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Autore: crazy lion    26/06/2017    3 recensioni
Con questa storia voglio non soltanto parlare dell'amore che ho per i miei gatti, ma anche dire che, secondo me, questi animali meravigliosi sanno amare incondizionatamente i loro padroni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                    UN AMORE INCONDIZIONATO
 
Ci sono persone che dicono che i gatti non provano sentimenti, che sono solo animali opportunisti, che si fanno coccolare non perché vogliono bene ai padroni, ma perché a loro piace essere al centro dell'attenzione. Onestamente,penso che chi dice queste cose non conosca i gatti; o, se lo fa, non li ama.
 
Ovviamente i mici sono tutti diversi. Come gli umani, anche loro hanno il proprio carattere ed è giusto che sia così; ma io sono fermamente convinta che gli animali, in generale, possano dare tantissimo. I cani, sicuramente, amano i padroni per sempre e infatti sono ritenuti i migliori amici dell'uomo. I gatti non saranno, forse, così fedeli, ma quando vogliono bene a qualcuno, lo fanno con tutti loro stessi e per sempre.
 
Bizet, il mio micio che purtroppo non c'è più da qualche  anno, adorava tutti noi ed era ben voluto anche nel quartiere. Lo sapeva benissimo e, infatti, spesso andava a farsi coccolare dai vicini. Veniva sul letto a svegliarmi, o chiamava me o i miei per farsi accarezzare. Giocava con noi, ci faceva gli agguati, ci mordeva e ci graffiava e noi cercavamo di liberarci dalla sua stretta. Mio papà, poi, con lui faceva delle vere e proprie lotte! Una volta mio fratello aveva la febbre alta e si era addormentato sul divano, stanchissimo. Bizet gli è andato vicino, l'ha leccato e ha cominciato a fare le fusa. Io sono stata molto male nell'unico anno in cui abbiamo vissuto insieme. La mia migliore amica era morta da poco, in fondo. Il mio gatto c'è sempre stato, per me. Piangeva con me, mi veniva a trovare sul letto e faceva di tutto perché io reagissi, anche solo un po'. Mi aiutava a trovare un motivo per cui alzarmi dal letto la mattina, o, quando non ci riuscivo perché ero troppo triste, veniva lì anche solo per farsi accarezzare. Come potevo resistere a tanta tenerezza? Non ce l'avrei mai fatta! Anche solo fargli una piccola carezza era importante, non soltanto perché con quel gesto io gli dimostravo che lo amavo, ma anche perché toccandolo avevo comunque una reazione e anche quando credevo di essere apatica, di non provare più niente, nemmeno il dolore, lui mi faceva capire che non era così. Sicuramente sentiva che soffrivo, altrimenti non mi sarebbe stato così vicino, ma cercava anche, con il suo linguaggio e con i propri gesti, di farmi capire che avevo tantissimo amore da dare.
 
Quando è morto, io e la mia famiglia abbiamo sofferto tantissimo. È stata una tragedia! A pensarci mi incazzo, perché Bizet non aveva ancora un anno e non è giusto che non ci sia più. Non è giusto! Non lo dimenticherò mai e lo amerò per sempre. Se non ci fosse stato lui ad aiutarmi, a starmi vicino senza giudicarmi, né dirmi cosa fare e cosa no, né costringermi a reagire troppo in fretta, non so se oggi sarei viva. Gli devo tantissimo! Gli sarò grata per sempre per avermi salvata. Con il suo immenso affetto, ha impedito che io cadessi in un baratro ancora più nero e dal quale non sarei più tornata.
 
