Libri > Leggende Arturiane
Segui la storia  |       
Autore: fragolalidia    26/06/2017    0 recensioni
Nel regno di Camelot c’erano numerosi cavalieri valorosi e, incredibile ma vero, per esserlo non era necessario avere un nobile lignaggio: bastava il cuore al posto giusto, gambe leste e mani capaci.
E il Piccolo Tor, figlio di Ars delle Terre Senza Re, questo lo sapeva bene: se lo faceva raccontare da sua madre ogni sera prima di addormentarsi e ogni mattina appena sveglio, mentre beveva il suo bicchiere di latte di capra.
(Storia legata a "Simbolo Vuoto", ma di cui non è indispensabile la conoscenza.)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Artù, Mordred, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Il cuore dietro l'ideale'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ser Tor non aveva ben compreso cosa stesse succedendo fino a quando non assistette al Gran Consiglio. Forsanche perché lui stesso, ora, ne faceva parte.
Il Gran Consiglio era la riunione più solenne a cui un cavaliere di Camelot poteva partecipare.
I più grandi guerrieri del regno sedevano al centro della sala, attorno a una grande tavola rotonda, grande abbastanza per ospitarne una sessantina.
Ser Tor si guardò attorno. I grandi Cavalieri stavano arrivando da giorni e stavano divenendo così tanti che non poté che chiedersi quanti erano in realtà.
Il re salutò tutti con un sorriso magnanimo e carico di affetto.
Ser Gawain gli fece segno di seguirlo, prima di entrare in una stanza laterale.
Il giovane cavaliere lo seguì con calma, assieme a Agravaine, Yvain e Carradoc.
<< Allora. >> disse Gawain una volta chiusa la porta alle loro spalle << Non avete mai partecipato al Gran Consiglio, prima d’ora quindi vediamo di chiarire un paio di cose. Non tutti hanno il diritto di voto, ma tutti hanno quello di parola. Tra gli aventi diritto di voto non tutti si siedono al tavolo e ci sono delle regole per avere questo privilegio. Il primo è essere un Signore con dei Vassalli e che è Vassallo solo del nostro re, poi ci sono i rappresentanti di questi sovrani che, qualora il re non è potuto venire, prendono il uso posto. Poi ci sono i cavalieri di vecchio corso e che appartengono alla cerchia più vicina al re, come me o Ser Agloval - Agr, sta zitto – oppure Cador che è il parente del Re e che appena divenuto cavaliere è divenuto degno della sua massima fiducia, anche se ha pochi anni in più di voi… Poi ci sono… Agr, fai metà delle cose che ha fatto Cador e allora meriterai di essere lì. Dicevo? Ah, sì, poi ci sono i grandi guerrieri, come Bendivere o Ser Lucano. E… quelli che hanno superato in bravura – soprattutto morale – gli altri cavalieri, distinguendosi sopra ogni altra cosa. Quest’ultimo è dato dal fatto che il re vuole che ci si impegni al massimo per gli ideali di Camelot, se volete saperlo. >>
<< Ok, ma… perché siamo qui? >>
<< Perché non voglio né che vi sorprendiate, né che ci rimaniate male. Il re chiamerà i cavalieri che siederanno alla tavola. Io sono a pieno titolo nominato per ovvi motivi e, sì, Agravaine, nostro padre è appena tornato a casa e non verrà: tu rappresenterai le Orcadi. >>
Ser Tor vide Agravaine trattenere il respiro per un momento.
<< Ser Carradoc, stamattina all’alba è arrivato vostro padre, quindi non dovrete sostituirlo. Spero non vi dispiaccia. >>
<< Affatto! >> rispose lui sicuramente entusiasta di poter rivedere il genitore.
<< Ser Tor, >> disse poi Ser Gawain volgendo lo sguardo verso il suo giovane commilitone << voi rappresenterete le Terre Senza Re, vostra sorella ha mandato un dispaccio al re che vi nomina come tale. >>
<< Io… >>
<< Se avete delle rimostranze, mandatele un dispaccio. Vedete, voi due, di non creare imbarazzo ai vostri regni: >> disse tornando a guardare il fratello con gli occhi fiammeggianti << mi preoccuperò personalmente di informare delle vostre azioni ai vostri sovrani durante questa assemblea. >>
Detto questo, Ser Gawain uscì, lasciandoli soli.
In silenzio, i suoi due compagni che non si sarebbero seduti al tavolo gli misero una mano sulla spalla.
Ser Tor guardò solo di sfuggita Ser Agravaine e in quel momento, avrebbe potuto giurarlo sulla sua spada e la corona di sua sorella, gli era sembrato un uomo diverso.
Ser Yvain aprì la porta e i quattro giovani cavalieri entrarono.
Il re e altri cavalieri erano in piedi nel salone e discutevano amabilmente come dei fratelli di latte. Poi il re salì i pochi gradini che rialzavano la grande tavola rotonda e con un gesto della mano zittì l’intera sala.
