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Autore: LittleHarmony13    23/06/2017    1 recensioni
Harry/Louis | Kid!Fic | CoffeeShops&Cafés!AU | Traduzione | 35K
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“Gracie adora le fate, non è vero, amore?” - chiede Louis, interrompendo i pensieri di Harry, e lei lancia uno sguardo oltre la spalla a suo padre, annuendo velocemente prima di tornare a guardare la casa e toccarla con dita delicate.
Harry alza lo sguardo verso di lui, e condividono un piccolo sorriso. Louis lo fa sentire come se dentro di lui ci fosse solo calore. “Questa è la sua casa, ed è la mia cosa preferita del mio negozio,” spiega Harry, e Louis si piega leggermente per poter vedere meglio.
“E' bellissima,” mormora, ed Harry gli sorride calorosamente.
Harry guarda di nuovo Gracie, i capelli biondi le cadono sulla faccia mentre ispeziona la casa ricoperta di brillantini, e istintivamente le mette i capelli dietro un orecchio.
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O, dove Louis ha una bambina che non parla, Harry ha un negozio di giocattoli con una magica casina, ed i due sono destinati ad innamorarsi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note Iniziali: Questa storia non è mia, io ne ho fatto soltanto una traduzione. Tutti i diritti vanno alla sua autrice, scagnetism. Lascio qui il link alla storia originale. Voglio ringraziare infinitamente l'autrice per avermi dato il permesso di tradurre questa storia (che trovate qui).
Dovevo postare questa storia ormai molto tempo fa, ma purtroppo per vari impegni, arriva solo adesso.
Quindi, se in questo caldo Luglio, volete un pò di Winter Feels, questa è la storia che fa per voi.
La storia è composta da un capitolo, più un epigolo che l'autrice ha messo a parte. Cosa che rispetterò e farò anche io.
Ripeto di nuovo che questa storia NON è mia, e tutti i diritti vanno alla rispettiva autrice.
Vi auguro una buona lettura!



 
         
 


I just know I have found the place my heart belongs


“Gracie, sei pronta ad andare?”

La bambina tira le cinghie rosa del suo zainetto, il viso contratto in uno sguardo preoccupato mentre fissa suo zio. Il cuore di Louis sembra strapparsi mentre vede quanto è nervosa, ma prova a calmare i nervi per farla sentire meglio.

“Ehi,” le dice con dolcezza, abbassandosi sulle ginocchia per essere occhi negli occhi con lei e toccandole il mento con le dita così che possa guardarlo. “Spaccherai tutto oggi, ok?”

Lei si arrotola una ciocca dei suoi capelli biondi intorno a un dito, gli occhi ancora fissi sul viso di Louis. “Sono sicuro che ti farai un sacco di amici, e tutti ti ameranno.” Le bacia la testa e lei rimane in silenzio. Non ha più detto una parola da quando è successo tutto, e Louis non la può veramente biasimare, non può capire quanto grande possa essere questa perdita per qualcuno di così piccolo. Anche lui sta ancora soffrendo, ma non ha il tempo di piangere quando c'è una bellissima bambina di sei anni di cui si deve prendere cura.

Si chiede se stia facendo la cosa giusta.

Il pensiero gli attraversa il cervello molte volte al giorno, specialmente quando gli viene in mente che Gracie non ha detto una singola parola per tre mesi, ma scaccia l'idea perché non sarebbe stato scelto come suo tutore se questo non fosse stato quello che voleva Charlotte. Gli manca così tanto. A Gracie manca così tanto.

“Voi ragazzi state andando via?” - chiede Liam, entrando in cucina ancora in pigiama e facendo saltare leggermente Louis. E' solo un po' invidioso che il suo amico possa permettersi di non fare niente per alcune altre ore.

“E' il primo giorno di Gracie nella sua nuova scuola!” - replica Louis, e l'espressione di Liam cambia completamente, e sussulta.

“I primi giorni sono i giorni più importanti!” - le dice, e lei annuisce gentilmente, la testa inclinata per il divertimento. Assomiglia così tanto a Charlotte alcune volte, e ciò fa stringere il petto a Louis. - “Lou ti ha messo i biscotti per pranzo? Perché il mio primo giorno, ormai anni e anni fa, mia mamma non mi aveva messo i biscottini, e ho dovuto rubarli alla ragazza che sedeva accanto a me. Non voglio che tu debba vivere il solito incubo!”

Gracie reagisce a malapena, ma Louis ride a squarciagola, stringendole la mano. “Ti ho messo tutto, amore. Ha anche alcuni buonissimi digestivi al cioccolato nella sua borsa per il pranzo.”

“Oh, fammi vedere quella borsa!” - esclama Liam, e lei gliela porge con esitazione. Louis è veramente grato che lui sia così gentile e per aver lasciato che si trasferissero nel suo appartamento visto che stanno cercando di stabilizzarsi. - “Scelta eccellente, Miss Gracie. Sono sicuro che tutti i tuoi nuovi amici adoreranno Peppa Pig.”

Louis sorride, lanciando un'occhiata all'orologio giusto per assicurarsi che non debbano ancora uscire di casa – si rifiuta di arrivare in ritardo il primo giorno. Non è mai stato la persona più puntuale del mondo, ma ci sta provando, ci sta provando. Il tratto a piedi è breve, ma dovranno andarsene fra poco. “Dov'è Niall? Pensavo che venisse qui questa mattina?”

“Dorme ancora, immagino. Ho sentito che ha passato una notte fuori niente male,” risponde Liam, dirigendosi verso il frigorifero e controllandone il contenuto per poi scuotere la testa e chiuderlo di nuovo. “Bastardo fortunato.”

Louis schiocca la lingua, puntando la testa verso Gracie che si limita a guardarlo con i suoi enormi occhi blu. “Il linguaggio, Payno.”

“Fortunato... ragazzo,” finisce con un sorriso stanco, chiudendo il frigorifero mentre Louis gli dà una pacca sulla spalla.

“Bravo ragazzo. Credo che dovremmo andare senza vedere lo zio Niall,” dice Louis, sfiorando gentilmente la spalla di Gracie. “Pronta ad andare?”

Lei alza lo sguardo su di lui, annuendo, e lascia che le prenda la mano senza opporre resistenza. Sa che parlerà quando sarà pronta, ma una parte di lui vorrebbe che gli dicesse solo come si sente, cosa pensa, così che la possa aiutare come si deve. Non sa niente su come si cresce un bambino, figuriamoci uno che non gli parla per niente.

“Passa una bella giornata, Gracie!” - le dice allegramente Liam, tutto occhi scintillanti e sorrisi calorosi. La saluta con una mano, e lei lo saluta a sua volta con un altro cenno del capo, prima di guardare di nuovo verso Louis attraverso gli occhi blu di Charlotte.

Mentre si avviano verso la porta, Louis riempe il silenzio con un chiacchiericcio assente, dicendole, “Passerai la giornata migliore di sempre oggi, coccinella. Pensa a tutte le cose divertenti che potrai fare! Io personalmente amavo le elementari. E' lì che ho conosciuto lo zio Liam! Lo sapevi?”

Abbassa lo sguardo su di lei, e lei scuote la testa, gli occhi sempre fissi sul marciapiede. “Non sono più riuscito a liberarmi di lui, da quel momento.”

Ridacchia nonostante tutto, e Gracie rimane in silenzio, stringendo un po' più forte la sua mano.

“Sei hai bisogno di qualsiasi cosa puoi sempre andare dalla tua maestra, ok? E puoi farle sapere se c'è qualcosa che non va o se deve chiamarmi o cose del genere. Comunque sono sicuro che non succederà,” dice Louis, facendo ondeggiare le loro mani, e quando abbassa lo sguardo, Gracie sta sorridendo solo un po'. “Perché sei magnifica, e oggi sarà una giornata magica.”

Lascia che il resto della piccola passeggiata passi senza nessuna chiacchiera, e quando raggiungono la scuola la presa di Gracie sulla sua mano si intensifica. Si accuccia per essere al livello dei suoi occhi, e i suoi occhi penetranti sembrano quasi guardarlo attraverso. “Non c'è niente di cui preoccuparsi, piccolina,” sussurra, dandole un bacio sulla testa. “E se qualcuno sarà cattivo con te, lo concerò per le feste.” Questo gli fa guadagnare un altro sorriso, e la considera una vittoria quando lei cerca di nuovo la sua mano mentre cominciano ad entrare dentro la scuola.

La aiuta a trovare la sua classe, ed è sollevato nello scoprire che la sua nuova maestra è adorabile proprio come gli era sembrata durante le loro molte conversazioni telefoniche. Il suo scopo era trovare qualcuno che non avrebbe provato a forzare Gracie a parlare se non era pronta a farlo, e Mrs. Jones sembrava essere la scelta ideale. Spera veramente, veramente tanto che a Gracie piaccia quel posto, che stia facendo la cosa giusta.

Louis la saluta con un grande abbraccio e un bacio, rassicurandola che tornerà a prenderla fra poche ore e che starà benissimo senza di lui.

Mrs. Jones ha preso la mano di Gracie, e ha salutato Louis mentre lui se ne sta fermo fuori dalla porta prima di staccare finalmente gli occhi da lei e andarsene per tornare a casa.

Cazzo.

Sulla strada del ritorno si ritrova con le lacrime agli occhi, e lo colpisce il pensiero che è così che deve essere fare il genitore. Non è più lo zio figo che si fa vedere una volta ogni qualche mese con le mani piene di regali – quei giorni ormai sono andati. Non aveva pianificato di firmare per questa cosa a venticinque anni, ha sempre voluto aspettare di essere un pochino più grande prima di mettere su famiglia, ma questa è la sua vita ora, deve farsene una ragione e abbracciarla completamente.

La sua vecchia vita consisteva in lui che lavorava in un bar in città e notti in cui non faceva altro che bere e dopo fumare sul terrazzo del suo vecchio appartamento. La adorava, adorava ogni momento spensierato, ma non l'avrebbe scambiata con questo improvviso cambiamento di ritmo. Ama sua nipote, e sa che sua sorella sarebbe molto fiera di lui per essersi fatto avanti.

Ma questo non vuol dire che sappia anche una sola maledetta cosa sul crescere un bambino.

Portandosi una mano sotto gli occhi per trattenere le lacrime che non sono ancora cadute, Louis prende un respiro tremante, e di nuovo il pensiero si insinua nella sua mente – sta facendo la cosa giusta?

Sa che i suoi due migliori amici non la pensano necessariamente così. Ha visto lo sguardo che gli riservano quando prova più che può a intrattenere una conversazione con Gracie e riceve solo occhiate vuote in cambio, ha visto come smettono di parlarsi completamente quando entra in una stanza, sapendo di essere stato senza dubbio il soggetto della loro conversazione. Ma anche se ha i suoi momenti di dubbio, il suo stomaco gli dice che ha ragione, che sta facendo la cosa giusta, e questo è quello a cui sceglie di credere.

Ripercorre la strada di casa annebbiato, i pensieri gli turbinano in testa. E' in ansia e sa che lo sarà per tutto il giorno, anche se pensa di aver decisamente preso la giusta decisione portando Gracie a casa con lui e facendole cominciare una nuova scuola. Fa una lista mentale di tutte le cose che deve fare prima di andare a riprenderla e andare al lavoro quel pomeriggio, lista che include fare la spesa e pagare il conto della sua carta di credito. Quando rientra in casa sente la doccia accesa e si fa una tazza di cereali.

Si siede al tavolo della cucina proprio nel momento in cui Liam entra silenziosamente nella stanza. “Com'è andata?” - chiede, le sopracciglia aggrottate.

“Bene, penso,” gli dice Louis, annuendo mentre prende una cucchiaiata. “Credo che le farà bene, ma ho ancora una paura fottuta che la odierà.”

Ride senza nessun divertimento, e Liam gli accarezza una spalla mentre passa di lì, prendendo la scatola di cereali dal bancone. “Non me lo direbbe se fosse così, quindi mi sento come se dovessi semplicemente tirare a indovinare su tutto.”

Liam fa una risata che sembra una sbuffo, annuendo mentre prende una tazza dal mobiletto. “Penso che riuscirai a capire cosa è meglio per lei,” replica, e Louis in tutta risposta si limita a emettere un brusio.

Prepara la sua tazza di cereali e si siede davanti a Louis. “Oh mio Dio, sei veramente nervoso per questo, amico,” dice Liam, e c'è l'ombra di una risata che Louis odia nella sua voce. “Sono solo le elementari! Starà bene.”

Sa che Liam non può capire, sa che non può comprendere cosa voglia dire essere responsabile di un'altra vita, quindi gli fa un piccolo sorriso e annuisce, mescolando nella tazza con il cucchiaio. Scorre il calendario sul suo telefono, appoggiando i gomiti sul tavolo, e geme quando vede il suo orario di lavoro per quel giorno. “Cazzo,” borbotta, “sarò in ritardo per il mio turno perché Niall mi ha segnato per quando devo andare a prendere Gracie.”

Liam in quel momento smette di mangiare i suoi cereali, si ferma con il cucchiaio a metà strada verso la bocca, e Louis riesce benissimo a sentire le parole che non dette appese nell'aria sopra di loro. Lo guarda negli occhi e Liam fa un respiro, un sorriso empatico fa capolino fra le sue labbra. Odia quello sguardo, e l'ha visto troppe volte nei pochi mesi precedenti. “Puoi sputare il rospo e basta, Payno?” - scatta Louis dopo pochi istanti di silenzio carico di sottintesi.

“Sei sicuro che questa sia la cosa giusta da fare, Louis?” - chiede Liam, e Louis si sente sgonfiato quando lo sente dire ad alta voce, anche se sapeva che era quello che stava per dire. Sa che viene detto con affetto, sa che non lo intende in quel modo, ma gli fa comunque ribollire il sangue. - “E' solo che...”

“No, lo so,” risponde con facilità, strofinandosi le mani sulla faccia, e ci ha pensato così tante volte. Lo ha tenuto sveglio di notte, il pensiero se abbia preso o meno la giusta decisione, tormentandosi su cosa sarebbe veramente meglio per Gracie visto che non sa niente sull'essere un genitore, e prima che possa dire qualsiasi altra cosa, Liam sta di nuovo parlando.

“Tutto quello che voglio dire è che eri felice e avevi un lavoro decente, e potresti chiamare tua mamma e far prendere Gracie a lei. Forse questo la farebbe parlare di nuovo, voglio dire, la normalità di una famiglia, visto che non ha detto neppure una parola da un paio di mesi, e andrebbe tutto bene, lo sai, e potresti tornare alla tua vecchia vita, Lou. Nessuno penserebbe meno di te se tu lo facessi.”

Si alza del tutto, girandosi per essere faccia a faccia con Liam. E' che lui non lo capisce, e crede che nessuno potrebbe, in realtà, fino a che non si ritrovassero nella sua situazione, ma Dio, lo ferisce così tanto. “Lei ha scelto me come tutore, Liam. Me. Né mia mamma, né Fiz, né nessun altro, quindi Gracie è una mia responsabilità, e non mi leverò dalle palle e la lascerò con mia mamma perché così è più conveniente per me. L'ultima cazzo di cosa che voglio fare è deludere Charlotte, ok? Quindi, perché non la smetti e te ne vai a fanculo?”

Liam contrae le labbra prima di portarsi finalmente il cucchiaio alla bocca, e Louis respira a fatica. “Voglio solo il meglio per te,” dice con voce sottile, sapendo di star camminando su un terreno delicato. “E per Gracie.”

“Ed io proverò a darle il meglio,” replica Louis, e inspiegabilmente ci sono delle lacrime nei suoi occhi che lui, chiudendoli, prova a scacciare via, tenendosi impegnato andando in su e giù su Twitter per fermare quell'improvviso attacco di emozioni. “Non so che cazzo sto facendo, ma le voglio così tanto bene, e so che è quello che Charlotte vorrebbe, ok?Quindi devo provarci, Liam. Non posso semplicemente arrendermi.”

La sua voce sta tremando ed ha un groppo in gola che non riesce ad inghiottire, ma Liam annuisce.

Louis chiude gli occhi contro le lacrime che continuano a sorgere, e Liam gli dà una pacca gentile su una spalla quando si alza per sciacquare la sua tazza. “Provarci è tutto quello che puoi fare, Lou.”

 

 

*

 

Quando Harry alza lo sguardo verso l'insegna del suo negozio di giocattoli gli sembra tutto un po' surreale. Le parole Faith, Trust, & Pixie Dust sono stampate in un bellissimo carattere in corsivo, bianco su uno sfondo rosa chiaro, e non può fare a meno di sorridere (e forse anche versare una lacrima o due) quando pensa a come tutto questo sia suo. Tira fuori il telefono per fare una fotografia veloce, mandandola rapidamente in un messaggio a sua mamma prima di rimettersi il telefono in tasca.

Non riesce a credere che lo stia facendo per davvero.

Non riesce a credere di aver mai pensato che la scuola di legge fossa la scelta giusta per lui quando qualcosa del genere lo rende così incredibilmente felice.

Harry sente una mano sulla sua spalla e si gira giusto in tempo per vedere sua sorella che gli sorride. “E' fantastico, Hazza. Tutti i piccoletti lo adoreranno.”

Lui scoppia a ridere, poi mette la sua mano ricoperta da un guanto su quella di lei e prende un respiro profondo. “Lo spero.”

“Beh, andiamo allora! Mi si sta ghiacciando il culo! Entriamo e guardiamoci un po' intorno!”

Un sorriso compare agli angoli delle labbra di Harry mentre annuisce e tira fuori la chiave dalla sua tasca. C'è una leggere spolverata di neve che svolazza sul terreno, e fa freddo, e anche se ricoperte dai guanti le sue dita stanno cominciando a diventare insensibili, ma vuole semplicemente starsene fermo a fissare l'insegna per un altro po'. Fa un respiro e decide che può farlo più tardi, lanciandole un ultimo sguardo prima di infilare le chiavi nella serratura.

Quando apre la porta per la prima volta è sopraffatto dall'odore di vernice fresca e trattiene un colpo di tosse, scuotendosi la neve dai capelli. Le pareti sono dipinte di un rosa leggero e un tappeto morbido e peloso ricopre il pavimento. Quando accende le luci nota la pila di adesivi a forma di fiori e di fate sul pavimento che aspettano di trovare la loro casa sulle pareti. “E' bellissimo,” dice in un respiro, guardandosi attorno nel negozio vuoto in totale stupore.

Gemma annuisce e sorride quando si toglie i guanti e li infila nella tasca del cappotto. “Lo adoro,” gli dice, appoggiando un braccio sulla sua spalla. “Sono fiera di te, fratellino.” Gli lascia un bacio su una guancia, e lui sorride.

“E' esattamente come me lo ero immaginato,” dice, e chiude gli occhi mentre prova a farsi un'idea di come sarà il negozio una volta che tutto sarà al posto giusto.

“Questo rosa è perfetto per quella tua casa delle fate.”

Quel commento lo fa arrossire in ogni dove mentre sposta lo sguardo su di lei. Il pezzo forte del suo negozio è una casa delle fate completa di minuscoli mobili e lucine a intermittenza, circondata da dei fiori piccolissimi. L'ha trovata in un negozio di antiquariato mesi prima, e c'è una sorta di magia che lo attira verso di essa. Forse vera magia delle fate, crede, visto che l'intera struttura è ricoperta da un sottile strato di brillantini sgargianti che luccicheranno in modo bellissimo sotto le luci del negozio. Qualcosa di quella casa aveva fatto colpo sul suo cuore, e in quel momento aveva capito che doveva assolutamente metterla in mostra nel suo negozio. Non crede che potrà mai separarsene, ma gli piace comunque immaginare come gli occhi dei bambini si illumineranno quando la vedranno, quando dirà loro che c'è una vera fata che sorveglia il suo negozio ogni giorno, assicurandosi di tenere al sicuro lui e tutti gli altri giocattoli. Il pensiero lo fa sorridere quando si toglie la sciarpa dal collo e la appende sul solitario appendiabiti nell'angolo.

“Penso che la fatina amerà la sua nuova casa.”

Gemma ridacchia mentre Harry prende il cappotto dalle sue mani e attacca anche quello sull'appendiabiti, sopra al suo. “Ho quasi voglia di dormire su questo tappeto. E' così morbido.”

“Non c'è tempo per dormire! Dobbiamo spacchettare tutto!” - le dice Harry con allegria, battendo le mani. - “Nick mi ha chiamato e ha detto che tutti i giochi sono stati spediti e sono nella stanza sul retro. Aspettano solo che li sistemiamo!”

Gemma si lascia andare ad un lamento, le sue labbra si trasformano in un broncio, e Harry si limita ad alzare gli occhi al cielo, sapendo che tanto si arrenderà senza combattere. “Non sono venuta qui per fare del lavoro manuale, H. Sono venuta qui per vedere tutti i bambini carini che si agitano per tutta la magia delle fate che c'è qui dentro.”

“E non sei contenta che puoi fare tutte e due le cose?” - replica con un occhiolino, e Gemma ride un pochino, scuotendo la testa.

“Mi devi un favore.”

“Grazie, sorella cara,” le dice Harry, saltando verso di lei per lasciarle un grande e sonoro bacio su una guancia. Lei si passa una mano sul viso, poi la pulisce sulla sua camicia prima di cominciare a fargli il solletico. “Gems, no!” - squittisce lui mentre prova a scappare, ma Gemma gli sta alle calcagna, e si lascia andare ad una subdola risata quando gli pizzica la pancia e lui le fa maleducatamente il dito medio.

“Ti acchiapperò, per quello!” - urla lei, cominciando ad inseguirlo per tutto il negozio vuoto, e si rincorrono in cerchio.

Harry si sente riportare ai giorni lontani nel giardino dietro casa sua, quando giocavano fino a che il sole non tramontava e tornavano dentro coperti di macchie d'erba e la loro mamma gli sgridava prima di mettere i loro vestiti nel cesto della biancheria da lavare. Una parte di lui pensa che se il suo negozio di giocattoli può portare così tanta nostalgia a lui e a Gemma, allora potrebbe esserci davvero qualche tipo di magia che fluttua nell'aria.

“No, no! Non mi prenderai mai!” - urla. In quel momento Gemma gli salta sulla schiena, e lui si lascia andare ad un verso di dolore, collassando sul pavimento con uno scroscio di risate, un intreccio di arti e di capelli alla deriva.

“Avevo ragione, potrei davvero addormentarmi qui sopra,” dice Gemma con un sospiro soddisfatto, facendo scorrere una mano sul tappeto, e Harry si copre gentilmente il viso con una mano, ridendo a voce alta. “Penso che tu sia perfetto per questo business di giocattoli visto che anche tu sei un bambino troppo cresciuto.”

Sa che deve prendere delle affermazioni del genere come un complimento, quindi si limita a ridere sotto i baffi prima di mettere un braccio attorno a lei. “Grazie, ci provo. Ora sei pronta a spacchettare?”

L'unica risposta che ha è un lamento.

“Ti prometto che dopo ti compro il cinese da asporto.” E' il suo turno di sfoggiare il suo broncio migliore.

Lei considera l'offerta per un momento, picchiandosi il mento con aria assorta, e Harry sa già quale sarà la sua risposta. “Affare fatto.”

 

*

 

 

Poche ore dopo, quando la maggior parte delle cose sono state tolte dagli scatoloni e la stanza comincia ad assomigliare più ad un negozio di giocattoli che ad un locale vuoto, Harry decide che possono fermarsi per un po'. Non lo ammetterà mai, ma la parte bassa della schiena sta cominciando a fargli male visto che si è piegato molto per tirare fuori le varie cose, e gli ci vorrebbe proprio qualcosa per tirarsi su, quel pomeriggio.

Per la maggior parte, però, sta cominciando a vedere il suo negozio prendere forma, e l'agitazione gli ribolle nello stomaco quando ci pensa.

“Credo che ci meritiamo una pausa,” dice Harry, sbadigliando dietro la mano mentre prende la sciarpa e il cappotto dall'appendiabiti nell'angolo. “E ho visto una caffetteria giù lungo la strada che sembra molto carina.”

Gemma annuisce, e in modo drammatico unisce le mani in preghiera. “Pensavo che non avrei mai sentito queste parole,” risponde, seguendo Harry mentre anche lei toglie il cappotto dall'appendiabiti e si mette un berretto sui capelli. Lui, in tutta risposta, si limita a farle la linguaccia in modo petulante. “Tu e il tuo caffè,” dice lei, sfiorandogli una spalla con la sua. “Dimmi, sei sicuro di essere britannico?”

“Stai zitta,” ride Harry, aprendo la porta e rabbrividendo quando il vento li colpisce dritti in faccia. Si infila le mani in tasca e abbassa la testa mentre cominciano a camminare verso il negozio e il vento sferza sul loro viso. Non parlano molto, troppo infreddoliti e stanchi dopo una lunga giornata di lavoro, ma Harry è grato di avere Gemma come compagnia, sapendo che non potrebbe farcela senza di lei.

Quando raggiungono il negozio, con una mano poggiata sulla maniglia, chiede: “Tu vuoi niente?”

“Prendo un tè, nero, per favore. Però rimango qui fuori, perché è tutto il giorno che Krystal mi chiama e l'ho ignorata per aiutare te, fratellino,” dice Gemma, trasformando la faccia in un ghigno mentre gli pizzica le guance. Lui le sposta la mano con uno schiaffo e alza gli occhi al cielo con affetto.

“Sono un uomo adulto,” ribatte, e Gemma sorride.

“Con un negozio di giocattoli,” lo corregge lei.

Harry ridacchia, aprendo la porta della caffetteria, e delle campanelle suonano sopra la sua testa. “Con un negozio di giocattoli.”

Lei scuote la testa amorevolmente, portandosi il telefono all'orecchio.

Il calore del negozio riscalda Harry quasi immediatamente, quando entra all'interno. E' pittoresco, piccolo e accogliente con le sue lavagne con i menu scritti a mano, pochi tavoli e dei divanetti consumati in un angolo. Un barista con i capelli biondi, un largo sorriso e occhi buoni lo saluta quando si avvicina al bancone. “Ehi, amico! Non ti ho mai visto qui, prima d'ora!” - dice con un pesante accento irlandese, e il sorriso non lascia mai la sua faccia. - “Sei nuovo?”

Harry sorride facilmente, annuendo. “Sì, ho comprato il posto giù lungo la strada?” Punta il dito verso la porta, e l'uomo annuisce. “Sto aprendo un negozio di giocattoli.”

“Beh, considera questo come il tuo benvenuto ufficiale in città! Sono Niall Horan. Questo è il mio locale, il mio orgoglio e la mia gioia, l'amore della mia vita,” dice in modo teatrale con una mano sul petto, e c'è una risata che rischia di fuoriuscire, nel suo tono.

“Harry Styles,” gli dice, porgendogli la mano da sopra il bancone mentre Niall gli offre una risoluta stretta di mano. “Piacere di conoscerti, specie di vicino.”

Niall si lascia andare ad una forte risata, tirando indietro la testa, e Harry decide immediatamente che gli piace. C'è qualcosa nella sua enorme presenza che lo fa già sentire a suo agio. “Cosa posso portarti?”

“Oh, ehm, un tè nero per mia sorella. E' qui fuori. E, ehm,” si ferma per dare un'occhiata alla lavagna. “Io prendo un caffellatte alla menta?”

