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Autore: A_Typing_Heart    17/06/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era una perfetta giornata settembrina quando Mukuro raggiunse il cimitero vicino al tempio Nori di Namimori. C'era un sole tiepido e un vento leggero che spazzava le foglie che iniziavano a cadere, tingendo di giallino le strade. Il luogo in quel momento pareva vuoto e silenzioso, non c'erano visitatori. Mosse passi decisi lungo il vialetto e raggiunse una tomba che non vedeva da troppo tempo... l'ultima volta che l'aveva visitata era stato in un lontano cinque maggio, nei panni di Romi, per pochi istanti prima di andare al lavoro...
-Ciao, Kyoya... è da tanto che non vengo a trovarti, vero?-
Mukuro si chinò e posò a terra il suo pelosissimo gatto bianco, che sedette pacioso lì dove il padrone lo aveva lasciato, osservando le foglie che rotolavano mosse dal vento. Byakuran osservò il felino con una certa ostilità per qualche istante prima che quegli occhi gialli si fissassero nei suoi con aria di sfida. I due si scrutarono intensamente per alcuni minuti, durante i quali Mukuro si dedicò completamente allo specifico rituale giapponese dell'omaggio ai defunti, accendendo infine gli incensi.
-Ecco... avrei dovuto farlo molto prima... ma non ero pronto... spero che adesso mi saprai perdonare...-
Byakuran distolse lo sguardo la gatto e guardò Mukuro. Aveva sentito nominare Hibari Kyoya qualche volta, ma le informazioni al riguardo erano sempre state molto vaghe...
-Perchè ci tenevi tanto al suo perdono?- gli domandò, seppur senza aspettarsi una risposta.
-Perchè io l'ho ucciso.-
Una folata di vento forte smosse le foglie al punto che Byakuran non fu più molto sicuro di aver sentito davvero quella parola, con quel fruscio di sottofondo.
-Cosa?-
-Era il mio migliore amico... per cercare di riportarmi sulla retta via dopo la separazione dei miei, ha finito per restare intrappolato nel mio mondo... e... alla fine in un delirio dato da allucinogeni si è ucciso in una maniera... terribile...- raccontò Mukuro, osservando gli incensi bruciare lentamente. -Se almeno avessi avuto l'accortezza di sprofondare da solo in quel pantano, lui sarebbe ancora vivo oggi...-
Un denso silenzio seguì queste parole e Byakuran, non riuscendo a trovare qualcosa da dire, si limitò a posare la mano sulla spalla di Mukuro sperando fosse una risposta abbastanza eloquente. Romi, la gatta bianca, iniziò a fare le fusa rumorosamente, ma non si avvicinò al padrone bensì alla lapide, sulla quale si strusciò voluttuosamente.
-Mukuro, perchè la tua gatta è più affettuosa con quella pietra che con me?-
Mukuro si alzò in piedi, guardando il suo animaletto rotolarsi a pancia all'aria.
-Kyoya ha sempre avuto una sensibilità speciale con gli animali... poteva accarezzare qualsiasi cane e gatto del quartiere... se metteva un dito nell'acqua attraeva i pesci vicini... persino gli uccellini gli si posavano addosso...- spiegò lui, sorridendo. -Non hai perso il tuo tocco, eh, Kyoya...?-
Byakuran lanciò un'occhiata circospetta tutt'intorno, quasi temesse di vedere davvero lo spettro di Hibari Kyoya spuntare da dietro qualche lapide. Mukuro rise, ma dentro di sè sapeva che in qualche modo Kyoya poteva sentirlo e che era lì. Raccolse la gatta da terra e la prese in braccio, con suo disappunto.
-Non aspetterò degli anni per tornare... e... non dovrai mai più rimediare ai miei errori, lo prometto.-
Mukuro si allontanò dalla lapide e Byakuran lo seguì, sembrava piuttosto contento di uscire dal cimitero. Non potè fare a meno di chiedersi se quell'agente tanto orgoglioso non avesse paura dei fantasmi...
