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Autore: dreamlikeview    20/06/2017    4 recensioni
Quando Barry Allen frequentava il liceo, era troppo timido e insicuro, le cose non cambiano quando cresce, ma poi incontra di nuovo Caitlin Snow, la ragazza per cui aveva una cotta da adolescente. Cosa accadrebbe se si incontrassero dopo otto anni e lavorassero fianco a fianco?
[Snowbarry]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Desclaimer: I personaggi non mi appartengono (anche se vorrei avere un Barry Allen tutto mio... mi va bene anche in versione Evil o depresso... anche di terra 2 eh. Non buttiamo via niente qua) e non intendo offerendere nessuno (spero solo che non mi lanciate pomodori contro) e non ci guadagno niente (anche perché sarei miliardaria se avessi un euro per ogni ff che ho scritto).
Enjoy!


 

See the light.

FIRST TIME
Barry Allen non si era mai ritenuto un ragazzo come gli altri, nemmeno voleva esserlo, era sempre stato un ragazzo timido e imbranato, che se ne stava sulle sue. Del resto non aveva un fisico atletico come quello di Oliver Queen o Ronnie Raymond, non era neppure un giocatore come loro. Il suo fisico mingherlino non glielo permetteva di certo, e non era uno dei ragazzi più attraenti della scuola, non aveva muscoli, e di certo le sue caratteristiche fisiche erano tra le più comuni, infatti aveva degli stupidissimi occhi verdi e i capelli castani, che avevano visto giorni migliori. A scuola non era mai stato popolare, forse un po’ di notorietà l’aveva avuta solo dopo che il Prof Wells gli aveva dato una A+ in fisica e nessuno studente era riuscito mai a prendere un voto tanto alto in quella materia. Era intelligente, appassionato di scienza, fantascienza e videogiochi, aveva due amici, dai quali non si separava mai, Cisco Ramon e Felicity Smoak, che erano le uniche persone a non considerarlo strambo. Aveva una cotta pazzesca per Caitlin Snow, promettente studentessa di biologia, con la quale seguiva quasi tutte le lezioni – anche se lei non l’aveva mai notato – e apparentemente la sua vita era felice e spensierata. Soprattutto da quando Oliver Queen, il suo persecutore, si era preso una cotta, ricambiata, per Felicity e lui gli aveva combinato l’appuntamento. Da quel momento, era entrato nelle sue grazie e nessuno gli aveva più dato fastidio, per sua fortuna. Aveva così concluso il suo ultimo anno, e si sarebbe iscritto al college per approfondire gli studi di chimica e fisica, per poi entrare nella scientifica del dipartimento di polizia di Central City. Suo padre, Henry Allen, non ne era molto felice, aveva sempre sperato che lui seguisse le sue orme e si iscrivesse al college per studiare medicina, ma ovviamente, doveva essere il ragazzo a decidere del suo futuro.
Barry era certo che, dopo il liceo, le cose nella sua vita sarebbero molto cambiate. Cisco avrebbe studiato robotica al college – ne era ossessionato, spesso lo aveva trovato nel garage di casa sua a costruire modellini di pseudo robot, era certo che avrebbe avuto successo in quel campo – mentre Felicity avrebbe proseguito gli studi di informatica. Non avrebbero potuto essere più diversi, eppure, erano legati affettivamente così tanto che erano certi non si sarebbero mai separati. Anche se finire il liceo chiudeva un periodo della loro vita, e apriva la strada ad un nuovo futuro. Ne ebbero la certezza la sera del ballo. Barry si era ritrovato solo, senza accompagnatrice, e, mentre i suoi migliori amici si divertivano con i rispettivi compagni, lui se ne stava seduto in un angolo ad osservare ogni cosa.
Felicity ballava appoggiata ad Oliver, che si era rivelato davvero un fidanzato adorabile premuroso, non se lo sarebbe mai aspettato dal bulletto della scuola, mentre Cisco ballava con una certa Gipsy, che aveva conosciuto ad una convention su Doctor Who, c’era anche Iris West, la figlia di uno dei migliori amici di suo padre, che ballava con Eddie Thawne, il belloccio biondo e coraggioso; poteva vedere anche Kara Denvers e Mike Monel ballare insieme, insomma, tutti avevano qualcuno, tranne lui, che si limitava ad osservarli come un muto spettatore. E poi, il suo sguardo si posò su di lei. In fondo alla pista, poteva scorgere, in un bel vestito lungo, rosa pesca, con i capelli pieni di boccoli e semi-raccolti, Caitlin Snow che ballava con quell’idiota di Ronnie Raymond, il raccomandato, poiché parente del professor Stein. L’aveva vista la prima volta, al primo anno, nella classe di biologia del professor Stein, lui aveva fatto una domanda sulle cellule, e lei aveva alzato la mano, spiegando nel dettaglio da cosa fossero composte. Era così intelligente, e agli occhi di Barry sembrò immediatamente bellissima. Poi la vide, e, oh, ne restò folgorato. Aveva dei lunghi capelli scuri raccolti in una treccia, gli occhi nocciola, e sembrava uscita da un film della Disney. Ogni volta che poteva, di nascosto, la osservava. Quando era nervosa si mordeva il labbro inferiore, e quando era felice spalancava gli occhi così tanto, che sembravano splendere di luce propria. Era letteralmente cotto di lei.
Tante volte Cisco o Felicity avevano cercato di convincerlo a parlarle, ma lui non era mai riuscito ad avvicinarsi, perché non si reputava all’altezza di parlarle o respirare la sua stessa aria, semplicemente non era la persona giusta per lei, nemmeno come amico, troppo insicuro e fifone, con un’autostima che finiva letteralmente sottoterra, tant’era bassa, e di certo con un quoziente intellettivo minore del suo. Sospirò, forse al college le cose sarebbero cambiate per lui – chi voleva illudere? Non sarebbero mai cambiate, lui sarebbe rimasto sempre lo sfigato che osservava le situazioni e non ne faceva parte, come un fotografo, sempre presente, perché dietro la macchina fotografia, ma assente nelle fotografie.
Barry Allen era destinato a restare l’uomo dietro la macchina, invisibile, ma presente.
Qualche ora dopo, i suoi amici gli comunicarono che non sarebbero tornati con la sua auto – come erano arrivati lì – perché avevano da fare con i loro partner. Ovviamente. Reputò che fosse tardi, e non volesse restare lì ancora per molto, non attese nemmeno l’incoronazione della reginetta del ballo, la sua l’aveva già eletta nella sua mente, e il resto non contava. Si stava dirigendo al parcheggio, quando udì qualcuno piangere nel cortile, non molto lontano da lui.
L’istinto e il buonismo lo spinsero ad avvicinarsi alla persona – quasi sicuramente una ragazza – che piangeva, e le si sedette accanto, senza guardarla in faccia, e decise che si sarebbe reso utile per qualcuno almeno in quel momento.
«Perché piangi?» domandò con dolcezza porgendole un fazzoletto.
«Perché sono un’idiota» gli rispose, riconobbe la voce, ma non credeva fosse vero, non poteva essere davvero lei «Mi fido sempre delle persone sbagliate» disse singhiozzando, accettando il fazzoletto del ragazzo «Il mio ragazzo, beh, ex ragazzo, mi ha piantata in asso per una cheerleader, e-e-» singhiozzò ancora, soffiandosi il naso «Mi fanno malissimo i piedi e sono rimasta a piedi, e mi sento così stupida».
«Tu non sei affatto stupida» gli rispose Barry, sicuro di sé «Sei stata ferita, e lo stupido è lui, che ti ha lasciata» gli disse tranquillizzandola, osando per un attimo appoggiare una mano sulla sua spalla per confortarla. «E io potrei darti un passaggio, se vuoi, i miei amici avevano di meglio da fare».
«Non conosco neanche il tuo nome» sussurrò lei «Io sono Caitlin».
«Io sono Barry» disse, realizzando che stesse davvero parlando con la ragazza dei suoi sogni, poi si alzò in piedi e le porse la mano «Vieni, ti accompagno a casa». La ragazza gli afferrò la mano e lui l’aiutò ad alzarsi da terra, solo che davvero a Caitlin facevano male i piedi e non riuscì a mantenere l’equilibrio. Fu Barry ad afferrarla per i fianchi e si ritrovarono faccia a faccia, imbarazzati a morte, entrambi con le gote rosse. Barry si perse letteralmente negli occhi nocciola della ragazza, i quali, anche se pieni di lacrime, erano di un intenso nocciola, quasi tendenti al cioccolato. Si ritrovò a sorridere come un idiota, perché lo era sul serio. Dopo anni passati a cercare di evitarla, ora le aveva addirittura offerto un passaggio. Il ragazzo, senza esitazione, passò una mano sulla sua guancia, eliminandole le lacrime dal volto, era così bella, anche con gli occhi gonfi e rossi per le lacrime, e sapeva che lei non avrebbe mai saputo tutto ciò, avrebbe solo sofferto a causa di quell’idiota di Ronnie Raymond, lui non meritava le lacrime di un angelo come Caitlin. La condusse gentilmente verso la sua auto e la fece entrare. Come era arrivato a quel punto, improvvisamente? Non le aveva mai parlato, e le stava addirittura dando un passaggio a casa?
«Hai un viso familiare» gli disse lei.
«Beh, abbiamo seguito le lezioni del professor Stein insieme».
«E non ci siamo mai parlati?»
«Mai».
«Oh, strano» commentò lei «Avrei giurato di conoscere tutti i miei compagni di classe». Barry si limitò a scrollare le spalle, senza rispondere, non avrebbe mai potuto dirle che non le aveva mai parlato, che si era sempre nascosto dietro l’astuccio o la cartella, solo perché credeva di non essere abbastanza intelligente per lei. Non dopo che l’aveva consolata e l’aveva fatta entrare nella sua auto, ma cosa gli stava succedendo?
Crollò un silenzio imbarazzante tra di loro, e fu Barry a spezzarlo chiedendole l’indirizzo di casa, e invitandola, se voleva, a mettere della musica. Caitlin scosse la testa e gli disse l’indirizzo. Il ragazzo in completo silenzio guidò fino alla casa della studentessa, senza staccare gli occhi dalla strada, perché aveva appena realizzato di aver avuto la prima vera conversazione con lei, dopo tutti quegli anni di liceo. Wow.
«Eccoci» disse lei, indicando una villa «Grazie mille, Barry».
«Figurati, è stato un piacere» disse sorridendole, si voltò verso di lei, perché quella sarebbe stata l’ultima volta, l’ultima occasione per farle capire che lui l’aveva sempre notata. «Non piangere più per chi non merita le tue lacrime, okay?» le chiese, appoggiandole una mano sulla guancia, ed eliminando i residui di lacrime dal suo volto.
«Va bene» rispose lei. Si allungò verso di lui e gli baciò la guancia con dolcezza, facendo battere il cuore del ragazzo a mille, quasi stesse per esplodere nel suo petto «Buonanotte, Barry, grazie di tutto, sei stato il mio eroe, stasera».
