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Autore: multifandomiana    28/06/2017    1 recensioni
TRA LA S4 E LA S5
cosa potrebbe mai succedere durante una battuta di caccia vi starete chiedendo! Beh ve lo dico io... di tutto.
Questa storia è un What if? Grande quanto un drago.
Magari durante una battuta di caccia si può scoprire chi si ama o che segreto nasconde un tuo carissimo amico oppure si può anche morire... chi lo sa!?
Leggete per scoprire
DAL TESTO
"Parlami Merlin" disse rilasciando il fiato caldo vicino all'orecchio dell'altro. E lì il giovane mago fu scosso dai brividi, che fortunatamente furono celati dai singhiozzi trattenuti. Ci volle un po' prima che si fermassero, gli ci volle ancora di più per calmarsi, ma Arthur aspettò. Poi, sicuro che si fosse sfogato, riprese a parlare.
"Parlami Merlin, parla con me. Ti prego." Sembrava quasi una supplica
"Vi fidate di me?"
"Certo che sì!"
"Allora lasciate le cose al tempo… Davvero, fidatevi se vi dico che non posso parlarne. Gli incubi spariranno e tutto tornerà normale." Accennò un sorriso.
"Non riesci a dormire?" Il re sembrava sempre più confuso da quelle parole "perché parli così?!" Arthur era così vicino che poteva respirare il suo fiato e questo pensiero gli diede nuovamente i brividi...
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Arthur and Merlin|| Two sides of the same coin
Quel giorno sarebbero partiti per una battuta di caccia, di tre lunghi giorni.
Era stata una decisione presa dal re il giorno precedente alla partenza. Aveva affermato di aver necessariamente bisogno di allontanarsi dalla corona e dai doveri. Merlin aveva capito, aveva sorriso e si era diretto alle cucine per preparare le cose da portarsi. 
Il giovane mago aveva svegliato il sovrano all'alba del giorno seguente, gli aveva portato la colazione, lo aveva vestito e aveva sistemato tutto per la giornata. Poi si erano diretti nel cortile, dove i cavalieri stavano aspettando. Era una giornata fresca, marzolina e il sole appena sorto era caldo sulla pelle del mago. Arthur era sorridente e i cavalieri sembravano  contenti dell'idea del re. Partirono in silenzio, il sole si stava lentamente alzando, la foresta non era ancora più di tanto distante. I cavalieri scherzavano e il re discuteva dei comportamenti assillanti, ma assolutamente adorabili della sua regina, Merlin  era comunque palesemente scosso da qualcosa e il re se ne accorse.
"Merlin! -disse ridacchiando- sei forse taciturno perché sei terrorizzato da una semplice battuta di caccia?" chiese sempre scherzando 
"Oh molto molto divertente davvero! -rise il servitore- magari invece siete voi, testa di fagiolo, che avete paura di una semplice battuta di caccia!" Rise
"Sai vero che potrei metterti alla gogna per questo?" Chiese divertito il re, sapendo che comunque non sarebbe servito a nulla.
"E voi sapete che è assolutamente inutile? Perché io so che non lo fareste mai, mi adorate troppo." Merlin rise di nuovo, lui rideva sempre e Arthur inconsciamente, o quasi, adorava il suono di quella risata. Il re voleva sempre solo sentirlo ridere, lo prendeva in giro perché sapeva di poterselo permettere, poiché Merlin non se la sarebbe presa, proprio perché era a conoscenza del fatto che il servo capiva quanto in realtà ci tenesse a lui. 
"Fermo fermo fermo! Non ti allargare troppo!" Disse esasperato
"Perciò non posso contare neppure su un abbraccio?" Chiese con finta indignazione 
"Assolutamente no." Rispose con serietà per poi scoppiare a ridere.
E la mattinata passò così tra le loro risate e le battute a dir poco squallide dei Cavalieri. Si fermarono per pranzo, erano entrati da poco nella foresta, ma la fame era sopraggiunta e così Merlin aveva iniziato a preparare il pranzo. Mangiarono e si riposarono un po', poi ripresero il loro cammino dirigendosi verso il limitare della foresta per poter cacciare. Ci arrivarono all'imbrunire, avevano passato il resto della giornata chiacchierando e Merlin, senza averlo mai dato a vedere, o così sperava, si sentiva abbattuto, aveva questo presentimento e si ricordò nuovamente delle cose viste nella Caverna di Cristallo. Si disse che era proprio quello ad averlo scombussolato così tanto. Cercò di riprendersi ripetendosi che doveva pensare ad Arthur, doveva proteggerlo. Arthur senza darlo a vedere lo aveva osservato, perché lo faceva sempre. Sapeva quando era triste, preoccupato, felice... sapeva capire Merlin meglio di se stesso, ma quest'ultimo non lo poteva sapere. Non poteva fargli capire quanto fosse complicato essere re, che poi era conoscenza del fatto che Merlin capiva e comunque restava accanto a lui sempre. Ci teneva davvero a lui, a dir la verità, e non smetteva mai di guardarlo anche se poi passava la maggior parte del tempo ad insultarlo scherzosamente. Lo stava guardando anche in quel momento, mentre cavalcava, perché non si poteva non guardare Merlin. Per quanto il mago cercasse di nasconderlo il Re vedeva la sua preoccupazione e quanto fosse incapace nel celarla. Rallentò e con un cenno fece capire ai cavalieri di andare avanti, si avvicinò al ragazzo, che gli sorrise. Merlin lo guardò con gli occhi chiari e non capì perché si sentisse così... strano. Arthur sorrise, sembrava davvero preoccupato. 
"Per quanto io odi il tuo chiacchiericcio assillante, di certo non sopporto nemmeno il tuo silenzio. Puoi dirmi cosa c'è che non ti aggrada?" Chiese cercando di non sembrare troppo interessato all'argomento. Lui ci teneva. Davvero, non aveva mai tenuto così tanto a qualcuno. Nel momento stesso in cui il suo stupido cervello partorì quel pensiero si diede mentalmente un calcio, perché c'era Gwen. Si, lei lo amava. Inizialmente pensava fosse vero amore… no… ne era convinto, ma poco tempo dopo averla sposata si era accorto dell'errore fatto. Enorme errore per di più. O forse aveva deciso inconsciamente che amarla era il modo giusto per andare contro suo padre... forse all'inizio l'aveva amata, ma poi si era reso conto che qualcosa non andava, che i conti non tornavano più. C'era qualcosa, ma non voleva sapere cosa. Dei dannati occhi chiari a dirla tutta.