<< Amici miei! Vi ho convocato per un motivo estremamente importante. Sono notizie gravi che mi impongono di chiedere il vostro consiglio, il vostro sostegno ed il vostro voto. >>
Il re girò attorno all’immenso tavolo circolare toccandone il bordo con la mano, arrivando al posto diametralmente opposto all’entrata principale del salone. Il re ne prese la possente sedia tra le mani quasi con bramosia prima di lasciarla andare, spostandosi in quella affianco. Alzò lo sguardo.
<< Ser Gawain, di Lothian! Vieni vecchio mio. >> disse il re con un sorriso allungando la mano verso di lui.
Il cavaliere sorrise e andò verso di lui a passo svelto, tendendo la mano a sua volta.
<< Ser Mark di Cornovaglia! >>
Un uomo dall’aria triste si avvicinò e si inchinò al re che rispose con una pacca sulla spalla.
<< Ser Urien di Rheged! >> con un salto un uomo dalla folta capigliatura bionda si avvicinò e salutò il re con un inchino.
Il re disse qualcosa indicando qualcuno nella folla e i due risero.
<< Ser Tor delle Terre Senza Re! >>
Ser Tor sussultò un momento, ma si mosse con decisione verso il suo sovrano. Quando gli arrivò vicino, il re gli mise una mano sulla spalla.
<< Coraggio ragazzo. Andrà tutto bene. >> gli disse con un sorriso paterno.
<< Ser Safir! >>
Al fianco di Ser Tor si avvicinò un uomo che lo fece rimanere letteralmente a bocca aperta. Dalla pelle scura e grandi occhi neri, Ser Safir non era nativo di queste parti. Anche la sua tunica era diversa dalle solite vesti di cavaliere, risultando più morbide e sgargianti. Per un momento, Ser Tor pensò che a sua sorella starebbe stato bene. Notando che lo stava fissando, Ser Safir gli fece l’occhiolino. Lui non poté non sorridere.
<< Ser Bendivere, di Gwynllwg! Vecchio mio, vieni a cuccia qui! >> disse con una risata cercando con gli occhi l’anziano guerriero che, agile come un fanciullo, raggiunse il suo sovrano.
<< Sei stato appena nominato cavaliere? >> gli disse con un sussurro Ser Urien.
Lui si girò a guardarlo.
<< Sì, signore. >>
<< E cosa hai fatto per meritarti questo posto? >> chiese con sincero interesse.
<< Ser Urien… non importunare il ragazzo. >> disse con un leggero rimproverò Ser Mark.
<< Avrà fatto sicuramente qualcosa di degno. Ciò dovrebbe bastarti. >> rispose il cavaliere chiamato Safir.
<< Rappresento le Terre Senza Re. Non c’è cosa più degna. >> disse Ser Tir cercando di rimanere calmo.
<< Ah… >> disse Ser Urien con un sorriso << Sono passato per quelle terre! Ora avete una Regina! Quella bagascia di Ars l’ha fatta proprio bene! Bella e capace! Ha migliorato gli affari di tutta la regione! >>
Il re rise così forte da far girare verso di loro molti cavalieri. Solo il re e pochi altri erano rimasti imperterriti a seguire la cerimonia.
Ser Tor decise di sorridere e tornare ad ascoltare il re che, passo dopo passo, tornava nella posizione iniziale.
<< In ultimo ma non per ultimo, >> disse il re con un lieve inchino << Ser Artù Pendragon di Camelot. E a voi signori che non vi ho chiamato, vi chiedo scusa. Siete cari al mio cuore e alla Tavola Rotonda quanto quelli che qui siedono e la vostra opinione è molto importante. >>
Il Re fece un cenno con la mano e, uno dopo l’altro, entrarono dei valletti dalle porte laterali che cominciarono pian piano a disporre in fila delle comode sedie, facendo uno ad uno sedere le decine di cavalieri che aspettavano in piedi.
Solo quando tutti furono seduti, il re si sedette a sua volta.
<< Vi ho mandato a chiamare perché in questi giorni ho ricevuto notizie dalle terre che un tempo furono di Re Ban, sovrano del Benwick, fratello di Re Bors, alleato di Camelot da ormai fino a una decina d’anni fa e con cui avevamo stretti legami di amicizia oltre che di commercio. >>
Molti scossero la testa.
<< Per chi di voi non lo sapesse, >> disse il re guardandosi attorno << il nostro compianto amico fu ucciso in battaglia da Claudas di Bourges, costringendo la famiglia alla fuga dal fratello, re Bors, che è stato sconfitto due anni dopo. Ora le loro famiglie sono da Lady Nimue, Signora della terra dei laghi e crescono forti e fieri, a quanto mi dicono. >>
Artù si alzò in silenzio, voltando la testa verso una nicchia laterale.
Ser Tor seguì lo sguardo del sovrano, intravedendo la silenziosa figura del figlio del re.
