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Autore: fefi97    18/06/2017    11 recensioni
[fic per Nathara Bain, altamente senza senso; baby Derek]
Stiles spalancò la bocca quando si rese conto che, rannicchiato sotto alcuni cuscini, c'era un bambino, apparentemente addormentato.
Stiles ne intravedeva solo i capelli neri, tutti arruffati, e una manina che sembrava tenesse in bocca.
-E lui chi è? - domandò ad alta voce, avanzando di un passo nella sua direzione.
-Derek. - rispose con assoluta semplicità Peter, guadagnandosi delle occhiatacce dagli altri.
Stiles si voltò verso di lui tanto velocemente da farsi male il collo, la bocca spalancata in un'espressione incredula.
-Che cosa?! -
-Stiles... - cominciò Cora, in tono ragionevole, ma dei piccoli suoni provenienti dal divano la zittirono.
In estremo silenzio, tutti osservarono il bambino che si stava lentamente svegliando.
Stiles guardò a bocca aperta il bimbo mettersi lentamente seduto, facendo cadere i cucini da cui era sommerso a terra. Lo vide stropicciarsi gli occhi con i piccoli pugni, sbadigliando in modo tenero.
Sembrava avere circa quattro anni.
Quando i suoi occhioni verdi, incredibilmente assonnati, incrociarono quelli increduli di Stiles, il ragazzo non ebbe più dubbi che quel bambino fosse Derek.
Questo tuttavia non rendeva la situazione meno assurda.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DON'T YOU WORRY CHILD

 

 

-E dai, ammettetelo. E' esilarante. -

-Peter, piantala! - sbottò Cora, senza staccare gli occhi dal divano di fronte a lei.

-Di tutte le cose assurde che ci sono successe... questa è la più assurda. - mormorò Scott, passandosi una mano tra i capelli.

-Beh, c'è quella volta in cui è tornato adolescente. Ora che ci penso queste cose succedono sempre a Derek! - esclamò Peter, inequivocabilmente allegro.

-Oppure quella volta in cui eri morto e sei resuscitato. Sarebbe bello riprovarlo. Intendo la parte della morte. - suggerì Lydia con un sorriso ferino.

Peter ricambiò con un sorriso spudorato.

-Tutto merito tuo, banshee. -

-Ehi, eccomi qui! Qual era quest'urgenza?! -

Lydia, Scott, Cora e Peter si voltarono di scatto, verso il nuovo arrivato, che stava sulla soglia del loft. Stiles li guardò con un sorriso raggiante, facendo roteare le chiavi della sua amata jeep su un dito.

-Beh? Il lupo vi ha mangiato la lingua? - domandò, ridacchiando della sua stessa battuta. Poi tornò serio – Ora che ci penso... Dov'è il grosso lupo cattivo? E' da un po' che non lo vedo. -

Lydia sospirò, dopo essersi scambiata un rapido sguardo con Cora.

-Vedi, Stiles, è per questo che ti abbiamo chiamato. Derek... chiede di te. -

L'espressione di Stiles si fece allarmata.

-Okay. Che ho fatto? Perché qualunque cosa abbia fatto, non è stata colpa mia.-

Peter sollevò gli occhi al cielo in simultanea con Cora, cosa che Stiles trovò inquietantemente Hale.

-Forse non ci crederai, ma per una volta mio nipote non vuole ucciderti. Anche perché... - soffocò una risata – Ora come ora non credo ne sarebbe in grado.-

Stiles alternò lo guardo su ognuno di loro, sempre più perplesso e confuso.

Alla fine Lydia sospirò, esasperata.

-Okay. Tanto non ci crederà finché non vedrà. - decretò, poi fece segno agli altri di spostarsi da davanti al divano.

Stiles spalancò la bocca quando si rese conto che, rannicchiato sotto alcuni cuscini, c'era un bambino, apparentemente addormentato.

Stiles ne intravedeva solo i capelli neri, tutti arruffati, e una manina che sembrava tenesse in bocca.

-E lui chi è? - domandò ad alta voce, avanzando di un passo nella sua direzione.