Quando i miei nuovi gatti, Furia e Stella, sono entrati nella mia vita, è stato come rivedere un po' di luce dopo le tenebre. Anche loro danno a me e alla mia famiglia tantissimo amore, ma l'hanno fatto con tempi e modi differenti. Stella è sempre stata una gattina molto socievole. Ricordo che quel venerdì 15 novembre ho preso in braccio lei per prima. Furia era così terrorizzato che non voleva nemmeno uscire dal trasportino e, anzi, vi si nascondeva dentro. Se ne stava lì, in un angolino, immobile e mia mamma diceva che si guardava in giro spaventato. Io e mio fratello Filippo cercavamo di rassicurarlo con parole dolci, ma lui aveva troppa paura. Stella, invece, si è fatta subito prendere e già dopo pochi minuti si faceva accarezzare da tutti e quattro. Mia mamma, che era andata a prendere i mici con mio papà, mi ha detto che Furia era scappato e che i suoi padroni avevano dovuto prenderlo più volte prima di riuscire a calmarlo e a fare in modo che i miei lo mettessero nel trasportino. Stella, invece, è andata subito in braccio a mia mamma. Ora è una gattina un po' rompi scatole, ma quando vuole sa essere dolcissima. È in simbiosi con mia mamma. Si adorano a vicenda! La sera dormono insieme e la gatta segue mia madre ovunque. In questi giorni lei è in ospedale, purtroppo, ma si sta rimettendo. Stella piange, la sera e la notte, perché la cerca e non la trova. A volte miagola anche la mattina e lo fa con così tanta espressività che sembra stia parlando. Anche Bizet era un gatto molto espressivo, ancora più di lei. Con i suoi miagolii ci faceva sempre capire cosa voleva. È stato il gatto con il più ampio repertorio di miagolii che io abbia mai conosciuto.
 
Tornando a Furia e Stella, a differenza della sorellina lui ci ha messo di più ad ambientarsi, così come a fidarsi di noi. Mentre scrivo è qui che gironzola per la camera. Gli ho detto che sto scrivendo una storia su lui e Stella e ha miagolato. Sembrava molto contento di questa cosa!
Comunque, all'inizio Furia si nascondeva dappertutto, in ogni angolo che trovava, o anche sotto i tavoli o i mobili. Quando cercavamo di prenderlo ci graffiava e, anche se aveva poco meno di due mesi, i suoi artigli funzionavano benissimo! Io e i miei genitori eravamo preoccupati. Pensavamo che questa paura che aveva (di noi, dell'ambiente, di tutto) non gli sarebbe mai passata. Avremmo voluto aiutarlo, ma nulla sembrava funzionare. Cercavamo di avvicinarlo con il cibo, ma lui andava a mangiare solo quando voleva  e nel momento in cui noi eravamo molto lontani, per esempio in un'altra stanza. Gli lanciavamo dei giocattoli, come per esempio palline di carta stagnola, ma non sembrava interessato. Voleva stare solo ed esclusivamente con la sorellina. Se ogni tanto non la vedeva, si metteva addirittura a piangere! Lei gli stava spesso vicino ma, al contrario di lui, giocava anche per i fatti suoi. Quando stavano vicini erano meravigliosi. Dormivano tenendosi la zampina, come fanno i bambini piccoli quando si stringono la manina. Si addormentavano così, l'uno accanto all'altra, sul divano, o su una sedia, o, a volte, quando Furia si fidava, sulle mie gambe. I gatti dormono moltissimo, soprattutto da piccoli. Sono come i bambini: si stancano presto e hanno bisogno di dormire. Insomma, avevano due caratteri completamente diversi, li hanno ancora adesso, anche se Furia è migliorato moltissimo. Si sono sempre voluti molto bene e ancora adesso se lo dimostrano leccandosi a vicenda, dormendo insieme (anche se ora lo fanno meno spesso di prima) e soprattutto giocando. È bellissimo vederli fare la lotta. Si rincorrono, si mordono, si graffiano ma senza farsi male, perché sanno che stanno giocando e non combattendo per davvero.
 
