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Autore: RLandH    01/07/2017    1 recensioni
“Eco era una ninfa, una sorta di dea – non proprio – che aveva una lingua piuttosto svelta. Zeus il re dei Numi la usava per distrarre sua moglie quando si incontrava con le amanti” aveva spiegato Bellamy. Per un momento aveva taciuto, il suo sguardo si era perso in un punto distante di quel corridoio, e la mano che era stata così vicina a sfiorare la spalla di Echo si era improvvisamente ritratta come se lei fosse stata incandescente.
Ed Echo aveva capito.
Per volere della sua regina, Echo lo aveva ingannato e per questo erano morti in tanti.
Si era quasi scatenata una guerra.

[Post 4 stagione|Spoiler!|Becho!Oneside|BlakeBrothers!Onestamente non so cosa sia ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellamy Blake, Echo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Si era sistemata sotto la luce con il libro tra le gambe.
Erano passati mesi da quando avevano raggiunto l’anello, ma lei sembrava ancora faticare orribilmente ad ambientarsi a tutto.
Eppure era stata nella Città di Luce.
“Non eri di turno alla coltura delle alghe?” la voce di Bellamy l’aveva colta di sorpresa, mentre era già scivolata nella lettura. Faticava ancora incredibilmente a leggere, era grata che Monty ed Harper la stessero aiutando.
“Murphy mi ha chiesto di fare cambio turno” aveva confidato con voce un po’ spenta, sollevando uno sguardo verso di lui. Non c’erano molte cose da fare sull’anello.
Osservare con scrupolosità la crescita delle alghe era in assoluta una delle attività più interessat da fare.
E questo rendeva chiaro il tedio che affliggeva quel luogo.
Le sue giornate si componevano di allenarsi, occuparsi delle alghe, migliorarsi nella lettura e cercare di capire a cosa servivano tutti quei bottoni.
Uno schiacciato al posto di un altro ed erano tutti morti. Regola base.
Bellamy si era liberata della giacca ed aveva ricambiato il suo sguardo. La schiena era posato al vetro della grande anello e dava verso l’oscuro nulla.
Era così angosciante vivere in quella maniera.
Si chiedeva come gli Skycru avessero potuto vivervi così allungo. Si chiedeva come avrebbe potuto lei, dopo aver passato la vita tra le praterie innevate di Azgeda.
Le mancava la sua casa, come le sarebbe mancato l’ossigeno.
Le mancava la sua famiglia, la sua regina, il suo re, Ontari.
Le mancava guardare il cielo azzurro e toccare l’erba con le dita. E la pioggia.
Era tutto dimenticato ora, inghiottito dalla morte e dal fuoco.
Anche quando sarebbe tornata a casa, non avrebbe ritrovato i luoghi della sua memoria e forse anche i visi che avrebbero incrociati sarebbero stati estranei.
“Cosa leggi?” le avvea domandato Bellamy, risvegliandola dal suo vacare. C’era qualcosa di ipnotico in lui. “Il mio argomento preferito” aveva risposto sarcastica, sollevando il libro e mostrando che fosse di botanica.
Quando sarebbe tornata sulla terra sarebbe stata probabilmente una contadina migliore di quanto era una guerriera. Questo non era necessariamente un male.
“Il benessere dei fiori” aveva letto Bellamy, “Ancora piante” aveva aggiunto. “Ancora piante” aveva confermato lei, prima di continuare: “Gli unici libri che avete lasciato qui su”, un po’ piatta lei, battendo con le nocche sulla parte grigia.

Bellamy si era staccato dal vetro e si era avvicinato a lei. “Su che fiore ti stai concentrando?” aveva chiesto incuriosito. “Come mai tutto questo interesse?” aveva domandato di rimando lei, stringendo le ginocchia al petto ed incastrando il libro tra le cosce ed il ventre. “Perché sicuramente ne capisco più di fiori che di reattori” aveva commentato con disattenzione.
Erano rimasti per un momento in silenzio, poi lei aveva disteso un poco le gambe permettendo alla facciata del foglio di esporsi. “Il narciso” aveva detto.
Bellamy aveva guardato l’immagine disegnata al lato del libro con interesse inquietante e poi aveva sollevato lo guardo verso di lei, “Che coincidenza” aveva detto solo.
“Cosa?” aveva risposto lei confusa.
“Il fiore del Narciso” aveva ripetuto Bellamy.
Lei aveva roteato gli occhi, ma prima che riuscisse a parlare, Bellamy si era intromesso di nuovo: “La storia del Bel Narciso e la ninfa Eco?” aveva chiesto.
Lei aveva drizzato le orecchie sentendo il suo nome.

