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Autore: Crystal25396    12/06/2017    8 recensioni
Era stata così stupida… Avrebbe dovuto capirlo dai suoi movimenti lenti, dalla sua scarsezza di riflessi, dalle sue battute ancora più pessime del solito, dalla sua voce tremante. E invece aveva aperto gli occhi solo quando lui era crollato in mezzo alla strada, la fronte sudata e il corpo scosso dai brividi.
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-Devi portarlo via di qui- aveva detto Alya, raggiungendola.
-Il suo Miraculous è quasi completamente scarico- aveva risposto Ladybug, gli occhi velati dalle lacrime -Se lo faccio io scoprirò…-
-Meglio tu che tutta Parigi-
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Problema della Maschera






Come aveva fatto ad essere così cieca? Anche un bambino se ne sarebbe accorto... E lei era la sua partner.
 
«Sei in ritardo, gattino.»
 
Era stata così stupida. Avrebbe dovuto capirlo dai suoi movimenti lenti, dalla sua scarsezza di riflessi, dalle sue battute ancora più pessime del solito, dalla sua voce tremante.
 
«Chat, che cavolo stai facendo? Non è il momento di riposare!»
 
Aveva fatto dello spirito. Aveva sminuito la cosa. Avrebbe dovuto rendersene conto dal primo momento in cui l'aveva visto. E invece aveva aperto gli occhi solo quando lui era crollato in mezzo alla strada, la fronte sudata e il corpo scosso dai brividi.
 
«Chat Noir!» aveva gridato correndogli incontro, mentre i parigini appena salvati dall'Akuma la facevano passare, osservando la scena attoniti. Si era gettata su di lui, scostandogli i capelli dalla fronte e ritirando di colpo la mano…
«Ma tu scotti…»
«Devi portarlo via di qui» aveva detto Alya, raggiungendola.
«Il suo Miraculous è quasi completamente scarico» aveva risposto Ladybug, gli occhi velati dalle lacrime «Ma se lo faccio scoprirò…»
«Meglio tu che tutta Parigi» l’aveva interrotta Alya, accovacciandosi accanto a lei e posandole una mano sulla spalla.
«Credevo che tu...»
«Volessi conoscere le vostre vere identità? Sì, ma non in questo modo. Chat Noir ha la febbre molto alta e fra poco inizierà anche a piovere. Non può rimanere qui, solo tu puoi aiutarlo. E sì» l’aveva preceduta «così facendo scoprirai chi è, ma chi meglio di te? Siete i nostri eroi, Ladybug e Chat Noir. Ogni giorno ci salvate da quel pazzo di Papillon mettendo le vostre vite l'una nelle mani dell'altro e se succede tutto questo è perché c’è fiducia. Tu ti fidi di Chat Noir e lui si fida di te. Scoprire chi siete veramente rafforzerà solo questo legame.»
 
La pioggia aveva iniziato a scendere sulla Ville Lumière proprio in quel momento, celando a tutta Parigi quelle che solo Alya vide: le lacrime di Ladybug.
Con un rapido gesto l’eroina aveva scosso la testa e preso Chat Noir fra le braccia.
«Grazie» aveva sussurrato ad Alya, salutandola con un sorriso grato e andando via subito dopo, saltando da un tetto ad un altro.
 
Era stata una stupida a non capire subito che Chat Noir era malato ed ora era lì, febbricitante e privo di sensi, sorretto dalla sua stupida partner. Perché questo era, una vera stupida.
Stupida, stupida Marinette. Se fosse successo qualcosa a Chat Noir non se lo sarebbe mai perdonato.
 
Un bip la fece tornare bruscamente alla realtà. Al Miraculous del ragazzo mancava poco meno di un minuto.
«Resisti gattino, ci siamo quasi.»
 
Atterrò sul terrazzo della sua stanza con un agile balzo e rapidamente vi entrò, attraverso botola sul pavimento.
 