Quando la ragazza uscì dalla portiera, si diresse verso la sua abituazione e prima di entrare in casa, si voltò verso di lui, salutandolo con la mano e un dolce sorriso, Barry si rese conto che per la prima volta era uscito da dietro alla fotocamera, ed era stato realmente presente. Poi la porta di casa di Caitlin si chiuse, e lui non la vide più, ma quello rimase uno dei ricordi più preziosi della sua adolescenza. La notte del ballo, quando aveva consolato la ragazza che gli piaceva, e l’aveva fatta sorridere di nuovo.
 
EIGHT YEARS LATER
Barry era sempre stato un ritardatario cronico, al lavoro, agli appuntamenti, persino dal medico. Ormai il suo dottore sapeva che quando aveva appuntamento con lui, poteva far entrare almeno un paziente o due, prima di vedere il signor Allen. E come sempre, anche quella mattina era in ritardo, solo che quella volta non era stata tutta colpa sua. Cisco la sera prima aveva insistito per fare una maratona di Star Trek, e chi era lui per dire di no a tutto ciò? Non era mica uno scienziato, impegnato in importanti ricerche che avrebbero potuto cambiare la storia della scienza, pft. E non aveva minimamente venticinque anni e forse quelle cose erano per ragazzini; ma non sapeva dire di no ad una maratona di qualsiasi saga fantascientifica. Lavorava come chimico e fisico ai Laboratori STAR – alla fine non era entrato nella scientifica della polizia – insieme ai suoi migliori amici: Cisco, genio della robotica, con le sue ricerche e con i suoi prototipi, e Felicity, eroina dell’informatica e del progresso tecnologico. Insieme, erano un team invincibile, o quasi, anche se non erano gli unici a lavorare lì.
Correva per la strada – sì perché la sua auto lo aveva abbandonato quella mattina – tenendosi saldamente la tracolla sulla spalla, urtando chiunque gli passasse accanto. Era sempre stato un po’ imbranato, e crescendo le cose per lui e il suo precario equilibrio non erano cambiate. Era quasi arrivato ai laboratori, quando travolse, letteralmente una ragazza davanti a sé, non l’aveva proprio vista, dannazione quanto era imbranato, forse per questo le sue storie non erano durate mai più di un appuntamento. Caddero rovinosamente tutti e due per terra, e Barry fu il primo ad alzarsi.
«Oh mio dio, scusa!» esclamò, sollevandosi da terra e porgendo una mano alla povera malcapitata «Mi dispiace non ti ho proprio vista» si scusò ancora, imbarazzato. L’aiutò ad alzarsi, ma non osò alzare lo sguardo su di lei, troppo mortificato e imbarazzato per fronteggiarla. Era un vero idiota, a volte.
«Non preoccuparti» gli rispose lei, pulendosi i pantaloni e sistemandosi la borsa sulla spalla «Succede quando sei di fretta» lo tranquillizzò, sorridendogli. Fu in quel momento che Barry alzò lo sguardo su di lei e la riconobbe, oh santo cielo, certo, era cresciuta tanto, ed era diventata ancora più bella. Difficilmente si dimenticava un viso del genere.
«C-Caitlin? Caitlin Snow?» le chiese, sconcertato. Non si sarebbe mai aspettato di rivederla, dopo tutti gli anni passati.
«Ci conosciamo?» gli chiese sorridendo. Ovvio che lei non ricordasse chi era, chi lo avrebbe ricordato, dopotutto?
«Sono Barry, Barry Allen» le disse immediatamente «Andavamo al liceo insieme».
«Certo…» rispose lei vaga, Barry comprese che lei non ricordasse minimamente chi fosse, e sospirò senza farglielo notare, non importava, dopotutto ci era abituato. Sarebbe rimasto lì a guardarla per ore, ma non poteva perdere tempo, era in ritardo cronico, e stavolta il Dr Wells l’avrebbe sicuramente licenziato. A volte era spietato con i dipendenti. Aveva fatto successo quell’uomo, da professore di fisica, professione che aveva abbandonato da qualche anno, aveva costruito un laboratorio di ricerca, i laboratori STAR e aveva messo un su una equipe di scienziati, per portare avanti delle ricerche innovative. Lui era stato assunto subito dopo aver conseguito in tempo record la laurea, perché l’ex professor Wells, si ricordava del piccolo genio della fisica, l’unico ad aver preso una A+ nella sua materia.
«È stato un piacere rivederti, Caitlin» le disse sorridendo «Sono in ritardo, ciao!» esclamò superandola e correndo via, alla volta dei laboratori STAR dove, sicuramente, l’attendeva una brusca ramanzina sul suo ennesimo ritardo.
Probabilmente Cisco lo avrebbe guardato con quello sguardo divertito, perché ovviamente lui era già arrivato, sebbene il giorno prima avessero fatto notte fonda entrambi – sul serio, sospettava che dormisse là, perché riusciva ad arrivare lì prima di lui, ogni volta – e Felicity lo avrebbe consolato come sempre, e probabilmente lo avrebbe colpito sul braccio, dandogli dell’idiota, come al solito. E ovviamente il dottor Wells lo avrebbe minacciato di licenziarlo per assumere qualcuno di più puntuale di lui. Era un disastro e si riconosceva come tale, e non sapeva che le cose, al lavoro sarebbero state ancora più disastrose. A partire da quella mattina stessa.
Senza che se lo aspettasse, quando arrivò il dottor Wells non era lì ad accoglierlo, ma c’era il suo fratello gemello, HR Wells, il suo esatto opposto. Non appena lo vide arrivare trafelato e affannato, prima gli offrì una tazza di caffè e poi lo invitò gentilmente a prendere il suo posto e gli promise che quel ritardo sarebbe rimasto un loro piccolo segreto, e gli rivelò che l’altro fosse impegnato in un colloquio di lavoro con, testuali parole, un’adorabile dottoressa niente male.
Barry restò totalmente allibito dalla rivelazione, ma lo prese come un segno positivo e andò nel laboratorio, dove stava eseguendo dei difficilissimi e complessi esperimenti riguardanti un nuovo tipo di molecola e stava portando avanti alcune equazioni nel campo della velocità. Era affascinato dalla velocità, e sperava di riuscire ad ottenere dei risultati, per capire se, aerei o razzi, potessero superare la velocità della luce. Progettavano di costruire una macchina della velocità, o qualcosa di simile. Era molto speranzoso delle sue ricerche. Aveva appena indossato camice e occhiali da vista, quando il Dr Wells fece capolino nella stanza. Per una volta, non avrebbe sentito le sue lamentele su di lui.
«Allen» lo salutò entrando «Come procedono gli esperimenti?»
«Tutto nella norma, signore» rispose, quasi sull’attenti come un militare «Spero di ottenere risultati il più in fretta possibile» comunicò al suo capo.
«Perfetto, ottimo lavoro» gli disse. La sua gentilezza era fin troppo simile a quella del fratello per essere reale, cosa stava accadendo sotto ai suoi occhi che lui non notava? «Ah, Allen, sii gentile, hai una nuova collega».
«Cosa?»
«Lei è la dottoressa Caitlin Snow, ti aiuterà con i tuoi esperimenti e le tue equazioni» disse, mentre la nuova arrivata entrava nel laboratorio, Barry spalancò la bocca, così tanto che quasi la sua mandibola toccò terra, come nei cartoni animati, appena la riconobbe. Cosa ci faceva Caitlin Snow nel suo laboratorio? Cosa stava accadendo? L’aveva incontrata nemmeno un’ora prima, dopo anni, e la incontrava di nuovo lì?
«Ciao» lo salutò lei sorridendo «Ci siamo incrociati prima, vero?»
«S-Sì!» esclamò lui, riprendendosi dallo stato di trance in cui era caduto «Ciao! Vieni, ti mostro il laboratorio».
«Eccellente, mostrale tutto e poi mettetevi subito al lavoro». I due scienziati annuirono e non appena lui fu uscito dal laboratorio, Barry, ancora un po’ sotto shock, le mostrò ogni anfratto del laboratorio, spiegandole nel dettaglio la ricerca che stavano compiendo lui e gli altri scienziati. Lei lo guardava estasiata, era un lavoro fantastico quello che stavano conducendo e era lieta di farne parte.
«Ehi Barry, mi daresti una mano con…?» Felicity fece capolino nel laboratorio, interrompendo la spiegazione del ragazzo «Tu devi essere la nuova assunta! Io sono Felicity Smoak!» esclamò, interrompendo la domanda che stava porgendo all’amico.
«Caitlin Snow» si presentò lei, sorridendo «Frequentavi la Central City High School, vero?»
«Sì! Beh, chi non l’ha frequentata?» domandò sorridendo «Barry, avrei davvero bisogno di te, Ray Palmer mi sta facendo impazzire» gli disse disperata, guardandolo supplichevole. Lo scienziato alzò gli occhi al cielo, e sospirò divertito, certo, ogni giorno era così, Felicity lo chiamava in soccorso quando Ray, un ingegnere informatico assunto da poche settimane, iniziava ad irritarla con le sue innovazioni o cercava di invitarla a cena fuori con le scuse più idiote.
«Tentativo di conquista o di cambiare i tuoi server?» domandò, trattenendo le risate.
«Non prendermi in giro, Allen, vieni subito!» esclamò stizzita, uscendo fuori dal laboratorio, lasciandosi dietro una Caitlin piuttosto stranita, che non aveva capito assolutamente cosa accadesse.
«Barry» fece poi capolino Cisco «Appena puoi, uno dei miei prototipi è impazzito e non riesco più a spegnerlo» disse preoccupatissimo per ciò che stava accadendo. Non di nuovo…
«Scusa Caitlin, torno subito» disse alla dottoressa, scappando dal laboratorio di chimica, e correndo prima da Cisco per aiutarlo con il prototipo impazzito e poi da Felicity, convincendo Ray che con lei non aveva speranza, e di smetterla di comportarsi in quel modo se non voleva ritrovarsi con una freccia in un occhio. Sul serio, Oliver Queen era campione olimpico di tiro con l’arco. Due medaglie d’oro. Nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di mettersi contro di lui, anche perché conosceva persino le arti marziali. Meglio non mettersi contro Oliver Queen, Barry lo aveva imparato a sue spese, ancora sentiva dolore alla spalla, nel punto in cui l’arciere l’aveva colpito con un pugno, quando a causa sua aveva litigato con Felicity, solo perché le aveva mentito e Barry le aveva consigliato che non valesse la pena soffrire per un imbecille come lui. Ovviamente Oliver Queen gliel’aveva fatta pagare, e lo scienziato aveva imparato a non mettersi contro di lui. D’altronde, aveva sempre avuto il terrore di lui, fin da quando andavano al liceo.
Dopo un quarto d’ora tornò nel laboratorio, e vide Caitlin davanti al computer indaffarata, il giovane indossò di nuovo il suo camice e la raggiunse, chiedendole se era avvenuta qualche reazione nelle provette che stava analizzando, ma lei le disse che erano statiche e forse non avrebbero subito alcuna reazione. Barry si lasciò cadere sulla sedia e si passò una mano nei capelli, sospirando «Di nuovo? Siamo di nuovo punto e a capo?» chiese disperato, erano mesi che ci lavorava, ma non aveva ancora ottenuto nulla, ed era frustrante.