-Derek. - rispose con assoluta semplicità Peter, guadagnandosi delle occhiatacce dagli altri.

Stiles si voltò verso di lui tanto velocemente da farsi male il collo, la bocca spalancata in un'espressione incredula.

-Che cosa?! -

-Stiles... - cominciò Cora, in tono ragionevole, ma dei piccoli suoni provenienti dal divano la zittirono.

In estremo silenzio, tutti osservarono il bambino che si stava lentamente svegliando.

Stiles guardò a bocca aperta il bimbo mettersi lentamente seduto, facendo cadere i cucini da cui era sommerso a terra. Lo vide stropicciarsi gli occhi con i piccoli pugni, sbadigliando in modo tenero.

Sembrava avere circa quattro anni.

Quando i suoi occhioni verdi, incredibilmente assonnati, incrociarono quelli increduli di Stiles, il ragazzo non ebbe più dubbi che quel bambino fosse Derek.

Questo tuttavia non rendeva la situazione meno assurda.

I suoi occhi erano spaventati, ma non appena mise a fuoco Stiles, si riempirono di sollievo.

-Stiles! - pigolò, scapicollandosi giù dal divano per correre verso il ragazzo.

Stiles rimase immobile, gli occhi spalancati, mentre il bambino, Derek, gli abbracciava con forza le gambe, rannicchiandoglisi contro come se fosse l'unico di cui non avesse paura.

Lentamente e quasi meccanicamente, Stiles posò una mano sulla testolina di Derek, accarezzandogli i capelli.

Guardò gli altri, uno per uno.

-Okay. Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo? E perché sembra così terrorizzato? -

Lydia si scambiò uno sguardo con gli altri, poi sospirò.

-E' meglio se ti siedi. E' una storia abbastanza lunga. -

 

 

 

Mentre Lydia raccontava di streghe vendicative ed incantesimi a tempo indeterminato, Stiles rimase per tutto il tempo seduto sul divano, Derek accoccolato in braccio. Il bambino teneva le manine aggrappate alla felpa sgualcita di Stiles, il volto nascosto contro il petto magro del ragazzo.

Stiles teneva una mano sulla sua piccola schiena, in maniera rassicurante, l'altra gli accarezzava con delicatezza i capelli.

Non c'era stato verso di impedire a Derek di stargli addosso, sembrava terrorizzato dalla sola idea di stare lontano da Stiles.

-Ma perché ha così paura? Che gli avete fatto? - insistette Stiles alla fine della confusionaria storia di Lydia, stringendosi protettivo il bimbo addosso e guardando male gli amici da sopra la testa di Derek.

Cora sbuffò, incrociando le braccia al petto.

-Non gli abbiamo fatto niente! Quando si è trasformato e abbiamo provato ad avvicinarci, ha mostrato gli occhi rossi e si è messo a ringhiare! Ha morso Scott! - esclamò con enfasi, indicando il giovane alpha che fece una smorfia come a dire “si, non è stato esattamente piacevole”.

Stiles soffocò una risata, abbassando lo sguardo verso il bambino, i cui occhietti verdi facevano appena capolino dalla felpa di Stiles.

-Non si mordono le persone, Der. -lo riprese blandamente, agitandogli un dito davanti.

Derek vi impresse un bacetto guardandolo negli occhi con espressione innocente come a dire “vedi? Sono bravo io”.

Stiles scoppiò a ridere, mentre Peter alzò gli occhi al cielo con aria disgustata.

-Questo è esattamente il motivo per cui ti abbiamo fatto chiamare. Sono riuscito a malapena a prenderlo in braccio e a portarlo qui, al sicuro. Continuava a dimenarsi e a graffiarmi, ripetendo incessantemente il tuo nome. -

Stiles spalancò gli occhi per un attimo, stupito, poi scosse la testa, dando in un verso di disapprovazione.

-Vedete cosa succede quando decidete di fare una missione senza di me? -

Lydia alzò gli occhi al cielo.