La trasformazione di Chat Noir si annullò non appena lo ebbe depositato sul suo letto e Ladybug si coprì gli occhi con un braccio, accecata dalla luce verde che il corpo del ragazzo rilasciava.
Poi il silenzio, rotto solo dalla pioggia che batteva incessantemente sui vetri delle finestre.
Rimase immobile per qualche istante, gli occhi ancora coperti.
Avvertì qualcuno tirare su con il naso. Doveva essere il Kwami di Chat Noir.
«Smettila di coprirti gli occhi e aiutalo!» lo sentì gridare.
 
Fu allora che decise. Prese un respiro profondo e abbassò il braccio che le copriva la visuale.
Il respiro le si mozzò.
 
«No...»
 
Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime.
 
«A... Adrien» sussurrò portandosi di scatto le mani alla bocca, soffocando un singhiozzo.
 
«La... Ladybug?» soffiò il ragazzo socchiudendo gli occhi lentamente.
 
La trasformazione di Ladybug si sciolse in quel momento, sotto gli occhi stanchi e arrossati di Adrien.
 
«Marinette? Sei... Sei tu?»
«Shhh» sussurrò la ragazza accarezzandogli la guancia. «Ne parleremo più tardi. Riposa adesso.»
Adrien le sorrise debolmente prima di perdere nuovamente i sensi a causa della febbre alta.
 
«Marinette.» la chiamò Tikki, facendole sollevare lo sguardo. La sua Kwami era vicina a quello di Chat Noir e lo stava stringendo in un abbraccio.
«Ci penso io.» rispose la ragazza scendendo velocemente dal letto e raggiungendo di corsa il bagno.
Nelle ore successive, Marinette si presa cura di Adrien instancabilmente. Gli tolse la camicia e gli sfilò la maglietta bagnata dalla pioggia, per poi riuscire a infilarlo sotto le coperte. Gli asciugò la fronte e il petto con un asciugamano e poi gli mise un panno bagnato sulla fronte. Continuò ad accudirlo per tutta la sera, riuscendo a tenere i suoi genitori lontani dalla sua stanza, cenando in fretta e furia e recuperando cibo ed acqua per Adrien e i due Kwami.
 
Quando si risvegliò, ad Adrien ci volle qualche secondo per far mente locale su quanto avvenuto.
Ricordava l'Akuma. Plagg gli aveva praticamente ordinato di rimanere a letto, viste le sue condizioni di salute per niente buone.
 
«Oh, smettila Plagg. È solo un po’ di febbre da nulla. Io sto alla grande e Parigi è di nuovo in pericolo. La mia lady ha bisogno di me.»
 
Così si era trasformato, ignorando gli insulti per niente velati del suo Kwami. Poi ricordava la battaglia con l'Akuma, vicino a Notre Dame; ricordava Alya, che sprezzante del pericolo, era vicina all'azione così da poter documentare tutto il per suo Ladyblog; ricordava Ladybug, che con maestria aveva catturato e purificato l'Akuma... E poi il buio. Probabilmente era svenuto. Ricordava vagamente due braccia esili ma forti che lo portavano via e due occhi azzurri colmi di lacrime, che lo guardavano con stupore.
Un volto privo di maschera.
 
Sgranò gli occhi quando ricordò.
 
Marinette.
Ladybug era Marinette Dupain-Cheng, la sua timida compagna di classe.
 
Ancora troppo debole per alzarsi, voltò la testa di lato e la vide sdraiata sulla chaise longue, profondamente addormentata.
Adrien si ritrovò a sorridere dolcemente, mentre la guardava riposare. Come aveva fatto ad essere così cieco? Ora che sapeva, non riusciva a non darsi dello stupido, perché più la osservava e più si rendeva conto che sarebbe dovuto essergli chiaro fin da subito.
 
