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Autore: Arny Haddok    29/06/2017    3 recensioni
Torniamo all'inizio della serie con una song-fic introspettiva sul nostro ex soldato preferito
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Pieces '
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Piccola introduzione: è la prima fanfic che scrivo per questo fandom, ed è, letteralmente, stata impostata impulsivamente. Spero che possa piacere!
Detto questo, buona lettura!





 

Iron (Choir Version) – Woodkid 

 

 

Deep in the ocean, dead and cast away
Where innocence is burned in flames
A million mile from home, I'm walking ahead
I'm frozen to the bones, I am...

 

Aspetto, sono steso sul mio letto e aspetto. Uno giaciglio squallido, privo di vita e grigio, come tutto quello che mi sta avvolgendo. Guardo il soffitto e provo un profondo senso di angoscia, senza espressione sul mio volto.

Sono a casa. Sono a Londra. Ma questa melma non è parte della mia esistenza. È diventata così insulsa, la mia esistenza. Aspetto che qualcosa mi trascini, più a fondo, o verso la superficie. Ma quale maledetta superficie.

Apro il cassetto, vedo la morte, lo richiudo.



A soldier on my own, I don't know the way
I'm riding up the heights of shame
I'm waiting for the call, the hand on the chest
I'm ready for the fight, and fate

 

Se potessi permettermi l'alcol lo avrei già bevuto, senza limite, senza fondo. Ma quale fondo?

Ho imparato a controllarmi, di fronte alla vita. Non importa quanto possa risultare malato, lo rimarrò fino alla morte, impavido.

Se si potesse davvero ottenere qualcosa in cambio del proprio passato, implorerei per un miracolo.

Solo un ultimo miracolo, una possibilità. Non importa quanto questa sia grande, ho solo bisogno di una possibilità.

Il mio sguardo è vuoto, forse anche la mia anima si sta alleggerendo, mi sta chiedendo di farlo, di allungare la mano a quel cassetto.

Preferisco aspettare.

Me la merito, una possibilità. La merito.



The sound of iron shocks is stuck in my head,
The thunder of the drums dictates
The rhythm of the falls, the number of dead's
The rising of the horns, ahead

 

No, non sono a casa. Non mi sento a casa.

Tornerei sui miei passi, arrancati, trascinati, penosi, impoveriti, ma Dio quanto ci tornerei.

Ammetterlo porterebbe ad un'unica conclusione: malato.

Una parola, una cartella clinica, di nuovo qui, di nuovo questo letto e quel cassetto.

Sussulto, mi sveglio. Ho il respiro reciso. I miei occhi, vacui.

Lo sento, sento il mio nome chiamato a gran voce: “Watson! Dio Watson corra! Abbiamo bisogno di lei!”. Non c'è nessuno, ma è come una medicina. Ho bisogno di sentire quelle voci per sentirmi vivo, come se il congedo potesse essere richiamato.
 


From the dawn of time to the end of days
I will have to run, away
I want to feel the pain and the bitter taste
Of the blood on my lips, again

 

“Oddio sì”. Rispondo con l'istinto dei sentimenti, lascio che siano loro a sputare quello di cui sento l'incessante bisogno.

Fatemi sentire di nuovo la sofferenza, fatemi sentire di nuovo, utile, vivo.

Ti seguirò finché i tuoi occhi chiameranno il mio nome.

Sono malato, dipendente. Tu puoi aiutarmi, l'ho letto nel tuo sguardo, sai?

Uno sguardo vispo, incontrollato.

Aiutami.



This deadly burst of snow is burning my hands,
I'm frozen to the bones, I am
A million mile from home, I'm walking away
I can't remind your eyes, your face

 

Invece ricordo.

Grazie.

 

John Watson




 


Spazio (in)utile: applaudo alla vostra perseveranza. Mi fa piacere che qualcuno stia leggendo queste righe. Piccola informazione sulla canzone: ho scelto la choir version (cantata quindi da un coro) perché trasmette un po' meglio quello che questo John vorrebbe dire, ma anche nella versione normale non stona, alcuni la potrebbero trovare anche meglio, chissà. Gli Woodkid sono un gruppo che mi ha dato tanto, i testi delle loro canzoni sono splendidi, colmi di pesantezza e malinconia. Mi affeziono facilmente a queste canzoni, che mi ispirano a cose del genere. 
I personaggi di Sherlock sono fragilissimi, davvero. Utilizzarli per scrivere significa essere delicati (oppure pieni di voglia di Angst pesante, you know what I mean Alone On the Water *Coff-Coff*), ed è questa la ragione che mi ha spinta ad aspettare tanto per gettarmi in questo baratro della scrittura. Non è detto che questa fic rimanga sola, potrebbero aggiungersi altri capitoli per altri personaggi. 
Ultimo appunto, poi giuro che vi lascio alla pubblicità: il blu che ho scelto per il testo e il titolo è significativo, nel senso che mi ricorda moltissimo il personaggio di Sherlock, quindi mi piaceva l'idea di una connessione. La "storia" può essere letta anche come JohnLock (non mi dispiacerebbe, dato che li shippo), ma potete vederla come volete!

Ora, vi ringrazio nuovamente, se volete restare aggiornati sulle mie mosse potete visitare la mia pagina Facebook "ArnyHaddok EFP". Un salutone.

   
 
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