<< Fonti sicure dicono che Ser Claudas vuole invadere la nostra Grande Isola. >> disse in fine secco.
Fu allora che Ser Gawain alzò la mano.
<< Ser Gawain? >>
Il cavaliere si alzò e chiese con voce tonante:
<< Dichiarazioni di guerra? >>
<< No, non ancora, ma stanno radunando molti uomini sulla costa e la loro flotta è stata raddoppiata. >>
<< E sappiamo bene che re Claudas non è uno che si preoccupa delle dichiarazioni di guerra. Invade e basta. >> commentò un altro cavaliere alzandosi, agitando le braccia nervoso. << Io c’ero quando ha assaltato il regno del vecchio Bors, eravamo amici. Ci ho perso tre dita e un figlio e non è servito a niente. Claudas è un male da estirpare alla radice. >>
Un altro cavaliere, tra la folla, alzò a sua volta la mano.
<< Sì, Ser Damas? >>
<< E noi? La nostra flotta come è messa? >>
Il re fece per rispondere, ma guardò Ser Safir che si alzò a sua volta.
<< Non molto attrezzata, a onor del vero. Siamo rimasti fermi a cinque anni fa. Abbiamo una decina di Triere e le due Drakkar che la Regina Morgana ha regalato al Re quando è nato il principe Mordred. Le altre sono tutte navi commerciali: sono attrezzate per la difesa, ma non sono molto pericolose. >>
<< E i re della Costa? Loro non hanno altre navi? >>
Ser Mark alzò la mano e si alzò mestamente quando il re gli diede il permesso di parlare.
<< Non ho navi da guerra da ormai sette anni. I mari tra la Cornovaglia e l’Irlanda sono sotto il controllo di re Gormond e il rattato di pace che noi delle terre dell’Ovest abbiamo stipulato con ui ci permette di pescare, ma non combattere nei nostri mari. >>
Ser Agravaine alzò la mano a sua volta.
<< Noi delle Orcadi, >> disse una volta che il re gli diede il consenso << non abbiamo un vero e proprio porto. Non ci sono gli spazi per navi da guerra e di questo si può dire di quasi tutta la Scozia. >>
Ser Tor non poté non invidiare la calma con cui parlò il figlio delle Orcadi. Sembrava nato per affrontare le platee.
Un altro uomo, grande e grosso, si alzò dopo aver chiesto il permesso di parlare. Ser Tor poteva vedere i fili bianchi schiarirgli la barba rossa.
<< Come sapete che siamo davvero noi ad essere nelle sue mire, Sire? >>
<< Una persona che gode della mia piena fiducia era alla corte del re e… >>
<< E chi sarebbe? >> lo interruppe l’anziano guerriero.
<< Io. >> disse alzandosi un cavaliere dalla pelle scura e le vesti sgargianti come Ser Safir.
Ser Tor poté vedere che negli occhi di molti dei suoi commilitoni l’ombra del dubbio scomparve.
<< Non so i dettagli, ma ho avuto conferma che vogliono partire per Camelot e tentare un’invasione. Hanno visto le perle del Nord e pensano che le Orcadi non siano così lontane. >>
<< Scherzate? >>
<< Purtroppo no. Questo e l’astio per l’ultimo confronto con il nostro esercito sovrano che gli ha impedito di prendere i figli di Ban e Bors, pace all’anima di quei saltimbanchi, che lo ha battuto in duello, ma lo ha disonorato risparmiandolo. >>
Molti cavalieri scossero la testa, prima che uno di loro, nell’angolo opposto della stanza chiese la parola.
<< Quando è prevista? >>
<< Pochi mesi, temo. >> rispose con aria pensosa il Re.
In brusio si alzò dalla folla fino a quando il re non lasciò la parola a un cavaliere della tavola rotonda.
<< Maestà, posso chiedere quali sono le opportunità? >>
Il re tacque un momento prima di guardare tutti i suoi compagni d’arme.
<< Con la premessa che temo che la guerra sia inevitabile, possiamo provare con delle ambasciate, ma… Ser Balan ha ragione: re Claudas non è un uomo da ambasciate. Vi ricordo che quando gli abbiamo chiesto di lasciare figli di Bors da Lady Nime, prima di prenderceli con la forza, questi ha ucciso e tagliato la lingua al nostro ambasciatore, rimandandocelo con una risposa poco… cavalleresca. Non ascolta e non rispetta le leggi della cavalleria, non come la intendiamo noi. >>
Il re sembrava sinceramente infastidito dalla stessa esistenza di un uomo del genere. Lui aveva consacrato la sua vita a quelle leggi e, per quanto potesse comprendere che non tutti le seguivano, non poteva accettare che venissero ignorate così palesemente.
<< Non ha alcuna legge se non la sua. E la sua è fatta di sangue e crudeltà. >> sibilò ancora Ser Balan toccandosi la mano destra, probabilmente quella organa delle dita.
