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Autore: Alyeska707    30/06/2017    3 recensioni
Duncan vedeva ogni regola come un filo, e i fili o si spezzano o si rompono.
Ma alla fine tra loro due non c’era poi tanta differenza: nessuno avrebbe mai permesso di appartenere a qualcuno.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Buon salve a tutti quelli che mi conoscono e a chi non mi ha mai letto: ciao, sono Alyeska ed è un verissimo piacere trovarti per la prima volta su una mia storia, spero non te ne andrai prima della decima riga ^^ PREMESSA: non ho piena coscienza di come sia tonata qui, cioè sì, ma non del tutto, e non sono per niente convinta (del capitolo, della storia, della VITA OKAY?), tutto è sperimentale quindi aspetto qualche vostro cordiale commento in merito, o almeno, vi prego di non lasciarmi in questo stato di: “ho scritto una totale schifezza oppure c’è del carino nella schifezza?” GRAZIE!
E sì, ho accorciato il titolo: serve un nome corto e ad effetto, no? Ecco, adesso almeno la prima caratteristica c’è.
 
Addicted
10- siamo seri?


Quel pomeriggio Trent e Duncan avevano provato diversi brani con le chitarre, anche se non erano mancati disguidi nemmeno sulla loro scelta. Da una parte c’era il vero punk rock, quello pesante e autentico, come Sex Pistols e Ramones, dall’altra Maroon 5 e One Republic. In oltre nessuno dei due riconosceva un proprio errore e accusava l’altro di aver rovinato tutto (ma soprattutto, quello era Duncan). Non era per niente un duo affiatato, si ritrovò a pensare Gwen, anzi. E non erano due chitarre a dar vita a una melodia, anche se una era acustica e l’altra elettrica. Si creava rumore, sì, ma un rumore vuoto, un rumore… squallido.
«Dobbiamo trovare presto altri membri» disse Trent mentre riponeva il suo strumento nella custodia con estrema delicatezza. Duncan si trattenne dal non far battute. Per cinque secondi.
«Basta che non siano come te, Mr. guitar-sitter.» Trent lo guardò storto.
«Ma lo sai» cominciò, la voce controllata, «che sei proprio simpatico, Duncan?»
«Ah» sospirò l’altro. «Sì, effettivamente me lo dicono in molti.»
Gwen si limitò ad assistere passivamente a quel teatrino. Lo trovava esilarante. Erano così diversi, quei due… il tipico bravo e il classico cattivo, insieme a suonare la stessa musica. Non se lo sarebbe mai aspettata. Contava di fare da spettatrice ancora per un po’, ma Trent mandò in frantumi le sue aspettative.
«Gwen!» si sentì chiamare da lui. Trent si mise sulle spalle la chitarra e gli si avvicinò saltellando.
Mise su un innocente sorriso tutto denti, come un bambino durante la sua festa di compleanno, e le disse: «Io pensavo di mangiare qualcosa qui nei paraggi, sai, tipo un hot-dog con tanto ketchup.»
Cristo, pensò Gwen. Un hot-dog con tanto ketchup? Lo stesso panino che casualmente era il suo preferito?
Allungò le braccia ponendo le mani tra lei e Trent.
«Senti» si affrettò a dire. «Io… ti ringrazio per la tua gentilezza, davvero. Sul serio. Ma ne abbiamo già parlato. Siamo amici, ok Trent? E sì, gli amici vanno a mangiare fuori insieme, ma per questo potresti invitare qualcun altro... Duncan, per esempio.» Il punk, che era acquattato in un angolo intento a staccare i cavi dalla sua Fender blu metallizzata, si alzò di scatto dopo essersi sentito nominare nel discorso, e si puntò l’indice contro il petto.
«Non provare a mettermi in mezzo, Gwen!»
