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Autore: LilituDemoneAssiro    16/06/2017    1 recensioni
La scelta di Will è stata fatta: cadere e il suo bisogno di rinascere, portano lo spirito del cambiamento. La caduta, la perdita della grazia, e i nuovi occhi di Will si aprono al mondo. Le cose iniziano a prendere una piega inaspettata nel momento in cui il signor Graham comprende che la propria natura vive della sincerità delle proprie esternazioni, e il mondo ne avrebbe saggiato a breve uno spunto di tanto rinato gusto.
Genere: Horror, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedelia Du Maurier, Hannibal Lecter, Jack Crawford, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Mentre io prestavo attenzione alla cura della persona per la nostra Bedelia che non smetteva un momento di piangere, Hannibal si era recato nella camera da letto per dare un’occhiata all’armadio e sceglierle qualcosa di più appropriato da indossare per la serata, piuttosto che abiti insozzati dal suo stesso materiale organico.

Le pulivo il viso delicatamente, con il latte detergente trovato nel mobile accanto la vasca da bagno. Volevo vederla recuperare in qualche modo la lucentezza che il baratro sul quale stava cadendo, le aveva spento in viso, ma la cosa non sembrava sortire alcun effetto; al che, sperando almeno di non doverla più vedersi tanto lagnare dato che continuava a rovinare il mio daffare, tentai un’ultima risorsa e guardandola dritto in viso, dissi:
“Ascolta, questa sera sarà speciale, davvero, non parlo con l’inganno. La situazione dal tuo canto pare a dir poco disastrosa, non lo posso negare, ma a questo punto mi domando perché abbandonarsi al dolore e alla disperazione. Purtroppo nulla potrà cambiare il tuo destino se non il modo in cui tu stessa deciderai di affrontarlo, quindi ascolta bene la promessa che sto per farti: se vorrai farmi il dono della parola, e bada bene, parola, non urla di richiesta di aiuto, ti prometto che almeno ti sarà tolto il bavaglio e il rispetto che guadagnerai alla mia attenzione, ti consentirà un trattamento di riguardo fintanto che mi sarà possibile. Altrimenti, resta pure nella pozza di lacrime in cui ti stai abbandonando e lì marcisci. Ma ricorda che così stai gettando alle ortiche la tua ultima possibilità di rivolgere la parola ad un essere umano…”.

Lei ben aveva compreso la piega che gli eventi stavano prendendo e forse, parzialmente toccata almeno nell’orgoglio dalla mia proposta, dopo aver chiuso un momento gli occhi e abbassato il capo, sollevò di nuovo lo sguardo dritta verso di me, stavolta molto più dura e senza più alcun velo a celarne il carattere freddo e calcolatore con cui l’avevo conosciuta.

“Batti le palpebre due volte se sei d’accordo, allora.”

Non si fece desiderare molto la sua reazione, e io fui ben lieto di sciogliere quel bavaglio ormai lercio e poterle finalmente parlare heart to heart.

“Aaahhhh…. Ti sei deciso, finalmente. Sei passato sulla pelle di parecchi, ma vedo che alla fine ti sei deciso e hai smesso di ammorbare l’altrui esistenza fingendo una morale che non ti apparteneva. Ti sei concesso anima e corpo all’amore che provi per lui, bravo, fa piacere vedere una relazione che sboccia. Solo di un particolare sono curiosa, a questo punto: quando si farà vedere l’essere umano che mi rivolgerà la parola… Perché io qui, di essere umani, non ne vedo. Vedo solo zanne, artigli, unghie, e dio mio, il mio sangue… Tutto quel sangue. Scommetto che ti ha eccitato e non poco vederlo tagliare, piccolo verme: ma non esser troppo certo del fatto che un giorno questa stessa sorte non possa toccare a te.”, sputò, con l’odio negli occhi.

Sentii il bisogno di posarle una mano sulla guancia sinistra e, con tutto l’affetto di cui ero capace, le risposi:

“Non vedo l’ora di avere un filet au mignon della tua lingua servito con dei tartufi bianchi.”

Digrignò di tutta risposta:

“…Spero ti vada di traverso.”

