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Autore: my_name_is_nera    24/06/2017    1 recensioni
E se Leon S. Kennedy avesse avuto una sorella? Più piccola di lui; sedici anni. Le ambientazioni sono quelle successive al salvataggio della figlia del presidente americano. Leon e sua sorella Eleonora, dal carattere inverso ma profondamente simili
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leon Scott Kennedy, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 (RE)

Finii di mangiare mentre continuavo ad ascoltare i telegiornali in televisione.

“La figlia del presidente degli Stati Uniti è stata salvata da un agente governativo. Siamo felici di riavere di nuovo a casa la dolce signorina Graham”

<< Un applauso a quell’”eroe” di mio fratello! >> esclamai ad alta voce.

Tanto non mi sentii nessuno, per cui non mi preoccupavo nemmeno.

I telegiornali fecero davvero di tutto per elogiare una persona che non merita neanche una festa di ringraziamento per il suo lavoro. Va bene che Leon era andato in quel paese tra la Spagna e il Portogallo per salvare la figlia del presidente, ma adesso stavano esagerando. Ero sua sorella, conoscevo per certo mio fratello, sapevo che lui odia farsi chiamare “eroe” perché sa di non esserlo. Quando tornava dalle sue missioni diceva sempre che i veri eroi sono quelli che muoiono per qualcun altro o per uno scopo. Non che lui sia stato un bastardo, per carità è sopravvissuto ad un attacco terroristico da parte di quei fanatici religiosi e salvò salvato la vita a quella ragazza, ma non meritava di chiamarsi “eroe”. Solo sopravvissuto, alla fine sia lui che io sapevamo il suo fatto.

Il campanello suonò e corsi ad aprire la porta. Leon era lì, stanco, stressato e anche con uno sguardo malinconico.

<< Ma ciao, EROE! >> urlai, per farlo stare peggio.

<< Non ti ci mettere anche tu >> mi abbracciò fortemente, mantenendo salda la stretta.

<< E perché no? Non è vero quello che dicono in televisione? “Un eroe ha salvato la vita alla figlia del presidente, siamo lieti di riaverli in patria! Devono esserci molte persone coraggiose come lui!” >>

Ma lui, invece, non mi ascoltò e andò in cucina.

<< Non ti ho preparato niente >> dissi << Non sapevo a che ora saresti tornato >>

<< In realtà dopo quello che ho passato non ho molta fame. Tu, piuttosto, come stai? >>

<< Bene. Non sono stata molto in ansia per te. È un problema? >>

<< Non ti facevo menefreghista >>

<< Mi conosci. Dopo quello che mi hai fatto a Seattle molto tempo fa, non credo di essere in debito con te >>

E come potevo dimenticarmi di Seattle, quella città infestata dagli zombie dove Leon mi abbandonò due anni fa. Fortunatamente ero brava ad utilizzare le erbe e le pistole, così riuscii anche io a sopravvivere. Poi, insieme a me a Seattle c’era anche un ex collega di mio fratello, Jack Krauser. Lavorava per un’altra organizzazione di cui non mi ha voluto dire il nome, ma, comunque, a differenza di Leon, riuscì a contattare un elicottero per poi farmi riportare a casa sana e salva. Di lui, poi, nessuna notizia. Non lo dimenticherò mai. Quando sono tornata a casa mi avevano ricoverato in un ospedale del governo e Leon era corso fin lì per vedermi. C’erano sia il Presidente che quella stronza di Ada Wong. Era per causa sua se Leon aveva rinunciato di salvare la vita a me per scegliere lei. In realtà, dopo averci pensato su, la colpa non è neanche di Ada; anzi lei in quei giorni all’ospedale mi ha curata, mi ha parlato molto e mi ha addirittura comprato un piccolo stereo con tutti i CD dei miei cantanti preferiti. Non me la ricordavo così dolce. Mi disse che era veramente dispiaciuta per ciò che mi era successo e mi giurò che mi avrebbe tenuto sulla coscienza, così che <> disse. L’ho adorata quei giorni, volevo stare solo con lei; non è falsa come dice Leon, è solo cocciuta, dolce, furba e stronza. Ha comunque dei sentimenti, e li compresi. Sta di fatto che mio fratello, quel giorno, scelse lei… non me.

