Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: nicoletta88    20/06/2017    3 recensioni
" Non far mai piangere una donna: ogni lacrima è un pò di lei che se ne va. Non deluderla mai perchè, ogni volta che lo farai, troverà il modo per allontanarsi da te. Se vuoi amare una donna, ma amarla davvero, devi farlo con tutto te stesso, stringendola, proteggendola da ciò che può recarle danno... Devi fare in modo che quella luce che si accende nei suoi occhi ogni volta che ti guarda non si spenga mai..." è con queste parole che Andrè si rivolge a Mirko, il fidanzato di Oscar, dopo che lui l'ha lasciata ad un passo dal matrimonio. Come si comporterà Mirko dopo queste parole? Lascerà il campo ad Andrè o combatterà per lei?
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo, Pasquetta, Andrè, Oscar e gli altri hanno deciso di andare al mare a Ostia. Sia Alain che Andrè hanno pensato che ad Oscar avrebbe fatto bene svagarsi un po’ e quale metodo migliore se non fare una bella partita a calcio e un torneo di briscola? Il caso aveva anche voluto che tutte le macchine fossero piene e quindi Andrè e Oscar sarebbero dovuti andare insieme al mare. Andrè e Alain avevano studiato un piano: questo prevedeva che a un certo punto lui facesse finta di stare male in modo da andarsene con gli altri e lasciare i due ragazzi da soli e Andrè non avrebbe potuto far altro che accettare. Tutti ne erano a conoscenza. Tutti tranne Oscar.
< Spiegatemi una cosa… con questo tempo voi volete stare al mare? > chiede Oscar, vedendo che il sole è oscurato da nubi grigie. Come tradizione vuole per Pasquetta, il tempo è nuvoloso, ma questo non ha impedito ai ragazzi di voler uscire di casa e divertirsi un pò.
 < Ragazza, lo dovresti sapere che per noi ogni scusa è buona per non stare a casa e uscire > le dice Alain < Quale scusa migliore di Pasquetta per starsene un po’ al mare?  Certo, il tempo non aiuta, ma almeno non stiamo a casa a muffire! >
I ragazzi scoppiano a ridere e uno di essi, Gerard, lo colpisce ad una spalla con una pallonata, dando inizio così al torneo. Le squadre si compongono naturalmente visto che erano sempre le stesse da anni e si era creato un certo affiatamento sul campo da gioco. Verso le 5e30 del pomeriggio, il cielo fa traboccare qualche goccia di pioggia e i ragazzi trovano riparo sotto la veranda di un chiosco. Alain, che durante la partita aveva finto una storta, trova che quel momento sia perfetto per lasciare soli i suoi amici e adduce come scusa che il piede gli sta dando noia. Tutti avevano creato l’occasione per non far notare che Alain si era gettato a terra per finta.
< Ragazzi miei, credo che la mia caviglia sia arrivata al limite della sopportazione. Devo andare a metterci un po’ di ghiaccio >
< Veniamo anche noi allora, tanto ormai il tempo ha rovinato il pomeriggio > fa Oscar
< Ma no, Oscar, non ti preoccupare > le dice di rimando Alain < il cielo si sta allargando un po’ laggiù e dovrebbe uscire il sole tra poco. Tu e Andrè rimanete ancora un po’. Il tramonto sul mare è fantastico >
< Ma quanto sei romantico oggi! > gli dice lei scherzosamente
< Che ci vuoi fare? A quanto pare anche i duri hanno un cuore ogni tanto!  >
< Ma si Oscar > Andrè si intromette < in fondo Alain ha ragione: possiamo rimanere qui un’altra oretta. Ormai ci siamo >
< D’accordo, ma tu facci sapere come stai >
< Certo che ve lo farò sapere, state tranquilli >
I ragazzi se ne vanno, lasciando soli Oscar e Andrè. La ragazza si siede sui gradini abbracciandosi le ginocchia e appoggiando il mento sulle braccia in attesa che esca il sole e viene presto assorbita dai suoi pensieri. Andrè le si siede accanto, allungando le lunghe gambe e appoggiandosi sui gomiti. Restano così, in silenzio, rotto solamente dal rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga. Ad un certo punto, però, il ragazzo nota che le guance della sua migliore amica sono rigate di lacrime. Tutto si aspettava tranne una cosa del genere.
< Hey Oscar… Che succede? >
< Niente, stai tranquillo… >
< Stai piangendo quindi non credo che non sia niente. Dai, lo sai che a me puoi dire tutto >
< Andrè… Tre anni fa sono stata innamorata di Mirko, anche se dopo la sera che mi hai baciato sapevo che mi amavi. Sono scappata a Parigi per non dover affrontare la situazione: mi ero resa conto che avevo paura di fare una scelta nonostante sapessi esattamente cosa fare. È mai possibile che tu adesso mi ami ancora? >
< Certo Oscar, io ti amo da sempre >
< Andrè! > gli si getta letteralmente al collo, piangendo < Oh Andrè… anch’io ti amo Andrè… Ti amo >
 < Io questo l’ho saputo da sempre Oscar, l’ho saputo da sempre, davvero. Adesso niente può più dividerci > la prende tra le braccia e la bacia. È un bacio lungo intenso, di quelli che ti tolgono ogni respiro, ma che ti fanno capire che era esattamente quella la cosa giusta da fare.