"Nulla, sono solo molto stanco. Ho come signore un Asino Reale che non dice mai "per favore" o "grazie", è difficile la vita" disse ridendo, il tono che avevo usato però era quello da "la sua lunga io!" e questo fece davvero ridere Arthur, perché Merlin della vita sembrava saperne ben poco, o almeno fino a quando non se ne usciva con perle di saggezza che davvero erano da seguire, ma che puntualmente lui ignorava. All'apparenza lo sapeva, Merlin sembrava un completo idiota, ma sotto, in fondo al suo cuore, vi era nascosta tutta la fatica che faceva per vivere. Almeno era questo che pensava Arthur. Fece spallucce fingendo di crederci. Merlin dal canto suo non riusciva a capire assolutamente Arthur. Quando lo aveva conosciuto lo aveva odiato, da subito. Era solo un tipo che si dava mille arie. Poi, con il tempo, aveva capito, compreso, il perché della maggior parte dei comportamenti dell'altro. Erano la sua corazza e il suo modo per essere all'altezza del padre. Arthur non poteva sopportare di essere ferito e quindi si comportava di conseguenza, sfogando la sua frustrazione su i fantocci per l'allenamento, ferendo le altre persone e nascondendosi dietro la parte assurdamente sbruffona del suo carattere. Anche suo padre aveva fatto la sua parte, insegnando al figlio quanto fosse imperdonabile mostrare sentimenti. Arthur l'aveva presa come una filosofia, ma quando Uther era morto sembrò, per un breve periodo, averla rifiutata. Eppure li considerava ancora una debolezza, i sentimenti, perché ora che era re non poteva mostrare debolezze, non poteva mostrarsi umano. Ed era proprio per questo che Merlin non lo capiva! Si mostrava umano quelle rare volte con Gwen, magari dopo un litigio, ma con Merlin era tutta un'altra storia… Era umano e disponibile, perché con Merlin quel muro costruito come una fortezza crollava, che lo volesse o meno, che ne fosse consapevole o meno. Però continua a non capire perché certe volte quel muro stesse comunque su, quasi si stesse ispessendo e Merlin oltre a non capirlo in quelle rare volte lo odiava, incredibilmente. Odiava quel suo danno a muro.
"Sai Merlin, amo le battute di caccia." Disse ad un tratto, cambiando discorso vedendolo in imbarazzo. Merlin sospirò grato, perché non voleva far capire nulla ad Arthur.
"Sapete che non l'avrei mai detto!?" Rise ancora Merlin e Arthur ascoltò quel suono che era così leggiadro, chiuse gli occhi per poter assaporare ogni secondo e vide, nella sua mente, ogni piccola ruga e fossetta di espressione che si formava, poiché era stato tante di quelle volte a guardarlo ridere che ormai la memoria non poteva più ingannarlo. Rise di rimando. Cavalcarono ancora per poco, il sole stava tramontando e il limitare della foresta non era più di tanto distante. Decisero di accamparsi e Merlin dovette compiere tutti i suoi doveri. Finito di sistemare, fu pronto a mangiare la sua zuppa, ma si accorse che era sparita. L'avevano nascosta i cavalieri. Arthur rideva sotto i baffi e i cavalieri gli riconsegnarono le scodelle vuote, complimentandosi con lui. Quando decisero che poteva anche mangiare la sua parte di zuppa questa era ormai fredda. Si voltò per dare loro le spalle, la scaldò con la magia e il bagliore dorato dei suoi occhi scomparì giusto in tempo per l'arrivo di Arthur. 
"Buona la zuppa, davvero buona!"
"Devo prenderlo come un complimento? Arthur Pendragon mi ha appena degnato di un complimento? Sire sono davvero lusingato!" Disse scherzando.
"Mai." Disse fintamente indignato "Che mi cascasse la corona se ho fatto un complimento a quell'idiota del mio servo!" E anche i cavalieri risero. Gweine scherzo con Merlin riguardo a Gaius e dopo aver riso e scherzato intorno al fuoco giunse anche l'ora di dormire. Sempre cercando di non darlo a vedere Merlin si rese conto di essere spaventato all'idea di dover dormire, perché la notte portava solo incubi nella mente del mago. Quando gli unici due svegli furono il re e il suo servitore, Arthur avvicinò un po' a Merlin cercando nuovamente di parlare di quello che turbava la mente del ragazzo. 
"Con me Merlin puoi parlare di tutto, lo sai." Disse quasi sussurrando
"Lo so Sire, ma davvero, non c'è nulla di cui parlare."
"Lo vedo nei tuoi occhi, sei davvero turbato."
"Da quando siete così ansioso di sapere perché non dormo la notte…" Si lasciò sfuggire il mago
"Quindi c'è qualcosa che ti turba" lo disse sorridendo vittorioso per poi tornare serio. Si avvicinò ancora di più, quasi a sfiorargli la spalla.
"Non vi preoccupate, davvero, non è nulla." Disse quasi sospirando e maledicendosi per essere stato così idiota. Prima di dare la colpa a se stesso incolpò il fuoco, l'atmosfera e Arthur dannatamente vicino. Poi però pensò che forse, inconsciamente desiderava che Arthur sapesse e si preoccupasse per lui. Una lacrima solitaria, rigò la sua guancia nel momento preciso in cui si permise di pensare alle fiamme e agli incubi. Arthur se ne accorse subito, era in imbarazzo, a dir la verità lo erano entrambi, ma il pianto silenzioso di Merlin non cessava e così Arthur si fece ancora più vicino.
"Parlami Merlin" disse rilasciando il fiato caldo vicino all'orecchio dell'altro. E lì il giovane mago fu scosso dai brividi, che fortunatamente furono celati dai singhiozzi trattenuti. Ci volle un po' prima che si fermassero, gli ci volle ancora di più per calmarsi, ma Arthur aspettò. Poi, sicuro che si fosse sfogato, riprese a parlare.
"Parlami Merlin, parla con me. Ti prego." Sembrava quasi una supplica
"Vi fidate di me?"
"Certo che sì!"
"Allora lasciate le cose al tempo… Davvero, fidatevi se vi dico che non posso parlarne. Gli incubi spariranno e tutto tornerà normale." Accennò un sorriso.
"Non riesci a dormire?" Il re sembrava sempre più confuso da quelle parole "perché parli così?!" Arthur era così vicino che poteva respirare il suo fiato e questo pensiero gli diede nuovamente i brividi, il re però notandoli prese una coperta e la posò sulle spalle di Merlin.
