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Autore: _Cthylla_    02/07/2017    5 recensioni
[Lettura consigliata soltanto a coloro che conoscono "Ombre"]
Cosa accadrebbe se, per disgrazia, un certo Dio della Distruzione facesse la conoscenza di una certa "insolente piccola shadowjin" il cui modo di essere non è stato minimamente cambiato dal matrimonio?
Dal testo:
"Quando Freezer chiuse la comunicazione e si voltò verso la sua famiglia, vide re Cold con la testa tra le mani e Cooler intento a fissare i bicchieri di vino con aria assente, ripetendo di continuo “sapevo che The Walking Dead dovevo finire di vederlo ieri, lo sapevo!”.
La sola che non sembrava sentirsi condannata a morte a prescindere era regina Ice, la quale incrociò le braccia davanti al petto con fare serio. «Servono tre ore di viaggio da qui a Pianeta Freezer N.1, se Lord Beerus è già sul posto è inutile che tu parta. Zoisite dovrà gestire la situazione da sola, questo è quanto».
«Non ce la può fare, non senza farci ammazzare tutti» sentenziò Freezer. "
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freezer, Lord Bills, Nuovo personaggio, Whis
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ombre'
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Salve!
Come ho detto nell'introduzione, questa one shot è "riservata" a coloro che ricordano la long-fic "Ombre", che ho scritto qualche anno fa. Ho voluto avvisarvi conscia del fatto che le persone che non hanno letto la long non capiranno granché di quel che c'è qui sotto, per forza di cose :'D in particolar modo riferimenti vari.
Immagino che nessuno si aspettasse di vedere dell'altro materiale con Zoisite dopo anni, non me l'aspettavo neppure io, ma... galeotto fu Dragon Ball Super!
Ultima nota prima di lasciarvi leggere in pace: questa one shot si colloca dopo la long e prima della breve raccolta "Il clan Cold si allarga" (il cui stile dovrei revisionare, almeno un pochino).
Buona lettura :)


= Importunus erit crebo quicumque rogabit =

(Inutile aiutare chi non accetta consigli)

 

 

 

 

 

 

 
«Matrimonio? Quale matrimonio? Come ho potuto perdermelo?!»

 
Sembrava che non si potesse fare un sonnellino senza che nell’universo accadesse qualcosa di interessante, almeno per quanto riguardava cibo e banchetti più o meno sontuosi.
Nello specifico, il matrimonio di qualcuno che mai nessuno avrebbe mai pensato di vedere prender moglie.
 
«Non pensavo che tenesse tanto a partecipare alla cerimonia, Lord Beerus!» esclamò Whis, leggermente sorpreso che al Dio della Distruzione -nonché suo assistito ed ex allievo- potesse interessare la celebrazione dell’unione di due persone in un vincolo di amore eterno… o almeno, questo era ciò che un matrimonio sarebbe dovuto essere in un universo ideale.
Peccato che quello non fosse un universo “ideale”, e che uno dei due sposi fosse un essere che si impegnava a tenere stretta la galassia in una morsa di terrore, godendo smisuratamente nel farlo, quindi era improbabile che fosse presente del sentimento in quell’unione.
 
«Ma che cerimonia e cerimonia, non mi importa proprio nulla di quella! Io penso a tutte le leccornie che ci siamo persi» continuò Lord Beerus, lagnandosi «A tutto quel cibo!... come ha potuto Freezer non invitarmi? Fare un simile sgarbo a me?!» aggiunse poi, mentre la sua espressione diventava pericolosamente impenetrabile.
 
«In verità l’aveva invitata, Lord Beerus» replicò pacatamente l’angelo.
 
Il Dio della Distruzione gli lanciò un’occhiata perplessa. «Ah sì? E io cosa stavo facendo, per non ricordarlo?»
 
«Stava dormendo già da un anno!»
 
Dopo quella rivelazione, Beerus tacque per qualche momento. «Ah» disse poi «Adesso mi spiego. D’accordo» fece spallucce «Direi che la nostra destinazione per la merenda sia già decisa!»
 
