Fanfic su attori > Leonardo DiCaprio
Segui la storia  |       
Autore: Magic Kismet    15/06/2017    0 recensioni
Mi trovai difronte un enorme casa vittoriana, vecchia e logora, dall’aspetto lugubre e freddo, rabbrividì, pensando a cosa era successo lì solo poco tempo prima. Chiusi gli occhi, con la speranza di non dover più ricordare, con la speranza di dimenticare, anche e forse soprattutto il suo nome
Genere: Erotico, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sogno di una vita
 
Si passò una mano tra i capelli con un gesto compulsivo nel tentativo disperato di nascondere la sua ansia. I provini avevano avuto termine alle 00.45 circa e quella sera avevamo finalmente completato i membri del cast; ormai dovevo solo attendere che tutti imparassero il proprio copione prima di iniziare le riprese. Puntualmente un senso di insoddisfazione mi pervase, Leonardo sembrava essersi quasi pentito di aver accettato la parte, nonostante il cachet da capogiro. Appariva distante, crucciato in pensieri impossibili e costantemente impegnato al telefono cellulare per supportare azioni umanitarie o ambientaliste. Era totalmente assente. Iniziava a sembrarmi anche imbarazzante interromperlo, richiamarlo all’attenzione oppure chiedere cosa ne pensasse di questa o quella candidata, avevo il sentore di distrarlo da argomenti per lui più importanti.
Il rumore di nocche che bussavano alla porta del mio studio mi fecero tornare con la mente alla realtà, accennai un “avanti” con voce fin troppo bassa ed il rumore di passi felpati mi fece subito intuire di chi si trattasse
«Ah, Leonardo sei tu!» esclamai per nulla sorpresa, per me era ormai diventato naturale distinguere i suoi movimenti da quelli degli altri, mi sentivo costantemente come Ulisse nell’Odissea, continuamente distratta da un fastidioso canto di sirena
«Sono venuto ad avvisarti che vado a casa» sospirò abbassando lo sguardo come frustrato da una qualche situazione per me incomprensibile «Ormai è quasi l’una di notte e domattina devo alzarmi molto presto» sorrise lanciandomi uno dei suoi sguardi penetranti, fermo immobile sulla soglia della porta in ebano scuro del mio ufficio
«D’accordo» risposi con appena un filo di voce «Settimana prossima iniziamo con le riprese, mi raccomando, professionalità» lui di tutta risposta arrossì, mi sorrise beffardo e mi ammonì con una delle sue domande sarcastiche
«Con chi credi di parlare?» disse offeso «Guarda che Leonardo è sinonimo di professionalità» sorrise passandosi la lingua sulle labbra, in un gesto compulsivo, quasi come quello di sistemarsi continuamente i capelli. In quell’istante il mondo tornò ad essere colorato, sembrava quasi che bastasse la sua sola presenza in una stanza per rendere le cose migliori «Ascolta» sussurrò ancora immobile tenendo lo sguardo fisso sul pavimento in una smorfia di dolore «Non ho voglia di tornare a casa» bisbigliò tra le labbra, arrossendo nuovamente, «Sarebbe tanto strano se ti chiedessi di invitarmi da te?» domandò incurante dei miei programmi,  tutto divenne nuovamente sfocato, imbarazzata restai in silenzio fissandolo intensamente i suoi occhi blu nel tentativo di capire se si trattasse di uno scherzo
«Oh, Leo» dissi sorridendo «A volte mi sembri così fragile» bisbigliai, «Ma credo che nemmeno tu sappia bene cosa desideri, e onestamente non voglio complicare la nostra già complicatissima relazione di lavoro» risposi, pentendomi di quelle parole ancora prima di averle finite di pronunciare.  
Leonardo frustrato mi lanciò una delle sue occhiate peggiori, era stizzito e infuriato, probabilmente era una di quelle persone che raramente nella vita si vedono negare quello che vogliono e per questo quando succede si sentono offesi. Si voltò dall’altra parte ed uscì dall’ufficio sbattendo la porta, cosa che fece tremare le sottili pareti in cartongesso, causando un piccolo terremoto dentro la stanza e dentro la mia anima.
Forse nemmeno io riuscivo bene a comprendere che cosa Leonardo fosse per me, non riuscivo a vederlo meramente come collega, eppure, ogni volta che provavo a vederlo in modo differente qualcosa mi stringeva il petto come una morsa impedendomi di intraprendere nuovamente quel pensiero.
 