"Ora prova a dormire va bene?" Gli sorrise "ne hai davvero bisogno."
"Grazie." Sorrise e si addormentò, con il profumo dell'altro addosso. Arthur non si addormentò, era così scombussolato. Odiava veder Merlin piangere e ancora di più sapere che era turbato, tormentato. Era scombussolato anche dalla vicinanza di prima, il respiro che si fondeva, il suo braccio sulla schiena il servitore… Si impose di smetterla di pensare… Non sapeva, o meglio lo sapeva, ma non voleva sentire ragioni, del perché Merlin gli facesse quell'effetto. Aveva rifiutato, scartato e odiato quei sentimenti appena li aveva capiti ed erano passati anni da quella prima volta in cui li aveva sentiti. Li aveva catalogati come impossibili. Suo padre, il regno, il bisogno di un erede, la differenza sociale, Merlin stesso. Non che in lui ci fosse qualcosa di sbagliato, solo forse l'essere un assoluto imbranato. L'ombra di un sorriso si formò sulle sue labbra a quel pensiero. Comunque Merlin non lo avrebbe mai amato. Se solo si fosse accorto degli sguardi di molte altre cose che mostravano quanto in realtà fosse per Merlin Arthur. Ormai era notte inoltrata quando Arthur capì che quella notte non avrebbe dormito. Vedeva i raggi della luna filtrare tra il fitto bosco e sorrise. Poi però sentì dei singhiozzi e dei gemiti provenire dal giaciglio accanto al suo. Si girò e vide Merlin contorcersi tra le coperte. Piangeva. Doveva essere uno degli incubi di cui parlava… Sempre più preoccupato il re si alzò e si avvicinò a Merlin che si agitava sempre di più. Mise una mano sulla sua spalla cercando di fare qualcosa di utile per lui. Si calmò lentamente e ad Arthur sembrò un tempo lunghissimo. Merlin smise di agitarsi, ma non di piangere. Il re allora cercò di svegliarlo e quando questi aprì gli occhi l'unica cosa che fece fu baciarlo. Non seppe perché, non seppe come, semplicemente lo fece. Più che un bacio fu uno sfioramento di labbra, si staccarono subito dopo, il mago aveva un'espressione sorpresa, l'altro era solo preoccupato, per tutto. Quando Merlin fece per aprire bocca l'altro lo zitti.
"Cerca solo di riposarti d'accordo? Non pensare ora." Detto questo torno a sdraiarsi lanciando comunque qualche occhiata all'altro. Merlin pensava. Le immagini torbide sovrapposte alle sensazioni del bacio… il suo re lo  aveva baciato… Si asciugò le lacrime e cerco di dormire ancora. Dopo un po' lanciò un'occhiata ad Arthur e vide che era sveglio.
"Perché…" cercò le parole adatte "lo avete fatto?" chiese finalmente dopo aver deglutito a vuoto un paio di volte. 
"Ti ho detto di dormire Merlin! Dormi ora." Disse esasperato cercando di recuperare il suo solito atteggiamento.
"Non ci riuscirei comunque… Perciò ditemi." Disse senza girarsi nemmeno per guardarlo. 
"Ti prego Merlin! Te ne prego, ne riparliamo dopo che il Sole sarà sorto." E se Arthur supplicava allora era davvero grave. E così ignorando la tempesta che impestava dentro di lui si girò dall'altra parte cercando di dormire. Smise finalmente di opporsi a tutto e dopo tanto tempo, ammise se stesso quanto fosse innamorato di lui. Non si era mai concesso di ammetterli quei sentimenti, sarebbe stato troppo da sopportare. Rinchiuderli in un angolo della mente e del cuore sembrava adatto, avrebbe sofferto di meno, si era detto allora, ma nell'ultimo periodo si sta facendo sempre più complicato ignorarli. Ad un certo punto finalmente gli occhi si chiusero e lui si addormentò.
Si risvegliarono tutti arzilli e il re non svegliò Merlin, decidendo che lasciarlo dormire ancora un po' sarebbe stato meglio. Non l'aveva più sentito, perciò la nottata era andata bene e Arthur per un attimo ne fu felice, perché si sentiva la causa di quella notte senza sogni. Poi guardandolo decise, con un sorriso amaro, di rimettere su la sua maschera. Tirò lievemente un calcio dritto al sedere del servitore che si alzò sobbalzando. 
"Pigrone, è ora di alzarsi!" Disse ridacchiando il re
"Oh stranamente Sua Regale Pigrizia si è svegliato prima di tutti!"  Disse il servo ancora mezzo addormentato, strofinandosi gli occhi gonfi di sonno.
"Alzati Merlin e non ti azzardare a fare storie, sennò è la volta buona che alla gogna ci finisci sul serio!"
"Sì sì, come no!" E la conversazione finì lì. 
Iniziarono la loro battuta di caccia, una di quelle piccole, non di quelle regali, solo loro, per passare il tempo con gli amici. Legarono i cavalli quando videro un cervo e avanzarono piano, lentamente nel più completo silenzio, cercando di non fare rumore. Quando un rumore fece spaventare il cervo i cavalieri decretarono quanto sarebbe stato più divertente cercare le sue tracce al posto di cercare di cacciare un nuovo cervo. Si misero così a cavallo e le seguirono, lasciando il re e Merlin più indietro.
"Scusa" Arthur fu il primo a spezzare il silenzio
"Di cosa vi state scusando testa di fagiolo?"
"Sto cercando di essere serio Merlin! Voglio scusarmi per la scorsa notte.… Io... si... beh scusa" fini poi la frase non trovando le parole.
"Non dovete scusarvi… Davvero, dico sul serio, non dovete" gli sorrise rassicurante.
"Perché sei così buono con me? Sei sempre pronto a difendermi, a proteggermi, ad appoggiarmi, ma soprattutto a perdonarmi." Ribatté l'altro con uno sguardo malinconico 
"È il mio destino" gli sorrise di nuovo, non con un sorriso qualunque, ma con quello che riservava sempre solo a lui. Arthur prese coraggio, doveva dirlo, non poteva più tenerselo dentro, soprattutto non dopo quello che era successo la notte precedente. Fece un respiro profondo, pronto a parlare, ma vide i cavalieri tornare indietro
"Sassoni Sire! Stanno venendo verso di noi!" Disse sir Leon
"Non sono molti, possiamo tendergli un'imboscata." aggiunse Gweine
"D'accordo, appostiamoci, faremo un attacco a sorpresa."
