Videogiochi > Final Fantasy Crossovers
Segui la storia  |       
Autore: Nalawagel    15/06/2017    5 recensioni
[...] La guerra è finita. Gli Almogaveri sono stati sconfitti. Di fronte a tutte le avversità, e di fronte alla più grande minaccia che questa galassia abbia mai conosciuto, siamo sopravvissuti.
Ora, mentre percorriamo i primi passi verso il ripristino di ciò che abbiamo perso, dobbiamo ricordare che cosa ci ha permesso di vincere. Non è stata una vittoria di una singola flotta, di un singolo esercito, o di una sola specie. Se questa guerra ci ha insegnato qualcosa, è che siamo più forti quando lavoriamo insieme. E se possiamo abbattere le nostre divergenze per fermare qualcosa di potente come gli Almogàveri, immaginate cosa possiamo ottenere ora che sono stati sconfitti. Ci vorrà tempo, ma possiamo ricreare tutto ciò che è stato distrutto. Le nostre case, i nostri mondi, le nostre navi. Tutto questo e altro ancora. Insieme possiamo costruire un futuro più grande di chiunque di noi possa mai immaginare. Un futuro pagato dai sacrifici di coloro che hanno combattuto accanto a noi. Un futuro che molti non vedranno mai. Nonostante abbiamo ancora molte sfide davanti a noi... possiamo affrontarle insieme. E onoreremo quelli che sono morti per darci quel futuro. [...]
Amadeus IV - Cronache di una guerra infinita.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1 – Svaniti nel nulla

L’hovercraft atterrò sulla piattaforma 37 in perfetto orario. Le luci del posteggio dedicato smisero di lampeggiare non appena il velivolo venne spento e tutti gli occupanti della piattaforma, chi in partenza, chi in arrivo come lui, ripresero la propria attività.
Oyi Brurwelry respirò a pieni polmoni l’aria di Nalawagel. Una giornata nel Locus Magoi era una delle poche cose che detestava, seconda soltanto al rimanere bloccato nel traffico di hovercraft nell’aereodotto est della città, e nelle ultime ore era riuscito a vivere entrambe le esperienze. Poteva ancora sentire l’odore pungente dei fiori jai di quel Locus sui propri vestiti ed accelerò il passo con la ferma intenzione di depositare la camicia nella lavanderia della centrale prima di dirigersi verso il proprio ufficio.
Si fermò solo un istante per riprendere fiato –le scale che conducevano al quinto livello sembravano più ripide ogni giorno che passava- e rimase qualche secondo immobile, il collo teso ad osservare il gioco di luci rosse e blu che illuminavano anche in pieno giorno l’edificio del Valagar a nemmeno dieci minuti di hovercraft dalla sua piattaforma. Le centocinque bandiere, simbolo dei Loci, si muovevano nel vento artificiale creato dalle anemomotrici dell’edificio per essere sempre visibili a tutti, ad ogni ora del giorno e della notte, per ricordare a tutti l’importanza della collaborazione, della solidarietà, dei benefici ottenuti dal superare le singole diversità.
In una parola, di Nalawagel.
Sotto di lui, a livello della strada, il negozio di sferografie era pieno fino al marciapiede di clienti pronti a tutto pur di mettere le mani sulla nuova viasfera Basilisk finalmente in sconto, invadendo persino lo spazio di parcheggio destinato ai consumatori dei velivoli a Materia. Il viavai si estendeva ben oltre il suo edificio, il tutto trasformato in un piacevole brusio e la musica dei locali nei dintorni.
Lontano, dove la città si affacciava sul mare, lo stadio emerse dall’acqua segnando l’inizio della partita di blitzball. Oyi sospirò tra sé pensando ai due biglietti omaggio che aveva ricevuto la settimana scorsa, ma il suo capo, il comandante Yonne, non gli avrebbe certo concesso un pomeriggio di permesso solo per andare a vedere la trasferta degli US Mateyi. Certo, avrebbe potuto regalarli a qualche suo collega, eppure li aveva tenuti egoisticamente per sé nella speranza che il comandante cambiasse idea all’ultimo istante, ma con gli eventi delle ore recenti era stato abbastanza chiaro che avrebbe potuto usare quei biglietti per creare dei meravigliosi hovercraft di carta.
