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Autore: Elenie87    20/06/2017    13 recensioni
Kagome è una giovane e talentuosa make up artist e lavora da circa un anno in un'agenzia di moda che pubblica riviste maschili. Il suo compito è preparare i modelli e le modelle che devono svolgere servizi fotografici e le pubblicità, e tra questi c'è l'insopportabile, ma affascinante Inuyasha. I due si odiano, o almeno lei non lo sopporta, per colpa delle terribili battutine sulla sua statura e l'esagerato narcisismo del ragazzo, ma un giorno i due si ritrovano chiusi dentro lo sgabuzzino. Lì dentro capiterà di tutto: momenti imbarazzanti, incavolature.. fatto sta che forse quella sarà l'occasione per i due finalmente di conoscersi, oppure di detestarsi ancora di più!
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"Fanfiction scritta per il contest "sfida l'autrice" indetto dal gruppo su Facebook "Takahashi Fanfiction Italia".
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Koga, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rating: Arancione
Genere: Romantico, comico
Coppie: Inuyasha/Kagome
Tipo di coppia: Het
Ulteriori Info: AU
Tipo di storia: One-shot
Trama: Kagome è una giovane e talentuosa make up artist e lavora da circa un anno in un'agenzia di moda che pubblica riviste maschili. Il suo compito è preparare i modelli e le modelle che devono svolgere servizi fotografici, pubblicità ecc.. (libera di scegliere) e tra questi c'è l'insopportabile, ma affascinante Inuyasha. I due si odiano, o almeno lei non lo sopporta, per colpa delle terribili battutine sulla sua statura e l'esagerato narcisismo del ragazzo, ma un giorno i due si ritrovano chiusi dentro l'armadio delle scope. Lì dentro capiterà di tutto: momenti imbarazzanti, incazzature .. fatto sta che forse quella sarà l'occasione per i due finalmente di conoscersi, oppure di detestarsi ancora di più, chissà!



Giudizi Universali
 
 
 
 
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Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane.
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Addentò la sua brioche al cioccolato con voracità, mentre di fretta si apprestava a raggiungere lo studio fotografico.
Il ticchettio dei tacchi alti risuonava nel corridoio, quasi a scandire i secondi preziosi che passavano.
-Ritardo, ritardo, ritardo…- sussurrò, mandando giù l'ultimo boccone della colazione, aprendo poi la porta con un gesto secco.
-Oh, eccola!- disse la sua collega, mentre la notava entrare trafelata nello studio.
Kagome le sorrise cordiale, posando sul banco un plico di fogli.
-Scusa, una telefonata del cliente: lo Shikon. Hanno voluto ribadire che il modello deve essere perfetto e dovrà far sbavare le donne- disse lei con un gesto di sufficienza della mano.
Sango, la collega, ridacchiò.
-L'avevamo capito. Vogliono che la campagna pubblicitaria del loro profumo sia una bomba… sexy- aggiunse con un sorrisino, controllando poi distrattamente il lavoro dei due modelli sotto i riflettori, che stavano posando per lo sponsor di una nuova bevanda.
Kagome sbuffò, avvicinandosi al set ed osservando uno dei due giovani.
-Già, ma potevano scegliere un modello migliore. Koga andava benissimo- brontolò la ragazza.
Sango rise di gusto, posandole una mano sulla spalla.
-Andiamo, non vorrai mica dire che non sia un gran fico-
Kagome roteò gli occhi, posandoli poi disgustata sull'amica.
-E' bello, come tutti i modelli del resto. Ma è insopportabilmente stronzo. Ed un gran narcisista- replicò, facendo sghignazzare ancor di più la collega.
-Dici così solo perché ti prende un po' in giro!- la sbeffeggiòSango, e lei storse le labbra in una smorfia.
-Un po'?- borbottò, versandosi del caffè in un bicchierino di plastica.
Sango si grattò il mento con aria pensante, poi schioccò la lingua.
-Sì, beh.. un po' tanto. Ma sono sicuro che lo fa perché in realtà… tu gli piaci!- esordì, e Kagome si strozzò inevitabilmente col caffè.
-Per l'amor del cielo, non dire nemmeno questa eresia. Non starei con uno così nemmeno se fosse l'ultimo uomo rimasto sulla faccia della terra-
Fu il turno di Sango di roteare gli occhi, scuotendo poi la lunga chioma corvina.
-Certo, certo- mormorò affranta. Non c'era nulla da fare. Kagome aveva preso in antipatia quel ragazzo, e quando qualcuno le rimaneva sul groppo era ben difficile farle cambiare idea.
-A proposito… dov'è? Tra cinque minuti dobbiamo iniziare il servizio fotografico per lo Shikon e devo ancora truccarlo- iniziò, guardandosi attorno guardinga.
Sango fece altrettanto, poi fece spallucce.
-Credo non sia ancora arrivato. Non l'ho notato in giro-
Kagome si passò le mani tra i lunghi capelli neri, scompigliandoseli nervosa.
-Dannazione, Sango, ogni giorno così! Mi farà diventare pazza!- sbottò.
Quella rise, guardando amorevolmente l'amica.
-Suvvia, non è così male, è solo che… dovreste provare a tollerarvi un po' di più, ecco-
Aprì la bocca pronta a replicare, quando il rumore della porta dello studio fotografico che si apriva la interruppe, e voltandosi verso di essa vide proprio l'oggetto del discorso farvi ingresso.
Il ragazzo dai lunghi capelli argentei e dagli occhi ambrati, caratteristica del mezzo demone quale era, si passò una mano sotto la maglia nera, sbadigliando annoiato, mettendo in bella mostra gli addominali scolpiti.
 
 


 
 
-Buongiorno- bofonchiò, avanzando nello studio.
Kagome sbatté sul tavolo il bicchiere ormai vuoto e lo fulminò con lo sguardo.
-Taisho, sei in ritardo- lo ammonì, assottigliando gli occhi.
Quello sbuffò, sorpassandola senza degnarla di uno sguardo.
-E allora?- replicò, sedendosi su una sedia.
La giovane contò mentalmente sino a cento, poi si piazzò davanti a lui, impedendogli di vedere qualsiasi altra cosa che non fosse lei.
-Devo prepararti per la campagna pubblicitaria, e tu hai diciassette minuti di ritardo- gli disse con astio.
Quello piantò i suoi occhi d'oro in quelli azzurri della ragazza e sorrise sghembo.
-Scusa, nanerottola, ma non sei il mio capo, o sbaglio? Perché non vai a rompere le palle a qualcun altro?- rispose lui, dondolandosi indietro con la sedia.
Una vena prese a pulsare sulla fronte di Kagome.
-Senti, razza di idiota, io devo lavorare, e purtroppo, per farlo, devo mettere le mani su di te! Ma se tu non arrivi in orario, mi crei un problema!- sbottò questa, alzando inconsciamente la voce.
Inuyasha arcuò un sopracciglio, poi lentamente si alzò, sovrastandola in tutta la sua altezza, tanto che Kagome fu costretta a far un passo indietro e ad alzare il capo per poter continuare a guardarlo negli occhi.
-Tante storie…- iniziò mormorando, poi un sorrisetto fece capolino sulle sue labbra, formando una fossetta su quel viso perfetto, tanto che la ragazza si trovò ad arrossire. -perché vuoi mettere le mani su di me? Bastava dirlo, dolcezza- terminò lui, e Kagome, si trovò a spalancare la bocca per lo stupore.
-T-tu..- iniziò incerta, poi un lampo d'ira attraversò le iridi cristalline della giovane, ed Inuyasha ridacchiò, incamminandosi verso la zona trucco.
-Allora? Non star lì a balbettare. Muoviti, prima iniziamo prima me ne vado!-
Lo faccio a pezzi! Si, prima lo strozzo, poi lo riduco in minuscoli pezzettini e lo faccio fritto!, pensò, appallottolando un foglio di carta casuale.
-Ka-Kagome?- la richiamò Sango, che aveva assistito alla scena in silenzio.
-Che c'è?!- chiese lei, con il volto che assomigliava vagamente a quello di un drago sputa fuoco.
L'amica sospirò. Era una causa persa.
-Nulla, nulla. Ora devo andare, ho del lavoro da sbrigare in ufficio. Allora, ci vediamo più tardi per l'aperitivo? Vengono anche Koga e Miroku- le ricordò, e Kagome riassunse sembianze umane, arrossendo.
-Oh, sì, me ne ero scordata. Scusami, ma… mi manda fuori dai gangheri- mormorò dispiaciuta, e Sango scosse la testa.
-Non fa nulla. A dopo, Kagome! E… respira!- le disse, facendole l'occhiolino, allontanandosi verso l'uscita.
Lei sospirò pesantemente. Quando c'era di mezzo Inuyasha, la calma non era la sua miglior virtù.
-Allora, nanerottola, ti muovi o no?!- lo udì urlare, e nuovamente sentì l'istinto da serial killer emergere.
Ora lo squarto!
 
 
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Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l'odio.
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Lo raggiunse sbuffando, poi prese una sedia e si sistemò accanto a lui, senza fiatare.
Preparò i trucchi, e leggendo bene la scena che si sarebbe interpretata sul palco fotografico, iniziò a studiare i dettagli di come avrebbe potuto rendere al meglio il modello.
Un guerriero greco che cammina tra i resti storici, aggrottò la fronte.
Devo far risaltare gli occhi, rifletté, alzando il volto per guardare Inuyasha, e si trovò a sussultare.
Il ragazzo la stava fissando con un sorriso sornione ed un'aria strafottente.
-C-che c'è?- chiese infastidita. Che diamine aveva da guardarla in quel modo?
-Niente. Ti osservavo- rispose lui, senza smettere di sogghignare.
Kagome sbuffò, ed ignorandolo prese il primer, avvicinandosi al suo viso.
-Sta' fermo ora, devo prepararti- disse, posando una mano sulla sua testa, per spostarlo nella direzione in cui avrebbe potuto vedere meglio ogni sfumatura della sua pelle.
-Tsk!- borbottò lui, -Sono un professionista, nanerottola, non mi muovo mai di un millimetro durante il trucco- la sbeffeggiò, ed involontariamente Kagome strinse eccessivamente la mano sul tubetto del primer.
-Vuoi piantarla di offendermi? Sei odioso- sibilò lei, togliendo il liquido uscito fuori in eccesso con una salvietta.
Inuyasha abbozzò un sorriso.
-Offenderti? Dico solo la verità dolcezza. Non arrivi nemmeno alla mia spalla- ridacchiò, e la giovane si sentì avvampare.
Non vedo perché la mia statura debba essere un suo problema!
Spalmò il primer con attenzione, attenta ad uniformarlo perfettamente in ogni angolo del viso, e quando arrivò vicino agli occhi evitò accuratamente di incrociare il suo sguardo… eppure, lei poteva vedere bene come quelle iridi dorate fossero ben fisse nelle sue.
Lo detesto!, gridò internamente. Riusciva a crearle un disagio psicologico senza precedenti!
-Beh, sei tu che sei più alto della media, persino dei tuoi colleghi. Miroku e Koga raggiungono il metro e ottanta, ma tu li superi- mormorò distrattamente, iniziando ad applicare il fondotinta.
Voleva creare un effetto luce splendido, doveva assomigliare proprio ad un guerriero greco, che camminava tra le macerie di una città.
Inuyasha accennò un ghigno.
-Esatto, io sono alto un metro e novantadue- confermò, e questa volta fu Kagome a sorridere.
-La tua voce non tradisce l'orgoglio che hai per te stesso-
Quello si accigliò.
-Ovviamente. Vuoi, forse, negare che io non sia… perfetto?- le domandò, e la ragazza rimase con il pennello sospeso in aria, posando le sue iridi azzurre su quelle di Inuyasha.
-Può anche darsi. Ma non sei il mio tipo- replicò con aria indifferente.
Negli occhi del mezzo demone passò un guizzo, ma nessuna parola uscì dalla sua bocca.
-Taisho, sei pronto?- gridò dall'altro capo dello studio Jakotsu, il fotografo che lavorava alla pubblicità dello Shikon.
Quello mosse gli occhi nella direzione del collega e alzò un braccio, mostrando il pollice alzato, mentre il resto del corpo rimase immobile, attendendo che Kagome finisse l'ultimo ritocco.
-Ecco, ho finito. Sei pronto- mormorò la ragazza, facendo un passo indietro e controllando il volto del ragazzo. Era perfetto.
Quello si alzò, senza degnarla di una parola e si incamminò verso il camerino, dove avrebbe indossato la riproduzione di una un'armatura greca.
Kagome aprì la bocca stupefatta, sentendo nel petto montarle nuovamente la rabbia.
Cafone! È soltanto un cafone!
 