Legarono i cavalli, nascondendoli, poi si appostarono e attesero. Quando li videro partirono all'attacco,  Merlin distante usava la magia per proteggersi e proteggere Arthur. Si accorse però troppo tardi del sassone che stava arrivando dietro di lui con la spada sguainata, il mago riuscì a neutralizzarlo solo dopo che la lama fredda della spada lo ferì con un taglio netto al busto. Cadde a terra e vide Arthur raggiungerlo correndo. Guardò il taglio, non era troppo profondo, ma fuoriusciva fin troppo sangue e stava perdendo le forze.
"Merlin" disse il re con voce spaventata e preoccupata
"Sto bene" disse con un filo di voce "o meglio, starò bene" sorrise. Poi vide l'ultimo sassone in piedi, i cavalieri erano troppo lontani, Arthur era disarmato e così fece l'unica cosa possibile, usò la magia. Gli occhi, che Arthur stava guardando, si accesero d'oro e il sassone cadde a terra morto.
"Sogno... sogno voi, che morite, sempre nello stesso modo." Disse, ma quelle parole furono ignorate, poiché il re realizzò subito cos'era successo e si ritrasse da Merlin, come ustionato. Aveva uno sguardo ferito, non lo si poteva descrivere in altro modo.
"Tu!" Disse guardandolo come se non lo conoscesse, come se tutti quegli anni insieme non fossero mai esistiti. Le palpebre di Merlin divennero pesanti e dalla ferita fuoriuscì fin troppo sangue. 
"Non ti azzardare a morire, sono stato chiaro?! Potrai morire solo dopo avermi dato delle risposte!" Urlo furioso. Strappò, con poca delicatezza, dal collo del servitore, il fedele fazzoletto e lo tenne premuto contro la ferita, montarono a cavallo e si diressero il più velocemente possibile a Camelot. Merlin era bianco, le labbra quasi esanguini. Arthur era preoccupato e furioso allo stesso tempo, borbottava cose in direzione di quel  corpo quasi senza vita e i cavalieri lo osservarono scioccati. Appena arrivarono a Camelot portarono Merlin da Gaius e Arthur aspettò. Aveva baciato Merlin, che si era fatto colpire ed aveva salvato la vita del re, con la magia. Più o meno era questo che frullava nella mente del sovrano. 
Merlin aveva la magia. 
Merlin era uno stregone, e non se ne era mai accorto.
Amava Merlin, ma davvero non si era mai accorto della magia?!
Merlin stava morendo a causa sua.
Merlin gli aveva salvato la vita.
Questo fu tutto ciò a cui Arthur riuscì a pensare mentre aspettava seduto sugli scalini fuori dallo studio di Gaius.
"Sire, potete dirmi cosa è successo?" Chiese Gaius quando uscì dalle stanze
"Ha la magia..." disse ancora incredulo, vedendo la reazione del vecchio però capì che per lui non era una novità. 
"Tu lo sapevi!" Disse indignato poi però si rese conto del fatto che Gaius dalle sue stanze ne era uscito quindi doveva aver finito.
"Come sta?" Chiese, tutte le emozioni precedenti spazzate via solo dalla preoccupazione.
"Vivrà, è il più grande stregone mai esistito, vivrà. Fino a che…" si bloccò di colpo, accorgendosi di non poter proseguire il discorso.
"Gaius! Cosa vuoi dire?!" Chiese nuovamente il re
"Beh, la sua vita dipende da voi ora..." disse cauto il vecchio medico
"Credi davvero che potrei farlo giustiziare?!" Chiese quindi furioso il re
"Non ho mai detto questo Sire" disse in tono gentile il cerusico
"Lo hai insinuato però!" sottolineò l'altro "fammelo vedere!" Ordinò subito dopo cercando di nascondere la voce tremante
"Non siate...cattivo con lui...a sacrificato la sua vita per voi" lo ammonii il cerusico 
"Lo amo Gaius! Come potrei fargli del male?!" Chiese più a se stesso che all'altro
"Proprio per questo dovete stare attento...l'amore è infido." Replicò facendolo passare. 
Entrò titubante nella stanza del suo servitore, la rabbia momentaneamente dimenticata. Lo vide, era così emaciato e pallido. Merlin. Il più grande mago mai esistito, il suo Merlin. Non riusciva a capacitarsene.
Si avvicinò al letto, in quel momento decise che non gli sarebbe interessato nulla, si sarebbe preoccupato solo dopo, quando il servo sarebbe stato davvero vivo. Gli accarezzo il dorso della mano, ma sentì  l'urgenza di toccarlo, sentire il calore dell'altro. Passò, quindi, la mano sulla sua guancia e sorrise. Merlin aprì gli occhi e lo vide. Per un attimo gli sembrò che fosse tutto normale. Poi però vide nel profondo di quegli occhi che amava tanto la delusione e quello sguardo ferito rivolto solo al mago. Sorrise e Arthur fu davvero felice nel vedere che le forze stavano tornando.
"Arthur...io...mi dispiace… Ho" Merlin fu il primo a rompere quello strano silenzio che si era creato Che era carico di mille sottintesi.
"Merlin...stai zitto." Disse sospirando poi continuò "voglio solo sapere perché. Pensavi davvero che non ti avrei protetto, pensavi che non fossi degno di fiducia?! Ti prego spiegami, perché io non riesco a capire." Disse affranto e Merlin sentì quanto quelle "rivelazioni" lo avessero ferito.
"So che non mi avreste fatto del male, lo so. E non è assolutamente vero che voi non siete degno di fiducia. Non volevo mettermi in una situazione sconveniente…." Disse con il filo di voce che gli rimaneva.
"Amarti è già una situazione sconveniente." Disse il re prima di rendersi conto dell'errore fatto e Merlin non sapeva se essere più sorpreso dalla dichiarazione d'amore o per il fatto che Arthur lo aveva definito "sconveniente".
"So di non essere nelle condizioni per poter ribattere-"
"No, non lo sei" Lo interruppe Arthur piccato 
"Ma non vi potete permettere di definirmi sconveniente solo a causa della mia magia! Ora se non vi dispiace vorrei riposare!"
"No Merlin, non me ne vado! Perché ti amo! E tu mi hai mentito!" Disse furioso. La rabbia che stava riaffiorando.