Ora vorrei parlare del cambiamento che ha avuto Furia. È stata una cosa che né io, né i miei ci saremmo aspettati, ma è successa.
Era passato circa un mese da quando li avevamo presi e il gattino non accennava a migliorare. Come sempre aveva paura, non solo di noi ma anche degli sconosciuti e stava bene solo con sua sorella che, capendo sicuramente il suo timore, cercava di starli il più vicino possibile.
Uno dei primi giorni di dicembre, non ricordo esattamente quando, pareva uno come gli altri. Io dovevo andare all'università, cosa della quale non ero affatto felice. Mi piaceva quello che studiavo e lo adoro ancora adesso, ma da quando la mia migliore amica è morta e sono caduta in depressione ho vissuto l'università in modo diverso. Ero triste e mi sentivo un automa. Andavo a lezione in un posto, seguivo, poi mi spostavo di sede e cominciava un altro corso, mangiavo, facevo ancora lezioni e poi tornavo a casa. In tutta la giornata provavo solo un terribile, lancinante dolore. Solo quando rivedevo i miei gatti mi sentivo meglio. Era stato così con Bizet e lo era anche con Furia e Stella. Con il loro affetto riuscivano a farmi sentire tranquilla e, a volte,
serena.
Quella mattina mi sono preparata lo zaino con il computer e il cibo da portare via, mi sono vestita e sono scesa in salotto. La televisione era accesa, ma era tardi, mio fratello avrebbe dovuto già essere partito per andare a scuola. I miei erano al lavoro. All'inizio ho pensato che Filippo si fosse addormentato sul divano. Camminando, però, sono andata addosso a qualcosa, o meglio a qualcuno. Era Filippo, disteso sul pavimento, che respirava un po' a fatica. Ho iniziato a chiamarlo, una, due, tre, quattro, infinite volte, ma non si svegliava! Allora è stato panico! Ho capito subito che era svenuto, ma non sapevo come aiutarlo. Ho scritto un SMS a mio padre che diceva qualcosa come:
Filippo è svenuto. Per favore, vieni a casa presto!
Stavo proprio pensando di andare in cucina a prendere un po' d'acqua fresca per bagnargli il viso, quando mio fratello si è svegliato, confuso e spaventato. Ha detto che era caduto all'improvviso e che non ricordava come si fosse sentito prima che questo accadesse. I gattini, intanto, giravano per la stanza e piangevano. Capivano che qualcosa non andava. Ho detto a mio fratello di rimanere sdraiato sul tappeto, perché so che chi è appena svenuto non dovrebbe muoversi, ma lui ha preferito sdraiarsi sul divano e io l'ho aiutato a farlo. Ho riscritto a mio papà per dirgli che si era svegliato e poco dopo sono arrivati lui e mia mamma, che hanno chiamato il 118. Eravamo tutti in ansia, ma cercavamo di non darlo a vedere per non far agitare Filippo, che stava già abbastanza male. Io poi sono andata lo stesso all'università, anche se non avrei voluto. I miei, però, mi hanno detto di farlo e che mi avrebbero avvisata se avessero saputo qualcosa.
 
Filippo è rimasto in ospedale una settimana. Ha fatto vari esami e alla fine si è scoperto che era stremato e stressatissimo per la scuola e lo studio, quindi il suo corpo ha reagito così. Sono rimasta a casa spesso, in quei giorni, perché a volte erano i miei a dovermi accompagnare a lezione se ce l'avevo il pomeriggio e, dato che loro erano in ospedale, non potevano farlo. Mi facevo passare gli appunti dai miei compagni e avevo il meraviglioso sostegno delle mie amiche, in particolare di Eleonora, che è una delle persone più care che ho nella mia vita.
 
Durante quella settimana stavo praticamente sempre con i gatti. Studiavo, certo (o per meglio dire ci provavo), ma cercavo anche di passare più tempo possibile con loro. Davo ai mici l'acqua e il cibo e li coccolavo. Furia, vedendomi più tempo a casa e capendo che non gli volevo fare del male, ha cominciato ad avvicinarsi a me. Ogni tanto si faceva accarezzare, o mi chiamava per farmi capire che aveva finito l'acqua. All'inizio era ancora molto diffidente, ma dopo tre o quattro giorni si faceva toccare rimanendo abbastanza tranquillo. Parlavo ai miei di questa sua graduale trasformazione e loro, ovviamente, ne erano contentissimi. Penso che, forse, se mio fratello non fosse stato male, questo non sarebbe mai accaduto. A volte la vita non fa accadere cose brutte solo per far stare male le persone, ma anche per dare loro qualcosa in più.
 
