Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: 6asi98    01/07/2017    1 recensioni
Era più facile per Magnus vivere una vita nella solitudine e nel rimpianto piuttosto che rivelare ad Alec chi fosse suo padre. Per settimane non avevano fatto altro che litigare, alla fine lo stregone aveva scoperto il ragazzo nei sobborghi di New York in cerca di Camille. Il cuore di Magnus si era infranto in mille pezzi e aveva lasciato lo Shadowhunter.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood-Bane, Presidente Miao
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ho pensato molto al capitolo conclusivo per questa storia, spero che vi piaccia. Quando ho scritto il capitolo precedente sapevo che non era una vera e propria fine perché, nonostante tutto, la vita di Magnus continua...

-Brinderò al vostro amato Clave!- Gridò con rabbia Magnus allo Shadowhunter che lo aveva scortato fuori dall'Istituto. Era appena stato cacciato perché ai nascosti non era permesso di partecipare al Rito di Passaggio di uno Shadowhunter. Non gli sarebbe interessato se avvolto in un telo bianco non fosse stato Alexander.
Di fronte all’edificio che aveva visto tante volte e che negli ultimi anni aveva associato ad un giovane ragazzo che gli aveva rubato il cuore, si ricompose e sistemò la giacca bianca che aveva indossato in rispetto delle tradizioni degli Shadowhunters. Aprì un portale e raggiunse il suo loft in un battito di ciglia.
Presidente Miao reclamò subito la sua attenzione, come biasimarlo? Lo stregone mancava da parecchie ore. Dopo che Alec… ancora non riusciva a dire la parola morto, comunque dopo di allora aveva vagato perso per New York guardando ma senza vedere niente. I ricordi che gli scorrevano davanti agli occhi.
Anche adesso, nella tranquillità della sua casa, riviveva ogni momento passato con Alec. Più ci pensava e meno riusciva a capire come tutto fosse iniziato, come uno Shadowhunters gli avesse donato la felicità.

La prima volta che aveva visto Alec era stato a quella festa nel suo loft, una delle tante, eppure così diversa da tutto il resto. La serata era iniziata con i soliti Seelie e Vampiri che ballavano e si ubriacavano ma tutto era cambiato quando aveva fatto la sua apparizione un giovane Shadowhunter dagli occhi azzurri. Era facile capire che fosse un Lightwood: capelli scuri, pelle diafana ma quegli occhi… sembravano renderlo unico nella sua bellezza.
Molte cose erano accadute quella sera e in un modo o nell’altro un gruppo di Shadowhunters aveva cambiato la sua vita. Mentre raccontava della sua famiglia e del suicidio di sua madre a dei perfetti sconosciuti il ricordo lo aveva rattristato solo un po’, 400 anni gli avevano permesso di rendere il dolore più ovattato. In ogni caso quella sera fu diverso perché quasi con un sussurro Alec era intervenuto e gli aveva detto che non era stata colpa sua ciò che gli era accaduto quando era solo un bambino. Per un attimo ci aveva creduto davvero, negli anni aveva imparato ad accettare il suo passato insieme a tutte le cose brutte che aveva compiuto, anche se fossero la sua semplice nascita.
Si ricordava bene di aver desiderato di ascoltare ancora la voce rassicurante di Alexander, sentire la sua risata melodica e rivedere i suoi occhi. Non sarebbe stato male anche poterlo riportare nella sua camera con intenzioni completamente diverse.
La sua vita noiosa e monotona era diventata un po’ meno ripetitiva perché la speranza di rivedere Alexander anche solo da lontano la rendeva più interessante. Non si era trattenuto dall’esprimere il suo apprezzamento nei confronti di Alec la sera stessa e la sua reazione imbarazzata lo aveva reso ancora più tenero agli occhi dello stregone.
Da quel giorno era tornato alla sua vita ripensando solo distrattamente agli eventi della festa e a degli occhi azzurri che inevitabilmente gli continuavano a riapparire nella mente. Fino a quando una semplice frase su un messaggio di fuoco gli chiedeva di curare Alexander Lightwood che era rimasto ferito gravemente. Non ci aveva neanche dovuto pensare, quel ragazzo non sarebbe morto quella notte. Nonostante il suo profondo odio verso gli Shadowhuters Alec gli era sembrato diverso, non aveva pregiudizi nei confronti dei nascosti o almeno così gli era sembrato. Non era sicuro dei suoi motivi ma Magnus Bane aveva passato la notte a curare il ragazzo per cui forse iniziava ad avere dei sentimenti usando tutta la sua magia fino all’ultima goccia.
Se n’era andato quando era stato sicuro che Alec sarebbe sopravvissuto e non aveva resistito dall’accarezzare leggermente la sua fronte scoprendo con piacere che la sua pelle era sorprendentemente morbida e liscia. Gli era sembrato un addio allora, perché pensava che le loro vite non si sarebbero più rincontrate.
Si sbagliava, invece, perché pochi giorni dopo Alexander si presentò davanti alla sua porta a ringraziarlo e tutto ciò che era seguito era stato inevitabile: il loro primo bacio, il loro primo appuntamento, la loro relazione segreta…
Aveva fatto tanti errori, il peggiore era stato non essere sincero fino infondo con Alec riguardo al suo passato. Sarebbe sempre rimasto il suo rimpianto più grande. Il suo dolce Alexander era stato strappato dalla vita ingiustamente, avrebbe voluto proteggerlo, salvarlo un’altra volta ma lui se n’era andato così velocemente. Lo aveva lasciato da solo come avevano fatto tutte le persone a cui teneva, i suoi genitori per primi.
 
