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Autore: lisi_beth99    21/06/2017    2 recensioni
Lane si risveglia nella Radura, inizialmente non comprende ciò che la circonda ma, dopo i primi flash-back, tutto diventa più chiaro...
Dal primo capitolo:
"Sentii dei rumori provenire da sopra la scatola, come dei passi, poi delle voci. Si aprì una botola e vidi una decina di ragazzi che guardavano me. Uno si fece avanti, aprì la grata ed entrò. Era un ragazzo alto, magro, con gli occhi scuri e i capelli biondo scuro. Mi studiò per alcuni secondi poi mi sorrise e mi porse la mano –Vieni, ti porto fuori da qui!-. afferrai subito quella che sembrava la cosa più amichevole che avessi mai visto e scoprii, con mia grande sorpresa, che era calda e rassicurante."
NOTA: Mi sono basata sul film, ci sono alcune riprese nella storia
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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ANGOLO PRELETTURA
Salve a tutti! Questa storia era già stata pubblicata ma ho apportato alcune modifiche quindi 
Buona lettura 

P. S. Se vi va lasciate un commento ;)


Rumori metallici e un senso di smarrimento mi riscossero da una specie di torpore. Cominciai a tossire per riuscire a liberarmi dal liquido che mi stava soffocando. Ero chiusa in una specie di scatola di metallo. All’interno non c’era nulla ed era illuminata, solo a momenti, da luci verdi e rosse. Mi resi subito conto che stavo andando verso l’alto, ma dove sarei arrivata? Mi misi in piedi per cercare una via d’uscita anche se sapevo perfettamente che non c’era nemmeno una minima possibilità di fuga da quella rete metallica. Appena mi stabilizzai sulle gambe tremanti, quello pseudo ascensore si fermò di scatto facendomi andare a sbattere contro la parete. La fronte cominciò a pulsarmi e percepii il sangue che colava leggermente da quello che pensai fosse un taglio. Sentii dei rumori provenire da sopra la scatola, come dei passi, poi delle voci. Si aprì una botola e vidi una decina di ragazzi che guardavano me. Uno si fece avanti, aprì la grata ed entrò. Era un ragazzo alto, magro, con gli occhi scuri e i capelli biondo scuro. Mi studiò per alcuni secondi poi mi sorrise e mi porse la mano –Vieni, ti porto fuori da qui! -. Afferrai subito quella che sembrava la cosa più amichevole che avessi mai visto e scoprii, con mia grande sorpresa, che era calda e rassicurante. Fui aiutata ad uscire dalla gabbia e subito mi trovai accerchiata da diversi ragazzi che mi facevano un’infinità di domande. Ero confusa come non mai però riuscii a capirne alcune: un ragazzo moro e dai tratti orientali mi chiese come era possibile che fossi li; uno di colore domandò se sapevo cucinare e uno alto un po’ robusto e con i capelli biondo cenere mi attaccò dicendomi che io non dovevo stare lì perché non era possibile e nominò altre due persone (un ragazzo e una ragazza) che erano con “loro”, però non capii a chi si riferisse con quel “loro”. Rimasi immobile per tutto il tempo finché il ragazzo che mi aveva aiutata li allontanò dicendo che non dovevano assillarmi e che avrebbero saputo qualcosa appena mi sarei ripresa –Per ora la porto da Jeff, così le sistema la fronte- notai solo allora che quello aveva una sciabola in una fodera attaccata alla schiena e che alcuni degli altri avevano coltelli in mano o in una custodia attaccata al polpaccio oppure alla vita. Probabilmente feci una smorfia terrorizzata, perché il giovane, quando si girò per vedere se lo stavo seguendo si allarmò e tentò di tranquillizzarmi –Non è come pensi, queste ci servono per lavorare- non lo lasciai finire e mi avvicinai a lui per incitarlo