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Autore: Brownie Charles    20/06/2017    4 recensioni
Sette ragazzi si risvegliano in una stanza buia e claustrofobica, legati a delle poltrone.
Non sanno perché sono lì, né conoscono chi ha escogitato una simile follia.
Sanno solo una cosa...
"Mentre vagava con lo sguardo lungo la stanza, cercando si stabilirne sommariamente i confini, avvertì un rumore metallico provenire dalla fonte di luce, simile a quello emesso da un ascensore in movimento.
Si voltò di nuovo verso la bianca colonna, e fu allora che la vide, e non volle crederci…
Una ragazza era apparsa nella stanza, lo sguardo, malinconico e mestamente basso, era intento a osservare un piccolo palmare. I capelli rosso fuoco le cascavano lunghi fino alle spalle; delle sue codine e dello sgargiante fiore che usava portare non vi era alcuna traccia."
...sanno di essere Peccatori...
"« Maledetta…maledetta!…maledetta!! » gridò inferocita all'indirizzo del cadavere, sputacchiando saliva come un grosso cane idrofobo."
...senza alcuna possibiltà di Redenzione.
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Courtney, Geoff, Gwen, Noah, Scott | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Farewell guys

<< Ah, ah…avanti Chris, smettila di cercare di farci paura! >> rise Geoff: un risata per niente simile a quella tipicamente spensierata ed euforica del texano, che però ebbe l'effetto di far leggermente calmare gli altri.

<< Già Chris…hai provato a farci uno dei tuoi pessimi scherzi, ma ti sei bruciato subito…non sei più il sadico presentatore che ricordavo! >> affermò sarcastica Heather, avvalorando la tesi del biondo.
Tutti annuirono alle parole dell'asiatica eccetto Gwen: forse avevano ragione, ma allora perché Zoey era ridotta in quello stato? La rossa continuava a singhiozzare, non cercando neanche di mascherare il suo profondo disagio agli occhi di quei prigionieri che però non stavano minimamente badando a lei, lasciando che calde lacrime infelici solcassero indisturbate le sue rosee guance per ricadere, sorde, sul pavimento lastricato. Solo fisicamente assomigliava alla simpatica ragazza che la gotica aveva imparato ad apprezzare nell'ultima edizione del reality alla quale aveva preso parte, ma psicologicamente sembrava tutta un'altra persona, come se fosse stata brutalmente svuotata della sua ormai proverbiale fiducia in se', una fiducia che aveva maturato dopo aver affrontato e superato le dure e spietate prove che la vita aveva disseminato lungo la sua strada.