-Senti... senti, che intendevi con "rimediare agli errori"?-
-Oh, nulla, nulla...-
Mukuro raggiunse il marciapiede facendo un commento su quanta fame avesse, per sviare il discorso. Tsunayoshi non aveva detto a nessuno che Mukuro era presente al suo tentativo di suicidio, perchè facendolo avrebbe anche dovuto giustificare il perchè non avesse fatto nulla, inizialmente, per impedirglielo. Per proteggere il suo segreto la verità era stata detta soltanto ad Enma, Gokudera e Yamamoto, che aveva dovuto giurare di non rivelarlo a nessuno. Byakuran non aveva idea che fossero stati scoperti e che questo aveva vincolato la tragica scelta del suo amante, e Mukuro non aveva la minima intenzione di dirglielo... pertanto non poteva neanche dirgli perchè, secondo lui, Kyoya aveva cercato di impedirgli di fare un altro errore colossale nella sua vita. Ma una volta conseguita la laurea all'università e concluso il suo corso di tre anni di conservatorio, una volta abilitato... una volta diventato terapeuta avrebbe impedito a ogni costo che un altro ragazzo facesse la fine che era toccata a Kyoya, o quella che Tsunayoshi aveva sfiorato...
-Che facciamo? Mangiamo qualcosa e poi... volevi andare a comprare un vestito per il matrimonio di Gokudera, vuoi andare oggi?-
-Sì, perchè no... mi devo sbrigare, il matrimonio è tra venti giorni...-
-Potrei sempre prestarti il mio vestito...-
-Ci ballo dentro al tuo vestito... e poi tu che cosa ti metteresti?-
-Perchè, io vengo?-
Mukuro lanciò a Byakuran un'occhiata invelenita come non gliene riservava da parecchio tempo.
-Certo che ci vieni, idiota. Il compagno del testimone è invitato di default, no?-
-Ah...-
-Dio, alle volte mi fai salire un nervoso... sembravi uno sveglio quando ti ho conosciuto, e invece vedi che razza di idiota che sei.-
-... Mukuro chan, mi stai di nuovo trattando male...-
-Mukuro chan un cavolo!-
-... Mi tratti malissimo...-
-Aspetta che sia a casa e finisco di trattarti male come si deve.-
-No... dai... prendiamo un gelato?-
Mukuro scoppiò a ridere suo malgrado. Adorava far finta di essere arrabbiato con lui, perchè Byakuran finiva sempre per cercare di comprare la pace con qualcosa da mangiare. Aveva una mentalità talmente infantile per certe cose che non poteva non innamorarsene di nuovo, puntualmente, ogni volta.
Acconsentì all'armistizio, a patto che scegliesse lui il posto dove andare, e Byakuran come sempre non discusse le condizioni dell'accordo. Attraversarono a piedi il quartiere commerciale e, diretti a un caffè rinomato per i gustosi dolci, passarono davanti al liceo di Namimori. I toni erano concitati, erano in corso gli allenamenti della squadra di baseball e Mukuro si fermò a guardare. Dapprima individuò Yamamoto, l'amico di Tsunayoshi, che si stava preparando alla battuta. Passando al terzo anno era diventato il nuovo capitano della squadra e a quanto se ne diceva un ottimo giocatore.
-Tsunayoshi non c'è?- domandò Byakuran, aguzzando la vista verso la panchina.
-Certo che c'è, eccolo.-
Mukuro gli indicò il giocatore con il guantone che stava aspettando il piazzamento di Yamamoto. I cambiamenti che un solo anno di nuove amicizie, nuovi successi e sport avevano provocato nel suo atteggiamento e nel suo fisico erano sbalorditivi. Era cresciuto di dieci centimetri e il suo fisico mingherlino e gracile era un lontano ricordo.