«Prego?»
 
«Ritengo che Freezer mi debba un banchetto nuziale, essendomelo perso!» dichiarò il gatto.
 
«Non se lo è perso per colpa di Freezer» osservò Whis.
 
«Sì invece, perché si è sposato proprio quando io stavo dormendo! Sospetto che possa averlo fatto apposta» ribatté Beerus «per cui dovrà fare in modo di servirmi tutte cose che mi piacciono, altrimenti distruggerò i vari “Pianeta Freezer” dal numero uno al numero ventisette!»
 
Se era così “gentile” era perché lui e Freezer s’intendevano bene, dal momento che a entrambi piaceva far esplodere le cose. Magari un giorno l’icejin l’avrebbe fatta fuori dal vaso e le cose tra loro sarebbero cambiate, ma per il momento tra lui e Lord Beerus filava tutto abbastanza liscio.
 
«Lord Beerus…» sospirò Whis, con un leggero sorriso tutto di rassegnazione.
 
«Ma pretendo la granita, tanta granita! È un icejin, deve avere la granita!» “icejin”, “demone del freddo” =  granita. Logico. «Quanto ci metteremo ad arrivare su Pianeta Freezer N.1?»
 
«Cinque minuti. Ma non so se Freezer si trovi lì» gli ricordò Whis «Sa bene che il suo lavoro lo porta a viaggiare molt-»
 
«Se ci sia o meno non conta granché» lo interruppe il dio «In realtà mi interessa soltanto che ci sia qualcuno pronto a servirmi da mangiare, quindi andrebbe bene anche se ci fosse, che so, soltanto questa famosa moglie che s’è preso. Ne sarà pur in grado… e poi, sarò sincero, sono un po’curioso di vedere che tipo di donna è quella che ha sposato una persona come Freezer».
 
Whis chiuse un occhio, e osservò qualcosa nella sfera -ora luminescente- che sormontava il suo scettro. «Pare proprio che la summenzionata donna sia in casa, Lord Beerus. Freezer invece è assente».
 
«Mi sta bene. Andiamo!»
 
Alla fine Whis acconsentì alla richiesta, preparandosi alla partenza.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Bene, direi che possiamo fare una pausa».
 
All’annuncio di re Cold, quattro mani -inclusa la sua- agguantarono rapidamente altrettanti bicchieri pieni di vino. Fatto ciò, gli icejin presenti bevvero metà del loro contenuto con due lunghi sorsi.
Da quando regina Ice era di nuovo sveglia e in attività, per sua volontà le riunioni di famiglia semestrali per discutere dell’andamento dell’impero erano diventate trimestrali. Non era certo il motivo di tale decisione, se fosse perché lo riteneva davvero necessario o perché aveva ventisei anni da recuperare o, ancora, per una qualche voglia di tenere tutto più “sotto controllo”, ma di fatto nessuno si era opposto: Re Cold non aveva avuto voglia di negarglielo, pur non trovando una ragione davvero valida per quell’aumento di riunioni, e né Cooler né Freezer sarebbero mai riusciti a dirle “no” -visti i trascorsi- sebbene questo significasse vedersi due volte in più nel corso dell’anno.
Con regina Ice nuovamente al fianco di re Cold, e i due fratelli che davanti alla loro madre evitavano di saltarsi alla gola, il clan Cold sembrava quasi una famiglia degna di tale definizione.
 
«Non rimangono molti argomenti, giusto?» domandò Freezer, posando il bicchiere.
 
«Ha fretta di tornare dalla moglie, lui» commentò Cooler, “leggermente” a presa in giro.
 