No, quella non era Zoey…non era la sua Zoey, osservò mestamente Gwen mentre iniziava ad avvertire un doloroso groppo al cuore.
Solo la Voce modificata, tornata ad echeggiare per la stanza, la distolse da quei cupi pensieri: << E in base a quali evidenze voi pensate che io sia Chris, di grazia? >> disse calma.
A quella domanda Courtney, fino a quel momento silenziosa, fu investita di un nuovo rabbioso furore, e tornò a minacciare il suo rapitore, promettendogli e giurando sulla sua stessa vita, tra un'offesa e un'ingiuria, la sedia elettrica dopo anni di tormentato carcere.
Anche gli altri si lasciarono sfuggire qualche mordace commento, convinti di aver svelato l'arcano.
La paura, la rabbia, il risentimento, l'asfissiante senso di sgomento misto allo sconcerto che tutti quanti avevano avvertito una volta risvegliatisi dal loro sonno…tutte queste sensazioni che fino a qualche secondo prima avevano albergato nella testa dei ragazzi adesso li stavano abbandonando, lasciando il loro posto alla sicurezza che solo l'orgoglio verso le proprie capacità mentali può suscitare: avevano smascherato Chris, ora sapevano cosa aspettarsi…il peggio era passato.
Pure Gwen, per qualche breve istante, provò la stessa emozione degli altri; sicura, per una volta nella vita, che Heather avesse ragione, e che dietro quell'incubo si nascondesse soltanto un altro degli stupidi trabocchetti di Chris, escogitati per ottenere gratuitamente concorrenti per i suoi mortali reality…probabilmente da un momento all'altro sarebbe apparso Chef o un assistente con in mano una pila di scartoffie da firmare…ma quando, quasi per errore, tornò a posizionare il suo sguardo su Zoey, accusò una nuova fitta al petto: l'insopportabile visione della giovane ora accasciata a terra e riversa in una pozza di lacrime fece dileguare il poco ottimismo che stava sperimentando: qualcosa le diceva che quello non sarebbe stato un altro banale reality.
<< Ma insomma…volete stare zitti, per la miseria? >> sbottò la Voce, spazientita dall'irritante brusio prodotto da quei petulanti ragazzacci << Non sono Chris McLean! E anche se lo fossi, per voi non cambierebbe assolutamente nulla! >> concluse riacquistando l'iniziale, inquietante, calma.
Tutti i presenti interruppero all'istante le loro lamentele e i loro commenti, rivolgendo lo sguardo verso il soffitto e aguzzando bene le orecche: sentivano che l'intervento della Voce non era ancora concluso e ignorando completamente, nel frattempo, l'insignificante fanciulla i cui gemiti non accennavano a calmarsi.
<< Mi meraviglio di voi… >> commentò la Voce monocorde << Non che vi considerassi dei geni, ma un po' più svegli sì…com'è che nessuno si è ancora chiesto perché siete chiusi qui dentro, legati a delle poltrone, senza alcuna possibilità di fuga? >> li schernì; tutti tranne Gwen provarono una profonda vergogna: effettivamente l'accusa era vera, non si erano più chiesti perché fossero lì e cosa li aspettasse, troppo presi com'erano a screditare Chris e a bullarsi di lui e del suo sciocco piano.
<< Stolti, oltre che peccatori. >>
<< Ancora? La vuoi piantare di additarci così? >> stavolta fu Noah a parlare: sin dal principio quella situazione gli era parsa incredibilmente fuori da ogni logica, e ora voleva vederci chiaro.
<< E perché mai dovrei? Forse non lo siete? >> lo incalzò la Voce, più tranquilla che mai.
<< Forse saremo anche peccatori, ma certo non peggiori di altri…sicuramente non peggiori di te. >> disse Alejandro.
<< Davvero? >> commentò ironica la Voce << Eppure io non sono invidioso di nessuno, caro il mio Alejandro. >>
A quella affermazione il caliente sangue latino dell'ispanico si ghiacciò: come poteva essere che lui, Alejandro Burromuerto, fosse accusato di un peccato tanto vile come l'invidia?
<< Non ci arrivi da solo? >> domandò quasi stupefatta la Voce << Non è forse Invidia quella che provi nei confronti di tuoi fratello Josè? >>
<< Ma in All Stars l'ho battuto…ho battuto mio fratello! >> protestò Alejandro dopo aver degluttito a fatica: stava mentendo, lo sapeva bene, e soprattutto temeva che quella farsa non avrebbe ingannato la Voce.