Niall annuisce. “Arriva subito!” Si gira per preparare le bevande, muovendosi con fluidità e con la facilità di chi lo ha fatto un migliaio di volte.

La campanella sopra la porta suona, e Harry si gira istintivamente per vedere chi si è unito a loro. Un uomo che ha circa la sua età, forse un pochino più grande, entra dentro, una mano che circonda strettamente quella di una bambina con dei guanti senza dita. Ha un cappello di lana blu in testa che risalta il colore elettrico dei suoi occhi e sorride, abbassando lo sguardo sulla bambina dalle guance rosse che avrà non più di sei anni e che indossa un cappotto a palloncino e con i capelli biondi legati in due codine che spuntano fuori da un cappello rosa acceso.

“Era anche l'ora che ti facessi vedere, Tommo!” - urla Niall da dietro il bancone e Harry si riscuote dal suo torpore, tossendo leggermente prima di assicurarsi di distogliere lo sguardo da quel bellissimo sconosciuto. Non vuole fissarlo, ma per qualche motivo non riesce a fermarsi.

“Dovevo andare a prendere Gracie a scuola, Horan,” lo riprende con voce roca, quasi allegra e con una sfumatura sarcastica. “Togliti il cappotto ok, tesoro?” - dice in modo dolce alla bambina, Gracie, apparentemente, mentre si piega sulle ginocchia per essere occhi negli occhi con lei. - “Posso portarti qualcosa per colorare, e tu puoi sederti al tuo tavolo speciale! Che te ne pare? Io devo lavorare per un pochino, e poi possiamo andare a cena fuori.”

Lei risponde solo con un vago cenno di assenso, ma non sembra scocciata, quindi lui l'aiuta a togliersi il cappotto e le lascia un bacio gentile proprio in mezzo alla fronte. Si toglie anche il suo cappotto e rivela una serie di tatuaggi su un braccio, e mentre gli passa accanto, rivolge ad Harry un sorriso a labbra chiuse, ma amichevole.

“Ehilà, Gracie!” - la chiama Niall, posando il tè di Gemma sul bancone davanti ad Harry mentre la saluta. Lei lo guarda sbattendo le palpebre e la sua bocca si curva leggermente in un sorriso mentre cammina verso il bancone, fermandosi accanto ad Harry. - “Scusami se mi sono perso il tuo primo giorno! Però ti porto un muffin con le scaglie di cioccolato fra un secondo, piccolina! Devo solo finire di preparare queste bevande!”

Harry abbassa lo sguardo su di lei e sorride, e lei si affretta a guardarsi i piedi. “Ehi,” le dice dolcemente, e i suoi occhi blu incontrano i suoi solo per un secondo. “Anche io ho un capello rosa, sai?” Tira fuori il suo cappello rosa acceso che ha in cima un pom pom dalla tasca, porgendoglielo per farglielo vedere. “Immagino che siamo abbinati, eh?”

C'è una traccia di divertimento a colorarle il viso, e quella meraviglia dagli occhi azzurri che è suo padre compare di fianco a lei con in mano alcuni fogli di carta e dei pastelli. Le sue ciglia si aprono a ventaglio sulle sue guance mentre la guarda e i suoi zigomi sono così appuntiti che potrebbero tagliare il vetro. La sua voce dolce è ciò che serve per distogliere Harry dai suoi pensieri, mentre lo ascolta esclamare: “Ma guardo un po', Gracie! Voi due siete gemelli. Fantastico, vero?”
Lei annuisce, prendendo in mano i pastelli e cominciando a dirigersi verso il tavolo.

Harry sta per dire qualcosa a quell'uomo bellissimo, ma prima che possa aprire bocca Niall si appoggia al bancone col suo caffellatte in mano. “Offre la casa visto che sei nuovo qui,” gli dice con un sorriso.

“Oh, no,” replica Harry scuotendo la testa e frugandosi nelle tasche per prendere il portafoglio. “Per favore, non è che sia chissà cosa. Permettimi di...”

Niall scuote la testa per poi incrociare le braccia sul petto. “Non ci pensare nemmeno! Tutto quello che ti chiedo è di tornare!”

“Ovviamente,” risponde Harry con una risata, prendendo fra le mani le bevande, il cui contenuto risulta piacevolmente caldo. “Ho come la sensazione che ci vedremo spesso mentre provo a mettere in ordine il mio negozio.”

“Questo è proprio quello che volevo sentire,” dice Niall, tirando fuori un muffin alle gocce di cioccolato dalla vetrina. “Forse Gracie potrebbe persino fermarsi a comprare dei giocattoli da te.” Gli fa l'occhiolino, porgendo il muffin alla bambina che lo prende con un piccolo sorriso.

“Forse,” concorda Harry con un cenno di assenso, sorridendo ad entrambi. “Grazie ancora, Niall. E' stato un piacere conoscerti. E anche tu, Gracie,” aggiunge, e lei lo guarda ancora un po' insicura mentre stacca un pezzo del suo muffin.

Harry si guarda indietro prima di andarsene, vedendo il papà di Gracie dietro il bancone dove si sta legando un grembiule intorno al collo. Con un sospiro lascia il negozio, e porge a Gemma il suo tè proprio mentre riattacca il telefono. “Quello è proprio un DILF, hai la mia parola,” è la prima cosa che esce dalla sua bocca.

Harry quasi si strozza con la lingua, il caffellatte già a metà strada verso la sua bocca mentre farfuglia: “Ma che ca...?”

Lei alza gli occhi al cielo e ride leggermente. “Ho visto il modo in cui lo guardavi, Haz. Non sono cieca. Ed è proprio un gran figo.”

Gemma inarca una delle sue perfette sopracciglia, e Harry si limita a scuotere la testa.

“Gems, ha una figlia... non era...” Si ferma perché ok, sì, gli piacerebbe conoscere Occhi Azzurri ma, “Probabilmente è sposato.”

“Non si sa mai,” risponde Gemma, ritornando verso il negozio con un ghigno malvagio.

 

 

*

 

“Chi era quello?” - Louis chiede a Niall mentre si prepara per il turno, legandosi i lacci del grembiule intorno alla vita. Lancia un'occhiata a Gracie, assicurandosi che sia ancora contenta di stare nel suo angolino usuale, piegata su tutto il suo materiale artistico. - “Non l'ho mai visto in giro prima d'ora.”

“Si chiama Harry Styles,” replica Niall con una scrollata di spalle. “Ha detto che ha comprato quel posto vuoto giù lungo la strada, e sta aprendo un negozio di giocattoli.”

“Mm. Magari mi ci fermerò con Gracie.” Prova velocemente ad auto convincersi che è perché vuole andare a comprare nuovi giochi a Gracie, ma in realtà vuole solo vedere quel bellissimo sconosciuto dai capelli lunghi e le gambe altrettanto lunghe e portare avanti una vera conversazione con lui. E forse cadere nei suoi luminosi occhi verdi e rimanerci per l'eternità, ma omette quel dettaglio.

Niall ride rumorosamente e Louis si gira per guardarlo. “E' perché pensi che sia meraviglioso. Vai dietro al fighissimo uomo dei giocattoli. Oh, Lewis, sei troppo prevedibile.”

Louis sente la faccia bruciargli per l'imbarazzo, ma rimane impassibile, provando a far finta di non essere trasparente come in realtà è. “Falla finita, cazzo,” dice a bassa voce, assicurandosi che Gracie non lo senta. “Non mi è permesso ammirare un uomo meraviglioso quando lo vedo?”

“Puoi fare molto di più che ammirarlo, Lou. Puoi persino portarlo fuori a cena se vuoi.” Niall dimena le sopracciglia suggestivamente, e Louis lo picchia sul petto.

“Gracie è la mia priorità numero uno al momento,” replica mentre i suoi occhi schizzano verso di lei. Somiglia così tanto a sua madre, i soliti enormi occhi azzurri e quelle lunghe ciglia, e la sua mente ritorna in modo crudele alla conversazione che ha avuto poco prima con Liam e il solito nodo gli stringe la gola. “Non ho tempo per nessun tipo di distrazione.”

Sente una mano sulla spalla, e si gira verso Niall che ha messo su un'espressione comprensiva. “Va bene se trovi qualcuno che rende felice anche te, lo sai.”

“E io sarei la persona più felice al mondo se tu ti levassi di torno e mi facessi fare qualcosa qui intorno, Horan!” - replica con un pungente sarcasmo, ma sa che Niall lo conosce da abbastanza tempo per vedere proprio dentro di lui.

Si rende conto che ogni battuta cattiva che aveva intenzione di fare gli muore sulla lingua e invece di una risposta verbale Niall si limita a oltrepassarlo e accarezzarlo gentilmente sulla schiena, quasi come se fosse una scusa silenziosa.

Louis sospira, tenendosi impegnato strofinando la superficie del bancone, ma dentro di sé sa che Niall ha ragione, sa che ogni tanto deve fare qualcosa anche per se stesso. Ma tutta questa responsabilità è ancora così nuova per lui che non può fare a meno di pensare che la tempistica sia sbagliata. Non sa nemmeno perché entrambi abbiano dato per scontato che qualcuno bello come quel ragazzo sia single.

Forse se fra qualche mese continuerà ancora a venire Louis potrà agire. Forse allora potrò invitarlo fuori a cena. Forse allora.

 

 

*

 

Il giorno dopo, nel negozio di Harry, ci sono molta meno euforia, molto più spacchettare e molte più lamentele da parte di Gemma. “H, per favoooooooore, possiamo fermarci adesso? Se mi si stacca un braccio ti denuncio,” dice con convinzione, cadendo all'indietro sul morbido tappetto bianco sul quale ha provato a farsi un pisolino per ben tre volte, adesso.

Harry ride, facendo scorrere una lametta sullo scotch sopra una scatola e soffiando via un ciuffo di capelli che è sfuggito dal suo ciuffo e gli è caduto in faccia. “Abbiamo fatto un sacco di progressi, comunque!”

Si guarda intorno, ed adesso tutto è molto più simile a come se lo era immaginato, e fra un solo e semplice giorno tutto sarà in mostra, proprio come deve essere, e quel punto dovranno solo preoccuparsi dei tocchi finali. “Per favore, resisti solo un pochino di più. E poi possiamo definire finita questa giornata.”

Mette su il suo broncio migliore, e Gemma alza gli occhi al cielo, ma si tira su e si fa strada verso un'altra scatola.

“Quanto è questo poco di più?” Lo guarda quasi con uno sguardo di supplica.

Harry si guarda intorno nel negozio con una scrollata di spalle. La sua casa delle fate è già sistemata in mezzo al negozio, il clou di ogni cosa. Anche se hanno già tirato fuori altre cose, l'occhio cade comunque sulla casa luccicante, proprio come Harry vuole. Non può fare a meno di lanciarci uno sguardo qualche volta, così grato di avere finalmente un posto in cui metterla in mostra, meravigliosa in tutta la sua gloria artigianale.

“Un'ora? Due?”

Gemma si lascia sfuggire un gemito, e suo fratello si porta un labbro fra i denti. “Per favore, Gems.”

“Sei fortunato che ti voglio bene, fratellino.”

Lui cammina verso di lei per circondare le sue braccia intorno a lei in modo insopportabile, dandole l'abbraccio più grande che può. Lei ride come mai prima d'ora, provando a districarsi dalla sua presa. Ce la fa dopo qualche strattone, e si limita a scuotere la testa verso di lui, abituata alle sue buffonate visto che ha a che fare con lui da tantissimi anni.

Harry ritorna verso le pile di libri che deve ancora tirare fuori, canticchiando una melodia a caso mentre lo fa.

“Penso che dovremmo tornare a quella caffetteria, così puoi dare un'occhiata a quel papà figo,” dice Gemma come se niente fosse dopo pochi attimi di silenzio. Quando Harry alza lo sguardo, lei si è appoggiata contro una grossa scatola in maniera fin troppo casuale, e lui comincia inspiegabilmente a tossire, però non può nemmeno darne la colpa alla polvere visto che il negozio è ancora immacolato.

“Scusami?” - gli risponde a tono, guardandola, ma lei sta focalizzando la sua attenzione sul tagliare lo scotch sopra la scatola, adesso, mentre annuisce con nonchalance. - “Non lo stavo guardando.”

“Certo che sì, invece,” risponde tranquillamente Gemma, e c'è l'accenno di una risata nella sua voce mentre finisce di aprire la scatola e tira fuori qualche bambola, sorridendo in modo nostalgico quando le vede. “Era un gran bel pezzo di ragazzo, H, puoi ammetterlo.”

Harry incrocia le braccia in modo difensivo, e non sa perché sta cercando di litigare per questa cosa, considerando che non è riuscito a smettere di pensare ai suoi meravigliosi occhi blu dal giorno prima. Apre la bocca per replicare con qualcosa di irriverente, ma perde tutto il suo fuoco quando pensa che potenzialmente quel giorno potrebbe rivederlo. Certamente non si opporrebbe. Ad ogni modo tira fuori la solita debole scusa che ha già usato il giorno prima: “Beh, sì, è meraviglioso, ma come ti ho già detto, Gems, ha una figlia.”

“Cazzate.” Alza gli occhi al cielo e ride rumorosamente. “Questo non vuol dire che non puoi guardare e sai che i genitori hanno comunque degli istinti sessuali? E' stato provato e tutto quanto. Scioccante, lo so.”

Harry scuote la testa e si tiene occupato tirando fuori dagli scatolini alcuni animali di peluche, ma ora che Gemma lo ha menzionato, la sua mente non riesce a smettere di rivivere la veloce interazione del giorno prima con Occhi Blu e la sua dolce e bellissima figlia. Riesce a resistere per altri dieci minuti, mentre continua a tirare fuori i vari oggetti in relativo silenzio, prima di dire, “Ok, hai vinto, torniamo a quella caffetteria.”

Gemma tira su un pugno in una maniera esagerata e in più rilascia anche un drammatico sospiro di sollievo. “Sono salva!” - urla, e Harry alza gli occhi al cielo, avviandosi verso l'attaccapanni all'angolo.

Prende il cappotto della sorella e glielo tira, facendolo atterrare perfettamente sopra la sua testa. Lei ridacchia mentre se lo toglie dalla faccia, e lui ride rumorosamente. “Te lo sei meritato,” dice semplicemente.

Si coprono per bene, anche se è soltanto per fare quella breve camminata. Non è freddo come lo era ieri, ma il tempo è comunque burrascoso e gelido. Harry si infila le mani in tasca, provando a seppellire il naso nella parte davanti del suo cappotto. “Potrei ordinare dodici cioccolate calde e continuare comunque a non sentire caldo, maledizione,” esclama Gemma, correndo pochi passi avanti ad Harry per entrare nel negozio.

Lui sorride fra sé e sé e afferra la porta dietro di lei, il calore che proviene dall'interno sembra quasi un abbraccio, intorno a lui. Il negozio è leggermente più affollato del giorno prima, c'è un leggero chiacchiericcio intorno a loro che sembra portare in vita quel posto. Niall quasi si scontra contro di lui mentre gli cammina vicino, ma sorride velocemente quando vede Harry, prendendosi un secondo per studiarlo. Ha una ciambella ricoperta di glassa su un piatto in una mano e una bevanda calda fumante con una montagna di panna montata sopra nell'altra. “Ehilà! Harry, non è vero?” - dice con un sorriso, e lui annuisce.

“Sì, è bello vederti di nuovo, Niall. Questa è mia sorella, Gemma.”

Gemma gli sorride, salutandolo con una mano. “Ti stringerei la mano, ma mi sembra che tu abbia un po' di cose da portare.”

Lui scoppia a ridere rumorosamente, tirando indietro la testa, e Harry si chiede se sia la sua naturale reazione ad ogni cosa. “E' adorabile conoscerti, e benvenuta in città! Aspettate un secondo, devo andare a portare questa ciambella alla Principessa Gracie, laggiù!” Indica un tavolo vicino al bancone, e lì c'è la bambina del giorno prima, tutta rannicchiata su un libro. “Qualcun altro si occuperà di voi, oggi!”

“Grazie,” gli urla dietro Harry, salutandolo con un sorriso.

“Questo è un buon segno,” gli sussurra Gemma mentre camminano in sincronia per unirsi alla coda. E' più lunga quel giorno, l'ultima persona in coda preme quasi contro il tavolo a cui è seduta Gracie. “Se lei è qui allora vuol dire che c'è anche papà figo.”

Harry alza gli occhi al cielo, ma il suo stomaco fa una capriola per il fatto che Occhi Blu è davvero lì, oggi. La coda si muove leggermente verso destra quando si uniscono ad essa, e Harry e Gemma sono fermi proprio accanto al tavolo di Gracie. Non vuole spaventarla, non sa quale sia il protocollo per una situazione del genere, ma proprio mentre sposta lo sguardo su di lei, lei incontra i suoi occhi mentre mastica un pezzo della sua ciambella. “Ciao, fiorellino,” le dice con dolcezza, cautamente, e lei continua a fissarlo. “Vedo che nessuno di noi due ha il nostro cappello abbinato, oggi!” Lei accenna un piccolo sorriso, scuotendo la testa. “Beh, non voglio distrarti dal tuo libro. O dalla tua ciambella. Goditeli, ok?”

La saluta ondeggiando le dita e si gira per essere di fronte al bancone.

Riesce a percepire il sorriso di Gemma prima di vederlo, mentre lei mormora, “Ammaliatore che non sei altro. Papà figo sarebbe davvero un idiota a non innamorarsi di te.”

“Gems, per favore,” geme lui, e lei si limita a ridere mentre la fila scorre.

Harry guarda la lavagna su cui è scritto il menu per vedere cosa potrebbe ordinare, ma ci sta prestando attenzione solo a metà perché sta cercando di individuare Occhi Blu dietro il bancone. C'è una ragazza con i capelli viola e un uomo con un ciuffo corto, ma non c'è nessun segno di colui che Harry vuole vedere maggiormente. Forse è in pausa pranzo? Forse è a fare una commissione? Una serie di scenari si riproducono nella sua mente e tutti quanti finiscono con lui che non vede Occhi Blu, e a quel pensiero prova a non far vedere che sta mettendo il broncio.

Chiederebbe anche dov'è, ma gli fa strano chiedere di un uomo che nemmeno conosce. Non saprebbe nemmeno dire il suo nome, anche se si ricorda vagamente che Niall lo ha chiamato “Tommo” il giorno prima. Decisamente non sono al punto di chiamarsi per soprannome, e l'ultima cosa che vuole è dare l'impressione di essere uno strambo senza speranze.

La fila si muove ancora, e il ragazzo con il ciuffo corto arriva a prendere i loro ordini con un enorme sorriso stampato in faccia. Harry lancia un'occhiata alla targhetta con il suo nome. Olly. Prima che possa dire qualcosa più di ciao, Occhi Blu in persona esce dalla stanza sul retro e batte una mano sul petto dell'altro uomo. “A questa ci penso io, Olly, loro puoi non servirli.”

Olly si limita ad alzare gli occhi al cielo e scuote la testa con affetto. Alza un dito verso quell'uomo bellissimo. “Questo qui si prenderà cura di voi per bene.”

Harry ride, e i suoi occhi vanno immediatamente al petto di Occhi Blu, verso il punto in cui tutti gli impiegati portano la targhetta con il nome. Ovviamente, ovviamente lui non la indossa, e gli serve tutta la forza che ha per non mettersi ad urlare proprio lì, ma tutto a un tratto Occhi Blu sta parlando con lui ed è sicuro di sembrare un cerbiatto sorpreso. O almeno, Gemma dice sempre che sembra Bambi quando si sorprende, e riesce a vederla ridacchiare con l'angolo dell'occhio.

“Ehi, penso di averti già visto,” dice con un sorriso da lupo, e c'è una gioventù innocente in lui, nonostante le rughe di preoccupazione che gli coprono il volto. “Non eri qui anche ieri?”

Harry è sotto shock persino al solo pensiero che Occhi Blu si ricordi di lui, considerando che non hanno neppure parlato il giorno prima, ma annuisce stupefatto. Gemma lo spinge leggermente, e lui lascia andare un gemito imbarazzato quando inciampa un poco sui suoi stessi piedi. L'uomo sembra divertirsi, però, e una risata scappa dalle sua labbra. “Sì, ho parlato con tua, ehm, figlia?”

“Ah, sì, sì,” annuisce l'altro, e i suoi occhi per un momento vanno proprio dietro la spalla di Harry, proprio dove è seduta lei. “Chiunque sia buono con lei va d'accordo con me. Cosa posso portarvi?”

Gemma deve percepire che Harry sta avendo difficoltà nel realizzare il fatto che ha avuto un impatto su Occhi Blu, quindi si intromette.

“Io prendo uno Yorkshire nero, grazie.”

Lui annuisce, poi sposta lo sguardo su Harry. Gli regala un tenero sorriso a labbra chiuse e le sue sopracciglia si alzano come per esprimere una domanda. “E tu, Ricciolino?”

Harry è preso in contropiede dal soprannome, sorpreso e estasiato, e si sente arrossire fino alla punta dei piedi. Si scorda cosa aveva deciso di ordinare, e tutto quello che riesce a vedere è l'oceano, un oceano blu, e poi Gemma gli pesta proprio le dita dei piedi, distogliendolo da quella visione. “Oh, ehm, solo un cappuccino alla menta, per favore,” dice, e una volta che Occhi Blu si è girato, lancia a Gemma un'occhiata assassina. “Era proprio necessario?”

“Se tu non ti fossi scordato come si fa a parlare non lo sarebbe stato.” Il suo sorriso è fin troppo compiaciuto, ma non può negare di sentirsi un po' scombussolato per aver dovuto interagire con qualcuno di così irreale come Occhi Blu. “Ti ha già dato un soprannome, comunque, Hazza.”

Gli fa l'occhiolino, ed Harry sente il suo stomaco fare un giro della morte.

Guarda Occhi Blu muoversi freneticamente in cucina, serpeggiando facilmente in mezzo ad Olly e alla ragazza con i capelli viola. E' veloce e leggero sui suoi piedi, come se stesse galleggiando piuttosto che fare il caffè. “Puoi almeno attenuare il fatto che lo stai fissando? Stai facendo quella cosa inquietante da rana,” gli sussurra Gemma, ed Harry ridacchia leggermente.

Distoglie per un momento gli occhi per controllare i dolci da forno nella vetrinetta, ma è attirato da Occhi Blu ancora una volta quando sente risuonare la sua risata rumorosa. E' luminoso, contagioso, e bellissimo, e Dio, Harry vorrebbe solo sapere il suo fottutissimo nome.

Le loro mani si sfiorano quando Occhi Blu gli porge il suo caffè, una scossa di elettricità si sprigiona dal delicato tocco delle punte delle loro dita. Harry sorride timidamente, e quando alza lo sguardo Occhi Blu riflette la sua stessa espressione. “Belle unghie,” dice allegramente, mentre gli occhi si spostano sulle dita rosso accese di Harry. “Voi due volete qualcos'altro?

“Oh, ehm, grazie. Anche un cupcake, per favore,” gli dice Harry, indicando l'ultimo rimasto, ricoperto da glassa alla vaniglia e al cioccolato.

“Arriva subito,” gli dice Occhi Blu, e il suo cuore sta battendo così forte contro le sue costole che ha l'impressione che una potrebbe anche rompersi.

“Ero un fornaio, una volta,” dice, anche se non c'entra niente, perché la sua bocca sta dicendo cose che il suo cervello non ha approvato, e sente Gemma lamentarsi accanto a lui, urtando contro la sua spalla.

“Usa questa battuta solo con i ragazzi carini,” dice ad Occhi Blu, e Harry è sul punto di soffocare. Non gli serve l'aiuto di sua sorella per flirtare, ma aspetta la reazione dell'uomo di fronte a lui guardandolo ansiosamente.

Occhi Blu alza le sopracciglia con interesse, una mano esita sopra i cupcake come se le rotelline nella sua testa stessero girando. “Beh, allora la usi molto?”

“Solo in rare evenienze,” si salva con l'accenno di un sorriso, sentendosi abbastanza soddisfatto di se stesso, “ma come un esperto di cupcake, posso dirti che quello sembra piuttosto delizioso.”

Occhi Blu sorride, ed uno sguardo compiaciuto gli prende tutta la faccia. “Beh, non lo ho cucinato io, ma mi assicurerò di far arrivare il tuo commento a chi di dovere.”
Harry vorrebbe tirarsi uno schiaffo per essere stato così idiota, ma riesce a restare calmo e si limita a ridacchiare. Gemma, accanto a lui, sta trattenendo delle grosse risate, e Occhi Blu si intromette con, “Ma io sono senza speranze in cucina. Forse puoi darmi qualche suggerimento, qualche volta.”

Gli occhi di Harry si allargano, e annuisce un po' troppo precipitosamente. “Sì, certo che posso.”

“Non credere che non te lo ricorderò, prima o poi,” dice, puntandogli il dito contro con una piccola risata, e Harry prende un sorso della sua bevanda per provare a nascondere il suo sorriso smagliante. “Avete bisogno di altro, allora?”
Harry si gira verso Gemma per confermare che sono a posto, e lei scuote la testa con un sorriso. Nota qualche altro cliente in piedi dietro di loro, adesso, mentre dice ad Occhi Blu: “Penso che siamo a posto. Grazie.”

“E' stato bello vederti, Ricciolino,” dice Occhi Blu con un occhiolino e un saluto con la mano, e Harry lo saluta a sua volta. Lo guarda mentre si allontana, muovendosi verso il prossimo cliente con occhi luminosi.

E' così perso nel proprio mondo che non si accorge nemmeno che Gemma sta già pagando e prendendo il sacchetto con dentro il cupcake in mano. Tira la manica del cappotto di Harry, e lui la fissa sbattendo le palpebre, confuso, mentre lei si limita a ridere di lui, fin troppo divertita. “Mmh?” - mormora, sbattendo di nuovo le palpebre.

“Ho già pagato, Bambi, andiamo e smettila di fissare,” dice con una risata, e si avviano verso la porta, mentre Harry si gira per lanciare un'ultima occhiata ad Occhi Blu.

Si gira di nuovo, ed escono dalla porta, una raffica di vento li colpisce in faccia. “Sembra che sia già interessato a te, fratellino.”

“Ed io non so ancora il suo nome,” borbotta Harry, tenendo la sua bevanda in entrambe le mani per provare a tenersi al caldo.

“Significa solo che devi tornare là per vederlo di nuovo,” gli dice Gemma con un sorriso, infilando un dito in quella traditrice di una fossetta che ha deciso di spuntare fuori.

Non è la peggiore idea che lei abbia mai avuto, ma a Gemma questo non lo dirà.

 

 

*

 

“Controllo prima di andare a letto!” - esclama Louis con un sorriso, rimboccando il piumone di Gracie intorno al suo collo e lasciandole un bacio tenero sulla fronte. - “E va bene! Ti sei messa il pigiamino?”

Le tira leggermente una manica, facendola ridere, mentre lui dichiara ad alta voce, “Come sono stupido, anche solo a chiederlo! Ok, questo controllato! Denti? Te li sei lavati, non è vero? Fammi vedere quelle perle bianche bianche!” Lei alza un poco gli occhi al cielo, e Dio, è una cosa così da Charlotte che il suo cuore si stringe, per un momento. Lei sorride, però, e Louis gli offre un pollice in su. “Controllato! La lucina notturna?” Si gira verso la lampada sul suo comodino e annuisce affermativamente. “Accesa! Ora tutto quello che rimane è raccontare una storia, mmh?”

