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Autore: sophen    27/06/2017    0 recensioni
Letteralmente frammenti, di momenti della mia vita e sogni, estrapolati per poi venire ricombinati insieme casualmente, un ricordo di due anni fa e il sogno di ieri, la conversazione di oggi con un amico e il sogno che ho fatto questa estate, un grande miscuglio nonsense, che scrivo più per me che per il lettore.
Se la mia vita è una fiction, i miei sogni son peggio.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quanto cammino lungo questa strada? Non ne ho la più pallida idea, c’è una ragazza dietro di me, sembra stia facendo la mia stessa strada, forse mi sta seguendo, ogni tanto mi volto per controllare se c’è ancora, tiene i lunghi capelli dorati sciolti e sfoggia un sorriso solare, che stia sorridendo a me?

Vado sempre dritto, costeggio una sorta di luna park, è così familiare, come se l’avessi visto più volte, anzi, come se vi fossi cresciuta. Ma come ho fatto a raggiungere questo posto? Eppure, è come se sapessi di essere vicina a casa, ma sono certa d’aver camminato molto.

 

 

-Allora, vogliamo tornare a casa o preferisci fare un giro? - Sirio mi guarda con aria preoccupata, ho paura che stia pensando che sono già stanca, stiamo pattinando da forse un oretta soltanto.

-Assolutamente un giro! - rispondo il più tonica possibile, mi dispiace abbia così poca fiducia in me, in fondo io mi sto divertendo, spero che per lui sia altrettanto -Quindi? Dove mi porti? - chiedo eccitata dato che sembra essersi improvvisamente disperso nel suo mondo.

Attende un attimo prima di rispondere in cui lascia la bocca semiaperta e punta con lo sguardo alla sua destra -Seguimi! - parte spedito sulle otto rotelle, io non sono così in forma e devo impegnarmi per stare al suo passo.

 

 

È scoppiato un guazzabuglio generale, non capiamo per quale motivo le persone stiano cercando di fuggire in preda alla disperazione, non mi ricordo nemmeno perché sono qui, la fiera è distribuita su vari livelli, come una gigantesca scala che va in discesa noi siamo all’entrata, la ragazza, lei è qui con me ed ora sembra preoccupata, sembra dolce. -Se restiamo vicine ci potremo aiutare a vicenda- attacco io.

-Volentieri- mi risponde, sembra meno preoccupata ora.

Sento qualcosa che non va, qualcosa di oscuro, negativo, incominciamo a correre seguendo la massa.

 

 

-Ti avviso- finora siamo stati su una stradona senza marciapiede, stiamo per arrivare al punto in cui questo comincia -Questa potrebbe essere molto probabilmente la strada più brutta che tu abbia mai fatto con i pattini- non ho gli occhiali, se non fosse che sono una talpa da entrambi gli occhi le radici nascoste sotto bozzi nel cemento non sarebbero un problema, le schiverei, se le notassi.

-Tranquillo ne ho viste di peggiori! - tento di minimizzare, ma ammetto che questa strada è veramente una tortura, non ce la faccio già più, le mie gambe iniziano a muoversi meccanicamente e sento le cosce come dei salami indolenziti, cado in avanti all’improvviso sulle ginocchia, sono inciampata in una radice, Sirio si gira immediatamente e viene verso di me -Ehi! Stai bene? -

Mi rialzo in un lampo prima che riesca ad avvicinarsi -Sono viva, sono viva- faccio per darmi nuovamente la spinta per andare avanti, cado di nuovo, sul ginocchio sinistro, sempre con meno eleganza, la fine della discesa del marciapiede è di asfalto vecchissimo, sono inciampata in un buco, questa volta Sirio è già di fianco a me prima che io possa dire ah! Mi aiuta a rialzarmi, un auto deve uscire dal parcheggio dell’edificio alla mia destra, ci spostiamo in fretta dietro a un camion a cui mi appoggio subito, ho distrutto i pantaloni, per non parlare del ginocchio.

-Torniamo a casa- conclude Sirio.

 

 

Ecco uno svincolo in una vietta isolata, ci separiamo dalla massa.

-Che succede? Come mai hai quello in mano? - la ragazza sta indicando terrorizzata l’arma da fuoco che mi sono resa conto solo ora di tenere stretta nella mano destra, non le rispondo, come è possibile ciò?  Sono sicura di non averla mai tenuta in mano finora. Che sta succedendo?

-Nasconditi! - mi grida. Non faccio in tempo a fare un passo che sento l’aria di fianco all’orecchio tagliata da un proiettile, ora un esplosione, la ragazza si è già dileguata, mi giro, una mano mi stringe il collo e mi solleva, un uomo, scuro, vestito così elegante che se non avesse la pistola in quella mano ci immaginerei una valigetta, mi sta fissando dritta nelle palle degli occhi con i suoi occhi neri, intanto mi soffoca, lentamente sta alzando la mano in cui sta la pistola, continua a fissarmi intanto inclina la testa di lato e fa una smorfia di un misto fra sforzo, dolore, rabbia e disgusto, si porta la pistola al mento

BANG.

 

 

-Perdonami Sirio sono un danno- mi sto mettendo i suoi pantaloni, i miei sono fradici, erano inzuppati di sangue, li ho dovuti lavare il prima possibile per evitare che restasse la macchia.

-Per cosa? Capita, pigna- allunga una mano sui miei capelli e mi arruffa la frangia.

 

 

 

 

 

  
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