a proseguire il suo cammino. Cominciai a guardarmi attorno e scoprii di essere in una Radura circondata da delle mura alte probabilmente cento metri e di cemento. In questo spiazzo verde erano presenti due macchie di boschetto e alcune capanne fatte di rami, notai anche delle viti e un orto dove venivano coltivate diverse verdure. –Ci coltiviamo da soli ciò che ci serve; mangiamo, viviamo e lavoriamo qui. Questa è la Radura e abbiamo solo tre regole, però la più importante è non oltrepassare quelle mura- mi spiegò il ragazzo mentre continuavamo a camminare. Notai che nelle pareti di cemento, le mura, avevano quattro spaccature perfettamente al centro di ogni lato, una di queste era spalancata e notai che dava su un corridoio buio e pieno di rampicanti; questi erano presenti anche sui vari muri, arrivavano fino in cima ad essi ed avevano qualcosa di lugubre e un po' inquietante. Il biondo mi incitò a camminare mettendomi una mano sulla schiena e spingendo delicatamente, affrettai il passo e in poco tempo raggiungemmo un edificio in legni intrecciati ad un solo piano, con un lenzuolo rosso al posto della porta e una forma rettangolare. Entrai per prima e mi ritrovai in una stanza con una decina di letti di pagliericcio disposti in fila lungo le due pareti lunghe, in quello più lontano dalla porta era stesa una ragazza: capelli lunghi, neri e mossi, figura magra e slanciata e totalmente addormentata. – Come sta la ragazza, Jeff? - domandò il mio accompagnatore – Ancora nessun segno di vita. Continua a dormire… tu chi mi hai portato? - timidamente mi avvicinai a quel ragazzo afroamericano con i capelli riccissimi e cortissimi. – Lei è…nuova. È appena arrivata. - rispose il biondo. – Ma lei non doveva essere l’ultima? - domandò l’altro indicando con il mento la giovane che dormiva nella brandina. – Ehm…non mi sembra il momento Jeff! - rispose il giovane dagli occhi scuri indicando me con lo sguardo. – Giusto! Allora dolcezza, vediamo il taglio. - non fiatai né mi mossi per tutto il tempo in cui Jeff disinfettò, controllò e medicò con una pomata la mia fronte. Dopodiché mi consigliò di non sforzarmi troppo perché poteva essere che mi sarebbe girata la testa per il forte colpo preso. Mi sedetti su uno dei giacigli e guardai il ragazzo che mi aveva accompagnata fino a lì; lui si avvicinò e con dolcezza mi chiese – Sapresti dirmi come ti chiami? O… ricordi qualcosa? - lo guardai come se fosse un povero scemo, lui se ne accorse immediatamente e si affrettò ad aggiungere – Se non te lo ricordi è normale…solitamente passano un paio di giorni prima di…- - Lane- dissi io semplicemente e interrompendolo. – Come? - domandò lui – Lane. Mi chiamo Lane…però…tu? - sul suo viso comparve una sfumatura di imbarazzo – Ah già…che stupido! Io sono Newt! - mi porse la mano che gli strinsi come avevo fatto poco prime quando mi aveva aiutata nella scatola. Rimasi un po' imbambolata a fissarlo e lui guardava me negli occhi. – Bene Lane, cosa vorresti fare? Visto che è il tuo primo giorno puoi decidere. - esordì ad un certo punto. – Non saprei…innanzitutto uscire da qui? - Newt sorrise e mi fece strada verso il fulcro della Radura: uno spiazzo attorno ad un falò spento dove almeno una volta al giorno tutti quelli del posto, i cosiddetti “Radurai”, si ritrovavano. – Benvenuta nella Radura! Qui siamo tutti ragazzi quindi avere una femmina li stordirà un bel po'. Le cose principiali te le ho dette: non uscire dalle mura, aiuta se puoi e fai sempre qualcosa. Io sono il vice quindi, se hai problemi, vieni subito da me! Hai domande? - io mi guardai un po' in torno – Sì! Cosa c’è la fuori? - indicai la porta aperta nelle mura – Ecco! Questa era una delle poche domande che non avresti dovuto farmi. - mi rispose. – Ehi Newt! Quanto è in crisi la novellina? Si è già terrorizzata a sentire del labirinto? - era stato un ragazzo con i capelli biondo cenere a parlare, era robusto e alto e mi mise soggezione appena lo vidi. – No Gally! Non gliene avevo ancora parlato…- - Che labirinto? - domandai immediatamente – Nulla!