«Beh, magari in due possiamo riuscire a trovare una soluzione» gli disse lei, appoggiandogli una mano sulla spalla «Due cervelli sono meglio di uno, no?» domandò, rivolgendogli un sorriso rassicurante.
«Certo, lo penso anche io» rispose lui, alzando lo sguardo su di lei. Si perse per un attimo nei suoi enormi occhi nocciola, che, a suo modesto parere, erano davvero meravigliosi e ammalianti. Poco importava che non si ricordasse chi era, il passato non importava più, la cosa certa era che avrebbe lavorato con lei, e sperava che non fosse difficile come si presentava. Non era più un ragazzino insicuro che frequentava il liceo, era un adulto, responsabile, un po’ sfigato, ma era dannatissimo scienziato. Si era laureato con lode in tempi record e aveva scoperto di essere più intelligente di quanto pensasse.
«Mettiamoci al lavoro!» esclamò lui, sorridendo. Si prospettava davvero un periodo interessante per lui, e di certo le sue attenzioni sarebbero state rivolte unicamente alla ricerca, non ad altro. Anche se non mentiva, gli aveva fatto davvero uno strano effetto essere di nuovo in compagnia di Caitlin Snow, e la cosa più strana era che stavolta non avvertiva la necessità di nascondersi da lei.
«Barry!» Cisco e Felicity fecero di nuovo capolino nel laboratorio, e senza che lui rispondesse lo trascinarono via, portandolo nel laboratorio di robotica, occupato unicamente da Cisco. Barry non capiva cosa prendesse ai suoi amici, erano strani da tutta la giornata, ma ora lo erano ancora di più.
«Che vi prende, ragazzi? Avete ancora problemi con le apparecchiature o con improbabili spasimanti?»
«No! Si tratta di te, lavorerai fianco a fianco con lei?» chiese Cisco.
«Già…»
«Stavolta non fare l’idiota e invitala a prendere un caffè qualche volta» suggerì Felicity. E dal tono della sua voce, non sembrava affatto un invito, piuttosto un ordine.
«Sei pazza?» domandò lui, spalancando gli occhi «A parte il fatto che non so assolutamente nulla di lei, e poi… non uscirebbe mai con me» disse. No, si era sbagliato, era ancora l’idiota insicuro che era sempre stato, le lauree e i master non servivano a niente, quando lui aveva una bassa autostima di se stesso.
«La tua migliore amica hacker cosa c’è a fare, allora?» domandò lei piazzandosi davanti ad un PC «Saprai tutto di lei, in men che non si dica!»
«Sono felice che tu voglia aiutarmi, Felicity, ma… non credo che invadere la privacy di qualcuno sia un buon modo per approcciarsi a lei» disse, sospirando.
«Amico, è la tua occasione! È Caitlin Snow, hai sempre avuto una cotta per lei» aggiunse Cisco, guardandolo sorridendo «Andiamo! Che hai da perdere?»
«Nulla… ma per ora non è il momento. Okay? Quando sarò pronto, allora…»
«Va bene» si arresero gli amici. Di certo non potevano insistere più di tanto con lui, anche se volevano disperatamente vederlo felice. Cisco sapeva quanto Barry a volte si sentisse solo. Lo conosceva bene, fin da quando erano bambini, e sapeva che lui non aveva mai trovato la felicità, che si era buttato a capofitto nel lavoro e negli studi per poter colmare il vuoto che aveva dentro, e ancora sembrava non cogliere le occasioni. Più di incoraggiarlo, però, non potevano fare.
Dopo essersi congedato dai suoi amici, se ne tornò nel laboratorio, con l’intenzione di non muoversi più da lì, a meno che non lo avesse chiamato il Dr. Wells. Aveva del lavoro da portare avanti e non aveva tempo da perdere.
«Tutto okay?» gli chiese Caitlin, appena lo vide rientrare. Barry annuì e insieme a lei riprese a lavorare alla ricerca. Per quel giorno aveva già avuto troppe stranezze.
Quando la sera tornò a casa, sospirò gettandosi sul divano. Controllò la segreteria telefonica, e come al solito c’erano i messaggi di suo padre, che lo invitava a pesca quel fine settimana, sua madre che gli diceva che dovesse riposare e mangiare di più e infine, c’era un messaggio di Cisco. Cisco? Ma non avevano parlato fino a poco prima al lavoro? Aveva dimenticato di dirgli qualcosa? C’erano problemi?
«Barry, so che ne abbiamo già parlato e non vuoi ascoltarmi, forse Felicity esagera quando vuole fare ricerche su internet, ma io da tuo migliore amico devo dirtelo. Sei un idiota, hai finalmente la possibilità concreta di conoscere una persona che ti ha sempre affascinato, e di lavorare con lei e ancora ti senti inferiore? Ma smettila! Sei la persona più intelligente che conosca, dopo di me è ovvio, non lasciare che la tua insicurezza ti limiti e cogli l’occasione. Quante possibilità esistevano statisticamente che rincontrassi proprio la persona che ti piaceva al liceo? E condividessi con lei la stessa ricerca? Non dico subito, sarebbe strano. Ma almeno provaci, okay? Cogli l’occasione e sii felice, perché non puoi sempre aggrapparti alla scienza per non pensare ai tuoi problemi. Stammi bene, amico. Ci vediamo domani ai laboratori… e non dimenticare la maratona di Star Wars già programmata questo sabato! Passo e chiudo!»
Barry sbatté le palpebre allibito. Cisco gli aveva lasciato davvero un messaggio nella segreteria telefonica, solo per aprirgli gli occhi e fargli capire quanto fosse idiota? Beh, sì, sapeva di esserlo, in fondo, lo era sempre stato. Ma forse il suo amico aveva ragione, forse per una volta doveva cogliere i segni e invitarla, magari a prendere un caffè insieme. Non era poi così male l’idea.
 
La prima settimana di lavoro volò in un lampo, nemmeno si accorse che fosse appena trascorsa. La ricerca procedeva bene, lui e Caitlin stavano ottenendo ottimi risultati e non c’era niente di meglio di tutto quello. In una sola settimana avevano stretto davvero un buon rapporto di conoscenza, e di stima reciproca. Barry si sorprendeva ogni giorno di quanto quella ragazza fosse intelligente e brava nel suo campo, e di come il suo aiuto fosse sostanziale per ottenere buoni risultati. Due cervelli lavoravano meglio di uno solo. E lui era contento che fosse proprio lei, la persona con cui condivideva il lavoro. Si trovava bene in sua compagnia, erano sulla stessa lunghezza d’onda la maggior parte delle volte, quelle in cui non discutevano su quale teoria o quale calcolo fosse migliore, ovvio.
«Caitlin» esordì, mentre stavano facendo un test.
«Dimmi Barry».
«Quando finiamo, insomma, sto morendo di fame, e penso anche tu, ti andrebbe di prendere, che ne so, un panino insieme? Anche un’insalata se preferisci!» esclamò agitato. Perché era sempre così agitato? Che aveva che non andava?
Il volto di lei si sciolse in un adorabile sorriso, che scaldò il cuore di Barry: «Sto morendo di fame anch’io, finiamo in fretta, dai!» esclamò lei. Il cuore di Barry fece un tuffo, sapeva di non dover fare illusioni su questo, che era un semplice invito tra colleghi, ma… per lui era molto di più, perché aveva superato la sua innaturale timidezza ed era riuscito a invitarla con lui, anche se solo per uno stupido panino dopo il lavoro. Era un passo in avanti.
Appena finito il test, sfortunatamente con esito negativo, i due giovani scienziati decisero che era ora di prendersi una meritata pausa, ed insieme si avviarono verso l’uscita dei laboratori.
«Ragazzi, io e Caitlin andiamo a prendere qualcosa da mangiare, voi…?»
Felicity e Cisco, che stavano lavorando insieme a uno dei prototipi di quest’ultimo, spalancarono gli occhi in sincrono, scioccati da quello che avevano appena udito dall’amico.
«No, no!» esclamò lei «Oliver sarà qui a momenti e… Cisco deve sistemare una cosa a casa nostra, noi restiamo qui, divertitevi!» disse, mentre Cisco ridacchiava sotto i baffi e faceva un segno positivo a Barry, che finalmente aveva tirato fuori il coraggio che da sempre aveva tenuto sopito. Mentre gli altri due uscivano da lì, Cisco sospirava come un genitore fiero del proprio bambino che muoveva i primi passi senza girello: «Ah, il mio ragazzo che cresce» Felicity lo colpì sul braccio «Okay, il nostro ragazzo!» si corresse l’altro ridendo.
Barry affiancò Caitlin e insieme uscirono dal luogo di lavoro, e furono investiti da una pioggia torrenziale, quasi grandinava. L’inverno era arrivato, portandosi dietro tutto il gelo e le intemperie.
«Dannazione» esclamò il ragazzo «Non me lo aspettavo».
«Io sì» disse lei, tirando fuori dalla borsa un ombrello «Non è molto, ma ci permetterà di arrivare illesi alla macchina».
«Wow, sei incredibile!» esclamò, fu costretto a cingerle le spalle con un braccio, perché lui, essendo di due spanne più alto di lei, doveva reggere l’ombrello e tenerla stretta fino all’auto. Con sua grande sorpresa, la ragazza avvolse un braccio attorno ai suoi fianchi, gesto che lo fece tremare come un bambino, e non per il freddo pungente. La scortò verso la propria auto e la fece entrare, chiudendo subito la portiera, poi lui fece il giro dell’auto ed entrò a sua volta.
«Dovremmo inventare qualcosa per far essere sempre estate» scherzò, accendendo il climatizzatore dell’auto – grazie papà per avermi aggiustato l’auto – e lei scoppiò a ridere. Barry si beò della sua risata, che somigliava al suono della voce di un angelo. Sorrise tra sé e sé e si disse che era piuttosto fortunato ad avere una collega come lei.
«Dove ti piacerebbe andare?» chiese.
«Non so… fai tu, sono tornata a Central City da poco».
«Conosco un posto, ci lavora una mia amica» disse sorridendo, mettendo in moto «Sei stata fuori? Dove?» chiese.
«Già… a Star City, ho lavorato alla Queen Consolidated, poi ho fatto domanda ai laboratori STAR» spiegò al ragazzo «Ho sempre sognato di lavorare là, ammiro tanto il Dr Wells, sai che era il mio professore al liceo? Non mi ha mai dato più di B».
«Sul serio? Anche io lo avevo come professore di fisica» disse sorridendo, mentre guidava per le strade invase dalla pioggia «Solo che io sono riuscito a prendere una A+» disse, conscio che fosse stato uno dei pochi studenti ad aver preso quel voto con quel professore, perché era l’unico motivo per cui il dottor Wells lo faceva lavorare ancora con lui, nonostante i suoi ritardi, glielo ripeteva sempre Se tu non fossi quel genio a cui ho insegnato le leggi basilari della fisica, non saresti qui, Allen! Ti avrei licenziato al primo ritardo! Ma non farmi infuriare, e lui ci provava sul serio ad essere puntuale, ma non era colpa sua se tutte le calamità naturali e non si abbattevano su di lui.