Lei annuisce, rimanendo ancora in silenzio. Gracie si tira il suo giocattolo – una bambola di pezza di Trilli – ancora più vicino e si sistema, puntando gli occhi su Louis.

“Che cosa posso raccontarti stasera...” Si batte sul mento con aria pensante, vedendo i suoi occhi seguirlo intensamente. “Forse... ragni?”

Lei scuote furiosamente la testa, e Louis si morde un labbro per trattenere una risata, battendosi di nuovo sul mento. “Che ne dici... dei coccodrilli che abbiamo visto allo zoo?”

Lei scuote di nuovo la testa.

“Un principe?” Gracie annuisce questa volta, e sembra essere molto più soddisfatta. “Ok, questo lo posso fare. Mmh.”

Non è la persona più creativa del mondo per quanto riguarda le storie della buonanotte, ma sta migliorando, e ha sempre avuto un'immaginazione selvaggia da bambino. A quei tempi, la maggior parte delle sue storie includevano supereroi, draghi volanti, sangue, viscere e spade. Quelle che racconta adesso hanno unicorni e nuvole a forma di zucchero filato, ma sta affinando le sue tecniche notte per notte, e questo è tutto quello che può fare.

“C'era una volta un principe molto bello che viveva in un regno bellissimo, e il suo nome era Principe Louis.” Gracie ride solo un poco, nascondendosi la faccia in una mano. “Ehi, potrei essere un principe, signorina... stai dicendo per caso che non potrei?” Si sporge per farle il solletico, e lei ride un po' di più. Louis ridacchia involontariamente in tutta risposta. Qualcosa di giusto lo deve sicuramente star facendo.

“Beh, ad ogni modo. Questo principe...”

I suoi pensieri corrono verso Harry, ai suoi magnifici occhi verdi, ai suoi lunghi riccioli color cioccolato, alle sue fossette scavate così perfettamente, alla sua bocca così rosa e morbida. “Incontrò un altro bellissimo principe a... il negozio di bevande del regno. Il Vecchio Negozio di Bevande.”

Lei ride di nuovo, ed è la definizione esatta di zucchero e spezie e di tutto quello che di bello esiste. “E decisero che si trovavano entrambi molto, molto carini e che si piacevano un sacco.”

Sta proiettando le sue emozioni, adesso. Si riduce ad inventarsi storie su lui ed Harry piuttosto che fare qualcosa di concreto con i suoi sentimenti, e cazzo, non è una cosa patetica? Ma continua, per Gracie, si dice, anche se non ne è sicuro visto che tutto quello che sta facendo è descrivere le sue fantasie. “E uscirono insieme per un appuntamento e passeggiarono nel giardino del castello, e fu tutto davvero adorabile, ma comunque non così adorabile come quel bellissimo principe. E si baciarono al tramonto, proprio quando il cielo era tutto viola e rosa, proprio come i colori della tua stanza!”
Si guarda intorno per dare effetto, ed anche Gracie lo fa, prima di guardarlo nuovamente. “E decisero di sposarsi e avere dei bambini tutti loro.”

E si sta immaginando di avere dei bambini con un uomo che ha visto due volte, un uomo che non sa nemmeno se sia single, e sta dicendo tutto questo a sua figlia.

E' fottuto.

“Quindi, lo fecero. Ed ebbero una magnifica principessina che assomigliava un sacco a te, immagino.”

Pizzica il naso di Gracie e lei fa una smorfia buffa con la faccia, abbracciando Trilli così che sia più vicina a lei. “E vissero per sempre felici e contenti. Fine.”

Gracie sorride una volta che Louis ha finito, ma lui riprende, in tono di scuse, “Non è stato il mio lavoro migliore, quello di oggi, e mi dispiace, tesorino.”

La sua mente è ancora annebbiata dai pensieri su Harry, e sa che Gracie ha capito, l'ha vista mentre li guardava curiosamente nel negozio, prima. I suoi occhi brillano leggermente, come se ci fosse qualcosa che volesse dire, e aspetta che le parole le escano di bocca, scordandosi momentaneamente che ormai non parla già da un po'. Scuote la testa da solo per averlo pensato, inghiottendo l'improvvisa tristezza e facendo scorrere le mani sui suoi capelli fini. “Sei pronta per andare a letto?”

Lei annuisce, e lui si abbassa per baciarla di nuovo, sorridendo quando gli butta le braccia al collo. “Ti voglio bene, coccinella,” sussurra Louis, e lei lo bacia su una guancia ricoperta da uno strato di barba trascurata. Lui si stacca, soffiandole un bacio. “Sogni d'oro, e ci vediamo domani mattina!”

Spegne la luce, guardandola rigirarsi nel letto per mettersi comoda. Si mette la sua Trilli sotto il mento, chiudendo gli occhi e lasciando che le sue lunghe ciglia gli cadano sulle guance. Gracie è così bella riflessa nelle tonalità rosa della sua camera, mentre la luce della lampada danza sulla parete, e il suo cuore si stringe.

Vorrebbe darle ogni cosa.

Con un sospiro, Louis esce dalla sua stanza, lasciando la porta socchiusa, solo per essere fronteggiato da Liam appoggiato contro il muro, con le braccia incrociate sul petto. Ha un'aria fin troppo compiaciuta.

“Ehi!” - sussurra Louis, ma gli esce come un urlo, per poi ricordarsi di Gracie che prova ad addormentarsi. - “Stavi per farmi venire un maledetto infarto, coglione.”

Spintona Liam sul petto, ma non ha effetto visto che quest'ultimo dal niente comincia a ridere, buttando le braccia intorno a Louis mentre si dirigono verso il salotto.

“Quindi... un principe bellissimo con gli occhi verdi?” - gli chiede Liam, e Louis geme, sfuggendo dalla presa di Liam e buttandosi a sedere sulla poltrona più vicina. Non gli concede una risposta, ma questo non ferma Liam. - “Questo non dovrebbe avere niente a che fare con Harry del bar, mmh?”

Dimena le spesse sopracciglia con un ghigno malizioso.

La testa di Louis quasi si spezza per quanto velocemente si gira a guardarlo, e i suoi occhi si stringono immediatamente. “E tu come cazzo fai a...?”

“Niall mi ha mandato un messaggio.”

Liam scoppia a ridere sonoramente quando Louis si alza in piedi con il dito medio alzato, e se ne va infuriato verso la sua camera da letto. Non è sicuro del perché sia così sulla difensiva, ma non ha scambiato nemmeno più di qualche frase con Harry e vorrebbe che i suoi amici gli lasciassero semplicemente vivere la sua cazzo di vita. Ha già abbastanza cose di cui doversi occupare senza che i suoi migliori amici idioti lo prendano in giro ripetutamente su un ragazzo che con ogni probabilità non uscirà nemmeno con lui.

“Buonanotte, Lou.”

“Siete entrambi dei bastardi, e vi odio.”

Quando Louis quella notte si addormenta, sogna Harry.

 

*

 

Harry decide di passare un po' di tempo lontano dal negozio, quindi va a fare una corsa. Gemma si è offerta di restare dentro e finire di spacchettare le ultime cose, e lui non gli è mai stato tanto grato. Correre lo aiuta sempre a chiarirsi la testa, quindi si mette la sua felpa più larga, si lega i capelli in un ciuffo con un elastico rosa, e mette al massimo la playlist che lo carica sempre al massimo. Si sente già meglio, più leggero e meno stressato, nonostante siano passati solo pochi minuti. Il negozio aprirà fra due giorni, e si è tormentato per ogni ultima decisione da prendere.

Harry è così perso nei suoi pensieri che non si accorge nemmeno di qualcuno che si avvicina a lui, quindi si ritrova a scontrarsi contro di esso. “Oh,” esala in un respiro, indietreggiando in modo imbranato di alcuni passi mentre si toglie velocemente le cuffie con uno strappo. “Mi dispiace così tan... oh.”

Sorride quando incontra gli occhi blu della meraviglia fatta persona. Sta sorridendo. “Ciao.”

“Ciao,” risponde l'altro, e dal tono di voce sembra veramente felice di vederlo. “Corsa particolarmente intensa, eh?” Harry scuote le spalle, e sente la faccia diventargli rossa mentre scioglie goffamente il cavo delle cuffie. “Non mi importa molto di correre, personalmente. Mi annoio troppo velocemente. Sono più un tipo da calcio.”

“Io sono incapace in campo,” risponde Harry con una risata. “Inciampo sempre sui miei stessi piedi.”

Il più basso schiocca la lingua, facendola scorrere sopra i denti frontali. “Ah, quelle gambe da Bambi non sono solo per sedurre, allora?”

Harry soffoca leggermente, provando a far uscire una risata ma producendo al suo posto un suono alto e isterico. Le sopracciglia di Occhi Blu sono sollevate, il viso incredibilmente dolce. “Per la maggior parte hanno anche una funzione pratica,” risponde, e può quasi sentire le punte delle sue orecchie diventare rosse.

Il sorriso di Occhi Blu si allarga ancora di più, muovendosi verso le cuffie che sta tenendo in mano. “Cosa c'è nella tua playlist, mh? Un po' di “Eye of The Tiger” per assicurarti di essere pronto per le Olimpiadi?”

Harry sogghigna, tirandosi distrattamente una ciocca di capelli dietro un orecchio. “Ehm, no, però ci sono alcune canzoni delle Spice Girls. Wannabe è sempre un classico.” Si guarda i piedi mentre lo dice, leggermente imbarazzato, ma la risata dell'uomo di fronte a lui risuona forte, luminosa e rassicurante, ed Harry si sente più leggero.

“Io ed i miei amici – Niall, della caffetteria? E l'altro mio amico, Liam – facciamo delle serate Karaoke ogni tanto, e quella è sempre una delle preferite. Non che sia uscito molto ultimamente visto che...” Fa un vago gesto con la mano, e Harry presuppone intenda sua figlia, quindi annuisce. “Ma sì, immagino che tu possa venire con noi la prossima volta che usciamo e mostrarci le tue mosse.”

Harry sorride. “Mi piacerebbe. Ho molto da fare con l'apertura del negozio, ma mi piacerebbe prenderci una tazza di tè o una bibita o qualcosa del genere quando hai tempo.”

“Oh, giusto!” - esclama, schioccando le dita mentre i suoi occhi scintillano di un blu leggermente più intenso. - “Niall mi ha detto che stai aprendo un negozio di giocattoli?” Harry annuisce, e sente che un sorriso comincia a prendere possesso di lui. - “Beh, allora dovrò farci un salto con Gracie, giusto?”

“L'inaugurazione è settimana prossima,” gli dice Harry, e Occhi Blu tira fuori il telefono, gli occhi volano verso lo schermo. “E mi piacerebbe vedervi entrambi lì. Ci sono, ehm, alcuni volantini fuori dal mio negozio, quindi puoi prenderne uno se ci passi davanti.”

L'altro sorride ampiamente, annuendo. “Immagino che possiamo fermarci. Sono sicuro che Gracie lo adorerebbe. Parlando di lei, però, devo andare.” Scuote il telefono, e Harry vede di sfuggita il suo bloccaschermo, una foto delle sue braccia intorno a Gracie, entrambi che sfoggiano dei sorrisi enormi. “E' quasi l'ora di andarla a prendere, e non voglio interrompere la tua corsa.”

“Oh, certamente,” risponde Harry, e sente già un pochino la sua mancanza, anche se è un pensiero assurdo. “E' stato bello vederti.”

“Anche per me è stato bello vederti, Ricciolino.”

“Non ho mai capito come ti chiami,” lo richiama Harry mentre Occhi Blu comincia ad andarsene, e per metà si aspetta quasi che quello continui a camminare.

Ma si gira, e gli si formano delle rughette intorno agli occhi quando sorride. “Louis Tomlinson.”

“E' molto bello fare finalmente la tua conoscenza, Louis,” dice, e quel nome ha un sapore così dolce sulla sua lingua. In tutta risposta ottiene un sorriso che è accompagnato da un leggero cenno di saluto con la mano, e il suo stomaco fa una capriola mentre il cuore gli salta in gola, quindi si rimette le cuffie.

Per tutto il resto della corsa si sente un po' come se fosse al settimo cielo.

 

*

 

Louis sta preparando dei cupcake.

E' il suo giorno libero e sta preparando dei cupcake, e in realtà non sa nemmeno come si fanno, i cupcake.

Ha seguito le istruzioni sulla scatola della miscela che, sorprendentemente, include solo tre ingredienti e non è stato per niente difficile. Sta togliendo i grumi dall'impasto, con cui sta avendo dei problemi, perché ha capito subito che gli sarebbe servito un mixer elettrico per questa ricetta, non solo un cucchiaio di legno, e non ha idea di come cazzo farà a renderli morbidi come devono essere. Sente che il braccio sta per cadergli mentre mescola un po' più forte, ruotando con rabbia il cucchiaio mentre un po' dell'impasto alla vaniglia scivola oltre il lato della ciotola.

“Chi è che non ha un cazzo di mixer?” - si chiede Louis ad alta voce, ma in realtà è solo arrabbiato con se stesso per non essersi preoccupato di controllare prima di cominciare. - “Persino io ne avevo uno nel mio vecchio appartamento. Maledetto Liam.”

La sua mente corre verso Harry, su come avesse fatto un commento sbrigativo, l'altro giorno, sul fatto di aver lavorato in un forno. Pensa alle sue dita delicate, ricoperte dallo smalto in modo bellissimo, e piene di anelli tenere il cucchiaio e farlo danzare intorno alla ciotola con facilità. Si rende conto di star fantasticando sul fatto che uno sconosciuto, in pratica, cucini con lui, ed è già troppo coinvolto, cazzo.

Louis però sa che Harry lo aiuterebbe veramente, se glielo chiedesse, ma scuote via quel pensiero, concentrandosi sul fare del suo meglio per salvare questo casino di impasto.

Circa cinque minuti dopo, urla “se ne vada a fare in culo” e decide di tenersi il braccio destro, lasciando andare il cucchiaio e facendo sbattere la teglia per i muffin sul bancone. Ne incarta ogni linea con una carta rosa acceso e infila il ripieno dentro di essi con un cucchiaio, in modo molto disordinato. Sta colando sulla teglia, sul bancone, e giù sui lati della ciotola, ma non gli importa – questa è stata un'idea terribile, e vuole solo che siano finiti velocemente.

Ma devono anche essere perfetti perché sono per Gracie e... sono in prima elementare, prova a convincersi, non hanno bisogno di cupcake perfetti che sembrano fatti da Mary Berry. Afferra un pezzo di scottex e toglie un po' dell'impasto dalla teglia, immaginando che vadano abbastanza bene così.

Sospirando, Louis infila la teglia in forno proprio mentre Liam entra in cucina con le sopracciglia aggrottate. “Che cazzo stai facendo?” - chiede, togliendosi il cappotto. Quel giorno ha fatto mezza giornata al lavoro e Louis stava sinceramente sperando che le sue avventure da pasticciere fossero finire per il momento in cui Liam sarebbe rientrato.

“Sto facendo dei cupcake,” dice semplicemente, chiudendo lo sportello del forno e puntando velocemente il timer. Si appoggia al bancone, puntando il pollice verso il forno e emanando un'aria di falsa sicurezza in se stesso. “E' una bella cosa, no?”

Liam lo adocchia con curiosità, camminando verso il bancone dove la ciotola che contiene l'impasto grumoso è ancora appoggiata. “Ehm,” dice, indicandola. “Non dovrebbe essere, tipo, morbida? Quando stavo con Sophia era solita preparare i cupcake tutto il tempo e...”

“Non hai un maledetto mixer,” salta sulla difensiva Louis, e non è sicuro sul perché sia arrabbiato per un mixer, ma, semplicemente, è così che sta andando la sua giornata. “E ti aspetti che faccia dei cupcake mezzi decenti senza un cazzo di mixer? Ovviamente l'impasto sarà grumoso! Non sto provando a fare il burro, Liam, ed è così che mi sento a mescolare a mano l'impasto dei cupcake. Quindi, renditi utile e togli tu i grumi per me, visto che è così facile, Mr.Muscolo.”

Liam in tutta risposta apre e chiude la bocca come un pesce, ma, coscienziosamente, prende il cucchiaio e lo gira nell'impasto, piuttosto che sforzarsi più di tanto nel mescolarlo con forza.

Louis vorrebbe quasi dirgli che non arriverà a niente facendo così, ma se ne guarda bene visto che può praticamente vedere girare gli ingranaggi nella testa di Liam, riesce a sentire anche le parole che non sta dicendo.

Se ne stanno in silenzio per alcuni minuti, gli occhi di Liam fissi sulla ciotola, prima che metta giù il cucchiaio e incroci lo sguardo di Louis.

“Quindi... vuoi dirmi tutto questo cosa riguarda?”

Louis ride senza divertimento, sapendo che Liam lo conosce da abbastanza tempo per leggerlo come un libro aperto. Lancia uno sguardo ai cupcake in forno, e sembra che si stiano gonfiando, per la maggior parte. “Li stavo facendo per Gracie, così che li portasse a scuola.”

Uno sguardo vacuo attraversa la faccia di Liam, prima che dica, “Per... perché?”

“Già le ho fatto cominciare una nuova scuola, e sai che ci sono sempre dei bambini che prendono in giro. I bambini sono perfidi, Liam. Ho visto il modo in cui si comportano con le mie sorelle, quando tornavano a casa piangendo per colpa di qualcosa che altri bambini avevano detto loro, questi piccoli disgraziati i cui genitori si rifiutano di applicare ogni tipo di disciplina, a casa, quindi se la prendono con gli altri bambini. E Gracie già...” - Deglutisce con violenza. - “C'è sempre quel bambino più strano che viene preso di mira, sai? Quello che è sempre il bersaglio, e col fatto che lei non parla e non è davvero in grado di farsi degli amici, è un po' il manifesto vivente del bambino strano, non è vero? E questo è sbagliato, ed è così ingiusto, cazzo, ma la realtà è dura, ed i bambini sono orribili, e...”

A queste parole gli si affievolisce la voce.

“Quindi stavi per corrompere i bambini a farsi piacere Gracie con dei cupcake?” - suggerisce lentamente Liam.

“Beh, quando la metti così mi fai sembrare come una specie di genio della truffa.” Louis scuote la mano con superficialità. “E' solo una spinta nella giusta direzione, non è vero? Una campagna elettorale 'Sii gentile con Gracie ed avrai i cupcake.'”

Liam sorride, sporgendosi per dare una pacca sulla spalla a Louis. “Amico, non le serve il tuo aiuto, ok?”

“No, lo so, è solo la scuola elementare, ma questi sono gli anni della sua formazione! Qualche bambino potrebbe essere un emerito stronzo con lei, e avrà dei flashback di questa cosa anche a vent'anni! Non posso essere responsabile per quel tipo di cicatrice mentale.”

“Capisco che tu sia preoccupato, ed hai ogni diritto di esserlo, ma è una bambina brillante.” Suona così sicuro, più sicuro di quanto Louis sia mai stato su qualsiasi cosa negli ultimi mesi. “E' più che capace di gestire questa cosa da sola. Non farla sembrare ancora più strana presentandoti lì con dei cupcake, perché poi la prenderanno in giro per il fatto che tu sei lì. E', tipo, una situazione in cui non vince nessuno, ma se ti presenti la renderai solo peggiore. Parla con la sua maestra, se sei preoccupato, ma non farle questo.”

Louis sospira, e lo capisce, lo capisce davvero, ma non vuole ammetterlo. “Odio quando hai ragione, Payno,” è quello che dice, invece, e Liam si limita a ridere, e il rumore si confonde con quello del timer che suona. Sospira pesantemente. “E' che Charlotte saprebbe cosa fare.”

L'aria sembra più pesante quando riesce ad ammetterlo, e Liam gli regala il solito sorriso comprensivo a cui Louis si è abituato tantissimo, nell'ultimo periodo. “E va bene che tu non lo sappia. Non ti ha scelto come suo tutore perché pensava che saresti stato perfetto, Lou.”

“Ok,” dice mentre annuisce e prova a rassicurarsi ripetendosi che Liam ha ragione. “Ok.”

“Ascolta, perché non togli quei cupcake dal forno prima che si brucino, io vado a prendere Gracie, e tu puoi essere l'eroe con una sorpresa per lei quando ritorna? Ti suona bene?”

Louis annuisce, afferrando una presina ed aprendo il forno. I cupcake ce l'hanno fatta a lievitare, ed adesso sono di un bel color oro, quindi immagina di non poter aver fatto poi così tanto casino. Appoggia il vassoio sul bancone e osserva Liam mentre si mette il cappotto. “Ehi, Liam?” Quest'ultimo alza lo sguardo, le sopracciglia incurvate. “Grazie, amico.”

Il suo viso si contrae per la felicità di essersi sentito ringraziare. “Non è niente, Lou.”

Mentre Liam è via, Louis si tiene impegnato col fare un altro gruppo di cupcake con l'impasto rimasto. Ha comprato quattro diversi tipi di glassa, perché non è mai stato la persona più decisa del mondo, tre colori diversi di caramelline, e qualche decorazione di zucchero. Sta per cominciare a ricoprire la prima mandata quando sorride da solo, pensando a come probabilmente a Gracie piacerebbe aiutarlo.

Come se fosse un segnale, sente la porta aprirsi e Liam dire, “Lou ha preparato i cupcake, ragazzina!”

Louis borbotta fra sé e sé, perché voleva che fosse una sorpresa, ma il suo cattivo umore momentaneo non dura tanto visto che Gracie entra correndo in cucina con un largo sorriso sulla faccia e le braccia aperte, andando a sbattere contro di lui. “Ciao, amore mio,” la saluta con un sorriso, piegandosi per baciarla sulla testa. “Hai passato una bella giornata?”

Lei annuisce, guardando verso il ripiano, e non può biasimarla per essere più interessata ai cupcake che a lui.

“Ho sentito che lo zio Liam ti ha detto dei cupcake! Doveva essere una sorpresa, ma vuoi aiutarmi a ricoprirne alcuni con la glassa? Penso che sia la parte migliore, quindi l'ho lasciata da parte perché la facessi tu.”

Le fa l'occhiolino, e lei annuisce di nuovo, non stando più nella pelle. “Mi sembra perfetto. Andiamo a prenderti una sedia su cui puoi stare in piedi, così ci arrivi bene, ok?”

Ne trascina una dal tavolo della sala da pranzo, la prende in braccio e l'aiuta a sistemarsi, mettendo di fronte a lei la glassa e le varie decorazioni. “Sono tutte tue, coccinella.” Le porge una spatola da cucina. “Scegli quella che vuoi.”

Louis becca Liam a guardarli dalla porta con un sorriso dolce sul viso, e mentre guarda Gracie ricoprire il suo cupcake con una glassa rosa fragola, la lingua che le spunta fuori dalla bocca per la concentrazione, le porta gentilmente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sapendo che, come sua madre, la piccola sa gestire ogni cosa si trovi sul suo cammino.

 

 

*

 

L'inaugurazione del negozio di Harry arriva più velocemente di quanto si sarebbe aspettato. E non sa come abbia fatto ad avvicinarsi così tanto, ma si sente come se le ultime due settimane siano state un susseguirsi di inventari, togliere le ultime cose dagli scatoloni, e Louis, quindi non è che possa esattamente lamentarsi.

Tutto è fuori dagli scatoloni e messo in evidenza esattamente come lui vuole che sia, ma continua a sentirsi come se ci fossero mille altre cose che potrebbe fare, come organizzare meglio le varie cose sulle mensole, o sbattere i cuscini nell'angolo lettura. Il negozio ha un'aria perfettamente accogliente, le pareti rosa pallido e il tappeto peloso sono invitanti, la casina delle fate è messa in mostra con orgoglio al centro, il primo posto su cui cadono gli occhi. Il suo negozio ha tutti i giocattoli con cui avrebbe voluto giocare quando era più piccolo, ci sono un sacco di bambole e diversi tipi di giochi da tavolo, moltissimi libri e cose da usare all'aperto quando il tempo si fa più bello. E' così orgoglioso, ma anche molto nervoso.

“Va tutto bene, Haz,” dice Gemma, alzando gli occhi al cielo e appoggiando un braccio sulla sua spalla. “Nessuno si accorgerà se i cuscini non sono sbattuti in modo perfetto.”

Lui le lancia uno sguardo minaccioso mentre si raccoglie i capelli in un ciuffo disordinato. “Ma io lo saprò.”

Lei alza gli occhi al cielo, di nuovo. “Vuoi andare ad aprire la porta, ora? Fare entrare le masse? Dare il benvenuto a tutti nella terra dei giocattoli, la terra di ogni bambina e bambino?”

Harry prende un grosso respiro. Girare il cartello da “chiuso” ad “aperto” gli sembra un così grande passo da fare. E' nervoso, ma non vuole esserlo. Però questa è una cosa enorme, e questo negozio è diventato il suo bambino, e vuole solo riuscire a farcela. Si morde un labbro, e si gira per guardare Gemma, osservandola mentre un commento sarcastico le muore sulla lingua.

“Cosa c'è che non va, H?” - Il suo tono di voce è così dolce e sincero che alcune delle sue paure svaniscono automaticamente.

“E se a nessuno piace? E se non viene nessuno? Dio, tutto questo è stato stupido, cazzo, non è vero? Voglio dire, perché ho deciso di trasferirmi qui ed aprire un negozio di giocattoli? Perché non sono semplicemente andato alla scuola di legge? Perché nessuno mi ha detto che era un'idea tremenda? Perché...”

Gemma appoggia un braccio sulle sue spalle, intimandolo a zittirsi con un suono dolce che lo fa smettere e lo porta a guardarla con gli occhi spalancati.

“Non saprai mai se verrà qualcuno se non apri la porta,” gli dice con prudenza, ridendo gentilmente, e questo porta un sorriso sul volto di Harry. “E no, non penso che sia una cosa stupida, per niente. Non sei andato alla scuola di legge perché lì saresti stato tristissimo, cazzo. Hai dato vita al tuo proprio negozio, e già questo fatto da solo è incredibile, sai, costruirlo dalle fondamenta! Ti sei messo in gioco, e con un po' di speranza sarai ripagato, ok? E se non lo sarai, ci inventeremo qualcosa. Lo facciamo sempre, non è vero?”

Lui sorride, i suoi occhi sono pieni di lacrime non versate quando se la tira vicino in un abbraccio stretto. Gli ricorda quando erano bambini, molto prima di essere più alto di lei, al tempo in cui lei combatteva le sue battaglie al posto suo, nel cortile della scuola, prima che imparasse a difendersi da solo. E' sempre la stessa sensazione, e forse è la stanza piena di giocattoli che li circonda, ma è una sensazione familiare ed è abbastanza per calmarlo. “Grazie, Gem. Non avrei potuto farcela senza di te.”

“Lo so.”

“E sei anche terribilmente modesta.”

Lei alza gli occhi al cielo, spingendolo verso la porta. “Ora puoi aprire ufficialmente il negozio? Mi sto stancando di vedere solo la tua faccia ogni giorno. Voglio un po' di brio! E con un po' di speranza magari anche papà figo farà la sua comparsa.”

