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Autore: Alucard97    19/06/2017    3 recensioni
Il Signore Oscuro Morgoth è tornato. Il mondo presto conoscerà la fine, niente potrà fermare la sua avanzata
Ma non tutto è perduto, un'alleanza tra Uomini e Maghi, forse potrà risolvere la situazione
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ancalagon, Melkor, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Una Svolta Inaspettata

 

Una grotta nera immersa nelle tenebre, stalattiti che perdevano gocce di acque incorniciavano il soffitto. Due entità camminavano di pari passo: Un uomo alto... se così poteva essere chiamato. La sua figura non era umana, egli era più alto di qualunque altro essere umano e l'aura che lo rivestiva era più oscura del buio della notte. Il lugubre individuo era rivestito da una possente ed inquietante armatura forgiata nelle fucine di Mordor, composta da metallo di Mithril e giunture in pelle di Troll, che nascondeva il viso coperto da un grande elmo che culminava con quattro punte disposte a forma di corona; in modo da esaltare la sua figura possente e regale, poiché egli era un Re, ed i mortali avrebbero dovuto servirlo con timore. All'indice portava un anello d'oro intarsiato con scritte di fuoco, tipiche dell'alfabeto di Mordor. Nella lingua umana recitavano: "Un anello per domarli, un anello per ghermirli e nell'oscurità incatenarli"

L'Unico Anello nato dal fuoco rinvigorente del Monte Fato e temprato nelle oscure fucine di Barad-dûr, la torre oscura simbolo del potere tirannico esercitato dal signore di Mordor. Egli era un essere tanto potente quanto temuto, che da solo con la singola forza derivata dal suo anello, aveva sgominato un'intera legione di 13.000 soldati composti da Elfi e Uomini, sconfitto solo dalla Lama dell'Unico Re

Il nome del Signore Oscuro era Sauron, il discepolo di Morgoth da cui trasse i poteri oscuri.

 

Al suo fianco vi era una turpe e abnorme figura che andava oltre la logica mortale, un essere infernale che si reggeva su otto arti ciclopici, ricoperti di un disgustoso e putrescente pelo egli... ne aveva otto, che paravano ritrarre nelle fosche pupille le paure più celate dei viventi e la bocca, un antro marcio, pregni di un fetore tombale, forte della presenza di due tenaglie ricurve, affilate come rasoi, capace di sviscerare un troll di caverna come un uomo avrebbe schiacciato una mosca. Il suo veleno era capace di sterminare un'intera razza e la sua imponente figura era così raccapricciante che un singolo sguardo lanciato da quei profondi e infernali occhi avrebbe portato alla pazzia un essere umano in poco tempo.

Lo schiavo di Morgoth era, considerato un mostro dai mortali ed un Dio tra i ragni: l'aracnide primordiale Ungoliath, nato dalle più profonde cavità di Angbad e alimentato dalle più grandi paure dell'uomo.

 

Ed eccoli giunti davanti ad un pozzo profondo quanto l'Inferno stesso, più oscuro di qualunque Abisso. Dal profondo si ergeva un'enorme catena grande quanto un palazzo, di colore verde e arrugginita dal tempo, ma nonostante l'aspetto trascurato i suoi anelli non erano affatto da sottovalutare, la struttura era antica quanto il mondo e più resistente delle scaglie di drago. Intorno alla buca vi erano corde e sigilli arcaici creati dai Valar stessi, sigilli dalla forma contorta e rotonda incisi sugli anelli della catena ciclopica. Era evidente che la catena non era stata progettata per sollevare il contenuto che risiedeva nelle profondità... ma tenerlo prigioniero per l'eternità. Dalla profondità si poté udire un gemito gutturale, il quale diede vita ad un gelido vento che travolse le due entità che non poterono che rabbrividire al contatto. All'interno di esso, nella più gelida oscurità, vi era puro Male.

 

"Padrone..." parlò Sauron "Dacci un ordine. Come possiamo liberarvi?"