<< Senti >> ripresi << visto che hai fatto un favorone al signor presidente e ti ha anche pagato con i Big Money, non è che mi presteresti venti o trenta dollari? Passo a comprare dei CD per lo stereo >>

<< Sei incredibile. Torno dopo due mesi di miseria e distruzione da un paese dove ho affrontato… >>

Non lo feci finire, ma continuai per lui << Mostri, zombie, cani zombie e bla bla bla, e tu hai il coraggio di far finta di niente? Sì! Ti ricordo Seattle, non te la farò mai dimenticare >>

Silenzio. Abbassò di nuovo lo sguardo << Almeno tu, Ele. Solo oggi >>

<< Sei un dito al culo, Leon. Comunque, chi hai incontrato lì? Oltre agli zombie, ai fanatici religiosi eccetera? >>

<< Ada Wong e… Krauser >>

Lo guardai a bocca aperta e occhi sbarrati << K… Krauser! >>

<< Sì >>

<< O mio dio! >> il mio sguardo si fece felice << E dov’è? In ospedale? Sta bene? Temevo fosse morto! >>

Ma Leon non mi rispose, mi guardò sempre più triste.

Ed io con lui. << Non è all’ospedale? >> la voce si spense.

Leon scosse la testa.

<< È… >> si formò un nodo doloroso alla gola << morto? >>

Nessuna risposta.

<< Capisco >> guardai il pavimento << Bè, comunque l’ho conosciuto, no? Ho qualcosa di lui dentro di me >> e sorrisi in maniera isterica. Ridevo sempre per non piangere. Solo Ada sa che ero, in realtà anche se non sembrava, depressa. Lo notò e me lo disse anche.

<< Vieni >> mi prese per mano << Andiamo sul divano… Sono stanco >>

<< Ada, invece? >> chiesi curiosa.

<< Non lo so, è scappata >>

<< Hai un suo contatto? >> la verità è che avevo bisogno di vederla. Ora.

<< No, Ele >>

Rimasi in piedi impalata vicino al tavolo. Non riuscii a muovermi, ero troppo presa dalla tristezza. Krauser, l’uomo che si è dimostrato il più coraggioso di tutti, morto in Spagna. << Come >> dissi e basta.

<< Era diventato un mio nemico, è stato lui a rapire Ashley, e lui voleva diffondere il fanatismo religioso >>

<< No… >> deglutii << Giura, Leon. O io ti odierò sempre di più >>

<< È così e mi dispiace >> abbassò di nuovo il capo.

<< Se solo mi avesse incontrata di nuovo, magari… >> ma cosa dicevo, io non c’ero << cosa ti ha detto quando ti ha visto? Mi ha pensata? >>

<< Ha solo detto che tu sei più forte di me, sei più sveglia e più scaltra >>

<< Ada Wong dov’è? >>

<< Non lo so >>

<< Non c’è un modo per incontrarla? >>

<< Quella sbuca quando e dove le pare. Può essere ovunque >>

<< Io esco >>

Presi la giacca di pelle nera e la borsa a tracolla.

<< Dove vai? >>

<< In giro. Voglio andare alla Casa Bianca. Leon! >> lui mi bloccò il braccio ma io lo strattonai << Io ho il diritto di sapere. E voglio incontrare Ada. Con i computer alla base militare dove lavori la posso contattare! Non sono affari tuoi ciò che ne faccio della mia vita >>

Rimase in silenzio mentre io uscivo.

Dentro la borsa avevo la carta d’identità stampata dalla Casa Bianca che mi riconosceva come “alleata dello Stato”, le mie immancabili cuffiette con l’iPod e le chiavi di casa.