«Sul serio? Wow, nessuno ci era mai riuscito!» esclamò «Fantastico!»
Barry ridacchiò e quello fu un modo come un altro per rompere il ghiaccio con la dottoressa, che a differenza sua era così solare e divertente, spigliata e davvero molto logorroica. Gli raccontò del periodo trascorso alla Queen Consolidated, che adorava letteralmente Oliver, ma detestava fortemente sua madre, Moira. Barry la ascoltava parlare assorto e ammirato da come raccontava ogni dettaglio, omettendo cose sulla sua vita privata. Forse si conoscevano ancora da poco, e Barry non voleva forzare troppo le cose. In quasi mezz’ora, i due giunsero davanti ad una tavola calda al centro della città, uscirono dall’auto e Barry strinse di nuovo a sé Caitlin, per proteggerla dalla pioggia. Entrarono e il giovane sorrise verso una ragazza, andandole incontro e abbracciandola.
«Ehi Iris!» esclamò, sorridendo.
«Barry, è sempre un piacere vederti» lo salutò sorridendo «Sei in dolce compagnia, finalmente?»
«No, no! Lei è Caitlin, una mia collega…»  spiegò «Siamo qui solo per prendere qualcosa, sai…»
«Certo, dai, venite, sedetevi e rilassatevi!»
«Iris, davvero! Ehi» esclamò, ma lei già era scomparsa tra i tavoli, si voltò verso di lui solo per ammiccare e indicargli un tavolo libero. Certo, Cisco le aveva fatto sapere che sarebbe andato lì, probabilmente. Entrambi conoscevano Iris fin dall’infanzia, ed entrambi  avevano sempre cercato di rendergli possibili alcuni appuntamenti. A volte erano irritanti, ma era il loro modo di dimostrargli affetto, tenevano molto a lui e, a quanto aveva capito, volevano la loro felicità.
«Ehm, andiamo?» domandò voltandosi verso Caitlin, sorridendo, porgendole la mano «Scusa, Iris è un po’ invadente… a volte» balbettò imbarazzato, l’altra sorrise a sua volta, e gli afferrò la mano.
«Non preoccuparti, andiamo!»
Cenarono insieme, sorridendosi mentre Iris li guardava dal bancone e mandava messaggi a Cisco dicendogli che come aveva detto lui, Barry era andato nella tavola calda dove lavorava lei ed aveva portato Caitlin con sé. Portò loro delle bibite e i panini preferiti del ragazzo, che erano anche la specialità del posto, evitando loro l’imbarazzo di dover scegliere e ordinare. Sorrise amichevolmente e guardò Barry, augurandogli buona fortuna per il suo appuntamento di lavoro.
«Allora, Barry, in auto ho parlato tanto di me, ma tu non mi hai detto niente di te» gli disse sorridendo «Raccontami qualcosa! Hai sempre vissuto qui?»
«Sì, non mi sono mai trasferito» rispose sorridendo «Ho frequentato qui il college e poi… sai, sono stato assunto ai laboratori STAR insieme a Cisco e Felicity, li conosco da tutta la vita…»
«Deve essere bello, essere così legati a qualcuno, da così tanto» commentò lei, sorridendo, prendendo un sorso dalla sua bibita. Barry le sorrise e confermò le sue parole. Trascorsero insieme la maggior parte della serata, parlando del più e del meno, accennando a come avrebbero potuto migliorare gli esperimenti, e rivelandosi hobby e passioni. Barry non si sarebbe mai aspettato che, in fondo, anche alla dottoressa piacessero film e serie tv di fantascienza; tanto che decisero che una sera si sarebbero visti per guardare qualcosa insieme; stava accadendo davvero a lui? Non si era mai sentito così preso da qualcuno, come lo era quella sera dalla ragazza, la guardava e non riusciva a non pensare che fosse perfetta, intelligente, brillante e incredibilmente bella. Si sentiva incredibilmente fortunato ad aver avuto l’occasione di poterla vedere anche fuori dal lavoro e non sapeva affatto cosa avesse fatto di buono nella sua vita.
«Hai detto che ci conoscevamo al liceo» disse lei ad un certo punto «Sicuro? Ricordo quasi tutti i miei compagni di classe…con molti di loro sono ancora in contatto».
«Ci siamo visti solo una volta… ero piuttosto invisibile al liceo» ammise, guardando la ragazza «Non preoccuparti».
Il ragazzo abbassò immediatamente lo sguardo, imbarazzato. Non gli piaceva ricordare i tempi del liceo, l’unica nota positiva che aveva di quel periodo, a parte il tempo passato con i suoi migliori amici, era la sera del ballo, quando Caitlin lo aveva notato per la prima volta, e anche se lei non ricordava nulla di quella serata, lui la portava nel cuore.
«Cavolo come è tardi!» esclamò Caitlin, improvvisamente «Devo tornare subito a casa… puoi darmi un passaggio? Siamo venuti qui e ho lasciato la mia ai laboratori».
«Oh ma certo!» esclamò lui «Vado a pagare e andiamo via subito» le disse alzandosi e dirigendosi alla cassa, senza neanche aspettare una sua risposta. Iris subito lo raggiunse e gli diede uno schiaffetto amichevole sulla spalla.
«Quella ragazza è fantastica! Sareste una coppia perfetta, Barry!»
«Siamo solo colleghi, Iris» sospirò lui tirando fuori dalla tasca il portafogli «Sono quasi certo che sia fidanzata e beh, sai, lei è troppo per uno come me».
«Barry mai-una-gioia Allen, devi iniziare a credere un po’ più in te stesso» gli disse, scuotendo la testa «Tu sei una persona fantastica, e meriti qualcuno che lo capisca» gli disse, mentre lui pagava «A me è sembrata molto presa da te».
«Iris, tu vedi tutte le persone con cui esco molto prese da me, e poi se ne vanno tutte» borbottò lui.
«Questo è perché non erano quelle giuste, e tu, lo sai, non credi mai in te stesso» gli disse abbracciandolo e baciandogli la guancia «Sono pronta ad essere la tua testimone! Lo sai, da quando avevo otto anni!»
Barry alzò gli occhi al cielo, ridendo di cuore. Iris era sempre stata fantastica, ricordava quando erano ancora bambini e si erano promessi a vicenda di andare al matrimonio l’uno dell’altro, Iris era come la sorella che non aveva mai avuto. Ricambiò l’abbraccio della ragazza e le sorrise.
«E io sarò pronto ad essere il tuo, quando Eddie si deciderà a chiederti di sposarlo» le disse dandole un bacio affettuoso tra i capelli «Grazie, Iris».
«Non sarei una buona amica se non ti supportassi e sopportassi, ora torna da lei, forza!»
«Okay, okay, vado!» esclamò tornando da Caitlin, sorridendole e scortandola fuori dal locale, la pioggia fortunatamente si era calmata e ora rimaneva solo il cielo nuvoloso e un vento abbastanza gelido. Caitlin rabbrividì, e Barry, istintivamente, si tolse il proprio cappotto, gelandosi all’istante, per metterlo sulle sue spalle. La vide arrossire e si compiacque di se stesso, non sapeva cosa gli prendesse, forse la chiacchierata con l’amica l’aveva smosso un po’, o forse era semplicemente un ragazzo gentile – e un po’ stupido – e cavalleresco, che aveva appena fatto un gesto carino verso una ragazza, non lo sapeva ancora, ma non gli dispiaceva gelare per lei. Iris da dentro al locale, attraverso una finestra, lo guardava fiera, mentre scriveva a Cisco e Felicity: “Il nostro ragazzo è cresciuto!
Barry scortò la ragazza fino alla sua auto, non riusciva a smettere di sorridere e nemmeno di guardare la ragazza, che appena entrata in auto, lo guardò stranita.
«Sei congelato» osservò, accendendo il calorifero dell’auto «Perché l’hai fatto?»
«Beh, avevi freddo» mormorò vale la pena gelare per te – aggiunse mentalmente, senza dare voce al suo pensiero «Sto bene, tranquilla» le disse, mentre lei si scioglieva in un dolce sorriso.
«Nessuno lo aveva mai fatto» disse, con sincerità «Il mio ex non ha mai fatto una cosa del genere per me, tu… sei stato così gentile a darmi il cappotto per non farmi prendere freddo» sorrise e si allungò verso di lui, accarezzandogli una guancia congelata «Sei davvero adorabile, grazie, Barry».
«Figurati, Caitlin» rispose sorridendo e arrossendo per il gesto di lei, iniziando a sentire un po’ di calore scorrergli nelle vene, conscio che non fosse quella del calorifero dell’auto, poi mise in moto «Su, ti accompagno a casa».
Lei annuì e gli diede il suo indirizzo, facendosi accompagnare fin lì, gli stampò un tenero bacio sulla guancia, ringraziandolo per la bella serata che aveva trascorso e per averla riaccompagnata. Gli augurò la buonanotte e poi uscì dall’auto del ragazzo, sorridendo come mai aveva fatto in vita sua. Anche lui non riusciva a smettere di sorridere, avevano solo parlato, scherzato e si erano raccontati cose su di loro, niente di particolare, eppure per Barry era come aver vinto le olimpiadi, si sentiva benissimo, come mai in vita sua.
Wow. Quando tornò a casa, ancora con il sorriso stampato sulle labbra, riuscì a pensare ad altro che al sorriso della dottoressa, che apparentemente era libera, avendo parlato di un ex ragazzo. Non riuscì a chiudere occhio quella notte, pensando e ripensando gli occhi, alle labbra, alla voce di Caitlin. Sperava solo che non fosse una cosa a senso unico.
La mattina dopo, come un automa si alzò in tempo, senza rendersene conto. Era prestissimo, ma aveva realizzato che la ragazza avesse lasciato l’auto ai laboratori STAR e che non avesse modo di arrivare al lavoro. In fretta, più del solito, si vestì e schizzò fuori da casa. Passò al bar vicino al suo appartamento, ordinò due caffè e delle brioche da portare via, e con la sua auto si diresse a casa della dottoressa, sperando di trovarla sveglia. Sperando che non fosse impegnata con qualcun altro, da chi doveva tornare la sera precedente? Perché improvvisamente aveva detto di dover tornare a casa? Oh no, l’insicurezza stava tornando. Non doveva pensarci, doveva essere più forte del suo orribile carattere, doveva fare come aveva detto Iris, in fondo, non aveva niente da perdere, doveva solo essere coraggioso e suonare il campanello. Era solo una colazione tra colleghi, no? Era totalmente irrazionale sentirsi in quel modo, lui non poteva essere irrazionale, doveva sempre ragionare a mente lucida. Perché sentiva il cuore in gola se solo pensava  a lei?