"E credete che io non vi ami!?" Merlin rise istericamente "ho rinunciato alla mia intera vita per voi! Potevo fregarmene del destino, della magia, potevo davvero fregarmene! Potevo non servirvi, ma sono rimasto, vi ho servito! Ditemi che cos'è l'amore allora, perché a questo punto io credo davvero di non sapere cosa sia. E non rigirate la frittata dicendo che vi ho mentito, perché anche quello l'ho fatto per voi." Disse iniziando davvero a stufarsi della situazione. Merlin capiva, capiva davvero, ma nessuno doveva azzardarsi a definirlo sconveniente o altro. Dal canto suo il re fu davvero stupito dalle parole del giovane stregone. Voleva sapere ogni cosa di quello che l'altro aveva fatto per salvarlo in tutti quegli anni e così fu con molta fatica che pronunciò quelle parole a causa di troppo orgoglio.
"Scusa, davvero. Tu...tu non sei sconveniente." Gli sorrise abbassando lo sguardo "scusami. Ricominciamo da capo, va bene?" Gli domandò con voce dolce. 
"Va bene. Ricominciamo da capo." Sorrise di rimando all'amato.
"Tu puoi… puoi raccontarmi tutto?" Chiese portando un braccio dietro la nuca con fare imbarazzato.
"Sì, ma ora ho davvero bisogno di riposare, prima recupero forze prima posso guarirmi con la magia" disse e in quel momento Arthur si rese conto di quanto il mago sembrasse stanco.
"Oh… sì. Verrò a trovarti più tardi allora" disse dirigendosi alla porta
"No!" Disse di colpo Merlin "cioè...volevo dire...-si schiarì la voce e continuò-potete restare. Potete restare qui, accanto a me." Quando Merlin pronunciò quelle parole divenne rosso fino alla punta delle normi orecchie a sventola e Arthur lo trovo incredibilmente adorabile.
"Certo, resto con te." E ho detto questo si avvicinò al letto e sorprendendo Merlin si sedette accanto a lui, prendendolo poi tra le braccia e depositando una mano tre capelli corvini, infine depositò un bacio sulla fronte. Merlin si addormentò così, con il suono ritmico, ma forte del cuore di Arthur che batteva all'impazzata. Si svegliò dopo qualche ora, quando il sole ormai era calato, ed era ancora tra le braccia del sovrano, che con una mano accarezzava la schiena del servo e con l'altra giocava delicatamente con i suoi capelli per non svegliarlo.
"Arthur" lo chiamo Merlin "puoi chiamare Gaius?" L'etichetta completamente dimenticata. Il re preoccupato chiamò il vecchio che accorse subito.
"Merlin-disse con voce preoccupata-cosa ti succede ?" Chiese vedendo quanto fosse peggiorato. Nessuno si era accorto che la ferita era stata inferta con una lama magica avvelenata. 
Merlin capì che stava morendo, lo sentiva, la magia che tornava alla terra e le forze che venivano a mancare. Nel momento stesso in cui lo capì le parole del Grande Drago rimbombano nella testa. "ARTHUR È IL TUO DESTINO", stava davvero morendo, ma era arrivato a quel punto solo per salvare Arthur e non aveva paura di morire, era solo... nervoso. Pensava che sarebbe finita in modo diverso. Almeno lo sperava perché avevano appena iniziato a parlare e a dirsi tutto. E così alla domanda di Gaius  rispose tranquillamente, perché era davvero il suo destino. 
"Sto morendo" e quelle due parole uccisero Arthur, non ebbe aria, la cercò, cercò ossigeno, ma non ve n'era più e così guardò terrorizzato Merlin che gli sorrise rassicurante.
"Perché?" Fu l'unica cosa che gli uscì dalle labbra. Guardò Gaius.
"Sire non lo so! Stava bene fino a un attimo fa." Rispose il medico.
Merlin sembrò pensarci, ma poi guardò Arthur e sorrise di nuovo.
"È il mio destino, due facce della stessa medaglia." E Merlin dicendo quelle parole ebbe un illuminazione: Killgarrah, il Grande Drago, doveva dirgli addio.
"Portatemi nella radura fuori Camelot, ve ne prego."
"Perché?" Chiese nuovamente Arthur.
"Devo fare una cosa." Rispose il servo guardando Gaius sapendo che avrebbe capito. "Te ne prego Arthur"
"D'accordo."
Il viaggio fu breve e silenzioso, ma quando furono al centro della raduna Merlin con le ultime forze evocò il Drago. 
"Giovane mago-inchinò la testa di fronte all'ultimo signore dei draghi-perché mi hai chiamato?" Gli occhi gialli scintillanti del drago brillavano alla luce della luna, con fare protettivo Arthur portò un braccio a cingere la vita di Merlin per poterlo stringere più verso il suo corpo. Il re si accorse anche di quanto il drago portasse un enorme rispetto nei confronti del suo servo e questo gli fece chiedere a se stesso un'altra volta come potesse non essersi mai accorto del grande potere del suo servo.
"Sto morendo… E volevo solamente dirti addio, ma soprattutto grazie-disse con fatica, le ultime forze usate per reggersi in piedi-per ogni cosa. Il mio compito, il mio destino, si è compiuto, Arthur farà sorgere Albion e la magia tornerà." Disse sorridendo beato
"Mio giovane mago! Tu non puoi morire...Sei la creatura più potente mai creata dalla magia, sei la magia stessa, non è ancora giunto il tuo momento, perché mai giungerà." Disse profetico.
"Ma io...-Le gambe cedettero e Arthur lo prese e lo fece sedere-io sto morendo, la mia forza, la mia magia...non ci sono più." Disse confuso Capo "sei così disposto a morire per il tuo re che non ti sei accorto di cosa fosse in realtà la lama che ti ha ferito! È una spada magica, avvelenata con il veleno degli scorpioni, io posso salvarti, ma ricorda che il veleno, dopo che sarà stato espulso, ti renderà debole e la tua magia sarà instabile." Disse vedendo il mago sempre più debole. Poi soffió e non uscì del fuoco, ma un vento caldo accogliente e Merlin si lasciò andare, facendosi trasportare da quel calore. Svenne, tra le braccia di Arthur che lo teneva saldo a sé. Gaius si avvicinò al corpo del giovane, sentì il battito, debole, troppo debole, ma c'era. Arthur, che aveva assistito a tutta la scena in silenzio parlo.
