro ma niente.
Dannata suggestione!
Cerco di rimettermi in piedi senza cadere e ci riesco anche troppo semplicemente, vista la semplicità con la quale sono caduta un attimo prima. Mi avvicino alla porta, la apro e metto un piede fuori.
Tutto normale, certo... ma il lungo corridoio semibuio mi mette un po' i brividi.
Poi ci penso: è notte fonda, mezzanotte circa, nessuno girerebbe mai per la scuola a quell'ora quindi a un certo punto metto una mano sul petto e faccio un bel respiro profondo.
Mi appunto mentalmente di non leggere mai più un libro anche solo lontanamente suggestionabile come quello. Mai più.
Mi dirigo in punta di piedi verso il bagno, cercando di fare il meno rumore possibile.
Forse è anche peggio cercare di non fare rumore: perché poi non appena ne senti uno ti spaventi di più. Forse è per questo che quando odo un tonfo salto letteralmente e mi giro verso la porta della mia camera che ho lasciato volutamente schiusa. Okay, lo ammetto: ho un po' paura.
Poi lo sento nuovamente: un sospiro.
Aggrotto le sopracciglia e continuo a camminare verso la mia meta, certa che una volta lì e aperto il rubinetto con l'acqua tutto passerà.
Passerà la suggestione, la paura e tutto il resto.
Sembra un'eternità ma finalmente ci arrivo: finalmente! Sorrido al pensiero di poter presto tornare in camera quando a un certo punto noto dell'acqua uscire dalla sottile fessura della porta.
L'acqua scorre fuori senza sosta, bagnandomi i piedi nudi e solo allora mi accorgo di non essermi messa le pantofole e di essere lì con solo il pigiama, ho freddo.
Sfrego le mani sulle braccia per poi allungarne una nel tentativo di aprire la porta, inizio a sentirlo: il flebile rumore dell'acqua che scorre: sì, qualcuno deve aver lasciato il rubinetto aperto. Sicuramente.
Il cuore batte.
Forte. Troppo forte.
Ho una bruttissima sensazione.
Apro la porta di scatto, pronta ad affrontare il fatidico rubinetto ma non riesco a vedere niente, quasi niente, che un'onda (siamo in una scuola!) mi travolge... tutto ha un senso: mi sento stranamente osservata, mi sento male, mi sento come se mi stessero braccando, mi sento stranamente schifata eppure... eppure non ricordo cos'ho visto in quel bagno prima che l'acqua mi sbalzasse lontano, lungo tutto il corridoio facendomi fare il percorso a ritroso.
Dimenarsi non serve a nulla, cerco di aprire gli occhi ma mi bruciano, cerco di tenermi a qualcosa prima che l'onda mi porti a sbattere contro la finestra mandandola in frantumi, prima che cada giù, prima di... grido, o almeno ci provo e il liquido mi entra in gola, mi lacera i polmoni, mi incendia lo stomaco. Non berrò mai più dell'arancia rossa in vita mia.

Svegliarmi è come una botta al petto, mi sveglio e annaspo cercando aria come se mi mancasse da chissà quanti anni. Mi metto a sedere, gli occhi verdi spalancati e mi stringo il petto con la mano destra mentre con l'altra mi aggrappo alle lenzuola del letto.
Era un sogno. Un sogno causata dalla stupida suggestione.
Bene.
Mi calmo e ispeziono la stanza con lo sguardo: Zera non è in camera, molto probabilmente è a fare colazione e in questo preciso momento sta mettendo da parte i croissant e la fetta di crostata ai frutti di bosco. Mi alzo e lancio un piccolo sguardo al comodino: dannato, anche nei sogni deve farmi male!, ma questa volta sto attenta a evitarlo.
Indosso le pantofole, prendo la divisa scolastica e mi dirigo verso il bagno bisognosa di una doccia fredda così per raffreddare i bollenti spiriti. Sono ancora un po' agitata ma un gruppetto non ignorabile di ragazze tutte attorno ai bagni mi fa venire la tachicardia. Gonfio il petto di aria, ultimamente ne ho davvero troppo bisogno, e mi avvicino cercando di infilarmi per vedere meglio.
In realtà avrei tanto voluto non farlo ma... si sa, certe cose non ce le aspettiamo.
Non riesco neanche a sentire le altre ragazze dirmi quanto dispiace a tutte, chi grida, chi piange, chi è ammutolita... chi, invece, come il professore di inglese è rimasto impassibile e osserva con particolare attenzione le macchie lasciate sulla parete e sul pavimento, le scritte e le incisioni, persino la disposizione del corpo.
I miei occhi si riempiono di lacrime, non posso farci niente, ma sento qualcosa di strano nell'aria. Esatto, proprio nell'aria, come di un odore forte e particolarmente aromatico: qualcosa che trovo davvero delizioso.
< Lei è la compagna di stanza, non è vero? > e quella voce tetra e buia, spenta... lo guardo negli occhi neri e rabbrividisco: non può essere reale, non una cosa del genere.
Annuisco passivamente. Non riesco a dire nulla, né a fare nulla.
Sono paralizzata.
Lui mi guarda ancora un attimo senza dire niente, poi aggrotta le sopracciglia < Se ha bisogno del bagno può usare quello delle professoresse. È praticamente identico. Vuole essere accompagnata da qualcuno? >
No. Non voglio.