-Cosa? Ma scherzi?-
-Non scherzo affatto, quello è Tsunayoshi... a quanto pare si è scoperto che è un bravo lanciatore, quest'anno farà il torneo invernale da titolare...-
-E non aveva mai giocato prima di... prima di andare al centro?-
-Mai, era convinto di essere una schiappa in tutto... quando è uscito, Yamamoto gli ha proposto di fare gli allenamenti con la squadra per socializzare un po' e fare un po' di esercizio fisico, e alla fine...-
-Beh, un po' come te, sei andato all'audizione per il conservatorio pensando che ti avrebbero scartato e ora hai già scritto cinque canzoni...-
-Scriverle non implica per forza essere capaci di cantarle a dovere, Ran chan, ma grazie della fiducia.- commentò Mukuro divertito, riprendendo la strada.
Byakuran diede un'occhiata al primo lancio di Tsunayoshi prima di seguire Mukuro lungo il marciapiede. Sembrava pensieroso.
-Era un bel lancio... ti ha detto qualcosa su cosa vuole fare? Si diplomerà a marzo, no? Se fa un bel torneo potrebbe anche volerlo qualcuno all'università, non si sa mai.-
-In effetti, me l'ha detto... vuole fare l'insegnante.-
-L'insegnante?-
-Ti sorprende?- gli domandò lui, notando il suo tono stupito.
-Beh... un po' sì, in realtà.-
-Io invece me lo aspettavo quasi... i suoi disagi sono nati tutti a scuola, il padre non c'era e non lo ha aiutato nessuno... uno con un passato così sarà un ottimo insegnante... saprà riconoscere le situazioni difficili, perchè le ha conosciute... sarà uno di quei professori con cui gli studenti possono confidarsi, qualcuno che dà sempre un consiglio...-
-Mh... beh, mettendola così...-
-Anche se prima era indeciso, pensava di fare veterinaria... sai, Enma Kozato, il suo amico, farà quello...-
-Ma chi, quello da cui hai portato il gatto?-
-Oh, sì, quello... ha fatto una bellissima toeletta, vero, Romi chan?-
Ovviamente non aveva dimenticato che era nel negozio dove Enma lavorava part-time che portava la sua gatta, ma aveva ingenuamente scordato che una volta Byakuran era andato con lui e che quindi lo sapeva. Romi fece rumorose fusa. In realtà la sua capricciosa gatta era estremamente dolce con lui, con Enma, con Nagi che lavorava nello stesso negozio, con Tsunayoshi e anche con Hayato; l'unico che sembrava non tollerare era proprio Byakuran. Lui doveva star pensando la stessa cosa, perchè era visibilmente infastidito.
-Non la dovevi chiamare Romi.- borbottò per la centesima volta. -Mi odia per questo motivo.-
Mukuro rise. Conosceva molto bene la teoria di Byakuran secondo la quale il gatto aveva ereditato lo "spirito" di Romi insieme al suo nome e che questo le avesse instillato un odio viscerale nei suoi confronti. Secondo Mukuro invece tutto l'odio nasceva da quando ancora cucciola Byakuran l'aveva usata per sperimentare un marchingegno casalingo che doveva far viaggiare un bidoncino di latta dalla terrazza alla camera da letto, col risultato che secchio e gatto erano caduti rovinosamente a metà tragitto...
Trovarono il passaggio a livello chiuso e Mukuro si fermò a debita distanza, sbuffando appena per il contrattempo. Ora aveva veramente voglia di un gelato, anche perchè camminare sotto il sole con un pelosissimo felino in braccio lo stava accaldando.
-Mukuro...-
-Cosa?-
-Senti... ehm...-
-Che c'è, Ran?-
-Ormai sembra andare tutto piuttosto bene, no? Anche i tuoi amici... voglio dire... Gokudera si sposa fra poco, tu frequenti l'università e il conservatorio, e Tsunayoshi cammina con le sue gambe...-
-Cosa stai cercando di chiedermi, Ran?-
Il tono di Mukuro non invitava a confidenze o domande, anche perchè credeva di sapere dove stava andando a parare. No, non aveva alcuna intenzione di andare a conoscere la sua famiglia o altri impegni del genere.
-Non pensi che sia ora anche per te di far pace con il tuo passato?-
Mukuro spalancò gli occhi fissando davanti a sé mentre le sbarre che si aprivano. La sua mente aveva vagato per ben altri lidi, tutti nel futuro, ben lontani dalle scure e desolanti spiagge del passato.