Hannibal fece capolino a dirimere quel simpatico alterco:

“Mi auguro di non aver rovinato nulla e se sì, vi prego, continuate pure: un intermezzo come aperitivo prima che io mi rechi in cucina, potrebbe solleticarmi l’estro creativo… Dott.ssa Du Maurier, a quanto pare Will ha trovato piacevole la tua conversazione alla fin fine, dato che non scorgo più il bavaglio sul tuo viso; ne sono davvero lieto. Ho sempre trovato sconveniente il fatto di non avervi mai visto andare troppo d’accordo, in fondo entrambi usate la mente per sezionare la realtà circostante e renderla vostra, ed è bene che menti affini si uniscano per trarre l’uno forza dall’altra anziché contrastarsi.
Beh, almeno finché le funzioni vitali lo rendano possibile.
Comunque, se non doveste avere altro di cui discutere, Will – ed ora mi rivolgo a te – ho bisogno che conduci la nostra ospite in camera, ho trovato l’abito che indosserà per la serata. ”

Sorrisi mostrando una dentatura da squalo e prendendo tra le mie braccia la caustica prigioniera, sentii di non esser più solo. Il Wendigo stava sollevandosi dall’ombra che le luci del bagno avevano acceso ai piedi di Hannibal e melma oscura, un dio aveva preso forma accanto a me. A mano a mano che quella marea nera aveva preso a ribollirmi vicino, culla di vita e di morte, nuova essenza fluiva nelle vene, pompava ad ampi getti nelle arterie, ed io respiravo a fondo come non mai, ed io sentivo la dimensione dei miei istinti, dei miei pensieri, dei miei desideri come avrei sempre voluto: forti e vividi come solo una falena che brucia sulla fiamma sa essere.

“Hannibal!”.

“Mmm?”.

“Io ti ho visto, tanto tempo fa. E ho accettato di ignorare la parte peggiore di te senza che nemmeno avessi bisogno di sentirtelo chiedere. Però ora, tu, puoi vedere me…?”.

“Io ti vedo Will. Ti vedo e ti sento, ogni tuo pensiero è già scritto nella mia mente ancora prima che io possa udirlo con le mie orecchie, e le tue movenze sono una bibbia di cui conosco ogni passo. Ti vedo, e sono perso nel miracolo che sei: in te io vedo la Morte, di cui porti la corona. Tu ne hai fatto, tua signora e padrona, stupenda creatura che altro non sei. Io ti vedo, e ti amo come non pensavo avrei mai più potuto in vita mia quando, per giustiziare l’ultimo mostro che mi aveva portato via la mia piccola Mischa, avevo deciso di rinunciare all’amore dell’unica persona che aveva sperato di poter vedere ancora qualcosa di buono in me.”

“… Mostrami cos’hai trovato da farle indossare. Sono curioso.”, dissi, sorridendogli leggero, scrivendomi sull’espressione del volto tutto l’amore che avevo per lui.
Intermezzo non richiesto, rapido giunse l’intervento di Bedelia:

“Sia maledetto il giorno in cui ho deciso di accettare il tuo paziente, Hannibal. Sia maledetto il giorno in cui ho deciso di accettarti come paziente, Hannibal. E sia maledetto il giorno il giorno in cui hai deciso che lui non sarebbe stato più solo un paziente, Hannibal. Ci avete condannato a morte senza neppure avere possibilità di obiettare davanti un giudice imparziale. Siate maledetti entrambi.”.

Sgarbatamente ed a dir poco indelicata nei modi, la dottoressa aveva appena segnato una tacca sul mio barometro della sopportazione. Ma la risposta giunse tempestiva dalla bocca di Hannibal in uno dei rari momenti in cui credo di aver notato cenni di impeto nel suo comportamento.

“Dott.ssa Du Maurier, ti chiedo solo un’accortezza, se puoi: ricorda quanto poco apprezzo la mancanza di tatto nei miei commensali. Il trattamento di riguardo di cui godi potrebbe esser revocato prima di quanto immagini. Non sfidarmi. Ed ora, andiamo.”.

…Ti vedo danzare…

E finalmente la serata iniziò a assumere quelle tonalità cangianti che tanto avevo agognato, seppur non troppo discostanti dal fulgore del rosso che avevo visto sgorgare dalla vita di Bedelia quando aveva iniziato ad abbandonarla.

E quando un odore a dir poco invitante iniziò a spargersi dalla cucina, compresi che la strada intrapresa per me era senza alcun ritorno. Mentre cercavo di intrattenere la nostra indelicata ospite sperando che l’imminente morte ne rendesse gli spigoli ancora più appuntiti e pronti a dar battaglia –ammetto che non desideravo altro che una scusa per saltarle alla gola-, in realtà dopo il rimbrotto rivoltole da Hannibal, l’amazzone aveva rinfoderato le armi e seduta al suo posto, preferiva accennare più che altro profondi respiri accompagnati da una lacrima di rassegnazione: raramente lasciava accendere il blu di quegli occhi profondi, in segno di raccolta del mio guanto di sfida. Probabilmente la perdita copiosa di sangue iniziava anche ad incidere sulle sue capacità cognitive, non posso negarlo, e deciso sembrava il suo tentativo di raccogliere le energie piuttosto che sprecarle in vane stilettate nei confronti miei o di Hannibal, ma devo ammettere che trovavo il tutto piuttosto esilarante.