Era una fortuna che Freezer avesse rimesso a posto il bicchiere, che così non divenne una poltiglia di frammenti di vetro. Cooler era sempre stato bravissimo a minare le sue capacità di autocontrollo, e dopo tutta la faccenda di Zoisite lo era diventato ancor di più, sebbene le cose si fossero infine risolte a suo favore.
Freezer per troppa vergogna non aveva -né avrebbe mai- detto ai genitori quel che era successo la dannata sera in cui suo fratello si era divertito a “giocare con i manichini”, così come Cooler aveva taciuto per convenienza e Zoisite per lasciarsi quella storia alle spalle, ma era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.
Il rancore era prerogativa del suo clan quanto l’incommensurabile potenza, e attendeva ancora il giorno in cui avrebbe potuto vendicarsi di Cooler, possibilmente in modo definitivo. «Il dovere viene sempre e comunque prima del piacere, ma comprendimi: mia moglie è Zoisite».
 
«Il problema non si porrebbe, se l’avessi portata con te a questa riunione come da nove mesi ti sto chiedendo di fare» gli ricordò regina Ice.
 
Freezer ammutolì. Se si era ripromesso di non nominare Zoisite nel corso della riunione -cosa che si era dimenticato per colpa di suo fratello- era per evitare altri commenti da sua madre oltre il “Quindi non c’è neppure stavolta” iniziale. «Me ne sono dimenticato» mentì «E comunque non servirebbe granché. Chiedile di parlarti di vita e cultura di pianeti vari, di come sopravvivere all’addiaccio, liberarsi da un paio di manette o riconoscere un gioiello da una patacca e lei lo farà più che bene… ma di burocrazia, diplomazia ed economia non sa nulla. Zoisite non è proprio fatta per simili questioni!»
 
«Non è una valida scusa. Non si nasce “fatti” o no per qualcosa, le cose si imparano man mano» sentenziò la icejin «E io ritengo che Zoisite, ormai entrata nel nostro clan, debba far parte attivamente anche di faccende come questa».
 
Re Cold tossicchiò. «In verità neppure io sono molto convinto dell’utilità che avrebbe il tentare di coinvolgerla. Devi riconoscere che è fatta a modo suo. Ricordi cos’è successo al matrimonio?»
 
«Cos’avete contro la dancehall? Per una volta quantomeno non è stata una festa noiosa» obiettò Cooler «Il valzer era diventato più monotono di quanto sia di suo, ha fatto bene a cambiare musica. Poi che Freezer non sappia minimamente muoversi è un altro discorso!»
 
Per fortuna il comunicatore di Freezer iniziò a suonare in maniera insistente proprio quando, nonostante mamma fosse presente, stava per assaltare suo fratello. Guardò chi fosse, e si stupì di vedere il nome di Zoisite sul display. Non che gli dispiacesse essere cercato da sua moglie, ma quella chiamata gli risultava ben strana. «È Zoisite, scusate un attimo» disse, per poi alzarsi e allontanarsi dal tavolo.
 
«“Il dovere viene sempre prima”, diceva» commentò Cooler.
 
«Siamo in pausa, e lui perlomeno ha una moglie dalla quale farsi chiamare» ribatté re Cold «Di te non si può dire lo stesso».
 
Il preferito di re Cold era sempre stato Freezer, e lo era diventato ancor di più da quando si era sposato con una shadowjin, mentre Cooler era sceso di qualche gradino più in basso dal momento in cui aveva aiutato la suddetta a scappare via, e dopo tutti quei mesi non era ancora riuscito a risalire. Non che si fosse sforzato molto in quel senso, non aveva voglia -e neppure il bisogno- di tentare inutilmente di diventare il preferito di suo padre, ma a volte era un po’seccante. «Io compio i miei doveri per la Planet Trade Organization, e tu hai già dei futuri nipoti assicurati, che io mi sposi oppure no. Avrei tutto il tempo di trovare moglie» rispose «Se ne volessi una».
 
Regina Ice stava per intromettersi in una conversazione che stava acquistando una piega poco gradevole, ma un “CHE COSA?!!” gridato da Freezer fece sì che tutto si voltassero di scatto verso quest’ultimo.
 