Si fece coraggio su se stesso e suonò il campanello, attese per minuti infiniti, poi sentì uno scalpitare e i passi di più persone correre verso la porta. Dannazione, lo sapeva… non era sola in casa, e…
«Barry che sorpresa!» esclamò la dottoressa, con un adorabile cagnolino stretto tra le braccia, indossava ancora il pigiama e aveva i capelli spettinati, era adorabile «Ti presento Joey» gli sorrise «Che ci fai qui, comunque?» gli chiese poi, un po’ confusa. Lui sorrise, tirando un sospiro di sollievo, era solo il suo cane, ecco da chi doveva tornare la sera precedente. E lui già pensava che ci fosse un uomo che lo avrebbe picchiato per essere arrivato così presto senza preavviso.
«Stamattina ho realizzato che ieri avessi lasciato l’auto ai laboratori e… beh, non sapevo se avessi un passaggio, così, sono venuto e sulla strada ho preso la colazione» disse imbarazzato e terrorizzato al tempo stesso. Forse era stato troppo precipitoso o-?
«Sei il mio eroe! Non sapevo come fare, sai non conosco ancora nessuno…» mormorò imbarazzata «Grazie».
«Quando vuoi» le rispose sorridendo.
«Vieni entra, non restare sotto la porta» disse spostandosi dall’uscio permettendogli di entrare. Lui entrò guardandosi intorno, sorridendo appena. Caitlin viveva in un piccolo appartamento, grande abbastanza da ospitare una persona, le pareti erano di un tenue rosa e anche se era piccola, era molto accogliente e ordinata. Lo condusse in cucina e lui appoggiò la busta sul tavolo di mogano e osservò tutto ciò che aveva intorno.
«Torno subito, vado a rendermi presentabile», Barry si trattenne dal dirle che sebbene fosse un po’ spettinata e ancora in pigiama, fosse presentabile e bellissima, perché non poteva ancora, sarebbe stato abbastanza imbarazzante. Tornò dopo pochi minuti, indossava un vestito blu scuro e delle scarpe abbinate, e teneva i capelli raccolti in una coda. Wow. Lui restò realmente senza parole, era davvero incantevole. Non dissero molto, fecero colazione insieme, e poi si diressero insieme al lavoro, Barry avrebbe solo voluto che lei dimenticasse ancora l’auto, così da poterla portare lui al lavoro ogni giorno, Caitlin era così brillante, che ogni conversazione con lei, anche la più stupida, diveniva interessante. Il tempo, quando era con lei, trascorreva e lui non se ne accorgeva nemmeno. Entrarono insieme, puntuali nel laboratorio sotto gli occhi scioccati del Dr Wells, di Cisco e di Felicity, e persino quelli di HR. Che cosa…? I due amici di Barry decisero con un solo sguardo che avrebbero indagato a fondo, dopo.
«Vado a salutare i ragazzi, torno subito» disse a Caitlin afferrando il camice e correndo da Cisco, che già ridacchiava. Barry sapeva che Iris gli avesse fatto la telecronaca della serata, voleva solo mettere in chiaro alcune cose.
«E bravo il piccolo Barry! Hai fatto conquiste?»
«Ma che dici… siamo stati da Iris ieri sera, e l’ho riaccompagnata a casa… aveva lasciato l’auto qui, così stamattina sono andato a prenderla… tutto qui».
«E sei puntuale».
«Beh, posso esserlo anche io, cosa credi?» lo sguardo indagatore di Cisco gli suggerì di parlare, perché tanto avrebbe scoperto tutto lo stesso «Okay, va bene. Non ho dormito perché ho pensato a lei tutta la notte, okay? E stamattina… le ho portato la colazione a casa, ma questo non significa niente! Okay? Sono piuttosto certo di essere solo un collega per lei» disse scuotendo la testa, mentre i suoi amici alzavano gli occhi al cielo «Mi sta bene, passare il tempo con lei è così… stimolante» disse, vedendo gli altri fare delle facce buffe «Intellettualmente, ah siete assurdi! Torno a lavorare».
«Vai Romeo, vai a lavorare!» esclamò divertito Cisco, guardandolo uscire dal laboratorio di robotica. Ah, il mio ragazzo è davvero cresciuto, commentò mentalmente, ridacchiando e battendo il cinque con Felicity.
Barry tornò nel laboratorio e fianco a fianco con Caitlin, riprese a lavorare, senza smettere di sorridere nemmeno un attimo. Non sapeva a cosa avrebbe portato quella cosa con la dottoressa, ma a lui bastava anche solo passare il tempo a lavorare con lei.
**
Erano passati tre mesi da quando Caitlin era stata assunta, lei e Barry erano andati spesso a bere qualcosa insieme dopo il lavoro e altre volte si erano incontrati per guardare dei film insieme, ma niente di più, ovvio. Erano buoni amici, lavoravano insieme e spesso uscivano insieme, ma nient’altro. Ormai, Barry poteva ammettere con se stesso di essere profondamente innamorato di lei, perché non c’era momento con lei che fosse brutto o non poteva negare che gli si stringesse il cuore in una morsa quando parlava di qualcuno che le aveva spezzato il cuore, e avrebbe solo voluto stringerla e dirle che lui non lo avrebbe mai fatto, che si sarebbe preso cura di lei, del suo cuore spezzato e anche del suo cane. Non l’avrebbe mai abbandonata, ma quando stava per dirle tutto, per dichiararsi, forse, lei lo abbracciava, gli ricordava quanto gli volesse bene e che fosse uno splendido amico, e tanti cari saluti al coraggio. Si era rassegnato, perché era certo di non interessarle sentimentalmente, ma forse gli bastava così, perché era Caitlin, e anche come amica e collega era già un ottimo traguardo per uno come lui. La sua vita era completamente cambiata da quando lei ne faceva parte, anche il lavoro era più piacevole. Non che non lo fosse mai stato, anzi, ma con lei al suo fianco era anche meglio. Uscivano spesso insieme, e anche con gli altri, Caitlin aveva stretto una forte amicizia anche con Cisco e Felicity, ormai collaboravano tutti e quattro per la realizzazione di un fine superiore. Niente sarebbe potuto andare meglio.
«Ragazzi, c’è un’interessante serata karaoke, stasera, ci state?» propose Caitlin agli amici, sorridendo.
«Mi dispiace, ma io e Oliver oggi festeggiamo i nostri otto anni di fidanzamento» mormorò Felicity dispiaciuta.
«Già, anche io e Gipsy abbiamo da fare…» commentò Cisco, restando vago.
«Barry, almeno tu? Dai, ti prego!» esclamò guardandolo, con quegli enormi occhi da cerbiatto, supplichevole, perché nessuno dei suoi amici voleva prendere parte alla serata karaoke con lei. In fondo, che male c’era?
«Perché no?»  domandò retoricamente, facendo intendete una risposta affermativa «Anche se non sono molto bravo».
«Aah! Sei il migliore, grazie!» esclamò saltandogli al collo e abbracciandolo forte. Barry rise, stringendola a sua volta, perché mai aveva mostrato tanto entusiasmo per qualcosa, almeno non con lui. «Non importa, il 90% di chi canta al karaoke non sa cantare. Ci divertiremo da pazzi!» esclamò.
«Cait, non fare come l’ultima volta che siamo andati al bar, tu reggi male l’alcool».
«Va bene, papà! Farò la brava, promesso!»
«Certo» borbottò lui alzando gli occhi al cielo, sorridendo, perché Caitlin era davvero entusiasta della cosa. Non poteva dirle di no, non riusciva a farlo perché vedere il sorriso comparire sul volto della giovane dottoressa, era una delle cose che preferiva di più. Il sorriso di Caitlin era splendido e lui voleva che lei non smettesse mai di sorridere.
«Vieni a prendermi tu?»
«Ovviamente» rispose lui, sorridendo, guardandola negli occhi, che in quel momento brillavano quanto due stelle. Lei lo abbracciò ancora, e lui non riuscì a trattenersi dallo stringere forte la ragazza, non riusciva a capacitarsi della sua bellezza. Si organizzarono per bene, dopo il lavoro sarebbero tornati ognuno a casa sua, e poi Barry sarebbe andato a prendere Caitlin verso le nove e sarebbero andati insieme al locale.
Non appena tornò a casa, Barry  fu colto dall’ansia, apparentemente senza motivo. Come ogni volta che doveva uscire da solo con lei – non capiva perché Felicity e Cisco avessero sempre tanto da fare – passava almeno mezz’ora ad autoconvincersi che potesse riuscire a superare la sua timidezza. Doveva muoversi, Caitlin lo aspettava, non poteva essere in ritardo come al solito. Optò per indossare un semplice maglioncino di filo azzurro e dei jeans, sperando di non essere troppo casual. E dopo essersi sistemato, uscì di casa dirigendosi verso la casa della ragazza, sperando che la serata andasse per il verso giusto; prima o poi sarebbe riuscito a farle capire quanto gli piacesse e quanto avesse voglia di renderla felice, ma per il momento si accontentava di essere colui che l’accompagnava quando lei voleva divertirsi – e la riaccompagnava a casa quando lei non riusciva a reggersi in piedi.
Sorrideva, mentre guidava, perché in fondo gli piaceva uscire con lei, divertirsi insieme, e passare semplicemente il tempo insieme a lei. Alla fine, la dottoressa sceglieva sempre lui come accompagnatore e si sentiva lusingato.
Scese dall’auto e suonò il campanello della porta, aspettando che lei gli aprisse. E quando lo fece, la sua gola si seccò completamente. Caitlin indossava un vestitino nero, corto, che metteva in risalto le sue lunghe gambe, aderente, al punto da mettere in risalto le sue forme perfette e i capelli pieni di boccoli scendevano morbidi sulle sue spalle, quasi gli parve di rivederla la notte del ballo, quando per la prima volta le aveva parlato.
«E-Ehi» balbettò, quando riuscì a ritrovare una proprietà di linguaggio adeguata.
«Che succede? Non va bene?» chiese lei allarmata.
«No, no! Affatto, sei-sei…» balbettò, un po’ a disagio davanti a tanta bellezza «…Bellissima» sussurrò.
«Ti ringrazio» rispose lei, arrossendo appena e afferrando la borsa «Neanche tu sei male» disse smorzando l’imbarazzo. Poi salutò il suo cane e prese Barry sotto il braccio, insieme andarono nell’auto del ragazzo, che la stringeva a sé sorridendo felice. Si diressero insieme verso il bar che la ragazza aveva indicato. Il tragitto in auto fu breve e silenzioso, ma non appena arrivarono al bar, Caitlin trascinò l’amico all’interno divertita. Non stava nella pelle per quella serata, adorava le serate karaoke, ed era una vita che non vi partecipava. C’era già un ragazzo che cantava, non era male, era abbastanza intonato. Trascinò Barry fino al bancone e presero due drink, brindando insieme alla serata.
Barry osservò la ragazza divertirsi, e le restò accanto perché doveva proteggerla dai vari malintenzionati che erano presenti, lei era troppo bella quella sera, emanava energia positiva e sensualità, e nessuno poteva avvicinarla con cattive intenzioni, almeno fino a che Barry fosse stato presente e l’avesse tenuta sotto controllo.
«Cantiamo noi?» gli chiese, guardandolo con quello sguardo a cui lui non riusciva a resistere.