Il pensiero lo riportò alla realtà, e finì gravemente di salire le scale.
Le occhiate che gli scoccarono gli addetti alla lavanderia furono la prima, vera nota positiva del pomeriggio. Oyi constatò con un discreto piacere che il suo girovita era aumentato ancora: tra le due pieghe della pancia era comparso un terzo rotolino, più piccolo degli altri ma assai promettente. Tempo una manciata di mesi e avrebbe potuto cambiare cintura, considerato che quella che aveva indosso era la stessa di quando era stato assegnato al distaccamento di Nalawagel e che ormai gli stringeva in vita anche solo bloccata con la fibbia. Le divise della Y.U.N.A. erano esteticamente gradevoli, ma avevano diversi limiti quando si trattava di taglie un po’ più abbondanti.
Ritirò la camicia pulita dalle mani della giovane impiegata ignorando i suoi nemmeno velati suggerimenti di perdere peso, si cambiò nello spogliatoio adiacente evitando di iniziare chiacchiere inutili con i colleghi ed imboccò il primo ascensore disponibile per raggiungere il proprio ufficio. Ne aveva avuto abbastanza di scale, almeno per quel giorno.
Appena raggiunse la sua scrivania si buttò di peso sulla poltrona girevole, gettando un’occhiata disperata al pad. Lo schermo del dispositivo si accese non appena i recettori posti sulla poltrona vennero attivati dal suo stesso peso. Secondo gli addetti alla sicurezza si trattava di una misura precauzionale per evitare che i preziosi dati nei pad della Y.U.N.A venissero intaccati da degli sconosciuti, ma Oyi era abbastanza convinto che fosse un’idea del comandante Yonne per farli lavorare fino allo stremo senza nemmeno un minuto di pausa. Il pad si illuminò di luci intermittenti rosse e blu e nel periodo di caricamento Oyi osservò lo stemma di Nalawagel proiettato sullo schermo.
“Ispettore Brurwelry, ecco il suo panino!”
“Grazie, Tawaana” disse, sollevando la testa dalla scrivania per accorgersi solo in quel momento del disordine. Ammonticchiò alcuni dischi al lato del tavolo, aprendo su di esso uno spazio dove mangiare. “Cosa farei senza di te?”
“Sarebbe costretto a scendere nuovamente le scale ed andare di persona a comprarsi il pranzo, suppongo …”
Vi erano dei momenti in cui Oyi era sicuro che sua moglie e Tawaana si fossero messe d’accordo per non farlo deperire.
La giovane appuntata rimase immobile, impettita nella sua divisa ancora nuova, ad attendere che lui scartasse il panino. Con un cenno della mano Oyi le fece cenno di accomodarsi sulla sedia di fronte alla scrivania, ma lei rispose che preferiva stare in piedi. Era stata assegnata a lui per completare il suo percorso formativo da agente della Y.U.N.A. da oltre tre mesi, ed in tutto quel tempo Oyi non era riuscito a convincerla a farle fare nemmeno uno strappo alla disciplina della struttura. Probabilmente era l’esuberanza e la voglia di fare bella figura di tutti i nuovi appuntati, ma Oyi ammise tra sé che lui non era stato in grado di rimanere in piedi per più di un’ora nemmeno nel proprio periodo di apprendistato.
Il panino aveva un buon sapore.
“Nessun indizio nemmeno stavolta, ispettore?”
“Niente. Svanita nel nulla”.
Il volto di Mideya comparve sul pad; le sue sorelle ne avevano annunciato la scomparsa quella mattina stessa, sparita senza lasciare traccia mentre stava attraversando il giardino di casa per recarsi a scuola. Cideya, la sorella maggiore, l’aveva vista uscire lungo il vialetto e, nel tempo di voltarsi un istante, l’aveva persa di vista. Ovviamente non era mai arrivata a scuola ed il suo sferofono non risultava più raggiungibile, svanito persino dai tabulati e dai motori di ricerca dei principali gestori.