«Zoisite ascol- no, per una volta IO parlo, mentre TU ascolti e metti in pratica, chiaro?! È vitale che tu sia umile, gentilissima, del tutto accondiscendente e gli dia del “lei”! No, niente “ma”! Qualunque cosa voglia tu devi dargliela, hai capito?!... no, non in quel senso» sibilò Freezer «Su quel fronte non dovrebbero esserci problem… c-che cos… Zoisite. Zoisite ti prego dimmi che stai scherzando, ho un assoluto bisogno di sentire queste parole, ahahah, lo senti, sto già ridendo anche se non è divertente affatt...» si passò una mano sul volto, con aria disperata «D’accordo, non penso che sia lì per quel motivo, se fosse così probabilmente a quest’ora saresti già morta… Sì, “addirittura”. Questa faccenda non deve venire fuori, d’accordo?! Non voglio problemi con le divinità! Sì, hai capito bene, Lord Beerus è una divinità!... no, non si è “portato dietro il gatto”, dei due è il gatto a essere il dio, l’altro è l’assistente! Senti, io ora parto e cerco di essere lì il prima possibile, tu intanto fingi di non essere te stessa. Arrivo».
 
Quando Freezer chiuse la comunicazione e si voltò verso la sua famiglia, vide re Cold con la testa tra le mani e Cooler intento a fissare i bicchieri di vino con aria assente, ripetendo di continuo “sapevo che The Walking Dead dovevo finire di vederlo ieri, lo sapevo!”.
 
La sola che non sembrava sentirsi condannata a morte a prescindere era regina Ice, la quale incrociò le braccia davanti al petto con fare serio. «Servono tre ore di viaggio da qui a Pianeta Freezer N.1, se Lord Beerus è già sul posto è inutile che tu parta. Zoisite dovrà gestire la situazione da sola, questo è quanto».
 
«Non ce la può fare, non senza farci ammazzare tutti» sentenziò Freezer.
 
«Siamo condannati!» esclamò re Cold «La prima volta che mi ha visto mi ha più o meno dato del vecchio putrefatto!»
 
«Questa non la sapevo» si stupì Cooler, nascondendo -malamente- un sogghigno.
 
«Tu prima di questo cosa le avevi detto?» ribatté la icejin, rivolta al marito «Non tutte le donne sono disposte a mordersi la lingua in certe occasioni».
 
«Le avevo detto soltanto che secondo me avrebbe sposato Freezer, cosa che in effetti è successa! Non puoi paragonarla a te solo perché avete entrambe un carattere forte» disse re Cold  «Tra voi c’è una differenza abissale, che risiede nel possedere sufficiente discernimento da capire quando è il caso di comportarsi in un certo modo e quando invece non lo è. Tu lo possiedi. Lei no».
 
«Nemmeno un po’» aggiunse Cooler, sebbene a lui Zoisite non avesse mai dato problemi.
 
«Quindi secondo voi dovrei rimanere qui in attesa, sperando inutilmente che Zoisite non si metta a prenderlo in giro per le sue orecchie o simili appena dirà qualcosa che non le piacerà?! Non se ne parla!» esclamò, uscendo dalla stanza di gran carriera e senza salutare nessuno, diretto alla propria astronave.

Sapeva che sua madre aveva ragione e che non sarebbe mai arrivato in tempo per evitare il disastro ma, per come la pensava, era meglio provare e non riuscire piuttosto che rinunciare in partenza: e
ra riuscito a sposarla soltanto nove mesi prima, era inammissibile che tutto fosse destinato a finire così presto e così male per colpa di una divinità piombata in casa sua nel giorno sbagliato.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Zoisite sapeva che non c’era proprio alcunché di divertente, se quella storia fosse saltata fuori non sarebbe stato piacevole, ma un’assurda risata silenziosa continuava a scuoterla senza darle requie già da prima che lasciasse il balcone che dava sull’esterno. Probabilmente era un suo strano modo di reagire a quella situazione imprevista e, da quel che aveva capito, potenzialmente molto pericolosa.
Non era una novità che Freezer le dicesse di tenere a freno la lingua -non che lei gli desse ascolto-, ma la shadowjin aveva trovato alquanto strano che le avesse intimato di fare una cosa del genere con i due estranei che guardando dal balcone aveva visto arrivare.
 