- si affrettò Newt – è ancora troppo presto per parlartene- sembrava che fosse preoccupato al pensiero che sapessi cosa stava succedendo… Decisi di lasciar stare, magari ci avrei riprovato più avanti. – Scusa ma ora ho un problema che devo risolvere, ti lascio per un po'. Cerca di non combinare guai! - il biondo se ne andò e io decisi di esplorare un po' il circondato. Mi avviai verso un grande edificio a due piani ma Gally mi sbarrò la strada – Dove pensi di andare pivella? - - A fare un giro! Non posso? - domandai scettica. Il ragazzo scosse la testa e mi fece segno di starmene seduta su un tronco sdraiato atterra. Lo accontentai, anche se controvoglia, e pensai a come distrarlo per osservare più da vicino quelle porte in cemento. Dopo un po' che lo fissavo e lui non perdeva me di vista, tentai con le domande – Ma cos’è questo posto? E cosa succede di tanto grave? Perché Newt era così preoccupato? E dove doveva andare? Per fare cosa? Che ci facciamo noi qui? - dopo un altro paio di domande del genere Gally mi bloccò con una faccia stupita – Piano con le domande! Ma che caspio sei? Una macchinetta inceppata? - feci una breve pausa – Voglio solo capire! Magari posso aiutarvi…- Gally si passò una mano sugli occhi – Intano pive, non puoi fare nulla. Secondo: non ricordo più le tue domande. E terzo: hai sentito Newt? - sbuffai – Certo che l’ho sentito! Ma mi sembra stupida come cosa. Prima so cosa sta succedendo e prima mi sento meno idiota. Sono pronta a tutto! Persino a sentirmi dire che questo è solo una trasposizione di un mondo parallelo o che siete tutti cloni… non mi impressiono con facilità e ho la capacità di assimilare in tempi record le novità! - dal volto del ragazzo traspariva curiosità ma soprattutto insicurezza – Sei convinta e sicura di volerlo sapere?- “Evviva!” pensai “Un’anima buona che mi vuole dire quello che voglio sapere!” – Assolutamente convita! Ora dimmi tutto quello che sai. Ti prego…- feci gli occhi più gentili e persuasivi che potei e lui cominciò a parlare – Newt mi ammazzerà per questo…- disse sospirando rumorosamente – Allora, da dove comincio? Ah sì okay. Bene! Tre anni fa, fu spedito qui nella Radura il primo ragazzo, cioè Alby, che però ora è in uno stato pietoso perché è stato punto da un dolente, ovvero una creatura che… - la mia faccia aveva assunto l’espressione di disorientamento e lui se ne rese conto – sono troppo veloce? - mi chiese interrompendo le spiegazioni –più che altro sconclusionato. Vai in ordine cronologico che mi viene più semplice assimilare le informazioni. - risposi, lui sorrise – Okay! Che ordine cronologico sia! Tre anni fa Alby è arrivato come primo nella Radura. Un mese dopo è arrivato un altro ragazzo e lui ha cominciato a capire che c’era qualcosa sotto. Ogni mese la scatola, quella da cui sei arrivata anche tu, sale e porta una nuova recluta e delle provviste. Noi ora viviamo in pace, ma non è sempre stato così: all’inizio c’era caos e i ragazzi morivano per la paura ma Alby ha portato l’ordine e ci ha divisi in diversi gruppi. Ad esempio gli squartatori, ovvero quelli che si occupano di macellare la carne; oppure i costruttori, che dalla parola capirai da sola che sono quelli che costruiscono gli