Inuyasha, sbuffando, si chiuse la porta alle sue spalle.
Osservò l'armatura posta su una stampella e mugugnò infastidito. Non gli piaceva particolarmente posare con abiti stravaganti o con riproduzioni di abbigliamenti antichi, ma era il suo lavoro e quindi non aveva alternative.
Si tolse la maglietta, buttandola con poca grazia su una sedia, e ad essa seguirono, pantaloni, scarpe e calze.
Con aria critica iniziò ad indossare quell'ammasso di acciaio alquanto pesante ma facilmente indossabile, poi con non poca fatica si infilò le calighe ai piedi, tipici calzari greci.
Si guardò allo specchio ed un ghigno abbellì il suo volto. Doveva ammettere che l'effetto finale era da urlo.
I lunghi capelli argentei erano in contrasto con il grigio dell'armatura, e gli occhi ambrati, risaltati dal contorno di una matita nera, parevano brillare come il sole. Beh, forse l'unica nota stonata potevano essere le orecchie canine, ma non poteva certo nasconderle. Nah, era perfetto così.
-Feh! E quella dannata mi viene a dire che non sono il suo tipo- sputò lì, con una smorfia di disgusto.
Quella nana era davvero incredibile! Come poteva non trovarlo irresistibile?
Sbuffò, più infastidito di quanto si aspettasse dalla frase di Kagome. Con quella ragazza, sin dal primo giorno, era stata guerra aperta. Non sapeva spiegare il perché, ma si erano guardati e si erano odiati. Forse era stato lo sguardo di sfida di lei che gli aveva rivolto, o forse quell'accenno sulle labbra di sdegno che aveva avuto nell'osservarlo. Fatto sta che lui aveva accettato quella sfida muta, contraccambiandola con una battuta acida sulla sua statura.
Che gli avevo detto?, si chiese, ricordando quel momento, mentre apriva la porta del camerino per raggiungere il set.
-Ah, si!- mormorò, ridacchiando.
"Che hai da guardare, nanerottola?!", erano state le sue parole, e da lì era iniziata un'accesa discussione tra i due, durata una buona decina di minuti.
Un fischio di apprezzamento lo distolse dai suoi pensieri.
-Wow, cocco, sei una bomba!- disse Jakotsu, mentre lui avanzava nella sua direzione.
Inuyasha sbuffò.
-Piantala, e vediamo di sbrigarci. Fa un caldo insopportabile con addosso questa roba-
Jakotsu afferrò un foglio e prese a sventolarsi.
-Tesoro, sapessi che caldo fai venire tu a me!- mormorò con aria sognante, e Inuyasha si irrigidì, mostrando un'aria schifata.
-Ma vedi di finirla,  idiota!- sbottò, salendo i due piccoli gradini obbligatori per raggiungere il palco del set fotografico.
-Allora, che cavolo devo fare?- aggiunse irato.
-Due secondi e sono da te, cocco- rispose Jakotsu, facendogli l'occhiolino, iniziando a predisporre il settaggio della macchina fotografica.
Che giornata del cavolo!, pensò. Prima quella Kagome, e poi anche Jakotsu che si mette a fare le sue battute da maniaco pervertito!
Istintivamente spostò lo sguardo al di là del fotografo, intento a dare ordini alla regia, che stava provando l'intensità delle luci del set.
Ed ecco lei, concentrata a leggere qualcosa su un foglio. Immediatamente gli riecheggiarono ancora nelle mente le parole della ragazza, e di nuovo avvertì una sorta di nervosismo coglierlo impreparato.
Feh.  Sappi che nemmeno tu sei il mio tipo, ragazzina!, borbottò, distogliendo offeso lo sguardo dalla figura della giovane, mentre i lineamenti del viso si indurivano.
-…e tu, Inuyasha!..- la voce di Jakotsu lo fece sussultare e tornare alla realtà. -cerca di entrare nella parte. Sei un guerriero e stai camminando per la città con aria compiaciuta per la tua vittoria. Devi guardarmi con l'espressione più convincente che tu sia mai riuscito a fare. Intesi?-
-Sì, sì- lo liquidò in un mormorio, stupendosi del suo stesso cambio d'umore. Ma che cavolo gli prendeva, si stava facendo impensierire da quella stupida rompi scatole?
Ora basta! Pensa al lavoro, Inuyasha!
Seriamente, che diamine ci voleva a fare questa scena? L'aria da "sono figo" era quella che meglio gli riusciva.
 
 
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Sei solo la copia di mille riassunti.
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Kagome si stiracchiò sulla sedia, dando una sbirciata distratta al set, dove Inuyasha stava posando.
Non si soffermava mai più di un paio di secondi con lo sguardo, non voleva certo rischiare di intercettare quello del modello, e sentirsi pure dire che leilo stava guardando perché lui gli piaceva.
Anche no!, pensò sbuffando.
Quel mezzo demone le stava rendendo le giornate di lavoro impossibili: ritardi su ritardi, lavori che finivano mezz'ore dopo l'orario previsto per causa sua, con conseguente uscita dall'azienda dopo lo standard previsto. E lei, proprio non se la sentiva di inserire lo straordinario nel cartellino, perché in fondo la causa era di Inuyasha, e non di un accumulo di lavoro improvviso.
Per non parlare del modo arrogante e presuntuoso con cui le parlava e la sbeffeggiava. E da che pulpito, poi?
Da "mister sono figo solo io nell'universo", pensò, sbattendo il plico di appunti per il prossimo trucco sulla scrivania.
Inuyasha rappresentava l'emblema di tutto ciò che lei non sopportava in un uomo, nonché era per l'appunto lo stereotipo del modello: bello, affascinante e sciupa femmine. Il seduttore che, dopo due o tre sguardi ammiccanti, puntava la preda con l'obiettivo di portarla a letto. Esattamente l'atteggiamento che padroneggiava l'ambiente e che lei non tollerava. Quante ragazzine illuse aveva visto piangere? Quante donne finire nei loro letti e poi essere scaricate?
Strinse convulsamente le mani, mentre ricordi sciocchi e dolorosi tornavano a galla.
Oh, se quel dannato Taisho gli ricordava lui!
Non pensarci più Kagome, sono passati mesi, ormai.
Un sospiro, un altro piccolo pensiero inopportuno, poi un altro sospiro. Sì, era decisamente meglio tornare a lavorare.
 
-Ok, Inuyasha, per oggi ci fermiamo, abbiamo sufficienti foto per la prima parte- disse Jakotsu, posando la macchina fotografica.
Il modello si rilassò e con un sospiro di sollievo scese dal set, massaggiandosi le spalle indolenzite per il peso dell'armatura.
-Ehi, amico, ottimo lavoro!- gli disse Koga, avvicinandosi a lui con un sorriso.
Inuyasha lo scrutò con aria confusa.
-Sei stato tutto il tempo a guardarmi posare?- borbottò, affiancando il collega.
Koga ridacchiò e portò le braccia dietro la testa con fare disinvolto.
-Nah, solo gli ultimi cinque minuti. Questa pubblicità è veramente interessante ed il set è una bomba-
Inuyasha fece spallucce, avviandosi verso il camerino. Necessitava di togliersi di dosso quella roba.
-Per me è un lavoro come un altro- liquidò lui.
Fece per entrare in camerino, quando l'amico lo bloccò.
-Ehi, Inuyasha, lavoro a parte, stasera, io e Miroku andiamo a prendere un aperitivo da Ayame. Ci raggiungi?-
Il modello ci pensò un attimo. Era un po' di tempo che non si rilassava in compagnia dei suoi amici, quindi annuì.
-D'accordo. Ci vediamo là- rispose.
Koga gli sorrise, salutandolo poi con un gesto della mano.
-Bene! A dopo!-
Inuyasha sospirò stancamente, a quel punto solo e libero di cambiarsi.
Finalmente. Via questa roba!
 