< Lo so Oscar… Per me è esattamente la stessa cosa…>
I due ragazzi rimangono lì, abbracciati, ad osservare il mare. Non ci sono più parole da dire, è il silenzio a parlare per loro, le loro mani intrecciate e la testa di Oscar sulla spalla di Andrè e il braccio di lui a cingerle le spalle a dire tutto. A volte, quello che si cerca è talmente vicino che viene confuso con ciò che non si cerca. Ci si convince di non aver più bisogno di niente solo perché si è stanchi di non essere corrisposti, di persone sbagliate e tempo regalato a chi  quel tempo non lo voleva. Sapete qual è il segreto? Affidarsi a tutti e cinque i sensi che si hanno a disposizione, più il sesto: l’intuito. Oscar aveva intuito tempo prima  che Andrè l’amava ma non ci aveva voluto credere perché lei non  si sentiva alla sua altezza. Invece, lui l’amava semplicemente perché era lei, con i suoi pregi e i suoi difetti, perché era tutto ciò che cercava in una donna.
 
 
3 anni dopo.
18 giugno 2016
È da poco passato il primo il primo pomeriggio  e Oscar comincia a stare male sul serio. Già da quella mattina aveva avuto delle fitte al basso ventre, ma erano sopportabili: ora, invece, si rende conto che non può più aspettare e deve correre in ospedale. Quel giorno Andrè era a casa: ultimamente il sabato lo passava insieme a Danilo ad allenarsi visto che avrebbe dovuto combattere per il titolo italiano di pugilato, incontro che sarebbe avvenuto il giorno dopo. Ebbene si: Andrè è diventato un manager; la palestra, invece, è passata ad Oscar e tutto va a gonfie vele, anche il loro rapporto, culminato nel matrimonio il 20 giugno dell’anno prima.
< Andrè… > la ragazza lo chiama debolmente e pensa che lui non l’abbia udita visto che stava parlando con Alain ed avevano la tv accesa
< Aspetta un secondo… > dice Andrè ad Alain < Oscar mi hai chiamato? >
< Andrè… dobbiamo correre in ospedale. A quanto pare i gemelli vogliono nascere in anticipo >
< Ma non possono nascere in anticipo! > obietta Alain < Scusate, ma non avevate programmato di farli nascere la prossima settimana? >
< A quanto pare a loro non interessa di nascere 4 giorni prima. Ti prego Andrè, andiamo! >
Dopo una corsa folle all’ospedale, ad Alain tocca aspettare fuori.
< Hey, cosa sono venuto a fare qui se poi devo aspettare fuori? > scherza
< Devi, il padre sono io quindi tocca a me entrare. A quanto pare siamo ancora in tempo per un cesareo d’urgenza >
< Io aspetto qui, ma non ci mettete troppo, mi raccomando >
È sera e Oscar è ancora stravolta: la sua vita e quella di Andrè sono cambiate. Prima erano in due e alle 15.02 erano in 4: loro due più Jacques e Anne. Avevano deciso di chiamarli come i genitori di Andrè: il ragazzo non aveva ricordo di sua madre, ma a sentirne parlare suo padre e sua nonna doveva essere una donna straordinaria e anche suo padre lo era. I bambini, poi, erano bellissimi: Jacques era moro per quanto Anne era bionda. Solo gli occhi erano invertiti: azzurri sembravano quelli di Jacques e verdi quelli di Anne. Oscar era vluta scendere al nido per vederli ancora una volta: non riusciva a staccarsi da loro e nemmeno Andrè ci riusciva.
< Andrè, ho un po’ paura lo sai? >
< Lo so, Oscar, anche io, ma se riusciremo ad essere saldi e a volergli bene senza crescerli con i grilli per la testa, allora potremo dire di essere stati bravi >
   
 
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