<< L'hai battuto una volta, vero, ma una vittoria isolata non può riparare anni di soprusi e sconfitte! Quando vincesti quel duello non provasti gioia o orgoglio, no: fosti solo felice per la figuraccia inflitta a tuo fratello in mondo visione…ma ciò non ti ha reso migliore di lui, e lo sai bene: egli continua ad umiliarti, giorno dopo giorno; in ogni cosa che fai lui ti sovrasta, troneggia su di te come il Monte Everest sul resto del mondo, e tu non puoi fare assolutamente niente per sovvertire l'ordine naturale delle cose, e per questo ti disperi, avverti un'inferiorità avvilente e lancinante, e questo ti ha portato a cercare soddisfazioni in altri ambiti…ma pure lì hai fallito miseramente, in un frangente sei passato dall'essere considerato un vincente al venir rinchiuso e dimenticato per un anno intero dentro un malandato e squallido robot. >>
Alejandro non riuscì a formulare la minima replica: si limitò a balbettare, in uno stato confusionale indotto dalla brutale verità rivelata così, senza peli sulla lingua, e per di più di fronte alla persona a cui teneva di più, la sola che veramente amasse: Heather.
Fu proprio quest'ultima la sola ad intervenire in sua difesa: << Non ti sembra di esagerare? Certamente Alejandro avrà i suoi difetti, ma non è come lo descrivi! >>
<< Ah, no? E dimmi, Heather: non è stata forse l'invidia a spingere Alejandro verso l'ossessiva ricerca della rivincita? Non è forse stata l'invidia che ha provato per la tua vittoria a fargli cercare di ottenere, con ogni mezzo a disposizione, un'effimera vendetta? >>
Anche Heather dovette azzittirsi, perché sapeva che quel che stava farneticando quel tizio era in verità la pura realtà: Alejandro aveva invidiato la sua vittoria, a tal punto da escogitare il più meschino dei trucchi per eliminarla durante All Stars.
<< D'altro canto… >> proseguì la voce << Tu non puoi certo definirti migliore di lui: l'Avarizia è una gran brutta colpa, e chi si macchia di un orrore tanto riprovevole difficilmente riesce a liberarsene. >>
L'asiatica provò una timida reazione, spiazzata come il suo ragazzo dalla dura verità che stava uscendo dagli implacabili altoparlanti invisibili ai suoi occhi, ma fu subito interrotta: << Che brutta cosa, idolatrare il vile denaro al di sopra di tutto il resto: per la tua bramosità non hai mai esitato a sfruttare innocenti ed ingenui, non curandoti dei loro sentimenti, non preoccupandoti dei guai in cui si cacciavano a causa tua; per la tua bramosità, hai pure tradito l'amore, e ben due volte; hai preferito sacrificare un sentimento tanto nobile sull'altare dell'effimera ricchezza materiale, e perciò sarai punita. >>
Se avesse potuto svanire all'istante, Heather non avrebbe indugiato: la vergogna che provava in quel frangente era immensa, talmente immensa da farle desiderare di non essere mai nata, di essere caduta lei in quel vulcano, per non riemergerne più.
Tutti la fissarono stupiti, Alejandro compreso, e Gwen, fino ad allora contentrata ad udire la Voce e al contempo ad osservare la figura sempre più sconvolta di Zoey, si lasciò sfuggire un leggero sbuffo soddisfatto: non era bello ciò che le stava capitando, ma per Heather proprio non riusciva ad avvertire un minimo d'empatia.
<< Oh, ci divertiamo…non è così, Gwen? >> per sua sfortuna la Voce non si era lasciata sfuggire quel minimo cambiamento d'umore da parte della gotica, la quale provò a ricomporsi, senza successo: << Sai? Se c'è una cosa che mi schifa, quella è la Lussuria! Un bisogno insaziabile di carne, di passione, che ti spinge alla continua ricerca di nuove avventure, di nuove prede, senza preoccuparti di quel che provano, perché l'importante è soddisfare il proprio appetito sessuale, e nient'altro. Devo forse ricordarti di come hai scaricato Trent, senza provare ad aiutarlo, a capirlo? O di come hai tradito la fiducia che Courtney aveva riposto in te alla prima occasione utile, senza provare a mettere il benché minimo freno alla tua insaziabile necessità di prendere possesso del corpo di Duncan? Oppure di come hai mollato quel punk da strapazzo, senza fornirgli alcuna spiegazione e motivazione, come fosse una pratica noiosa ma urgente da sbrigare? Ti ricordi di tutto questo, Gwen? >>
A udire quella parole Gwen rimase paralizzata: né il corpo né la bocca si volevano decidere a tornare sotto il suo controllo, abbandonandola in uno straziante urlo vacuo; solo gli occhi sembravano ancora ubbedirle, roteando freneticamente, posandosi ora su uno, ora su un altro sguardo accusatorio. Cercò Zoey, bisognosa dell'affetto che la rossa era riuscita, in ben altre circostanze, a infonderle, ma tutto ciò che vide fu una figura rannicchiata su se stessa, incapace di reagire, di combattere, come avrebbe fatto la vecchia Zoey. Era sola, e ora temeva che lo sarebbe stata per sempre.