"Cosa gli succederà?" Chiese con voce tremante
"Nulla, la magia è di nuovo in lui, si curerà da solo con il tempo"
Grazie, grazie davvero e perdonami" che il re chino il cap in silenzio parlo.
"Re del Passato e del Futuro veglia su di lui" disse prima di prendere il volo.
Il re prese tra le braccia il mago e lo caricò sul cavallo partendo per tornare alla volta di Camelot. Ci vollero due giorni prima che Merlin si svegliasse e Arthur non fece altro che stargli accanto, Gwen temporaneamente dimenticata. Quando il mago finalmente aprì gli  occhi trovò il re seduto su una sedia accanto al letto. Lo stava guardando e quando vide i suoi occhi aperti scintillare di un bagliore donato un brivido percorse la tua schiena facendolo tremare lievemente.
"A-Arthur…" lo chiamò con voce rauca
"Merlin!-Si avvicinò subito a lui-come stai?" Chiese scostando una ciocca di capelli dalla fronte. A quel contatto gli occhi del mago si tinsero nuovamente d'oro.
"Sto bene...almeno credo, mi sento solo scombussolato" gli sorrise comunque rassicurante il re prese dell'acqua dal comodino e gliela porse 
"Bevi, poi chiamo Gaius " fece per alzarsi ma il moro lo bloccò con la magia
"No! Vi prego... restate ancora" e dallo sguardo Arthur capì quanto fosse più una necessità che altro e così si riaccomodò accanto al suo servo.
"Merlin...vorrei dirti che mi dispiace per come ti ho trattato in questi anni. E anche per come ho reagito alla tua magia." Lo guardò addolorato ma come sempre il mago aveva un sorriso pronto solo per lui.
"No, non dovete chiedere scusa. Non ce n'è bisogno, vi capisco" 
"Gaius mi ha detto cosa hai passato...ce n'è bisogno, mi devo davvero scusare." 
Il giovane mago non capì perché, ma quelle parole la sua magia reagì prima di lui, il letto tremò lievemente e Arthur sorrise per poi riprendere a parlare: 
"Vorrei che tu, appena ti sarai ripreso, mi raccontassi tutta la tua storia. Lo vorrei davvero." Gli sorrise timido.
"Certo Sire, domani giuro che vi racconterò tutto" gli rispose, poi una domanda risorse spontanea "da quanto tempo siete qui?"
E gli bastò guardarlo per capire che non aveva passato molto tempo al di fuori di quella stanza
"Due giorni circa…." Disse grattandosi la testa
"Testa di fagiolo! Gwen sentirà la vostra mancanza! Avete almeno mangiato?!" Chiese scioccato
"Sì, Gaius mi porta i pasti tutti giorni. E comunque tu sei più importante." Disse dolcemente "Gwen è mia amica, le voglio bene e voi avete degli obblighi nei suoi confronti! Non dovreste essere qui con me." Disse e si sentì colpevole per qualunque cosa
"Non ti metterò da parte. Sono anni che evito di amarti, sono davvero stanco ora"Disse semplicemente
"E io sono anni che mi faccio da parte, non è un problema per me."
"Ma è un problema per me!" E per il Re era davvero un problema. Da parecchio non riusciva a guardare la sua regina, Gwen, e si sentiva così in colpa perché non era giusto nei suoi confronti e lei non se lo meritava.
"Vi amo, davvero, ma prima vi prego di parlare con lei. Non potrei mai sopportare il suo sguardo dolce sapendo che in verità lo sto tradendo"
"Posso baciarti?" Chiese innocentemente il sovrano
"Siete il Re no? Voi non chiedete mai permesso" disse e sorrise, perché la falce di luna illuminava di poco la stanza e sembrava tutto così dannatamente romantico. L'unica cosa cui Arthur riuscì a pensare prima di baciarlo fu quanto fosse stato idiota a non essersi accorto di quanto desiderasse quella risata solo per sé. Poi lo baciò e fu tutto il contrario del loro primo bacio. Era dolce e rude allo stesso tempo. Arthur chiese il permesso per spingersi di più mordicchiando il labbro dell'altro e Merlin schiuse le labbra lasciando entrare.
Eppure il mago si sentiva sì scombussolato. E quando si staccarono il re vide di nuovo quel bagliore donato il mago lo guarda imbarazzato.
"Spero che questa reazione svanisca primo poi…." Ridacchiò
"Non è male, sai?" Ma Arthur non riuscì a pensare ad altro se non al suo desiderio di vedere con gli occhi diventare oro anche alla luce del sole. 
"Ora riposa però" continuò con un sorriso e Merlin sì addormentò subito. Ancora troppo provato.
Il giorno dopo Gaius lo visitò e constatò che stava abbastanza bene, solo un po' scombussolato della magia. Chiacchierarono un po', mentre il re era dalla sua regina.
Quando il re tornò dal mago notò immediatamente che stava decisamente meglio, anche se la magia era ancora un po' fuori controllo.
Giunto il pomeriggio per Merlin venne l'ora di raccontare ogni cosa. Iniziò dal principio, del drago e da Nimue, Gli raccontò ogni cosa. Gli parlò anche dei sentimenti, quelli che aveva provato, in ogni momento. Non tralasciò nulla e quando ebbe finito era sera ormai. 
"Non hai mai nemmeno chiesto un riconoscimento, niente" disse Arthur "Non lo faccio per quello! Lo faccio per voi, non mi interessa la gloria, mi interessate solo voi. Siete il mio destino dopotutto." Gli sorrise dolcemente.
"Due facce della stessa medaglia, giusto?" aveva un sorriso sulle labbra da un capo all'altro "Esattamente" disse con quel suo fare buffo.
Poi però Arthur ebbe qualcos'altro da dire, qualcosa di diverso. L'ho capì dalla sua espressione.
"Ho parlato con Gwen oggi..." ammise 
"Cosa vi ha detto?" Chiese incerto, non volendo veramente sapere. 
"Lei sapeva già da tempo, prima persino che io lo realizzassi." Rispose "Lei sa e vede. È stata triste, mi ha chiesto se ci fosse altro da fare, ma poi si è rassegnata. Ha deciso di dormire in un'altra stanza. Ti augura di essere felice, ad entrambi in realtà." Sorrise malinconico
"È buona, l'ho è sempre stata." Lo disse per confortarlo anche se lo pensava realmente.