«Ma certo!» esclamò sorridendo «Siamo qui per questo… ti chiedo già scusa se ti metterò in imbarazzo». Lei scosse la testa ridacchiando, e gli afferrò la mano trascinandolo con sé sul piccolo palco. Solo che nessuno dei due si aspettava la canzone che avrebbero mandato quale sarebbe stata, e con loro enorme sorpresa, I see the light, della Walt Disney. Barry cercò di ragionare razionalmente, ma gli fu impossibile, quando sentì la voce angelica di Caitlin.
«All those days watching from the windows
All those years outside looking in
All that time never even knowing
Just how blind I've been
Now I'm here, blinking in the starlight
Now I'm here, suddenly I see
Standing here, it's all so clear
I'm where I'm meant to be» cantò la ragazza, guardando verso di lui, sorridendo imbarazzata, Barry era ammaliato da lei, era davvero incredibile che stessero cantando insieme e che lei avesse una voce così bella e dolce.
«And at last I see the light
And it's like the fog has lifted
And at last I see the light
And it's like the sky is new
And it's warm and real and bright
And the world has somehow shifted
All at once everything looks different
Now that I see you» Barry si morse le labbra imbarazzato, mentre cantava il ritornello con lei, e udiva le loro voci mischiarsi, il suo cuore batteva all’impazzata, come impazzito. Non aveva mai provato niente del genere, e sembrava…tutto magico, era tutto troppo perfetto…
«All those days chasing down a daydream
All those years living in a blur
All that time never truly seeing
Things, the way they were
Now she's here shining in the starlight
Now she's here, suddenly I know
If she's here it's crystal clear
I'm where I'm meant to go» stavolta fu il turno di Barry, e lasciò stupita la ragazza, che non si era nemmeno accorta di che voce meravigliosa avesse lui. Restò senza parole, mentre il ritornello di nuovo insieme, alternandosi una frase per ciascuno a seconda di come lo schermo illuminava le parole. Rosa per lei, azzurre per lui. I due non riuscivano a smettere di sorridere, mentre si guardavano, cantando trascinati dalla melodia e dalle parole, tutti dal pubblico li guardavano stupefatti e ammaliati, ma loro non se ne accorgevano, persi com’erano l’uno nello sguardo dell’altra.
«Now that I see you…» mormorarono l’ultima frase della canzone, con gli occhi magicamente incatenati gli uni agli altri, e le fronti che quasi si sfioravano e i respiri che si intrecciavano. Barry in quel preciso momento, mentre le sorrideva con sincerità, senza riuscire a smettere di farlo, e lei lo faceva con lui, si rese conto di amarla davvero. Amava Caitlin con tutto il suo cuore, e non come un ragazzino che si prendeva una cotta per la ragazza più carina e intelligente della scuola, bensì come un adulto consapevole dei suoi sentimenti per una persona meravigliosa che gli aveva letteralmente rapito mente e cuore, che era in grado di fargli provare cose inspiegabili, persino per lui che era uno scienziato. Erano ancora persi in un modo tutto loro, quando furono riportati nel mondo reale dai presenti nel bar che scoppiarono in un fragoroso applauso, alcuni chiedevano il bis, altri applaudivano urlando complimenti, ma i due, dopo un breve inchino, si presero per mano e scapparono dal palco, lasciandolo alle altre persone che aspettavano per esibirsi. Risero complici avviandosi verso il bacone. Caitlin ordinò un paio di drink alcolici, mentre Barry, totalmente astemio, preferì optare per uno analcolico e brindarono alla serata migliore della loro vita.
«Sai cantare! Barry, tu sai cantare! Quando la smetterai di non credere in te stesso? Sei fantastico!» esclamò al quarto drink, mentre lui cercava di farla fermare, altrimenti si sarebbe ubriacata. Ma lei, ovviamente, come tutte le volte che erano usciti, non lo ascoltava. «Su andiamo a divertirci!» esclamò afferrandolo per le mani invitandolo a ballare con lei. Lui si lasciò trascinare, e le mise le mani sui fianchi, stringendola forte a sé. Trascorsero la serata in allegria, cantarono un’altra volta perché davvero, chiunque li vedeva chiedeva il bis della loro esibizione e Caitlin bevve davvero tanto. Fu un solo attimo, tra un drink e l’altro, Caitlin era andata in bagno e Barry l’aveva persa di vista. Era stato trattenuto al bancone da una ragazza, Linda, che gli aveva chiesto il numero, ma lui aveva galantemente rifiutato, perché era già interessato ad un’altra persona, una persona che non riusciva più a vedere e lo stava mandando in panico. Quando riuscì a scorgerla, notò che un ragazzo le si fosse avvicinato troppo e lei, stordita dall’alcool, non se ne accorgeva.
«Ehi!» esclamò Barry avvicinandosi a loro, avvicinando Caitlin a sé, e allontanandola da quel malintenzionato «Allontanati dalla mia ragazza» disse senza rendersene conto, stringendola, okay non era la sua ragazza, ma doveva proteggerla e far capire ai malintenzionati che fosse impegnata era meglio che prenderlo a pugni – non era un gran picchiatore, ogni volta che si era ritrovato invischiato in una rissa, ne era uscito perdente «E poi non ti vergogni? È ubriaca!»
«Appunto, è più divertente! Tu non ne approfitteresti?»
«No, sono una persona civile» borbottò ignorandolo, e allontanandosi con Caitlin da lui, guardando preoccupato la ragazza che non aveva affatto una bella cera, sicuramente a causa dell’alcool che aveva ingerito «Cait, tutto okay?»
«Non mi sento bene, Barry…» mormorò portandosi una mano sullo stomaco. Barry scosse la testa e la portò subito fuori dal locale, non fecero in tempo ad uscire che la ragazza vomitò sul marciapiede, ma lui riuscì a reggerla e le mise una mano sulla fronte, accarezzandole piano la pancia, per aiutarla a calmarsi, mentre continuava a ripetere, con la voce strascicata non berrò mai più una singola goccia d’alcool! – e Barry sotto i baffi ridacchiava, perché era ciò che diceva sempre, eppure non lo faceva mai. Del resto, si divertiva, era giovane e lui si sarebbe preso cura di lei, sempre.
«Ti riaccompagno a casa, ce la fai a camminare?» lei scosse la testa, quindi Barry si sentì in dovere di prenderla in braccio e portarla fino alla sua auto. La fece distendere sui sedili posteriori e la condusse a casa, sentendo da dietro i suoi lamenti. Sperava non vomitasse in auto, ma poco importava, alla fine. Quando giunsero, velocemente la portò in casa e, dopo aver cercato nella sua borsa le chiavi, la portò in camera sua.
«Eccoci» sussurrò, facendola sedere sul letto «Come ti senti?»
«Bene!» esclamò alzandosi e mettendogli le braccia attorno al collo «Sei il mio eroe, Barry» mormorò appoggiando il volto contro il suo collo «Mi sono divertita tanto stasera con te».
«C-Cait…» balbettò lui, sentendo il suo fiato caldo contro la propria pelle «Dovresti… stenderti e-»
«Tu non ti accorgi… di quanto tu sia meraviglioso» mormorò, lasciandogli un bacio sul collo scoperto, facendolo deglutire e fremere d’emozione «Non ti accorgi di quanto tu mi piaccia, Barry…»
«Caitlin, sei ubriaca, non sai di cosa parli…» sussurrò lui. Per quanto volesse tutto quello, non poteva approfittare del fatto che fosse ubriaca per baciarla. Andava contro tutti i suoi principi morali e era certo che ne avrebbero parlato quando lei sarebbe stata sobria. «Per favore, sdraiati…»
«Perché non ti lasci andare?» sussurrò ancora lei, dandogli un bacio sulla mandibola. Barry rabbrividì ancora, doveva avere un animo piuttosto forte per resistere a quelle avance, e le cose divennero davvero difficili, quando lei tentò di baciarlo sulle labbra, ma riuscì nell’intento di resisterle e riuscì, finalmente, a farla distendere sul letto.
«Cerca di dormire un po’, okay? Vado a prenderti dell’acqua» disse piano «Tu metti il pigiama e sdraiati, okay?» lei annuì contrariata, ma fece come lui le aveva detto. Il ragazzo prese un respiro profondo e andò nella cucina a prenderle dell’acqua. Non poteva lasciarla sola, non in quelle condizioni.
Tornò da lei, e la trovò incastrata nel vestito che non riusciva a togliersi. Rise scuotendo la testa, appoggiò il bicchiere sul comò e cercando di tenere gli occhi chiusi l’aiutò ad indossare il pigiama. Poi le fece bere l’acqua e l’aiutò a mettersi a letto, rimboccandole le coperte. Lei lo guardò con quei suoi occhioni da cerbiatto, e lo supplicò di non lasciarla sola, perché iniziava a sentirsi di nuovo molto male. Barry le sorrise e le diede un bacio sulla fronte, si sedette accanto a lei e le accarezzò i capelli fino a che non si addormentò. Sorrise guardandola, e le diede un bacio sulla guancia, poi si spostò sulla poltrona accanto al letto e reclinò la testa all’indietro, ripensando a cosa era appena successo, il suo cuore era ancora in tumulto e non capiva esattamente cosa stesse accadendo. Solo si sentiva completamente stravolto. E se Caitlin avesse davvero provato qualcosa per lui? Se lei avesse voluto essere baciata, nonostante tutto? E se si fosse sentita rifiutata da lui? No, non avrebbe mai approfittato di lei da ubriaca, le avrebbe parlato da sobria e avrebbero chiarito tutto, ovvio. La guardò ancora una volta, mentre dormiva, era serena e rilassata e gli piacque pensare che fosse per merito suo, se stava sorridendo. Sperava che stesse facendo bei sogni, e che non avesse incubi, tuttavia se ne avesse avuti, lui sarebbe stato lì accanto a lei.
Appoggiò la testa sullo schienale della poltrona e chiuse gli occhi, lasciandosi andare ai ricordi meravigliosi di quella serata che aveva condiviso con lei, soprattutto il karaoke, oh, quello era stato magico. Si addormentò in una posizione un po’ scomoda, sulla poltrona, accanto a lei. E quella notte, il suo sonno fu popolato di magnifici sogni, quasi tutti riguardanti la bella dottoressa.
Quando i primi raggi solari gli ferirono gli occhi – fortunatamente era domenica e non dovevano andare al lavoro – Barry si svegliò un po’ intorpidito, nella stessa posizione in cui si era addormentato. Con un’unica differenza, sulle sue ginocchia, dormiva acciambellato il cane di Caitlin, ne accarezzò il morbido pelo bianco e guardò subito verso il letto. Caitlin dormiva ancora beatamente, e fortunatamente durante la notte non aveva avuto alcun problema, si era preoccupato per nulla, in fondo. I ricordi di lei che aveva cercato di baciarlo erano ancora vividi nella sua mente, ma non doveva pensarci, ovviamente. Prese il cellulare e vi trovò diversi messaggi di Cisco, qualcuno di sua madre, e altri di Iris, che gli comunicava che Cisco le avesse detto di lui e Caitlin, e che voleva sapere come fosse andata la serata, immediatamente. Ma i suoi amici non avevano niente di meglio da fare che immischiarsi nella sua assente vita amorosa? Sbuffò appena alzando gli occhi al cielo, ma non era realmente infastidito, sapeva che gli volessero bene e si intromettevano solo perché volevano assicurarsi che fosse felice.