Ridacchiò quando la sentì mugugnare nel sonno e così fece vagare lo sguardo sul resto della stanza, rimanendo a bocca aperta. Quando ci era stato per allenarsi con i videogiochi, non ricordava tutte quelle sue fotografie appese per la stanza. Vi erano immagini di Adrien Agrest praticamente su ogni parete, specie vicino alla scrivania, dove una di queste era stata perfino incorniciata.
Confuso spostò nuovamente gli occhi sulla figura della ragazza.
Perché Marinette aveva tutte quelle sue foto appese alle pareti? Possibile che lei...
 
Il rossore invase il suo volto rapidamente, facendogli avvertire le guance andare in fiamme.
Ora ne aveva la conferma: Adrien Agreste era un vero idiota.
Ecco perché tutte quelle foto, ecco perché davanti a lui non riusciva mai a parlare normalmente, ecco perché in sua presenza sembrava essere sempre a disagio... Ecco perché Ladybug continuava a rifiutare le avance di Chat Noir.
Perché Marinette era innamorata di Adrien.
 
«Dio, sono proprio un idiota» si maledì coprendosi il volto con le mani. Poi una voce improvvisa lo fece sobbalzare.
«Adrien!» gridò Plagg tuffandosi sulla sua guancia e strofinando il musetto nero contro di lui. Poi si allontanò e gli diede una piccola botta con la zampetta dove l’aveva appena abbracciato.
«Ahia!»
«Sei un incosciente! Che ti è saltato in testa, razza di stupido?» gridò parandosi davanti al suo protetto.
«Calmati, Plagg...» ridacchiò il Kwami della coccinella avvicinandosi ai due.
«Io non mi calmo affatto, Tikki! Che cavolo volevi fare? Rimanerci secco? Se non fosse stato per Ladybug a quest'ora non solo tutta Parigi avrebbe scoperto la tua identità, ma saresti anche ricoverato in ospedale per quella che tu chiami "una sciocca febbre da nulla"!»
«Mi dispiace, Plagg…»
«TI DISPIACE UN CORNO!»
«PLAGG, ABBASSA SUBITO QUELLA VOCE!» tuonò Tikki frapponendosi tra i due «Sveglierai i genitori di Marinette e a quel punto come spiegherà la presenza di Adrien nel suo letto?»
«Detta così suona davvero ambigua come cosa» ridacchiò Adrien, ricevendo un'occhiataccia dai due Kwami.
«Ehm... Lo sapete che riesco a sentirvi, vero?» domandò una voce femminile in piedi al centro della stanza. Marinette aveva le guance arrossate dall’imbarazzo e i capelli le ricadevano sciolti sulle spalle.
Adrien non l’aveva mai trovata così bella e ringraziò con tutto il cuore il fatto di essere malato, cosa che poteva facilmente utilizzare come scusa per spiegare il suo, di rossore.
 
«Ad ogni modo, Tikki ha ragione. Sarà meglio che parliate più piano, o i miei ci sentiranno.»
«E va bene, ho capito. Noi due però non abbiamo finito, riprenderemo il nostro discorsetto quando starai meglio. Vado a mangiare del Camembert.» concluse Plagg volando verso la scrivania della ragazza e afferrando una fetta del suo formaggio preferito.
Tikki scosse la testa esasperata.
«Era molto preoccupato, sai?» disse rivolgendosi ad Adrien «Una volta perse un suo protetto a causa di una semplice febbre e la cosa lo ha segnato nel profondo. Da quando siete qui, è riuscito a malapena ad addentare quel formaggio puzzolente. Non lo ammetterà mai, ma tiene molto a te.» continuò Tikki, raggiungendo poi il suo compagno e lasciando posto a Marinette, che una volta salite le scale, si accomodò sul letto accanto al ragazzo.
 
Non appena i due si ritrovarono nuovamente faccia a faccia, nascondere l’imbarazzo non fu più così semplice.
La tensione era palpabile e nel silenzio più totale, Marinette cambiò il panno che Adrien aveva sulla fronte, immergendolo nell'acqua fredda.
 