Quella stessa notte tornando a casa un senso di vuoto mi pervase, mi sentivo inadatta e anche in colpa per aver rifiutato l’unica occasione per stare con l’uomo che agognavo da una vita. Sdraiata sul letto ed immersa nei pensieri pregavo perché qualcosa succedesse, pregavo perché lui non ascoltasse le mie parole, pregavo di trovarlo sotto casa, pregavo che chiamasse e che si confidasse. D’un tratto il cellulare squillò ed io ebbi un colpo al cuore, iniziai a pensare che forse qualcuna delle mie preghiere era stata esaudita. Afferrai il cellulare da sopra il comodino e guardai lo schermo, in uno stato di trans, era un messaggio su WhatsApp, ma appena aperto mi resi conto che le mie speranze erano ormai destinate a svanire per sempre. Si trattava di Kristel, che con un lungo messaggio composto per la maggior parte da emoticon mi comunicava la sua immensa tristezza nell’essere appena stata lasciata per l’appunto da Leonardo. Pochi istanti dopo, il trillo acuto del portone mi fece sobbalzare, osservai bene l’orologio del telefono, erano ormai quasi le 3 di notte, fuori controllo corsi al piano inferiore per aprire il portone, dopotutto forse dentro di me le speranze non si erano ancora assopite, ma erano presto destinate a farlo, quando la vidi: Kristel, maledettamente perfetta nonostante sembrasse distrutta. Con gli occhi rossi e pieni di lacrime mi si tuffò tra le braccia, quasi fossi una sua vecchia amica, incurante dell’ora.
«Che cosa è successo!» esclamai preoccupata, cercando di capire le sue parole
«Leonardo» singhiozzò e poi scoppiò a piangere «Mi ha liquidata con un sms» disse cercando di riprendere il controllo sul suo corpo. Pensai che nonostante l’ora e nonostante il suo stato d’animo appariva comunque perfetta, i suoi capelli erano perfettamente in ordine, con qualche ciuffo ribelle, la sua pelle era ancora luminosa e i suoi occhi bagnati dalle copiose lacrime sembravano addirittura più brillanti, sembrava pronta per la copertina di Sport Illustrated. La invidiai con tutta l’anima, pentendomene allo stesso tempo. In sua compagnia non facevo altro che sentirmi come un secchio dell’immondizia. La odia nuovamente, ma non potevo non provare empatia nei suoi confronti. Chissà perché la vita mi riservava sempre la parte della migliore amica. Rimanevo comunque la migliore amica nonostante fossi la protagonista della mia stessa vita. Pensai ancora una volta a quanto fosse ingiusta la vita e poi cercai di consolarla con un abbraccio fin troppo freddo, invitandola ad entrare.
«Leggi!» esclamò appena messo piede in casa, piazzandomi il suo smartphone tra le mani, provai ad accennare un “non ce n’è bisogno” ma non feci in tempo, afferrai il suo telefono pregando che il messaggio non descrivesse troppi aspetti della loro intimità, che non avevo nessuna voglia di scoprire

 
 Kristel, non mi sembra corretto stare con te e pensare ad un’altra.
Sei stata importante, sei una donna bellissima e forte,
sono sicuro che troverai chi saprà amarti come meriti.
Ti prego non continuare a cercarmi
 