 

 

*********

 

La Scuola di Magia e Stregoneria di Hagwarts si ergeva ancora su quel promontorio verde, baciata dalla luce del sole che ne risaltava la fierezza e la maestosità. Un castello stile gotico, grandi arcate e vetrate che riflettevano la luce del sole mattutino permettendo così di illuminare gli interni della struttura, conferendole un'aula regale è magica. La struttura era costituita da fabbricati alti e svettanti contornati da torri e torrette, principalmente è diviso in due zone collegate tra di loro da sottili ponti. L'intera magione era protetta da una potente magia, che la teneva invisibile agi occhi dei babbani. Un luogo di studio dove i giovani dotati di magia potevano imparare ad affrontare il mondo magico che li aspettava. L'istituto era la principale scuola di magia del Regno Unito, infatti vi erano tante altre scuole sparse in tutto il mondo, ma essa era una delle più rinomate e prestigiose, grazie al fatto che era diretta dal,mago più potente mai esistito: Albus Silente.

 

Tre ragazzi giunsero davanti all'entrata che apriva all'ampio salone del castello, niente era cambiato dopo così tanto tempo. I tappeti sempre al loro esatto posto, le candele fluttuanti, i fantasmi che percorrevano le mura del castello salutando i giovani studenti, dal cui viso traspariva la voglia di imparare e studiare l'arte magia.

 

"Sei anni di lontananza, e tutto è come una volta" commentò un ragazzo dai corti capelli corvini, dagli occhi color verde acqua contornati da un paio di occhiali rotondi, vestito con un semplice abito sportivo di colore nero

 

".Probabilmente neanche Silente sarà cambiato, sempre uguale dall'alto dei suoi diecimila anni" disse scherzando il ragazzo di fianco a lui. Aveva i capelli rossi, vestito con un semplice maglione color arancione e pantaloni scuri, tipico dei Weasley

 

"Smettila Ron... Silente mica è così giovane" rispose ridendo la ragazza insieme a loro. Un'affascinante ragazza dai capelli castani e vestita anche lei sportiva

 

Insieme raggiunsero l'ufficio del loro vecchio insegnante. Il tempo non lo aveva affatto scalfito, sempre col suo aspetto da vecchio uomo saggio ma pericoloso e dal portamento nobile. Era alto, magro e molto vecchio, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura. Indossava abiti lunghi, un mantello color porpora che strusciava per terra e stivali dai tacchi alti con le fibbie. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva due occhi di un azzurro chiaro, luminosi e scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se fosse stato rotto almeno due volte.

 

"Ragazzi, siete cresciuti dall'ultima volta che vi ho visti. Sei anni sono passati, ma ad oggi mi sembra come se fossero trascorsi solo sei giorni"

 

"La ringraziamo professor Silente. Abbiamo ricevuto la sua lettera, cosa è successo di così grave da farci precipitare qui?" Chiese il ragazzo bruno 

 

"Harry, ragazzi, miei cari... io temo per le vite vostre, dei miei studenti... e di tutto il mondo"

 

"Che intende dire professore?" Chiese Harry Potter

 

"Ho percepito un grande male ergersi da lontano..."

 

"Sta parlando di Voldemort?" Lo interruppe Ron "Non è un problema. Harry ha la bacchetta di Sambuco, lo sconfiggeremo senza problemi"

 

"No Ron, è molto peggio di Voldemort, se i miei timori sono esatti" 

 

"Che intende dire?" Chiese Hermione

 

Silente si accomodò sulla sua sedia, si tolse gli occhiali massaggiandosi gli occhi con gli indici. Poi se li rimise e guardò i ragazzi con sguardo preoccupato

 

"Gellert Grindelwald" rispose

 

"Chi?" Chiese Harry dando prova della sua stupidità 

 

"Ma come Harry?!" Sbottarono i suoi amici

 

"Gellert Grindelwald è il secondo mago più potente mai esistito" spiegò Hermione

 

"Ovviamente il più forte è Albus Silente" fece il ragazzo 

 

"Lasciami finire. Gellert era talmente potente che era capace di controllare alla perfezione tutti gli elementi"

 

"Lo sconfissi solamente perché con uno stratagemma riuscii ad eludere il potere della bacchetta di sambuco" concluse il professore "Harry, se i miei timori sono fondati, abbiamo davanti un nemico ben più potente di Voldemort. Ti prego, nascondi la bacchetta di sambuco, portala da Ollivander; lui saprà come tenerla al sicuro"