Il tempo sembrava non avere più senso, Magnus andava avanti nella sua vita, se rimanere rinchiuso nel suo loft con un maglione sgualcito di Alec addosso si poteva definire tale. Un mese passò senza che Magnus se ne accorgesse, la sua vita era di nuovo noiosa con l’unica aggiunta di un dolore quasi insostenibile che lo accompagnava in ogni momento.
Si rinchiuse nella sua camera per dormire ma il mondo sembrava non volergli dare pace perché il pianto di un neonato lo svegliò nel cuore della notte. Il suono gli martellava nella testa senza dargli tregua. Da dove arrivasse non riusciva proprio a capirlo, nel suo palazzo non abitavano bambini e nessuno si era trasferito di recente. Stava per fare un incantesimo e insonorizzare la camera quando si fermò di colpo al pensiero che qualcuno poteva aver bisogno del suo aiuto. Si alzò pigramente e seguì il suono assordante fino all’ingresso dove Presidente graffiava la porta infastidito anche lui dal rumore che aveva disturbato il suo sonno. L’aprì ma non vide nulla, l’atrio era vuoto nonostante il pianto fosse diventato più acuto. Fu proprio il suo gatto ad attirare la sua attenzione su una scatola di cartone poggiata vicino alla sua porta. Scostò il coperchio e con sua grande sorpresa vide un bambino con la pelle blu scuro che piangeva e si agitava tra le coperte in cui era avvolto. Di fianco a lui un biglietto diceva: “Chi mai può amarlo?”. Un ricordo amaro riportò Magnus alla sua infanzia e alla solitudine che aveva dovuto sopportare.
Si decise a portare il bambino nel loft cercando di fare attenzione mentre lo prendeva in braccio e lo deponeva sul divano. Lo stregone di soli pochi mesi guardava tutto intorno a lui e aveva smesso di piangere, anche se si lamentava ancora leggermente.
- Ora chiamiamo Catarina, ok, piccolo Mirtillo? Lei ci sa fare più di me con i bambini.- Magnus accompagnò l’ultima parola con una smorfia, gli piacevano i bambini se si trovavano lontani dai suoi vestiti e non piangevano. Era notte fonda e come si aspettava la sua amica non rispose al telefono. Tornò verso la sala un momento prima di vedere un fagotto blu rotolare e cadere dal divano. Per fortuna riuscì a sollevarlo con la magia prima che colpisse il pavimento. Lo fece fluttuare e lo depose di nuovo sul divano, in risposta il bambino si mise a ridere per la magia.
- Mi vuoi far avere un infarto? Per Lilith! Non fare mai più una cosa del genere.- Sistemò una barriera di cuscini in modo che non potesse più cadere e si fermò a guardarlo, era molto dolce quando non piangeva. Gli dispiaceva davvero che qualcuno l’avesse abbandonato perché quel bambino meritava tutto l’amore del mondo.
- Cosa devo fare con te, Mirtillino?- Il bambino lo guardò incuriosito e forse era solo un semplice versetto che fanno i bambini ma a Magnus sembrò che avesse detto “Papà”.
Ripensò alle parole che Alec aveva pronunciato prima di morire, Cosa gli aveva detto? “Non aver paura di continuare la tua vita senza di me, un giorno riuscirai a costruire la famiglia che desideri.” Per Magnus la parola famiglia aveva avuto il significato di costruire una vita con Alec ma adesso forse poteva essere altro. Poteva evitare la sofferenza che aveva provato lui ad un innocente piccolo stregone e forse avrebbe ritrovato un po’ di felicità.
- Come hai fatto ad arrivare davanti alla mia porta, Piccolino? E’ stato Alexander a dirti di tormentarmi?- Quelle parole rivolte al neonato non avevano senso perché Alec non c’era più e lo stregone ne era consapevole ma in quel momento Presidente si sdraiò su un cuscino accanto al piccolo bambino e Magnus vide come sarebbe potuto essere il suo futuro.
 
Fine

Ho voluto raccontare il primo incontro tra Alec e Magnus dal punto di vista di quest’ultimo per spiegare ciò che ha provato, nei libri di CC non è molto approfondito. Spero vi piaccia il finale, secondo me Magnus si merita di essere felice per questo ho voluto che non rimanesse solo nel suo dolore.
Lasciate un commento se volete, ringrazio coloro che hanno aggiunto questa storia tra le preferite, seguite e in particolare Pretty_Queen che con i suoi commenti mi ha reso più facile scrivere questa storia.

P.S. Mi scuso per la lunga attesa ;)

Asia
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: 6asi98