“Gemma!” Si gira per guardarla in faccia, e lei scuote le spalle, una sopracciglia alzata, ed anche quello sembra molto quando andavano alle elementari, quando lo prendeva sempre in giro per i ragazzi per cui aveva una cotta. “Papà figo ha un nome. Si chiama Louis.”

“Chiamalo come ti pare, ma è sempre un papà figo,” risponde Gemma con una rumorosa risata, chiaramente soddisfatta di se stessa.

Harry la ignora quando prende un respiro e apre la porta del negozio, appoggiandoci contro uno sgabello per tenerla aperta, per poi tornare dentro. Fa freddo fuori, e ci sono folate di aria ghiaccia che si insinuano dentro, ma vuole che sembri un posto accogliente, vuole far vedere che chiunque è il benvenuto. “Ed ora aspettiamo,” dice, torcendosi le mani.

“Non ti aspettavi un afflusso di persone, non è vero? E' una città piccola,” gli dice Gemma a bassa voce, e lui si gira a guardarla, scuotendo la testa. Lei gli dà un gentile colpo sul braccio prima di farsi strada verso il bancone, mettendosi dietro alla cassa come se fosse pronta a cominciare.

Anche se non si aspetta una ressa di persone, questo non lo ferma dal sentire male allo stomaco, nervoso al pensiero di aver fatto tutto questo per niente. Si morde l'unghia del pollice mentre ripensa a Louis e Gracie, ricordandosi che Louis avesse menzionato al fatto che si sarebbero fermati se avessero avuto tempo. Spera davvero, davvero che non se lo sia dimenticato.

Gli è concesso solo un altro momento per riflettere su questo quando una piccola bambina dai capelli rossi e con le lentiggini a spolverarle le guance entra correndo nel negozio. “Ehi, tesoro,” la saluta Harry, abbassandosi sulle ginocchia per essere occhi negli occhi con lei, e lei lo saluta con la mano con entusiasmo. “Hai una mamma o un papà che ti stanno cercando?”

“Mamma è proprio qui,” la voce di una donna senza respiro arriva da fuori, e lui alza lo sguardo e la vede in piedi accanto alla porta mentre si soffia via dal viso alcuni capelli dispettosi. Ha le stesse lentiggini, che la fanno sembrare eternamente giovane. “Mi dispiace tantissimo, è un po' una selvaggia, questa qui.”

Lui scoppia a ridere rumorosamente mentre posa di nuovo lo sguardo sulla piccolina, dicendo, “Non è bello scappare via dalla tua mamma!”

“Ma ero così 'citata di venire qui! Ci sono proprio tanti giocattoli! Sono i tuoi giochi?” I suoi occhi brillano quando si guarda intorno, e questo è il motivo per cui Harry ha voluto fare questa cosa. Guarda Gemma da dietro una spalla, e lei sta sorridendo.

“Sì, sono i miei giochi! Però sono disposto a condividerli con te. Ma solo se tua mamma dice che va bene.” Harry sposta lo sguardo sulla madre, e lei gli fa un sorriso a labbra strette, ma annuisce.

“Puoi avere un solo gioco, Amelia,” dice, e gli occhi della bambina si illuminano, e comincia a saltellare su e giù.

“Grazie, mamma!” - esulta, e poi tira la mano di Harry. - “Fammi vedere dove sono i giocattoli più migliori, Signore!”

Harry ride di nuovo, sente i nervi sparire, e comincia a sentirsi molto meglio. “Beh, Signorina Amelia, quali sono le tue cose preferite da fare? Ti piacciono le fate?”

Lei arriccia il naso e scuote la testa. “E che mi dici dei supereroi?”

Amo i supereroi!” - urla, saltellando leggermente su e giù. - “Sono i miei più preferiti!”

“Perfetto!” Harry annuisce, alzandosi di nuovo in piedi per guidarla verso l'angolo del suo negozio pieno di un sacco di statuine di supereroi diverse, fumetti e costumi. “Sono sicuro che tu possa trovare qualcosa che ti piace qui, giusto? Ho un sacco di cose!”

Amelia guarda con attenzione tutte le cose che ha da offrire, fermandosi per fare domande riguardanti le varie cose. Harry risponde a tutte con un sorriso, innamorandosi passo passo della sua dolce personalità e della sua natura curiosa. Sua mamma, dietro di lei, è raggiante, e quando finalmente la bambina sceglie un gioco – una maschera di Batman – sua mamma dice dolcemente ad Harry, “Grazie mille di aver avuto così tanta pazienza con lei. Hai appena aperto, non è vero? Non mi ricordo di aver mai visto questo posto qui, prima d'ora.”

“Oh, sì,” risponde Harry, sorridendo a trentadue denti quando vede Gemma aiutare Amelia a mettersi la maschera e mostrarle tutte le giuste mosse da supereroe, “Oggi è il primo giorno. E voi siete le nostre prime clienti, a dire il vero.” Arrossisce mentre lo dice.

“Beh, ne siamo onorate,” gli dice lei, e lui può sentire il rossore salire su fino alla punta delle orecchie. “Sono sicura che ritorneremo prima o poi visto che passiamo di qui sul tragitto per tornare a casa dalla scuola di Amelia.”

Lui le sorride, porgendole la mano. “Sarà un piacere vedervi entrambe di nuovo. Io sono Harry.”

“Ellie. E' stato adorabile conoscerti, Harry, ma dobbiamo cominciare ad andare. Sicuramente hai rallegrato la giornata alla mia piccolina,” gli dice lei, guardando verso sua figlia con occhi pieni di affetto. “Amelia!”

La bambina corre verso di lei e si attacca alla gamba di sua mamma. “Sono Batman, mamma!”

“Lo vedo!” Le scompiglia i capelli. “Però dobbiamo andare a casa, amore, quindi dì arrivederci ad Harry, ok? Possiamo tornare a trovarlo un altro giorno.”

Lo abbraccia come gesto di saluto, gettandogli le braccia intorno quando lui si abbassa sulle ginocchia per essere alla sua altezza, ed Harry si sente più leggero dell'aria mentre le saluta con la mano quando lasciano il suo negozio, con Amelia che chiacchiera senza sosta.

“Penso che questa fosse la conferma che stai facendo la cosa giusta, fratellino,” dice Gemma a braccia incrociate mentre si appoggia al bancone. Sfoggia un sorriso orgoglioso, e gli occhi di Harry si stanno riempendo di nuovo di lacrime.

“Già.” Guarda verso la porta, vedendo un papà ed un bambino entrare. “Penso di sì.”

Nel resto del pomeriggio c'è un continuo flusso di clienti, persone che entrano ed escono per dare un'occhiata al negozio. Ci sono bambini che escono raggianti, mentre giocano con la loro nuova bambola o sfogliano le pagine del loro nuovo libro, ringraziando copiosamente Harry per avere delle cose così belle. Alcune mamme e papà arrivano da soli, promettendo di fermarsi con i loro bambini o di andare a cercare lì dei regali di Natale, quando avranno più tempo. Zie e zii e nonne e nonni danno un'occhiata in giro, dicendo che torneranno per viziare i bambini che sono nelle loro vite e innamorandosi del fascino di Harry, nel frattempo.

Per quanto abbia adorato incontrare tutti e parlare con loro, non ha ancora trovato nessuno a cui raccontare la storia della casa della fatina. Ha visto dei bambini guardarla, mentre ci passavano accanto, alcuni addirittura si sono fermati un secondo per sbirciare fra le finestre, ma nessuno di loro si sofferma abbastanza a lungo da mostrare vero interesse, e Harry sa che deve aspettare il bambino perfetto, il più speciale, per raccontargli della fata. Sa che arriverà a quel momento, prima o poi, e sarà valsa la pena aspettare.

L'inaugurazione sta andando benissimo, ma ogni volta che qualcuno entra, anche se Harry sta parlando con un altro cliente, non può fare a meno di girare la testa verso la porta, sperando di vedere un volto familiare. Si sorprende di non aver ancora preso il colpo della strega.

“Verrà,” gli sussurra Gemma, mentre lui sta battendo il prezzo alla cassa ad un papà single che ha in programma di sorprendere i suoi tre bambini con dei regali, questo weekend. “Ne sono sicura.”

Sta per risponderle, ma lei se ne va via velocemente con un occhiolino, diretta verso alcune bambole da rimettere in ordine.

Un'ora dopo, quando sta parlando con una dolcissima nonna, Louis arriva. E' come se tutta l'aria fosse scappata via dalla stanza, come se il tempo si fosse fermato, ed è a corto di respiro mentre lo guarda stringere la mano di Gracie e indicare gli animali di peluche ordinati in quello che sembra un ammasso confortevole sul pavimento. “Ehm, mi scusi,” dice Harry alla donna, toccandole il polso con delicatezza, “devo andare a dare il benvenuto ai miei nuovi clienti, ma è stato davvero un piacere incontrarla, oggi!”

Se ne va via velocemente, sapendo di essere un po' maleducato, ma Dio, Louis è lì, è veramente, davvero lì.

“Ehm, ciao,” dice Harry, camminando fino a che non si trova dietro a Louis, dove lui e Gracie stanno guardando alcuni orsacchiotti color arcobaleno presi dal mucchio. All'improvviso si sente così insicuro, ma continua, “Sono davvero felice che vi siate potuti fermare.”

Louis si gira, e il suo sorriso si allarga quando vede Harry, e lui capisce di aver sottovalutato quanto in effetti sarebbe stato bello vedere Louis. Si sente come se potesse volare via insieme al vento. “Ah, te l'avevo detto che saremmo venuti, Ricciolino,” gli dice Louis, alzandosi in piedi e prendendo per mano Gracie. “Amore, ti ricordi Harry del bar?”

“Ciao di nuovo, Gracie,” la saluta lui con un sogghigno, e a colorare il volto di lei c'è la traccia di un sorriso. Harry è sicuro che il suo cuore cresca di alcune taglie. “Ti piace il mio negozio? Pensi che abbia fatto un buon lavoro?”

Lei si guarda intorno, e lui riesce a cogliere il suo sguardo che va verso la casa della fatina, e qualcosa fa scintille nel suo petto.

“Gracie non ha molto da dire, ultimamente,” dice Louis con dolcezza, abbassando lo sguardo verso il pavimento. Lei gli stringe la mano, come se ci fosse una sorta di codice muto fra loro, e quando lui incontra di nuovo gli occhi di Harry, scuote le spalle.

“Va tutto bene,” gli assicura Harry con un cenno del capo, rivolgendo la sua attenzione verso di lei. “Non devi dire niente.” Vede il modo in cui la gratitudine si fa spazio sul volto di Louis, e subito dopo gli mima un grazie silenzioso con le labbra.

“Ho avuto una specie di emergenza mentre preparavo dei dolci, l'altro giorno. Immagino che avrebbe potuto farmi comodo il tuo aiuto,” dice Louis, e Harry aggrotta le sopracciglia, dimenticandosi momentaneamente di avergli mai detto qualcosa sul fatto di aver lavorato in una panetteria.

“Beh, sai dove trovarmi,” gli risponde con un occhiolino prima di rivolgere la sua attenzione a Gracie, e se non se lo sta immaginando, Louis arrossisce di una leggera sfumatura di rosa. “Ti posso aiutare a trovare qualcosa? Vedo che hai già trovato i nostri animali di peluche!”

Louis scoppia a ridere, e i suoi occhi si piegano leggermente agli angoli. “Ehi, ne ha già troppi, non è vero, angelo?”

Gracie sembra non essere d'accordo, visto che scuote la testa e lancia verso Louis uno sguardo tagliente, sempre rimanendo in silenzio. A questo, sia Harry che Louis cominciano a ridere, e un altro minuscolo sorriso si fa strada sul volto di lei.

“Posso farti vedere una cosa, dolcezza?” - Harry chiede a Gracie, e i suoi occhi per un momento volano verso Louis, visto che prima vuole avere il suo consenso, e lui annuisce, i suoi occhi blu come il cielo estivo. Le porge la mano, e Gracie fa scivolare la mano nella sua, alzando lo sguardo verso di lui. “Beh, Miss Gracie, sapevi che ho una fatina che tiene d'occhio il negozio?”

Lei scuote la testa, ed i suoi occhi si allargano quasi impercettibilmente, ma questa cosa lo fa sorridere e annuisce, portandola verso la casa al centro del negozio e abbassandosi sulle ginocchia per essere occhi negli occhi con lei. Apre la minuscola porticina, le dita già coperte di brillantini, e lei scruta curiosamente all'interno, le ciglia si aprono a ventaglio sulle sue guance, e sembra davvero, davvero incantata.

Harry sente che il cuore potrebbe esplodergli fuori dal petto perché questo è il motivo per cui fa quello che fa, questo è esattamente il tipo di reazione che voleva. Lei fissa intensamente i piccolissimi mobili all'interno, le tazze da tè in miniatura, il piccolo lettino che ha del muschio come coperta, e ne è totalmente innamorata. Per un momento, ripensa a quando Gemma era bambina, gli stessi capelli biondo cenere, Gemma che condivideva con lui la passione per tutte le cose che sono scintillanti, magiche e graziose.
Per qualche motivo non riesce a credere di essere grande abbastanza per gestire un posto come quello e diffondere il suo amore a altri bambini quando sembra solo ieri che erano loro a pregare la loro mamma per i propri giocattoli.

“Gracie adora le fate, non è vero, amore?” - chiede Louis, interrompendo i pensieri di Harry, e lei lancia uno sguardo oltre la spalla a suo padre, annuendo velocemente prima di tornare a guardare la casa e toccarla con dita delicate.

Harry alza lo sguardo verso di lui, e condividono un piccolo sorriso. Louis lo fa sentire come se dentro di lui ci fosse solo calore, calore, calore. “Questa è la sua casa, ed è la mia cosa preferita del mio negozio,” spiega Harry, e Louis si piega leggermente per poter vedere meglio.

“E' bellissima,” mormora, ed Harry gli sorride calorosamente.

Harry guarda di nuovo Gracie, i capelli biondi le cadono sulla faccia mentre ispeziona la casa ricoperta di brillantini, e istintivamente le mette i capelli dietro un orecchio. “Non ho mai visto la fatina,” le dice con dolcezza, “ma a volte, quando c'è molto silenzio, riesco a sentirla.” Chiude gli occhi, prende un respiro, e se ne rimane seduto così per qualche secondo, giusto per fare scena. “E' così che so che mi sta proteggendo.”

Un sorriso appare sul viso di Gracie, e lei annuisce, solo a malapena, fissandolo come se stesse aspettando che vada avanti.

“Quindi puoi venirla a trovare ogni volta che vuoi, fiorellino,” dice Harry, e il sorriso sulla faccia di Gracie si allarga mentre annuisce di nuovo, e lui può quasi sentire il suo petto stringersi, troppo, troppo emozionato. “Penso che le piacerebbe davvero, se tu la venissi a trovare. Penso che le piaccia quando le persone entrano qui per dirle ciao perché le piace fare nuove amicizie e probabilmente si è stancata di parlare solo con me per tutto il tempo. E' molto speciale, proprio come te.” Alza lo sguardo e Louis gli fa un occhiolino quasi impercettibile.

Louis si muove per andare accanto a Gracie, accarezzando dolcemente i suoi capelli con una mano. “Penso che Gracie lo adorerebbe,” risponde per lei, guardandola con tantissimo amore. “Sono sicuro che torneremo per salutare.”

Harry lo fissa per un secondo di troppo, chiedendosi brevemente come sarebbe far parte della loro famiglia: pigre mattine domenicali passate a farsi le coccole a letto, giorni di sole nel giardino sul retro a giocare a calcio, leggere tutte le sue storie preferite a Gracie prima di andare a letto. Quando batte di nuovo le palpebre, quella visione è sparita, ricordandosi che Louis ha una figlia ed è probabilmente sposato. “Siete i benvenuti qui ogni volta che volete.”

Louis tira fuori il telefono da una tasca, pigiando un tasto. “Oh, cavolo, mi dispiace andarmene così all'improvviso, ma il mio turno è cominciato due minuti fa. Dobbiamo cominciare ad andare, amore.”

Gracie lancia un'ultima lunga occhiata alla casa prima di alzare lo sguardo verso Louis e annuire con indisposizione. “Sarà sempre qui ogni volta che tornerai, te lo prometto,” le sussurra Harry prima di alzarsi in piedi, e Gracie sorride di nuovo. “Ehm, passa un buon turno, e ci vediamo in giro, Louis?”

Lui annuisce, tirando Gracie per la mano e avviandosi verso la porta. “Ne sono sicuro, Ricciolino. Divertiti a questa enorme inaugurazione!”
Con un cenno della mano in saluto, esce dalla porta, e ad Harry serve un minuto per riprendere il respiro. E' consapevole di star sorridendo come un idiota, mentre fissa sognante il punto della porta da cui è uscito, ma non riesce nemmeno a controllare il suo volto, e si sente di nuovo come se fosse a scuola e avesse una cotta per il ragazzo più carino che abbia

mai visto.

“Magari la prossima volta che entra qui dentro puoi convincerlo a comprare qualcosa,” arriva da lontano la voce di Gemma, ed è così sorpreso, così in profondità nella sua trance indotta da Louis che salta quando sente quel suono. Lei scoppia a ridere, e lui in tutta risposta la guarda male. “Ne parliamo dopo, comunque, H.”

Lui spera che se ne dimentichi.

 

*

 

Non se ne dimentica.

Ce l'hanno fatta ad arrivare alla fine della cena – una scatola di maccheroni al formaggio perché a volte nella vita si è troppo stanchi per godere di cose più raffinate – e sono passati ad un'economica bottiglia di vino rosso mentre si fanno le unghie a vicenda, una scatola di biscotti di Alla ricerca di Dory poggiata sul tavolo, ed Harry pensa di essere salvo, pensa che sua sorella abbia deciso di non tirare fuori tutta questa cosa di Louis.

“Quindi,” dice lei con noncuranza, passando una spessa passata di smalto bordeaux sul pollice di Harry, e rimettendo poi il pennellino nella bottiglietta. Sa esattamente che cosa lo aspetta, può leggerla come se fosse un libro aperto, ma non vuole comunque sentirlo. “Per quanto riguarda Louis...”

Lui grugnisce un lamento, e abbassa le spalle mentre solleva il suo bicchiere di vino con la mano non ancora coperta di smalto. “Non c'è niente di cui parlare, Gems. Ha una figlia.”

E ovvio, potrebbe parlare delle lunghe ciglia di Louis, o degli angoli perfetti che formano i suoi zigomi, o della sua barba leggera con giusto una tinta di rosso, o il modo in cui la sua espressione si addolcisce ogni volta che guarda Gracie o che le pieghe ai lati dei suoi occhi quando sorride fanno battere forte il cuore di Harry. Potrebbe parlare di tutto ciò, ma se lo facesse, non la smetterebbe più di sentirsi in imbarazzo.

“Ma non ha una moglie o un marito,” risponde lei, dimenando le sopracciglia, e sta per chiederle come fa a saperlo, quando finisce di dire, “A meno che siano persone che non indossano la fede. Perché lui non ce l'ha.”

E ehm. Harry non lo aveva decisamente notato, ma di nuovo, suppone di non aver veramente prestato così tanta attenzione nel notarlo. La maggior parte della sua attenzione adesso è sul negozio e nel rendere i primi mesi un successo, e non è una completa bugia quando dice che non è davvero pronto a districarsi anche in una relazione, fra le altre cose. “E' solo che non voglio buttarmi di pancia in niente,” le dice con poca convinzione. “Voglio dire, c'è molto da fare con il negozio, lo sai, e ho già fatto un sacco di duro lavoro, e non è che posso semplicemente...”

La voce gli si affievolisce e fa una patetica scrollata di spalle, visto che non vuole avere questa conversazione.

Gemma sorride tristemente, continuando a mettergli metodicamente lo smalto sulle unghie. E' rassicurante, ed è sempre stata una cosa fra loro – un modo per scaricare la tensione, un modo per raccontarsi le ultime novità. “Ti è concesso fare qualcosa per te stesso, Hazza.”

Sta per interromperla, ma lei scuote la testa e continua prima che lui possa parlare. “So che hai il negozio e tutto il resto, ma l'amore è quasi letteralmente entrato dalla porta, e non essere così stupido da lasciartelo scappare, come al solito. Non quando hai questo papà figo che è attratto da te.”

Lui scoppia a ridere, scuotendo la testa. “Non è attratto da me.”

“Oh, per favore,” dice Gemma lentamente, alzando gli occhi al cielo. Mette giù la bottiglietta di smalto e si infila un biscotto in bocca. “Quando stavi facendo vedere a sua figlia la casa della fata, si poteva vedere quanto fosse perso per te dallo spazio, cazzo.”

Harry prova a immaginarsi l'espressione di Louis di poche ore prima, ma tutto quello che gli viene in mente sono gli occhi enormi di Gracie che scintillano mentre lui le spiegava chi fosse la fatina. Ma è tutto lì, giusto? A prescindere dal fatto che Louis sia interessato a lui o no, ha una figlia, e potrebbe esserci un posto per lui nella loro vita familiare o sarebbe solo un intruso? Si porta un labbro fra i denti, scuotendo di nuova la testa.

“Ascolta,” dice Gemma, interrompendo i suoi pensieri. “Se c'è qualcuno al mondo che è pronto ad affrontare la paternità, quello sei tu. Sei pronto ad essere un papà da quando avevamo, tipo, sei anni e tu giocavi alle faccende di casa con tutte le bambine del quartiere, Haz.”

Lui ridacchia. “Qualcuno doveva pur fare il papà, giusto?”

Gemma alza gli occhi al cielo con una risata. “Ma smettila, tu adori i bambini e lo hai sempre fatto, quindi non è questo il problema, giusto?”

Harry fa un grosso respiro e scuote di nuove le spalle, sentendosi stupido anche solo per star intrattenendo questa conversazione. “Voglio dire, c'è una linea qui, non è vero? Non è che sto semplicemente chiedendo ad un ragazzo di uscire – lui ha una famiglia, sai, non si deve preoccupare solo per se stesso, e non voglio essere quello che fraintende la situazione e che ci fa la figura del totale coglione.”

“Non lo faresti,” gli assicura Gemma, stendendo di nuovo il pennello sulle sue unghie. Aggrotta le labbra prima di parlare di nuovo, e sembra che stia cercando la cosa giusta da dire. Harry vorrebbe disperatamente cambiare argomento. “E' chiaramente interessato a te, ma se continuerai ad essere testardo e a non fare niente al riguardo, allora non ci posso fare niente.”

“Sono felice che tu la veda dal mio punto di vista.”

“Non ho mai detto que...”

Lui sorride furbescamente, fermandola con un vago cenno della mano. “Passami il telecomando, ok? Fra poco c'è Strictly e sono molto interessato a vedere il sedere di Dougie Poynter nei suoi pantaloni da ballo.”

Lei gli tira il telecomando contro il petto ma senza nessuna forza, dicendo, “Non ho finito con te, H.”

Lui alza ancora di più il volume, provando a sovrastare la sua voce. Gemma ansima, facendo finta di essere offesa, mentre lui le lancia un'occhiataccia, ma lei non fa più parola di Louis per il resto della serata.

Harry la considera una vittoria.

 

 

*

 

Reprimendo uno sbadiglio col retro della mano, Louis alza lo sguardo verso l'orologio e vede la scritta 9:02 fissarlo a sua volta. Non dovrebbe fare chiusura oggi, ma all'ultimo minuto Niall gli ha chiesto di coprirlo in modo da poter andare a veder suonare la band di un amico, e visto che lo ha aiutato così tanto con Gracie, Louis non ha potuto dire di no.

Si è perso l'ora della buonanotte, però, e il suo cuore gli fa male più di quanto avrebbe pensato quando pensa al fatto che la sua bambina sarà già addormentata nel momento in cui lui arriverà a casa, e l'ha vista a malapena per tutto il giorno. Non sapeva che fosse veramente possibile sentire così tanto la mancanza di qualcuno, ma ha imparato un sacco di cose su se stesso nel corso degli ultimi due mesi appena passati.

Mentre passa uno straccio sul bancone sul retro, sente una mano sulla spalla e guarda dietro di lui, verso Perrie. “Vai a casa, Lou,” gli dice con dolcezza. I suoi occhi sono blu ghiaccio e circondati da un ombretto rosa con i brillantini che sembra particolarmente scintillante sotto le luci.

“Pez, no, va tutto bene. L'Irlandese pretenderebbe la mia testa, se me ne andassi.” Fa cenno di tagliarsi la testa, con la mano, e Perrie alza gli occhi al cielo ma ride rumorosamente.

“Sono tutte cavolate e lo sai,” ribatte, facendogli la linguaccia. “Sul serio, vai a casa, ok? Gracie ha più bisogno di te di quanto ne abbia io.”

Lui sorride quando sente il suo nome, e si chiede se è l'essere papà a renderlo un tenerone per tutto il tempo o se è sempre stata una cosa che è sempre stata dentro di lui, nascosta da qualche parte. “Ne sei assolutamente sicura?”

“Ho già chiuso da sola un miliardo di volte, quindi sciò! Vatti a prendere qualcosa di buono per cena e dì a Gracie che le mando tutto il mio affetto.”

Louis sorride mentre si toglie il grembiule e lo appende ad un gancio sulla parete sul retro, scambiandolo con il suo giacchetto. Stampa un bacio veloce sulla guancia di Perrie prima di dirigersi verso la porta. “Ti devo un favore, grazie, tesoro!”

Lei lo saluta con un sorriso storto, e lui esce fuori nell'aria fredda, il vento sferza contro le sue guance e lo congela fino al midollo. “E che cazzo,” borbotta fra sé e sé, stringendosi ancora di più il cappotto intorno al viso. Ha sempre preferito il sole estivo alla neve.

Prima che possa anche solo realizzarlo, capisce che i suoi piedi lo stanno portando verso il negozio di Harry piuttosto che al suo appartamento, che è nella direzione completamente opposta. Non sa perché voglia passarci davanti (lo sa, ma non lo ammetterà), e logicamente, sa che Harry non starà lavorando visto che è così tardi, ma questo non lo ferma dall'attraversare di fretta la strada. Per sua sorpresa, c'è una luce fioca accesa, e quando mette le mani a coppa per sbirciare dalla finestra, Harry è seduto al centro del pavimento, ricoperto da un maglione lilla troppo grande, e si picchietta un labbro con una penna.

Louis non può fare a meno di sorridere e bussa alla finestra. Harry sobbalza dallo spavento, tenendosi una mano contro il petto, e Louis per un momento si sente in colpa. Alza lo sguardo dal taccuino che ha appoggiato alla pancia, strizza gli occhi verso la finestra, e il suo volto cambia completamente quando riconosce Louis. Si alza velocemente con un balzo, correndo verso la porta con solo i calzini ai piedi e gira la chiave per aprire. “Louis? Cosa stai...”

“Fammi entrare, Ricciolino!” - Gli dice Louis, sfiorandolo mentre si affretta a dirigersi all'interno. - “Mi stavano per cascare le palle dal freddo lì fuori, cazzo!”

Harry ride, e quel suono profondo è quasi più caldo del negozio stesso. Quando Louis lo guarda di nuovo realizza che c'è una penna infilata nella crocchia di Harry, e Dio, quel ragazzo è veramente troppo. “Perché sei qui anche se è così tardi?”