«Classico!» esclamai, «C’è sempre qualcuna più bella, più magra, più importante. Lascialo perdere è davvero un idiota» dissi scocciata, nonostante una piccola parte di me fosse felice per la loro separazione un’altra non faceva che provare solidarietà nei confronti di una ragazza che come unica colpa aveva quella di essere nata troppo bella
«Lo so» mi rispose lei asciugandosi le lacrime «Oh Chris, ma tu l’hai visto. Si insomma, ci lavori insieme, lo sai com’è. Io non riesco a smettere di pensare a lui» disse tremando visibilmente, mi dava quasi l’impressione che fosse per lei come una droga, ed in quel preciso momento sembrava avere una vera e propria crisi di astinenza «Lo desidero ancora, da morire» disse scoppiando nuovamente a piangere, «Ti prego, aiutami a riconquistarlo» mi implorò, ed io per poco non scoppiai a riderle in faccia, pensai di trovarmi davvero ai limiti della realtà. La osservai nuovamente e poi osservai il mio riflesso nello specchio dell’ingresso, mi sfuggì una risatina nervosa, che per fortuna non venne notata da Kristel e pensai che questa donna doveva davvero essere sconvolta per chiedere ad una come me consigli sull’amore.
Due tazze di camomilla dopo finalmente Kristel era uscita di casa per congedarsi nelle sue stanze, lasciandomi nuovamente sola e immersa nei miei pensieri.
Sdraiata sul divano mi trovai ad osservare il soffitto, immersa in pensieri malinconici e depressi. Provai a chiudere gli occhi, ma davanti a me trovai solo il suo volto. Un’altra morsa mi strinse il petto, quando squillò nuovamente il cellulare, una chiamata in entrata: Leonardo.
«Pronto» risposi con la bocca ancora impastata dal sonno
«Sono Leo» disse la voce dall’altra parte, un brivido lungo la schiena mi pervase, «Ho bisogno di vederti. Immediatamente» sospirò
«Stanotte hai lasciato Kristel, è venuta da me in lacrime, uno spettacolo che mi sarei volentieri risparmiata» risposi fredda e distaccata, mentre il pensiero della sua voce mi mandava in paradiso
«Non me ne frega un cazzo!» esclamò aggressivo, «Sono davanti al portone di casa tua. Aprimi!» mi ordinò ferocemente.
Osservai l’ora sul telefono, erano le sei di mattina, pensai che doveva davvero essere fuori di testa, pensai che probabilmente era solo sconvolto da tutta quella situazione e dalla rottura con Kristel poche ore prima, pensai che fosse un uomo vampiro, che non dormiva mai, e dentro di me sperai con tutte le forze, qualcosa che mi vergognavo anche solo a pronunciare. Mi sollevai dal divano e mi diressi con un forte dolore alla schiena e al collo, verso la porta d’ingresso. Appena lo vidi pensai di essere morta. Ero in paradiso. Era senza dubbio il paradiso, il mio, paradiso. Ebbi un sobbalzo, il cuore mancò un battito o forse di più, era maestoso, la sua presenza era indescrivibile. Indossava un completo grigio scuro, una camicia bianca, i suoi capelli dorati erano perfettamente pettinati all’indietro, avanzò verso di me con il suo solito passo felpato, mentre i suoi occhi infuocati mi squarciavano l’anima.
Ebbi quasi un collasso, pensai che tutte quelle emozioni mi avrebbero condotta alla morte, mentre lui avanzava verso di me, che restavo impietrita sulla soglia della porta, poi, come un lampo a ciel sereno, mi afferrò per i fianchi e mi strinse a sé, baciandomi intensamente. L’odore del suo respiro mi inebriò, lo sentì scivolare fino in fondo alla mia gola, poi nei polmoni, era odore di miele dorato, era l’odore del bosco dopo la pioggia, era una mattina al mare d’estate, era l’odore di sogni realizzati. Ogni fibra del mio corpo divenne reattiva, mentre il suo corpo si stringeva a me.
«Fermati!» esclamai mentre il cuore mi batteva all’impazzata nel petto
«Perché?» mi chiese lui «Non è forse questo quello che desideri di più al mondo?» dal suo volto angelico si irradiò un ghigno nefasto, e tutto intorno divenne oscuro.
Mi svegliai di soprassalto. Era solo un sogno. Il sogno più bello di tutta la mia vita ed anche il più terrificante.
Afferrai il cellulare sul tavolino della sala, osservai l’ora, le 11 meno un quarto. Dovevo essere piombata in una specie di sonno veglia, anche una chiamata persa: Leonardo. Solamente che a quella non avevo risposto, rispetto a quello che era successo invece nel mio bellissimo sogno. Provai a richiamarlo per sapere quale fosse l’urgenza, certamente per chiamarmi alle sei del mattino, doveva essere qualcosa di grave
«Pronto» rispose
«Ciao, sono Chris» dissi d’un fiato «Ho visto la tua chiamata solo adesso, cosa volevi?» chiesi ancora agitata per quanto avevo sognato
«Puoi passare da me?» chiese lui dolcemente
«A che ora?» risposi io
«Adesso».
 
Senza ulteriori domande mi feci una doccia veloce ed uscì di casa a tutta velocità.
 
Arrivai difronte casa sua in meno di quaranta minuti, accostai di fianco al suo vialetto, tentennando. Una parte di me desiderava entrare a casa sua, un’altra mi spingeva a fuggire il più lontano che fosse possibile. Con l’incoscienza di un bambino decisi di ascoltare la prima parte di me, quella che mi suggeriva di entrare, avanzai lentamente verso il suo cancello, che si aprì nell’immediato istante in cui mi avvicinai.
Sospirai cercando di placare la mia agitazione, impossibile da controllare, il cuore era diventato impossibile da controllare, oramai si autogestiva e faceva un po’ come voleva. L’ansia mi pervase non appena varcai la soglia del cancello, la porta d’ingresso si aprì e l’Arcangelo Gabriele ne venne fuori. Non avrei saputo come altro descriverlo se non come un angelo.
Alzai lo sguardo per osservarlo meglio, immobile sulla soglia delle scale che portavano all’ingresso della sua enorme villa a due piani, il respiro mi si bloccò nei polmoni, le pupille si dilatarono come avviene solo quando guardiamo qualcosa che bramiamo disperatamente. Indossava dei semplici pantaloncini neri, il problema era infatti la parte superiore; era a torso nudo. Cercai di trattenere il respiro come si fa quando si va sott’acqua, provai a non respirare, per ricontrollare le mie funzioni corporee, ma quando mi trovai ad un palmo dal naso da lui, la mia mente collassò. Il mio corpo era totalmente fuori controllo. Mi osservò sorridendo, quasi compiaciuto da quel mio stato semi catatonico, mi strinse e mi tirò a sé, senza che ebbi nemmeno il tempo di pensare mi baciò e mi trascinò dentro casa.
Un vortice di emozioni mi invase, il respiro sfuggiva, il cuore era incontrollato, mi sentivo come sotto l’effetto di qualche incantesimo. Ero incatenata a lui, impossibile reagire, impossibile gestire con razionalità il mio corpo. Mi appoggiò delicatamente sul letto, neppure mi accorsi di come eravamo entrati in quella stanza, si appoggiò sopra di me ed in quel momento chiusi gli occhi e scivolai in un mondo parallelo, un mondo dove non avevo nessun controllo sul mio corpo né sulla mia mente, un mondo dov'ero un tutt’uno con lui.  
 