«Pensavo che non stessi ascoltando» commentò lei, aspra nella voce. Gli angoli delle labbra di Duncan si incurvarono verso l’alto, in un sorrisino divertito, da chi la sa lunga.
«Io non mi perdo mai niente, dolcezza.» Gwen sospirò esausta in risposta e si focalizzò di nuovo su Trent.
«Non me la sento ancora, Trent.»
«Neanch’io me la sentirei ancora, Trent» le fece eco Duncan. Gwen chiuse gli occhi, convinta a ignorarlo.
«Mi serve del tempo per riuscire a vederti come una volta.»
Duncan si fece spazio tra di loro per superarli e arrivare all’uscita.
«E quel tempo corrisponde a tutta la vita, solo che prova troppa pena per dirtelo! Sayonara, ragazzi!» e detto questo uscì, salutando con un cenno della mano. Trent non aggiunse nulla.
«Scusa» gli disse Gwen. «Ma devo scambiare due parole con lui.» Infilò la giacca e oltrepassò di corsa la porta, il viso accigliato. Guardò da un lato della strada, poi verso quello opposto, infine distinse la schiena di Duncan, la sua cresta che spiccava tra le capigliature degli altri passanti.
«Hey, tu!» gli gridò, facendosi strada rapidamente verso di lui. «Duncan!» Sentendosi chiamare, lui si voltò. Dovendo essere sincero, non si aspettava di ritrovare lì Gwen, ma non per questo si ritrovò dispiaciuto.
«Fammi indovinare» disse Duncan. «Non sei riuscita a starmi lontano e mi sei corsa dietro, abbandonando il chitarrista?»
Gwen lo guardò stranita per qualche secondo.
«Mi spieghi cosa non va in te?» esclamò poi. «Ci provi tanto gusto ad agire così, non è vero?»
«Hey, calmati» le disse Duncan ridacchiando. «Che c’è di male a non prendersi sul serio?»
«Tu non prendi mai nulla sul serio, Duncan! E quello che c’è stato tra me e Trent lo è stato!»
L’espressione di lui si fece seria. «Ma è finito.»
Gwen non rispose.
«Sai un’altra cosa che ho trovato molto curiosa?» continuò Duncan, cercando di camuffare il divertimento.
«Che secondo te due amici non sono tenuti a uscire e mangiare qualcosa insieme…» Si fermò, come per pensare a cosa dire poi. Ma lo sapeva benissimo.
«Eppure due amici possono baciarsi, non è così? Non è quello che è successo tra di noi, Gwen?»
La ragazza si sentì immobilizzata. Non sapeva come reagire.
«Vorrei anche parlare di questo, Duncan.»
Lui ghignò di nuovo. «Non c’è niente di cui parlare, Gwen. È successo. Mi è piaciuto e ti è piaciuto, non negarlo. E non è stato impegnativo. Cioè, mica ci ha cambiato la vita. Ci siamo baciati, ma nonostante questo non stiamo insieme. Visto? Non essere seri a volte libera da complicazioni inutili. Ma se preferisci che Trent non lo sappia è ok, nessun problema.»
Gwen si sentì confusa, cominciava a non capire più niente. In realtà non aveva mai compreso il modo di pensare di Duncan, ma in quel momento più che mai gli parve del tutto un enigma.
«E Courtney?» riuscì solo a dire.
Duncan la indico con la mano. «Ecco» disse. «Con lei, sarebbe seria. Infatti è una tale rottura… nel caso non te ne fossi accorta.»
«Sì ma…» non sapeva cosa ribattere. Avrebbe voluto chiedergli perché continuava a non fare il serio, nonostante fosse innamorato di lei… avrebbe voluto chiedergli se fosse innamorato di lei. Ma non lo fece. E non ne seppe il motivo, si sentì solo bloccata dal dirlo, come se le parole si stessero rifiutando di uscirle di bocca. Duncan sogghignò di nuovo. Ancora. Un’altra volta.
Le accarezzò la guancia.
«Ci vediamo, Gwen.»
Ricominciò a camminare, e questa volta Gwen preferì cambiare strada.
   
 
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