Sono in bagno ancora con il pigiama addosso a fissare il box doccia, in piedi. Sembrerò spiritata.
Il ricordo di Zera è ancora vivido nella mia mente, qualcosa di indescrivibile. Macchie cremisi ovunque, la mia amica, o quello che ne rimaneva, riversa al suolo, gli occhi davvero troppo scuri per essere i suoi... deglutisco e per un attimo mi sembra di stare per vomitare.
Non ci posso credere.
Mi copro la bocca con entrambe le mani e mi piego in due, per un attimo mi sembra di morire. Tolgo il pigiama e mi infilo sotto la doccia. Il getto dell'acqua mi ricorda molto quello sentito nel sogno.
Chiudo gli occhi: ho mal di testa.
Sento un lieve bruciare all'altezza del fianco e ci butto un'occhiata esausta, sgrano gli occhi: un livido.
Quando me lo sono fatto?! Come me lo sono fatto?!
Poi mi ricordo: il sogno!, quella specie di sogno frutto della suggestione...!
Non è che...
< Mavis Vermillion > mi giro di scatto e come prima reazione tento inutilmente di coprire il minimo indispensabile, poi mi rendo conto di chi sia la persona che mi sta di fronte e ho un sussulto.
I suoi occhi neri mi pietrificano, mi sento come se mi inchiodassero alla parete e non riuscissi a fare o a pensare più niente < Il bagno è occupato > dico, la solita stupida.
< Lo vedo >
< Allora esca > affermo risoluta, girandomi e coprendomi il petto, non voglio guardarlo: mi mette a disagio.
Non lo sento più, poi mi afferra la testa e fa sì che sbatta la fronte contro le mattonelle del bagno, togliendomi il respiro: cosa?, perché?, sto per morire?!
< Mi lasci > sibilo, mentre con un ginocchio mi blocca la schiena contro la parete fredda < Subito >
< Mavis Vermillion, lei sa cosa è scritto sul suo fianco? >
Deglutisco sentendo la testa bruciare. No, non so cosa ci sia scritto e poi cosa si dovrebbe essere scritto? < Lasciami >
Lo sento sbuffare sui miei capelli fino a che sento un dolore familiare tra il collo e la spalla, facendomi urlare < Ankhseram è una maledizione potente > sibila tetro < E tu ce l'hai addosso >
< C-Che vuoi dire? > gracchio.
Mi fa male, mi fa male il collo, mi fa male la schiena, la fronte e le gambe tremano.
< Complimenti > ghigna coi denti sulla mia spalla < Sei diventata un'immortale > e morde.
Grido, forse mi sgolo anche ma non m'importa: quel morso ha fatto male, troppo male per essere solo un morso. Presto sento caldo, qualcosa di caldo cola sul braccio, finendomi sulla gambe e poi a terra: è sangue.
Sì, è sangue.
< A-Aiut-to... > cerco di dire ma la mia voce è troppo debole.
Lui ride < È inutile cercare di chiedere aiuto, anche perché non intendo ucciderti. Non ancora > e detto questo mi fa voltare per poi azzannarmi sul fianco destro.
Inevitabilmente grido, quando mi lascia crollo a terra.
Piego le gambe come meglio posso nonostante il dolore mi pervade dalla punta dei piedi a quella dei capelli, le testa abbandonata contro la parete, gli occhi che faticano a restare aperti. Non sento più nulla.
< ...P-Perché...? > chiedo. Al limite delle forze.
Lui resta inginocchiato, alla mia stessa altezza < Smettila. Non morirai >
Apro gli occhi e vedo il sangue, il mio sangue formare un lago sotto di me, la carne, la mia carne abbandonata vicino a me e la gola mi brucia: sto per vomitare. Ha addirittura strappato via la carne dal mio corpo...! Comincio a piangere.
< Non morirai > ripete < Stai già guarendo, guardati >
Serro gli occhi e in effetti il dolore diminuisce ogni secondo di più.
Il mio occhio cade sul fianco, dove la pelle squarciata si sta ricucendo da sola, un'improvvisa fame mi costringe a emettere un grugnito (o è per lo schifo che cono costretta a vedere?) e mi rendo conto che davvero sto guarendo dopo che il professore mi ha morsa, strappandomi via la carne.
Il respiro è pesante.
Non riesco a muovermi.
Mi prende per i capelli e mi solleva, subito dopo che lo squarcio si sia richiuso: forse per evitare un ulteriore perdita di sangue, ma quando guardo il pavimento non posso fare altro che sgranare gli occhi.
E troppo sangue.
Avvicina la bocca sporca di liquido cremisi al mio orecchio < Preparati a una vita eterna, Mavis Vermillion > dopo ciò morde nuovamente, questa volta l'orecchio, quasi staccandomelo completamente e lo ritrovo a masticare.
Un conato di vomito mi sale e, se non fosse per la sua mano premuta centro le mie labbra, sono sicura che sarebbe fuoriuscito tutto.
Che schifo, ma perché?!
Il terrore mi attanaglia, mi impedisce di pensare e cerco di liberarmi dalla sua stretta ma non ci riesco. Posso tentare di spingerlo e farlo scivolare sul mio sangue ma è piantato lì e nessuna forza sembra smuoverlo.
Voglio andarmene.
Voglio Zera.
Voglio morire.
< E la cosa più bella sai qual'è? > mi sussurra una volta che il dolore all'orecchio si è attenuato, forse ricresciuto e guarito come poco prima era successo con le altre ferite. Zeref ride < Abbiamo tutta la vita davanti per imparare a conoscerci meglio >
Mi morde di nuovo, questa volta agguanta il mio cuore senza alcuna pietá.

Una persona normale sarebbe morta duecentotrentasette volte. Le ho contante.
Ma la maledizione che mi si era appiccicata addosso non sembra essere benevola e il mio professore passa ogni notte e mangiare la mia carne, affamato e sadico, mentre di giorno mi tratta come una principessa e mi sorride.
Ho iniziato a pensare che soffra di doppia personalità: non abbastanza inquietante quanto il fatto che si ciba di me.
Un ghoul, questo è.
Io invece sono solo un mucchio di carne.

 


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