edifici. Quello che ti ha medicata la ferita è un medicale, sono quelli più richiesti qui: tutti si fanno male almeno una volta alla settimana… I più importanti sono i velocisti: sono quelli che ogni mattina, quando quelle porte si aprono – e indicò le porte aperte a metà del muro di cemento – entrano nel labirinto, per mapparlo. Però questo cambia ogni notte e i velocisti non hanno ancora trovato una via d’uscita- - Perché si chiudono? - lo interruppi io – Perché la notte il labirinto è popolato dai dolenti: creature orrende che se ti pungono, ti portano al delirio e alla morte. Questo mese è arrivato Thomas e con lui una disgrazia dietro l’altra. Ben, uno dei velocisti più esperti, è stato punto in pieno giorno, ha cercato di uccidere Thomas e lo abbiamo dovuto esiliare. Vale a dire spedirlo nel labirinto all’ora in cui le porte si chiudono ed abbandonarlo al suo tragico destino… - ero scioccata – Ma è una cosa orribile! - lui scosse il capo – Già! E non è finita qui. Il giorno dopo Alby e Minho, il capo dei velocisti, sono andati nel labirinto per cercare indizi sul perché Ben fosse stato punto ma, Alby ha subito la stessa cosa e, all’ora della chiusura delle porte, non sono arrivati in tempo. Quello stupido di Thomas è entrato all’ultimo secondo e tutti li avevamo dati per spacciati. Però il giorno dopo erano ancora vivi e sono usciti sani e salvi. Thomas ha persino ucciso uno di quegli affari e, fortunatamente, nel processo che gli abbiamo fatto, è stato punito per questo, però hanno anche avuto l’insana idea di volerlo nominare velocista…per fortuna, nel frattempo, è risalita la scatola con dentro quella ragazza e un biglietto che ci annunciava sarebbe stata l’ultima così si sono dimenticati di quell’idea del caspio! Era svenuta e non si è ancora svegliata. Perché non bastava, sei arrivata tu! Così, dal nulla! Che poi, in realtà, sono passate solo alcune ore da quando è arrivata l’altra però…vabbè…Nessuno si aspettava nulla del tuo arrivo e adesso che ti ho detto tutto questo e dovresti esserti messa a piangere come minimo, tu non fai nulla, non batti ciglio e mi fissi come se ti avessi parlato del mio amore per le caprette…- - Tu ami le capre? - mi misi a ridere – No! Era un esempio… ma come fai a ridere? - era veramente scioccato da come affrontavo la cosa – Io…non lo so! Tutto quello che mi hai detto è orribile, però sapere di essere circondata da dei ragazzi come Newt e te mi rende forte. Non so se mi capisci…- lui sollevò le sopracciglia – In realtà no! Però se lo dici tu…la cosa importante è che non finga di essere dura per poi crollare nel momento meno indicato…-  -Tranquillo che non lo farò! - gli sorrisi dolcemente e lui si tranquillizzò, almeno di facciata. Mi guardò ancora per qualche secondo, poi si incamminò verso un edificio di media grandezza –Ancora una domanda Gally! - lui si bloccò e tornò verso di me – Sì dolcezza? - presi un lungo respiro – Dove posso trovare Thomas?- il giovane cambiò completamente tono – Non è qui! È nel labirinto con Minho a cercare indizi. Perché? - feci spallucce – Così! Volevo solo conoscerlo…- dalla faccia capii che non ci era cascato ma non indagò ulteriormente e se ne andò. Volevo trovare quel ragazzo perché volevo carpirgli altre informazioni, anche se sapevo che non mi avrebbe fatto bene. La mia testa stava cominciando a rielaborare tutte le informazioni e alcune preoccupazioni mi misero un po' di confusione. Pensai di fare una passeggiata per la Radura e mettere in ordine i miei pensieri, così da prepararmi alle novità che mi sarebbero arrivate dal velocista Thomas.
   
 
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