“Oh, ehm, sto facendo l'inventario,” gli dice Harry, facendo un gesto verso i fogli sparsi per tutto il pavimento. “E' più facile farlo qui piuttosto che al mio appartamento, quindi. Ci sono meno distrazioni da parte di mia sorella, in questo modo.” Si gratta il retro del collo e scuote le spalle, guardando di nuovo Louis. “Perché sei in giro così tardi, mmh? Hai avuto un appuntamento hot?”

Lui sorride scuotendo la testa. “Niente appuntamenti per me. Non ne ho uno da un bel po' di tempo, in realtà, ma tu non sei il mio terapista, ed io non sono qui per parlare della mia mancanza di vita amorosa.” Un'espressione che non riesce pienamente a riconoscere si fa spazio sulla faccia di Harry – sollievo, forse? – ma continua come se nulla fosse. “Stavo lavorando fino a tardi al negozio perché Niall doveva fare una cosa con alcuni ragazzi stasera, quindi.” Ingoia il bisogno improvviso di dire volevo solo vederti.

“Beh, sei un buon amico, allora,” gli dice sinceramente Harry. “C'è qualcuno che guarda Gracie?”

Qualcosa di gradevole si attorciglia dentro di lui all'idea che Harry abbia anche solo pensato di chiederglielo. “E' andato a prenderla Liam oggi, e si è preso cura di lei questa sera così che io potessi coprire Niall. E' la prima volta che mi perdo l'ora della buonanotte, quindi mi sento un po' strano.” Non sa perché lo stia ammettendo, ma Harry sta annuendo come se capisse. “Stavo per andare a prendere qualcosa per cena, se vuoi venire?” Louis realizza quello che ha detto solo dopo averlo detto, ed è troppo tardi per rimangiarselo, quindi aggiunge un “nessuna pressione, o cose del genere,” anche se il sorriso di Harry fa concorrenza al sole.

“Vorrei davvero poter venire, Lou, ma sono pieno fino alla testa con tutta questa robaccia.” Ride senza divertimento e di nuovo fa un movimento con la mano verso i fogli sul pavimento. “Avrei dovuto farlo qualche sera fa, e credimi, preferirei moltissimo passare il tempo con te, ma stasera non posso proprio. Rimandiamo l'invito, per favore?”

Louis sa di non aver diritto di sentire la tristezza che lo sta inondando, specialmente visto che Harry sembra davvero scocciato per dover dire di no. Annuisce, però, e forza un sorriso quando dice, “Ovviamente. Hai delle responsabilità e tutto il resto.”

Harry sorride tristemente e annuisce. “Dovrei, ehm. Probabilmente dovrei tornare ad occuparmi di questa roba così da poter veramente andare a casa e dormire o qualcosa del genere.”

“Certo, certo, ovvio.” Louis si avvicina istintivamente di alcuni passi alla porta.

“Grazie di esserti fermato, Louis. E' davvero bello vederti.” Sorride mentre lo dice, tirandosi una manica del maglione sopra la mano. “Ha reso questa prassi così noiosa un po' più carina.”

“Ho un talento per questo,” dice ad Harry con un occhiolino. “Passa una buona serata.” Dopo un movimento delle dita come saluto, Louis è fuori dalla porta e si avvia sulla strada di ritorno verso il suo appartamento. Harry gli manca già, anche se non è neppure davvero sicuro del perché.

Trema quando è di nuovo fuori, e infila le mani nelle tasche mentre il suo stomaco brontola. Immagina che Liam probabilmente non gli abbia lasciato nessuna cena, quindi è meglio se si prende semplicemente qualcosa sulla strada del ritorno. C'è un locale che vende gli hamburger che ama proprio dall'altra parte delle strada, a due isolati di distanza, quindi accelera il passo per rientrare in un posto riscaldato più veloce che può.

Louis esala un sospiro di sollievo quando finalmente riesce ad entrare, incredibilmente grato quando si guarda intorno e vede che il posto è vuoto e quindi non deve preoccuparsi di aspettare in fila. Ordina il suo hamburger preferito con un contorno di patatine, e all'ultimo secondo dice al ragazzo dietro al bancone, “in realtà, fai due hamburger e due patatine medie, per favore,” decidendo che anche se Harry è troppo impegnato per cenare, gli porterà comunque qualcosa. Paga in un lampo, e poi si sta già di nuovo avviando verso il negozio, e il freddo vada a farsi maledire.

Quando Louis raggiunge il negozio, trova Harry seduto nella stessa posizione, mentre scorre le dita fra i suoi lunghi capelli e scioglie il casino che si è venuto a creare quando si è sciolto la crocchia. Va dritto verso la porta, sapendo che Harry non l'ha chiusa a chiave, dopo che se ne è andato la prima volta. “Toc, toc, Ricciolino,” lo saluta Louis con un sorriso, sventolando il sacchetto in aria. “Non dovresti lasciare la porta aperta. Rischi di attirare dei pazzi come me.”

Harry si lascia sfuggire una risata, portandosi una mano sulla bocca per attutire il suono. E' carino in maniera insopportabile e ha confermato in pieno che è valsa la pena di camminare attraverso il ghiaccio pungente per portare la cena a questo ragazzo. “Se sono tutti come te non penso che mi importi.” C'è silenzio, e Louis sente le guance accaldarsi, prima che Harry prosegua, “ma, ehm, cosa hai lì?”

“Anche se sei troppo occupato per uscire a cena, devi pur mangiare qualcosa, giusto? Quindi ti ho portato un hamburger. Ne ho preso uno per me, quindi ho pensato di prenderti lo stesso.” Cammina fino a dove Harry è ancora appollaiato sul pavimento e gli porge il sacchetto. Le loro dita si sfiorano lievemente, e nelle profondità dello stomaco di Louis si accende un fuoco.

“Oh, Cristo, non dovevi farlo,” replica Harry con gratitudine, i suoi occhi brillano sotto la luce fioca. Apre il sacchetto e esala un sospiro in maniera adorabile, guardando in su verso Louis. “Grazie mille. Ehm, fammi solo prendere il portafoglio così da poterti ripag...”

Louis scuote la testa, scuotendo una mano per fermare Harry. “Non preoccupartene, ok? Volevo solo fare qualcosa di carino per te visto che sei stato così gentile con me e Gracie.”

L'espressione sul volto di Harry è così aperta, così sincera che Louis vorrebbe vivere in questo momento per sempre, almeno potrebbe sempre avere Harry che lo guarda in quel modo. Prima che possa registrare completamente cosa sta succedendo, Harry si alza e getta le braccia intorno a lui, e tutto quello che riesce a sentire è un odore di dolce vaniglia e agrumi e Harry e il suo naso è sepolto fra i ricci più morbidi e più adorabili che abbia mai sentito. “Grazie,” sussurra nell'orecchio di Louis prima di staccarsi. “E' stato adorabile da parte tua anche solo pensare a me.”

Si sente come se fosse fatto di scintille e di elettricità, la sente scorrere attraverso tutto il suo corpo quando sorride ad Harry. Gli piace davvero, davvero, e non gli dispiacerebbe passare il resto del suo per sempre con lui, ma c'è Gracie e ci sono così tante altre cose che sembra che ostruiscano la loro strada. Si ferma dal pensare ancora più cose su di loro e decide semplicemente di godersi questo momento dove tutto è semplice e perfetto. “Ovviamente, Haz,” dice, e il soprannome gli esce con facilità. “Devo andare a casa, ma buona fortuna per il tuo inventario.”

“Andrà molto più velocemente ora che ho del cibo,” dice con una risata, sedendosi di nuovo e sparandosi una patatina in bocca. “Dì a Gracie che la saluto!”

“Lo farò.” Lo saluta con la mano, e forse si fissano per un secondo di troppo, ma guarderebbe Harry per sempre se potesse. Scuote via il pensiero e si forza ad andarsene, il cuore gli batte rumorosamente.

Non smette di sorridere per tutta la strada verso casa.

 

*

 

Quando Louis torna al suo appartamento prova a fare meno rumore possibile. Controllando l'ora sul telefono, vede che sono appena passate le dieci, e il responsabile Liam probabilmente è già a letto. Sa che Gracie dorme da tanto, ormai, ma ha intenzione di intrufolarsi nella sua camera per darle comunque il bacio della buonanotte.

Si toglie le scarpe e le lascia nell'ingresso, poi si sfila via il giacchetto e lo lancia su una sedia vicina, nel salotto. Sa che Liam si lamenterà del fatto che è disordinato, ma non riesce a trovare un motivo per cui gli importi – è troppo eccitato per aver passato del tempo con Harry. Entra in cucina silenziosamente, i suoi calzini scivolano sul pavimento pulito, e nota che la luce sopra il lavandino è sempre accesa. Si avvia per spegnerla, presumendo che fosse stata lasciata accesa proprio per lui, quando nota un piatto con quattro Oreo e un bigliettino accanto ad esso.

Sopra c'è scritto in stampatello, in una scrittura traballante e storta, fatta con un pastello rosa acceso.

Ti ho lasciato accuni biscotti!! Mi sei mantato 'tanotte! Con amore, Gracie.

Sussulta mentre lo legge, le lacrime gli inondano immediatamente gli occhi. “Oh mio Dio,” sussurra, ma sembra comunque che parli a voce alta, nella casa così silenziosa. Si copra il viso con le mani, sorridendo e piangendo allo stesso tempo. “Oh mio Dio.”

La rilegge ancora e ancora fino a che le lacrime gli offuscano la vista, fino a che non ne può più di piangere e si asciuga le lacrime con la manica della maglia. Per un po' ride, giusto un suono ansimante di gioia, prima di asciugarsi di nuovo le lacrime.

Louis sa che proverà di nuovo a comunicare quando sarà pronta, e si sente il cuore decisamente troppo grande per il suo corpo. Si sente come se finalmente avesse una prova tangibile del fatto che stia facendo qualcosa di giusto, che tornarsene alla sua vecchia vita per Gracie è stata la cosa giusta da fare.

“Serata dura?”

Louis si gira per vedere Liam entrare in cucina, ricoperto da un pigiama consumato che struscia per terra. Scuote la testa con una piccola risata, scuotendo le palpebre un po' di volte per scacciare le lacrime ancora nei suoi occhi. “L'avevi visto questo?” - chiede, sollevando il Post-it.

Liam aggrotta le sopracciglia mentre si avvicina, per poi prendere il bigliettino fra le mani. Louis osserva la sua faccia trasformarsi in un'espressione di meraviglia ed amore, mentre lo legge. “Lou.”

Quella sillaba trattiene tutto il peso del mondo, e tutto quello che Louis può fare è annuire mentre tira il suo migliore amico contro di lui per un abbraccio. Liam gli dà alcune pacche sulla schiena, e sorride a trentadue denti. “Questa cosa è, voglio dire, è una cosa davvero enorme, non è vero?”

“Già,” dice Louis esalando un respiro, guardando di nuovo il bigliettino prima di posarlo sul bancone. “Possiamo considerarlo come comunicazione vera e propria, giusto?”
Liam annuisce, e Louis riesce a vedere i suoi occhi marroni scintillare per colpa delle lacrime, sotto le luci della cucina. “Penso di sì.”

 

 

*

 

“Non possiamo continuare ad incontrarci così.”

Harry è quasi fuori dalla porta della caffetteria, ma la voce familiare lo fa fermare sui suoi passi. Quando si gira, Louis gli sta facendo un sorrisetto sfacciato e lo sta salutando con un cenno della mano. Ritorna indietro di alcuni passi dentro alla caffetteria, sentendo un brivido corrergli giù lungo la schiena solo a vederlo. Pensa per un secondo a come sarebbe svegliarsi e vedere il suo volto meraviglioso ogni giorno, ma il pensiero sparisce quando realizza che non gli ha ancora rivolto nessuna parola vera e propria.

“Oh, ciao,” risponde Harry, sentendo un sorriso impossessarsi del suo viso. Solleva il caffè che tiene in una mano e la busta di carta ondulata nell'altra. “Mi sono fermato solo per la mia dose pomeridiana. Non ti avevo visto dietro al bancone?”

Louis scuote la testa, indicando con il pollice dietro di lui. “Il mio turno è appena finito, quindi ero nel retro a prendere le mie cose. Cosa hai preso, Ricciolino?” Fa un vago gesto verso la busta.

“Un croissant,” risponde Harry, e Louis arriccia il naso, il suo viso si contrae in un modo adorabile.

“Immaginavo che avresti preso qualcosa di più eccitante di così,” dice con leggerezza, indicando con la testa verso la porta e camminando davanti ad Harry per aprirla, l'aria fredda sembra uno shock per la pelle gradevolmente calda di Harry. “Sai, un cupcake, o un muffin, o qualcosa del genere.”

“Ho preso solo cupcake per gli ultimi tre giorni di fila,” spiega Harry con una risata, e gli occhi di Louis stanno brillando. Si picchietta gentilmente sulla pancia, con disapprovazione verso se stesso, dicendo, “Non credo di poter continuare su questa strada. Grazie per l'hamburger dell'altra sera, comunque.”

Louis ride con gioia, guadagnandosi delle occhiate da alcuni passanti, mentre passeggiano lungo il marciapiede. “Oh, non era niente di che.”

La strada per arrivare al negozio di Harry è corta, ma lui vuole soltanto che duri, farebbe di tutto per avere più tempo con Louis. Si tortura il cervello per cercare qualcosa da dire mentre camminano a fianco, un passo dopo l'altro, ma la sua mente va in bianco in modo insopportabile mentre apre la busta e strappa un pezzo del croissant.

Louis rompe il silenzio con un “Non so molto di te, Ricciolino” che spaventa leggermente Harry, che si gira fino a trovarglisi di fronte e che in risposta riesce soltanto a sbattere le palpebre. “Ma a quanto pare sei un amante dei cupcake.”

Lui ridacchia, inclinando la testa. Si sono fermati ad un incrocio, adesso, le macchine gli passano davanti mentre il semaforo per i pedoni rimane rosso. “Lo sono,” risponde. “Il mio preferito è quello alla cioccolata con la crema di vaniglia.”

“Dovrò ricordarmelo.”

Harry non chiede il perché, ma si limita a sorridere quando sente le farfalle esplodergli nello stomaco. “Che altro vuoi sapere?”

Il semaforo diventa verde mentre Louis canticchia pensierosamente e attraversano la strada in sincronia. “Non lo so, in realtà. Dimmi solo tre fatti eccitanti su Harry Styles.”

Lui sorride, il suo cervello si divincola in un migliaio di direzioni diverse mentre prova a capire quali sono le cose giuste da dire. Immagina di poter giocare a fare lo schivo, lasciando Louis a volere sempre di più, e rendendosi allettante e misterioso in modo affascinante. “Beh, sono proprietario di un negozio di giocattoli,” risponde, indicando l'insegna che è visibile dal punto in cui sono fermi sul marciapiede, e Louis si lascia sfuggire uno sbuffo.

“Troppo facile,” gli dice con sarcasmo, ed Harry tira fuori la lingua, staccando un altro pezzo di croissant per mangiucchiarlo.

“Amo le fate. E le sirene.”

“Avevo capito che amavi le fate dalla casina della fata e dal nome del tuo negozio,” gli dice Louis scuotendo la testa in modo impercettibile. “Mi stai dicendo cose ovvie, qui, Styles.”

“Ho un tatuaggio a forma di sirena, ma dubito che tu lo abbia visto, perché c'è stato un freddo cane da quando mi hai conosciuto,” lo rimbecca Harry, e lo guarda mentre le sue sopracciglia si alzano fino all'attaccatura dei capelli, sentendosi stranamente soddisfatto di se stesso.

Louis si lecca le labbra. “Dimmi – non è sul tuo sedere, giusto?”

Harry si lascia andare ad una risata fragorosa, coprendosi la mano con la bocca. Scuote la testa e spinge il caffè in mano a Louis per arrotolarsi la manica del maglione fino a poco sopra il gomito. Mostra a Louis il tatuaggio che adorna la parte esterna del suo braccio, indicando la sirena. E' nuda, in tutta la sua gloria, la coda curva intorno al suo braccio, e lui sorride a vederla, ne è incredibilmente innamorato.

Louis si sporge per passarci gentilmente le dita sopra, ed Harry sente una fila di scintille risvegliarsi al suo tocco, scuotendolo fin nelle ossa.

Lui gli sorride a labbra chiuse, come se lo stesse valutando, e finalmente dice, “E' proprio adatto a te. Mi piace.”

“Grazie. Lei piace tanto anche a me.” Harry si tira di nuovo giù la manica e si riprende il suo caffè, sentendosi il cuore battere leggermente più veloce quando le loro dita si sfiorano. Sono quasi al negozio di Harry, adesso, a solo pochi passi di distanza, e non ha ancora detto un terzo fatto su di lui a Louis. “E, ehm, la terza cosa.”

Il suo cervello va di nuovo in bianco, e riempe il silenzio con un ehmmmmmm drammaticamente prolungato. “Beh, ho fatto le audizioni per X-Factor quando avevo sedici anni. Questa è una cosa che non è così ovvia.”

“Mi stai prendendo per il culo!” - esclama con eccitazione Louis, colpendo giocosamente Harry sulla spalla. - “E' una cosa enorme! Fino a che punto sei arrivato?”

Harry scuote la testa, facendo con la mano il cenno di tagliare qualcosa. “Sono proprietario di un negozio di giocattoli, non è vero? Quanto in là pensi che sia arrivato?”

Louis abbassa la testa in un gesto che somiglia all'imbarazzo, ridendo quando il suo ciuffo gli cade negli occhi. “Giusta osservazione.”

“Però sono arrivato fino alla casa dei giudici, quindi questo vale qualcosa, non è vero?”

Si sente stupido a parlare di qualcosa che ha fatto quasi otto anni prima come se fosse una qualche sorta di raggiungimento personale, ma Louis sembra così genuinamente interessato che ne parlerebbe per sempre. “E' pazzesco,” dice ad Harry con gli occhi che brillano, e c'è un fuoco che sta bruciando nel suo stomaco nel momento in cui si fermano fuori dal suo negozio.

C'è qualcosa di così elettrizzante nell'avere la completa attenzione di Louis su di lui, qualcosa che gli fa venir voglia di scappare e divincolarsi dal suo bellissimo sguardo, ma anche qualcos'altro che gli fa venir voglia di vantarsene e godersene ogni momento. “Devi cantare qualcosa per me, allora.”

Harry quasi soffoca per colpa del pezzetto di croissant che ha in bocca, tossendo e sputacchiando un po' di volte in modo tutt'altro che attraente prima di ritrovare il respiro e scuotere la testa. “Dio, no. Sono passati anni dall'ultima volta che ho cantato davanti a qualcuno. Ora faccio solo concerti privati per le piastrelle della doccia.”

“Beh, Harold. Io non sono solo “qualcuno”, non è vero?” Sembra persino troppo soddisfatto di se stesso quando lo dice, inclinando leggermente la testa, orgoglioso, tagliente e scontroso, ma anche dolce, e Harry alza gli occhi al cielo mentre fa finta di prendere in considerazione l'idea. Pensa che probabilmente farebbe quasi di tutto per Louis, a questo punto.

“D'accordo, allora,” risponde annuendo, sembrando più sicuro di se stesso di quanto in realtà si senta, “hai qualche richiesta?”

“Non sono esigente,” risponde Louis scuotendo la testa, e sorride furbescamente. Il cuore di Harry batte furiosamente nel suo petto. “Ma mi aspetto un bello show visto che ho i posti in prima fila.”

“Che vuoi dire? Che hai dovuto pagare di più?” Harry ride, e le sopracciglia di Louis si impennano verso la sua fronte, come se chiaramente non fosse abituato a dover gareggiare contro qualcuno nel suo gioco di sarcasmo.

Lo sguardo di sorpresa si dissolve in una risata, e diventa velocemente uno dei suoni preferiti di Harry al mondo.

“Questo non ti risparmierà dal dover cantare, Styles.”

Harry prende una decisione dell'ultimo minuto mentre appoggia il suo bicchiere di caffè accanto a lui sul marciapiede. La sua mente va automaticamente a “Hey, Soul Sister,” la canzone che ha scelto di non cantare per la sua audizione proprio all'ultimo secondo. (Si chiede per un breve momento dove potrebbe essere adesso se non avesse cambiato la canzone, se avesse fatto qualcosa di diverso, ma realizza in modo abbastanza veloce che probabilmente non se ne starebbe in piedi all'angolo di una strada e sul punto di cantare per Louis se avesse superato la prova, quindi decide che il piano che il destino aveva per lui si è risolto in modo più che accettabile.)

Harry si schiarisce rumorosamente la gola per scena, e qualche persona che passa di lì gli lancia degli sguardi curiosi, ma Louis sta sorridendo, dorato sotto il cielo nuvoloso.

Your lipstick stains on the front lobe of my left-side brains. I knew I wouldn’t forget ya, and so I went and letcha blow my mind...”

La sua voce risuona graffiata e potente, e potrebbe addirittura suonare meglio là fuori che quando canta sotto la doccia. Louis fa su e giù con la testa a tempo, ed Harry si sente quasi come se potesse volare. La melodia scorre facilmente, il volto di Louis è pieno di gioia, come se fosse soddisfatto di se stesso per aver convinto Harry a farlo. Sa che dovrebbe sentirsi ridicolo a stare in piedi davanti al suo negozio e a cantare a squarciagola una canzone dei Train, ma in qualche modo, con Louis proprio lì davanti a lui, gli sembra che sia la cosa giusta.

Harry canta il primo verso ed il ritornello, sorpreso persino di ricordarsi tutte le parole, e fa un vistoso inchino quando arriva al gran finale.

Louis comincia ad applaudirlo, urlando, “Bravo, ancora, ancora!” mentre Harry fa un cenno con la mano, come a dire che non ha fatto niente di che, e altre due persone che in qualche modo si sono riunite per guardarlo gli stanno lanciando dei sorrisi. Prima di andarsene, un uomo getta una moneta nel bicchiere di Harry che è ancora pieno di caffè.

Lui lo raccoglie da terra e mette su il broncio a quella visione, spostando lo sguardo dal bicchiere a Louis. “Ha rovinato la mia bevanda, maledizione,” dice con giusto un accenno di un lamento, e Louis lo colpisce su una spalla ridendo, in segno di empatia.

“Saresti dovuto arrivare molto più in là che alla casa dei giudici, immagino,” dice, ed il suo tono è così sincero che Harry vorrebbe mettersi a piangere senza motivo.

Sorride a Louis prima di spostare gli occhi a terra, troppo emozionato per guardarlo direttamente. “Penso che mi vada bene dove sono adesso,” risponde Harry dopo una pausa, e può percepire il sorriso di Louis anche se non lo sta guardando.

“Penso che vada bene anche a me, Ricciolino.”

L'aria all'improvviso sembra più pesante, come se loro due fossero le uniche persone sulla terra, come se tutto il trambusto intorno a loro si fosse fermato. Sembra tutto troppo e allo stesso tempo non abbastanza, quindi Harry rovina il momento con un dolce, “Penso che starei meglio se il mio caffè non avesse una moneta sul fondo.”

Louis tira indietro la testa in una risata. “Argomentazione convincente. Te ne vado a prendere un altro. Considerala la mia versione di un Grammy per una performance stellare,” gli dice, e con un occhiolino si gira e si avvia di nuovo lungo la strada. Harry si morde un labbro per reprimere un enorme sorriso mentre lo guarda andare via.

 

 

*

 

Harry entra nella caffetteria il giorno dopo, giusto per un bicchierino ristoratore pomeridiano, e istintivamente guarda verso il bancone per vedere se riesce ad individuare un familiare ciuffo di capelli color caramello. Al loro posto, invece, si trova davanti, una coda di cavallo viola shocking e una ragazza che ha scritto “Perrie” sul suo cartellino, il tutto circondato da adesivi a forma di stella. Cerca di nascondere la delusione quando lei si gira a guardarlo con un sorriso enorme. “Cosa posso portarti, oggi?”

“Ehm.” Sposta lo sguardo sulla lavagna dietro di lei, passandola in rassegna per alcuni secondi prima di decidere. “Un macchiato al caramello, per favore, ed anche un muffin ai mirtilli da portare via.”

“Arrivano subito,” dice lei con allegria, la sua coda di cavallo ondeggia mentre si gira per cominciare a preparare la bevanda.

Harry prova a guardare oltre il bancone per vedere se c'è qualcun altro lì dietro, ma sembra che persino Niall non ci sia, quel giorno. C'è un altro uomo di cui Harry si ricorda vagamente, in piedi dietro alla cassa, e chiacchiera amabilmente con un altro cliente che sta già sorseggiando la sua bevanda. Prima che Harry riesca a fermarsi, le parole gli escono dalle labbra come una valanga. “Louis lavora oggi?”

Perrie si gira, scuotendo la testa. Sta sorridendo leggermente, ed Harry non riesca a capire perché. “Scusa, tesoro. Si è preso il giorno libero, oggi.”

“Oh, ok. Grazie.” Infila le mani nelle tasche del cappotto, abbassando lo sguardo sui suoi stivaletti per provare a nascondere il cipiglio che sta prendendo il controllo del suo volto.

“Sei Harry?” - Questa domanda giunge da una voce che non riconosce, e quando si gira vede l'uomo che stava parlando con il cassiere in piedi di fronte a lui. Indossa una giacca marrone e dei jeans, i capelli sono rasati a tal punto da essere vicinissimi alla testa, e ha un po' di barba sulle guance.

Harry annuisce con esitazione, chiedendosi perché e in che modo quest'uomo che non ha mai visto prima sa chi è. “Lo sapevo!” - dice ridendo sotto i baffi, chiaramente soddisfatto di se stesso. - “Liam Payne, sono il migliore amico di Louis dalle elementari.”

Gli porge la mano.

Harry gliela stringe, ancora confuso sul perché il migliore amico di Louis si stia presentando, ma fa finta di niente e sta al gioco mentre prova a mettere insieme i pezzi, chiedendosi cosa dovrebbe significare tutto questo. “Harry Styles. Sono il proprietario del negozio di giocattoli lungo la strada,” dice, indicando vagamente in quella direzione.

“Oh, credimi, lo so. Louis parla di te tutto il tempo, amico,” spiega Liam con una risata felice, prendendo un altro sorso della sua bevanda.

Harry sente il battito del suo cuore accelerare, e riesce a sentire anche le sue guance bruciare. Louis parla di lui. Louis parla veramente di lui, cazzo. Ci vuole un po' per il suo cervello e la sua bocca a mettersi in pari col corso degli eventi, ma sorride in risposta, e spera non troppo in ritardo.

“Oh, ehm, Louis è davvero adorabile. Ti ha detto solodelle belle cose, spero?” - risponde, e questo porta Liam a ridere di nuovo, tutto il suo viso si contrae come quello di un cagnolino.

“Cose fantastiche,” lo riassicura Liam, dandogli una pacca su una spalla, ed Harry vorrebbe insistere e chiedergli cosa vorrebbe dire esattamente, ma si trattiene visto che Liam è comunque, almeno per ora, un totale sconosciuto. Si sente come se questo fosse una specie di test che deve superare – se riesce ad ottenere l'approvazione di Liam il resto verrà da sé facilmente. “La ragione per cui non è qui, oggi, è perché è il giorno genitori-insegnanti, alla scuola di Gracie, quindi doveva essere lì per lei. Non ha avuto molto tempo libero ultimamente con tutto quello che sta succedendo e col fatto che lei ha cominciato la scuola, ma sono sicuro che una volta che le cose si saranno calmate si farà sentire.”