<< Che bel ritorno a casa che hai avuto fratellone >> sussurrai a me stessa.

Poverino, dopotutto era stanchissimo e distrutto. Ma non potevo vederlo, dopo che ripensai a Seattle tutti i pensieri positivi su di lui svanirono come polvere. Eleonora Kennedy non dimenticava. Mai.

Presi il primo autobus che fermava vicino alla Casa Bianca e, con nonchalance, mi avvicinai alla porta principale sorvegliata da due uomini robusti di alta classe.

<< Ferma >> il primo puntò il braccio all’altezza del mio seno.

<< Sono la sorella di Kennedy, quell’ “eroe” che ha salvato la figlia del presidente. Ecco, tenete >> porsi il documento e lo scrutarono attentamente.

<< Cosa sei venuta a fare? >>

<< Posso avere un discorso in privato con il presidente? Vorrei salutare anche sua figlia. E voglio vedere anche Hunnigan, la conoscete? È una sua collaboratrice >>

<< Va bene, puoi entrare >>

<< E grazie >>

“ Ma vaffanculo, guardie del cacchio ” pensai.

Venni portata all’ingresso e Dio solo sa quanto faceva schifo il presidente con tutti quei soldi. Schifo perché l’ingresso era ornato da lampadari di cristallo, quadri dei vecchi presidenti e una scala con le barriere d’oro che conducevano alle varie stanze della Casa.

<< La stanza del presidente è all’ultimo piano >>

Non ringraziai le guardie e salii le scale finché non arrivai alla stanza del presidente.

Bussai e un << Avanti >> mi elogiò ad aprire con il sorriso più falso del mondo quella porta.

<< Eleonora Kennedy! Buon pomeriggio! >> si avvicinò e mi abbracciò << Come stai? >>

<< Molto bene, signore. Grazie! Sua figlia? >>

<< È nella sua stanza, si sta già preparando per stasera. Verrai alla festa di ringraziamento per tuo fratello? >>

Oh porca puttana! Non volevo crederci. “ Dio, ti prego, prendimi e facciamola finita qui! ” pensai disperata dentro di me.

<< Una festa? >>

<< Sì! In onore del coraggio di tuo fratello! Ha rappresentato al meglio questa nazione! >>

“ Ma muori! ”

<< Non lo so! Ma Leon lo sa? >>

<< Gli ho detto che questa sera lo avrei convocato per parlare d’altro. La festa è una sorpresa >> mi fece l’occhiolino << Per cui non dirglielo >>

<< Ahahah, no no, signore >>

“ Col cavolo! Anche Leon odia queste feste, e glielo dirò subito. Voglio vedere la faccia che farà quando lo verrà a scoprire. ”

<< Comunque, volevi chiedermi qualcosa? >>

<< Signore, essendo la sorella dell’agente che ha salvato sua figlia in missione rappresentando al meglio questa nazione, posso parlarle come se parlassi ad un padre? >>

<< Ma sicuro, mia dolce Eleonora! Dimmi pure! >>

<< Deve sapere che Leon ha incontrato un uomo che un tempo mi salvò la vita a Seattle. Si ricorda? >>

Il suo viso si fece cupo << Ecco… >>

<< È acqua passata! >> lo interruppi, anche il presidente mi aveva voltato le spalle quel giorno << So cavarmela, io non ho paura, signore >> riuscii a far abbassare il capo al presidente e, per la prima volta, mi feci portare rispetto da un’autorità di alto rango.