...Voglio vedere cosa pensi di riuscire a fare con una gamba sola…

Mi ritrovavo spesso a pensare mentre la guardavo.

Non nego che, ripensando al periodo che aveva trascorso con Hannibal a Firenze, sentivo una punta di fastidio solleticarmi dietro l’orecchio, una sorta di personificazione del mio demone personale che si divertiva ad incidermi sulla pelle decine e decine di modi sul come avrei potuto farle pagare tanta presupponenza e boria. Davvero, cosa le fosse passato per la mente tanto da convincerla di poter imbrigliare il mistero del mostro e farlo suo, non mi sovviene neppure nella più astrusa della fantasie: stupido limitato sacco di carne, avrebbe pagato tutto.

…Non posso crederci, sono geloso…

Bella in fondo lo era, e molto, pensai. Durissimo si rivelò però riconoscere io stesso che il motivo principale che rendeva ai miei occhi l’idea di sventrarla come un animale dolce come il miele, fosse l’idea che le sue mani su Hannibal non avrebbero dovuto mai più posarsi neppure per scherzo.

…Sono un ragazzo crudele e capriccioso, i miei giocattoli non devono essere toccati da nessuno…

Pensai, prima di ridacchiare in maniera quasi isterica nei suoi confronti.

“La materia che si disgrega propende alla soddisfazione delle sue inclinazioni più primitive, la morale può essere una crudele illusione alle volte. Sai? E’ stato quasi divertente vederti abnegato nei confronti degli ideali di giustizia e amor proprio che usavi per fingere di non essere perennemente alla ricerca di distruzione sia fisica e morale, Mr. Graham. Ti vedevo mordere e graffiare la tua immagine allo specchio esclusivamente solo perché eri convinto che non avresti potuto mai abbracciarla… E invece ora eccoti qua. Dimmi, cosa trovi più esilarante, vedermi ridotta ad un animale da macello utile solo a soddisfare un appetito che non potrà mai essere saziato, o il fatto che con la mia morte, non dovrai mai ammettere che su di te avevo sempre avuto ragione…?”, disse la mansueta Bedelia, sempre più sofferente ed affaticata.

Le bende sulla sua gamba iniziavano a dipingere una rosa scarlatta. Il tentativo di cauterizzare la ferita iniziava a cedere negli argini e la vita, goccia a goccia, a breve l’avrebbe abbandonata.

“Entrambe le soluzioni che propugni devo dire mi rendono piuttosto allegro, ma credo che ciò che darà davvero giustizia alla mia neonata voglia di stupire e lasciarmi stupire, sia più che altro il fatto che adesso è la mia curiosità a dare un senso alle mie azioni, senza che moralismi di sorta la costringano in cantucci che non le appartengono. Ho trascorso tutta la vita lasciando agli altri la facoltà di dirigere la mia bussola nel nord adatto alle circostanze: ora basta. Vita e morte come pure l’odio e l’amore non sono altro che amanti inseparabili nello stesso letto, unite in un abbraccio infinito in cui l’una senza l’altra, smettono di aver senso se tentano di allontanarsi dall’amplesso che le unisce. Io ora mi limito semplicemente ad accogliere ciò che riesco a dipingere come mio sentiero, dunque della tua ragione o del suo appetito, se proprio vuoi saperlo, non me ne faccio assolutamente nulla.”

L’odore invitante nella stanza iniziava a diffondersi e come una droga dritta alle mie sinapsi, ne respiravo a fondo il senso in attesa che le vene del mie collo iniziassero a pulsare in maniera più regolare anziché frenetiche come un il ballo convulso di streghe in estasi ad un sabba.

…Respira Will, respira…

“Devo riconoscere una cosa Bedelia: hai un profumo davvero unico. Non vedo l’ora di darti un morso.”, dissi, mentre i suoi occhi divenivano vitrei di consapevolezza ed Hannibal finalmente faceva capolino nella sala con un vassoio tra le mani che aveva nella poesia della composizione, un che di divino.

“Signori, è pronto. Forza, a tavola. Will, aiuta la nostra ospite per cortesia, favorirà anche lei ovviamente. Stasera non ho né tartufi bianchi né escargot, quindi purtroppo dovrà partecipare alla portata principale.
E ripeto, dovrà, non sarebbe educato da parte sua offendere il cuoco con un digiuno. Non credi, dott.ssa Du Maurier?”, disse, accennando il solito sorriso con il capo inclinato da un lato che tanto amavo.

“…voi siate maledetti, maledetti, nulla deve restare di voi, maledetti, maledetti...”, la sentii bisbigliare mentre la poggiavo al suo posto a capotavola, regina incontrastata dell’ultima cena più .