 

"Va bene professore. Lo farò" rispose il ragazzo della profezia, facendo affidamento al buon senso per la prima volta nella sua vita

 

 

I tre viaggiarono fino a Diagon Alley, all'Emporio di bacchette di Ollivander. Il negozio si presentava come un normale edificio composto da due ampie vetrate che mettevano in mostra gli articoli esposti. Le più pregiate bacchette erano esposte a prezzi esorbitanti, ed erano anche potenti, ma non quanto i modelli nuovi esposti nella bottega di Gregorovitc, da sempre la più rinomata. E quindi qualcuno potrebbe chiedersi perché Silente non ha consigliato subito questo negozio... ebbene, Silente spiegò ai ragazzi che, benché l'Emporio di Gregorovitch fosse ben protetto, la bacchetta di Sambuco era stata rubata da Grindelwald in quella stessa bottega; di conseguenza non era saggio nasconderla in quel posto. La bottega di Ollivander sarebbe stato l'ultimo posto in cui avrebbe guardato

 

Entrarono e subito il commerciante li accolse, si presentava come un anziano uomo dai capelli bianchi e arruffati, con occhi color nocciola e profonde rughe che gli solcavano il viso. Era vestito con uno scuro abito di altri tempi, sinonimo della sua vecchiaia. Un uomo abile negli affari, infatti la sua impresa riusciva a tenere testa a quella di Gregorovitch, ed accoglieva sempre con calore, come conveniva ad un ottimo impresario. La sua frase slogan era <<È la bacchetta a scegliere il mago>>

 

"Buonasera miei cari Harry, Ron ed Hermione. È bello rivedervi dopo tanto tempo, cosa posso fare per voi? Problemi con le vostre bacchette? Nessun problema, vi aiuto io"

 

"Ollivander, ci serve che tu ci custodisca una bacchetta" disse Harry

 

"Custodire una bacchetta? Che richiesta insolita. Certo ricevo dei fornitori che mi vendono le bacchette, o clienti che mi portano una bacchetta rara per ottenere una scontistica sui miei prezzi,  ma mai nessuno mi ha chiesto di custodirne una. Esattamente... per quanto dovrei tenervela al sicuro?"

 

"Fino a quando Silente non ci dirà che possiamo riprenderla" rispose Potter

 

"Ah, dunque è una richiesta di Albus Silente in persona! Deve essere una cosa seria, e va bene dunque. Fatemi vedere il tesoro da custodire"

 

Ed ecco che Harry tirò fuori la mitica Bacchetta di Sambuco, l'arma più potente del mondo, costituita da un nucleo di Crine di Thestral e lunga 15 pollici. Secondo la leggenda, era uno dei tre doni della Morte che fu costruita dalla Morte stessa e donata al mago che la richiese. Chiunque possedesse questa bacchetta era invincibile, nessun mago poteva vincerla, e passava di eredità a chiunque riusciva a disarmare il possessore

 

Ollivander spalancò gli occhi alla sua vista, un misto di stupore e spavento gli pervase l'animo, tant'è che indietreggiò fino ad appoggiarsi al bancone del negozio.

 

"Quella è... la... la... bacchetta di sambuco? Impossibile non può... e invece sì è lei" riprese avvicinandosi al ragazzo per osservare meglio la bacchetta "Non ci son dubbi è lei, la riconoscerei tra tutti. No no no no no no, non posso farlo, non posso prendere in custodia una simile reliquia, anche se è Silente a chiederlo"

 

"Ma tu devi farlo" cercò di convincerlo Ron

 

"No! Portatela alla Gringott  se ci tenete tanto, è ben protetta e inaccessibile per chiunque. Io non mi farò carico di un simile fardello!"