«Grazie» disse Adrien, rompendo il silenzio che si era creato.
«Di nulla. Come ti senti?»
«Debole, ma molto meglio rispetto a quando mi hai portato qui.»
«Hai la febbre ancora molto alta, ma per lo meno si è stabilizzata. Prendi» disse Marinette porgendogli un bicchiere d'acqua e un’aspirina. Aiutato da Marinette, Adrien prese la medicina e bevve avidamente, godendo della sensazione del liquido fresco scendergli in gola. Non si era reso conto di avere così tanta sete.
 
«Grazie» disse Adrien restituendole il bicchiere e tornando con la testa sul cuscino.
«È il minimo… Non sono riuscita a fare molto per te»
«Mi stai ospitando di nascosto in casa tua, ti stai prendendo cura di me e hai fatto sì che la mia identità rimanesse un segreto. Hai fatto moltissimo, dal mio punto di vista.»
«Non ce ne sarebbe stato bisogno se mi fossi accorta subito che stavi male. Avrei dovuto capirlo.» disse Marinette, una calda lacrima a rigarle il volto.
«Non avresti potuto...»
«Si, invece. Me ne sarei dovuta rendere conto, avrei dovuto dirti di tornare a casa. E invece ti ho messo in pericolo, arrivando a... A scoprire... Chi... Chi sei. Scusami, Chat, perdonami!» singhiozzò, le lacrime che ora le scendevano copiose sulle guance.
Facendo un piccolo sforzo, Adrien si costrinse seduto e avvolse le braccia attorno al corpo di Marinette, stringendola forte a sè.
«La colpa non è tua, ma mia. Ho sottovalutato le mie condizioni di salute.» la consolò accarezzandole la schiena.
«No-Non è vero…»
«Sì, invece, e Plagg ha ragione. Sono un idiota, un completo idiota. Ma sono contento che tu ora sappia chi sono. E sono contento di sapere chi sei tu.»
«Non sei deluso?»
«Deluso?» domandò scostandosi leggermente da lei e guardandola in volto, gli occhi di lei ancora appannati dalle lacrime «Perché dovrei essere deluso?»
«Ladybug è completamente diversa da Marinette. Lei è forte, coraggiosa… Io invece sono una normalissima e goffa ragazza. Una nullità paragonata a lei.»
«Non dire sciocchezze. Ho sognato spesso di scoprire chi si cela sotto la maschera e quando ho scoperto che sei tu... Tutto ha avuto un senso.» disse asciugandole le lacrime con il pollice della mano, che aveva poggiato sulla sua guancia.
«Lo dici solo perché ora sai che sono Ladybug. Sono sempre stata invisibile per te.»
«Non è assolutamente vero! Il problema è sempre stata la maschera, come potevo lasciare entrare una ragazza nel mio cuore se ce n’era già un’altra?»
Quelle parole fecero sobbalzare Marinette, che sollevò finalmente gli occhi lucidi, fissando quelli di Adrien, che solo allora si rese conto delle sue parole.
Le sfumature di rosso che assunse il suo volto toccarono livelli tali che dubitava che a quel punto la scusa della febbre avrebbe potuto reggere.
«Voglio dire… Sì, insomma… E’ solo che... Accidenti, con la maschera è sempre stato più facile dire queste cose.» borbottò distogliendo lo sguardo. Si prese qualche secondo per calmare i battiti del suo cuore, che sembravano essere impazziti, poi fece un respiro profondo.
«Mi piaci, Marinette. E il fatto che tu sia Ladybug non c’entra nulla. L’ho capito da un po’… Che l’ammirazione e l’amicizia che provavo per te non erano gli unici sentimenti che provavo, ma non volevo ammetterlo perché nel mio cuore c’era Ladybug e l’idea che potessero piacermi due persone diverse mi mandava in confusione.»
Lentamente, tornò a guardare Marinette e la trovò a fissarlo a bocca aperta, gli occhi spalancati e le guance arrossate.
«Il problema era la maschera. Se avessi saputo che eri tu Ladybug tutto sarebbe stato più semplice.»
«Quindi… Non sei deluso?»
«Mai» rispose sorridendole dolcemente «Anzi, avrei dovuto capirlo prima, perché nonostante tu non te ne accorga e faccia di tutto per nasconderlo, la forza di Ladybug che è in te è lampante. Emerge ogni volta che riesci a tener testa a Chloé o a buttarti a capofitto in qualcosa. Ora che mi è chiaro, ti trovo ancora più fantastica di prima.»
Marinette lasciò che un’ultima lacrima, questa volta di felicità, le scendesse dagli occhi e con il volto ancora in fiamme rispose al sorriso, tuffandosi poi fra le sue braccia.
Adrien rimase sorpreso da quel gesto, ma poi la strinse ancor più forte a sè, cullandola.
 