Kagome arrivò trafelata al bar. Come al solito era in ritardo di dodici minuti, e quando varcò la porta del locale, Sango, Miroku e Koga avevano già presto posto.
-Scusate!- mormorò la ragazza raggiungendoli.
L'amica sorrise, scostandole la sedia.
-Tranquilla, nessun problema, sappiamo che il motivo per cui fai ritardo è il lavoro- le disse, facendole l'occhiolino, e Kagome ricambiò con un dolce sorriso.
-Grazie. Allora come va, ragazzi? Oggi vi ho visto posare per lo spot del nuovo marchio di vestiti "H&M"-
Miroku e Koga si guardarono con aria fiera.
-Esatto. Un lavoro divertente e che ci frutta un bel po' di gruzzoletti-rispose il secondo, dondolando la sua coda nera. Il giovane, appartenente alla razza dei demoni lupo, alzò gli occhi azzurri, individuando la proprietaria del bar, Ayame, salutandola con un cenno della mano.
-Credo che Koga, in questo momento, sia poco intenzionato a parlare di lavoro- ridacchiò Miroku, facendo un cenno di intesa a Sango, la sua fidanzata ormai da tempo immemore.
Il diretto interessato assottigliò lo sguardo, fissando l'amico con finto astio.
-Ehi, è la mia futura compagna. Devo approfittare di ogni occasione per catturarla-
I presenti scoppiarono a ridere, tuttavia la risata di Kagome scemò nel notare una persona ben nota varcare l'ingresso del bar.
-Porca miseria…- sibilò la giovane.
Sango sbatté le palpebre stupita per quel cambio repentino di umore.
-Che ti prende?- le chiese, e l'amica sbuffò.
-Guarda chi c'è- borbottò a bassa voce, mentre Inuyasha si guardava attorno.
-Eccolo!- esordì Koga, alzando un braccio, facendo segno proprio ad Inuyasha per fargli individuare dove erano seduti.
Kagome sgranò gli occhi allibita.
-Che diamine, l'hai invitato ad unirsi a noi?- chiese lei con la voce simile ad un ringhio.
Il demone lupo alzò le mani in segno di resa.
-Ehi, calmati, piccola furia! È un mio amico e non ci beviamo una birra insieme da un po' di tempo-
Quella si accasciò sul tavolo, mimando con la voce il mugugno di un pianto.
-È un incubo- mormorò affranta, ed i tre amici sospirarono pesantemente.
-Ciao- salutò Inuyasha, raggiungendoli; poi s'accorse della presenza della giovane dai lunghi capelli corvini ed automaticamente assottigliò gli occhi.
-Ah, ci sei anche tu- aggiunse con tono annoiato.
La ragazza ricambiò l'occhiata.
-Qualche problema?- brontolò, ma Sango, seduta accanto a lei, la colpì con il gomito sul fianco.
-Dai, Kagome, non cominciare- le sussurrò, e quella arrossì colpevole.
Il problema era che … era più forte di lei. L'astio che le procurava il solo vedere il mezzo demone era incontrollabile, ed automaticamente usciva una parte odiosa di lei.
-Scusa- mormorò affranta, e l'amica le sorrise, segno che non se l'era presa.
Inuyasha, nel frattempo, pareva aver ignorato la "domanda" e si era accomodato accanto a Koga e Miroku.
I tre presero a parlare amichevolmente tra loro, mentre Sango e Kagome si raccontarono in breve la restante parte di giornata in cui non si erano viste.
-Ragazzi, buonasera!- li salutò allegra la proprietaria del bar, avvicinandosi al tavolo con il blocco delle ordinazioni in mano. La giovane, dai capelli rossi raccolti in due simpatici codini, li guardò ad uno a uno.
-Ciao Ayame! Come stai?- ricambiò Kagome, notando come fosse sempre di buon umore. Tutto il contrario di lei.
-Bene! Anche oggi abbiamo il pienone. Siete pronti per ordinare?- chiese, e tutti annuirono.
-Per me una Coca Cola con ghiaccio- disse Sango.
-Per me uno Spritz- aggiunse Miroku stiracchiandosi sulla sedia.
-Io un Negroni- esordì Inuyasha e Kagome fece una faccia schifata, che lui notò perfettamente.
-Che c'è nanerottola, troppo forte per te?- la incalzò con un ghigno canzonatore, e lei roteò gli occhi.
-Idiota- mormorò guardando altrove. Quegli occhi ambrati derisori iniziava davvero a non tollerarli più.
Koga ignorò completamente i due che battibeccavano ed attese che Ayame posasse gli occhi su di lui.
-E per te, Koga?- chiese lei, arrossendo piacevolmente.
Il demone lupo parve assopirsi per un istante, e guardandola nelle iridi verdi rispose con un mormorio.
-Te-
La giovane sentì il cuore saltargli in gola, assieme alla nascita di un piacevole sfarfallio allo stomaco, mentre tutti gli altri presenti si congelarono sul posto nell'udire l'audacia dell'amico. Koga, sentendo gli sguardi puntati addosso si riscosse, schiarendosi la voce.
-Tè- ripeté -del tè freddo-
Ayame, con dite tremanti, annotò la richiesta.
-C-certo. O-ok. Arrivo subito- disse, dileguandosi velocemente verso il bancone.
-Ehi!- gridò Kagome, ma quella era già lontana -La mia ordinazione- mugugnò disperata.
Una risatina ironica giunse alle sue orecchie, e ben conscia di chi appartenesse, si voltò furiosa.
-Che hai da ridere, Taisho?- sibilò, ed il modello alzò le mani al petto.
-Nulla, nulla- disse, tuttavia il sorriso giocoso non era scomparso dalle sue labbra. Doveva ammettere che farla arrabbiare era… divertente.
Kagome, per amore dei suoi amici, lasciò cadere il discorso, alzandosi poi con poca grazia dalla sedia.
-Beh, andrò a prendermi il drink al bancone- brontolò, dirigendosi verso Ayame.
Ad ogni passo, gli parve di sentire un brivido, e quel brivido era ben consapevole che erano gli occhi del mezzo demone puntati addosso.
Insopportabile!
-Ayame, prepareresti uno Spritz anche per me?- chiese gentilmente.
La ragazza la guardò stralunata per un attimo, poi si portò le mani alla bocca colpevole.
-Oddio, scusa Kagome! I-io..- balbettò, e la ragazza le sorrise.
-Tranquilla, non c'è problema. Ho visto che eri.. scossa- ammiccò, strizzandole l'occhio, ed Ayame arrossì nuovamente.
-Beh, ecco… è che Koga… mi piace molto- sussurrò dolcemente, e Kagome sentì il cuore sciogliersi di fronte a quello sguardo innamorato.
-Anche tu gli piaci molto. Dovreste uscire assieme sai?- le consigliò, e la barista si oscurò.
-Non mi ha mai chiesto un appuntamento, nonostante mi abbia fatto capire chiaramente il suo interesse. Non vorrei che…- lasciò la frase in sospeso, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
-Che?- la esortò Kagome a continuare, inclinando la testa di lato con curiosità.
Ayame sospirò.
-Che voglia solo divertirsi con me. Forse non ha intenzioni serie- confidò i suoi dubbi e Kagome scosse la testa con forza.
No! Koga non è come gli altri.
-Ti sbagli. Conosco Koga da tempo, e so come si comporta quando vuole solo portarsi a letto una ragazza. Proprio perché tu gli piaci, lancia il sasso ma poi nasconde la mano. In realtà è solo un gran insicuro-
Non appena Kagome finì di parlare sulle labbra di Ayame comparve un sorriso luminoso.
-Grazie Kagome- sussurrò, mentre gli occhi luccicavano di una nuova luce. Le porse il drink, poi iniziarono a chiacchierare amorevolmente del più e del meno.
 
Inuyasha osservò da lontano Kagome con aria annoiata.  Cosa avevano da ciarlare sempre tanto le donne?
Vide Ayame ridacchiare divertita e poi guardare verso di loro. Che stessero parlando di lui?
Assottigliò gli occhi, e se avesse potuto, avrebbe mandato lampi contro quella ragazzina impertinente.
-Beccato!-
Una manata lo colpì in piena schiena.
Ouch!
Si voltò furente verso il colpevole.
-Ma sei scemo?!- urlò in faccia a Koga; quello rise e con lui Miroku e Sango.
-Scusa, Inuyasha, ma eri tanto assorto a guardare Kagome..-  disse ironico, ed il mezzo demone arrossì.
-N-non dire idiozie, figurati se perdo tempo a guardare quella- sputò lì, conscio che non se la sarebbero bevuta.
-Certo, certo. Perché non ammetti che ti piace? E che ti diverte farle la guerra- aggiunse Koga ridacchiando ed Inuyasha sbuffò.
-Piantala. No che non mi piace, non è il mio tipo- borbottò, salvo poi freddarsi, ricordando che solo quella mattina le stesse parole erano state rivolte a lui.
Il demone lupo si accigliò.
-Davvero? Giuro, non ti capisco. Cos'ha Kagome che non va? È splendida, dolce…-
-Dolce?! Ma chi? Quella rompi palle?- sbottò spazientito, indicandola incredulo. Forse, l'amico, sbagliava soggetto.
-E' perché non vi conoscete e non vi date modo di farlo. In realtà Kagome è davvero diversa da come si dimostra nei tuoi confronti- intervenne Sango, sorseggiando la sua coca cola.
Inuyasha sbuffò di nuovo, afferrando il suo drink ed alzandosi in piedi.
- Non ci andiamo a genio, tutto qui. A me non interessa lei, ed a lei non interesso io. Ed ora, se volete scusarmi, credo che andrò a conoscere quella fanciulla laggiù che mi ha fatto l'occhiolino- disse con un sorriso che la sapeva lunga di ciò che sarebbe certamente accaduto dopo.
Si allontanò di gran lena, e ad ogni passo sentì di lasciarsi dietro le spalle il senso di oppressione che l'aveva colto durante il discorso.
Che diamine era, poi, quel peso non ne aveva idea. Sapeva solo che … non gli interessava andare oltre l'apparenza isterica e iraconda di Kagome.
Ne sei sicuro?,  sussurrò una vocina interiore.
Scosse la testa, deciso a non perdere altro tempo su questi pensieri, ed in poche falcate raggiunse la ragazza carina che poco prima aveva attirato la sua attenzione.
-Ciao. Bevi qualcosa con me?- chiese, e quella sorrise.
 
Lo seguirono con lo sguardo sino a quando, come aveva preannunciato, si avvicinò ad una ragazza dai lunghi capelli biondi, abbordandola.
Sango sospirò affranta.
-Non c'è verso che quei due sotterrino l'ascia di guerra-
Koga annuì.
-Già, ed è strano, davvero. Conoscendo entrambi, potrei dire che siano perfetti insieme-
L'amica concordò in pieno. Era vero: Kagome, dietro la scorza che si era costruita, era in realtà molto dolce, altruista e buona con tutti. Eppure, con il ragazzo, non c'era verso che riuscisse ad avere una conversazione civile per più di due minuti.
-Sapete come si dice…- intervenne Miroku, poggiando il drink sul tavolo. -.. odio e amore, sono due facce della stessa medaglia-
Sango si grattò il mento, dubbiosa.
-E quindi?- gli chiese.
Il fidanzato sorrise.
-Quindi, quei due, risolverebbero tutto se si decidessero a finire a letto, invece di litigare-
La ragazza arrossì impunemente, dando una manata secca sulla testa del fidanzato.
-Miroku, sei il solito idiota!-
Il modello si massaggiò la parte dolente, poi fece una faccia amareggiata.
-Ehi, ma è vero. Perché credi che si becchino tanto? Sono attratti l'uno dall'altro, ma non vogliono ammetterlo-proferì, e Koga ridacchiò.
-Confesso di pensarlo anche io-
Sango sbuffò, incrociando le braccia.
-Siete due scemi. Quindi, che soluzione proponete? Non possiamo mica chiuderli in una camera ed aspettare che cedano alla tentazione- borbottò.
Silenzio.
Koga e Miroku si guardarono nello stesso istante.
-Mica male come idea- sussurrò il demone lupo per un attimo sbigottito, poi assottigliò gli occhi. Le iridi blu iniziarono a brillare di una strana luce, e così quelle dell'amico.
-C-che vi prende?- balbettò Sango, notando un'improvvisa aura circondare i due amici.
 
 
-*-
Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore,
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole.
-*-
 
 
-… e così Shiro l'ha scaricata senza troppi complimenti!- finì il racconto Ayame, regalando una risata spontanea a Kagome.
La giovane svuotò il suo drink e sorrise all'amica.
-Incredibile, davvero, come gli uomini possano essere stupidi. Beh, ora è meglio se torno dai ragazzi, sono sparita da un buon quarto d'ora. Grazie della compagnia! Ci vediamo Ayame!- salutò, e quella ricambiò voltandosi poi per servire un cliente.
Kagome si avviò verso il tavolo, sorridendo ancora per il racconto simpatico della barista.
Vide Sango, Miroku e Koga chiacchierare tra loro, ed arrestò la sua camminata mentre un sopracciglio sospettoso si inarcava.
Dov'è Taisho?, si chiese, guardandosi istintivamente attorno. Che se ne fosse andato?
Fu quando lo intravide, poco distante dal tavolo, chiacchierare amorevolmente con una ragazza, che il sorriso si spense e gli occhi brillarono minacciosi.
Eccolo, dov'è! A rimorchiare!, pensò, mentre una smorfia di disgusto le deturpava il volto.
Raggiunse gli amici, e malamente spostò la sedia per accomodarvisi sopra.
Sango notò subito l'umore dell'amica e si avvicinò al suo orecchio.
-Tutto bene, Kagome?- sussurrò, e lei annuì senza proferir parola, tuttavia lanciò inconsciamente uno sguardo a Inuyasha, sguardo che non fuggì a Sango, che sbirciò nella direzione che aveva seguito Kagome.. e capì.
Allora, Miroku non ha tutti i torti.. forse, davvero, questi due si piacciono.
Sorrise, facendo l'occhiolino al fidanzato e guardandolo anch'ella con un'aria birichina: quel piano folle, tutto sommato, ora non le pareva più tanto folle!
 