<< Ci sono due strade da percorrere. La prima è armarci e partire prima di lui e, in quel caso, riprenderci dunque le terre di Ban e Bors per restituirle ai legittimi eredi. La strategia che abbiamo ideato è buona: non guarda l’attrezzatura navale, ma piuttosto avvicinarci pian piano nelle terre del Benwick dove ancora in molti sono fedeli alla vecchia casa reale e avremo ospitalità e assaltare dall’interno una volta entrati nella capitale che poi useremo come avamposto, con le nostre navi che, in caso di assedio, potrebbero fornirci il vitto necessario alla sopravvivenza. >>
Ser Tor si sentì sussultare. Un assalto e un assedio, dove strategia e anonimato erano importanti quanto la forza bruta e la resistenza fisica. Quello sì che avrebbe dimostrato il valore di un cavaliere!
<< E l’altra è armarci ed aspettare, magari mandare dei sabotatori per rallentare o indebolire l’arsenale di re Claudas. Organizzare le navi da guerra, magari chiedendo aiuto a Morgana che ha soldati di marina più esperti di quanto noi non saremo mai, e prepararci soprattutto alla battaglia su terra. >>
Un cavaliere seduto alla grande tavola si alzò.
<< State dicendo che dobbiamo aspettarci che Londinium e le sue terre siano un terreno di battaglia? >> chiese esterrefatto, con tutto il suo possente corpo appoggiato al tavolo tramite dei grossi pugni ben serrati.
<< Non solo Londinium. >> rispose placido il re per nulla intimorito << Ci prepareremo a combattere per tutte le terre del sud. Saremo divisi in guarnigioni da Garrianonum a ovest fino a Isca Dumnoniorum ad Est. Le città di Verulamium, Venta Belgarum, Noviomagus Regnorum, Lindinis, Isca Dumnoniorum, Durovernum Cantiacorum, Durolitum, Durolipons, Durnovaria, Dubris, Caeseromagus, e Calleva Atrebatum dovranno essere pronte ad accoglierci. Bisognerà preparare granai e magazzini, mettere al sicuro più gente possibile. Non sappiamo dove vogliono attaccare. Di certo, siamo sicuri che Londinium è una delle mete più ambite, visto lo stango della regione e il suo status di porta del Tamĕsis. Tutte le Province di Camelot dovranno preoccuparsi di dare almeno un decimo deli loro raccolti a disposizione delle città assediate. Il vantaggio di questa scelta è che combatteremo nella nostra terra. Nessuno la conosce meglio di noi ed è fedele a Camelot più di quanto terre del Benwick non saranno mai a re Claudas. Londinium, comunque, con ogni probabilità sarà la nostra base per le navi, essendo comunque già lì la nostra prima flotta e i suoi operai sono già abituati a quel cantiere. >>
<< E se vinciamo? In questo caso cosa succede? >> disse allora alzandosi un vecchio cavaliere seduto al tavolo.
Ser Tor non potò non ammirarne la splendida pelliccia di Cervo che usava come mantello. Era così grande che persino un gigante come re Loth si sarebbe potuto coprire senza problemi.
<< Avremo la possibilità di negoziare ancora per i figli dei nostri vecchi amici, prendendo almeno parte del loro patrimonio, sicuramente li costringeremo a diminuire il dazio sulle merci e ci impossesseremo del loro tratto di mare, oltre che delle loro navi. >>
<< E se perdiamo? >> chiese Ser Kay seduto alla sinistra del re.
Il re lo guardò sorpreso.  Ser Tor notò che tutti erano sorpresi di quella domanda.
<< Non perderemo. Allungheremo i tempi della guerra, tutto qui. >> rispose fermamente il re. << Il popolo dovrà stringere la cinghia, ma alla fine Camelot vincerà. >>
<< E se veniamo sconfitti a Benwick? Se tu verrai sconfitto a Benwick? >>
Il re scrollò le spalle con noncuranza.
<< Camelot avrà un nuovo re e voi mi vendicherete. Morgana mi vendicherà. Sarò ben vendicato da tutti coloro che provano un po’ di affetto per me, come del resto succederà se cadrà ognuno di voi. >>
Lo sguardo di Ser Tor andò dritto verso Mordred che, pallido in volto, abbassò lo sguardo e si allontanò. Per un momento, Ser Tor si sentì dispiaciuto per il principe Mordred. Troppo piccolo per diventare cavaliere, non sarebbe potuto partire per combattere al fianco del re suo padre.
<< Hai fatto i conti di quanto verranno a costarci? >>
<< No. >>
<< Quanti cavalieri ha Claudas? >>
<< Un centinaio. >> rispose Ser Safir.
<< Quanti Arieti? >>
<< Credo un paio. >>
<< Baliste? >>
<< Una cinquantina come minimo. >>
Un brusio si alzò tra i presenti.