-Hai ragione, che persone orribili che siamo se il giorno del compleanno di tuo padre abbiamo cercato di regalarti una giornata da persona normale invece di coinvolgerti in eventi soprannaturali con ritorni all'infanzia. -

-Ecco parliamo di questo – esclamò Stiles, abbassando brevemente lo sguardo su Derek, che si era messo a giocherellare con i lacci del cappuccio della felpa – Cosa gli è successo esattamente? E' regredito solo fisicamente o anche mentalmente? -

Cora sbuffò nuovamente. Era bello vedere che cercava di non far sentire la mancanza di Derek.

-Mio fratello è sulle tue ginocchia e sta giocando con la tua felpa. Secondo te mentalmente ha ancora trentun anni? -

-Woah, Derek ha trentun anni?! - esclamò Stiles esterrefatto, beccandosi sguardi esasperati dagli altri quattro. Derek, sentendosi chiamato in causa, smise il suo ingegnoso lavoro e fissò con curiosità Stiles.

-In realtà non capiamo in che misura sia tornato bambino e in quale sia rimasto adulto. Ovviamente i suoi atteggiamenti sono in tutto e per tutto quelli di un bambino di quattro anni, ma si ricorda di noi, del branco, ed è rimasto un alpha. - spiegò Lydia, mentre Stiles era sempre più sbalordito.

Guardò Derek, che ricambiava con uno sguardo incredibilmente serio.

-Sei un baby alpha? -

Per tutta risposta Derek illuminò brevemente i suoi occhietti di rosso e Stiles rise istericamente, ammaliato e scioccato insieme.

Non poteva ancora credere che Derek, il loro Derek, il loro alpha e leader, fosse tornato un innocuo bambino di quattro anni.

Stiles notò dei graffi più o meno superficiali sulle braccia di Lydia, dalle dimensioni dei quali si sarebbero detti inflitti da un piccolo animale.

Ripensò alle parole di Cora, sul fatto che Derek non facesse avvicinare nessuno.

Beh, forse non così tanto innocuo.

Guardò uno ad uno i suoi amici, più Peter, ancora profondamente incredulo.

-Perché vuole me? Solo me? -

La domanda era legittima, visto che Stiles non avrebbe mai creduto di essere la prima persona che Derek avrebbe voluto nel caso fosse regredito all'età di quattro anni.

Scott scosse la testa, con aria dispiaciuta.

-Non lo sappiamo, amico. Ma sei l'unica persona a cui ha permesso di avvicinarsi. Non si è fatto toccare nemmeno da Cora. - disse, mentre la ragazza stringeva le labbra, gli occhi fissi sul fratello.

Stiles, scioccato, guardò di nuovo Derek, che gli sorrise, un grosso sorriso sdentato.

Mio Dio. Allora anche Derek sorrideva, da bambino.

-Mio Stiles! - esclamò, accucciandosi con il viso contro il collo di Stiles e inspirando con forza il suo odore, come un piccolo lupo.

Stiles non poté fare altro che aprirsi lentamente in un sorriso riluttante, mentre gli altri quattro si scambiavano discrete occhiate preoccupate.

 

 

 

 

 

-Ehi papà! -

John sospirò, senza nemmeno alzare lo sguardo dal fascicolo che stava esaminando.

Sapeva per esperienza che quel tono, usato da Stiles, significava che avesse combinato qualche danno. E davvero era stata una giornata pesante. Ergo, aveva tutta l'intenzione di evitare lo sguardo di Stiles il più a lungo possibile.

Ma poi sentì un pigolio, una voce di bambino che mugugnava “Stiles” e a quel punto non poté proprio più ignorare la faccenda.

Alzò gli occhi e per poco non si strozzò con la sua saliva.

Stiles era sulla soglia del suo ufficio con un bimbo di circa quattro anni in braccio.

E davvero, conosceva poche persone che riuscissero ad esprimersi così bene solo con le sopracciglia.

Persino all'età di quattro anni.

Lo sceriffo si passò una mano sul volto, il ritratto della disperazione.

-Dimmi che non è vero. Non un'altra volta. -

Il bambino, rilevando vagamente che lo sceriffo ce l'avesse con Stiles, gli lanciò un'occhiataccia e John gemette più forte, perché adesso non c'era più alcun dubbio che quello fosse Derek Hale.