Harry sa che probabilmente è arrossito oltre misura a quel punto, si sente come se fosse rosso ovunque, ma annuisce, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “E' comprensibile, comunque, non avere molto tempo libero. Specialmente con una figlia così piccola come Gracie.”

“Sua nipote,” lo corregge Liam con gentilezza, e lo sguardo confuso sul volto di Harry deve dire tutto.

“Sua...” comincia Harry, non riuscendo a far uscire nessun'altra parola, ed il suo cervello sta andando in cortocircuito, incapace di formare qualsiasi pensiero coerente. Perché ha lui sua nipote perché non gli ha mai detto niente a riguardo, prima, perché l'ha presa con lui visto che è ancora così giovane oh Dio è incredibile a fare una cosa del genere ma cosa è successo perché...

“Sta a lui raccontarti questa storia, non a me,” gli dice Liam con aria mortificata, e sembra in colpa anche solo per aver tirato fuori l'argomento, e i pensieri di Harry si fermano con uno stridio. E' uno sguardo protettivo, quello di Liam, come se volesse solo fare quello che è meglio sia per Louis che per Gracie, ed Harry non riesce ad incolparlo nemmeno per un secondo, visto che sa che farebbe lo stesso per i suoi amici più stretti. “E' solo che pensavo che te lo avesse detto?”

Harry scuote la testa. “No, giusto, certo, ovviamente,” risponde, e sa che tutto quello che dice non ha più senso da un po', ma non riesce a farsene una ragione e vorrebbe solamente delle risposte che al momento non avrà. “Ovviamente dovrebbe essere lui a raccontarmelo, ma certo.”

Liam sorride, quindi, e Harry sente di aver passato quel test, qualunque esso fosse, sente il suo corpo formicolare dalla testa ai piedi quando Liam gli dice, “Sei un bravo ragazzo, lo apprezzo. Devo avviarmi a lavoro, ma è stato davvero bello conoscerti, Harry, specialmente dopo che Louis mi ha detto così tanto su di te. Dovrò dirgli che ti ho visto, oggi.”

“Per favore, fallo,” gli dice Harry con un sorriso, “e dì anche a Gracie che la saluto, per favore, e che mi piacerebbe davvero molto se venisse di nuovo a trovarmi nel mio negozio, quando può.”

Liam sorride, tutto calore e gentilezza, ed è facile capire perché a Louis piaccia così tanto. “Immagino che uscirebbe di testa solo all'idea. Assillerò Lou e gli dirò di portarla.” Si gira di nuovo verso il bancone, urlando, “Ci vediamo, Olly, ci vediamo, Pez!”

“Ciao, Li,” urlano in risposta all'unisono, e con un ultimo cenno della mano verso Harry, esce dalla porta, lasciando entrare una fredda folata di vento.

“La tua bevanda è pronta, tesoro,” Perrie dice ad Harry dal registratore di cassa, tenendola in mano mentre lui si avvicina di alcuni passi verso il bancone. Ripiega la busta con dentro il muffin un paio di volte, accennando un sorriso. “A Louis piaci da impazzire, lo sai.”
Harry guarda da un'altra parte, tirando fuori i soldi dalla tasca, e quando guarda di nuovo verso Perrie, lei ha le sopracciglia sollevate. “Gli piaci davvero, Harry. Li non dice bugie, parla di te tutto il tempo.”

Non è sicuro su quale sia la risposta giusta, quindi annuisce. “Lui è, ehm, è veramente magnifico.”
“Ed è anche molto bello, giusto?” - chiede lei, prendendo i soldi dalla sua mano.

Harry arrossisce di nuovo, ma c'è un piccolo fuoco che sta prendendo casa nel suo petto che riempie tutte le crepe con pensieri riguardanti Louis. “Sì, molto bello,” concorda, ridendo un po' mentre lancia il resto nel barattolo delle mance.

“Rientrerà domani.” Perrie si sporge in avanti, i gomiti sul bancone come se fosse sul punto di raccontargli un segreto. “E sono assolutamente sicura che gli piacerebbe molto vederti, quindi mi aspetto di rivedere il tuo adorabile faccino qui dentro, per allora.”

“Sono sicuro che si possa fare.”

Lei gli lancia uno sguardo che non riesce bene a decifrare, come se lo stesse studiando, squadrando, e il cuore gli precipita fino allo stomaco, per un momento, sentendosi stranamente sotto scrutinio. “Lo capisco,” dice Perrie con disinvoltura, spostandosi di alcuni passi dal bancone. Harry aggrotta le sopracciglia, non molto sicuro di cosa voglia dire, quando sposta di nuovo lo sguardo su di lei. “Perché Lou è così perso per te. Hai questa specie di aura intorno a te – non riesco a spiegarlo, ma è come se fosse una magia. E' una buona aura.”

Harry non è completamente sicuro su cosa dovrebbe fare, dopo una cosa del genere, ma sa che è un complimento, quindi le sorride e risponde con un cenno del capo. “Beh, ehm, grazie,” risponde, prendendo in mano la busta. “Ci vediamo domani, allora?”

“Sarà meglio che ti veda domani,” gli dice lei, ma non in tono minaccioso, e ad accompagnare quelle parole ci sono il suo enorme sorriso e il movimento della sua coda di cavallo dietro di lei. “Farai contento Louis per tutto il giorno. Passa una buona giornata, Harry!”

“Anche tu, Perrie.”

Esce dalla porta ed incontra subito un whoosh di aria fredda che gli punge le guance e lo costringe a tirarsi ancora più su sul collo il colletto del cappotto. Sotterra il mento nel cappotto per tutto il tempo che richiede la veloce camminata per tornare al suo negozio, e prova a smettere di pensare al fatto che Louis ha preso sua nipote con sé, e non sa ancora tutti i dettagli. Scuote la testa, perché ci sta pensando perfino troppo, e si concentra invece sul fatto che sia Perrie che Liam gli hanno detto che Louis parla di lui tutto il tempo.

Immagina di non aver mai veramente pensato al ruolo che gioca nella vita di Louis, non ha mai pensato a Louis che gli parla al di fuori della bolla di vetro che sono le loro conversazioni, ma il suo stomaco sembra piombare a picco, in un modo piacevole, quando pensa a Louis che tesse le sue lodi di fronte ai suoi amici. Sta sorridendo involontariamente mentre apre la porta e quel pensiero gli naviga in testa.

Quando entra dentro, il negozio è vuoto ad eccezione di Gemma, ed è grato che il riscaldamento sia stabilizzato su una temperatura alta. Deve sempre passare un tranquillo metà pomeriggio prima che i bambini escano da scuola e supplichino i loro genitori di entrare nel negozio, alcune volte persino tirandoli per una mano. “Ti ho preso il muffin.” Harry solleva la busta, e Gemma cammina verso di lui con un sorriso allegro.

“Grazie, fratello caro.” Lo bacia su una guancia mentre tira fuori il muffin dalla busta, prendendone un morso. “Perché sei così felice?”

Infila un dito nella sua fossetta e lui le sposta la mano con un leggero schiaffo. “Hai visto un certo qualcuno che si chiama Louis?” Fa ondeggiare le sopracciglia in modo odioso, ed Harry alza gli occhi al cielo.

“Ha preso il giorno libero.” Prova più che può a non lasciar scivolare il suo disappunto nella sua voce, ma sa di non esserci veramente riuscito quando Gemma prorompe in un piccolo strillo che dovrebbe essere una risata. Prende in considerazione l'idea di far menzione del fatto che Liam ha detto che Gracie è la nipote di Louis, cosa che lo lascia ancora con moltissime domande, ma decide di lasciar perdere per ora o lei non gliela farà più passare. “Ma, ehm, ho incontrato il suo migliore amico, e ha detto che parla un sacco di me? Quindi, voglio dire, dev'essere una bella cosa, giusto?”

“Te l'avevo detto che era interessato!” - esclama Gemma, e salta su e giù un po' di volte, battendo freneticamente sulla spalla di Harry, ed è in momenti come questi che si chiede come possa essere lei quella più grande e matura. - “Visto!”

Harry ride e scuote le spalle. Non vuole più parlarne, perché sa che si imbarazzerà fin troppo. “Forse.”

“Che altro ha detto? Mi servono i dettagli, Hazza, non posso vivere in questo modo.”

“Tutto qui, davvero,” dice Harry onestamente, “ci ho parlato solo per un secondo, ma ha detto che ha sentito molto parlare di me, quindi.”

Sente la sua faccia arrossarsi mentre lo dice, già pronto al fatto che sua sorella lo prenderà in giro senza pietà.

Però, invece, lei si limita a pizzicargli gentilmente la guancia e dire, “Awww, sei tutto rosa!”

Lui la ignora, fissandosi le scarpe. “E la sua collega mi ha detto che ho una buona aura. Non sono proprio certo di sapere cosa dovrebbe significare, ma immagino che sia una buona cosa.”

Lei sorride, spolverandogli la spalla del cappotto. Lui la guarda con curiosità, osservando i brillantini che fluttuano in terra, mentre alcuni le rimangono appiccicati alla mano. “Immagino che sia solo polvere di fata,” sussurra lei, ridendo mentre si allontana.

Harry si tocca la spalla del cappotto, staccando la mano per vedere tutti le scagliette che gli sono rimaste attaccate alle dita. Ridacchia leggermente, pensando che forse era davvero la polvere di fata che gli ha fatto avere una buona aura, anche se sa benissimo che non è quello il motivo per cui Louis non smette un secondo di parlare di lui.

Forse qualcosa di giusto lo sta facendo.

 

*

 

“Finisco alle due oggi, quindi magari potremmo andare al parco giochi quando ho fatto, ok?”, sta dicendo Louis a Gracie, ma riesce già a capire che non lo sta ascoltando, sa che è giustamente terrorizzata all'idea di doversene stare seduta con lui per alcune ore nella caffetteria, di Sabato. Louis ha le mani legate e né Liam né Niall possono guardarla oggi, e lui si sente come stesse finendo le opzioni per farsi perdonare da lei.

Fa ondeggiare le loro mani mentre camminano in strada, ma lei si ferma all'improvviso. “Andiamo, amore, dobbiamo...”

Lei gli rivolge un'occhiata risoluta e lui si ferma, capendo solo in quel momento che sono fermi fuori dal negozio di Harry. Riesce a vedere dentro quel tanto che basta per notare Harry piegato con un pupazzo a forma di tigre in mano. Lo fa ondeggiare davanti alla faccia di un ragazzino, ed entrambi stanno ridacchiando istericamente. Sbircia dentro il negozio con affetto, e c'è qualcosa che tira nel suo petto. La sensazione familiare di volere Harry sarà una cosa che durerà per sempre, per tutta la sua vita. “Solo pochi minuti, d'accordo? Tutti quelli alla caffetteria cominceranno a non poterne più del fatto che sono sempre in ritardo, maledizione.”

A Gracie non sembra importare, però, e gli lascia la mano per correre dentro di filato. Quando la segue, alcuni passi dietro di lei, la vede guardare fissa la casa della fatina, le dita che si posano sul soffice muschio che la circonda come una linea di confine. E' soddisfatta solamente di guardare la casa, ma Louis, stupidamente, vuole l'attenzione di Harry, mentre se ne sta fermo all'entrata e tira un filo che si è allentato infondo al suo cappotto. Harry ci mette solo un secondo a notarlo, e a quel punto sta già salutando velocemente il ragazzino e venendo verso di lui.

“Lou! Ciao!” - dice con allegria. Oggi indossa una camicia nera con sopra scritto Styles, i suoi lunghi capelli gli cadono in onde disordinate sulle spalle. Ha un'aria così ingiustamente meravigliosa per essere vestito in modo così informale che Louis si sente la bocca secca. “Dov'è Gracie?”

Louis indica verso la casa della fatina e Harry sorride. “Davanti al suo gioco preferito. Immagino che si trasferirebbe nel tuo negozio se ciò vorrebbe dire poter passare tutto il suo tempo con la fatina. Sono convinto per metà che le piaccia più di me.”

Harry scoppia a ridere con forza, facendo scorrere una mano fra i suoi bellissimi boccoli. “Nah, ti vuole un sacco di bene.”

Louis sminuisce il complimento con un gesto della mano, ma il suo stomaco si contorce piacevolmente. “Scusa se ti ho mancato ieri al negozio, dovevo andare al ricevimento genitori-insegnanti,” dice con dolcezza, ed Harry si limita a scuotere le spalle con un sorriso. “Liam ha detto che ti ha incontrato. Mi dispiace se ti ha detto qualche cazzata strana... sai quanto possono essere impiccioni i migliori amici. Piccolo bastardo protettivo.”

“Non lo ha fatto,” risponde Harry, e Louis cerca di capire se sta mentendo, ma Harry sembra più sincero che mai. “E' stato, ehm, carino incontrarlo. Una bella sorpresa, se devo essere onesto.”

Decide di metterlo alla prova comunque. “Puoi dirmelo se ha detto qualcosa di strano, Haz. Gli farò il culo.”

Harry ride con gli occhi che brillano, ma scuote la testa con enfasi. “Davvero, Lou, non lo ha fatto. Cosa ti porta qui, oggi?”

“Beh, volevo scusarmi per non esserci stato ieri visto che ho sentito che mi cercavi. Sai proprio come incantare un uomo, Ricciolino.” Harry si copre la faccia con una mano per un secondo, rilasciando un piccolo gemito, e Louis è così, così perso per lui. “Ma la verità è che oggi lavoro, e mi sento in colpa per dover far stare Gracie seduta nel negozio con me per tutto il giorno, e voleva passare a far visita alla sua fatina, quindi eccoci qua.”

“Se avessi mai bisogno che te la guardi, o se pensassi che si divertirebbe di più qui, il negozio è proprio dall'altra parte della strada, e lei potrebbe vedere la sua fatina. Potrei...”

Louis si sporge gentilmente per toccare il braccio di Harry, ed è caldissimo ovunque, come se fosse fatto di raggi di sole, come una vacanza tropicale da cui non vuole più tornare. “Non potrei chiederti di farlo.”

“Ma lo voglio.” Lo sguardo sul suo viso è così sincero, così serio che Louis riesce a sentire il suo cuore espandersi e fluttuare come un palloncino nel suo petto.

Annuisce senza pensarci più di tanto, sentendosi come se fosse troppo pieno d'amore per riuscire anche solo a far uscire le parole giuste. “Grazie, Haz. E' davvero molto gentile da parte tua offrirmelo, ma solo se lo vuoi davvero.”

“Lo voglio.” Harry sorride con un cenno del capo e si avvia verso Gracie, mettendosi in ginocchio accanto a lei. Il cuore di Louis sta battendo furiosamente, mentre li guarda insieme, e c'è qualcosa di così giusto nell'avere Harry proprio lì accanto a lei.

“La tua fatina è davvero felice che tu sia venuta a trovarla, oggi,” le dice Harry, e Gracie si appoggia a lui, appoggiandosi contro la sua spalla. “Penso che ti stesse cercando.”

Lei piega la testa con curiosità prima di riportare lo sguardo verso la piccola casina. “Sai, fiorellino, questa fatina non ha un nome.” Lei guarda di nuovo verso Harry come se stesse aspettando che continuasse. “Ed ho sentito che se dai il nome ad una fata, questo significa che sarà tua per sempre, e questo vorrebbe dire che rimarrebbe nella sua casina qui dentro perché si sentirebbe tanto amata. Non so come dovrei chiamarla, ma se hai qualche suggerimento puoi farmelo sapere quando sarai pronta.”

Guardare Harry parlare con Gracie fa sentire Louis come se potesse volare, come se tutto l'amore che prova verso di loro gli potesse consentire di innalzarsi più in alto delle nuvole.

“Che onore,” mormora Louis mentre si piega sulle ginocchia accanto a lei, baciandole gentilmente la testa. Lei tiene gli occhi fissi sulla casina. “Sono sicuro che troverai il nome migliore del mondo per la tua piccola amica, giusto?”

Harry sorride, illuminando l'intera stanza. “So che qualsiasi nome le darai sarà bellissimo,” dice a Gracie con un cenno di assenso.

Louis guarda il telefono per controllare l'ora, e per quanto voglia rimanere in questa bolla di brillantini e magia, è già in ritardo di dieci minuti e il mondo reale lo sta chiamando disperatamente. “Coccinella, dobbiamo andare. Mi dispiace tantissimo, ma sono già in ritardo per il mio turno.”

Lei ricambia lo sguardo con un cipiglio sulla fronte, e lui non può biasimarla, specialmente visto che vorrebbe rimanere lì e fissare Harry per tutte le ore del giorno. La faccia di Harry si intristisce solo un poco, il suo sorriso si oscura quindi le sue fossette non sono più così prominenti. Gracie lancia uno sguardo verso Harry, e come se avessero avuto un linguaggio senza bisogno di parole per tutto il tempo, lui la rassicura, “Aspetterà te per farsi dare un nome, tesoro. Non va da nessuna parte.”

Prendendo la mano di Gracie nella sua, Louis si alza in piedi ed Harry lo segue. “Grazie per essere sempre così carino con noi,” gli dice, e le guance di Harry si colorano della tonalità più chiara di rosa.

“Anche voi siete stati carini con me,” sussurra, e c'è qualcosa in quel momento che è così intimo, così delicato che Louis non vorrebbe mai andarsene dal negozio.

E' il peso della mano di Gracie nella sua che lo riporta alla realtà, e la guarda con un sorriso. “Torneremo a trovare Harry presto, d'accordo cara? E a quel punto potrai anche venire a trovare la tua fatina.” Lei gli lancia giusto uno sguardo, troppo intenta a guardare la casina, ma annuisce. “Ci vediamo più tardi, Haz.”

Harry li saluta con la mano mentre Louis e Gracie si dirigono di nuovo fuori, nel tempo freddo e ventoso, incamminandosi in silenzio verso l'isolato, facendo ondeggiare le mani fra i loro corpi. “Non è straordinario che Harry ti lasci decidere il nome della fatina?” - le chiede, e la sua faccia è priva di emozioni, come se stesse pensando troppo a fondo. Camminano per alcuni altri passi e Louis dice, “Deve pensare che tu sia proprio speciale.”

Osserva le sue labbra curvarsi in un sorriso, quando dice quella frase, e prima che possa anche solo rendersene conto, lei gli lascia la mano e corre di nuovo verso il negozio. “Gracie!” - urla nella sua direzione, e si sta precipitando il più veloce possibile sulla strada per raggiungerla, quasi scontrandosi con alcune persone che gli lanciano occhiate di scherno. - “Gracie!”

Lei si precipita di nuovo dentro il negozio di giocattoli, e quando Louis la raggiunge, alcuni passi indietro, è senza respiro. Gracie è di nuovo in piedi accanto alla casina, e gli occhi di Harry sono spalancati per la confusione mentre si incammina un'altra volta verso di lei.

“Gracie, non puoi semplicemente scappare così come...”

Le parole ed i pensieri di Louis sono interrotti quando Gracie afferra la mano di Harry con le sue piccole dita. Harry lancia uno sguardo a Louis, come se stesse aspettando che lui gli desse il suo permesso, ma Louis non ha idea di cosa stia succedendo, nessuna idea del perché lei abbia sentito il bisogno di tornare immediatamente lì, e poi.

E poi.

“Charlotte,” dice la piccola vocina di Gracie, quasi in un sussurro, giusto un dolce suono tintinnante, come le ali di un angelo che sbattono gentilmente.

Louis ansima rumorosamente, portandosi una mano a coprirsi la bocca, e le lacrime gli stanno riempendo gli occhi, le tubature si sono aperte mentre perdono acqua giù lungo le sue guance. Guarda Harry mentre si china per essere occhi negli occhi con lei, le loro mani ancora intrecciate, e le dice dolcemente, “E' il nome che vuoi dare alla tua fatina, fiorellino?”

Gracie annuisce, un sorriso genuino le colora il volto mentre sussurra di nuovo, “Charlotte.”

Harry guarda Louis, facendole un cenno di assenso con un sorriso. “Credo che sia un bellissimo nome. Lo amerà.”

“Oh mio Dio,” riesce a tirare fuori Louis, quasi soffocando, con voce esitante, e poi corre verso Gracie per tirarla fra le sue braccia, dandole l'abbraccio più grande che riesce a regalarle. Sapeva che questo giorno sarebbe arrivato, sapeva che alla fine avrebbe parlato, quando sarebbe stata pronta, e adesso.

Se ne rende conto di nuovo quando la sua faccia è premuta contro i suoi morbidi capelli biondi, senza dubbio bagnandoglieli di lacrime, e vede gli occhi di Harry che splendono luminosamente per colpa delle lacrime, di un verde, verde, verde brillante sotto le luci. Sa che Harry non comprende a pieno l'intera gravità della situazione, ma vederlo emozionarsi lo stesso fa sentire Louis come se dentro di lui stessero esplodendo dei fuochi d'artificio, nella sua personale e minuscola galassia.

Si stacca da lei, lasciandole un bacio con tanto di schiocco in mezzo alla fronte mentre le sposta via dal viso ciocche di capelli. E' così bella, una minuscola versione esatta di sua madre, e le vuole bene più che ad ogni altra cosa. Gli occhi di Louis si stanno riempendo di nuovo di lacrime, e prova a fermarsi, ma Gracie ha appena detto le sue prime parole dopo mesi di silenzio e pensa che mettersi a piangere sia più che concesso. Le bacia la testa un'altra volta, ridendo un pochino quando le sussurra, “Penso che sia un nome perfetto, coccinella.”

E' il turno di Gracie di gettargli le braccia intorno al collo in un abbraccio stretto, e lui la circonda con un braccio, asciugandosi gli occhi con la mano libera. Harry li sta ancora guardando con un sorriso pieno di affetto, e forse la magia esiste davvero in questo suo negozio di giocattoli.

Louis si alza una volta che si sono staccati, asciugandosi il resto delle lacrime con la manica del cappotto, e sta per dire a Gracie, scusandosi il più possibile, che devono cominciare ad andare quando vede che sta di nuovo stringendo fortissimo la mano di Harry. “Oh, io...” - comincia a dire Harry mentre abbassa gli occhi per guardarla, ma Louis scuote la testa con un sorriso.

La piccola adora Harry tanto quanto lui.

“Vuoi stare qui con Harry oggi?” - Gracie sorride ed annuisce, alzando gli occhi su di lui, e Louis la osserva mentre Harry le stringe gentilmente la mano, proprio come fa ogni cosa. - “Se va bene a te, Harry, allora...”

Viene interrotto quando Harry irrompe dicendo, “Va più che bene,” con un sorriso così grande sulla faccia che Louis si sente come se tutte le sue interiora stessero diventando una poltiglia.

“Vi vedrò di nuovo dopo il mio turno, allora,” dice Louis con dolcezza, sentendosi il cuore ancora dieci volte troppo grande, “e fai la brava con Haz, ok, Gracie?”

Le lancia un bacio e si incammina verso la porta, pensando che Harry rientra perfettamente nel suo per sempre.

 

 

*

 

 

Louis si sente come un bambino il giorno di Natale mentre aspetta che Liam e Niall rispondano al suo messaggio e gli dicano che stanno finalmente arrivando a casa sua. Ha mandato messaggi sulla loro chat di gruppo che consistevano soltanto di un punto esclamativo rosso sgargiante ed un emoji a forma di sirena in un motivo ricorrente, e non sa perché non stiano prendendo la loro attenzione.

Gracie è a colorare al tavolo della cucina, e anche se non ha parlato chissà quanto, Louis non riesce ancora a credere che abbia detto qualcosa in primo luogo, non riesce ancora a credere che abbia sussurrato un “grazie” nel tono di voce più delicato possibile quando è passato a riprenderla al negozio di Harry, poco prima. Continua a sbirciare nella stanza per osservarla, con la lingua che le spunta un poco dalla bocca per la concentrazione, e lui la ama con tutto se stesso.

E' agitato mentre aspetta i suoi amici, e anche se quei bastardi non gli hanno risposto ai messaggi, sente il rumore della portiera di una macchina e si precipita verso la finestra. Come previsto, i due stanno uscendo precipitosamente dalla macchina e corrono verso la porta, spingendosi goffamente l'un l'altro per scansarsi a vicenda dalla strada, e Louis ride rumorosamente a guardarli.

“Zio Scemo e Zio più Scemo sono qui,” dice a Gracie con una smorfia, e lei ridacchia da dietro la mano, con gli occhi che luccicano.

“LOU!” - arriva forte e chiara la voce di Niall, seguita dallo sbattere della porta. Louis li accoglie nell'ingresso, con un sorriso sulla faccia mentre guarda i suoi due amici arruffati mentre aspettano che lui dica qualcosa. - “A cosa cazzo si riferivano i tuoi messaggi, amico?”

“Stanno tutti bene? Non hai fatto cadere Gracie di testa, vero?” - chiede Liam con preoccupazione.

“Ha sei anni Liam, maledizione, quando avrei dovuto...”

“E' tutta intera, però, vero?” - si corregge lui, ad occhi spalancati, e Louis capisce che non può più far passare quella sofferenza ad i suoi amici.

“Parla di nuovo.”

Si zittiscono entrambi così velocemente che si potrebbe sentir cadere una spilla, poi, come se avessero sentito la pistola di inizio, i due cominciano a correre verso la cucina. “Ehi!” - esclama Louis, fermandoli e spingendoli di nuovo indietro.

“Falla finita, Tommo, cazzo,” gli dice Niall alzando gli occhi al cielo, “devo andare a parlare con Gracie!”

“Non sopraffarla troppo!” - sussurra Louis, sapendo che i suoi amici hanno buone intenzioni, ma sapendo anche quanto possano stupidamente eccitarsi troppo. Entrambi alzano gli occhi al cielo prima di correre in cucina, e per quanto possano essersi litigati negli ultimi mesi passati, è così grato di vederli eccitati quanto lui, in questo momento.

Liam si lascia cadere ad un lato di Gracie, Niall sull'altro, e lei alza gli occhi dal suo libro da colorare con un sorriso. “Ho sentito che hai della grandi novità e che non ce le hai nemmeno dette?” - le chiede Liam, mettendosi le mani sui fianchi e facendo finta di essere offeso. - “Per quale motivo?”

“Non te lo dirà per primo perché non sei il suo zio preferito, Leemo,” ribatte Niall, e Gracie ride, il suo volto si illumina come il sole. “Ma perché allora non lo hai detto al tuo zio preferito Ni, mmh?”

“Forse non sei il suo preferito,” risponde Liam con una scrollata di spalle.

Louis si unisce a loro al tavolo con una risata, scuotendo la testa. “Ragazzi, non è giusto farla scegliere, non credete?”

“Siamo adulti ormai,” replica Niall, gonfiando il petto e facendo ridacchiare Gracie, “possiamo accettarlo!”

Lei li guarda entrambi, avanti e indietro, come se ci stesse pensando sul serio, e ogni tanto lancia uno sguardo a Louis. Lui vorrebbe quasi che lei dicesse che è lui il suo preferito, vorrebbe che gli confermasse che se la sta cavando bene, ma sa già che non lo farà, e gli va bene che abbia un preferito che è meraviglioso quanto i suoi amici. Si picchietta il mento pensierosa, come se fossa una piccola comica in formazione, e ogni tanto sposta lo sguardo da Niall a Liam, mentre i loro sorrisetti si allargano e fanno ondeggiare ancora di più le sopracciglia, come se questo le facesse scegliere proprio loro.