<< Stavo dicendo >> ripresi << l’uomo in persona si chiama Jack Krauser, non so se lo conosce, ma forse sì visto che lui andò in missione insieme a mio fratello molto tempo fa in Sud America a causa del Virus Veronica. Sta di fatto che è morto anche lui in Spagna e, avendomi salvato la vita a differenza del mio stesso paese, ritengo opportuno dare una degna sepoltura anche a lui >>

Il silenzio che regnava, durò massimo dieci secondi, finché il presidente non decise di rispondermi << Vedi, io capisco perfettamente i sentimenti che provi nei confronti di Krauser, ma c’è un problema: il cadavere non è stato ritrovato >>

Ma certo! Che stupida ero! Se il cadavere non c’è vuol dire che lo avevano portato via. Magari è stata Ada! Magari lei sapeva come farlo ritornare… No, ma cosa dicevo. Leon mi disse che Krauser era morto. Ada non faceva miracoli.

<< Capisco, signore >> stavolta ero stata io ad abbassare il capo.

<< Mi dispiace moltissimo >> poggiò una mano sulla mia spalla.

<< Non fa nulla. Arrivederci >>

Me ne ritornai a casa, perché era inutile contattare Ada per chiederle spiegazioni.

D’un tratto squillò il telefono e notai la chiamata di Leon << Dimmi >>

<< Torna a casa, c’è una persona che vuole incontrarti >>

Chiusi la chiamata e ripresi lo stesso autobus con cui ero andata alla Casa Bianca.

Quando aprii la porta con le chiavi, mi diressi subito in salotto e notai Leon poggiato sul tavolo che, con un cenno della testa, indicò una figura femminile seduta sul divano. La donna mi sorrise dolcemente ed io buttai la borsa per terra per correre a salutarla << Ada! Oddio mio! >>

<< Ciao dolcezza! Mi sei mancata tanto… >> affondò il viso sulla mia spalla.

<< Anche tu! Tantissimo! >>

<< Vi lascio sole >> mio fratello andò in camera sua.

<< Come stai? Che mi racconti? >> le chiesi dopo essermi messa seduta vicino a lei << Vuoi qualcosa? >>

<< No, no grazie. Ho già preso un caffè. Comunque sto benino, dai. Sono stata meglio, ma mi sentivo in dovere di salutare l’eroe di questa nazione. Eroe così per dire, ti conosco. Io e Leon ci siamo già incontrati in Spagna, te lo ha detto? >>

<< Lo ha accennato, che bello vederti! Stavo anche per contattarti! >>

<< Dovrò darti il mio numero, è un piacere parlare con una ragazza intelligente come te. Come mai volevi chiamarmi? >>

Esitai per un attimo e lei notò qualcosa di strano in me << È successo qualcosa? >> mi prese le mani.

<< Ho saputo che Krauser è… >> non finii.

<< No >> sorrise.

<< No? >>

<< Se stai per dire che è morto, ti sbagli di grosso >>

<< COSA?! >> scattai in piedi.

<< Ascoltami bene: tu mi conosci, sai che nella mia organizzazione producono farmaci e vaccini per i virus che vengono creati. Krauser si è scontrato per ultimo con me e… ma aspetta. Sai almeno la storia? >>

<< No… >>

Ada, con molta pazienza, mi raccontò tutte le vicende accadute in Spagna e in Portogallo e il ruolo di Krauser nella Umbrella. Si era unito con essa per farsi curare il braccio che si era rotto in Sud America con mio fratello. Conobbe Wesker e così anche Ada, poi ha covato odio nei confronti di Leon. Due anni fa si trovava a Seattle perché ricevette l’ordine di recuperare un virus, ma aveva anche avuto la fortuna di conoscere me, il che lo rese molto più dolce e ha tirato fuori la sua sensibilità.

<< Come hai fatto con me >> sorrise.