Stiles gli rivolse un sorriso colpevole che era tutto un programma.

-Ehi papà. Derek è regredito all'età di quattro anni, non ho capito bene perché, storia lunga in cui c'entrava qualche strega, ma comunque – fece una pausa, mentre il bambino – Derek - gli si arrampicava meglio addosso e gli rivolgeva uno sguardo adorante – lo sceriffo era scioccato da tutto ciò.

-Possiamo mica tenerlo, eh? Solo finché non torna, ecco... sta fermo Derek, su fa il bravo bimbo... si dicevo, finché non torna normale? -

Lo sceriffo rimase in silenzio mentre osservava Derek saltellare tra le braccia di Stiles cercando disperatamente di raggiungere i suoi capelli e suo figlio che, sospirando arreso, si chinava per permettergli di affondare con un gridolino contento le mani tra le morbide ciocche castane, non per tirarglieli ma semplicemente per annusarglieli e strofinarci contro il piccolo viso, come se si volesse impregnare dell'odore di Stiles.

Lo sceriffo sollevò le mani, sconfitto.

-Ti occuperai tu di lui, sia chiaro. -

Stiles gli lanciò una mezza occhiataccia, piegato com'era per permettere a Derek di giocare con i suoi capelli.

-Certo che mi occuperò io di lui! -

Si raddrizzò e stroncò sul nascere le proteste di Derek dandogli un rumoroso bacio sulla fronte.

Sorprendentemente, aveva scoperto che al Derek bambino di quattro anni, i baci e il contatto fisico in generale piacevano da morire.

Si, lo stesso Derek hai una mano sulla mia giacca perché hai una mano sulla mia giacca togli quella mano dalla mia giacca o ti uccido, in realtà era un feticista dei baci.

E delle coccole.

In effetti, era piuttosto esilarante come situazione, se non fosse stato che Stiles aveva una fottuta paura di non riuscire a riportare indietro Derek, il suo Derek, quello adulto.

Non che baby Derek non gli piacesse, era adorabile, ma lui aveva bisogno del Derek che aveva conosciuto.

Voleva Derek Hale.

Quello con la barba, le sopracciglia più espressive del mondo e il senso dell'umorismo inesistente.

I suoi occhi nocciola si incontrarono con quelli seri e verdissimi del piccolo e per un attimo le sopracciglia del bambino di contrassero in un'espressione tipicamente Derek e Stiles non poté fare a meno di sorridere.

-Non preoccuparti piccolo – mormorò, dandogli un bacio sul naso e guadagnandosi un mugolio contento – Mi occuperò io di te. -

Lo sceriffo nel frattempo stava sbattendo, per nulla in modo drammatico, la testa contro la scrivania.

 

 

 

Si scoprì che Derek era un bimbo abbastanza obbediente, dopotutto.

Stiles ancora non ci poteva credere che stesse sul serio mangiando broccoli e polpettone senza fare capricci, tenendo da solo la forchetta in maniera impacciata e sbrodolandosi appena*.

Lo sceriffo lo fissava dall'altro capo del tavolo, scioccato.

-Mangia i broccoli. Non è un bambino normale. -

Stiles gli lanciò un'occhiataccia, mentre si sporgeva per poter pulire con il tovagliolo la bocca di Derek.

Non avevano un seggiolino o qualcosa del genere in casa, così Stiles aveva messo alcuni cuscini sulla sedia di Derek, in modo che il bambino potesse arrivare senza problemi al tavolo.

-Dovresti prendere esempio da lui, invece. - lo redarguì, finendo di pulirlo e lasciando infine un tenero bacio tra i capelli soffici di Derek.

Wow.

Non credeva che sarebbe mai vissuto abbastanza per lasciare un bacio tra i capelli di Derek, eppure...

Il bambino lo guardò, compiaciuto.

-Mio Stiles. - ribadì, toccandogli il viso con le piccole manine.

Lo sceriffo ridacchiò, lanciando uno sguardo morbido al bambino.

Poteva anche essere la situazione più strana in cui si fosse mai trovato – che poi non lo era, purtroppo – ma doveva ammettere che Derek Hale bambino fosse una delle cose più dolci che avesse mai visto.