Dopo alcuni momenti di silenzio, Gracie dichiara, “Lo Zio Liam!”

Niall si lascia sfuggire un grugnito lungo ed esasperato, mentre Liam getta vittoriosamente le braccia al cielo con un urlo pieno di gioia. Gracie ride mentre si butta fra le sue braccia, regalandogli un enorme abbraccio. “Niente più cupcakes per te al negozio, signorina,” le dice Niall, incrociando le braccia come se stesse fingendo di essere arrabbiato, ma c'è un sorriso che rischia di fare capolino sul suo volto e che non può essere fermato.

“Non fa niente, perché te li passerò di nascosto ogni volta che sarò là,” gli promette Liam con un piccolo sorrisetto, spostando qualche ciocca bionda via dal suo viso. “Ti guardo sempre le spalle.”

“Lo farò anche io,” le dice Louis, facendole l'occhiolino, e Niall sobbalza in maniera appositamente esagerata.

“Non riesco a credere che tutti voi vi mettiate contro di me!” - urla, e Gracie ha pietà di lui, quindi si muove dal grembo di Liam a quello di Niall, con un sorrisetto sul volto. - “Immagino che tu mi stia sempre simpatica,” le dice dolcemente quando lei lo abbraccia, “ma vi tengo d'occhio, voi due!” - Indica drammaticamente Louis e Liam.

La conversazione si risolve in risatine generali, e Louis non riesce a ricordare l'ultima volta in cui è stato così felice.

Passano il resto della serata insieme, ordinando pizza per cena e giocando ad Uno nel soggiorno. Gracie scambia le sue carte con quelle di Niall e gli dà il suo “più quattro” per assicurarsi di essere di nuovo dalla sua parte, e lui si limita a ridacchiare sotto i baffi, promettendole che sarà sempre la sua preferita. Durante questi attacchi di risa, la mente di Louis vaga e comincia a pensare a come sarebbe se anche Harry fosse con loro, con Gracie rannicchiata sul grembo di Harry, invece che su quello di Liam, lui seduto al tavolo lì con loro con indosso un morbido maglione, la testa tirata indietro in una risata gioiosa. Scaccia via il pensiero, sapendo che adesso non è il momento per pensarci, ma quell'immagine mentale ritorna per tutta la serata.

Niall va via qualche ora dopo, quando Gracie è già addormentata sul divano col suo pupazzo di Trilli sotto al mento. Mentre Louis e Liam lo salutano, Niall si tira Louis addosso per un abbraccio stretto e sussurra, “Charlotte sarebbe così fiera di te, amico.”

Louis sente le lacrime straripargli dagli occhi, e quando si staccano, sorride. “Grazie, Nialler.”

Dopo che Niall se ne è andato, e sono rimasti Louis e Liam in piedi accanto alla porta, Liam lo guarda per un momento, come se stesse provando a cercare le parole giuste. “Sarebbe fiera di te,” afferma, i suoi occhi marroni assolutamente sinceri. “Stai facendo un ottimo lavoro con Gracie. So che sono stato un coglione delle volte, ma davvero, veramente, stai facendo un ottimo lavoro.”

Louis fa un respiro tremante, giurando a se stesso che non piangerà, anche se i suoi sforzi sono futili. Abbraccia stretto Liam, lasciando che alcune lacrime cadano. “Grazie,” sussurra con onestà, “non ce l'avrei fatta senza di te.”

Liam scuote le spalle, dando dei colpetti sulla schiena di Louis. “Hai fatto tutto da solo, amico. Non ti sottovalutare. E visto che hai tutta questa situazione del fare il genitore sotto controllo, ora puoi cominciare a lavorarti Harry e sedurlo. Non dovrebbe essere così difficile visto che è già assolutamente perso per te.”

“Liiii,” dice con un gemito, sentendo le spalle abbassarsi, ma mentirebbe se dicesse che il pensiero non gli ha mai sfiorato la mente. Liam alza le sopracciglia, e il suo viso è pieno di speranza. “Forse.”

“Prendilo in considerazione. E' tutto quello che ti chiedo,” dice con un sorrisetto, mentre il suo volto si illumina, e poi si dirige verso la sua stanza.

Louis pensa a come sarebbe avere un appartamento con Harry invece che con Liam, andare a dormire con lui ogni sera, invece che solo, svegliarsi con lui e preparare la colazione a Gracie. Non c'è niente di male a chiedergli di uscire, ragiona, e sa che Harry capirà se vuole prenderla lentamente.

Decide che ragionerà per bene su tutto il giorno dopo, e si ferma per guardare Gracie dormire. E' così tranquilla, accoccolata in una piccola palla su un lato del divano. Una parte di lui non vuole disturbarla, ma sa anche che dormirà molto meglio nel suo letto, quella notte. Louis cammina verso di lei in punta di piedi, prendendola in braccio con attenzione. Lei si stiracchia, sbattendo le palpebre nella sua direzione, con gli occhi appannati. “Ehi, coccinella.”

“Ti voglio bene,” sussurra lei, così piano che il suono potrebbe quasi perdersi nell'aria, e poi chiude di nuovo gli occhi, strofinando la testa sul suo petto.

Louis è immediatamente sopraffatto da un'ondata di emozioni, e altre lacrime gli riempono gli occhi mentre sorride così tanto che si sente come se la faccia potesse dividerglisi in due. Le posa un bacio sulla testa.

“Ti voglio bene anche io.”

 

*

 

Harry è quasi pronto per lasciare il negozio, deve solo raccogliere un po' di cose e assicurarsi che il registratore di cassa sia chiuso, quando sente bussare alla finestra. Alza lo sguardo, portandosi i capelli dietro un orecchio, ed ecco Louis, sorridente e ancora più splendente del sole sotto il bagliore dorato dei lampioni. Gli fa cenno di entrare, smettendo di fare quello che stava facendo e appoggiandosi al bancone.

“Maledizione, si congela là fuori, cazzo,” brontola Louis, scuotendosi i fiocchi di neve dai capelli, e le sue ciglia si aprono a ventaglio contro le sue guance, facendolo sembrare una specie di angelo delle nevi. Harry sente il cuore saltargli nel petto e battergli molto più velocemente. “Non proprio l'entrata in scena più affascinante di sempre, ma ciao Hazza.”

“Ciao,” risponde Harry con una risata, cercando di non sorridere come un cretino per l'uso del soprannome. “Cosa ci fai qui? E mi hai portato qualcosa da mangiare?” Indica il sacchetto di carta marrone col logo della caffetteria sopra nella mano di Louis e fa ondeggiare le sopracciglia un po' di volte.

“Per aver fatto in modo che Gracie parlasse di nuovo e per averla guardata, ieri,” gli dice Louis con onestà, ed Harry non riesce ad impedirsi di commuoversi solo un pochino, prendendo con cautela il sacchetto. “Non penso che avrebbe parlato se non fosse stato per te, quindi, ehm. Grazie.”

“Oh, wow.” Apre il sacchetto e vede un cupcake al cioccolato con glassa alla vaniglia, girandosi per guardare Louis con un sorrisetto incredulo. “Te ne sei ricordato,” dice dolcemente, alzando lo sguardo su di lui. Lui scuote le spalle come se non fosse niente di che, ma il fatto che si sia ricordato di un dettaglio così stupido e minuscolo su di lui fa sentire Harry come se tutti i suoi nervi stessero andando a fuoco.

“Ovviamente, Ricciolino.”

Per un minuto sta in silenzio, facendo un respiro mentre ripensa agli occhi di Gracie pieni di vita quando le ha chiesto di dare un nome alla fata, come si è accesa, come, anche se con un momento di esitazione, ha saputo subito come chiamarla. “Era pronta a parlare,” sussurra finalmente Harry con un cenno di assenso, visto che qualsiasi altra cosa sarebbe sembrata troppo rumorosa per quel momento. “Non lo avrebbe fatto se non fosse stata pronta.”

Louis piega la testa verso la casina della fata, la casina di Charlotte. “Immagino che la tua fata abbia aiutato a sua volta.”

Harry sente un tepore familiare irradiarsi in lui, nel solito modo in cui si sente ogni volta che Louis è nei paraggi. “Beh, sono grato di aver potuto aiutare in qualche modo.” Arrotola il sacchetto di carta e lo posa sotto il bancone, strofinandosi le dita sotto gli occhi prima che le lacrime possano uscire. Quando alza di nuovo lo sguardo, gli occhi di Louis sono ancora fissi su di lui. Sta giocherellando con le sue dita, e Harry aggrotta la fronte quando si rende conto di quanto sembri nervoso tutto a un tratto, quindi chiede, “C'è qualcosa che non va?”

Louis ride, ma è una risata ansimante e inquieta. “Ehm, mi stavo chiedendo se ti piacerebbe uscire con me, forse?” - Suona così insicuro, mentre lo dice, niente a che fare con la sua solita facciata sicura di sé, ed un milione di farfalle esplodono nello stomaco di Harry. Si è immaginato Louis che gli chiede di uscire migliaia di volte nel corso degli ultimi giorni, ma mai una volta ha considerato l'ipotesi che potesse diventare realtà. “Sono terribile a fare queste cose, cazzo.” Louis ridacchia nervosamente di nuovo, passandosi una mano fra i capelli. “Ma mi è davvero piaciuto passare un po' di tempo con te, e mi piacerebbe portarti fuori per un appuntamento come si deve.”

Passa un momento prima che la testa di Harry smetta di nuotare, la parola LouisLouisLouis viene passata in ripetizione, ma pensa di star annuendo, basandosi sul sorrisetto di Louis, e quando riesce di nuovo a trovare le parole, dice con un respiro profondo, “Mi piacerebbe davvero molto, Lou.”

Quest'ultimo si illumina ancora di più, delle rughette si formano ai lati dei suoi occhi, e la testa di Harry sa già che è innamorato perso di lui. “Meraviglioso. Che ne dici di domani? Va bene il cibo italiano?”

“E' perfetto,” risponde Harry con un cenno del capo, e pensa brevemente all'inevitabile “te l'avevo detto” cantato e ballato che riceverà da Gemma. “Posso chiudere verso le sei, se ti va bene?”

“Non vedo l'ora.” Controlla l'ora sul suo telefono, sospirando leggermente, ed Harry sa che cosa significa, ma non vuole ancora che se ne vada. “Devo andare a casa da Gracie. Sai, la vita da papà e tutte quelle cose lì. Ero uscito solo per andare a prenderci la cena. Goditi il tuo cupcake.”
“Lo farò,” gli dice Harry arrossendo. “Per favore, dì a Gracie che è stato adorabile passare del tempo con lei, ieri.”

C'è un certo calore che Louis sembra sempre emettere quando Harry tira fuori l'argomento Gracie, e questa volta non fa eccezione. E' come se il calore nella stanza si triplicasse quando sorride, come se le ceneri che sono i rimasugli del suo cuore venissero allo scoperto. “Lo farò, Ricciolino. Ci vediamo domani. Non te ne dimenticare!”

“Non lo farei mai.” Lo saluta con un cenno della mano, e Louis in un istante se ne va, tremando quando cammina di nuovo fuori sul marciapiede ricoperto di neve.

Quando Louis è fuori dalla visuale di Harry, allora e solo allora si concede di saltare su e giù e di urlare per l'eccitazione come l'adulto che è.

 

*

 

Louis incontra Harry al suo negozio pochi minuti prima delle sei, la sera seguente, indossando un enorme sorriso e un beanie blu che fa risaltare i suoi occhi. Mentre Harry chiude, Louis, all'improvviso sentendosi stupidamente la lingua legata per colpa di quel ragazzo meraviglioso, spiega che dovrebbero soltanto ordinare del cibo da asporto dal suo ristorante italiano preferito e portarlo al suo posto preferito, che è molto silenzioso.

Harry concorda, sentendosi come se delle scintille stessero volando tutto intorno, e si incamminano verso il ristorante con la mano di Louis nella sua. Sembra così giusto avere le loro mani coperte dai guanti intrecciate, come se fosse sempre dovuta andare così, ed Harry non riesce a fare a meno di sorridere. Sorride ancora di più quando Louis si avvicina e mette il dito indice nella sua fossetta.

Una volta preso il loro cibo, Louis ammette che il posto che ha in mente è la caffetteria, e sapendo che possono averla tutta per loro, Harry non si lamenta. Si sistemano con la loro cena e una bottiglia di vino fra loro, e Louis accende le luci al minimo, decidendo invece di usare delle candele.

E' bellissimo nella luce fioca, il negozio vuoto getta delle ombre sottili sul suo volto, gli occhi blu sono illuminati sotto le luci gialle. Sta nevicando fuori, e la neve è delicata e morbida, ma Harry non riesce a sentire nient'altro che non sia calore tutto intorno a lui, mentre si tuffa sulla sua parmigiana alle melanzane e Louis gli versa un bicchiere di vino.

“Quindi, dimmi qualcosa di te,” dice Louis, mettendo il tappo sulla bottiglia. Fa ondeggiare la forchetta sul suo piatto di spaghetti e polpette, ed Harry sorride con facilità. “Sembra proprio una battuta sdolcinata, ma voglio saperlo. So che tu sei la persona più gentile, bella e meravigliosa che abbia mai incontrato, ma mi piacerebbe sapere alcuni aneddoti, sai.”

Harry si sente arrossire, prendendo immediatamente il suo bicchiere di vino per nascondere il suo sorriso. La sua mente torna a quando Liam gli ha detto che Gracie è la nipote di Louis, e spera segretamente di ricevere delle risposte quella sera, anche se non è sicuro sul perché si senta in diritto di averle. “Beh, cosa vuoi sapere?”
Ha le farfalle nello stomaco mentre lo dice, un'eccitazione nervosa per il fatto di poter scoprire di più su Louis.

Lui scrolla le spalle, e si formano delle rughette ai lati dei suoi occhi quando il suo sorriso si pone come prima risposta. “Possiamo cominciare con le cose semplici, tipo, quando è il tuo compleanno?”
“Il primo di Febbraio. Quando è il tuo?”

“Il ventiquattro di Dicembre.”

“Non ci credo!” - esclama Harry, e Louis annuisce. - “Sei un piccolo miracolo di Natale.”

“E' quello che dice sempre mia mamma, ma io lo odio,” risponde con una dolce risata. “Mi sono sempre sentito come se mi imbrogliassero con i regali, o forse ero solo un bambino avido.”

Harry ridacchia, scuotendo la testa. “Nah, sono abbastanza sicuro che tutti i bambini si sarebbero sentiti nello stesso modo.”

“Secondo nome?”

“Edward. Il tuo?”

“William.”

“Harry Edward e Louis William, abbiamo dei nomi abbastanza reali, immagino,” replica Louis, e Harry non può fare a meno di ridere. Si sente più leggero dell'aria, così felice di essere con lui. “I prossimi re, forse?”

“Non vedo il motivo per cui non potremmo prendere il trono,” dice, prendendo un sorso di vino mentre lo fa girare nel bicchiere. “Condivido già il nome con un principe.”

“Giusta osservazione.” Louis piega la testa di lato, chiaramente scervellandosi per decidere la prossima domanda, ed Harry riesce a vedere il momento in cui pensa a quella giusta, i suoi occhi blu brillano più del solito. “Film preferito?”

“Mmh. Sembrerò uno stupido, ma Love Actually. Mi dà conforto. Crescendo, l'ho guardato ogni anno con la mia famiglia, quindi mi fa semplicemente pensare al Natale e alla felicità e a cose belle e alla nostalgia.” C'è un fuoco piacevole che freme nel suo stomaco mentre lo dice, vedendo un sorriso farsi largo sul volto di Louis.

“E' anche il mio.”

“Mi stai prendendo per il culo!”

Louis si mette una mano sul cuore, replicando con sincerità, “Lo giuro sulla vita di mia madre! Anche io l'ho guardato crescendo, e sì, è solo... è carino e mi fa pensare a cose più semplici. E Hugh Grant è veramente figo.”

Ridacchiando, Harry annuisce. “Lo guarderei fare più o meno tutto, sì.”

Un silenzio confortante casca su loro due, ed Harry lo usa per studiare il modo in cui le ciglia di Louis facciano riflettere delle onde sulle sue guance, il modo in cui la sua frangia gli caschi sul viso come se fosse un'opera d'arte a punte. Si schiarisce la gola, dopo un momento, per chiedere, “Beh, cos'altro vuoi sapere?”

La sua risposta arriva senza esitazione. “Dimmi la storia originale del Signor Harry Styles.”

Harry scoppia a ridere rumorosamente, e il suono fa eco contro le pareti del negozio vuoto, e sta quasi per scusarsi fino a che non si rende conto che Louis lo sta guardando con un'adorazione innegabile negli occhi. “Lo fai sembrare come se fossi un supereroe o qualcosa del genere. La mia “storia originale,” dice, facendo le virgolette con le dita e tutto il resto, “Cristo Santo.”

Louis prova a nascondere un sorriso dietro la mano ma fallisce clamorosamente, le rughette intorno ai suoi occhi lo smascherano. “Non so così tanto su di te, tesoro, ma per tutto quello che so, potresti esserne uno.

Forse me lo stai tenendo nascosto.”

Harry fa la linguaccia come l'adulto maturo che è, causando una risata da parte di Louis. “Ehm, non lo so. Purtroppo non sono un supereroe. Non so nemmeno volare. Ma ho dei genitori adorabili che mi hanno sempre supportato tantissimo in ogni cosa che facessi, e non sono troppo legato a mio padre, ma ho un patrigno fantastico. E mia mamma è la più meravigliosa al mondo. Ed hai incontrato mia sorella.”

“Lei è davvero una cosa a sé,” dice Louis mentre prende un morso di spaghetti, ed Harry ridacchia un po', prendendo un sorso di vino.

“Lo è davvero, ma non so cosa farei senza di lei.” Abbassa lo sguardo sul suo cibo, scuotendo di nuovo le spalle. “Avevo deciso che volevo essere un avvocato prima di mettermi nell'industria dei giocattoli.”

Le sopracciglia di Louis si inarcano per l'interesse. “Un avvocato?” - chiede incredulo, ed Harry annuisce. - “Non riesco a vedertici, se devo essere onesto. Penso che tu sia troppo dolce.”

Harry riesce a sentire il rossore salirgli sul collo e sulle guance, e forza i suoi occhi a rimanere fissi sul viso di Louis invece di spostare lo sguardo come fa sempre. “Immagino che non sarei stato felice se lo fossi stato, sai?” - dice, e Louis annuisce. - “Non ero molto sicuro di quello che sarei voluto essere, voglio dire, avevo molti interessi durante la scuola, ma nessuno di essi sembrava pratico. Come ti ho detto, ho fatto l'audizione per X-Factor, e avevo una band e tutto, ma quello stile di vita non faceva per me, quando ho cominciato davvero a pensare a farlo per il resto della vita. Quindi, immagino di aver deciso per la cosa più pratica a cui riuscissi a pensare, con uno stipendio saldo e tutto il resto, e tipo, dopo pochi messi alla scuola di legge ho realizzato che semplicemente non ero felice e che non volevo farlo per sempre.”

Louis annuisce di nuovo, ma le sue sopracciglia si aggrottano leggermente, dipingendo il suo volto con un dolce sguardo confuso. E' bellissimo. “Allora come sei passato dalla scuola di legge ai giocattoli, Ricciolino?”

Harry ride, passando la sua forchetta fra la pasta. “Ho sempre amato i bambini, e mentre ero a scuola, badavo a Lux, la bambina di una mia amica, come una specie di lavoro part-time, ed adoravo prendermi cura di lei, e immagino, voglio dire. Ho pensato di insegnare alle elementari, ma non penso che sarei riuscito a sopportare altra scuola, visto che ero così triste alla scuola di legge. Quindi, immagino, ho deciso semplicemente che essere padrone di un mio negozio personale fosse la cosa migliore e la più simile perché mi piace l'aspetto imprenditoriale che comporta, e sarei riuscito comunque a fare felici i bambini. So che è rischioso tirare su un'azienda dal niente, ma avevo abbastanza soldi ed ho la giusta passione per farlo, penso, quindi... Ho deciso di provarci e sono finito qui.”

“E come ho detto, sono davvero fortunato perché ho una famiglia fantastica che mi supporta – mia mamma mi chiama su Facetime quasi ogni giorno circa per vedere come vanno le cose, il che è bello ma mi manda anche un po' fuori di testa.” Sia lui che Louis cominciano a ridacchiare. “E mia sorella è stata qui ad aiutarmi, e ne sono così felice, onestamente, quindi so che ho preso la decisione giusta perché non c'è niente di meglio che poter rendere felici i piccoletti come lavoro.” Sente un sacco di tenerezza quando lo dice, ripensando alla bambina a cui ha venduto una bambola proprio il giorno prima e che ha lasciato il negozio decisamente raggiante mentre tirava giù una lista di suggerimenti di nomi a sua madre.

Louis sorride e si illumina più del sole, persino nella luce bassa, sporgendosi in avanti per sfiorare la mano di Harry con le sue dita. “Sono felicissimo che tu abbia deciso di venire qui,” replica Louis, “e sono felicissimo che tu sia felice perché te lo meriti. Sei fantastico, Harry.”

Harry deglutisce con forza, guardando il suo piatto. “Lo sei anche tu, Louis.” Quest'ultimo sbuffa, scuotendo la testa, ed Harry si sporge per intrecciare delicatamente le loro dita. “Qual è la tua storia, Lou?”

Il suo viso si addolcisce, arrotolando in maniera assente gli spaghetti intorno alla forchetta. “Beh, ero un po' un monello da bambino. Facevo uscire di testa mia mamma, completamente, e non mi piaceva molto la scuola, odiavo studiare, battevo sempre la fiacca e mi piaceva molto di più il calcio o raccontare barzellette che fare qualsiasi tipo di vero lavoro. Non ho mai saputo davvero cosa volessi essere, e immagino che quell'incertezza fosse una parte di ciò, ma decisamente c'erano un sacco di persone nella facoltà che erano davvero molto entusiaste nel vedermi diplomare ed andarmene.” Harry sorride, immaginandosi facilmente un giovane Louis che creava scompiglio ovunque. “Sono andato all'università, però, e sono anche riuscito a finirla, anche se l'ho fatto andando al minor numero possibile di lezioni.” Ridacchia mentre lo dice, facendo contatto visivo con Harry. “Poi dopo l'università ho lavorato per un po' alla caffetteria di Niall, ma ho deciso di andarmene e fare di più, voglio dire, mi sentivo un po' costretto qui, quindi me ne sono andato per cercare l'avventura e fare cose, e mi sono trasferito in città ed ho avuto un lavoro come barista, ed era molto bello, e Niall e Liam venivano su a trovarmi e facevamo il giro dei pub ed abbiamo passato assolutamente i periodi migliori della nostra vita. Sono sempre stato più un ragazzo da città, immagino? Ho sempre avuto la voglia di andarmene ed esplorare, quindi è stato molto bello avere la possibilità di farlo davvero, anche se è stato solo per un po'.”

Poi si zittisce, abbassando il suo sguardo serio sul piatto, ed Harry osa rompere quel silenzio. “Ho come la sensazione che ci sia un ma,” dice dolcemente, e Louis ride, ma senza divertimento, annuendo.

“Non c'è sempre?” Louis non sembra irritato, sembra solo che stia specificandolo l'ovvio, mentre continua. “E ehm. Siamo in sette. O meglio, eravamo in sette.”

“Sette?” - chiede Harry incredulo, ad occhi spalancati.

“Già, di solito ottengo questo tipo di risposta,” dice Louis con un sorriso genuino, i suoi denti appuntiti sono in bella vista. “Io sono il più grande, poi ho cin... ehm, quattro sorelle minori, e un fratello. Mamma ha avuto le mani molto impegnate, mentre crescevo.”

“Immagino, ma adorerei avere una grande famiglia,” dice Harry, e il suo cuore fa una capriola quando nota gli occhi di Louis alzarsi di scatto per incontrare i suoi, e c'è qualcosa che somiglia alla speranza che volteggia nell'aria intorno a loro. “Ho sempre voluto molti bambini.”

“Ah sì?” - gli chiede Louis, prendendo un sorso di vino. Sembra soddisfatto quando Harry annuisce di nuovo, e risponde, “Anche io. Ehm, ma la più grande, che non è, ehm, che non è più con noi,” si schiarisce la gola come se non riuscisse a sopportare di dirlo, come se le parole si stessero facendo strada sulla sua lingua, ed Harry riesce a sentire il suo cuore cominciare a spezzarsi. “Charlotte. E' rimasta incinta inaspettatamente, e non ha mai...”

La testa di Harry comincia a girare quando sente Louis dire il suo nome, e tutto il resto delle cose che dice viene affogato dal suono del sangue che gli rimbomba nelle orecchie. Charlotte. Sente delle lacrime fare capolino dai suoi occhi, come se tutto il suo intero mondo fosse stato appena tolto dal proprio asse, e l'unica cosa che lo riporta sulla terra è quando sente le dita di Louis chiudersi gentilmente intorno al suo polso. “Hazza?” - dice, gli occhi pieni di affetto e preoccupazione. - “Stai bene, tesoro?”

Harry sbatte le palpebre un po' di volte prima di riuscire ad annuire. “Charlotte?” Lo dice in modo precario, e Louis annuisce solennemente, le sopracciglia aggrottate l'una contro l'altra per la confusione. “Come la fatina di Gracie al negozio?”

“Oh.” In quel momento sembra affondare in se stesso. “Già, come quella. Quello era il nome della mamma di Gracie. Mi dispiace di, ehm, averti rovinato l'umore con questa cosa.”

No,” dice Harry con fervore, scuotendo la testa mentre intreccia le sue dita a quelle di Louis. Fa scorrere le dita sotto i suoi occhi per pulirsi dalle lacrime, tirando un po' su col naso, sempre troppo empatico. “Immagino che questa sia un'altra cosa su di me – essere troppo emotivo.” Louis riesce a tirare fuori un sorriso fra le lacrime, facendo scorrere dolcemente il pollice sulla mano di Harry. “Sono grato che possa trovare del conforto là, ok? E che la mia fata le abbia dato il coraggio di parlare.” Louis gli stringe la mano in modo così stretto che Harry si sente come se gli stesse rompendo le dita, e anche lui a sua volta si sta asciugando le lacrime dagli occhi. “Raccontami di Charlotte, per favore. Se vuoi.”

Louis alza lo sguardo verso il soffitto, prendendo un respiro profondo. I suoi occhi stanno sempre brillando per le lacrime non versate, quindi sbatte le palpebre un po' di volte, così che caschino delicatamente dalle sue ciglia. Harry vorrebbe circondarlo con le sue braccia e dirgli che andrà tutto bene, ma invece inghiottisce il groppo che all'improvviso ha preso casa nella sua gola e aspetta che cominci. “Ehm, sì, è rimasta incinta in modo inaspettato. In realtà non ci ha mai detto chi fosse il padre perché ha detto che ce l'avrebbe fatta da sola, e che non sarebbe nemmeno valsa la pena di dirglielo. Era una persona fantastica così... semplicemente aveva una luce che brillava così tanto che chiunque l'abbia mai incontrata si è subito innamorato di lei, e ha scelto me come tutore di Gracie proprio quando è nata, ma non doveva succedere niente, perché lei era più giovane di me, voglio dire, era la mia sorellina. Ma poi è successo, ed io non potevo rimanere in città, quindi ho messo in valigia tutta la mia vita e mi sono trasferito di nuovo qui, ed ora sto provando a prendermi cura di Gracie nel modo migliore che posso, e non sono nemmeno sicuro che vada abbastanza bene.” Lascia andare la mano di Harry, ed è come se si lasciasse andare tutto in un colpo. “Cazzo.”