<< Maledetta… >> sibilò velenosa Courtney: la sua crescente rabbia per quella Voce ora si era riversata tutta sulla sua ex-amica: il ricordo delle notti insonne passate a piangere i giorni felice col suo ex, la frustazione per essere stata tradita e messa da parte, l'afflizione per essersi lasciata sfruttare, tutto ciò ora concorreva ad accrescere una furia funeste che da lì a poco sarebbe divampata. Digrinò i denti, strinse le unghie nei braccioli della poltrona fino a sentire il dolore scorrere nelle sue affusolate dita, sembrava sul punto di esplodere, quando la Voce la interpellò.
<< Arrabbiati, Courtney, arrabbiati…in fin dei conti, cos'altro sai fare? Credevi di essere in gamba, di poter affrontare serenamente ogni problema che la vita ti avrebbe messo di fronte, ma se si è pervasi dall'Ira come lo sei tu, prima o poi questa verrà a galla. Per anni ti sei camuffata, imponendoti una linea di condotta così distante dal tuo vero Io…ma infine non ti sei più potuta trattenere: niente andava come tu volevi, come tu desideravi, ogni tuo piano falliva pateticamente, come pateticamente sei sempre stata eliminata. E così la tua ira è cresciuta, e con essa la tua sempre crescente sete di vendetta, che spacciavi per giustizia, ma che in realtà altro non faceva che condurti verso l'abisso. >> la incitò la Voce.
Il silenzio che ne seguì, interrotto sporadicamente solo da un fastidioso rumore di sottofondo che a tutti pareva indistinto e molto lontano, non fece altro che aumentare la pressione. Gli accusati non riuscivano più a distogliere lo sguardo da un punto invisibile sul terreno, moralmente distrutti da quelle prove tanto gravi quanto inopinabili.
Solo Noah e Geoff avevano ancora il controllo delle loro facoltà mentali, sebbene la paura li avesse quasi pietrificati. Si lanciarono un'occhiata d'intesa, pronti a subire il peggio…e così fu, per loro sventura.
<< Oh, spero che non pensiate che io mi sia dimenticato di voi, carissimi… >> riprese a parlare la Voce dopo qualche istante di pausa << Anche se in fondo di te ci si dimentica piuttosto facilmente, Noah. >>
L'indiano si preparò mentalmente a parare il colpo, ma non pareva troppo convinto: << Hai paura, Noah? Deve sembrarti strano provare un sentimento così forte, soprattutto quando sei l'incarnazione dell'Accidia…come puoi, dico, come puoi considerare la tua una vita degna? Anzi…come puoi considerare la tua una vita? Come puoi dormire la notte sapendo che stai scialacquando un bene così prezioso, che molti meritevoli hanno perso per colpe a loro estranee, senza curartenere in alcun modo? Come puoi farti dominare dalla noia, dalla costante inerzia che ti muove, come se fossi una stupida bandierola in balia del vento tempestoso? Come puoi non provare vergogna per la tua incapacità di applicarti per il bene tuo o di qualcun'altro? >> chiese la Voce incessantemente, senza quasi dare il tempo al ragazzo di respirare, talmente era veloce quella maledetta raffica di accuse tristemente reali e giuste: nulla pareva smuoverlo, neanche sentimenti potenti come l'amicizia e l'amore*.
<< Per quanto ti riguarda, Geoff… >> riprese il suo discorso la Voce << Davvero ti chiedi perché abbia scelto te e non Owen? Sul serio sei così idiota da pensare che una grave colpa come quella di cedere alle lusinghe della Gola risieda solo nel volgare cibo? L'ingordigia si misura anche in altri fattori. Devo forse ricordarti di come ti sei preso possesso del corpo di Bridgette, quasi fosse una tua esclusiva proprietà? Eri talmente desideroso di lei, di amarla, che ti sei dimenticato del resto, dei tuoi amici, dei tuoi parenti…ogni cosa che non fosse Bridgette per te era futile, eccetto…eccetto il successo televisivo. Non sei forse stato ingordo di ascolti televisivi per il tuo tornaconto, per la fama? Eri irriconoscibile, persino per la stessa Bridgette…ho osservato spesso il suo sguardo perso, deluso…e lì mi sono convinto che tu sei insaziabile, più di Owen, più di chiunque altro. >>
Geoff non proferì alcunché in sua difesa, assorto com'era nella contemplazione di quelle sincere parole che gli spezzavano il cuore: aveva deluso tutti, in particolar modo la sua amata Bridgette, e non se lo sarebbe mai perdonato.
Agli occhi di Gwen la stanza appariva come diversa rispetto a prima, come se una fitta coltre nebbiosa fosse scesa sopra di loro. Tutti gli apparivano distanti, gravemente sconcertati da quella dura presa di coscienza: erano peccatori, ora lo sapevano.
Ma mancava ancora una persona.