“Che roba… ho rubato in casa di una cosiddetta divinità, e nemmeno lo sapevo”.
 
Ai tempi lei e Hayun -l’altro Shadow, morto da un pezzo- erano piccoli, ma non aveva ancora dimenticato la sua breve gita in quello strano e piccolo pianeta a forma di piramide rovesciata con quel grosso albero al centro, né aveva dimenticato il palazzo con tutte quelle stanze una più bizzarra dell’altra. Tuttora non sapeva dire se fosse più strana quella piena di bocce di vetro o quella invasa da clessidre fluttuanti, ossia la stanza nella quale loro due avevano visto dormire colui che avevano creduto fosse l’unico abitante del palazzo.
Ricordava distintamente la tentazione di rubare i bracciali d’oro massiccio che quella specie di gatto portava alle braccia, sopita dall’intuizione che lì in giro avrebbero potuto trovare qualcosa di maggior valore e di meno rischioso da trafugare.
L’intuizione si era rivelata giusta, e in seguito non le era più capitato di vedere altrettanto oro ammassato tutto insieme.
Le tornò in mente anche la curiosa sensazione provata allora, quando le era sembrato che quel tesoro non diminuisse mai indipendentemente da quanto lei e Hayun ne facessero sparire nelle ombre, e aveva sentito una “spinta” a prenderne ancora, ancora e ancora. Era riuscita a sconfiggerla dicendosi che loro due rubavano per mantenersi e non per altro, ma per trascinare via Hayun, rapito dallo stesso “incantesimo” -avidità o una maledizione vera?- aveva dovuto prima tirargli due grossi ceffoni.
 
“Ma forse è meglio che la smetta di rivolgere a quel fatto i miei pensieri, ché magari con quelle due parabole satellitari che si ritrova al posto delle orecchie riesce a sentire pure quelli!”
 
Sì, Freezer le aveva detto che questo Lord Beerus era dio, ma Zoisite nutriva comunque seri dubbi a riguardo. Aveva trascorso un’intera vita raminga, girando da un pianeta all’altro, e aveva visto fin troppe pseudo divinità che in realtà si erano rivelate soltanto essere creature un po’ -o molto- più forti del normale, o un po’più grosse della media, o semplicemente abbastanza astute da riuscire a ingannare intere popolazioni di sempliciotti.
Ovviamente questo Beerus doveva essere forte almeno quanto Cooler, o Freezer non sarebbe caduto in simili allarmismi, ma Zoisite riteneva di non avere di che preoccuparsi eccessivamente: alle brutte poteva sempre svanire nelle ombre e tanti saluti. Si stupiva che suo marito non se ne fosse ricordato, nel dirle “se fosse per quello probabilmente saresti già morta”.
 
“Dai che forse Lord Beerus è una persona di retto senso, e non mi verrà voglia di chiedergli se è il fratellastro di Dumbo” si disse Zoisite “Anche perché non c’è bisogno, che condividano almeno un genitore è palese”.
 
Si mise a girellare per la stanza, aspettando che, come da istruzioni, i due visitatori fossero condotti lì da un qualche servo. La ragazza che le aveva annunciato l’arrivo di Lord Beerus le aveva persino chiesto se fosse il caso di spostare l’incontro nella sala principale come soleva fare Freezer, ma la shadowjin aveva risposto “Nah” e fatto spallucce. Se quei due ci tenevano tanto a incontrarla avrebbero percorso qualche corridoio in più e comunque quella stanza le piaceva di più: c’era una visuale migliore sull’esterno.
Era evidente che non avesse la minima idea di come si ricevono degli ospiti importanti, e del resto come avrebbe potuto averla, essendo cresciuta senza alcuna educazione?
 