<< Mi chiedo come io riesca a fare miracoli >>

<< Perché hai fede nelle persone, ecco perché. Adesso che ti ho raccontato questa storia, cosa pensi di Krauser? >>

<< La stessa cosa che ho detto a Leon >> risposi in maniera decisa << Se ci fossi stata io avrebbe cambiato idea. Mi ero accorta quell’anno a Seattle che in lui c’era qualcosa di diverso, e non lo dimenticherò mai. Ma ora, ti prego, dimmi dov’è! >>

<< Non lavoro più con Wesker, non sempre eseguo i suoi ordini. Ma sono riuscita a rubare un antidodo per curare il braccio di Krauser, l’aveva trasformato >>

<< Posso vederlo? >>

<< Dovrei preparare un trasferimento nell’ospedale del governo, ma non posso metterlo a nome mio. Ecco perché ne stavo parlando con tuo fratello >>

<< Se riesci a fare tutto in fretta giuro che sarò la tua schiava >> gli occhi iniziarono a lacrimare.

<< Ahahaha, sei dolcissima >> mi accarezzò la guancia << Comunque ne parlerò con tuo fratello in maniera chiara, e poi lo potrai vedere. Pensa solo che sta bene, anzi! >> aggiunse << Da quando sta con me sono anche riuscita ad avere un buon rapporto con lui, prima ci odiavamo! Quando torno a casa gli parlerò di te >>

<< Grazie >> sorrisi mentre l’abbraccio.

<< Ti vorrei come sorella >> affermò.

<< Anche io >> ammisi.

<< Ma hai tuo fratello >> rise.

<< Lo odio >>

<< Dovresti odiare me >>

<< No, non era colpa tua in realtà. Tu eri nella mia stessa situazione, avresti potuto salvarti da sola ma il destino ha scelto te, non me. E poi all’ospedale mi sei stata vicina. Leon non c’era >>

<< Ti pensava, però >>

<< Adesso che ci penso, quel giorno tu eri stata salvata, mentre Krauser no >>

<< È venuto dopo di me, tranquilla >>

Restai in silenzio e mi assaporai il suo abbraccio. Riuscii a sentire la sua dolcezza e tenerezza, non era così traditrice come dicono. Ada bisognava solo conoscerla fino in fondo e prenderla dal lato giusto. Tutto qui. Dopotutto, sia io che mio fratello eravamo riusciti a farla sciogliere. Di questo potevo essere fiera di Leon: entrambi eravamo empatici, ma allo stesso tempo freddi.

<< Posso disturbare? >> Leon si avvicinò alla porta.

<< Certo >>

<< Contenta, nana? >> mi chiese.

<< Non devo ringraziare te. Per niente >> ero sempre gelida con lui.

<< Bene, io credo che me ne vado, sono quasi le sette >>

<< Resta per cena >> propose Leon.

<< Ah, no Leon. Devo dirti una cosa >>

<< Sì, so che devo andare dal presidente perché vuole parlarmi, ma ci metterò presto >>

<< Non è così. Oggi sono andata da lui e mi ha detto che ha organizzato una festa a sorpresa per te >>

<< Che ora non è più una sorpresa >> ironizzò Ada.

<< Bè, no. Ma solo io so quanto Leon odia queste feste, vero? >>

<< Che palle! Noo, ti prego! >>

Risi sotto i baffi e Ada accennò un sorriso.

<< Non voglio crederci, impossibile. Uno sperava di rilassarsi e invece… >>

<< Io non vengo >> dissi.

<< No! Tu vieni invece! Sì che vieni >> mi puntò il dito contro.

<< No, non vengo! Non ti spiego nemmeno il perché, fattelo spiegare dal presidente. Sai che fai? Arrivi un po’ in ritardo dicendo che stavo male e mi hai preso delle pasticche perché ho vomitato. Io non ci vengo, è chiaro? >>

<< Ti odio. Non mi abbandonare >>

<< Se vengo mi isolo. Lo faccio >>

<< Va bene, stronzetta >>

<< Hey! È tua sorella >>

<< Traqnuilla, Ada! Tanto ci odiamo io e lui! Più io che lui >>

Lo odiavo sì, e solo Dio sapeva quanto.

 

 

 

* * * Salve a tutti, mi sono resa conto solo ora che mancavano i dialoghi perché non avevo messo lo spazio dopo i segni. Chiedo ancora scusa e spero possiate rileggerla.
   
 
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