 

In quel preciso momento sentirono una violenta esplosione che pervase tutta Diagon Alley. Le persone strillavano e scappavano, pervadendo l'aria di paura e fumo. Da qualunque cosa stessero fuggendo era sicuro che si trattasse di un essere terrificante per essere riuscito a penetrare dentro il borgo e causare un simile disastro. Il fuoco infuriava per le strade travolgendo anche dei civili, carbonizzandoli e riducendoli in cumulo di polvere e ossa. Ed ecco che dalle fiamme emerse l'immagine di un essere in armatura, armato di una pesante mazzata lucente, egli altri non era che Sauron l'Oscuro Signore, ma nessuno poteva saperlo, nemmeno i tre maghi che stavano osservando il tutto dal negozio di Ollivander che per la paura era scappato dalla porta sul retro.

 

Sauron camminava a passo sicuro e con portamento regale verso i tre maghi brandendo la sua pesante mazza da guerra forgiata nelle fucine di Mordor, ottenuta da una lega di Mithril e Acciaio. Harry, Ron ed Hermione rimasero impietriti davanti a quella figura così imponente e pericolosa, riuscivano a percepirne l'aura infernale che lo travolgeva come un'onda ripercuotendosi nell'aria come onde elettromagnetiche. Harry incrociò lo sguardo con l'individuo e tremò di paura, bastò uno sguardo, un singolo sguardo per poterne capire la potenza e la pericolosità; questo demonio era ben più potente di Voldemort stesso, la sua anima era nera come la notte e la sua potenza andavano ben oltre la sua comprensione. Il ragazzo si sentì mancare, il petto gli bruciava di un intenso fuoco, come se lo sguardo del nemico avesse penetrato la sua anima incendiando il suo coraggio e riempiendolo con la paura. Le gambe tremavano con un'intensità tale da sembrare che si staccassero da un momento all'altro; Harry non ce la faceva più, stava per svenire in presenza  di un simile nemico, ma venne trattenuto dai suoi due amici che lo afferrarono per le spalle, rimettendolo in piedi.

 

Sauron camminava ancora verso di loro, allungò la mano e disse con la sua profonda e mefistofelica voce: "Harry Potter... consegnami la bacchetta di sambuco"

 

"Chi è questo essere? Cosa vuole da te?" Gli chiese Ron tremando di infinita codardia 

 

"Io... non lo so chi sia, ma vuole la mia bacchetta..." ansimò, si mise una mano sul petto intimando al suo cuore di dargli il coraggio necessario per affrontare quel demonio "Ma non gli lascerò prendere la mia bacchetta!"

 

"Piccolo verme che strisci su questa terra, osi sfidare il Signore Oscuro?" Gli chiese Sauron fermandosi e ponendosi dinnanzi a lui

 

"Expelliarmus!" Gridò facendo fuoriuscire dalla sua bacchetta un raggio di colore blu che si schiantò contro l'imponente figura in armatura, non procurandogli il benché minimo danno

 

"Patetico..." allungò la mano guantata e subito una stretta intorno al collo del ragazzo si fece prorompente, mozzandogli il respiro. Il ragazzo si teneva il collo, i polmoni bruciavano come se fossero divorati da un grande incendio, la pelle mutò di colore pasando al viola, il sangue non confluiva più poiché drenato tutto nelle arterie del collo; il dolore era atroce ma non poteva gridare, non poteva lamentarsi, era come sentire sulla sua giugulare la mano fredda della morte. Poteva finire tutto lì, ma Sauron decise di divertirsi con la sua vittima ancora un po'. Voleva che quel moccioso impudente capisse con chi avesse a che fare, voleva che scoprisse cos'era l'Inferno, la sofferenza e l'eterno dolore, ed una volta imparato ciò avrebbe avuto il suo permesso di morire.

 

"EXPULSO!" Gridò Hermione scagliando una potente scarica elettrica da ventimila Volt contro il Signore Oscuro, ma fu tutto inutile poiché bloccato nel palmo della sua mano.

 

"Debole e patetica ragazzina" disse lui facendola schiantare contro il muro della bottega con un semplice gesto della mano. La ragazza sentì le vertebre della schiena scricchiolare al contatto con il duro cemento, e cadde come corpo morto. Fu soccorsa da Ron, per fortuna la ragazza era viva, svenuta ma viva. Il Weasley aveva troppa paura per fronteggiare il nemico, non aveva il coraggio di difendere il suo migliore amico.