Il giorno dopo, Kagome ebbe la netta sensazione di poter andare fuori di matto da un momento all'altro.
La giornata era stata frenetica sin dai primi minuti del mattino e non accennava a diminuire il ritmo.
Aveva truccato almeno una decina di modelli, aiutato a preparare i vestiti nei camerini, risposto a sei o sette telefonate dei clienti, per lo più entusiasti del lavoro.
Si sedette sulla sedia, desiderando mentalmente di potersi addormentare.
Grazie a Dioè venerdì, pensò mugugnando, chiudendo un istante gli occhi.
Mancavano solo trenta minuti alla fine della giornata. Cos'altro poteva accadere in trenta dannati minuti?
-Tieni, bevi tesoro-
La voce di Sango la riscosse, e si trovò di fronte un fumante e allettante caffè.
-Oh, grazie, non hai idea di quanto ne abbia bisogno- mormorò, passandosi una mano sulla folta chioma nera.
L'amica ridacchiò, sedendosi accanto a lei.
-L'ho notato. Hai un'espressione stanca- le disse con tono preoccupato.
Kagome sospirò, giocando con una ciocca dei capelli.
-Un po' lo sono. Ultimamente non faccio che fare straordinari- ammise.
Sango la guardò pensierosa.
-E' solo questo? Sai, sei sempre nervosa, sull'attenti.. soprattutto in particolari occasioni- tentò, cercando di prenderla alla larga.
Kagome sorseggiò il caffè, poi guardò negli occhi l'amica.
-Se ti riferisci a Taisho, è impossibile non incavolarsi. E se faccio straordinari, nella maggior parte dei casi, è colpa sua- proruppe, attivando immediatamente il meccanismo della difensiva.
-Beh, Kagome, capisco che i suoi ritardi ti diano fastidio, però… insomma, è un bravo ragazzo- azzardò, e quando vide l'amica assumere un'espressione stralunata, capì che non la pensava minimamente allo stesso modo.
-Dio, Sango, davvero vedi così tanta bontà in lui? Taisho è… è… come Hojo!- sbottò, finendo in un sorso il caffè, poi continuò  -Non fa che fare il cretino con tutte le modelle o ragazze dello staff. Persino ieri, al bar di Ayame, ha abbordato una ragazza!-
Sango dovette strabuzzare gli occhi più volte per rendersi conto se la situazione fosse reale o meno.
Kagome aveva appena paragonato Inuyasha… a Hojo?!
-Kagome, sei seria? Ti rendi conto che stai mettendo a confronto Inuyasha, che semplicemente chiacchiera o esce con una ragazza, con un completo imbecille?-
-E perché, Taisho cos'è?!- borbottò, ed in quell'istante, dietro a Sango comparve lui.
-Sbaglio o ho sentito il mio nome?- chiese, avvicinandosi alle due colleghe.
La ragazza sbuffò, guardando torva l'amica.
-Non sbagli, parlavo proprio di te- replicò alzandosi in piedi, e Sango si portò una mano sugli occhi scuotendo la testa.
-Ed in che termini, di grazia?- domandò il modello ironicamente.
Kagome sorrise con finta dolcezza.
-Nei termini migliori che ti si addicono-
E quali sarebbero?, pensò Inuyasha, stringendo i pugni. Quella… quella dannata! Aveva il potere di farlo imbestialire nel giro di due secondi!
Fece per aprire bocca, pronto a replicare, quando si sentì chiamare da Miroku.
-Inuyasha! Hai ricevuto il messaggio da Koga?- gli chiese, e lui voltandosi verso l'amico annuì.
-Si può sapere che diamine vuole?- chiese con voce ancora irata per gli istanti di poco prima.
L'amico fece spallucce.
-Ne so quanto te-
-Che succede?- chiese Sango, avvicinandosi ai due con un bicchiere d'acqua in mano, dal quale ne bevve un piccolo sorso.
Inuyasha si grattò distrattamente una guancia, poi scosse la testa facendo dondolare i lunghi capelli argentei.
-Non ne ho idea. Koga ci ha mandato un messaggio dicendo che doveva parlarci urgentemente e di raggiungerlo qui-
Kagome, nel sentire tali parole, si illuminò di colpo, sbattendo le mani per la felicità.
-Oh, sarà sicuramente per Ayame! Vorrà chiederle di uscire e vuole un nostro consiglio! Oppure, è già successo qualcosa e non lo sappiamo- esclamò sorridente, ed Inuyasha ridacchiò.
-Ehi, nanerottola,  è la prima volta che ti vedo sorridere. Da dove esce tutto questo entusiasmo?-
La giovane arrossì di colpo, salvo poi fulminarlo con i suoi occhi azzurri.
-Taisho, te l'ho mai detto che ti odio?- sibilò, e quello ghignò soddisfatto.
-Almeno una volta, o due-
Crack.
Il rumore di un bicchiere in frantumi fu quello che seguì quello scambio di battute. Sia Kagome che Inuyasha si voltarono verso Sango, e la videro socchiudere gli occhi per poi collassare a terra.
-Sango!- gridò Kagome, correndole a fianco. -Oddio, ti sei fatta male?- chiese trafelata, ma lei negò con la testa.
-Tesoro!- esclamò Miroku, sorreggendola ed aiutandola a mettersi seduta.
La giovane sbatté le palpebre, poi guardò gli amici con aria dispiaciuta.
-Scusate, è solo un calo di zuccheri. Fa un gran caldo in questi giorni- mormorò.
-Non affaticarti- le disse gentilmente Kagome -Resta qui tranquilla e stai attenta ai vetri- aggiunse, notato come il bicchiere si fosse frantumato in tanti piccoli pezzetti.
-Inuyasha, potresti andare nello sgabuzzino e prendere scopa e paletta per ripulire dai cocci? E tu Kagome, potresti portare lo straccio per asciugare l'acqua? Prima che qualcuno scivoli..- disse Miroku con evidente preoccupazione, fissando la fidanzata affranto.
Entrambi annuirono, ed in rigoroso silenzio si avviarono verso il corridoio.
Kagome si morse il labbro, sentendo l'ansia montarle nello stomaco.
Che diamine era successo a Sango? Possibile che fosse solo un calo di zuccheri? Lei, che non si ammalava mai e che era sempre piena di energie?
-Smettila di agitarti, capita a tutti il giorno dove si ha meno forze-
La voce di Inuyasha la fece sobbalzare, e si trovò a fissare la sua schiena, in quanto il mezzo demone camminava un paio di metri avanti a lei.
Ha notato il mio nervosismo?, si domandò, stranita dal sentirsi dire parole di consolazione.
Si limitò a mormorare un "sì" in risposta, poi con un sospiro indicò al modello lo sgabuzzino dove era contenuto il necessario per pulire il pavimento.
-È qui- disse, aprendo la porta e posizionando sotto di essa un pezzetto di plastica -Attento a non togliere il fermaporta, è difettata. Si apre solo dall'esterno, e non ho di certo voglia di restare chiusa qua dentro-
Inuyasha indurì i lineamenti, seguendola all'interno.
-Di restare chiusa qui dentro, o di restarci con me?- sottolineò, e Kagome gli regalò un'occhiata torva.
-Entrambe- rispose piccata.
Il mezzo demone incrociò le braccia, sentendo la pazienza arrivare agli sgoccioli.
-Di un po' ragazzina, ci sei nata così acida o ci sei diventata?- la stuzzico, godendo nel vedere nelle sue iridi azzurre accendersi una fiamma.
La giovane gli si avvicinò furente, puntandogli un dito contro il petto.
-Tu! Tu mi fai diventare acida, la tua sola presenza mi da il voltastomaco- sibilò, ed Inuyasha sorrise maligno.
-Feh. Puoi stare tranquilla che è lo stesso per me- rispose lui, e questa volta fu Kagome a sussultare per le parole del modello.
Sbam!
Entrambi sobbalzarono, guardandosi per un istante perplessi. Nella stanza era calata la penombra, permessa solo da una minuscola finestrella in un angolo dello sgabuzzino.. La porta alle loro spalle si era chiusa con un sonoro tonfo.
-C-che diamine è successo? Hai toccato il fermaporta?- sbraitò Kagome.
-Stupida, se ero qui davanti a te come avrei potuto?- replicò lui.
La ragazza si avvicinò alla porta ed iniziò a sbatterci sopra i pugni.
-Ehi! Mi sentite? Aprite!- urlò, ma non sentì alcuna risposta.
Inuyasha sbuffò.
-Piantala di sbraitare, è ovvio che siamo stati chiusi qui dentro volontariamente- sussurrò fra sé e sé.
Kagome si voltò con il respiro ansimante.
-E chi cavolo è l'idiota che avrebbe chiuso la porta sapendo che ci sono due persone all'interno! Oggi è venerdì! Capisci? Ed è orario di uscita! Rischiamo di rimanere chiusi qui dentro per tutto il weekend!-
Il mezzo demone roteò gli occhi e si sedette a terra.
-Non penso proprio. Fidati, verranno a liberarci. E' certamente uno stupido scherzo. Dobbiamo solo aspettare- mormorò, sdraiandosi e mettendo le mani dietro la testa a mo' di cuscino.
La ragazza spalancò la bocca stupita.
-Ma che cavolo fai, ti metti a dormire?- chiese incredula.
Inuyasha chiuse gli occhi e sogghignò.
-In che altro modo vorresti passare il tempo?- domandò e Kagome si sedette anch'ella.
-Non nel modo che vorresti tu- replicò acida.
 
 
-*-
Liberi com'eravamo ieri, dei centimetri di libri sotto i piedi,
per tirare la maniglia della porta e andare fuori.
-*-
 