“Will, devo prendere i piatti di contorno ed il vino che ho lasciato a decantare, vuoi accompagnarmi? Tanto lei non andrà da nessuna parte, non temere, e a me una mano in più si rende assai apprezzata. Sono ancora privo delle forze necessarie, e cucinare mi ha stancato più del dovuto: per qualche tempo ancora dovrai essere il bastone su cui reggerò i miei attimi di debolezza.”

“Non dovresti neppure chiederlo...”

Al nostro ritorno in sala da pranzo notai qualcosa però che mi disturbava, e non poco: dal punto del desco apparecchiato per la nostra Bedelia, era scomparsa la forchetta da insalata.

…Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:

ad un pino si impiccò,
e nessuno ne restò…


Stavi andando così bene, così bene, mia vecchia amica… Che spreco.

Le giunsi accanto, dove era evidente la sistemazione della posata mancante, e rimasi immobile per quasi un minuto; poi presi a carezzare il punto vuoto, mimando con le dita la forma di ciò che sapevo doveva essere ma ora mancava, similarmente alla forma nascosta dietro le palpebre che stavo disegnando per la tomba della mia pazienza, gradualmente soppiantata dal profumo acre di una montante, furiosa cieca rabbia.

“Hannibal, perdonami, ma ora ho davvero bisogno che mi lasci fare. Non so quanto ancora riuscirò a far finta di nulla… E credo che avrai notato anche tu come la dott.ssa Du Maurier non stia facendo nulla per facilitarmi il compito. Lo sento, i miei nervi stridono, i miei tendini sono corde di un violino che mi sta urlando contro, e il mio cuore… dio mio, è un fiume in piena pronto a travolgermi: il tributo di sangue non può più attendere, va versato. Fidati di me, come io mi sono sempre fidato del tuo giudizio.
Non ti deluderò.”

“…. Spero mi perdonerai allora se nel frattempo io inizio a cenare, non vorrei la mia portata si freddasse.”, rispose Hannibal all’accorato appello mentre aveva già iniziato ad affilare i coltelli con cui avrebbe preparato il filetto preso da una delle portate potrei quasi dire più “pianificate” di sempre; il tutto ovviamente accompagnato da salsa al vino.

“Sta bene, tanto la vista del sangue non è mai stato un deterrente per il tuo appetito.” soggiunsi, mentre come un lampo mi ritrovai a fare i passi necessari per giungere dietro il mio agnello.

Le strinsi il collo nell’incavo del gomito e iniziai a far forza tanto bastava per lasciarla in grado appena di proferire parola e respirare mentre, dopo averla sollevata dal suo sedile, le spezzai indice e medio della mano sinistra, quella accanto le forchette.

Sentii delle lacrime bagnarmi la camicia, mentre dalla bocca spalancata usciva sì e no un sibilo.

“Il trattamento di favore è finito, Bedelia. Spero che ne sarà valsa la pena per te far sparire quella forchetta quanto lo sarà per me. Ci divertiremo tantissimo i prossimi minuti, puoi starne certa.”, dissi, prima di frantumarle il suo bel nasino alla francese sullo spigolo esterno del tavolo.

“Dio, sei un mostro… sei un mostro…mostro…”, continuava a ripetere mentre i suoi bei lineamenti diventavano una maschera rossa di un carnevale dei bei tempi andati, poco prima che la sollevassi di nuovo per la nuca prima di scaraventarla a terra.

Hannibal intanto intingeva il suo filetto nella salsa.

Vederla strisciare sui gomiti mentre voleva volare con una speranza che di sicuro non l’avrebbe potuta portare, aveva un non so che di romantico; sentire il rumore della sua carne che scivolava sul sangue a terra che mano a mano si andava rapprendendo, stava quasi iniziando ad eccitarmi.

…Guardami Hannibal, non smettere un momento. Perché poi sarò io la tua prossima portata…

Pensai, guardandola un ultimo istante prima di afferrare il coltello per la carne al volo, voltare la sua carcassa alle mie attenzioni ed aprire il suo bel torace come fosse stata un’adorabile maialina a Natale pronta per esser lavorata sul tavolo del contadino.
Mentre la sua bocca restava paralizzata in un urlo che nell’altrove sarebbe risultato agghiacciante, mi ritrovai a tenere stretto il suo cuore nella mano destra, mentre canini ed incisivi affondavano e strappavano per sentire che sapore avesse la disperazione.

“Hannibal?”, dissi, con la bocca ancora grondante sangue.

“Sì, Will?”, rispose impassibile.

“Voglio fare l’amore con te come la prima volta, come se fosse l’ultima. Vieni da me.”

Sono un mostro. Amo un mostro. Stringo il senso della vita, e quando voglio, lo divoro.

Imploratemi.

Odiatemi.

Invidiatemi.

Ma vi do un consiglio: non compatitemi.

Io non lo farò se il vostro petto da squarciare sarà il prossimo. 
   
 
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