"L'ho sposata anche per questo." Poi rimasero in silenzio per un po'. Arthur quei minuti ripercorse mentalmente quello che era successo in quei quattro giorni e si ricordò di quello che Merlin aveva detto appena era stato ferito "sogno che voi moriate, sempre nello stesso modo" e il cuore gli si strinse, aveva realizzato solo in quel momento il perché delle lacrime del mago quella notte. Eppure erano giorni che di incubi non ne aveva... 
"Hai ancora gli incubi?" Chiese titubante, Merlin sembrò pensarci su un attimo, si grattò la nuca poi aprì la bocca ma la richiuse subito dopo e a quella vista al re venne davvero da ridere, ma si trattenne.
"No, in realtà no! Sono circa quattro giorni che sono spariti." Lo disse sorridendo sentendosi liberato da un peso.
"Cosa sognavi di preciso" chiese il giovane re
"Uhm... ehm... voi, morivate." Ed abbasso lo sguardo
"Due cose Merlin: uno, abbandona l'etichetta ti prego! La puoi usare con gli altri, ma non con me, almeno non quando siamo soli." Arthur gli sorrise e Merlin lo fece di rimando, contento. 
"Secondo?" Chiese incuriosito
"Io sono vivo. Ci potrà anche essere una profezia, ma io sono vivo ora." Lo disse con tono rassicurante, pacato "e sono qui per restare, sono qui per te." A quelle parole il cuore del giovane mago perse un battito, non che loro due fossero dei romanticoni o altro, ma Merlin aveva davvero bisogno di quelle parole, di quei fatti. Anni e anni ignorandosi prendendosi in giro e ora erano lì.
"Grazie, davvero." Disse riconoscente  
"Ne hai passate tante, forse dovresti riposare" Mentre parlava si avvicinò all'altro lo tirò a se per poi baciargli timidamente le labbra. Merlin si staccò con riluttanza 
"Non è una buon idea sai?"
"E perché mai?!"
"Perché la mia magia non aspetta altro che esplodere!" Rispose ridendo come un adolescente 
"Ah già! Lo stregone più potente mai esistito." Borbottò "però dimmi, l'essere un idiota è una copertura? Chiese ridendo
"No!-sorrise sornione-è solo un altro aspetto del mio fascino" E si lasciò andare, baciando il biondo che lo prese in braccio e lo portò nel suo letto
"Ora dormi, va bene? Ci vediamo domani mattina." Lo bacio ancora e si avviò nelle sue stanze, ma fu fermato dalla voce del moro
"Buona notte Arthur"
"Buonanotte Merlin" disse uscendo finalmente dalla stanza. Arthur mentre andava verso le sue stanze aveva solo un pensiero fisso, aveva un desiderio disperato di vedere quegli occhi di un blu indefinibile diventare oro anche la luce del sole. Avrebbe legalizzato la magia. Aveva preso la sua decisione. Dopo tutto ora capiva, non era la magia ad essere cattiva ma erano le persone che facevano pendere la bilancia. Avrebbe legalizzato la magia per suo puro e semplice egoismo, per poter vedere  quegli occhi alla luce del sole. Poi però penso alle voci che si sarebbero sparse in tutta Camelot sapendo che il suo servo era il più grande stregone ma esistito, pensò a quanto effettivamente fosse sprecato come servo. E finalmente capì. Merlin, l'idiota, la testa di fagiolo, il buono, l'ingenuo, il più grande stregone,Emrys, Merlin, il suo Merlin sarebbe diventato il primo Sommo Stregone di Camelot, in pratica sarebbe diventato il suo braccio destro e questo mandò in visibilio le emozioni del giovane re. Quella notte scrisse il proclamo ufficiale. Non dormì molto. Aveva paura della reazione di Merlin, perché in fondo c'era qualcosa che lo turbava, Arthur lo sapeva, ma non sapeva che nome dargli. Gelosia..Magari. Alla fine però il sonno ebbe la meglio e riuscì a dormire quelle tre ore che restavano prima dell'alba. Il mattino seguente Merlin si alzò e non trovando nessuna testa di fagiolo al suo capezzale si diresse da Gaius che stava preparando la colazione.
"Come stai Merlin?" Chiese il vecchio facendolo sobbalzare 
"Oh Gaius, mi avete fatto spaventare-rise di gusto-comunque sto bene, mi sento in ottima forma!"
"Oh bene! Perché il re ha richiesto la tua presenza. Lo devi raggiungere nelle sue stanze." Il cerusico gli sorrise incoraggiante 
"Allora ci vedremo dopo Gaius!" Disse uscendo alle stanze.
Si diresse nel corridoio per andare alle stanze del re e quando si trovò davanti alla porta esitò, colto da uno strano timore, che il re si fosse rimangiato tutto? Che si fosse accorto degli sbagli commessi in quei giorni? No. Non erano sbagli. Pensando quello Merlin sì diede dello stupido ed entrò senza nemmeno bussare, come era solito fare. 
"Buongiorno Arthur!"
"Merlin buongiorno a te!" Lo disse dolcemente, come mai avevo fatto con lui e poi gli si avvicinò per posare un dolce bacio sulle sue labbra. E tutti i dubbi di Merlin vennero scacciati via.
"Ti ho fatto chiamare-continuò-perché ieri sera ho preso delle serie decisioni per il mio regno."
"Cosa hai deciso Arthur?"
"La magia sarà legalizzata." E quando il sorriso del mago si allargò capì quanto quella fosse la decisione giusta.  
"Seriamente?!-E vedendo l'altro annuire sorrise ancora di più-non ci posso credere!" Merlin si sentì sopraffatto dalla gioia "devo dirlo a Gaius!" Disse andando verso la porta, ma fu fermato dal re che lo prese per il polso
"Aspetta-disse sorridendo paziente-c'è un'altra cosa che devo dirti"
"Avanti cosa stai aspettando!?  Dai su forza!" Chiese sempre più sulle spine
"Sarai il Primo Sommo Stregone di Camelot, nonché mio braccio destro! Stasera inviterò dei druidi per festeggiare la legalizzazione della magia." Disse finalmente e il giovane mago non riuscì davvero a crederci, lo tirò semplicemente a se e lo baciò con foga. "Stasera ci sarà il giuramento-continuò il re- preparati." E prima di lasciare andare l'altro gli diede un altro bacio, tanto per poter memorizzare fondo il sapore di quelle labbra. Lo lasciò andare sussurrando un ti amo che Merlin non sentì, troppo preso dalla sua gioia.