Delicatamente, si alzò, prendendo in braccio Joey e appoggiandola sulla poltrona al suo posto, poi si diresse nella piccola cucina di Caitlin e iniziò a preparare la colazione, sua madre gli aveva insegnato a preparare degli ottimi french toast; mise su la macchinetta del caffè, si mise ai fornelli a preparare i toast e poi spremette anche due arance, preparando della spremuta. La vitamina C faceva bene, dopotutto, dopo una sbronza.
Quando ebbe finito di preparare tutto, si affacciò di nuovo nella camera di Caitlin e la vide sveglia, ancora confusa, seduta in mezzo al letto. Le augurò il buongiorno, e lei si portò le mani sulle orecchie lamentandosi che parlasse troppo ad alta voce, il ragazzo non riuscì a trattenersi dal ridacchiare, e tornò in cucina, con la consapevolezza che l’amica non si sarebbe alzata dal letto. Sistemò tutto ciò che aveva preparato su un vassoio e le portò la colazione a letto con un’aspirina. Non appena lo vide arrivare, lei spalancò gli occhi, sorpresa dal suo gesto.
«Wow, Barry…» mormorò «Grazie…»
«Mangia qualcosa e poi prendi l’aspirina, festaiola» ridacchiò, sedendosi accanto a lei «Scherzi a parte, come ti senti?» domandò apprensivo, l’aveva vista stare davvero male la sera precedente.
«Meglio, ma non ricordo nulla di stanotte, dimmi che non sono stata imbarazzante» quindi considerava ciò che stava per fare con lui imbarazzante? Non poteva dirle quello che era accaduto allora… si sentì un po’ giù, ma non lo diede a vedere, anzi sorrise, senza lasciar trapelare emozioni.
«No, tranquilla…tutto nella norma» rispose infatti. Lei annuì, poco convinta della sua risposta, e consumò la colazione che lui le aveva preparato, stupendosi di quanto fosse bravo in cucina.
«Wow, sei anche un cuoco fantastico, oltre che cantante, Barry» disse a bassa voce, con l’aria di chi aveva appena fatto un’esclamazione importante «Ricordo il karaoke» gli disse «Siamo stati grandiosi».
«Lo siamo stati davvero» sorrise, guardandola. Era bellissima, ma irraggiungibile per lui.
«Ma sei rimasto qui?»
«Sì, ho dormito sulla poltrona, nel caso avessi avuto bisogno di aiuto, stavi davvero male…»
«Sei un angelo» sussurrò, guardandolo dritto negli occhi «Grazie, Barry, di tutto».
«Ogni volta che ne hai bisogno» rispose lui, sorridendo a sua volta.
Quando fu sicuro che fosse tutto okay, e non avesse bisogno di altro, Barry tornò a casa, deciso a parlare con sua madre della sua situazione, doveva parlarne con qualcuno, perché stava esplodendo e impazzendo, aveva il disperato bisogno di un consiglio perché anche se avesse un quoziente intellettivo superiore alla media, in quelle occasioni era la persona più idiota del mondo. Ma non poteva parlarne con Cisco, o Felicity, o Iris, loro gli avrebbero dato dell’idiota per averla rifiutata. Arrivò a casa in tempo per il pranzo della domenica, e dopo un po’ di giri di parole, raccontò a sua madre della situazione con Caitlin, le disse persino che aveva un debole per lei fin da quando erano ragazzini, ma che ora che l’aveva conosciuta bene, se ne era innamorato. Le raccontò delle uscite insieme, della sera precedente, del karaoke, dell’ubriacatura e del fatto che avesse tentato di baciarlo. Si sentiva molto in imbarazzo, a venticinque anni a parlare di certe cose con sua madre, come se ne avesse avuti quindici, ma non sapeva da chi altro andare e aveva disperato bisogno di sapere cosa fare o di avere qualche consiglio utile.
«Sei stato molto corretto a non approfittare del fatto che fosse ubriaca» gli disse la madre, facendolo sentire meno in colpa per averla rifiutata «Figliolo, di certo non posso dirti io cosa fare» continuò sorridendo  «Ma sono certa di non averti mai visto così preso da una persona, e se posso essere sincera, in vino veritas, quindi magari le interessi anche tu, quindi magari prova a parlarle e a dirle ciò che provi» gli consigliò.
Il ragazzo sorrise, era esattamente ciò che aveva bisogno di sentire, ringraziò sua madre abbracciandola forte, dicendole che avrebbe seguito il consiglio e che se fosse andato tutto bene, presto le avrebbe presentato Caitlin come sua ragazza. La donna sorrise, stringendo il figlio, che sebbene avesse venticinque anni, per lei era ancora un bambino, e lo rassicurò, dicendogli che aveva un buon presentimento e tutto sarebbe andato bene. Barry sorrise, e un po’ dell’angoscia che si era portato dietro da quella mattina scomparve, lasciando spazio a un nuovo sentimento, a una nuova speranza. Forse, questa era la volta buona anche per lui di essere finalmente felice, e di sentirsi completo. Doveva solo cogliere il momento giusto, coglierla di sorpresa e confessarle di averla sempre amata fin da ragazzini, e di essere lui il ragazzo che l’aveva consolata quando non c’era nessun altro, la notte del ballo dell’ultimo anno. Si sentiva coraggioso come mai, pieno di una nuova certezza e una nuova voglia di affrontare la propria vita.
Doveva essere più sicuro di se stesso, quella volta era totalmente necessario, non poteva o doveva fallire, perché ne andava della sua felicità, era stufo di essere il muto osservatore, l’uomo dietro la fotocamera. Voleva passare davanti e prendersi i suoi bei ricordi, la sua felicità, e la persona che amava, per renderla felice come meritava di essere. Caitlin meritava solo il meglio, e lui avrebbe cercato di darglielo.
Solo che decise che avrebbe aspettato il momento giusto, doveva almeno aspettare che i postumi passassero.
 
«Buongiorno, Caitlin!» esclamò pimpante e pieno di vita, entrando nel laboratorio quella mattina. Si sentiva investito di un nuovo coraggio, forse datogli anche dall’approvazione di sua madre e di Iris, con la quale aveva parlato la sera precedente delle sue intenzioni. Tuttavia, quando entrò nel laboratorio, si stupì. Caitlin era affaccendata con delle provette, e quasi lo ignorò borbottando un mesto Buongiorno. Barry alzò le spalle e pensò fosse solo impegnata nel lavoro, le si avvicinò per vedere cosa stesse facendo e nel farlo le sfiorò la spalla. Lei sobbalzò immediatamente e si allontanò bruscamente. «Cait, ma che ti prende?» le chiese. Certo, sicuramente lei era molto impegnata, ma lo erano sempre, eppure avevano sempre trovato il tempo di chiacchierare un po’ prima di iniziare a lavorare.
«Niente, niente» mormorò lei, scansandolo e sistemando delle provette, vuote. Barry era un ragazzo timido, ma non stupido. Stava facendo di tutto per non guardarlo ed evitarlo, apparentemente. Ma perché? Immediatamente pensò al rifiuto, a tutto quello che era accaduto quel sabato sera, e al fatto che probabilmente lei avesse ricordato che lui non l’aveva assecondata perché ubriaca, era arrabbiata per questo?
«Ascolta, se ho fatto qualcosa di… sbagliato, mi dispiace, okay?» le disse, seguendola, ma lei continuava ad ignorarlo e a sfuggirli «Cait, per favore!» esclamò. Barry le si avvicinò bruscamente, giungendo alle sue spalle, e l’afferrò per un gomito, voltandola verso di sé. Si ritrovò faccia a faccia con lei, e era confuso, non capiva perché fosse così distante da lui, e non riusciva a spiegarsi cosa avesse fatto di male per meritare quell’atteggiamento nei suoi confronti.
Erano ad un soffio di distanza, Barry stavolta era certo che non sarebbe riuscito a trattenersi, ma la ragazza scivolò via dalla sua presa, avvicinandosi a un computer, digitando dei tasti. Sicuramente a caso, perché era ovvio che non stesse scrivendo niente. Le si avvicinò con più determinazione, e l’avvicinò di nuovo a sé, incastrandola tra sé e il tavolo, lei proiettò i suoi  occhi nocciola in quelli verdi del ragazzo, e lui sentì il proprio fiato mancare.
«C-Cosa stai facendo ora?» chiese lei, balbettando con un filo di voce. Barry sorrise, e abbassò il voltò verso il suo.
«Qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa» sussurrò lui, congiungendo le loro labbra in un dolce bacio. Caitlin subito si staccò, senza capire, confusa e stranita, cercando di chiedergli cosa gli prendesse, ma Barry non le diede il tempo di farlo, fu più rapido e la baciò di nuovo, con più determinazione e meno terrore, e stavolta la dottoressa si lasciò andare, ricambiando il bacio, mettendogli le braccia attorno al collo. Barry si sentì come se fosse stato fino a quel momento senza ossigeno e che avesse iniziato a respirare solo in quel momento. E da scienziato sapeva che non fosse una cosa possibile e razionale, ma era la sensazione più bella che avesse mai provato, e per un momento mandò razionalità e impossibilità a farsi benedire. Strinse Caitlin a sé, baciandola ancora, sentendo che lei ricambiava appieno il bacio, e la sentiva anche sorridere contro le proprie labbra. Poi un finto tossire li riportò alla realtà, dannazione, erano stati beccati come due ragazzini. Subito si staccarono, come scottati, imbarazzati e pronti a giustificarsi.
«Allen, Snow, non accetto effusioni sul luogo di lavoro» esordì il Dr Wells, facendo capolino nel laboratorio.
«Suvvia, Harry, sono così carini! Per me potete continuare pure!» esclamò HR, comparendo alle spalle del fratello con l’immancabile tazza di caffè in mano, sorridendo complice ai due scienziati.
«Per stavolta, chiuderò un occhio, visto che i risultati del test sono finalmente positivi» comunicò mentre i due, ancora imbarazzati mormoravano Ci scusi dottore, ma sorridevano felici per aver portato a termine la ricerca e per il bacio «Ottimo lavoro, ora il progetto può passare alla fase 2» disse, andando di nuovo via, mentre HR alzava i pollici in segno positivo per il loro bacio di poco prima, mimando con le labbra Ottima mossa, Allen! Barry si portò una mano dietro la nuca, sorridendo imbarazzato e ringraziando HR per il suo consenso. Cosa aveva appena fatto? Si sentiva su di giri.
«Poi ne riparliamo» mormorò lei, sistemandosi i capelli dietro un orecchio, imbarazzata, ma sorridente.
«Perché eri così nervosa stamattina?» le chiese, appoggiandosi a un tavolo, guardandola.
