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Autore: Owlseatheartsforbreakfast    23/06/2017    2 recensioni
Sei come il ghiaccio, rigido, statico, difficile da scalfire, sei indifferente ai sentimenti, troppo occupato a sopravvivere in questo mondo marcio per lasciarti andare al tiepido calore di un abbraccio.
E io stanotte sarò fuoco, solo stanotte, solo se me lo lascerai fare.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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È tardi, sto usando ancora l'editor del telefono, sono una pessima persona.
Non so cosa mi sia preso, ma ho sentito il bisogno impellente di continuare a scrivere, quindi.. ecco qui.
Spero possiate perdonare eventuali errori.
Vi auguro buona lettura e, nel caso abbiate voglia, lasciatemi un commento, sono sempre bene accetti.
Vi si vuole bene.
E.


La prima volta che ti incontrai eri seduto su un divanetto di pelle nera, bevevi un drink annacquato, in silenzio.

Quella sera sarei voluta rimanere a casa, ero spezzata dalla giornata sfiancante, ma, dopo miliardi di suppliche, alla fine avevo accettato e mi ero infilata dei pantaloncini con una maglietta presa a casaccio.
Ero uscita controvoglia, non sentivo necessità di parlare con altre persone, di sorridere per finta, di ballare senza sentire la musica bruciare nelle vene.
In fondo son sempre stata pigra, non è una grande novità per nessuno, ma le notti d'estate son fatte per esser vissute (lo avresti detto anche tu qualche giorno dopo) e io soffro d'insonnia da anni; non sarei riuscita a riposarmi in nessuno dei casi.

Ero arrivata da qualche minuto, stavo aspettando di potermi avvicinare al bar per ordinare qualche drink scialbo, quando l'amico che mi aveva accompagnata mi disse che doveva assentarsi un attimo.
Decisi di aspettarlo e mi voltai alla ricerca di un posto dove sedermi.

E fu allora che ti vidi.

Le luci viola e blu della discoteca mi accecavano, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dal tuo profilo, da quei lineamenti così marcati e gentili allo stesso tempo.
Le tue labbra si chiudevano delicate attorno alla cannuccia nera che qualche barman aveva infilato nel tuo bicchiere.
Ti osservavo deglutire, il tuo pomo d'adamo che andava su e tornava giù. Andava su. E tornava giù.
E io ero completamente persa nella piccola perfezione di quei movimenti, troppo concentrata per chiedermi quale fosse la ragione del tuo isolamento dal resto delle persone.

Un piccolo gruppetto stava ballando poco distante da te, si muovevano tutti insieme seguendo il ritmo della musica estiva; quelle canzoni che hanno tutte lo stesso sapore.

Tu restavi lì, in silenzio, e ad un certo punto ricordo che iniziai a pensare che forse stavi aspettando qualcuno, che mi sarei dovuta allontanare.
Invece mi sedetti, a distanza, ma pur sempre vicina a te, abbastanza vicina per chiedermi se potessi sembrarti strana. Non ti voltasti, non ti accorgesti di me, ma vidi i tuoi occhi socchiudersi e notai il ticchettio della gamba a ritmo con la musica; pensai fosse meraviglioso.

Potevo scorgere chiaramente le note entrare dai tuoi polsi, come fossero state iniettate da una strana siringa; le vedevo scivolare nelle vene, percorrere la lunghezza delle tue braccia, fino ad arrivare al cuore.
Immaginai una batteria al posto di quell'organo fragile.
Mi innamorai immediatamente di quella batteria.

Poi ti voltasti.

E io mi sentii morire, perchè i tuoi occhi erano due pozzi neri, perchè gli occhi più belli che avessi mai avuto la fortuna di incontrare stavano guardando me.
La conosci la differenza tra "vedere" e "guardare"?
Io si, ed ero sicura mi stessi guardando.
Ruotasti il busto, facendomi segno di avvicinarmi, e io non riuscii a trattanere un sorriso.
Quando fui abbastanza vicina mi prendesti per mano, un tocco leggerissimo, e ti alzasti trascinandomi verso la pista.
Non parlammo, non c'era bisogno, io ero in balia del tuo sorriso, e tu ridevi, ridevi, ridevi.
Una risata sincera, genuina, piena di quel rosa dolce della gioia.

Eri ancora più bello ora, con l'odore del tabacco che ti sporcava la pelle, con il profumo dell'alcol nelle pieghe del collo.
Se chiudo gli occhi lo sento ancora, mi pizzica il naso e mi solletica gli angoli della bocca, spingendoli verso l'alto.

L'ambra della tua pelle faceva contrasto con la luna della mia, e se ci fossimo fusi avremmo creato il colore più bello dell'universo, ne sono sicura.

Stavo ballando e per la prima volta la sentii.
La musica bruciava nelle mie vene.
Ed era merito tuo.
   
 
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