<< Catapulte? >>
<< Cinque. Forse sei. Non di più. Forse un Trabucco, o una Petriera, ma non ne ho la certezza. >>
<< Elepoli? >>
<< Sospetto ne abbiano almeno uno. >>
<< Bene. Noi abbiamo duecento Baliste e spossiamo costruirne almeno un altro centinaio nei prossimi due mesi. Di Elepoli non ne abbiamo neanche uno e così come non abbiamo Catapulte e roba simile. Per lo meno, non ne abbiamo più di utilizzabili da almeno… quanti? Tredici anni? La nostra flotta è da raddoppiare con o senza l’aiuto della Regina Morgana. O qualcuno di voi ha ancora delle armi da assedio pronte all’uso? Ditelo subito e non ci saranno conseguenze. >>
Ser Tor si guardò attorno. Molti i cavalieri scuotevano la testa. I più anziani sembravano quasi intimoriti dalla velata minaccia del Siniscalco reale, solo un paio rimasero impassibili. Ser Agravain e l’uomo con la pelliccia di renna si scambiarono un tacito sguardo carico di sospetto reciproco.
<< Quindi dobbiamo costruirne di nuovi. >>
<< Non possiamo rendere funzionanti quelli che già abbiamo? >> chiese allora Gawain.
<< Qui a Camelot abbiamo consumato del tutto quella legna ormai piena di tarli durante l’inverno di sei anni fa. Credo sinceramente che, se sono stati furbi, in quell’anno infernale tutte le nostre genti ne hanno usato più di un pezzo. E anche se non lo avessero fatto, ormai sono marciti. >>
<< E quanto tempo ci vuole? >>
<< Non saprei. Devo chiedere al carpentiere e al fabbro reale. Dovremmo comunque considerare di crearne i pezzi e poi trasportarli e montarli. Serviranno quindi delle navi per quel genere di trasporto: è impossibile pensare di farne la costruzione mentre Claudas e si suoi uomini ci assediano a Benwick. Ma sono indispensabili: perché vincere Benwick imporrà sicuramente seguire la ritirata di Claudas e impedire un suo ritorno in tempi brevi che vanifichi la perdita ingente che subiremmo. Di catapulte pure, noi non ne abbiamo neanche l’ombra e dovremmo procurarcene alla svelta. La pace ha portato bene agli affari del commercio, molto meno al commercio. >>
<< Io ho ancora delle catapulte. >> disse il cavaliere con il mantello di renna mentre Agravaine muoveva il mento in un segno di stizza consapevole << Sono rimaste dopo l’ultima guerra con quelli di Lothian. Sono ancora ferme nell’arsenale delle mie terre. Pensavo di usarle come dote per una delle mie figlie. >>
<< Oh, e bravo il nostro Leodegance. Lungimirante e avaro come sempre. E quante figlie hai? >> chiese un cavaliere al suo fianco.
<< Quattro, scemo di un gallese, ma non ho intenzione di far accasare uno dei tuoi marmocchi puerili nel letto di una delle mie splendide figlie. >>
<< Sicuro? So che le scozzesi hanno il fuoco nelle vene tanto quanto freddo nelle loro terre. Un gallese potrebbe aiutarle a trovare un po’ di pace. Anzi, è stato confermato che… >>
Il re alzò la mano e fece morire sul nascere il battibecco tra i due anziani guerrieri.
<< Molto arsenale potremmo rubarlo a Claudas quando batte in ritirata. >> commentò il re di Camelot.
<< Perché tu lasceresti alla mercé del tuo nemico delle catapulte utilizzabili, immagino. >> lo zittì il siniscalco di Camelot. << Poi ci dobbiamo comunque procurare della materia prima per la difesa. Dall’olio alla pece. Abbiamo delle cartine delle nostre città e delle vie sotterranee? Intendo quelle aggiornate, non la robaccia che abbiamo qui a Camelot. >>
<< Possiamo fare in modo che ci siano nel giro di un mese. >> disse un cavaliere seduto in prima fila.
<< E ci servirebbe qualcosa sulle terre del Benwick, ma se si vuole attaccare prima che Claudas attacchi noi, non avremo di certo il tempo di una ricognizione. Al castello poi, i fedeli del nuovo regno faranno in modo di eliminare ogni aiuto che potrebbe esserci possibile prima di una definitiva sconfitta. E lo dico come Siniscalco. Io non lascerò mai nessuna carta su Camelot a disposizione di un mio nemico. Dovessi darmi fuoco assieme a quegli inutili fogli! >>
Molti cavalieri concordarono con il Siniscalco.
Uno dei cavalieri si alzò dal centro della sala.
