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Autore: LaSil88    15/06/2017    1 recensioni
"Jean si avvicinò piano al collo di Eren, strofinando la punta del naso mentre inspirava ancora una volta il suo odore. Il suo stomaco ebbe un altro sussulto ed una stretta, ma più si beava di quel profumo più si sentiva leggero e al posto giusto."
[Partecipa alla sfida dell'Oca EFPiana]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Jean Kirshtein
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Us, day by day, in everyway'
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    Titolo storia: Il risveglio (delle farfalle)
    Autore (su forum e EFP): LaSil88
    Prompt: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=727346154114055&set=oa.1301084179927929&type=3&theater
    Fandom: Shingeki no Kyojin
    Coppia: Slash (Jean/Eren)
    Genere: Slice of life
    Rating: Giallo
    Introduzione: "
Jean si avvicinò piano al collo di Eren, strofinando la punta del naso mentre inspirava ancora una volta il suo odore. Il suo stomaco ebbe un altro sussulto ed una stretta, ma più si beava di quel profumo più si sentiva leggero e al posto giusto."
    Note: ambientato in un’epoca fittizia simile al nostro rinascimento; Omegaverse!AU. Basato su “Il giorno” di Parini, per la precisione sulla colazione del “giovin signore”. Partecipa, come altre mie storie, alla sfida dell’Oca EFPiana versione scrittura; per chi conosce SnK, Jean ed Eren potrebbero risultare un po’ OOC.

Il risveglio (delle farfalle)

    «Buongiorno, signorino.»

    Eren fece il suo ingresso nella stanza illuminata a giorno. Era ormai mattino inoltrato ed il sole alto nel cielo illuminava completamente la stanza di Jean, ancora accomodato nel suo ampio letto a baldacchino. Le grandi finestre non erano ancora state aperte, lasciando quindi l’aria impregnata dal forte odore di Alpha che circondava sempre Jean; in quel luogo chiuso, da solo con lui, quell’odore fece tremare le ginocchia di Eren ed innescare il naturale istinto di sottomissione di ogni Omega. Gli occhi dorati di Jean erano contornati da pesanti occhiaie ed il servo conosceva perfettamente il motivo di tali segni. Probabilmente, come ogni sera, il giovane nobile si era intrattenuto con diverse attività di divertimento fino a tardi. Lo aveva sentito anche rincasare, sveglio per colpa del rumore della carozza e dei cavalli che la trainavano nella notte silenziosa.

    «Cosa mi hai portato questa mattina, Eren?» domandò Jean con tono secco, facendogli cenno di avvicinarsi subito al letto con il carrellino della colazione. Oltre alla tazza di porcellana riccamente decorata, un piattino con del burro e qualche fetta di pane appena sfornato da accompagnare a della marmellata di fragole, erano presenti due teiere fumanti; quella mattina per il signorino, aveva deciso di porgli quella scelta “difficile” su cosa mangiare per colazione.

    «Vi ho portato due scelte, signorino.» iniziò subito, senza fargli ripetere due volte quella domanda. Con la schiena dritta e lo sguardo serio, si apprestò ad elencare: «In questa teiera» - indicò l’oggetto di porcellana bianca, decorato sui bordi e sul manico in argento - «vi ho messo della cioccolata calda, perfetta nel caso foste appesantito dalla cena.» gli spiegò con calma, tenendo lo sguardo puntato sul vassoio. Non guardava mai il suo padrone se era certo di essere scoperto. «Nell’altra,» - la mano si spostò ad indicare la seconda teiera, in semplice metallo tirato a lucido - «abbiamo del caffè, non ancora zuccherato. Nel caso... vogliate mantenere la vostra linea già perfetta ed affrontare al meglio la giornata» si affrettò a dire l’ultima parte, cercando di non sembrare troppo attratto da quella “linea già perfetta”. Le guance si imporporarono già, alla sola idea di aiutarlo a vestirsi per quella giornata.

    «Non mi hai mai portato qualcosa del genere, Eren.» Osservò il servo con un sopracciglio inarcato, mentre si tendeva un po’ verso il carrello, inspirando un po’ l’aria per carpire il profumo che proveniva dalle due teiere. «Li hai già provati?» domandò infine.

    «No, mai. Sono arrivati con vostro padre, questa mattina presto.» rispose, mentre inclinava la testa di lato e si azzardava ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi con leggera irritazione. Cos’era quell’interrogatorio mattutino? Di solito parlava appena, giusto qualche verso di assenso per dirgli quanto tè versare o se un abito andava bene per la giornata. «Pensavo che vi avrebbe fatto piacere avere qualcosa di diverso.» aggiunse, forse un po’ troppo rudemente. Jean gli riservò uno sguardo infastidito, usato per celare la sorpresa causata dal suo tono. Dov’era finito il servo Omega sempre calmo e sottomesso che gli portava sempre la colazione? Il suo Alpha stava già iniziando a scalpitare per rimetterlo al suo posto, nonostanate non avesse fatto molto per mancargli di rispetto.