Louis sotterra la faccia fra le mani, e tutto quello che Harry può fare è sporgersi ed accarezzargli una spalla, sussurrando, “Sarebbe così fiera di te.”

Harry sa che non è abbastanza. Prova ad immaginare se stesso al posto di Louis, di perdere Gemma senza alcun motivo e provare a raccogliere tutti i pezzi. E' sicuro che Louis abbia sentito quella medesima frase un numero infinito di volte, e non sarà mai abbastanza.

“Lo sarebbe?” - chiede Louis, e non c'è nessuna intenzione di rispondere male, solo una grande stanchezza. - “Perché non sono nemmeno sicuro che lo sarebbe, Harry. Non ho idea di che cazzo stia facendo.” Si passa una mano sul viso, e sembra così giovane in quel momento, così vulnerabile. “Dio, amo tantissimo Gracie, ma ci è voluto così tanto prima che cominciasse persino a parlare di nuovo, e che cazzo ne so di come si faccia a crescere una bambina da soli? Non ho mai – ho sempre voluto sistemarmi un giorno, certo, ma non così presto.”

“Stai facendo il tuo meglio,” dice Harry dolcemente, e anche se non può capire a pieno la situazione di Louis, capisce il voler proteggere tutti quelli che ama, capisce voler essere la roccia della sua familia. “E questo è quello che lei vorrebbe da te, ed è tutto quello che puoi fare. E Gracie ti adora, Lou, si vede benissimo.” Louis finalmente fa un sorrisino. “E riesco anche a vedere che il sentimento è ricambiato, quindi qualcosa di giusto lo stai facendo.”

Louis rimane in silenzio, annuendo e alzando lo sguardo verso Harry con riconoscenza. “Gesù Santo, ho pianto per mia sorella e mia figlia tutto in una sera e tutto questo prima del dessert. Darei la colpa al vino, ma non ne ho nemmeno bevuto così tanto.”

Harry ridacchia, scuotendo la testa. Non gli è sfuggito il modo in cui Louis ha detto sua figlia, a differenza di Liam che si è assicurato di dire che Gracie era sua nipote l'altro giorno alla caffetteria. “E non mi hai nemmeno spaventato così tanto da farmi scappare via. Forse sei solo troppo affascinante, mmh?”

Louis gli regala un sorriso a labbra chiuse, di nuovo silenzioso. “Grazie,” gli dice con dolcezza, e si avvicina per intrecciare le loro dita. “So che tutto questo è molto da digerire.”

“Tutti noi abbiamo i nostri fardelli,” ridacchia Harry, e Louis preme il pollice contro il polso di Harry, una pressione gentile che fa sbocciare fiori dietro le sue costole. “Va tutto bene. E' molto coraggioso da parte tua essere entrato nell'argomento, Lou.”

“Gracie ti vuole bene,” dice Louis, e sembra felice di aver tolto l'attenzione da se stesso, ed Harry scuote la testa, sentendo un rossore fare capolino sulle sue guance. “No, veramente. Non sarebbe rimasta con te se non te ne avesse voluto. Si è davvero affezionata a te.”

“E' una bambina meravigliosa.” Harry prende un piccolo sorso di vino. “E' fortunata ad averti, giusto?”

“Mi piace pensarlo,” risponde Louis, “ma so che sono io ad essere fortunato ad avere lei.”

“Hai un grande cuore, Lou.”

“E ne serve uno per riconoscerne un altro, Haz.”

Harry sente un fuoco bruciargli nelle profondità del suo stomaco, ed abbassa lo sguardo, sorridendo al suo cibo. Si sente al sicuro e a proprio agio a starsene seduti lì insieme, e anche quando non stanno parlando non c'è nessun tipo di imbarazzo, nessun desiderio di riempire il silenzio. Sono contenti anche solo a starsene seduti e guardarsi con le stelle negli occhi, ed Harry vuole passare il resto della sua vita con Louis – non c'è nessun dubbio nella sua mente su questo.

Passano il resto della serata a chiacchierare come se si conoscessero da anni, ridendo e scherzando come se fossero dei liceali pazzamente innamorati. Quando hanno finito di cenare, Louis scivola dietro al bancone per fare ad entrambi una cioccolata calda, e se ne vanno dal negozio con gli stomaci pieni e sentendo torpore e calore ovunque.

Camminano mano nella mano fino alla piccola casa che Harry condivide con Gemma, e la neve casca giù in giganti fiocchi morbidi che fanno sentire Harry come se fosse in un qualche tipo di fiaba, lo fanno sentire come se fosse innamorato. Il freddo non gli dà nemmeno fastidio perché si sente così elettrico solo dallo stare intorno a Louis, come se non fosse più in grado di smettere di sorridere. Harry ad un certo punto sta quasi per scivolare sul terreno ricoperto di ghiaccio, ma Louis è lì pronto a prenderlo, tirando gentilmente uno dei suoi ricci e sussurrando, “Cosa dobbiamo fare con te, Bambi?” e continua a tenere il suo braccio stretto contro il fianco di Harry per il resto della camminata.

Sembra un sogno.

Non c'è niente che voglia di più che passare il resto della sua vita con Louis Tomlinson e la piccola Gracie.

“Quindi,” dice Louis, lasciando cadere la mano di Harry mentre si fermano fuori dalla porta. Sta sorridendo, ed Harry si imbarazza leggermente per colpa del suo sguardo che sembra quasi un faro puntato contro di lui. Si tira il beanie ancora più giù sulle orecchie. “Mi è davvero piaciuto passare del tempo con te, Haz.”

“Io, ehm. Mi piaci davvero,” gli dice Harry, sentendo un'improvvisa ondata di coraggio prendere il sopravvento su di lui. Sente le guance bruciare mentre lo dice, e sposta il peso da un piede all'altro. “E questa serata è stata davvero splendida.”

Louis sembra di un colore molto simile all'oro sotto i lampioni che li illuminano, e annuisce ridendo quando Harry si lascia andare ad un sospiro di sollievo. “Sono felice di aver potuto finalmente ascoltare la tua storia dalle origini. Però in questo momento sembri un po' Rudolph, Ricciolino,” ride, picchiettando il naso di Harry che senza dubbio è diventato rosso per il freddo. “E' meglio che faccia in modo che tu entri, così non congeli.”

Harry ride, e il suono riverbera sulla strada vuota. Il mondo intorno a loro diventa silenzioso, tutto luccica ed è ricoperto dalla neve leggera. Non rompono il contatto visivo, e dopo pochi momenti Louis comincia a sporgersi, ed Harry fa un respiro sorpreso. Riesce a sentirsi il cuore in gola quando le loro bocche si scontrano.

Le labbra di Louis sono fredde e screpolate, ma c'è tantissimo fuoco fra di loro quando Harry circonda con le braccia il collo di Louis. Le mani ricoperte dai guanti di Louis sono ruvide sulle guance di Harry, ma non importa, perché c'è un ragazzo bellissimo che lo sta baciando mentre la neve casca tutta intorno a loro come se fossero una scena in una palla di vetro, e tutto è così morbido, morbido, morbido.

Si staccano, ed Harry si morde il labbro gonfio per il bacio, guardando Louis come se fosse uno stupido teenager innamorato. Sente il suo cuore svolazzare come se ci fosse della dinamite che sta esplodendo nel suo petto e dei petali di rosa che cadono delicatamente intorno a loro, ed è pronto a tirare di nuovo Louis contro di lui per un altro bacio quando mette davvero a fuoco lo sguardo sul suo volto. E' illeggibile – è totalmente privo di sentimento, ed Harry si sente come se stesse guardando attraverso di lui invece che direttamente lui.

“Lou?”

“Non possiamo,” dice semplicemente, scuotendo con fervore la testa.

Lo stomaco di Harry cade in picchiata mentre si arrovella per trovare della parole. Si sporge per toccare il braccio di Louis, le sue dita sfiorano la stoffa del suo cappotto, chiedendo disperatamente, “Che cosa? Cosa c'è che non va? E' stato qualcosa che ho...?”

“E' tutto troppo veloce,” gli dice Louis, ed adesso sta guardando da un'altra parte, scegliendo di guardare il marciapiede piuttosto che lui. Le sopracciglia di Harry si aggrottano per la confusione, perché ha pensato che Louis fosse pronto per questo, ha pensato che fosse per quello che gli aveva chiesto di uscire, ed adesso niente ha più senso. “Harry, è solo che è tutto troppo veloce. Io devo pensare a Gracie, e sono un papà adesso, e non ci sono solo io, e non posso anche avere una relazione, io...” Fa un respiro, sembra incredibilmente triste, ed Harry sbatte le palpebre per cercare di contenere le lacrime. “Non posso farlo, non ancora.”

Si sente così egoista per volere che Louis butti tutta la sua cautela al vento e dia una possibilità alla loro relazione. Sa che Gracie è la cosa più importante per Louis – non chiederebbe mai di essere il primo – ma è solo che non riesce a capire perché Louis non possa sceglierli entrambi quando chiaramente non vuole finirla lì. Lo sguardo sul suo viso dice che vuole tutto questo, ma le sue parole stanno raccontando una storia diversa. Harry vuole sfidarlo, vuole chiedergli come potrebbero risolverla, ma l'ultima cosa che vuole è superare qualche confine. Niente ha senso, ed è frustrante e contraddittorio, ed Harry si sente uno schifo.

“Lo capisco, Lou,” mormora, anche se non è vero, ma non vuole perdere qualsiasi tipo di possibilità potrebbe avere con lui. “Devi fare quello che è meglio per te e per Gracie. Ci vediamo in giro, allora. Dì a Gracie che è la benvenuta ogni volta che vuole, se vuole venire a trovare la sua fatina.”

Louis lo guarda, annuendo lentamente, e nel suo sguardo sembra che ci sia qualcosa che vuole dire. Dandogli il beneficio del dubbio, Harry aspetta un momento, ma nessuna parola segue quel silenzio. Con un sospiro, comincia a camminare sul vialetto che porta a casa sua, quando Louis lo afferra per un braccio. Si gira, e ci sono delle lacrime negli occhi di Louis, ed Harry non riesce a capire perché debbano finirla lì, non quando sembra che il mondo di Louis stia cadendo a pezzi. “Mi dispiace davvero, Harry.”

“Anche a me.”

Sale i pochi gradini che portano alla porta e fissa il legno per qualche secondo, provando a ricomporsi. Ha appena passato l'appuntamento più bello di sempre con il ragazzo dei suoi sogni, e non riesce ancora a capire perché debba finire in questo modo. Le lacrime stanno minacciando di scendergli lungo le guance, e non vuole piangere, non vuole comportarsi in maniera così egoista e stupida. Con un respiro profondo, apre la porta, non preoccupandosi di guardare se Louis sia ancora fermo paralizzato sul marciapiede.

“Ho visto un bacio!” - grida Gemma nel secondo esatto in cui entra dalla porta, ha un sorriso da orecchio a orecchio, e praticamente si butta su di lui per l'entusiasmo. E' un contrasto netto con la tristezza nella sua testa, con la scena che si è svolta proprio fuori dalla porta. - “C'è stato un bacio! E' stato il più meraviglioso della tua vita? Hai visto le stelle? Arcobaleni? Cuori?”

Harry guarda il pavimento, portandosi le dita sul volto per toccarsi con cautela le labbra. Riesce ancora a sentire il sapore di Louis – riesce a sentire il vino e quella debole essenza di qualcosa di dolce. Gli sembra tutto così ingiusto.

“Haz?” - chiede Gemma, ed il sorriso se ne è andato dal suo volto quando gentilmente gli prende l'avambraccio.

Lui fa un respiro. “Ha detto che è tutto troppo veloce.” Le parole hanno un sapore amaro nella sua bocca quando le dice ad alta voce, suonando troppo dure persino alle sue stesse orecchie, e Gemma si limita ad avvolgerlo e stringerlo fra le sue braccia, accarezzandogli la schiena come faceva la loro mamma quando da bambino era triste. “Era tutto perfetto, e poi ha detto che è troppo presto,” le sussurra nell'orecchio, chiudendo forte gli occhi contro le lacrime che stanno premendo contro le sue palpebre. Le lascia scivolare sulle guance con un sospiro di sconfitta.

Gemma si stacca da lui, e il suo volto è comprensivo quando gli asciuga le lacrime con il retro del pollice. “Perché non ci mettiamo il pigiama e poi vediamo di trovare qualche schifezza in tv, d'accordo?” Harry annuisce, sentendosi vuoto, ma si avvia comunque verso la sua camera.

“Haz?” - lo chiama Gemma dolcemente, e lui si gira. - “Si farà vedere di nuovo.”

Harry può solo sperarlo.

 

*

 

I giorni successivi passano davanti a Louis come se fossero circondati dalla nebbia. E' triste ed irritabile, e sa esattamente il perché anche se si rifiuta di ammetterlo a se stesso. Liam e Niall lo incitano a parlare, provano a farsi dire cosa è successo quella sera, ma lui rimane in silenzio. Non riesce a sopportare di dir loro che è stato lui a mandare tutto a puttane, che è stato un codardo e che ora deve affrontarne le conseguenze.

A volte coglie Gracie a guardarlo con curiosità. E' intelligente e sa che lui non è propriamente se stesso anche se non sa il perché, ma quando le dice che non possono fermarsi al negozio di giocattoli un giorno quando lei lo chiede, è abbastanza sicuro che lei abbia fatto facilmente due più due.

Louis non è sicuro di cosa gli sia venuto in mente quando ha deciso di chiudere Harry fuori dalla sua vita – ha amato ogni secondo che ha passato con Harry, ogni sorriso corredato di fossette, ogni risata fragorosa e starnazzante, e quando le loro labbra si sono incontrate è stato come se delle stelle filanti fossero esplose nel suo petto, ma era spaventato. Gracie si è già affezionata così tanto ad Harry in quel breve periodo di tempo da quando lo hanno conosciuto, e se un giorno cadesse tutto a pezzi? E Gracie dovesse vedere qualcun altro così importante per lei andarsene? Sa che dovrebbe dare ad Harry più credito, sa che Harry non farebbe mai del male intenzionalmente a nessuno di loro due, ma tutto quello a cui riesce a pensare è di proteggere Gracie, e il modo migliore in cui farlo è di fermare tutto prima che vada troppo in là, non importa quanto lo vuole.

Il suo cervello non gli lascia dimenticare quanto Harry sembrasse ferito un secondo prima che se ne andasse. Continua a vedere quegli occhi pieni di lacrime e quelle labbra rosa imbronciate, e odia sapere che è lui quello che lo ha reso così triste. Non vuole nemmeno immaginare come si senta Harry riguardo a tutta questa situazione – gli sembra di prendere un colpo fisico nello stomaco quando pensa a quanto è stato ingiusto.

E' solo che – riesce a vederlo così chiaramente, il suo futuro con Harry e Gracie, quanto Harry sembri entrare a pennello in ogni parte della sua vita, senza forzature, e non è mai riuscito ad avere niente di tutto questo con nessuno prima, non è mai stato in grado di vedere il resto della sua vita così pianificato così chiaramente. Tutto quello che ha fatto nel corso delle settimane precedenti è stato immaginarsi il suo per sempre con Harry, e quando ha provato a renderlo una realtà, lo ha lasciato scappare. Quel pensiero è schiacciante, e i suoi sentimenti sono costanti, ma capisce quanto sia importante non scappare dalle cose a cui si tiene maggiormente.

Vuole sistemare le cose, vuole spiegarsi e far tornare tutto a posto di nuovo, ma non è completamente sicuro da dove dovrebbe cominciare.

Sta facendo un sandwich a Gracie per pranzo, e la sua mente se ne sta semplicemente vagando, non è in grado di concentrarsi su niente. Si sente così la maggior parte delle volte, ultimamente.

“Sei triste.”

La piccola vocettina di Gracie lo strappa dai suoi pensieri e lo riporta alla realtà. Louis guarda oltre le sue spalle e la vede con le mani sui fianchi, l'immagine spiaccicata di sua madre. Non si è ancora completamente abituato al fatto che parli, ma è il suono più benvenuto al mondo.

“Cosa te lo fa dire, coccinella?”

“Sei triste per Harry,” sussurra Gracie, e lui sospira, una parte di lui vorrebbe che non fosse così intelligente ed intuitiva.

Sa che non ricaverà niente dal mentirle, quindi lascia il sandwich fatto a metà sul bancone e si avvia verso il tavolo della cucina per sedersi, facendole segno di sedersi sulle sue gambe. Lei corre verso di lui, precipitandosi sul suo grembo, e lui le circonda la vita con le braccia, accarezzandole gentilmente i capelli con le mani. “E' complicato, amore.” Sa che è una risposta debole, quindi aggiunge, “Sono un po' triste per tutta quella faccenda, però, sì.”

“Perché?” - chiede Gracie, piegando la testa.

Louis prova a pensare a come semplificare la situazione, come dirle che lei è indirettamente la causa di tutto, ma che comunque non è colpa sua, come è lui che si preoccupa semplicemente troppo di tutto. “Ho fatto un errore,” confessa. “Ma succede a volte. Gli adulti sono stupidi, non è vero?”

“Lo sono,” concorda lei con un cenno del capo. “Devi solo dire ad Harry che ti dispiace! E' così che si risolvono gli errori!”

Lui le sorride, e sta per rispondere quando lei lo interrompe: “Lo ami?”

Louis è preso di sorpresa dalla domanda, non si aspettava che fosse la prossima cosa che gli avrebbe chiesto Gracie. Apre e chiude la bocca per un secondo, prima di decidere di dire, “sì.”

E' la prima volta che lo ammette davvero a se stesso, che riesce a scendere a patti col fatto che è completamente innamorato di Harry Styles, e con un sospiro, ripete, “Sì, Gracie, lo amo.”

Gracie gli sorride, e all'improvviso sembra troppo saggia per la sua età, come se avesse tutte le risposte del mondo in quella sua piccola testolina, e forse le ha davvero. “Se lo ami, papà, perché non stai con lui?”

Scoppia a ridere perché quella è fantasia, non è vero, dove tutto funziona alla perfezione, ma lui se ne è andato ed ha mandato tutto a puttane, e si deve prendere cura di lei, la sua prima priorità, e forse potrebbe essere innamorato di Harry, ma.

Pensandoci un po' di più, Louis non è sicuro sul perché debba esserci un ma.

“E' una buona domanda, tesoro,” dice ridendo, e quando gliela mette così, in modo così semplice, se lo ami, papà, perché non stai con lui?, sembra che la risposta sia proprio quella, andare a sistemare le cose con Harry e prendersi il suo per sempre, il suo e vissero tutti felici e contenti e...

“Papà?” Louis rilascia un respiro. La sua risposta arriva in ritardo, ma la sua testa sta girando all'impazzata, ripetendo la sua frase ancora e ancora nella sua mente per provare a processare il tutto. Lo ha chiamato papà.

“Va bene?” - sussurra Gracie, gli occhi spalancati come se non ne fosse sicura, e non ha ragione di esserlo – andrebbe fino ai confini del mondo per lei. - “Sarai il mio papà?”

Ed eccola lì – la conferma che ha fatto qualcosa di giusto, che lei gli vuole bene abbastanza per volere che sia il suo papà, e oh, Dio, il cuore potrebbe rischiare di uscirgli dal petto per quanto forte sta battendo.

Louis la circonda con le sue braccia e se la tira contro il petto, stringendola più forte che può. Ci sono delle lacrime nei suoi occhi mentre le bacia la testa, sorridendo da orecchio a orecchio. “Ma certo che lo sarò, coccinella, ma certo. Niente mi renderebbe più felice che essere il tuo papà.”

Gracie lo abbraccia ancora più stretto, accoccolandosi contro il suo petto. Louis si sente come se potesse volare, come se tutto quello che ha fatto per Gracie fosse culminato fino a quel momento, e sì, è il suo papà.

“Se Harry fosse il tuo ragazzo ti renderebbe felice,” dice lei ridacchiando, e quando Louis sobbalza, lo sguardo sul suo volto dice che sa esattamente quanto è sfacciata, ma non è per niente dispiaciuta, per niente.

“Hai ragione, piccolina,” dice lui, ridacchiando a sua volta e baciandole di nuovo la testa.

“Allora cosa stai aspettando papà? Vattelo a prendere!”

 

*

 

Sdraiato sul divano con i pantaloni del pigiama di Hello Kitty e una ciotola di popcorn sulla pancia, Harry geme quando sente il campanello. Non vuole avere a che fare con nessuno, ed è anche la ragione per cui Gemma aveva insistito di andare lei in negozio quel giorno mentre lui se ne stava a casa e si rimetteva in sesto. Non è stato davvero se stesso dall' “incidente Louis”, come Gemma lo chiama così adorabilmente, ma suppone che sia normale essere un po' fuori fase quando ti hanno spezzato completamente il cuore.

Non capisce ancora perché Louis si sia arreso così facilmente in quel momento, specialmente visto che avevano chiaramente condiviso qualcosa di speciale. Harry lo aveva visto passare davanti al suo negozio con Gracie, il giorno prima, aveva visto gli occhi di lei illuminarsi mentre camminavano davanti alla vetrina, ma Louis l'aveva incitata a muoversi, mettendole entrambe le mani sulle spalle per girarla nell'altra direzione. Harry, in quel momento, si era sentito come se stesse veramente cadendo a pezzi.

Sospira mentre si alza, lasciando la ciotola su uno dei cuscini, e fa scorrere la mano fra i capelli un po' di volte per rendersi almeno semi-presentabile.

Quando apre la porta tutto il suo respiro si blocca, come se venisse cacciato fuori da lui, i suoi occhi si spalancano mentre ansima in cerca d'aria, come se non riuscisse a farne entrare nemmeno un po' nei suoi polmoni.

“Louis.”

Lui sorride – ha anche il coraggio di sorridere, ed è più bello che mai – ed è come una calda tazza di caffè in un giorno freddo quando dice, con voce stridula, “Ciao, Ricciolino.”

Harry gli fa cenno di entrare, nonostante tutti i suoi buoni giudizi, perché non vuole che muoia congelato, e quando si chiude dietro la porta, Louis lo sta fissando pieno di affetto, con un sorriso in volto. “Perché sei qui?” - chiede cautamente Harry, sentendosi come se stesse camminando su dei gusci d'uovo. Il suo tono di voce esce più tagliente di quanto avesse voluto, e il sorriso di Louis tentenna leggermente. Per un momento Harry è fiero di se stesso, ma sa che non potrebbe mai essere così crudele, e chiaramente Louis non sarebbe lì se non avesse qualcosa da dire.

“Senti, lo dirò e basta.” Louis ride nervosamente, niente a che vedere col modo in cui lo aveva fatto solo qualche sera prima, quando loro due erano così a loro agio l'uno con l'altro. “Sono stato davvero un grandissimo stronzo, cazzo.”

Harry si lascia sfuggire una risata, coprendosi la bocca con una mano. “Lo hai detto tu, non io.” Louis ridacchia, sembrando solo un pochino più a suo agio quando i suoi occhi si increspano ai lati nel modo che Harry ama.

Louis si contorce le mani, guardando fisso il pavimento. Quando finalmente decide di fare contatto visivo con Harry, sembra così sincero che Harry vorrebbe chiuderla lì e dimenticare tutto quello che è successo. Ma non può farlo, non può lasciare che scivoli tutto via così, quindi dice dolcemente, “Perché hai...” Lascia il tutto appositamente ambiguo, scegliendo di finire la frase con un vago cenno della mano.

“Ero spaventato.” La sua voce è così fine, ed Harry aggrotta le sopracciglia. “Non lo so, in realtà, in quel momento ho cominciato a pensare a quello che sarebbe successo se non avesse funzionato, fra noi. Gracie ha già perso la sua mamma, ed è già così affezionata a te che se tu te ne fossi mai andato, lei avrebbe dovuto affrontare anche quello, e poi sarebbe stata colpa mia averla delusa.”

Il cuore di Harry sembra cadergli nello stomaco quando sente la ragione, e si sporge per toccare gentilmente il braccio di Louis. “Lou...” Louis scuote la testa, e le sue dita sfiorando quelle di Harry. “So che sarà sempre lei la tua priorità, non mi aspetterei niente di diverso.”

Louis sorride, ma scuote di nuovo la testa. “Beh, grazie, ma è una stronzata, se devo essere sincero. Avrei dovuto darti molto più credito, e stavo già pensando dieci passi avanti e non riuscivo nemmeno a vedere cosa avevo davanti agli occhi.” Louis cammina fino ad essere davanti ad Harry, ed adesso sono vicini, troppo vicini. Harry riesce a sentire il calore che viene rilasciato da Louis come se fosse una fornace, come se fosse troppo vicino ad una stella. Louis si sporge per intrecciare le loro dita, ed Harry deglutisce udibilmente, portandosi i capelli dietro un orecchio. “Gracie ti vuole bene, Haz, e si è affezionata a te in un modo in cui non fa con tante altre persone, e tutta questa situazione dell'essere un genitore è nuova per me, ma sono abbastanza sicuro che se amo qualcuno tanto quanto lo fa lei, non dovrei lasciarlo andare, giusto?”

“Tu mi ami?” - chiede Harry, e la sua voce gli sembra molto lontana. Il cuore gli sta battendo così velocemente che riesce a sentire il sangue pompargli nelle orecchie, ed ogni secondo che passa sembra un'eternità.

“Sì,” mormora, “sì, ti amo, Harry. E l'ho saputo dalla prima volta che ti ho visto con Gracie nel tuo negozio. E' solo che sei – sei tutto quello che ho sempre voluto, ed ho già pianificato il nostro futuro insieme, qualcosa come, voglio dire, novecento volte, maledizione.” Gli occhi di Harry si stanno riempendo di lacrime, lacrime di gioia questa volta, mentre ridacchia e aspetta che Louis continui. “So che mi porto dietro un bel bagaglio di cose, e non è la cosa più semplice con cui avere a che fare, ma se sei disposto a guardare al di là di questo e dimenticare il fatto che sono stato un totale coglione l'altra sera, allora...”

“Ti amo anche io,” gli dice Harry, e le guance gli fanno male per quanto sta sorridendo. Sembra che Louis si sia tolto un peso dalle spalle, quando Harry si dichiara a sua volta, e si lascia scappare un sospiro di sollievo che fa ridere Harry. Si porta un dito sotto i suoi occhi per raccogliere le lacrime. “E voglio bene anche a Gracie. Ad entrambi.”

“Mi piacerebbe baciarti. Davvero tanto,” dice Louis, e i suoi occhi blu stanno brillando, ed Harry annuisce, il suo sorriso si allarga quando Louis mette gentilmente un dito in una delle sue fossette.

“Fallo, per favore.”

Louis prende il viso di Harry fra le mani, ed è dolce, così dolce, e quando le loro labbra si incontrano, è come se fosse Natale, o un compleanno, ha il sapore di tutte le cose migliori nella vita, e tutti i fuochi d'artificio del mondo stanno esplodendo dietro di loro.

Ma soprattutto, sa di per sempre.

  
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