Nei mesi successivi Furia si è sempre più affezionato a me. A volte lo mettevo sul mio letto e lui ci rimaneva, facendosi coccolare e dare tanti bacini! A volte si fermava in camera mia, la sera, e pian piano ha cominciato a dormire sul mio letto. Anche Stella lo faceva, in realtà, ma poi ha preferito andare da mia mamma. Furia, invece, da allora è quasi sempre rimasto con me. Dormiamo insieme praticamente ogni notte, anche se qualche volta lui va da mio fratello, che dorme in mansarda. Lentamente, molto lentamente, ha imparato a non avere paura di me e a volermi bene.
Ora mi segue sempre quando sono in casa. Rimane qui anche quando studio. Se non mi trova mi cerca miagolando e quando vado via piange sempre facendo i miagolii più tristi del mondo! Quando torno, però, è felicissimo. Si fa prendere in braccio solo da me e soltanto con me riesce ad essere pienamente tranquillo. Anche se sono passati quasi due anni da quando abbiamo preso lui e la sorella, Furia ha ancora paura dei miei genitori e di mio fratello. Si fa accarezzare di più, certo, ma spesso scappa ancora e, quando arriva qualcuno che non conosce, fugge di sopra e non scende finché questa persona non è andata via. Con me, invece, è completamente diverso! Mi adora, come io faccio con lui! A volte, addirittura, la sera si mette sulle scale e mi chiama per andare a letto. È pazzesco quel gatto, davvero!
 
Non credo ci sia bisogno di dirlo, ma voglio bene anche a Stella e amo entrambi allo stesso modo. Non  farei mai alcun tipo di preferenza per l'uno o per l'altra. La mia micina, però, mi dimostra il suo affetto in modo diverso. Lei ha con mia mamma un rapporto simile a quello che io ho con Furia, con la differenza che mentre il gatto è un coccolone e vorrebbe essere accarezzato a qualsiasi ora del giorno e della notte, lei si fa toccare anche da mia madre solo quando lo desidera. In questi giorni in cui lei non c'è, Stella si fa accarezzare più spesso da me e spero che questo ci aiuti a riavvicinarci.
 
Io credo che i gatti, in generale, siano degli animali fantastici. Sono bellissimi, dolci, riservati e indipendenti, ma allo stesso tempo sanno voler bene a chi li ama. Sano stare vicino, quando i loro padroni soffrono. Furia, per esempio, mi sta sempre accanto quando ho gli attacchi di panico o le crisi di pianto. Fa le fusa e non mi lascia un momento. Insomma, secondo me i mici sono incredibili! Il gatto è, da sempre, il mio animale preferito. Mi ci ritrovo anche caratterialmente, nel senso che anch'io sono spesso riservata, soprattutto con certe persone. Mi piace stare per i fatti miei, ma allo stesso tempo, in certi momenti, apprezzo anche la compagnia. Quand'ero piccola, volevo sempre giocare dicendo che ero un gatto. Penso che in una vita precedente io sia stata un micio! No, scherzo! Quello che voglio dire è che nella mia vita ho avuto sei gatti. Prima di Bizet ci sono stati My Lady (una bellissima micia persiana), Bianchetto I e Bianchetto II (lo so, non ho molta fantasia con i nomi). Di loro non ho parlato perché li ho avuti da piccola e, anche se li ricordo con affetto, essendo una bambina non potevo capire quanto in realtà loro per me fossero importanti. Lo sapevo, sì, ma li ritenevo più che altro animali da compagnia. Solo con Bizet ho cominciato a considerare il gatto parte della famiglia, un figlio e non solo un animale. Man mano che si cresce cambiano molte cose, i sentimenti maturano, così come i pensieri e quindi anche il modo in cui, diciamo, vedo questi animali è radicalmente cambiato.
 
Ringrazio Dio per avere due genitori amanti dei gatti e vorrei che i miei bambini, che spero un giorno di poter avere, volessero bene agli animali come gliene voglio io. Insegnerò loro a rispettarli e ad adorarli; e chissà, forse prenderò uno o due gatti anche a loro.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
sono una ragazza non vedente e nel mio paese c'è un servizio, offerto dal comune, con il quale alcuni volontari accompagnano le persone in difficoltà, disabili o anziane, in ospedale, o in stazione, o a fare la spesa ecc. Ho usufruito di questo servizio per tre anni e mi sono sempre trovata benissimo. Credo che sia molto importante che le persone che hanno certi problemi o particolari esigenze vengano aiutate in questo modo.
 
 
Riporto alcune citazioni che ho trovato su internet e che, credo, calzino abbastanza bene con il mio racconto:
 
Un gatto non vuole che tutto il mondo lo ami, solo quelli che lui ha scelto di amare.
(Helen Thompson)
 
 
 
Chi potrebbe pensare che non ci sia un’anima dietro quegli occhi lucenti?
(T. Gautier)
 
 
 
Se sei degno del suo amore, un gatto sarà tuo amico, ma mai il tuo schiavo.
(T. Gautier)
   
 
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