Bellamy era scivolato al suo fianco, lentamente. “Sono uomini del cielo?” aveva chiesto lei con una certa innocenza. Ed anche timore. Immaginava una Eco del cielo e si arrendeva forse alla realtà che sempre aveva rigettato.
Che nel profondo erano uguali. Figli della stessa terra.
Bellamy aveva scosso il capo, “Sono personaggi dei miti” aveva spiegato. “Fiabe” aveva allore detto Echo, “Non proprio” aveva risposto Bellamy, con una certa pazienza.
“Non mi interessano le vostre fiabe” aveva ripetuto lei, gonfiando le guance. Almeno la cultura, la mia, le nostra dazioni, almeno quelle lasciatemele, implorava. “Non vuoi sapere da dove viene il tuo nome?” aveva chiesto Bellamy, più vicino, neanche un po’ turbato, ormai abituato, assuefatto ai suoi modi sgarbati.
“Sono nata in una valle, Skyrcu, durante un’escursione, i miei primi vagiti hanno raggiunto ogni vetta” aveva risposto con durezza Echo.
Bellamy aveva riso, “Per l’Eco” aveva detto, continuando a tenere un sorriso così pieno e bello sulle labbra.
“Ascoltami” le chiese poi, con più gentilezza. Le raccontò che i miti e la storia antica, molto più antica del primo primifaya, così antica da superare millenni, era la sua passione quando era bambino. Era il suo modo di evadere.
Ed Echo poteva capire perché desiderasse farlo, se tutta la sua vita era stata spessa nel grigiore di quei corridoi.
“I miti erano la maniera in cui gli uomini si davano spiegazioni sui fenomeni che non potevano spiegare” aveva concluso Bellamy. “Come l’eco” aveva detto lei.
Lui aveva annuito.
“Eco era una ninfa, una sorta di dea – non proprio – che aveva una lingua piuttosto svelta. Zeus il re dei Numi la usava per distrarre sua moglie quando si incontrava con le amanti” aveva spiegato Bellamy. Per un momento aveva taciuto, il suo sguardo si era perso in un punto distante di quel corridoio, e la mano che era stata così vicina a sfiorare la spalla di Echo si era improvvisamente ritratta come se lei fosse stata incandescente.
Ed Echo aveva capito.
Per volere della sua regina, Echo lo aveva ingannato e per questo erano morti in tanti.
Si era quasi scatenata una guerra.
“Cosa le è successo?” aveva chiesto Echo, mentre Bellamy guardava vacuo verso la grande invetriata, “Era, la moglie di Zeus, se ne accorse. Per punirla le tolse la possibilità di poter parlare liberamente, limitandola a ripetere solo ciò che udiva” aveva spiegato.
“Così nacque l’Eco” aveva compreso Echo.
Immaginava quale dolore doveva aver passato la ninfa, perché anche lei era stata bandita e punita dal suo Re e le sue giustificazioni erano state cenere.
“Narciso invece …” Bellamy aveva ripreso a parlare, cogliendola di sorpresa, non pensava avrebbe parlato ancora. Echo aveva osservato il disegno del ben narciso in fiore. “Era un giovane, di bellezza straordinaria” aveva spiegato Bellamy.
E nella mente di Echo era stato difficile non cercare di delinearsi Bellamy nelle facezie del giovane. “Ogni uomo e donna si invaghiva di lui” le aveva rivelato.
“Anche Eco” il commentato della giovane non era stata una domanda.
“Anche lui stesso” rispose invece Bellamy.
Si sollevò dalla posizione seduta nel corridoio e compose quei pochi passi che lo separavano dalla grande finestra.  “Ci sono diverse storie su Narciso ... la mia preferita però era quella di sua sorella” aveva confidato il ragazzo, toccando con il palmo il vetro.
Eco aveva ghignato, “Non so perché la cosa non mi sorprende” aveva detto. Ma Bellamy l’aveva ignorata.
“Aveva questa sorella con cui stava sempre. Condividevano ogni cosa” aveva raccontato lui, “Quando lei morì, per lui fu …” per un momento Bellamy tacque. Ed Echo poté ricordare l’urlo straziante di dolore quando gli aveva riportato della morte di Octavia.
“Un giorno guardando in una fonte scorse il suo viso, che era così simile a quello della sua amata sorella; il suo unico conforto” aveva spiegato con voce un po’ ammorbidita. Con gli occhi guardava oltre le stelle ed il nero terso.
“Poi che gli accadde?” chiese Echo. “Morì annegato in quella stessa fonte. Ci sono diverse versioni ma finiscono tutte così. Da lui nacquero i narcisi” gli spiegò Bellamy.
La ragazza si era alzata e lo aveva affiancato, poteva vedere la sua immagine riflessa appena nel vetro, “E la ninfa Eco?” aveva chiesto.
“Era innamorata di lui. Ma tra la sua incapacità di comunicare e l’amore che Narciso provava per il suo riflesso, fu rifiutata” soffiò lui.
Echo rimase in silenzio guardando il profilo di Bellamy, “Rimase per le valli a piangere il suo amore, finchè di lei non rimase che solo la voce” aveva terminato lui.
“Senza offesa, Bellamy, ma come storia fa schifo” aveva detto lei, infastidita.
Echo preferiva tenersi le sue leggende, lì dove l’eco era la voce bruciante della natura. Della sua forza. E nessuna ragazzina disperata e singhiozzante che spariva annegata nella malinconia di un amore non corrisposto.
“Riesci ad immaginare amare qualcuno così tanto da scomparire?” aveva chiesto Bellamy.
Ed Echo si era accorta di come lo specchio restituisse il riflesso di del giovane, ma quello non guardava la sua immagine, così come non si lasciava distrarre dalle stelle, guardava la terra, ardente e bruciante.
Lì dove era il suo cuore.
“Non fa per me” aveva replicato solamente, raccogliendo il suo libro.
Non avrebbe piantato narcisi quando sarebbe tornata sulla terra. Forse.
Si era voltata un’ultima volta, ma lui era ancora lì, con gli occhi rivolti al vetro.
“Bellamy?” lo chiamò timidamente.
Ma lui non l’ascoltò.
 
Informazioni (in)utili: Headcanon personale (che è canon secondo me) Bellamy ama profondamente la mitologia  e la storia antica(questa cosa è stata vista un paio di volte).
La leggenda di Narciso con la sorella (gemella) è la versione di Pausania.



N.B. Eh non lo so cosa è. So cosa non è: Una Becho.
O meglio è una Becho così One-Side che neanche Echo si è accorta dei sentimenti che prova.
Ci sarebbe un hint Bellarke, ma è così piccolo che è soppresso dai BlakeFeels.
Comunque sia questa cosa non è stata betata e chiedo scusa per averla scritta.
Pace è amore.
   
 
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