Di norma la sparizione di una giovane del Locus Magoi sarebbe stata di competenza della polizia di quello stesso Locus, ma non a caso il problema era stato passato alla Y.U.N.A.
Il comandante Brurwelry osservò i lineamenti della ragazza rimpicciolirsi, trasformandola in una piccola foto al margine dello schermo. Al centro del pad, una ad una, iniziarono a sfilare altre facce. Aveva trascorso gli ultimi mesi cercando di accomunare le oltre settanta persone scomparse, qualcosa negli occhi, negli interessi privati, nel lavoro che facesse apparire anche una labile connessione tra loro: maschi e femmine, giovani, giovanissimi ed anziani, appartenenti ai Loci più disparati. Era lì che interveniva la Y.U.N.A.
Il loro corpo di polizia esisteva proprio per risolvere problemi che riguardassero più Loci, mediando tra gli ovvi problemi ed incompatibilità tra i vari popoli. Con un discreto successo, o almeno così ad Oyi piaceva pensare. Il fatto stesso di accogliere nella loro centrale persone provenienti da più contenti lo rendeva sempre più entusiasta di indossare quella divisa –taglia a parte.
“E credo siano ancora di più, Tawaana” disse, rivolgendo il pad verso di lei. Iniziò a scaricare i dati sullo sferofono dell’altra per essere sicuro che anche lei avesse i dati necessari a lavorare. “Queste sono soltanto le persone riportate alle polizie locali. Mi preoccupano le altre …”
“Sta pensando al suo distretto, ispettore?”
“Anche. Ma non solo”.
Aveva lavorato con abbastanza gente da sapere quanto non tutti i Loci fossero collaborativi con le indagini. O, peggio ancora, quanto spesso la sparizione di qualche abitante “scomodo” fosse vista di buon occhio dai distretti di polizia locali che non avevano alcun interesse a far entrare la Y.U.N.A. nella propria giurisdizione.
E, mentre le indagini stagnavano, la gente continuava a sparire nel nulla. Con maggior frequenza. Con la piccola Mideya erano giunte a quattro soltanto in quel mese le persone svanite in un battito di ciglia prima ancora che coloro che vi fossero accanto riuscissero ad accorgersene. Senza aggiungere che il comandante Yonne non era stato esattamente felice di cedergli l’indagine.
Mentre il flusso dei dati scivolava lentamente tra i loro dispositivi, Oyi si concesse un secondo sguardo oltre la finestra. Dal proprio ufficio l’ombra dell’edificio sede degli incontri del Valagar, il consiglio dei rappresentanti dei Loci, sembrava ancora più imponente. L’idea di recarsi lì il giorno dopo interruppe per un istante la preoccupazione dell’indagine.
Vi era un persona ben più in alto del comandante Yonne a cui doveva fare rapporto.
A trasferimento effettuato Tawaana spense il proprio sferofono e lo lasciò cadere nella borsa. Nei suoi grandi occhi vi era molto più nervosismi di quanto riuscisse a dissimulare e, su certe cose, Oyi era convinto che la giovane fosse un libro aperto. Anche troppo. “C’è qualcosa che ti preoccupa, Tawaana?”
“Certamente no, ispettore … è solo che …”
“Sputa il goblin” rispose con calma.
“Ormai nel dipartimento ne parlano tutti e …” le sue iridi giravano a destra ed a sinistra nel tentativo di trovare una qualsivoglia scusa per cambiare argomento. “… come dire … certo, molti si sono fatti delle teorie su questa sparizioni … alcune, sa, piuttosto valide … ma ho anche sentito dire che forse …”
Oyi si ritrovò involontariamente a guardare il soffitto; aveva dimenticato di star parlando con una Valeforiana. E Tawaana, come tutti i Valeforiani, aveva una disciplina di mithril ed un forte senso del lavoro, ma tendeva a credere a qualsiasi frottola di strada o racconto fantasioso senza la benché minima traccia di razionalità.
“Santo cielo, mia cara …” disse, estraendo la propria coda e grattandosi pensosamente il ventre “… non dirmi che credi ancora all’esistenza degli umani!”.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy Crossovers / Vai alla pagina dell'autore: Nalawagel