Trenta minuti di silenzio. Né Inuyasha né Kagome avevano intavolato la minima conversazione per il tempo che era seguito l'ultimo scambio di battute. La ragazza fissava imperterrita la porta, quasi come se, facendolo, questa si sarebbe magicamente aperta.
Si concesse di spiare con la coda dell'occhio il modello, che era rimasto nella stessa posizione, con un'espressione di apparentemente indifferenza.
E' dannatamente insensibile a questa situazione, ma come cavolo fa? E poi qui dentro si muore di caldo!, pensò lei, scostandosi la frangetta dalla fronte.
Perché capitavano tutte a lei? Da quando aveva iniziato a lavorare era accaduto di tutto. Da Hojo, alla morte di sua nonna, ed in ultimo Inuyasha.
Sospirò, abbracciandosi le gambe con le braccia. Era così semplice la vita da liceali, quando ci si innamorava e disinnamorava con la stessa facilità con cui si cambiavano i vestiti. Le ferite scottavano ma tutto passava veloce. Sì, era tutto più facile. Ci si sentiva liberi, felici, con il potere di cambiare il mondo.
Da adulti invece… era tutto così complicato.
-Non fai che sospirare- mormorò Inuyasha sollevandosi e sedendosi.
Kagome sbuffò, evitando di voltarsi per guardarlo in faccia.
-Ho caldo- rispose piccata.
Il modello roteò gli occhi.
-Sai che essere più carina nei miei riguardi non ti ucciderà?- borbottò, alzandosi in piedi.
Lei si voltò sorridendo ironica.
-Invece potrebbe-
Inuyasha arcuò un sopracciglio, poi si arrese e scosse la testa, iniziando a guardarsi intorno.
Stupida ragazzina. Vediamo un po' che c'è qui dentro. Detersivi… stracci… , iniziò, passando in rassegna gli scaffali dello sgabuzzino.
.. Scope, secchi… carte da gioco?! , constatò perplesso. Acqua, oh ecco…
-Kagome, prendi- le disse, porgendole una bottiglietta d'acqua.
Lei lo osservò un istante confusa, poi allungò un braccio afferrandola.
-Che ci fa dell'acqua in uno sgabuzzino? Di solito le scorte stanno in magazzino- disse, aprendola e bevendo avidamente delle sorsate.
Inuyasha fece spallucce.
-Se è per questo, ci sono anche queste- rispose, afferrando con una mano il mazzo di carte e mostrandoglielo.
Kagome si accigliò.
-La cosa è alquanto strana- commentò.
Il modello annuì, tornando poi a mettersi seduto.
Nuovamente calò il silenzio e la ragazza si sentì gli occhi di Inuyasha puntati addosso. Che la stesse fissando?
-Questo è il nostro primo scambio di battute da persone civili da quando ci conosciamo- constatò lui, aprendo poi una bottiglietta.
Kagome arrossì, poi fece spallucce, mugugnando una risposta.
Il mezzo demone soffiò l'aria dalle narici. Cercare di fare conversazione con quella, pareva un'impresa. La fissò infastidito ancor di più, poi si sedette volutamente accanto a lei.
Nel suo animo stava inspiegabilmente nascendo una curiosità, che assomigliava vagamente ad una sfida: per quanto ancora sarebbe riuscita ad ignorato, quella dannata?
Kagome sobbalzò sentendo la presenza di Inuyasha ben più vicina di prima.
Si voltò e sussultò nel vederlo seduto accanto a lei, intento a leggere l'etichetta della bottiglietta.
-Che stai facendo?- gli chiese con un'espressione inebetita.
Inuyasha fece spallucce, quasi a volerla schernire per lo stesso gesto di poco prima e sorrise.
La giovane arrossì di nuovo, comprendendo bene la sua presa in giro.
-Sei odioso. Insopportabile- commentò, detestandosi per il rossore diffuso sulle guance. Perché riusciva a destabilizzarla tanto, proprio non lo capiva.
Lui ridacchiò.
-Dici così perché non mi conosci. Scopriresti che oltre alla bellezza, ho anche altre qualità- commentò lui, puntando gli occhi ambrati in quelli azzurri della ragazza.
-Oh, e quali sarebbero oltre al narcisismo?- replicò con un sorriso di scherno.
Inuyasha sorrise lentamente.
-Le scoprirai prima di essere liberati da questo tugurio- esordì, mentre le iridi dorate iniziarono a brillare minacciose.
Kagome lo guardò stranita.
-Sei davvero così sicuro di te?- gli chiese, voltandosi così da guardarlo meglio.
Il modello fece spallucce.
-Nella vita bisogna esserlo, se si vuole ottenere qualcosa. Non credi?-
La ragazza abbassò lo sguardo, ed istintivamente strinse i pugni. Anche lui era stato sicuro di sé. Convincente.
Ricordava ancora quei ti amo sussurrati, quelle frasi sdolcinate che credeva ingenuamente riservasse solo a lei.
Inuyasha la osservò in silenzio, notando ogni sfumatura del viso di Kagome. I lineamenti si erano irrigiditi di colpo, come se stesse lottano contro un pensiero o un ricordo fastidioso.
-Va tutto bene?- le parole lasciarono le sue labbra ancor prima che lui riuscisse a fermale.
Lei sussultò poi si schiarì la voce.
-Sì, scusa- borbottò. –Allora, come credi di farmi cambiare idea su di te?- gli chiese.
In qualche modo, quella strana sfida la attirava. Che fosse chiaro, detestava inuyasha, tuttavia la curiosità si era accesa in una parte remota della sua mente.
Il giovane si grattò il mento, pensieroso.
-Beh, facciamo così. Potrai farmi delle domande: su di me, sulla mia vita, o ciò che ti pare. Però .. ad ogni due tue domande, io potrò fartene una- disse, con un piccolo ghigno sul volto.
Kagome lo scrutò dubbiosa. Ma a che gioco voleva giocare?
-Perché vuoi farmi anche tu delle domande?- replicò, fissandolo con i suoi occhi azzurri pieni di dubbi.
Inuyasha si trovò a fissarli, mentre la luce fioca della piccola finestra illuminava quelle iridi cristalline. Parevano avere delle piccole lucciole all’interno.
Si schiarì la voce, scuotendo un poco la testa. Ma a che cavolo stava pensando?
-Sono curioso. Potrei cambiare anche io idea su dite, e smettere di considerarti una nanerottola isterica- ridacchiò, assaporando il piacere nel vedere gli occhi della giovane lampeggiare pericolosamente.
Era così facile farla arrabbiare.
Si portò le mani all’altezza del petto, pronto a calmare le invettive che sarebbero uscite dalle sue labbra.
-Scherzavo, scherzavo- disse, e Kagome sbuffò.
-Stupido- sibilò, abbracciandosi le gambe.
La giovane ispirò profondamente, poi lo scrutò di sott’occhi. Due domande. Cosa chiedergli?
Inuyasha pareva così tranquillo… incurante di ogni cosa: di lei, di loro rinchiusi lì, del fatto che poteva domandargli di lui o della sua vita…
-Beh, io non ho idea di cosa posso chiederti, per cui dimmi qualcosa tu- borbottò infastidita con se stessa per la tabula rasa nella sua mente.
Il modello rimase impalato a fissarla per qualche secondo, poi parve sistemare la sua posizione seduta, come a volersi mettere più comodo.
-Dunque, vediamo. Ho ventisette anni, vivo in un piccolo appartamento qui vicino agli studi e ho un fratello maggiore che è già diventato padre. Ho una nipotina di nome Rin di due anni alquanto pestifera- ridacchiò, arrossendo piacevolmente nel pensare alla bambina.
I lineamenti di Kagome si addolcirono.
-Le vuoi molto bene- affermò, notando l’orgoglio nella voce del mezzo demone, e quello annuì.
-E’ una gran chiacchierona. Non fa che parlare e parlare; con lei non ti annoi mai-
Inuyasha sorrise così dolcemente che Kagome sentì un improvviso tuffo al cuore.
Sbatté le palpebre confusa, poi accantonò l’episodio.
-I tuoi genitori?- chiese.
Il modello bevve un sorso d’acqua.
-Vivono nel quartiere di Shinjuku. Mio padre è medico, mia mamma una pittrice. Non potrebbero essere un’accoppiata più stravagante, ma si amano e sono felici- disse.
Kagome si stiracchiò le braccia indolenzite.
-Sei fortunato. I miei genitori, invece, hanno divorziato quando ero molto piccola- disse, mordendosi poi lingua. Perché aveva confidato una cosa simile a lui?!
Il giovane inclinò la testa di lato.
-Capisco. Deve essere stata dura-
Kagome rimase in silenzio, troncando così la conversazione, ed Inuyasha storse le labbra capendo perfettamente il messaggio.
Non si fidava di lui nemmeno lontanamente, e questa consapevolezza stranamente gli strinse un poco il cuore.
La giovane lo scrutò di sott'occhi. Gli sembrò improvvisamente serio e pensieroso, e la sua mente elaborò una qualsiasi domanda pur di rompere quel silenzio imbarazzante.
-Hai sempre voluto fare il modello?- chiese.
Inuyasha sembrò riscuotersi, poi scosse piano la testa.
-Affatto. Sono laureato in Fotografia- rispose con un sorriso e Kagome aprì la bocca stupita.
-Cosa?! Sei laureato?- sbottò, dando fiato ad un tono incredulo.
Il modello la fulminò con lo sguardo.
-Ehi, dannata, cosa diavolo è quel tono. Mi credi un completo idiota?- ringhiò.
Kagome arrossì. Effettivamente da uno come lui, mica se l'aspettava. Lo aveva etichettato come il classico ragazzo bello e stupido, ed a quanto pare non era proprio così.
-Scusa- mormorò, e lui sbuffò.
Diamine, certo che quella ragazzina ne aveva di pregiudizi! Cosa l'aveva portata ad odiarlo tanto?
-Iniziai a mettere le mani su una macchina a cinque anni- iniziò lui a bassa voce, ed un brivido insolito corse lungo la schiena della ragazza. Un calore, simile al piacere per quel suono profondo che era uscito dalle labbra di Inuyasha.
-Mi divertivo a fotografare tutto ciò che mi circondava, ma ben presto mi accorsi che la cosa che più amavo immortalare erano le persone-
Il giovane sorrise e Kagome si trovò inspiegabilmente ad arrossire.
-I loro sorrisi ed i loro gesti mi affascinavano- continuò -Fu a ventuno anni che mi innamorai perdutamente di una ragazza. Lei era.. bellissima- sussurrò.
Il cuore di Kagome corse più velocemente, curiosa di scoprire cosa stesse per dire e con una strana sensazione nel petto. Chi era quella ragazza bellissima?
-La fotografavo di nascosto durante l'università e serbavo quegli scatti solo per me. Aspettavo di fare quello giusto, quello che avrebbe immortalato la sua anima. Sai, lo scatto giusto, è solo uno, uno soltanto. Puoi fare mille foto allo stesso viso, ma sarà solo uno a farti dire.. "wow, sono riuscito a rendere eterno un istante". Quel sorriso lucente, quei capelli lunghi color ebano… provai, e provai, finché un giorno ci riuscii. Lei era sdraiata nel prato con in mano un libro, leggeva in silenzio con il vento che le muoveva appena i capelli. La fotografai- bisbigliò.
Kagome osservò gli occhi di Inuyasha incupirsi.
-Cosa è accaduto dopo?- chiese ed il modello spostò lo sguardo su di lei.
Però, in fondo era.. bello. Almeno un po'.
-il giorno dopo mi presentai a lei e le mostrai la foto, convinto fosse lo scatto giusto- fece una pausa e si passò una mano tra i lunghi capelli argentei, ridacchiando ironico -Kikyo, così si chiamava, mi rispose che non ero riuscito ad immortalare nemmeno la metà della sua bellezza. Prese la foto e la stracciò di fronte ai miei occhi-
Kagome sgranò gli occhi scioccata.
-Che razza di vipera- sibilò.
Inuyasha rise ancora ed annuì.
-Lo era. Ma ai tempi ero un ragazzino alla prima cotta e quell'evento mi segnò. Smisi di fotografare, ma proseguii comunque i miei studi sino alla laurea. Nel frattempo, avevo iniziato uno stage in uno studio fotografico e fu lì che venni notato. Mi chiesero di posare per una piccola pubblicità e… il resto è storia- terminò, ma a Kagome parve mancare un tassello della storia.
-E.. il tuo sogno? Non hai più ricominciato a fare fotografie?- chiese.
Inuyasha si stiracchiò, la maglietta corta metteva in risalto le sue braccia e per un attimo Kagome si soffermò su quegli avambracci perfetti.
Ma che cavolo penso?
-No, non ho più preso in mano la macchina fotografica. Credo di temere ancora una delusione, in qualche modo, seppur quell'evento in sé non avesse valore, quello che mi ha fatto più male è stato vedere rifiutato il mio lavoro-
Lei sbuffò.
-Idiota! Non puoi lasciare che una stupida ragazzina ti rovini il futuro! Tu devi riprendere a fotografare!- gli disse e Inuyasha sgranò gli occhi sorpreso.
Tutta questa veemenza era per lui? Si stava preoccupando del suo avvenire?
Un sorriso lento si formò sul suo volto e l'espressione di Kagome mutò da irriverente a … ammaliata.
Da quando il sorriso di Inuyasha era così affascinante?
-Chissà. Magari un giorno lo farò- mormorò lui, e la giovane distolse lo sguardo confusa.
Il modello la osservò in silenzio.
-Tocca a me, dunque. Beh, ti ho rivelato del mio primo amore. E tu?...- chiese.
Il cuore di Kagome si rotolò nel petto. Non stava per chiedergli proprio quello… vero?
-.. Ti sei mai innamorata?-
Che vita di merda, imprecò mentalmente.
Si passò la lingua sulle labbra, sentendole improvvisamente secche.
-E-ecco, io..- mormorò, mentre la mente correva all'anno prima. Alla giovane, spensierata e sciocca Kagome.
-I tuoi occhi si sono spenti di nuovo-
Alzò la testa di scatto, trovandosi a fissare stupita le iridi d'oro del mezzo demone.
-Qualcuno ti ha ferito, vero?- affermò lui.
Kagome sorrise tristemente, ed Inuyasha sentì il cuore stringersi in una strana morsa.
Che diavolo le aveva fatto, quel coglione?, si chiese, come se già conoscesse "quel"dannato.
-Non pensavo mi si leggesse in faccia- ridacchiò lei.
-Nanerottola, sei un libro aperto- la sbeffeggiò lui, e per la prima volta Kagome non lesse alcuna offesa in quel tono ma.. dolcezza?
Arrossì, distogliendo lo sguardo e puntandolo sui suoi piedi.
-Stupido- mormorò, prendendo un respiro profondo.
-Ho iniziato a lavorare qui un anno fa. Fresca di laurea, dopo vari stage, questo era il mio primo lavoro come truccatrice ufficiale. Era tutto nuovo, fantastico… il classico sogno che si avverava, ed io ero.. una ragazzina sciocca e sentimentale. Dopo circa una settimana dal mio arrivo, iniziarono ad arrivare i nuovi modelli per lo spot del Sengoku, il marchio di alta moda che avrebbe aperto nel centro di Tokyo. Tra i modelli vi era Hojo- la voce le si incrinò, ed Inuyasha sentì le mani chiudersi a pugno.
Che diamine mi prende, adesso?
-Iniziò a farmi il filo. Mi corteggiò per settimane, facendomi sentire bella e desiderata, finché non cedetti alle sue avance. Mi ero innamorata di lui e ci credevo davvero che potesse essere il vero amore. Insomma, chi l'avrebbe mai immaginato, il modello che si innamora di.. una come me?- disse, indicandosi, ed Inuyasha la guardò confuso. Cosa intendeva? Che si riferisse al suo aspetto?
La osservò per bene e… beh, sì, era decisamente …carina.
-Pochi giorni dopo lo trovai intento ad accoppiarsi felicemente con un'altra modella nell'ufficio di uno dei capi- terminò sbrigativa.
-Che razza di idiota- borbottò Inuyasha. -Solo un idiota può farsi beccare sul luogo di lavoro, sapendo che la tua ragazza è presente sul posto. Un fidanzato del genere meglio perderlo che trovarlo- rincarò lui, e Kagome ridacchiò.
-Oh, ma lui non era il mio ragazzo- disse -Quando l'ho beccato mi ha detto di non piangere, e che lui non aveva mai detto di regalarmi l'esclusiva-
Il mezzo demone imprecò mentalmente.
-Confermo, è un completo idiota-
La osservò di sott'occhi, lei non distoglieva lo sguardo dalle sue scarpe, e lui sentì il cuore agitarsi.
Gli dispiaceva per ciò che aveva passato e sentì il bisogno di consolarla in qualche modo. Così, allungò un braccio e afferrandole il polso l'attirò a sé.
La sentì irrigidirsi, ed anche lui lo fece.. perché non aveva fatto i conti con sé stesso.
 
