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Autore: izetsukikun    13/06/2017    0 recensioni
Dalla storia:
"Lo aveva fatto davvero alla fine. Lo aveva abbandonato come tutti. Lo aveva colto alla sprovvista.
Si ricordava ancora di quando, la notte in cui lui aveva deciso di abbandonare la Port Mafia, gli aveva detto che per festeggiare aveva aperto la sua bottiglia più preziosa. E gliel’aveva detto come se fosse una battuta, con leggerezza e un ghigno fastidiosissimo sulle labbra. Ora se ne pentiva amaramente, perché non era la verità, e lui lo sapeva benissimo."
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Dedico questa ff al mio primo "critico". 
I personaggi potrebbero apparire con caratteri leggermente "diversi", Chuuya potrebbe sembrarvi un po' più dolce ecc...ma spero che vi piaccia comunque. Buona lettura.


"Chuu, non essere scortese."

Si ricordava ancora di quando, la notte in cui lui aveva deciso di abbandonare la Port Mafia, gli aveva detto che per festeggiare aveva aperto la sua bottiglia più preziosa. E gliel’aveva detto come se fosse una battuta, con leggerezza e un ghigno fastidiosissimo sulle labbra. Ora se ne pentiva amaramente, perché non era la verità, e lui lo sapeva benissimo.
Mentre il panico prendeva il sopravvento e le lacrime lottavano per uscire, Chuuya restava immobile davanti alla scena. Non si muoveva da parecchi minuti, non aveva ancora parlato e non si era ancora sfogato. Immobile. Mille domande avvolgevano la sua testa come un tornado. “Perché? L’avrà davvero presa così male? Mi avrà creduto davvero? Perché? Perché? E ancora perché…”
Ma il perché non era così difficile da capire, anzi, era scritto proprio in quelle quattro righe che gli aveva lasciato il moro.

-

Mentre il ragazzo dai capelli fulvi cercava di trovare una posizione decente per dormire, il moro si accendeva la sua ultima sigaretta. Il fumo denso che ne usciva riempiva la stanza, si mischiava all’odore del sesso appena consumato creando una situazione di silenzio mista alla stanchezza. La candida pelle di Chuuya era coperta da un leggero lenzuolo e la cosa disturbava il moro. Amava la sua pelle ed odiava vederla coperta da tutto quel tessuto.
“Dovevi proprio accenderla adesso?” domandò il ragazzo mezzo assonnato, mentre si passava le mani tra i capelli per spostarli dal viso.
Il moro non rispose. Ridacchiò perché sapeva di infastidirlo con quel suo comportamento.
“Fottiti Dazai.” ribatté secco il ragazzo, voltandosi.
Non appena Chuuya fu di spalle, Dazai spense la sigaretta e la piccola bajour del comodino. Si avvicinò al ragazzo passando le dita, con un tocco leggero, su tutto il profilo della sua spalla.
“Se non ti vado bene puoi anche tornartene a casa tua, lo sai vero ?” disse mentre continuava quel percorso immaginario sulla pelle del ragazzo, arrivando pian piano fino alle sue clavicole.
Chuuya deglutì. Sapeva benissimo che non voleva andarsene, e questo lo sapeva anche l’altro. Gli dava fastidio non poter ribattere, gli dava fastidio dovergli dare ragione. Gli dava fastidio Dazai. Punto.
Non sentendo alcuna risposta da parte del ragazzo Dazai ridacchiò nuovamente, portando la mano sul fianco di Chuuya. Si avvicinò al suo collo, che poi baciò con gentilezza.
“Buonanotte anche a te.” sussurrò gentilmente contrò il suo orecchio. Nessuna risposta nemmeno stavolta. Il silenzio che riempiva quella stanza disordinata persisté fino al mattino seguente.
Quella mattina, stranamente, Chuuya si era alzato prima del moro. Si stiracchiò per bene, ripensando alla notte passata. Un’altra notte in quel letto. Un’altra notte con quel tipo.
Lo guardò dormire beatamente sul suo cuscino soffice. I capelli mossi, disposti a casaccio sulla fronte lo rendevano quasi dolce, sembrava quasi… “NO!” si disse Chuuya, prendendosi la testa tra le mani. “A che sto pensando?” si domandò. Nella sua testa certe cose non dovevano assolutamente passare.
Si alzò dal letto con calma, cercando di non fare rumore. Sembrava una cosa impossibile. La bevuta in compagnia della sera precedente iniziava a farsi sentire, battendo leggermente nelle tempie del ragazzo, infastidendolo non poco. Maledetto quel Dazai. Maledetti i suoi bicchieri in più.
Non appena riuscì a capire dove aveva lasciato i suoi indumenti, sentì una voce assonnata.
“Te ne vai di già Chuu?” borbottò il moro, rigirandosi beatamente nel letto.
“Si. Ho da fare.” disse l’altro, con quel suo solito tono secco. Come se non gliene fregasse nulla di lui. Come se volesse ferirlo.
“Non è vero, oggi non hai nessun incarico. Puoi stare qui se vuoi.” rispose Dazai con tono gentile.
“Non lo so…” esitò per un attimo. La solita esitazione che lo fregava. Aveva esitato anche la sera precedente. Aveva esitato ed ora era lì, a causa del suo carattere.
“Fa come ti pare,” si bloccò per un momento, guardando il ragazzo in piedi davanti al letto con in mano i boxer “solo che credevo volessi delle coccole di mattina.” ghignò per farlo irritare.
Chuuya non appena lo sentì dire quelle ultime parole diventò dello stesso colore dei suoi capelli.
"Bastardo. Bastardo Dazai." pensò velocemente. Ringhiò in risposta un  “non rimango per le coccole”, sembrando quasi convinto, ma tradendosi subito non appena si sedette nuovamente sul letto. Abbandonò i boxer sul pavimento, ripristinando così la stanza.
Dazai ridacchiò allungando le mani per arrivare ai fianchi del ragazzo. Lo tirò a sé e lo abbracciò.
“Non essere sempre così scontroso.” farfugliò contro la sua spalla, mentre spostava le mani sul suo petto accarezzandone ogni centimetro disponibile.
Chuuya non rispose, come suo solito. Si stava godendo quelle carezze gentili, che non aveva mai ricevuto. Aveva paura di perderle e di non poterne ricevere mai più. Sotto a quel tocco così delicato si addormentò nuovamente, rilassando ogni muscolo e scacciando i pensieri peggiori.