-Tuo. - confermò Stiles, accarezzando una guancia del bambino con un sorriso strano. Sembrava triste. Era triste.

Perché lui, in realtà, non era affatto suo.

Derek si imbronciò subito.

-Stiles no triste. - disse perentorio, guardandolo un po' male e illuminando brevemente gli occhi di rosso.

Stiles scoppiò a ridere, sotto lo sguardo divertito e sorpreso dello sceriffo.

-Sei ancora così dittatoriale. Fantastico. - rise Stiles, dando un buffetto sul naso del bimbo, che lo arricciò.

-Sai c'è una cosa che non capisco – cominciò lo sceriffo, guardando Derek che aveva ripreso a mangiare sotto la vigilanza di Stiles – Perché è così attaccato a te? Insomma credevo che voi due non vi sopportaste, o una cosa del genere. - considerò, indicando entrambi con la propria forchetta.

Stiles evitò lo sguardo del padre, mentre puliva di nuovo con il tovagliolo un mugolante Derek.

-Non è che ci odiamo. Cioè non proprio – spiegò dopo un po', la voce lenta, gli occhi fissi sul piccolo Derek – Ci tolleriamo. E ci salviamo la vita a vicenda. -

-Oh, così è tutto più chiaro. - considerò lo sceriffo, ironico.

Stiles scrollò le spalle, mentre attendeva che Derek deglutisse l'ultimo boccone per passargli un grosso bicchiere d'acqua.

-Non so perché sia così attaccato a me. Insomma – aggrottò le sopracciglia – Si è lasciato toccare solo da me. E capisco che non impazzisca per Peter, ma non ha permesso nemmeno a Cora di avvicinarsi. -

Lo sceriffo si corrucciò, pensieroso.

-Azzardo un'ipotesi... Potrebbe c'entrare il fatto che Cora sia più piccola di Derek? -

Stiles lo guardò perplesso e lo sceriffo cercò di spiegarsi.

-Quando Derek aveva quattro anni, Cora ancora non era nata – si strinse nelle spalle – Forse non la riconosce come sua sorella. -

Stiles si morse un labbro, abbassando nuovamente gli occhi su Derek.

Questo aveva senso.

E insieme non ce l'aveva.

Perché era vero che Derek non riconoscesse Cora come sua sorella, ma al contempo mostrava di ricordarsi i nomi di tutti e Lydia aveva detto che si ricordava del branco.

E poi come era possibile che tra tutte le persone Stiles fosse l'unico di cui si fidava?

Fu strappato dai suoi pensieri da un grosso sbadiglio.

Guardò con tenerezza il baby Derek passarsi i piccoli pugni sugli occhi, stropicciandoseli.

-Qualcuno ha sonno? - domandò con dolcezza, accarezzandogli i capelli.

Il bimbo annuì pigramente, per poi arrampicarsi dalla sua sedia a quella di Stiles, per metterglisi in braccio. Stiles ridacchiò, vagamente sorpreso, accogliendo il corpo del bimbo, già caldo di sonno.

Derek strofinò la testa contro il suo collo, aspirando bisognoso il suo odore.

Stiles sorrise con infinita tenerezza, continuando ad accarezzargli la schiena e i capelli.

-Ora ti porto a letto... -

Si sentiva osservato.

Alzò di scatto la testa e vide che lo sceriffo lo guardava con un'espressione strana.

Stiles ricambiò, perplesso.

-Che c'è? -

Lo sceriffo sospirò, alzandosi per sparecchiare.

-Niente – passando accanto alla sedia di Stiles diede una leggera pacca sulla spalla del figlio – Cerca di ricordarti che se Dio vuole tornerà normale, mh? -

Derek aveva dormito nel suo letto e, per tutto il tempo che aveva vegliato sul bimbo, placidamente addormentato con una mano di Stiles stretta al petto come se fosse un peluche, il ragazzo aveva pensato alle parole del padre e a quanto lui volesse il Derek Hale adulto, quello con la barba, le sopracciglia più espressive del mondo e il senso dell'umorismo inesistente.