<< Il commercio? Intanto come faremo a commerciare? >>
<< Apriremo un varco ad ovest e manderò io stesso una missiva al re d’Irlanda per chiedergli il consenso di usare la sua tratta, magari anche di usare la sua bandiera. >> disse il sovrano << Pagheremo un dazio, ma non è da considerare come qualcosa di duraturo e, visto loro flotta, re Claudas sa che è meglio non farseli nemici. >>
<< Non potremmo chiedergli aiuto? >> chiese allora Agravaine alzandosi. << Il re d’Irlanda è un uomo pratico, potremmo convincerlo ad attaccare le navi di Claudas. Non sarebbero né i primi, né gli ultimi atti di pirateria della loro flotta. >>
<< No. >> disse allora alzandosi Ser Mark con gli occhi fiammeggianti << Gormond è sanguinoso come Claudas se non di più. Dobbiamo ancora pagare il tributo di guerra che lascia la Cornovaglia priva di quasi ogni sussistenza. Assalirebbe indiscriminatamente le navi di chiunque e intanto prenderebbe le misure per assaltare le nostre coste a sud. >>
<< Concordo con Ser Mark. Con re Gormond è meglio non avere a che fare. Non più del necessario. Affrontiamo un vicino alla volta. >> disse Ser Bendivere.
<< Anche chiedergli la possibilità di usare quelle acque per le tratte commerciali è pericoloso. >> continuò Ser Mark << Non è stupido e capirebbe che, con i nostri uomini che combattono dall’altra parte del Regno, le nostre terre sono libere di essere saccheggiate. Ho un solo nipote, non voglio perdere anche lui. >>
Qualcuno urlò conferme all’interno delle file dei presenti.
La seduta continuò per tutta la giornata, fino a quando la moglie di Ser Kay non entrò per avvisare che il banchetto per la cena era pronto.
Ser Tor mangiò poco e andò a fare il suo turno di ronda.
Era una serata calda, rispetto alle precedenti. L’equinozio di primavera era ormai vicino.
Delle urla attirarono la sua attenzione. Guardò in basso. Ser Kay e Ser Gawain discutevano animatamente, seguiti da Mordred che, viste le dinamiche, sembrava parteggiare per il fratello adottivo del re.
<< Giuro su Dio, Gawain, >> urlò infine congedandosi il siniscalco reale << Che preferisco un re storpio con entrambe le gambe inutilizzabili, piuttosto che Camelot in disgrazia. E lo farò, sai che lo farò. >>
Gawain fece per replicare avvicinandosi, ma Mordred si mise in mezzo e disse qualcosa con la sua solita calma placida. Solo allora Gawain perse ogni forza combattiva.
Si stava ancora chiedendo quale fosse il motivo di tanta rabbia quando sentì dei passi felpati dietro di se.
<< Agravaine? Siete voi? >> chiese voltandosi.
Il figlio di Re Loth uscì dall’ombra con un sorriso e una coppa di vino per l’amico. Ser Tor accettò con un sorriso.
<< Pronto per la votazione? >>
<< No. Ovviamente. Sto sinceramente pensando di mandare una missiva di protesta a mia sorella. >>
Ser Agravaine sorrise all’idea.
<< Se volete gliela porto io. >>
<< Mai. >>
<< Che guardavi di bello? >>
<< Ser Kay e Ser Gawain che litigavano. >>
<< Ah, sì. >> disse lui placidamente. << Se si sceglie per l’assedio Gawain vuole andare assieme al re in prima fila, ma Ser Kay lo vuole a Camelot. Non può fermare il nostro sovrano, ma mio fratello sì. >>
<< Scherzi? E perché? Lui è uno dei migliori cavalieri di Camelot. >>
<< Sì, ma è anche l’erede legittimo. >> disse lui con noncuranza. << Se succede qualcosa al re, è Gawain che diventerà il sovrano di Camelot. Non che Camelot ci possa fare un affare: mio fratello è del tutto inadatto a regnare su una latrina, figuriamoci sull’intera Isola. >>
<< Ma Mordred… >>
<< Mordred è il figlio illegittimo del re e, soprattutto, è il figlio della regina di Avalon, sono in molti che tradirebbero Camelot, piuttosto che inchinarsi davanti a lui. Non lo considerano un essere umano, quanto un mezzo demone. Mordred stesso si dice disinteressato alle sorti del Regno dopo suo la dipartita padre e che tornerà nelle terre materne quando il nostro sovrano morirà. In fondo lo capisco: per quale motivo dovrebbe rimanere in un posto dove non è bene accetto? >>
Ser Tor non rispose, sorseggiando in silenzio il vino che il commilitone gli aveva portato.
<< Sai già cosa voterai? >>
<< Sì. Non è difficile per me. So cosa farebbe mio padre. Lo ha fatto capire andandosene. Tu? >>
<< Non lo so. Credo di sì. Spero di non sbagliare. >>
<< Non c’è una risposta sbagliata. Ci vuole una maggioranza abbondante perché venga approvata l’una o l’altra scelta. Siamo più di un centinaio a doverci esprimere. >>
<< Quando voteremo? >>
<< Sette giorni. Ser Kay deve informarsi sui costi e i tempi, noi dobbiamo consultare con i nostri cavalieri e… l’hai fatto? >>
<< Ci sono solo io come cavaliere delle terre di mia sorella. >>
<< Ah. E hai qualcuno con cui parlarne? >>
Ser Tor asserì con la testa. Sapeva a chi chiedere un’opinione. Ser Yvain e Ser Carradoc in primis. Le loro speranze e i loro timori erano i suoi e si sarebbe potuto confrontare con qualcuno che sapeva non lo avrebbe usato. Poi, Ser Tor lo sapeva, avrebbe chiesto l’opinione di qualcuno che era esterno alla cerchia dei Cavalieri di Camelot, ma comunque né era uno dei più degni.