-Non hai ancora intenzione di andare dai tuoi?-
Gli aveva fatto la stessa domanda il suo primo giorno dopo l'uscita dal centro di recupero, e allora aveva risposto in un "no" schianto che lo aveva anche molto rabbuiato. In seguito glielo aveva chiesto ancora un giorno di fine maggio, poco prima del suo compleanno, e anche allora aveva troncato la storia bruscamente. Però, nell'ultimo mese circa, aveva effettivamente iniziato a meditare sulla cosa. Lo psicologo gli aveva più volte detto che doveva affrontare i suoi genitori, perchè se li avesse persi prima di trovare il coraggio si sarebbe portato dietro il peso per sempre. Non poteva sapere come i genitori avrebbero reagito alla sua vita attuale... erano stati dei perfezionisti... si poteva davvero presentare e raccontargli di essere stato una drag queen eroinomane, che era stato in un centro di recupero, che ora studiava e... che aveva per compagno l'agente di polizia che lo aveva arrestato? L'unica cosa che avrebbero potuto apprezzare di com'era ora erano i suoi capelli di nuovo corti... beh, d'altraparte si erano rimessi insieme, quindi Mukuro poteva dire di aver mantenuto la sua parola.
-Se non altro, i tuoi apprezzerebbero che ti sei tagliato i capelli.- commentò acido Byakuran.
-Li ho tagliati da tre settimane, per quanto ancora vuoi tenermi il broncio per questo?-
-Li hai tagliati troppo corti, e non mi hai nemmeno chiesto cosa ne pensavo.-
-Non te l'ho chiesto perchè non ti riguarda, Ran, mi ero stufato di metterci delle ere geologiche per pettinarmi.- tagliò corto Mukuro, attraversando il passaggio a livello. -Non me ne pento, mi sono finalmente separato del tutto da Romi facendolo.-
-Non ti separerai da Romi finchè non parlerai di nuovo con i tuoi e scoprirai che non hai niente da vergognarti nell'essere nato Rokudo Mukuro.-
Ancora una volta Mukuro si sorprese di come Gokudera e Byakuran riuscissero a dirgli le stesse cose in separata sede, neanche si mettessero d'accordo in anticipo. Non rispose subito e si prese il resto della strada fino al caffè per pensare. Dopotutto, tutti ormai glielo dicevano, tutti gli consigliavano di fare un tentativo di ricucire i rapporti con i genitori. Che aveva da perdere? A continuare così i suoi li aveva persi in ogni caso, ma forse parlandogli avrebbe potuto recuperare qualcosa... magari non un rapporto di affetto, ma per lo meno di cortesia... e poi, era settembre...
-Va bene.-
-Eh?-
-Andrò a parlare con i miei genitori...-
-Davvero lo farai, Mukuro?-
-Sì... il trenta di settembre è il compleanno della mamma... chi lo sa... magari potrebbe essere contenta di vedermi...-
-Anche se non dovesse esserlo, per te è comunque importante saperlo... quindi...-
-Metti le mani avanti?-
-Voglio solo che non sia un trauma per te... per te... è importante solo sapere se quella porta socchiusa è da spalancare oppure da chiudere per sempre senza voltarsi a guardarla di continuo.-
Mukuro sorrise ed entrò nel caffè, appuntandosi mentalmente la metafora della porta. Era curioso di sapere se Gokudera, quando gli avesse raccontato delle sue intenzioni, avrebbe usato delle parole simili. Ma frivolezze a parte, era decisamente nervoso all'idea di vedere suo padre, perchè le ultime parole dette tra loro erano come cubi di ghiaccio che scendevano nello stomaco... ma mentre sedeva a un tavolo d'angolo insieme a Byakuran, non poteva non pensare che le cose che più lo spaventavano erano proprio quelle che avevano cambiato la sua vita in meglio... e con un'adolescenza come la sua, sapeva che il peggio lo aveva già superato. Da quel punto di non ritorno, il massimo che poteva fargli fare la paura era un piccolo passo indietro, ma poi sarebbe andato sempre avanti.
   
 
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