Lo voleva, ma non voleva nemmeno tornare ad avere con Derek un rapporto di indifferenza in cui però si salvavano la vita.

Voleva...

Voleva solo che il Derek adulto lo guardasse come lo guardava il baby Derek, come se fosse il suo fottuto eroe.

Era chiedere troppo?

 

 

 

-Non ne ho idea. -

Stiles era senza parole.

Era tipo la prima volta che Deaton diceva di non avere idea di come risolvere un problema.

-Sei inutile! - sbottò, mentre Derek gli si arrampicava addosso per giocare con i suoi capelli, come al solito. Stiles piegò appena le ginocchia, come al solito.

Deaton sbuffò, mentre Scott se ne stava un po' in disparte nello studio veterinario, le braccia incrociate al petto e lo sguardo insolitamente attento.

-Stiles, mi spiace, ma non ho idea di come far tornare Derek normale – guardò il bambino, pensieroso – E' un incantesimo strano. Non capisco in che quantità Derek abbia quattro anni e in quanta abbia... qualsiasi età abbia il nostro Derek. -

-A me sembra che si comporti in tutto e per tutto come un bambino. - considerò Scott, avvicinandosi un po'.

-Ma si ricorda di me – esclamò Stiles con enfasi, per poi aggiungere in un borbottio – Si ricorda di tutto il branco. -

Deaton lo fissò, meditabondo.

-In effetti è bizzarro che tra tutti Derek si fidi solo di te. -

Scott inarcò le sopracciglia.

-Derek non si fida di nessuno. E non sopporta Stiles. -

Derek sollevò il viso dal collo di Stiles solo per ringhiare contro l'altro alpha, le manine che andavano a stringersi forte sulle spalle del ragazzo.

-Derek! – lo riprese a bassa voce Stiles, ma era più divertito che indispettito – Non si fa. Non si ringhia. -

Derek lo fissò, imbronciato, e Stiles si sentì sciogliere. Gli baciò la fronte e Derek sorrise di nuovo.

Deaton ridacchiò leggermente, fissando sorpreso il piccolo alpha.

-Sembra molto protettivo. -

-E geloso – bofonchiò Scott, guardando male Derek che ricambiò con un piccolo ringhio muto, mostrandogli solo i denti per non farsi sgridare da Stiles – Non fa avvicinare nessuno del branco a Stiles! L'altro giorno stava per staccare una mano a Lydia per avergli toccato una spalla! -

-Non l'ha fatto apposta! - lo difese immediatamente Stiles, cullando appena il bimbo tra le sue braccia che nascose di nuovo la testa contro il suo collo, mugolando come a dire “mi trattano tutti male. Solo tu mi capisci”.

E okay, Derek Hale era un fottuto e subdolo e tenero manipolatore anche all'età di quattro anni.

-E' piccolo! Non riesce a controllarsi. -

Lo sguardo di Deaton si fece preoccupato.

-Speriamo che invece ci riesca. Tra tre giorni c'è la luna piena. Non possiamo rischiare che faccia del male a se stesso o agli altri perché non sa come controllarsi.-

Stiles sbarrò gli occhi, d'un tratto in ansia. Cazzo. La luna piena. Non ci aveva pensato.

-Forse dovrebbe stare con me o con qualche altro lupo quella sera. - propose Scott, in tono leggero.

Questa volta non solo Stiles non disse niente quando Derek si risollevò per ringhiargli contro, ma ringhiò anche lui contro Scott.

Cioè, per quanto un umano riuscisse ad emulare un ringhio.

-Lui resta con me. - mise in chiaro, stringendosi il corpo del bambino addosso.

Derek per tutta risposta strinse le sue piccole braccia al collo di Stiles, come se fosse spaventato all'idea che avrebbero potuto separarli.

Deaton e Scott si scambiarono uno sguardo, ma non dissero niente.

 

 

 

Stiles non dovette preoccuparsi di come fare con baby Derek durante la luna piena.

Era il giorno prima della luna piena e Derek stava preparando come ogni sera la vasca per fare il bagnetto a Derek e si, a Derek Hale piaceva un sacco fare il bagnetto con tante bolle e Stiles che fingeva che il flacone dello shampoo fosse un mostro marino pronto a divorarlo.