«E tu, invece?» domandò dopo quelle che a lui parsero delle ore. «Non sei delusa?»
«Cosa? Assolutamente no!» rispose con enfasi Marinette staccandosi dalla stretta del ragazzo «Non è la stessa cosa...»
«Lo è eccome. Anche Chat Noir e Adrien sono molto diversi. Lui è sempre se stesso, libero di dire ciò che pensa, senza paura o vergogna. Io sono un burattino sotto il controllo di mio padre e del suo lavoro. Essere Chat Noir per me è l'unico modo per evadere dalla mia vita. La maschera mi permette di essere me stesso senza curarmi della rigida educazione che mi è stata impartita. E’ l’unico modo che ho per sentirmi libero. Adesso che lo sai, non sei tu ad essere delusa?»
Marinette scosse lentamente il capo, sorridendo serena.
«Affatto. Così sei ancora più bello, ai miei occhi… Voglio dire!» sobbalzò non appena si rese conto delle sue parole «I-il tuo catetere… CARATTERE! Sì, il tuo carattere è bello! Non che tu non sia bello fisicamente, sei uno schianto… Voglio dire! E’ normale che tu-tu sia bello, sei un modello…» tentò di rimediare facendo scoppiare Adrien in una limpida risata.
«Ora si che ti riconosco, Marinette.» disse poggiando la fronte su quella della ragazza, mentre una mano si depositava sulla sua guancia.
«La mia Marinette…» soffiò, perdendosi in quel mare azzurro che erano i suoi occhi, quei bellissimi occhi che da tempo avrebbero dovuto rivelargli la verità.
Il suo sguardo scivolò poi sulle labbra di lei, socchiuse e arrossate.
Vi si avvicinò lentamente.
Gioì quando si accorse che lei non si stava sottraendo, ma che anzi, aveva chiuso gli occhi, in attesa di quel contatto.
Le loro labbra si sfiorarono.
Chiuse gli occhi e…
 
«Oh, che schifo gli umani… Non davanti a me, vi prego.»
 