 
-*-
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l'aria dentro al serbatoio.
-*-
 
 
Un profumo intenso l'avvolse
I capelli neri della giovane finirono all'altezza del suo naso, ed un odore dolce di fiori entrò nelle narici arrivando dritto al cervello.
Si scoprì a trattenere il fiato, mentre un piacere intenso invase ogni fibra del suo corpo.
-Che.. che stai facendo?- mormorò Kagome, immobile come un macigno, e lui si rese conto di avere il respiro affannoso, oltre che un certo gonfiore alle parti basse.
Possibile.. che si fosse eccitato con lei?!
-Non si vede? Ti abbraccio- rispose roco, e la ragazza avvertì un brivido correrle lungo tutto il corpo.
Con le guance in fiamme, voltò appena il capo. Il cuore le finì in gola, quando con la coda dell'occhio vide le labbra del ragazzo proprio all'altezza della sua fronte. Il respiro di Inuyasha muoveva appena alcune ciocche di capelli e lei… diamine, si sentiva avvampare!
Deglutì sonoramente e decise di restare immobile.
-Perché lo fai?- sussurrò, e la voce le si mozzò.
Oddio, ma che mi succede?!
Inuyasha spostò l'altro braccio libero e la attirò ancora un poco a sé. Le piaceva dannatamente averla così vicino, quel profumo, quei capelli neri che cadevano sul suo petto.
-Mi dispiace per ciò che hai passato- le disse, ispirando quell'odore fruttato. Perché non l'aveva mai notato prima?
Kagome annaspò a quel contatto.
-N-non devi dispiacerti, è stato molto t-tempo fa- balbettò, guardandolo nelle pozze ambrate, e la saliva si strozzò in gola. Ma.. da quando era così bello? Perché la faceva sentire, improvvisamente… desiderosa di sentire un contatto più intimo con lui?
Gli occhi azzurri brillavano di una luce nuova ed il mezzo demone sentì di nuovo quel groppo allo stomaco.
Istintivamente le guardò le labbra e per la prima volta provò l'impulso di baciarla, di schiacciare quelle morbide forme sotto le sue, di accarezzarle con la lingua e sentirla gemere sotto le sue carezze.
Sentendo la propria erezione premere ancora più impunemente si avvicinò al suo viso, ma Kagome con uno scatto si alzò in piedi.
Mi manca l'aria!, pensò nel panico.
-Dannazione, perché non viene nessuno a liberarci!- gemette affannata, iniziando nuovamente a dare pugni alla porta.
-Ehi! Mi sentite? Siamo qui dentro!-
Inuyasha, dapprima stupito, si alzò anch'egli. Ormai l' aveva capita, oh, se l'aveva fatto. Quando era in difficoltà, Kagome reagiva malamente, e, in questo istante, gli era perfettamente chiaro di essere lui stesso la causa della sua veemenza.
Le si parò dietro, afferrandole i polsi.
-Smetti di fare l'isterica!- ringhiò, girandola verso di sé, e quando la guardò negli occhi il cuore si fermò.
-Ka-Kagome..- mormorò, osservando basito delle grosse lacrime rigare le sue guance.
Lei singhiozzò, poi con uno strattone liberò i pugni dalla sua morsa.
-Io.. ti odio!-  urlò, ed Inuyasha accusò il colpo, dando meno peso a quelle parole di quanto avrebbe fatto solo un paio d'ore prima.
-Feh!- si limitò a rispondere, restando poi ad osservarla in silenzio.
Lo fissava negli occhi con astio, eppure ero certo, vi era qualcos'altro in quello sguardo.
In contrasto con quel viso adirato, vi era un broncio quasi fanciullesco, e quelle iridi azzurre colme di lacrime gli ricordarono più una bambina che una donna adulta.
Inconsciamente un sorriso nacque sul suo volto, poi una risata rauca lasciò la sua gola.
-Cos'hai da ridere?- borbottò lei, asciugandosi le gote.
Inuyasha la fissò ancora per un attimo con fare canzonatore, e Kagome arrossì.
Ma insomma, cosa cavolo ti prende, sciocco organo pompa sangue!, si ammonì lei, sentendo il cuore scalciare.
-Ti piaccio- esordì lui.
 
 
-*-
Potrei, ma non voglio fidarmi di te, io non ti conosco e in fondo non c'è
in quello che dici qualcosa che pensi.
-*-
 
 
La giovane sbatté le palpebre.
-..che?- mormorò.
Il modello le si avvicinò.
-Io ti piaccio. È per questo che reagisci così in mia presenza, o per qualsiasi cosa io faccia, o dica- aggiunse, e Kagome fece un passo indietro, sentendo l'aria mancarle nei polmoni.
-Tu sei matto! Non sei affatto il mio tipo!-  rispose, avvertendo chiaramente il rossore diffuso sulle guance.
-Sì, me l'hai già sbattuto in faccia- ridacchiò Inuyasha, e lei mise ulteriore distanza.
-N-non abbiamo nulla in comune- balbettò, mentre lui incrociò le braccia al petto sornione.
-Come fai a dirlo se non mi conosci?- la contraddisse.
-Il mio colore preferito è l'azzurro!- disse istintivamente lei.
Inuyasha fece spallucce.
-Il mio è il rosso, e allora?-
-Vedi? Siamo incompatibili- disse lei, facendo un altro passo indietro, ma qualcosa la bloccò.
Deglutì: era con le spalle al muro.
Il mezzo demone si accigliò.
-Stai seriamente giudicando la nostra compatibilità dal colore preferito?- borbottò, piazzandosi di fronte a lei, bloccandole ogni possibilità di fuga.
-A-anche fosse?- tentò di nuovo, sentendo il panico invaderla: sapeva bene di aver detto una grossa cavolata, ma il cervello non voleva saperne di collaborare. Era vicino.. troppo! Dove cavolo era l'uscita di emergenza quando serviva?
Inuyasha scosse la testa, poi sorridendo l'afferrò per la vita attirandola a sé.
-Fossi in te cambierei i parametri di valutazione. Mi baserei su qualcosa di più.. concreto- suggerì raucamente, lasciando solo una minima distanza tra le loro labbra.
Kagome si trovò a fissare le pozze ambrate del mezzo demone, avvertendo un incredibile languore nelle membra. Le mani di Inuyasha erano forti, sicure e … così calde.
-S-stai solo dicendo.. cavolate.. tu.. noi.. non ci sopportiamo- sussurrò parole strozzate, annaspando nel momento in cui la bocca di Inuyasha si posò sulla sua guancia, immobilizzandola sul posto.
-Su questo hai ragione. Sei davvero insopportabile- mormorò Inuyasha, sentendo il cervello perdere l'autocontrollo nel momento in cui le labbra saggiarono la morbidezza della pelle di Kagome. Diamine, se si sentiva eccitato!
-E allora perché.. f-fai così?- bisbigliò Kagome chiudendo gli occhi.
-Ma sta' un po'zitta- le disse, prima di baciarla.
Dal momento in cui le loro labbra si toccarono, entrambi avvertirono come una liberazione.
Ogni parte del loro corpo si risvegliò dal torpore, desiderando il contatto con l'altro.
Le mani di Inuyasha le accarezzarono i fianchi, sfiorarono l'attaccatura del seno, vezzeggiarono ogni centimetro di pelle sotto la maglietta di Kagome, mentre lei a mala pena capiva cosa stesse accadendo.
Si trovò a ricambiare il bacio, a giocare con la sua lingua, mentre si stringeva a quel corpo caldo e forte del ragazzo. Il cuore pompava nel petto che pareva voler scoppiare, il cervello era ottenebrato da quelle carezze inaspettate, e si stupì di desiderarne ancora e ancora.
 
-Ragazzi, ehm… siete vivi lì dentro?-
 
 
-*-
Leggera leggera, si bagna la fiamma..
-*-
 
 
Kagome lo allontanò con uno spintone, portandosi una mano alla bocca disorientata.
Cosa.. cosa stavamo facendo?
Inuyasha, anch'egli rintronato, fissò la ragazza, imbarazzato.
-Ehi, ci siete?- disse di nuovo la voce.
Il modello si riscosse e schiarendosi la voce si voltò verso la porta.
-Sì, idiota di un lupo, apri questa cazzo di porta!- sbraitò, improvvisamente nervoso, e non sapeva se lo fosse per l'interruzione o per l'improvviso nuovo rifiuto di Kagome.
Maledizione!, imprecò, sistemandosi il cavallo dei pantalone, dove un'erezione ancora evidente chiedeva di essere soddisfatta.
-Sicuro? Non siete nudi, vero?- domandò Koga, mentre fu seguito da una risata ben nota, quella di Miroku.
-Apri, Koga, adesso, o ti spacco la faccia!- ripeté Inuyasha, lanciando un'occhiata furtiva alla ragazza accanto a lui, che fissava il pavimento con evidente imbarazzo, martoriandosi con i denti il labbro inferiore.
-Sei contenta? Libera, finalmente- le sibilò a bassa voce, e quella alzò di scatto la testa, senza tuttavia guardarlo in volto.
La porta si aprì e dinnanzi a loro comparvero i due amici, e dietro di essi una imbarazzata Sango.
-Ciao- mormorò quest'ultima. -Siete arrabbiati, vero?- chiese con un sorriso timido.
Kagome la fulminò con lo sguardo.
-Siete stati voi? Ed eri anche tu d'accordo con loro?- borbottò lei, e l'amica annuì, giocando con le dita.
-Perdonami- disse, studiando di sott'occhi la ragazza, ma quella pareva già essersi scordata della situazione, e fissava Inuyasha, che fingeva di prendere a pugni i due ragazzi.
-Imbecilli! Questa me la pagherete cara!- urlò, poi sembrò tentare di recuperare la calma ed ispirò profondamente.
-Che diamine, guarda che ore sono.. le nove di sera- aggiunse scrutando le lancette dell'orologio a muro del corridoio, lanciando poi un fugace sguardo a Kagome.
I loro occhi si incatenarono per un istante infinito, poi fu lei a rompere il contatto.
-E'.. meglio che vada- mormorò la ragazza.
Inuyasha strinse i pugni.
Brava, scappa! Che io sia dannato se mi lascerò ancora coinvolgere così da te!
Si voltò furente verso Koga e Miroku, ed afferrandoli per il colletto iniziò a trascinarseli dietro.
-Venite un po'con me, voi due!- ringhiò, allontanandosi da Sango e Kagome, che presero a camminare nella direzione opposta.
-Che cavolo vi ha preso?- sbraitò, quando era certo di non essere sentito da loro.
Miroku si massaggiò il capo con fare distratto.
-Dai, amico, non prendertela, volevamo solo darvi la possibilità di conoscervi meglio! Insomma, non siamo del tutto stupidi, abbiamo capito che in fondo vi piacete, anche se vi prendete a parole tutto il tempo-
Il mezzo demone ringhiò sommessamente.
Già, su questo non avevano torto, se ne era reso conto eccome lui stesso, chiuso in quello stupido sgabuzzino con Kagome, e la cosa l'aveva totalmente destabilizzato.
-Idioti- sibilò, guardandoli in cagnesco.
Prese un respiro profondo, ne aveva bisogno per non cedere alla tentazione di prenderli a calci.
-Toglietemi, però, una curiosità..- mormorò pensieroso, mentre un dettaglio tornava alla sua memoria.
Koga e Miroku lo fissarono in trepidante attesa.
-.. che cavolo ci facevano le carte da gioco nello sgabuzzino?- chiese, inclinando la testa di lato.
Koga iniziò a sghignazzare, mentre Miroku faceva un passo indietro.
-Beh…- disse quest'ultimo, dando un colpetto di tosse -come spiegarti.. Metti caso che volevate giocare a strip poker..- ammise con fare fanciullesco.
Inuyasha chiuse gli occhi massaggiandosi una tempia.
Ditemi che non è vero. Io li ammazzo…
-Iniziate a correre..- mormorò, mentre una vena prese a pulsare sulla fronte.
Koga si irrigidì.
-M-ma io che centro..- mugugnò, mentre Miroku prese a tirarlo per la maglia.
-Fa sul serio.. fidati.. io me la squaglio!- disse, una frazione di secondo prima che Inuyasha iniziasse ad inseguirli, imprecando contro i Kami.
 