Certo, una volta Derek l'aveva presa troppo seriamente e aveva tentato di aggredire il sapone, ma questo era un altro discorso.

Comunque, stava preparando la vasca a Derek, con la porta del bagno aperta perché aveva lasciato il bimbo sul suo letto e voleva controllare che non gli succedesse niente.

Mentre immergeva un dito nell'acqua per assicurarsi che non fosse troppo calda continuava a chiacchierare con Derek, godendosi le rispose allegre del bambino, che erano un misto tra un continuo ridacchiare e una cantilena di “mio Stiles”.

Stiles cominciò andare in ansia dopo tre secondi che non sentiva più Derek ridacchiare.

Si precipitò nella sua stanza, la camicia tirata su e le braccia ancora bagnate di acqua e schiuma.

-Derek?! - chiamò con apprensione, vedendo con terrore che il bambino non era più sul letto.

La finestra era aperta e per un folle attimo pensò che, oh mio dio, Derek si fosse buttato giù dal letto, avesse sgambettato fino alla finestra si fosse arrampicato e poi fosse accidentalmente caduto e che adesso fosse spiaccicato al suolo, mezzo morto, coperto di sangue e...

Prima che gli venisse un attacco di panico, si avvicinò alla finestra e, facendosi coraggio, guardò di sotto.

Derek Hale, il suo Derek Hale, quello adulto, quello con la barba, le sopracciglia più espressive del mondo e il senso dell'umorismo inesistente, con indosso una maglietta e dei pantaloni della tuta che Stiles riconobbe come i suoi – e che gli stavano ridicolmente stretti tra l'altro – stava fuggendo il più velocemente possibile dal suo giardino.

Stiles si lasciò andare in una risata isterica, lasciandosi cadere sul pavimento e passandosi le mani bagnate sulla faccia.

Derek Hale era tornato.

E ovviamente non aveva più bisogno di lui.

 

 

 

Stiles non rivide Derek Hale per i successivi cinque giorni.

In realtà non vide proprio nessuno, visto che scelse in modo maturo di murarsi vivo nella propria camera.

E' che era così imbarazzante.

Aveva passato giorni ad accudire Derek come se fosse stato suo figlio e probabilmente il lupo, una volta tornato normale, ne era stato disgustato, sicuramente era pure incazzato.

Oddio, forse lo avrebbe ucciso.

Derek poteva ucciderlo per avergli fatto il bagnetto tutte le sere e averlo costretto a mettere il pigiamino super figo di Capitan America che aveva comprato con Peter?

Probabilmente si.

Fu strappato dai suoi per niente drammatici pensieri da un impaziente bussare al vetro della finestra.

Stiles trasalì quando riconobbe la faccia imbronciata di Derek Hale.

Un po' era sollevato perché, ehi, era quella la faccia di Derek.

Dall'altra era seriamente tentato di fingersi morto.

Ma poi Derek lo guardò in quel modo alla se non apri questa fottuta finestra la spacco e poi uccido te in modo lento e doloroso e Stiles corse ad aprire la fottuta finestra.

-Ehi. - esalò stupidamente, mentre Derek entrava con eleganza nella sua stanza.

Derek lo guardò senza dire nulla e allungò un braccio verso di lui.

Solo in quel momento Stiles si rese conto che il lupo aveva in mano i suoi vestiti, lavati e piegati, che aveva usato per fuggire.

Stiles sbatté un paio di volte le palpebre, prima di prenderli, in estremo silenzio.

Derek si mise le mani nelle tasche dei jeans e, Dio, quando era un bambino di quattro anni era più loquace, anche se diceva solo “mio Stiles” .

-Sei... sei tornato adulto. -ruppe infine il silenzio Stiles, dicendo ovviamente una cosa stupida e ovvia, ma qualcuno doveva pur dire qualcosa.

Derek abbassò lo sguardo. Sembrava imbarazzato e, wow, Stiles provò l'istinto di abbracciarlo e coccolarlo come quando aveva quattro anni, ma si trattenne perché Derek non aveva più quattro anni e le sue zanne piantate nella giugulare dovevano fare male.

