Scritta sulla soundtrack Cuore in me del musical Il gobbo di Notre Dame.
Cuore in me
CAPITOLO 1
Cuore
in me
Che
sei così spezzato
Sanji
lasciò cadere
a terra la sigaretta e la pestò sotto la scarpa, si
passò la mano tra i capelli
disordinandoli. Attraversò la porta-finestra, lasciando la
camera da letto, e
raggiunse il bordo del davanzale, vi appoggiò le mani e si
sporse, guardando il
giardino sottostante.
I
lampioncini
illuminavano in modo discontinuo il prato, lasciando alcuni punti in
penombra.
Sanji
alzò il capo
e osservò il cielo blu-notte puntellato di stelle. Le sue
iridi azzurri si
tinsero di riflessi color fumo e si deterse le labbra con la lingua,
sapevano
di tabacco.
Il
vento freddo
della notte gli sferzava il viso, arrossandogli le guance pallide.
Si
allargò la
cravatta con l’indice, la sua pelle era arrossata e
sospirò pesantemente.
“Non
vieni a
riposare?” si sentì domandare.
Deglutì
rumorosamente e si voltò, osservando la giovane donna che
aveva raggiunto il
limitare della porta-finestra e si era aggrappata all’infisso
di legno.
“Mi
dispiace,
amore. Ho un sacco di pensieri per la testa e al momento non ho
sonno” ammise.
“Ultimamente
sei
sempre così buio. Qualcosa non va al ristorante?”
domandò la donna.
Sanji
abbassò lo
sguardo, osservando la camicia da notte blu mare della moglie aderirle
al corpo
formoso, intravide le forme delle gambe e deglutì.
Avvertì un calore al basso ventre
osservando il seno prosperoso di lei che s’intravedeva
attraverso la stoffa.
“Tu
dormi pure,
Robin. Non ti preoccupare, penso sia solo stanchezza. Abbiamo avuto
parecchi
critici gastronomici che ci hanno fatto visita ultimamente. Il mio
è solo stress”
la rassicurò.
Robin
guardò le
spalle del marito, strette dalla giacca nera che indossava e sporse le
labbra
piene. Lo raggiunse, tenendo una mano appoggiata sul fianco, con
l’altra gli
accarezzò la schiena.
“Sicuro
che non
preferisci un massaggio?” domandò seducente.
Sanji
sorrise,
delle ciocche bionde gli scivolarono davanti al viso coprendogli
totalmente
l’occhio sinistro. Le prese la mano nella propria e le
sfiorò il dorso con le
labbra.
“L’idea
mi alletta,
mia adorata, ma tu sei stanca” disse gentilmente. Si sporse e
le bacio
delicatamente la guancia. “Però non ti priverei
mai d’importanti ore di sonno.
Tranquilla, vai serena a riposare. Mi fumo un’altra sigaretta
e ti raggiungo”
la rassicurò.
Robin
gli avvolse
le spalle con un braccio e si sporse sulle punte dei piedi, baciandolo.
“Allora
ti aspetto”
disse.
“Non
temere, ti
raggiungerò sicuramente” rispose Sanji. Le
baciò la fronte e Robin si staccò,
dirigendosi nuovamente verso la camera da letto. Sanji la
osservò socchiudere
alle sue spalle la porta-finestra e s’infilò la
mano nella tasca dei pantaloni.
Ticchettò con la punta della propria scarpa di vernice sul
pavimento del
terrazzo ed estrasse un telefonino, recuperò i messaggi e ne
aprì l’ultimo.
<
Domani notte
ti aspetto al night. Non avrai difficoltà a sgattaiolare di
nascosto via dal
tuo locale per raggiungermi, tanto lo fai sempre > lesse
mentalmente.
Cancellò il messaggio e chiuse gli occhi, un rivolo di
sudore gli scivolo lungo
il viso.
<
Dimmi perché
cuore mio. Oh, cuore in me, che sei così spezzato, ti prego
dimmelo > pensò.