    «Un’ottima scelta.» si limitò a rispondere seccamente, facendogli cenno di procedere e di servirgli la colazione. In pochi attimi, si ritrovò davanti il vassoio riccamente fornito della sua colazione; il profumo della cioccolata era quello che lo attirava di più al momento, per questo puntò immediatamente a quella. Si fece riempire una tazza quasi fino all’orlo, prima di gustarne un breve sorso dopo aver soffiato sulla superficie per raffreddarla un po’. Era molto gustosa, ma leggermente amara nonostante fosse stata diluita con del latte per incontrare i gusti del suo palato fine. C’era, però, qualcosa che stava distogliendo la sua attenzione dalla colazione. Era il suo servo che, come ogni mattina, si muoveva per la stanza e rimuoveva i vestiti abbandonati dalla sera prima.

    Il profumo di Omega arrivava fino alle narici di Jean con prepotenza, spingendolo ad inalare con profondi respiri quell’aroma particolare. Era un’odore simile alle spezie che suo padre commerciava con l’Oriente; un aroma che sapeva di libertà e prigionia assieme, ma anche di rassegnata accettazione. «Eren...» lo chiamò con un sospiro e gli occhi del servo furono subito su di lui, un misto di curiosità e fastidio in quello sguardo smeraldino. Il suo stomaco ebbe un sussulto, insieme al suo cuore, quando notò le guance leggermente imporporate di Eren.

    «Sì?» esalò l’altro, avvicinandosi senza rendersene conto. Lasciò cadere a terra gli abiti sporchi, rimanendo immobile ai piedi del letto. Jean stava rilasciando i suoi feromoni, involontariamente forse, scatenando una guerra dentro di sé. Eren si sentiva dilaniato tra l’Omega, che dentro di lui recalcitrava per avvicinarsi all’Alpha e offrirgli il collo in completa sottomissione, e la sua parte razionale, che avrebbe solo voluto ribellarsi ad una dimostrazione di così tanta arroganza.

    «Avvicinati un attimo.» gli intimò, senza dargli la possibilità di sfuggire ad un suo ordine diretto. Per quanto lo desiderasse, non poteva disobbedire ad un ordine diretto del suo padrone. Era pure sempre un servo. I suoi piedi iniziarono a muoversi ancora prima che il suo cervello elaborasse quel pensiero; lo portarono accanto al suo letto e le ginocchia si fletterono un po’ per essere alla sua altezza, mentre Jean spostava il vassoio dalle sue gambe al comodino. Poi, i loro occhi si incrociarono di nuovo, questa volta ad una distanza molto più ravvicinata, ed enbrambi rimasero per qualche istante senza fiato. Ad entrambi stava succedendo qualcosa di strano e nessuno riusciva a capirlo completamente, al di là di quell’attrazione che il loro secondo genere sembrava avere per l’altro.

    «Avete bisogno di qualcosa?» domandò Eren in un bisbiglio, non osando alzare di più la voce; piegò di lato la testa, lasciando libero il collo immacolato e pronto per essere attaccato da Jean, che trattene rumorosamente il fiato a quella vista e non si fece sfuggire l’occasione.

Jean si avvicinò piano al collo di Eren, strofinando la punta del naso mentre inspirava ancora una volta il suo odore. Il suo stomaco ebbe un altro sussulto ed una stretta, ma più si beava di quel profumo più si sentiva leggero e al posto giusto. «Di te...» rispose dopo infiniti minuto di silenzio, facendo scattare le mani in avanti per afferrare Eren ed abbracciarlo come voleva fare da diveso tempo. La risposta ed il gesto furono un errore da parte del nobile: con un sussulto ed un gemito, Eren si allontanò di scatto da lui; con più precisione, lo spintonò via con forza al punto da farlo rimbalzare sul materasso. Il servo lo stava guardando con gli occhi verdi spalancati, le guance rosse ed il fiato veloce; le mani si erano strette al petto ansante, proprio vicino al cuore. Eren si strinse nelle spalle, cercando una protezione in sé stesso, mentre faceva automaticamente dei passi indietro e scuoteva la testa come a negare qualcosa. Per Jean non c’era vista più bella e straziante allo stesso tempo: Eren era sempre stato bello per lui, ma vederlo tormentato da qualcosa che aveva provocato lui stesso gli spezzava il cuore.

    «Eren...» iniziò a parlare, per essere interrotto quasi subito.

    «No! Fermatevi ora o non riuscirò a farlo io stesso.» disse velocemente, facendo ancora dei passi all’indietro. Eren scosse nuovamente la testa, mente si mordeva il labbro inferiore con forza. «Io... Non posso... Non posso... » iniziò a mormorare, mentre gli occhi iniziavano a riempirsi di lacrime per la troppa emozione. «Scusatemi. Io... manderò qualcuno ad aiutarvi con gli abiti di oggi.» Senza aspettare alcuna risposta da Jean, girò sui tacchi e corse fuori dalla stanza come se fosse rincorso da qualcuno. La porta sbatté alle sue spalle con forza, rieccheggiando nella camera che si era lasciato alle spalle. L’unico altro umore rimasto era il respiro di Jean, veloce come quello del servo pochi istanti prima; guardava la porta con gli occhi sgranati ancora incapace di comprendere. Una mano andò a posarsi sullo stomaco, dove qualcosa si dibatteva con violenza per uscire. Dalla posizione in cui si trovava, sdraiato sul letto, si raggomitolò su sé stesso incapace di procedere con la colazione, mentre le farfalle si agitavano dentro, ed intorno, a lui. Con le belle ali colorate lo sfioravano con violenza, scuotendo il suo corpo, e gli ricordavano che il suo amore era appena stato rifiutato con la leggerezza del loro volo.

   
 
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