 

Harry si rialzò dolorante, barcollò un po' e dopo gridò "REDUCTO" generando un'esplosione sul nemico, che non servi a niente. Era ancora in piedi, davanti a lui come se quell'incantesimo fosse stata una passeggiata di salute.

 

"Debole, troppo debole" disse Sauron e scagliò  il ragazzo, con un gesto della mano, contro la vetrata del negozio rompendone il vetro. Harry sentì il respiro spezzarsi in gola, cocci di vetro erano incastrati nella sua schiena facendogli perdere sangue. Non fece in tempo a rialzarsi che il Signore Oscuro gli schiacciò il petto con il suo piede, le ossa della cassa toracica scricchiolavano ed il ragazzo lanciò un lungo urlo di dolore. Le ossa si stavano spezzando, i polmoni venivano schiacciati, dentro di lui gli organi iniziavano a perdere sangue causandogli emorragie interne. Harry cercò la bacchetta con la mano destra, ma Sauron la schiacciò sotto il suo piede libero. Il ragazzo della profezia gridò di dolore non appena le ossa della mano si ruppero con un sonoro e fragoroso CRACK.

Le ossa e le articolazioni della mano erano ridotte in polvere, l'arto era ridotto ad una  poltiglia di carne e le unghie erano saltate via a causa dell'impatto, facendo perdere molto sangue da esse.

Sauron lo prese per il collo, e lo scaraventò contro la parete. Harry tossiva sangue e cercò di rialzarsi, ma ecco che l'oscuro colpì. Menando un rapido colpo con la mazza, gli spezzò il braccio sinistro annientando le ossa, i legamenti si spezzarono, l'osso del gomito fuoriuscì dalla pelle ed Harry, ormai divenuta la vittima, non poteva che urlare in preda al dolore e alla paura.

 

Potter si trovava accasciato al suolo, era ormai troppo spaventato e dai suoi occhi sgorgavano lacrime chiedendo dove fosse Silente, dove fossero i suoi amici. Non importava, voleva che qualcuno lo salvasse, ma non c'era nessuno. Il suo unico amico era troppo vigliacco per poterlo difendere, e lui sarebbe morto così: con la consapevolezza di essere solo un insulso e miserabile scarto.

 

Sauron stava per vibrare il colpo di grazia, ma ecco che Ron Weasley si gettò su di lui saltandogli in groppa. Il rosso si era fatto coraggio,  per cercare di difendere il suo amico, ma era tutto inutile, Sauron lo afferrò per i capelli e lo buttò a terra, poi lo prese per il collo e glielo spezzò come un esile rametto di legno. Harry dovette osservare tutta la scena senza poter muovere un muscolo. Dolore, rabbia e disperazione per la morte dell'amico si facevano strada nel suo cuore come i rami di un albero. Voleva piangere ma il dolore glielo impediva, voleva gridare ma i polmoni sanguinanti glielo proibivano, voleva vendicare Ron ma il terrore che provava lo bloccava. Sauron si girò verso di lui, si chinò e prese la bacchetta.

 

"Ora che hai sofferto come un cane, hai il mio permesso di morire"

 

Harry voleva piangere, voleva implorare pietà, non voleva morire, ma era troppo debole per poter fare qualcosa ed ecco che la mazza di Sauron si schiantò sul suo cranio disintegrandoglielo. Le ossa del cranio si ruppero e pezzi di cervello fuoriuscirono dalla ferita insieme a fiotti di sangue, gli occhi scattarono fuori dalle orbite a causa del colpo subito ed i denti si ruppero cozzando violentamente uno contro l'altro. 

 

Sauron si voltò e si incamminò via, diretto verso la tomba del suo Signore, lasciando che la bottega andasse a fuoco e con lei i cadaveri degli stolti che osarono sfidarlo.

 

Qualche ora più tardi gli incendi furono domati, e dalle macerie della bottega di Ollivander venne rinvenuto il corpo ancora integro, ma ricoperto di fuliggine e ferite, di Hermione. I soccorsi le sentirono il petto, e si sorpresero di sapere che era ancora viva

 

"PRESTO! UN MEDICO! SERVE UN MEDICO!"

   
 
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