 
-*-
..rimane la cera..
-*-

 
 
Tre giorni dopo.
 
Il lunedì arrivò presto, anche troppo per i gusti di Kagome, che sbuffando stava preparando il trucco per le modelle. Da lì a pochi minuti, si sarebbe girato la seconda parte dello spot dello Shikon ed Inuyasha era ovviamente in ritardo.
Guardò l'orologio. Le dieci, e di lui nemmeno l'ombra.
-Idiota, che non sei altro, dove sei…- sussurrò, tirando fuori il necessario dalle valigette.
Nel weekend non aveva fatto altro che pensare a lui ed alla situazione creatasi chiusi nello stanzino.
E al bacio. Cavolo, quel bacio…
Si sfiorò le labbra con le dita; le pareva di sentire ancora un piacevole formicolio su di esse. Non si era mai sentita così baciando un ragazzo, come se fosse tutto perfetto, desiderato a tal punto da perderci la testa.
Ma com'era possibile se sino a quel momento loro due non avevano fatto altro che disprezzarsi a vicenda?
-Non ci capisco più nulla- mugugnò, sedendosi e prendendosi la testa fra le mani. Le doleva il capo a furia di rimuginare su questi pensieri.
-Kagome..?-
La voce dolce di Sango le fece alzare il volto, incrociando i suoi occhi castani, che la scrutavano con preoccupazione.
Sapeva di poter contare su di lei, Sango c'era sempre stata nel momento del bisogno. Si erano conosciute proprio così. Quando Hojo l'aveva scaricata -o meglio quando lei l'aveva beccato in fragrante nel farsi un'altra- si era rifugiata in bagno a piangere tutte le sue lacrime, e lì era entrata Sango. Non la conosceva, eppure senza una parola, si era avvicinata e le aveva offerto un fazzoletto ed una spalla su cui sfogarsi.
Ed anche oggi, eccola, lì per lei.
-Ti chiedo scusa per l'altro giorno. Me ne sono andata senza dirti una parola- mormorò Kagome. Dopo essere usciti dallo sgabuzzino, lei e Sango si erano allontanate dal gruppo dei ragazzi, ma allora lei non si era sentita di raccontare nulla all'amica. L'aveva liquidata velocemente, con un "ne parliamo lunedì a lavoro", e raccogliendo la sua borsa era scappata via dall'ufficio.
Era stata una codarda, ma.. era troppo confusa per riuscire a formulare pensieri coerenti, in quel momento.
Sango si sedette affianco a lei.
-Non preoccuparti, non ha importanza. Sono io che dovrei scusarmi per essermi resa complice di quella sciocchezza. So che è stato sciocco, ma giuro che eravamo in buona fede- le spiegò, poggiandole una mano sulla spalla.
Kagome le sorrise.
-Lo so. E' solo che.. - iniziò, mordendosi il labbro.
Sango restò in silenzio, attendendo che lei fosse pronta per continuare.
-.. ho paura- bisbigliò Kagome -paura di fidarmi di qualcuno. Di lui- ammise.
L'amica le prese la mano, stringendola con fare rassicurante.
-Sai cosa significa, questo?- le chiese, e Kagome si accigliò.
-Che lui ti piace, e molto. Altrimenti non proveresti queste emozioni, positive o negative che siano-
La ragazza sussultò, poi deviò lo sguardo.
Sango sospirò.
-Hojo è stato un idiota, Kagome. So quanto eri presa da lui, ma non sono tutti così. Questi pregiudizi che ti sei creata nella testa, sono solo castelli di carta. Non importa se Inuyasha è un modello come lo è Hojo, o se all'apparenza ti appaiano simili. Lui è diverso, è sincero e sono sicura che abbia dei valori profondi in cui crede. E ..credo che anche tu gli piaccia molto- concluse, indicando qualcuno con la mano.
Kagome, alle parole dell'amica, sentì il cuore accelerare il battito, e quando seguì con lo sguardo ciò che lei indicava, il respiro si mozzò in gola.
Sango sorrise, notando gli occhi della collega brillare.
-Sei proprio cotta-
 
-Inuyasha! Razza di babbeo, è mezz'ora che ti aspettiamo! Ti fai attendere come una fottuta star!- sbraitò Jakotsu, tirandogli in testa un rullino.
Quello si massaggiò il capo, ringhiandogli contro qualche imprecazione.
Che diavolo aveva da urlare, quel dannato fotografo? Non aveva dormito un accidente, ed aveva un gran mal di testa.
-Va a cambiarti!- continuò quello, e lui mugugnando camminò spedito verso il camerino.
Che qualcuno faccia tacere questo rompi coglioni!, sbraitò mentalmente, sbattendo la porta alle sue spalle. Guardò con aria truce l'armatura, e con toni coloriti iniziò ad indossarla.
A risultato ultimato si guardò allo specchio e sbuffò. Si sentiva come un leone in gabbia, ed il motivo era solo uno: Kagome. Quella dannata gli era rimasta piantata in testa per tutto il weekend, così come la loro conversazione, i suoi occhi, il suo profumo.. soprattutto il suo profumo, tanto che i suoi sogni erano stati dei meno casti.
Mugugnando contro i Kami, uscì dal camerino e si avviò verso il set fotografico, dove Koga e Miroku erano apparsi come per magia accanto a Jakotsu.
-Che cavolo fate qui a quest'ora? Non avete il servizio tra un'ora, voi due?- borbottò.
Quelli si voltarono sorridenti.
-Al contrario tuo, noi siamo mattinieri e ci presentiamo al lavoro di buon' ora- rispose Miroku, dandogli una pacca sulla spalla.
Inuyasha brontolò qualcosa di incomprensibile e Koga roteò gli occhi.
-Ti sei alzato di ottimo umore, noto-
Il mezzo demone ringhiò.
-Sta' zitto! Non è aria, oggi- rispose, guardandosi attorno circospetto.
Sentiva il profumo nell'aria di quella dannata, ma col via vai di gente faticava a localizzarla.
-Come mai, di grazia? Sei andato in bianco con qualche conquista?- chiese Miroku, facendo uno sguardo d'intesa a Koga, e quello ghignò.
Poteva massacrarli di botte? Poteva?!
-Dite un po', ci tenete alla pelle?- brontolò, incenerendoli con i suoi occhi ambrati, che brillavano iracondi.
Miroku ridacchiò, poi alzò un braccio indicando qualcuno in lontananza dello studio.
-A cuccia, Inuyasha. Sei stai cercando Kagome, è laggiù con Sango- gli disse, e quando vide il mezzo demone voltarsi di scatto ove lui aveva indicato, scosse la testa divertito.
-Sei proprio cotto-
-Inuyasha, dannato di un cane! Vuoi darti una mossa?!- gracchiò Jakotsu, dimenandosi come un ossesso.
Il modello si sbatté una mano sulla faccia.
-Oggi non lo reggo- sibilò.
Koga gli diede una leggera spinta, accompagnandolo verso il set.
-Andiamo, guarda che ben di Dio avrai oggi con cui posare- lo esortò, mentre sul palco salivano dall'altro lato cinque splendide modelle brune.
Miroku deglutì, sbranandole con gli occhi.
-Santo cielo, che pollastre- balbettò, beccandosi uno sguardo torvo da Inuyasha.
-Ti ricordo che sei fidanzato. E anche tu sei… beh, più o meno lo sei anche tu- borbottò, facendo riferimento allo stato ancora in bilico di Koga con Ayame.
Il demone lupo ridacchiò, grattandosi il capo.
-A dire il vero, non c'è più alcun "più o meno". Io e Ayame siamo usciti insieme questo sabato e.. siamo ufficialmente una coppia- ammise.
Inuyasha addolcì i lineamenti, mostrando il primo sorriso della giornata.
-Sono felice per te- disse sinceramente, Koga gli mostrò il pollice in risposta.
-Miroku, Koga, fuori dalle palle! Inuyasha, giuro che se non sei col culo sul set entro un secondo ti licenzio!- sbraitò nuovamente Jakotsu, suscitando l'ilarità dei presenti.
Inuyasha gli mostrò i canini in risposta.
-Sono io che mi licenzio se non la finisci di urlare come una femmina isterica!-
Jakotsu si fece piccolo piccolo, mentre qualcosa di simile ad un cuore si materializzava accanto al suo viso.
-Adoro quando fai il duro- gli disse.
Inuyasha ebbe un conato di vomito.
-Cazzo… che schifo- borbottò, salendo sul set.
Sospirando di frustrazione, decise che era il momento di concentrarsi. Puntò lo sguardo verso le cinque modelle, le quali indossavano tutte il classico peplo bianco ed avevano i lunghi capelli neri raccolti in una treccia a cerchietto.
-Bene, Inuyasha, ragazze, iniziamo. Kagura, tu sei la protagonista. Inuyasha cammina vittorioso verso di voi, e tu lo devi guardare con lo sguardo più seducente che riesci a fare. Poi ti alzi, ti avvicini a lui e gli metti una mano sul petto. Il resto lo lasciamo all'immaginazione del pubblico. Tutto chiaro?-
Sia la modella che Inuyasha annuirono.
-Bene, cominciamo!-
 
Kagome sentì il cuore balzargli in gola nell'udire le istruzioni di Jakotsu.
Probabilmente, solo qualche giorno prima, la situazione le avrebbe creato disgusto e rabbia, ma ora.. aveva chiaro che il vero sentimento che si celava dietro ero gelosia.
Vide Kagura avanzare, arrivare innanzi a lui e toccarlo.
Deglutì, notando lo sguardo di Inuyasha che fissava la ragazza con un sorrisetto che pareva canzonatore.
Trattenne il respiro quando la mano della donna si posò sul petto del modello.
Cosa stava provando, Inuyasha? Gli piaceva come lei lo toccava?
-E stop! Non ci siamo… Kagura, cerca di metterci del sentimento-
Kagome osservò la scena ripetersi un'altra volta. Poi ancora, e un'altra ancora.
Ogni volta si scopriva a fissare i movimenti di lei e lo sguardo di lui, a osservare ogni attimo di quella mano sul petto di Inuyasha, desiderando di strapparla via.
-Fermi, basta! Ho capito cosa non va…-
 
Jakotsu interruppe il lavoro e si voltò per interloquire con un collega.
-Inuyasha, avvicinati per favore- lo chiamò pochi istanti dopo.
Il modello fece come richiesto, sbuffando a più non posso.
-Che c'è?- borbottò, incrociando le braccia.
Il fotografo sospirò.
-Kagura non va bene, ed a dire il vero nemmeno tu. Insomma, è una scena sensuale, vi dovete guardare come se voleste strapparvi i vestiti di dosso, invece sembrati due pesci lessi su un piatto di insalata-
Inuyasha roteò gli occhi.
-E quindi?- lo esortò. -Non posso mica desiderare di scoparmi una donna a comando!- sbraitò. Che cavolo, perché oggi il mondo remava contro la sua pazienza?
Jakotsu lo afferrò per il collo.
-Ma tu sei un professionista, idiota di un cane, invece dovresti farlo anche a comando!-
Inuyasha tossì.
-Jakotsu, io oggi ti amm!- si interruppe quando intercettò Kagome a pochi metri da loro, intenta a sistemare il trucco di Kagura.
Gli occhi ambrati si sgranarono appena, sentendo la gola chiudersi.
Jakotsu sorrise improvvisamente maligno, intercettando la scena.
-Kagome!- la chiamò, facendola sobbalzare.
Inuyasha si voltò di scatto verso il fotografo.
-C-che hai in mente?- balbettò. Quello sguardo malefico, lo conosceva bene..
-Ho bisogno di te- continuò rivolgendosi alla ragazza, ignorando il mezzo demone.
Kagome assunse un'aria interrogativa, mentre Jakotsu sorrise felice come un bambino in un negozio di caramelle.
-Ti voglio sul palco. Sostituirai Kagura-
 