«Perché ieri non ti sei fatto sentire, e… passato il post-sbronza, ho ricordato cosa avessi fatto» disse, Barry inclinò la testa non capendo «Con te, a casa mia» precisò lei. Lo scienziato arrossì immediatamente ricordando le avance della dottoressa di quel sabato, quelle che lui aveva rifiutato gentilmente «Non ti sei fatto sentire, e credevo fossi offeso e-»
«No! No!» esclamò lui scuotendo la testa «Non è affatto così!» esclamò «Anzi, insomma, ho apprezzato… le avance, ma…» balbettò a disagio, arrossendo ancora di più, se possibile.
«Ma mi hai rifiutata» ribatté lei, mordendosi il labbro inferiore «Credevo di… non piacerti».
«Ma cosa dici?» domandò lui, alzandosi e avvicinandosi a lei, prendendola per i fianchi e avvicinandola a sé «Non pensarlo mai, okay? Tu mi piaci, Cait, da… così tanto tempo» disse in un sussurro, guardandola negli occhi.
«E allora…?» cercò di domandare lei, e finalmente lui capì perché fosse così agitata quella mattina.
«Okay, ho capito, ti ho ferito. A mia discolpa, posso dire che non volevo approfittare di te ubriaca?»
Lei alzò lo sguardo, quasi scioccata, era serio? «D-Davvero?» domandò «Tu… non mi hai assecondata perché ero ubriaca e credevi di approfittare?» chiese senza riuscire a trovare un senso alle sue parole, esistevano davvero ragazzi così? Barry annuì, sorridendo. Con quali pessimi ragazzi maleducati era uscita fino a quel momento?
«Sì, Cait. Non era giusto, sai, pensavo agissi solo per l’alcool e non volevo approfittare della situazione».
«Eroe senza macchia e senza paura» disse sorridendo e stampandogli un bacio casto sulle labbra, prima di tornare al lavoro. Barry si ritrovò a sorridere sotto i baffi, divertito dalla situazione. Era andata bene, dopotutto. Avevano ancora molte cose di cui parlare, ma per il momento bastava quel bacio. Nient’altro.
 
«Non hai niente da dirmi?» gli chiese Cisco, non appena lo vide entrare nel laboratorio di robotica «Un certo bacio…HR ha accennato qualcosa, prima» disse. Barry arrossì all’inverosimile e balbettò qualcosa di sconnesso, mentre l’amico ridacchiava, poi prese un profondo respiro.
«Beh, allora… sabato sera siamo andati in quel bar che aveva detto lei, sai, la serata karaoke…» iniziò spiegando, sorridendo appena «Lei aveva bevuto tanto, e… l’ho riaccompagnata  a casa, sai, non si reggeva in piedi» continuò, sorridendo «E ha provato a baciarmi, ma io diciamo che l’ho rifiutata perché non volevo approfittare di lei».
«Sei sempre il solito» gli disse l’amico.
«Già lo so, comunque sono rimasto da lei, per aiutarla nel caso avesse avuto bisogno. E… poi sono andato via ieri mattina dopo averle preparato la colazione».
«Un fidanzatino amorevole» commentò ridacchiando.
Barry alzò gli occhi al cielo, ridendo «Già, comunque stamattina l’ho trovata qui, agitata e… aveva ricordato cosa avesse fatto, credeva non mi piacesse e allora…»
«L’hai baciata?» domandò Cisco, eccitato e felice.
«Sì, l’ho baciata» disse Barry sorridendo «Ed è stato fantastico».
«Il mio ragazzo è diventato grande!» disse abbracciandolo. Barry borbottò un quanto sei idiota, ricambiato la stretta dell’amico, ridacchiando felice. Sperava solo che con Caitlin le cose non andassero male e rimanesse tutto così com’era. Cisco si fece raccontare nel dettaglio quanto accaduto tra di loro, e si complimentò con Barry, dandogli una pacca sulla spalla, dicendogli che era anche arrivato il momento che uscisse dal suo guscio. «E ora che farete?» chiese.
«Appena lo saprò, te lo farò sapere».
Quando uscirono dal laboratorio, con le dita intrecciate, sotto gli sguardi scioccati di Felicity e Cisco, i due decisero che avrebbero passato la serata insieme, per parlare attentamente di ciò che stava accadendo tra di loro. Barry si sentiva un po’ emozionato e a disagio, come un ragazzino, era la prima volta che una ragazza decideva di parlare attentamente con lui della loro situazione. Sulla strada, si fermarono a prendere una pizza, e poi di comune accordo andarono da lei. Durante il tragitto, fino a lì, furono entrambi avvolti da uno strano silenzio imbarazzante, soprattutto per Barry, che non riusciva ancora a capacitarsi della sue azioni di quella mattina. Era davvero così coraggioso?
Cenarono insieme, scrutandosi con lo sguardo, chiacchierando del lavoro, e di cosa di poco conto, giusto per spezzare l’imbarazzo. Una cosa che Barry aveva capito bene, era che in quella situazione non era l’unico ad essere timido. Caitlin, poi, preparò del tea e invitò Barry a seguirlo nel salotto, dove avrebbero potuto parlare con calma di loro.
«Allora…» esordì lei, sedendosi sul divano, invitando lui a fare lo stesso.
«Allora…» mormorò il ragazzo, imitandola, le rivolse una breve occhiata, per poi tornare a fissare la tazza di tea che stringeva tra le mani. Come si affrontava un discorso del genere? Non ne aveva idea, ed era a disagio.
«Hai detto che… ti  piaccio da tanto, esattamente da… quanto?»
«Mi prometti che non mi deriderai?»
«Promesso» disse, appoggiando una mano sul suo ginocchio, stringendoglielo appena, e Barry si rilassò un attimo, appoggiando la propria mano sulla sua. Caitlin intrecciò le loro dita in un gesto tenero e affettuoso.
«Avevo una cotta pazzesca per te fin dal liceo» le disse, apertamente «Ho sempre creduto di essere inferiore a te, e non ti ho mai parlato. Tranne una volta. La sera del ballo, ti vidi piangere nel cortile, e decisi che… beh, avrei fatto qualcosa di positivo. Mi sedetti accanto a te e ti passai un fazzoletto» spiegò, lei guardò le loro mani intrecciate e sorrise teneramente «Piangevi perché quell’idiota di Ronnie Raymond ti aveva piantata in asso per una cheerleader. Eri a pezzi, singhiozzavi e ti facevano male i piedi» disse, si sorprendeva di come ricordasse ogni dettaglio di quella sera. «E ovviamente non avevi un passaggio per tornare a casa. Ti davi della stupida, perché lui ti aveva lasciata, ma tu meritavi, anzi meriti, qualcuno di migliore. Mi sembrò naturale offrirti il mio aiuto e accompagnarti a casa. Così ti porsi la mano e ti aiutai ad alzarti, quasi mi cadesti tra le braccia perché i piedi ti facevano davvero male, e ti riaccompagnai a casa, ero così imbarazzato» ridacchiò arrossendo, non avrebbe mai creduto di avere quella conversazione con lei «E una volta lì, decisi che se anche fosse stata l’ultima volta che ti vedevo, dovevo dirtelo…dirti-»
«… di non piangere per chi non meritava le mie lacrime» concluse lei, alzando lo sguardo su di lui sorridendo. «Come ho fatto a dimenticarmi di te? Sei stato così gentile con me quella sera» disse rammaricata. Già, ma a Barry non importava, non più. Sapeva che fosse quasi del tutto colpa sua perché era sempre stato nell’ombra. Caitlin non poteva ricordarsi di lui, proprio perché lui era sempre stato invisibile, per paura di non piacerle. Si rese conto di essere stato nel torto per tutto quel tempo, perché altrimenti lui e Caitlin non sarebbero stati in quella situazione, in quel momento.
Lui alzò lo sguardo su di lei, e sorrise dolcemente, appoggiandole una mano sulla guancia. Ormai le tazze di tea giacevano dimenticate sul tavolino accanto al divano. Lei aveva capito che non contava più, in fondo.
«È stata la prima volta che mi sono sentito davvero utile per qualcuno, ed è uno dei ricordi più cari che ho del liceo» sorrise, senza staccare gli occhi dai suoi  «Immagina la mia sorpresa quando dopo otto anni ti ho incontrata di nuovo, per caso, e poi sei entrata nel mio laboratorio…» disse divertito «E ancora di più quando in modo davvero imbranato ti ho invitato ad uscire la prima volta, hai accettato» lei si lasciò andare in una risata divertita, annuendo, comprendendo le sue parole «Ti sembrerà stupido e insensato, ma quando sabato abbiamo cantato, e ci siamo guardati… mi è sembrato come se tutto il mondo fosse svanito, come se esistessimo solo io e te… e lì ho capito…» disse, abbassando un po’ la voce, senza perdere il sorriso dalle labbra «Di essermi irrimediabilmente innamorato di te».
«Barry…»
«Lo so, non è una cosa razionale e-»
«Sta zitto» disse lei, interrompendolo e prendendogli il viso tra le mani, prendendo lei l’iniziativa e baciandolo con dolcezza, avvicinandosi un po’ di più a lui. Barry sentì il cuore letteralmente in tumulto, batteva ad un ritmo davvero fuori dal comune, strinse la dottoressa contro il proprio corpo, e ricambiò con la stessa dolcezza il bacio. «È la cosa più dolce che qualcuno mi abbia mai detto…» sussurrò lei contro le sue labbra. Barry la guardò negli occhi e le accarezzò la guancia sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Era davvero surreale che lui si trovasse in quella situazione, e non avrebbe potuto sentirsi più felice. Si sentiva così felice che poteva toccare il cielo con un dito. Anche se era scientificamente impossibile farlo.
«Ora ho capito perché nessun appuntamento è mai andato bene…» ridacchiò «Stavo aspettando solo te».
«Smettila di dire queste cose dolci» sussurrò lei, appoggiando la fronte contro la sua «Finirai per farmi innamorare davvero di te, signor Allen».
«Il mio intento è proprio quello, dottoressa Snow».
 


Hello, Fandom di Flash.
Uh, sono così emozionata! Ci tengo a dire che non odio Iris, semplicemente la shippavo con Eddie e con lui doveva restare. 
Non sono nuova sul sito, ma in questo fandom sì, ho scritto questa piccola (per i miei gusti, di solito scrivo cose più lunghe, tipo 20, 30mila parole o giù di lì) Snowbarry, collocandoli in un universo-semi alternativo. Non ci sono metaumani, Barry non è Flash, e ho messo l'OOC per questo, ma ammetto di aver usato alcune scene Snowbarry che adoro. Ho citato alcuni personaggi di Arrow perché adoro quando interagiscono, e nulla. Personalmente, li shippo in qualunque salsa: Barry e Caitlin, Barry e Killer Frost, Killer Frost e Savitar, e tutte le varianti lol. Spero vi sia piaciuta, e magari tornerò (sto lavorando a un altro paio di cosette, tra cui una Savifrost, ma non so ancora se vedranno la luce). Spero ci siano errori, l'ho riletta 4 volte, ma qualcuno scappa sempre... e che vi sia piaciuta! 
Maybe, fatemelo sapere! 
Beh, io vi lascio, Bye!

-Chiara.
   
 
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