-

Dopo un’intera mattinata passata assieme, Chuuya decise di tornare a casa per sistemare alcune cose, lasciando come sempre il dubbio a Dazai sul fatto se sarebbe tornato quella notte o se sarebbe dovuto andarselo a prendere a casa.
Ma quella sera Chuuya aveva deciso di tornare da lui. Non sapeva perché, ma ne sentiva il bisogno. Aveva voglia di passare un’altra nottata come quella precedente. Ormai passavano troppe notti assieme, ma al ragazzo non fregava più nulla. Se qualcuno aveva qualcosa in contrario gli avrebbe fatto chiudere la bocca. Se qualcuno aveva da dire qualcosa se ne sarebbe pentito.
La strada ultimamente sembrava infinita. Aveva portato con sé una delle sue preziose bottiglie di vino. Voleva dividerla con lui, senza capirne bene il motivo. L’aveva presa senza pensarci ed ora stava camminando verso l’abitazione del moro con quella bottiglia in mano.
“Forse l’unica cosa buona che hai è il gusto in fatto di vini.” pensò Chuuya, cercando di sminuire come sempre il suo compagno. Non voleva ancora convincersi del fatto che con lui effettivamente stava bene.
Non appena fu davanti alla porta dell’abitazione, bussò un paio di volte.
Non una riposta. Bussò nuovamente. Nulla.
Decise così di provare a tirare la maniglia e ne rimase sorpreso quando scendette, facendo scattare la porta.
“Dazai? Sono io.” si annunciò Chuuya entrando lentamente. Richiuse la porta alle sue spalle, poggiando poi il cappotto sul divano e di seguito la bottiglia sulla tavola.
Incredibile. Lo stronzo non rispondeva.
“Dazai ci sei?” riprovò il ragazzo, con scarso successo. Il silenzio di quella sera era pesante, non come quello della mattina.
Si avviò verso la camera da letto e se ne pentì subito.
Si fermò sullo stipite, sentendo tremare ogni muscolo del corpo. Si sentiva senza forze, inerme davanti a quella scena mentre il panico prendeva il sopravvento e le lacrime lottavano per uscire.
Mille domande avvolgevano la sua testa come un tornado.
Le tempie facevano già male. Sentiva la testa scoppiargli.
Strizzò gli occhi per non farne uscire le lacrime, mentre il perché di quella decisione continuava a tartassarlo.
Ma il perché non era così difficile da capire, anzi, era scritto in quelle quattro righe che gli aveva lasciato il moro, in quel minuscolo biglietto accartocciato accanto alla bottiglia di vino che gli aveva regalato proprio Chuuya.
Lo prese tremando. Sembrava una foglia scossa dal vento. Lo portò al petto e con la vista annebbiata dalle lacrime, che ormai avevano deciso di uscire rigandogli le guance, lo lesse.

“Chuu, non essere scortese.
So che, data la mia decisione di abbandonare la port mafia, Ougai ti chiederà di porre fine alla mia vita.
Ps: so che non hai stappato quella bottiglia.
Dazai~ ”


Lo aveva fatto davvero alla fine. Lo aveva abbandonato come tutti. Lo aveva colto alla sprovvista.
Si ricordava ancora di quando, la notte in cui lui aveva deciso di abbandonare la Port Mafia, gli aveva detto che per festeggiare aveva aperto la sua bottiglia più preziosa. E gliel’aveva detto come se fosse una battuta, con leggerezza e un ghigno fastidiosissimo sulle labbra. Ora se ne pentiva amaramente, perché non era la verità, e lui lo sapeva benissimo. 


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Intanto ringraziò chiunque sia arrivato fino a qui, vuol dire che l'avete letta xD
Grazie davvero e spero vi sia piaciuta. Baci ~
  
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