<< Quando ci si consulta con gli altri cavalieri? >>
<< La mattina. Il pomeriggio si discuterà in consiglio. E così per tutti i giorni del consiglio. >>
<< Tu sai già cosa ti diranno i tuoi cavalieri? >>
<< Sì: fa quello che farebbe tuo padre stupido mentecatto. >> disse Ser Agravaine con una smorfia divertita << È quello che ha detto mio cugino mentre andavamo a cena. Qualunque cosa scelga, la riferiranno al vecchio gigante e se la sbaglio manderà una lettera che mi allontana dalla possibilità di votare per lui in eterno. >>
<< Scherzi? >>
<< No. Forse dovrei votare sbagliato, giusto per farlo imprecare e dannare la notte in cui mi ha concepito con mia madre. >> disse Agravaine con un sorriso divertito, alzando la testa verso il cielo.
Ser Tor notò uno strano velo nello sguardo del compagno, ma decise di non indagare.
Se c’era una cosa che aveva capito, era non indagare troppo sulla famiglia delle Orcadi, soprattutto se c’era di mezzo Agravaine. Tanto vanesio e caro, quanto vendicativo.
 
***
 
Era l’alba quando Ser Tor si alzò e, uscito dalle sue stanze, si diresse verso il campo per gli allenamenti del castello. Là, lo sapeva, Mordred si stava allenando.
Ser Tor lo trovò infatti con arco e frecce in mano intento ad allenarsi nell’antica arte dei boschi.
Consapevole della sua presenza, Mordred si voltò verso di lui, sorridendogli.
Ser Tor si avvicinò dunque senza esitare.
<< Posso allenarmi con voi? >> chiese.
Mordred accettò con un sorriso sincero.
Fu solo dopo qualche tiro, seguito da consigli pratici del figlio del re, che Ser Tor cominciò a parlare.
<< Vi ho visto andare via durante la riunione di ieri. >> disse prendendo la mira.
<< È vero. Ricordate di calcolare la distanza e l’aria, Ser Tor. >>
Ser Tor lanciò la freccia che cadde rovinosamente lontano dal tronco a cui mirava. Passò l’arco all’altro.
<< Cosa pensate della questione? >>
<< La guerra, dite? >>
<< Sì. >>
<< Sarà inevitabile. >>
<< Voi cosa fareste? Aspettereste o andreste a prendere le terre del Benwick? >>
Mordred si voltò a guardarlo.
<< Volete sapere la mia opinione? >>
<< Sì. >>
<< Perché? >>
<< Vi stimo. >>
Mordred sembrò non credergli e scoccò la freccia. Nonostante il suo turbamento, colpì appieno il tronco degli allenamenti.
<< Conoscete meglio di me la situazione del regno. >> continuò Ser Tor prendendo una freccia e l’arco al suo interlocutore << Sapete lo stato delle finanze e della giustizia. Siete cresciuto in mezzo a queste cose e sono sicuro che sapete di strategie e tattiche militari più di molti altri cavalier, sicuramente più di quanto le conosca io. Ho ascoltato i punti di vista di Ser Yvain e Ser Carradoc e non credo che Ser Agravaine mi possa davvero essere d’aiuto così concentrato a pensare a cosa farebbe suo padre, ma voi sì. Io non conosco tutto quello che conoscete voi, Mordred, ma conosco voi. So che non mi consiglierete per il tornaconto di nessuno se non quello del regno. >>
Mordred trattenne il respiro e Ser Tor comprese di averlo fatto imbarazzare. Il figlio del re abbassò lo sguardo e rimase in silenzio per molto tempo, prima di parlare.
<< Nessuna delle due scelte è scevra da rischi per Camelot. >> disse infine << Un assalto a Benwick poterà una guerra che, se non vinta subito, non solo ci vedrebbe come aggressori, ma anche come possibili vittime di una rappresaglia pericolosa. Re Claudas ha un vasto numero di terre da cui attingere risorse e, forte dell’essere la vittima, potrebbe richiamare anche i regni franchi confinanti al suo in una lega contro di noi. Se poi non la vinciamo e riescono a riprenderei quelle terre, tutti i cavalieri che saranno presenti verranno sicuramente trucidati. Il trasporto degli stessi viveri sarà pericoloso. >>
Mordred scoccò la sua freccia e passò l’arma a Ser Tor.