Il mattino seguente mi svegliai come dopo una sbronza, la testa girava senza tregua mentre la luce accecante mi faceva strizzare gli occhi come se fossi stata abbagliata per sempre e non potessi più vedere nulla. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, non riuscivo a ricostruire un solo momento, mi osservai intorno per capire dove fossi ma nulla. Un vuoto totale nella mia mente. Mi voltai dall’altro lato del letto ed ebbi un altro shock. Iniziai a pensare che il mio cervello non riuscisse più a gestire immagini di lui, tantomeno dopo averci fatto l’amore ed essermi svegliata accanto a lui, completamente nudo. Feci un respiro profondo, mi sollevai dal letto, mi costrinsi a non osservarlo più, mai più, per nessuna ragione al mondo. Non potevo lasciarmi manipolare così, eppure era come una calamita irresistibile, era come dolcissimo miele per l’ape ingorda. Mi rivestì ed uscì da casa sua il più velocemente possibile. Ripensai alla notte appena trascorsa, mai nella vita mi era capitato di vivere un momento del genere, iniziavo davvero a comprendere perché le donne lo idolatrassero.
Avevo perso la cognizione del tempo, osservai l’orologio, era tardissimo. Usicta da casa di Leonardo mi fermai al bar a prendere un cappuccino e a riflettere su quanto era accaduto la notte prima. Il tempo sembrava scorrere velocemente, quando il trillo del cellulare mi destò nuovamente dai mei pensieri. Era Neithan, aveva convocato una riunione straordinaria dello staff in tarda mattinata, l’ansia tornò a farsi largo nel mio petto.
Arrivai allo studio alle 11 passate. Lo staff era già tutto riunito, mentre attendevano il mio arrivo, ma di Leonardo nemmeno l’ombra. Neithan mi accolse visibilmente agitato. Mi corse incontro ed io capì immediatamente che qualcosa non era andato come speravo.
«Ci è arrivato questo comunicato!» esclamò agitando un foglio in aria «Quindici minuti fa» disse piazzandolo nelle mie mani con rabbia.
Lessi con un nodo alla gola, mentre ogni parola mi appariva più sfocata della precedente:
 
"Essendo venuta meno la clausola n34 del suddetto contratto, dichiaro sciolto il rapporto di lavoro"
 
Era l’unica cosa che ero riuscita a leggere in quel momento.
«Che significa?» chiesi «Scusa non riesco proprio a capire» Neithan mi osservò come se di colpo fossi diventata matta o mi fossi instupidita completamente
«Bene, visto che non hai capito cerco di spiegartelo in parole povere» disse alzando la voce, in modo che anche tutti gli altri membri dello staff potessero sentire «La clausola N°34 del contratto, suppongo tu non l’abbia letta» sorrise in modo sarcastico «Philippe ha previso una clausola nel contratto di annullamento del suddetto, qualora ci siano rapporti eh,» sospirò «Rapporti di tipo personale tra membri dello staff», il suo sguardo mi bruciò l’anima,
«Cosa significa?» chiesi ancora, confusa
«Hai fatti sesso con lui e questo è motivo di annullamento del contratto di lavoro» disse senza tanti giri di parole «Ti ha fregata» sussurrò «Anzi, ci ha fregati. Ci ha fregati tutti!» concluse.
 
Il mondo mi crollò addosso. Un macigno mi aveva spezzato le ossa e l’anima. Mi sentì profondamente irresponsabile, mi sentì stupida e ingenua. Ripensai ai 20 milioni di dollari e tutto intorno divenne sfocato. Caddi a terra in un tonfo sordo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Leonardo DiCaprio / Vai alla pagina dell'autore: Magic Kismet