<< Ed eccoci a te, Scott. >> iniziò la Voce. Il rosso, fino a quel momento silenzioso e con lo sguardo perso nell'oscurità che lo circondava, alzò lo sguardo come in segno di sfida, ma tutto ciò che ottenne fu una sprezzante risata da parte del suo interlocutore: << Non guardarmi così, o credi di impressionarmi? Certo il tuo coraggio non mi stupisce…in fondo chi, se non la Superbia, è solito mirare il Cielo, cercando un modo per raggiungerlo, per imporsi su tutto e tutti? Come scordare i tuoi inganni, le tue falsità, i tuoi tranelli, e tutto solo per ostentare una superiorità a cui credevi solo te. Per sopraffare gli altri non hai avuto problemi a comportati come un sociopatico, infischiandoti addirittura dell'incolumità altrui pur di trionfare! E cosa hai guadagnato? Niente, neanche un biglietto di sola andata per l'Inferno. Pure i Ghiacci Eterni ti hanno respinto, lasciandoti qua a soffrire l'atroce dolore delle ferite e dell'indifferenza di chi ti circonda. >>
Quelle parole trafissero Scott come speroni di ghiaccio, lasciandolo inerme nel doloroso ricordo della morte quasi sfiorata, ma non per questo compatita: il ricordo delle risate dei suoi rivali alla vista di lui orribilmente sfigurato gli rendevano visita ogni notte solitaria.
Passò qualche minuto in cui nessuno riuscì a smuoversi, a sollevare nuovamente la testa. Erano distrutti, involucri vuoti, privi di qualunque volontà di reagire: tutto quello che volevano era essere dimenticati, cancellati dalla faccia della terra, per non dover più riaffiorare alla luce del sole.
<< Cos…cosa succederà ora? >> fu Heather a prendere la parola: la curiosità per la loro sorte in lei aveva prevalso.
<< Semplice… >> spiegò la Voce << Vi metterò alla prova. Siete peccatori, e voglio vedervi all'opera in ciò che vi riesce meglio, ovvero peccare. Ad ognuno di voi darò un compito da eseguire. Se avrete successo sarete salvi, potrete riprendere in mano le vostre vite, se lo desidererete, e farne ciò che più vi piacerà…ma se fallirete…metterò all'istante la parola fine alle vostre peccaminose esistenze. >>
Quell'ultima minaccia colpì il bersaglio, riuscendo a rianimare tutti i presenti, persino Noah.
<< Spero tu stia scherzando, folle! >> sputò Scott.
<< Giusto! >> lo affiancò la sua ex, Courtney << Non puoi ucciderci, specialmente all'istante! Come faresti? >>
<< Oh, ma è semplice. >> ribattè rilassata la Voce << Probabilmente non ve ne sarete neanche accorti, ma ognuno di voi ha addosso uno strozzatore su cui, per vostra informazione, ho fatto istallare una micro telecamera e una piccola quantità di esplosivo comunque sufficiente a farvi secchi all'istante. Io seguirò ogni vostro passo, monitorerò ogni vostra azione, e se non doveste rispettare le vostre consegne, mi basterà premere un tasto, un solo piccolo pulsante, e subito salterete in aria. >>
<< Non può essere! >> replicò Courtney, stupita quanto atterrita: ora che ci faceva caso, avvertiva quello sgradevole indumento appoggiato sul suo sinuoso collo, leggero al tatto ma perfettamente incastrato, a tal punto da non poter essere manualmente rimosso.
<< No? Bene, ti darò una dimostrazione…Zoey, alzati in piedi! >>
Quell'ordine impartito dalla Voce ricordò ai ragazzi della presenza della giovane, la quale, meccanicamente, si alzò in piedi e, asciugandosi una lacrima, smise di lamentarsi.
Adesso l'attenzione era tutta per lei, ogni occhio era puntato sulla sua figura, e Gwen era tra tutti la più basita.
La rossa sfoderò un flebile sorriso, il primo da quanto era apparsa dentro quella stanza.
<< Mi dispiace ragazzi, mi dispiace per tutto quanto… >>
Poi fu questione di un attimo: un click risuonò, un forte rumore riempì la stanza…


E Zoey non fu più.

*in questa storia le edizioni del reality sono ferme ad All Stars; Missione Cosmoridicola non è mai successa.

Angolo Autore
Ed eccoci qui col primo vero capitolo della mia storia, che spero possa piacervi!
Come vedete, ho svelato perché proprio loro sette sono stati condannati...
Cosa ve ne pare delle motivazioni? Vi sembrano corrette, o avete qualche riserva?
Personalmente so bene che Heather e Alejandro avrebbero potuto contendere a Scott
il ruolo di superbo, ma poi ho pensato che nessuno nel reality è stato avaro di successo
quanto Heather, e l'invidia di Alejandro per il fratello ci è chiara sin dalle primissime apparizioni.
Comunque, sono aperto a ogni vostro commento! ;)
Bene, con questo vi saluto, augurandovi buona lettura!
A presto. :)

 

 

   
 
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