I due ragazzi sobbalzarono e si allontanarono di scatto, i volti in fiamme.
«Plagg!» lo rimproverò Tikki volando da lui, fermo a mezz’aria a poca distanza dai due ragazzi, un pezzo di Camembert stretto fra le zampe.
«Ti sembra il momento di metterti in mezzo?»
«Mi sembra esattamente il momento» sbuffò Plagg volando fra i due ragazzi.
«Non fraintendermi… Sono contento che abbiano chiarito, confessato il loro amore eccetera, almeno non mi sorbirò più un ragazzino innamorato che limona con il cuscino immaginando che sia la ragazza dei suoi sogni.
«PLAGG!» gridò Adrien afferrando di scatto il Kwami e nascondendolo fra le mani chiuse a conchiglia.
«Ad ogni modo» continuò il Kwami sbucando con la testa fra le dita del ragazzo «Tu, mio caro, sei ancora malato, anche se dubito che tutto quel rosso sia dovuto alla febbre.»
«Plagg, giuro che quando torniamo a casa…»
«E tu» lo ignorò soffermandosi su Marinette, che mettendosi sull’attenti lo fissava sorpresa «Fino a prova contraria domani hai scuola e non possiamo rischiare che tu ti ammala solo perché ora vi sentite in dovere di scambiarvi effusioni amorose. Sarebbe un disastro se un’Akuma si facesse vedere con entrambi gli eroi di Parigi fuori combattimento da una sciocca febbre da nulla
«Mi dispiace dirlo, ma Plagg ha ragione.» sospirò Tikki affiancando la sua protetta.
«Hai solo un paio d’ore prima che suoni la sveglia, è meglio che le sfrutti per riposarti, Marinette.»
«Ti lascio il letto…» disse Adrien, venendo subito bloccato dalla ragazza, che lo costrinse a rimettersi sotto le coperte.
«Non se ne parla neanche. Dormirò sulla chaise longue, tu rimani qui al caldo.» disse afferrando il panno che minuti prima era scivolato giù dalla fronte di Adrien e rimettendolo al proprio posto, dopo averlo inumidito nuovamente.
«Ma…»
«Non farmelo ripetere, è un ordine, Adrien.» disse con veemenza facendo sorridere il ragazzo.
Poi scese dalle scale e recuperata una coperta si sdraiò, esausta, sulla chaise longue.
 
Tikki aveva ragione, aveva bisogno di dormire. Era stata una giornata stancante, ma anche piena di colpi di scena. In poche ore, tutto era cambiato e lei si sentiva la ragazza più felice e fortunata del mondo. Il ragazzo che amava ricambiava i suoi sentimenti ed ora fra lei e Chat Noir non vi erano più segreti.
 
«Buonanotte, insettina.»
«Buonanotte, gattino.»
 
Chiuse gli occhi, lasciandosi lentamente scivolare fra le braccio di Morfeo.
Finalmente lei e Chat avevano superato il primo dei tanti problemi che l’indossare una maschera portava. Si sentiva una sciocca a non aver mai acconsentito di rivelare al suo partner la vera identità di Ladybug, perché ora che era successo, si sentiva più leggera.
A sopportare il peso di quel grande segreto non sarebbe mai più stata sola.
 


«Insettina?»
«Mmh?»
«Che fine hanno fatto i miei vestiti?»
 
 
 

 
 
 
 
 
***
Angolo dell’Autrice
Sono due giorni che rimugino su questa OS e per giunta avrei dovuto spendere il mio tempo sui libri per l’esame di dopodomani e non china sulla tastiera del pc a scrivere… Ma è stato più forte di me, dovevo concludere o non mi sarei mai data pace.
Allora, spero che questa piccola storiella scritta senza pretese vi sia piaciuta. E’ solo la mia seconda fanficion sul mondo di Miraculous - la prima è stata un crossover con i Digimon - e devo ancora prenderci un po' la mano xD
 
Amo le storie in cui le identità di Ladybug e Chat Noir vengono rivelate e non posso fare a meno di farmi film mentali a riguardo. Questa storia, poi, è tecnicamente nata come fancomic, che se mai terminerò pubblicherò sulla mia pagina Facebook. Poi, però, le parole hanno iniziato ad affollarmi la mente e così ho abbandonato la matita per lanciarmi sul pc e metterle per iscritto. La cosa davvero difficile è stata trovare un titolo che non facesse eccessivamente pena e, onestamente, ancora non mi convince, quindi si accettano consigli.
 
Ad ogni modo, ringrazio tutti voi che avete letto questa mia piccola storiella e tutti quelli che, se vorranno, lasceranno una recensione. Per me è molto importante sapere cosa ne pensate e nel caso avere consigli su come migliorare. Se poi notate alcuni errori, vi esorto a segnalarmeli, così che io possa correggere. Rileggo sempre quello che pubblico, ma alcune cose riescono sempre a sfuggirmi.
E se volete, mi trovate su Facebook a questo link -> https://www.facebook.com/Crystal25396/
 
Au revoir!
-Crystal-
   
 
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