<< Aspettare l’attacco ci permetterà di armarci, ma essere il campo di battaglia condurrà molte terre alla rovina. Rischiamo pestilenze, carestie e, soprattutto, di ritrovarci la morte in casa. Giocando su un territorio più vasto, è più difficile sapere da dove ci attaccheranno e la popolazione rimarrebbe vittima delle smanie dei conquistatori. Anche questa possibilità è difficile da accettare perché se si protrae a lungo, rischia di mettere in ginocchio l’intero regno. >>
<< E vostra madre? Verrà al nostro fianco? >>
<< No. Durante l’ultima sua visita è rimasta incinta e non si muoverà da Avalon. Mio padre deve solo pregare che sia una femmina o tra i suoi nemici ci sarà lei. >>
A quell’idea, Ser Tor sorrise. Allora anche il principe illegittimo sapeva fare battute. Strane e contorte, ma divertenti se si sapeva come prenderle.
Fu allora che ricordò.
<< Mordred? Tra poco sarà il vostro compleanno, vero? >>
Lui lo guardò per un lungo istante.
<< Io sono nato a Beltane. Ci vogliono ancora più di due mesi. >>
<< Avresti l’età minima per poter diventare cavaliere. >>
<< Probabilmente sarete già partiti e comunque mio padre non mi farebbe mai cavaliere prima di una guerra, piuttosto accelererà i preparativi. Lo farà al suo ritorno. >> disse dopo un momento di silenzio, prima di tornare a guardarlo << Nella migliore delle ipotesi, Se Tor, ci saranno due guerre. Almeno due anni di battaglie, se non di più. Se riuscirete in poco tempo a cacciare re Claudas, questo si preoccuperà di vendicarsi. Solo allora potrete davvero sconfiggerlo. >>
<< Potremo, vorrai dire. Tra due anni combatteremo l’uno in fianco all’altro. >>
Mordred sorrise.
<< Mio padre si inventerà qualcos’altro, pur di non mandarmi in battaglia. Venite a fare colazione con me? >>
<< Sì, volentieri. >>
 
***
 
Ser Tor ripensò moto alle parole di tutti i suoi consiglieri. Yvain proponeva di prendere in contropiede re Claudas, mentre il Carradoc optava per l’attesa. Yvain immaginava quali potessero essere le ripercussioni per i commerci se le loro terre fossero state il campo di battaglia, mentre Carradoc temeva le perdite se non fossero riusciti ad espugnare subito Benwick. Mordred poi aveva avvalorato tutte le tesi ed era andato più in là. Un minimo di due anni di guerra. Un’eternità. Bisognava che fosse il più breve possibile.
Sì, più il tempo passava. Più Ser Tor comprendeva che il tempo doveva essere ristretto. Dovevano contenere i danni per il popolo. Era con questo pensiero che Ser Tor votò.
Votò per riprendersi le terre del Benwick. Così come fecero molti altri suoi compagni.
Non abbastanza, però. Vinsero quelli che, come Ser Agravaine, avevano invece optato per l’attesa.
Si sentiva sicuro, in fondo. La mattina presto si era allenato con Mordred al tiro con l’arco e a tecniche di combattimento corpo a corpo che non aveva mai conosciuto, dopo colazione si allenava con Ser Agravaine, Ser Yvain, Ser Carradoc e altri cavalieri più esperti con l’arte della spada e della giostra. Il pomeriggio si preoccupava di imparare tattica e strategie mentre la sera, scriveva lettere a tutta la famiglia, sperando che non si preoccupassero troppo per lui.
La giovane Rivalem, figlia di Fedor il fabbro venne da lui e gli donò una scure.
<< La settimana scorsa è arrivata una parte del pagamento del risarcimento voluto dal re per me. >> le disse con un sorriso triste << Non conosco modo migliore di usarlo se non per assicurare protezione al mio protettore. >>
Lui la ringraziò commosso e accettò l’invito del fabbro suo padre di aiutarlo con l’armatura a un prezzo vantaggioso.
Meno di un mese dopo, assieme ai suoi quattro compagni, Ser Safir e si suoi due fratelli e qualche altro commilitone, Ser Tor partì per la guerra.
Aislin la cuoca, piangendo, gli aveva consegnato una forma di formaggio e l’aveva baciato come un figlio, pregandolo di tornare indenne.
Stava prendendo il suo cavallo nelle scuderie quando il figlio del re andò a trovarlo.
<< Volevo augurarvi buona fortuna. >> disse semplicemente Mordred.
<< Siete gentile, Mordred. Ma la fortuna non mi serve. >>
<< A un cavaliere serve sempre la fortuna. >> disse lui sorridendo sincero.
<< Saremmo stati fortunati se non ci fosse stata guerra. >>
<< Ma se non c’è la guerra, a che servono i cavalieri? >>
Senza aspettare una risposta, Mordred gli strinse la mano e se ne andò.
Con questa domanda nelle orecchie, Ser Tor uscì dalla città di Camelot e si diresse verso est, mentre la sua ombra si allungava già davanti a lui.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Leggende Arturiane / Vai alla pagina dell'autore: fragolalidia