 
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e non ci sei più
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Cinque minuti dopo, si trovò vestita e truccata sul palco.
Non ci credo, non ci credo, non ci credo.. , si ripeteva mentalmente, imbarazzata più che mai.
-Ok, dolcezza, muovi il culo e segui le istruzioni che ti ho dato- la incalzò Jakotsu, ma lei si sentiva rigida come un palo.
-N-non mi ricordo, che devo fare?- balbettò con una risatina.
Il fotografo mugugnò.
-Guarda Inuyasha sensualmente ed avvicinati a lui. Lui ti piace, è un eroe ed è il tuo uomo, chiaro?- spiegò velocemente e Kagome divenne rossa come un peperone.
-No, che non lo è!- sbraitò.
Jakotsu imprecò.
-Lo so, testa di rapa! Ma stai interpretando un personaggio, su quel palco, non te stessa!-
La giovane sussultò. Kami, che cavolo aveva detto!
Perché sono al mondo solo per fare figure di merda?, pensò con le gote rosse come pomodori.
Si voltò verso Inuyasha, e quando i loro sguardi si incrociarono deglutì.
Perché pareva.. incazzato? Oh, ma che andasse al diavolo anche lui!
Si avvicinò a lui tremante, soppesando ogni passo, mentre il cuore pareva schizzare fuori dal petto.
Quando gli fu davanti non osò guardarlo in viso, avvertendo chiaramente le guance andare a fuoco ed il suo respiro sulla frangetta muoverle piano i capelli.
-Rilassati. Non pensare- le sussurrò piano, in modo che potesse sentire solo lei.
Sentì la salivazione azzerarsi e timidamente puntò le iridi azzurre in quelle ambrate di lui.
-La mano- le suggerì.
Kagome annuì e, con dita tremanti, la posò sul suo petto. Le parve di sentire il calore della sua pelle attraverso l'armatura, e quegli occhi brucianti non l'aiutavano affatto rilassarsi.
-Sei arrabbiato con me?- mormorò appena, ed Inuyasha soffiò l'aria dalle narici.
-Dovrei?- ribatté lui, arcuando un sopracciglio.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo.
-Perché rispondi ad una domanda con un'altra domanda?- sibilò, e quello strinse i denti.
-Non è giornata, Kagome- la avvisò, ma quella ormai era partita col piede di guerra.
-Ah, si?- sussurrò -Beh, sappi che anche per me non lo è, non ho dormito niente in questi giorni, ed è tutta colpa tua!-
-Bravi, fantastici, meravigliosi!- li incitò intanto Jakotsu, scattando foto una dopo l'altra.
-Colpa mia?! Ma sentila! Beh, sappi che la causa del mio malumore sei tu, ragazzina!- rispose, sentendo l'ira avvolgerlo di nuovo.
-C-che cosa? E perché, scusa?- chiese con aria offesa.
Inuyasha le passò istintivamente una mano attorno alla vita, attirandola a sé in una morsa che assomigliava ad un abbraccio,
Kagome sussultò, andando istantaneamente in apnea.
Il mezzo demone non rispose subito, aspirando il profumo dei suoi capelli.
-Non lo capisci vero? Sei troppo ancora influenzata dai tuoi stupidi giudizi universali- mormorò, scostandola malamente.
-E stoooop! Abbiamo finito! Kagome, Inuyasha, siete stati fantastici!- esclamò Jakotsu, ma quelli non lo stavano a sentire.
Inuyasha scese dal palco di gran lena; Kagome, invece, priva di ogni emozione fissava il punto in cui, sino ad un attimo prima vi era lui, mentre due grosse lacrime le rigavano le gote.
 
 
Una settimana dopo.
 
Con due profonde occhiaie, Kagome arrivò quella mattina più trafelata del solito.
Era stanca e affaticata, anche per colpa del caldo torrido estivo.
Si passò una mano sulla fronte e sospirò.
-Buongiorno- salutò Sango, passandole affianco, e quella ricambiò.
-Ciao tesoro, come ti senti?- le chiese.
Kagome abbassò lo sguardo.
-Stanca- ammise. -E, senti, hai visto per caso..-
-Inuyasha dovrebbe arrivare a breve- la interruppe in un sorriso. Dal giorno del set fotografico dello Shikon, lei non l'aveva più rivisto. Da quanto ne sapeva, si era preso qualche giorno di pausa dai vari contratti che gli erano stati proposti, ed inconsciamente aveva preso il vizio di chiedere, ogni mattino a Sango, notizie di lui.
Arrossì impunemente.
-Scusa, sono in disastro. Devo sembrarti una stupida- sussurrò.
Sango scosse la testa.
-Un po' testona forse, ma non stupida- la rassicurò. -Oh, eccolo- le disse, notando Inuyasha entrare nello studio.
Kagome sobbalzò e chiese aiuto all'amica con lo sguardo.
-C-cosa gli dico?-
-La verità- suggerì Sango con un sorriso.
 
Inuyasha uscì dallo studio di Jakotsu, lasciandolo in lacrime, mentre soffiava col naso sul fazzoletto in modo teatrale.
Dannazione, la situazione era già complicata senza che lui facesse tutte quelle scene.
Percorse il corridoio, arrivando sino al set fotografico, dove sapeva bene esserci con buona probabilità Kagome intenta a truccare una modella.
Si guardò intorno e ci mise mezzo secondo nell'individuarla, vicino a Sango.
La vide arrossire, poi dire qualcosa all'amica ed avvicinarsi piano a lui.
Era dannatamente bella. Per troppo tempo non l'aveva realmente ammesso a se stesso, ma Kami, la trovava bellissima nella sua semplicità.
La osservò tristemente arrivare a pochi passi da lui, poi fermarsi e torturarsi le mani.
-Ciao- gli disse in un mormorio.
-Ciao, Kagome-
Lei arrossì ancora, e lui sentì il cuore aumentare i battiti. Se avesse seguito l'istinto l'avrebbe presa tra le braccia, baciata, spogliata. Ma aveva preso una decisione, ed era anche grazie a lei se aveva avuto il coraggio di fare quella scelta.
-Ahem.. io volevo.. parlarti- sussurrò.
Inuyasha sorrise appena.
-Anche io. Ti cercavo- ammise; Kagome sgranò gli occhi.
-Davvero?- chiese, sorpresa.
Il mezzo demone annuì.
-Sai, ho pensato molto a quello che mi hai detto quando siamo rimasti chiusi nello sgabuzzino. Mi riferisco al fatto che avrei dovuto riprendere a fotografare. La tua grinta ed il modo in cui mi hai fatto intendere che stavo buttando via un sogno.. mi ha colpito-
Kagome sussultò. Cosa stava cercando di dirgli?
Inuyasha sorrise.
-Ho deciso di ricominciare. Voglio ritrovare me stesso, riuscire a rendere eterno un momento-
La giovane restò in attesa. Ne era certa, stava per dirgli qualcosa.
-Ho appena annunciato a Jakotsu che tra qualche giorno partirò. Viaggerò un po' dovunque, in cerca dello scatto giusto.-
La mandibola di Kagome finì per terra.
-Parti..- mormorò di rimando.
-Devo ritrovare la mia strada- rimarcò. Inuyasha vide i suoi occhi spegnersi e d'istinto serrò i pugni.
Dannazione, Kagome…
La giovane restò immobile, poi si schiarì la voce.
-Ca-capisco- bisbigliò.
Davvero, capiva? No, non ancora. Lei aveva bisogno del suo tempo, come lui del suo.
-Cosa volevi dirmi tu, invece?- chiese lui.
Kagome sobbalzò, trattenendo a stento le lacrime.
-Oh, n-nulla. Nulla di importante- gli disse, ed Inuyasha sorrise tristemente.
Come immaginavo. Sei una testona, ragazzina..
-D'accordo. Allora, io vado. Ci vediamo, Kagome- le disse, passandole affianco, avviandosi alla porta di uscita.
Kagome sentì lo spostamento d'aria, seguito da un improvviso senso di gelo nel cuore.
Si voltò, consapevole delle lacrime che ormai solcavano le guance.
-I-Inuyasha!- lo chiamò.
Quello si fermò e dopo un attimo voltò il capo verso di lei.
-Che vuoi, nanerottola?- la schernì.
Kagome sorrise, asciugandosi una lacrima.
-Idiota- sussurrò appena, ridacchiando. -Sappi che vorrò vederlo quello scatto- gli disse con tono perentorio.
Inuyasha sgranò appena gli occhi, colpito da quelle parole. Gli stava, forse, facendo capire che…
-Se proprio ci tieni- le rispose, e quando lei roteò gli occhi, adirata per quella risposta, un ghigno si formò sul suo volto.
-Ci vediamo, ragazzina- mormorò.
 
 
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Togli la ragione e lasciami sognare…
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Primi giorni d'inverno. La neve cadeva senza sosta quella mattina.
Raggiunse il bar dell'appuntamento con Sango trafelata, notando con disappunto che di lei ancora non vi era traccia. Chiuse l'ombrello, riparandosi sotto la tettoia.
Che freddo, che freddo..!, pensò sbattendo i denti.
Si tolse dai capelli qualche fiocco di neve, rimasto incastrato tra i ciuffi d'ebano, imbronciandosi.
-Dove sei, Sango?- mugugnò, guardandosi attorno.
Odiava il freddo, sebbene il paesaggio bianco riusciva ad incantarla ancora, come una bambina. Amava mettersi alla finestra ed osservare quei piccoli batuffoli bianchi cadere lenti, senza sosta, e cambiare radicalmente aspetto a ciò che la circondava.
Immersa com'era nei pensieri, fu solo quando uno strano suono metallico giunse alle sue orecchie, che si riscosse, voltandosi in quella direzione.
Confusa, si trovò a fissare poco distante da lei un ragazzo, avvolto in un cappotto nero.
Gli occhi si sgranarono sorpresi, mentre il cuore si fermò nell'istante in cui il cervello mise a fuoco quella figura: i lunghi capelli argentei ricadevano sulle sue spalle, ed il volto era coperto da una macchina fotografica.
Lentamente, il giovane l'abbassò scoprendo il viso, ed in quell'istante le lacrime fecero capolino sulle gote di Kagome.
In silenzio, lui si avvicinò, e quando le fu di fronte le protese qualcosa, mentre la ragazza si asciugò le guance come in trance.
Afferrò con mano tremante ciò che lui le porgeva, e quando realizzò ciò che stava guardando alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi d'ambra, e sorrise.
-Sei proprio un idiota- mormorò in un singhiozzo, ebbra di felicità.
Lui si limitò a ridacchiare e a posare le labbra sulla sua fronte, sussurrandole poi all'orecchio:
-Ciao, Kagome-
 
 
-*-
.. lasciami sognare in pace.
-*-
 
 
 



ANGOLO AUTRICE

Coff, coff, eccomi qua. Buonasera
Siete arrivati alla fine illesi? Spero di si! Cosa dire, se non... ho partorito? Spero vivamente che questa storia vi sia piaciuta, ci ho sudato molto.
Forse alcuni non gradiranno il finale, ma non volevo cadere nel solito vissero felici e contenti. A volte, le difficoltà del vissuto dei personaggi vanno rispettate, ed anche le loro scelte di vita.
Quanto alla canzone, mi piaceva troppo e tante cose della trama sono nate ascoltandola. Se non la conoscete, datele una chance! Il titolo è proprio Giudizi Universali di Bersani.
Non aggiungo altro, mi rimetto alle vostre recensioni positive o negative
Spero di cuore sia piaciuta sopratutto a Martina alias Alien, visto che la traccia mi è stata fornita da lei!

Alla prossima!
Manu
 
  
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