Per il mago dirlo a Gaia fu facile, ma fu quando il vecchio schiuse le labbra in un sorriso dolce e orgoglioso che si senti ancora più felice. Quella mattina ci fu l'editto, e la tanta agognata legalizzazione! Il re, davanti a tutto il consiglio, annunciò la magia libera. Non presentò Merlin, aveva deciso che sarebbe stato lui stesso ad "annunciarsi". Il consiglio fu sbalordito e il re dovette spiegare la sua decisione tralasciando l'egoismo. Per tutta la giornata non si videro e per entrambi fu un dolore. Quando finalmente giunse la sera tutti furono riuniti a palazzo, nella sala grande. Vi erano lunghi tavoli rettangolari ingombri di cibo. La luce calda e soffusa delle candele dava un aspetto particolare alla sala e gli odori invadevano l'aria. I membri del consiglio erano tutti riuniti al centro, taluni chiacchieravano dell'editto, altro di cose superflue, invece i servitori stavano sistemando gli ultimi dettagli sui tavoli. Vi era elettricità nell'aria. Merlin era agitato. Il battito del cuore gli rimbombava nelle orecchie, cercò di ignorarlo il più possibile. Era vestito come sempre, il fazzoletto al collo e la giacchetta in stoffa. Non aveva niente di meglio da indossare. Sapeva che nella sala ci sarebbero stati druidi e stregoni e in fondo, sotto sotto, avevo un po' paura. Anche la sua magia, finalmente libera percepiva la gioia e l'agitazione. Sentì il re e la regina entrare e si precipitò nella sala. Ormai erano già seduti tutti, ma quando entrò gli stregoni e i druidi, compreso Gaius, sì inchinarono di fronte a lui invocando Emrys E nei loro occhi si poteva leggere solo riconoscenza. Merlin alzò lo sguardo su Arthur che sorrideva orgoglioso. Quando gli stregoni si furono seduti uno si alzò.
"A nome di tutti, Emrys, vi ringraziamo per ciò che avete fatto per noi." Le guance di Merlin si tinsero di rosso, visibilmente in imbarazzo 
"Non dovete ringraziare me, è stato re Arthur a legalizzarla! Inchinatevi di fronte a lui, io non ho fatto nulla." Le disse lo disse col sorriso dolce, quello solito di quando le cose gli sembravano ovvie.
"Invece hai fatto molto!-Arthur era in piedi, alle spalle il seggio e sua moglie-hai fatto tornare la magia. Meriti riconoscenza non solo per quello che hai fatto, ma anche per avermi protetto in tutti questi anni." Poi fece una cosa che Merlin mai, mai si sarebbe aspettato ne immaginato, si inchinò. "Mi rimetto alla tua potenza, Emrys. Ti offro il posto di Sommo Stregone di Camelot. Accetti?" Lo guardò. Nella sala tutti erano sbalorditi, gli occhi del mago si tinsero d'oro e le stoviglie sui tavoli tremarono, si inginocchiò davanti al re.
"Arthur alzatevi. Vi ripeto che non mi dovete nulla e poi la mia magia vi è altrettanto riconoscente." Gli sorrise dolcemente e si tirarono su reggendosi uno all'altro. "Accetto il ruolo" disse quando furono in piedi. Il re lo condusse ai troni e si avvicinò alla regina, lo sguardo di Gwen era risentito, ma sorrise comunque, un sorriso di facciata. Arthur rimase in piedi davanti al trono e lo fece inginocchiare ai suoi piedi.
"Giuri tu,-poi si avvicinò al suo orecchio sussurrando-Merlin, Emrys o Idiota?" Tutta la sala rise
"Merlin va bene Sire" disse ridendo. Arthur si schiarì la voce e riprese a capo "Giuri tu, Merlin, di proteggere il regno di Camelot?"
"Lo giuro"
"Giuri di occuparti dei problemi magici del regno?" 
"Sì, lo giuro"
"E infine Giuri fedeltà me, re di Camelot? Ma soprattutto al trono di Camelot?"
"Ovviamente sì, lo giuro."
"Allora ti nomino Sommo Stregone di questo regno." Sorrise e lo fece alzare. Merlin si girò e tutta la sala si alzò in segno di riverenza. Poi iniziarono i festeggiamenti.
Arthur e Merlin non passarono molto tempo vicini quella sera, il mago era preso in ostaggio da ogni persona della sala, le riverenze della comunità magica erano continue e durante il banchetto gli occhi furono perennemente puntati su di lui. Ad un certo punto i cavalieri insistettero affinché Merlin mostrasse la sua magia. Arthur non l'ho perse di vista un secondo e non perse nemmeno lo sfavillio di quegli occhi che amava. Il mago fece comparire una piccola creatura tra le mani, una farfalla brillante di un blu simile ai suoi occhi, chiaramente magica. Poteva dimostrare la sua forza, ma non lo aveva fatto. Aveva scelto di dimostrare la sua magia tramite un gesto tanto puro.
La liberò e questa volò nella stanza posandosi sul trono di Arthur, poi quest'ultimo vide le labbra del mago muoversi e sentì un dolce sussurro alle sue orecchie "Sei stupendo" e la farfalla si dissolse. Il re arrossì e per un attimo, solo uno, distolse gli occhi dalla figura del mago. La serata passò così, lenta, ma allo stesso tempo frenetica. Poi piano piano si ritirano tutti nelle proprie stanze, compreso Merlin, che però si fermò ad una delle grandi vetrate delle scale, giocando con la magia. Finalmente libero di farlo. Non si accorse dei passi dietro di lui fino a quando non sentì una mano calda sulla sua spalla. Alzo gli occhi, Arthur lo stava guardando, sorridente. 
"Vieni con me" sussurrò. Lo stregone lo seguì senza fiatare. Entrarono nella stanza di Arthur e Merlin non ebbe il tempo nemmeno di chiudere la porta che venne sbattuto con forza contro il muro. La magia reagì prima dei suoi pensieri. Con un lampo dorato chiuse la porta e la sigillò. Le labbra del re furono sulle sue
"Mi sei mancato"
"Non ne hai idea"
"Non lasciarmi andare"
"non potrei mai essere così idiota"
Un sussurro e un bacio, alla luce della luna che screziava i capelli di entrambi.
Si baciarono per molto tempo quella notte. Fecero l'amore e infine si addormentarono abbracciati, il destino momentaneamente dimenticato, gli incubi spariti. Erano solo loro due finalmente. Le due facce della stessa medaglia unite finalmente insieme, per sempre.
 
 
   
 
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