-Non è vero quello che ha detto Scott. Sul fatto che non ti sopporto. - disse infine l'alpha, dopo parecchi istanti di silenzio, sotto lo sguardo sorpreso di Stiles.

-Derek... -

-E non è vero che ti tollero e basta. E non è un caso che nel momento in cui ero più indifeso e vulnerabile io abbia scelto di fidarmi proprio di te. - continuò Derek ignorandolo, sempre senza guardarlo.

-Okay... - mormorò Stiles, ansioso, le mani che tormentavano i vestiti che gli aveva dato Derek.

Derek sollevò di scatto gli occhi in quelli di Stiles e il ragazzo sentì lo stomaco accartocciarsi miseramente. I vestiti caddero per terra, ma nessuno dei due ci fece troppo caso.

-Mi sono fidato di te perché sapevo che non mi avresti fatto del male. Sapevo che non mi avresti fatto male perché sei il mio compagno. So che sei il mio compagno perché credo di essere tipo innamorato di te. -

Derek lo disse con estrema tranquillità, con lo stesso tono con cui Stiles avrebbe potuto parlare di serie tv o patatine fritte.

Solo che, cazzo, Derek gli aveva appena detto di amarlo.

Era così costipato, persino nelle dichiarazioni d'amore e se ne stava lì, davanti a lui, a guardarlo confuso e perplesso, perché ovviamente non capiva come mai Stiles si stesse facendo venire un collasso emotivo solo perché, maledizione, gli aveva appena detto che era il suo compagno e che lo amava.

-Stiles? - domandò, incerto, e Stiles sollevò un dito tremante nella sua direzione.

-Credo... credo di aver bisogno di un attimo per metabolizzare le tue parole. -

Ma Derek Hale, oltre ad essere così costipato, era anche un tipo poco paziente.

Stiles si trovò spiaccicato contro il muro, il volto intrappolato tra le mani forti di Derek e le sue labbra schiacciate contro quelle dell'altro.

Decisamente, preferiva il Derek adulto al baby Derek.

Forse Derek non gli avrebbe più permesso di imboccarlo, di farlo giocare nella vasca o di fargli le smorfie per farlo ridere, ma preferiva comunque questo Derek.

Senza nessun dubbio.

Stiles, dopo diversi istanti di incredula immobilità, aveva cominciato a ricambiare il bacio e allungato le mani per accarezzare i capelli di Derek e, a giudicare da come la gola di Derek produsse un rombo soddisfatto tremendamente simile alle fusa, quella era un'abitudine acquisita durante il suo periodo da bambino di quattro anni che potevano mantenere.

Poi Derek si staccò leggermente da lui e Stiles pensò che avrebbe dato qualsiasi prezzo per potere vedere gli occhi verdi dell'altro così sereni ogni fottuto giorno.

Poi Derek sorrise, un sorriso piccolo e quasi timido e, cazzo, adesso sì che era sull'orlo del collasso emotivo.

-Mio Stiles. - gli sussurrò sulle labbra e, prima che Stiles potesse sciogliersi letteralmente tra le sue braccia, Derek lo sostenne e lo tirò verso di lui per un altro bacio.

Mio Derek.

Un giorno glielo avrebbe detto.

In fondo, pensò Stiles mentre intrecciava felicemente le dita tra i capelli di Derek, adesso ne aveva tutto il diritto.

     

     

 

 

    *questa è una tipica cosa di derekucciolo. Scusa Giuls, non potevo non metterla ( se non capite, leggete Take Your Time e iniziate a vivere).

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciao a tutti!

Questa piccola fic è per la bravissima e cucciolosa Nathara Bain <3

Ci ho messo un po', ma eccola qui <3

Spero che possa piacerti, anche se non mi convince molto ahaha

E' ambientata più o meno nella quarta, solo che Derek è ancora alpha.

E io dovrei studiare ma vabbe.

Abbasso il greco e viva baby Derek.

Sempre.

Un bacione grande e grazie a chiunque legga,

Fede <3

  
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