“Sentiamo un po’cosa vogliono questi due” pensò, mentre rifletteva su come ingannare l’attesa “spero di sfangarla in fretta”.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Cos’è questo cambiamento di stanza? Freezer ci fa sempre accomodare in quella principale, e soprattutto ci riceve personalmente».
 
«La moglie di Freezer non è Freezer».
 
Quando Beerus aveva avvistato la moglie di Freezer sul balcone -Whis gli aveva detto che Freezer si era sposato con l’ultima Shadow esistente, quindi solo di lei poteva trattarsi- aveva detto a Whis di volare direttamente lì senza fare tante cerimonie, ma non c’era proprio stato modo di convincerlo. “Siamo arrivati senza preavviso, comportarsi come vorrebbe fare lei sarebbe una cafonata eccessiva anche per un dio” aveva detto Whis con aria irremovibile, motivo per cui erano entrati dal portone principale e stavano seguendo il servo che era stato mandato apposta da loro per condurli dove doveva.
 
«Sicuro di chiamarti Whis e non “Capitan Ovvio”?»
 
«Sembra che a lei serva qualcuno che faccia notare le ovvietà, Lord Beerus».
 
Il Dio della Distruzione gli diede un’occhiataccia, ma non ebbe altra reazione degna di nota, anche perché ormai erano arrivati.
 
Il servitore entrò per primo, seguito dai due visitatori. «Lady Z-»
 
«HO VINTO! AH! Rancid procione infame, per te solo lame!»
 
Zoisite era così impegnata a festeggiare per la propria vittoria a Farm Heroes Saga da non essersi accorta di niente e nessuno. Sembrava che quello, come metodo per ingannare l’attesa, si fosse rivelato fin troppo coinvolgente.
 
Lord Beerus e Whis si scambiarono una breve occhiata perplessa che valeva più di tanti commenti. Nella loro lunghissima vita ne avevano viste tante ma non era mai capitato che qualcuno, sapendo di doverli ricevere, si mettesse tranquillamente a giocare.
 
«Lady Zoisite» si fece sentire di nuovo il servitore, con fare alquanto imbarazzato «gli ospiti… Lord Beerus…»
 
Solo a quel punto la shadowjin tornò alla realtà. Dopo aver fissato per qualche secondo i presenti senza dire una parola, fece sparire nelle ombre il tablet. «E anche oggi la mia figura del cavolo l’ho fatta, dai. È che quel procione mi aveva già battuta due volte di fila, capite?… vabbè, lasciamo perdere. Salve a entrambi» disse tendendo la mano a Lord Beerus, il quale malgrado la perplessità la strinse. «Zoisite Shadowhidden. No aspè: Lady Zoisite Shadowhidden. Mi dimentico sempre il benedetto titolo».
 
«Il titolo è fondamentale!» fu la sola frase compiuta che Beerus riuscì a mettere in fila, nonché la prima cosa a essergli balzata in mente al posto dei saluti, in quel frangente. Lui teneva molto che le persone gli si rivolgessero col dovuto appellativo in segno di rispetto, quindi il discorso di quella shadowjin moglie di Freezer gli sembrava fuori dal mondo.
 
«Se si tratta di film e serie tv sono d’accordo, un titolo decente ci vuole» replicò e, distogliendo totalmente la propria attenzione da un dio sempre più perplesso, tese la mano a Whis. «Conosco il nome di Lord Beerus ma non il suo, signor?...»
 
«Il mio nome è Whis, Lady Zoisite» si presentò cordialmente l’angelo, stringendole la mano con delicatezza «Noto che per essere la moglie di una persona importante sembra avere un’opinione curiosa su certe questioni».
 
«Non mi sono ancora calata nel personaggio di “moglie di Freezer”, mi sa. Intanto che ne dite di accomodarci?» indicò dei divanetti lì vicini.
 
«Ehm… vuole che faccia portare qualcosa per lei e i signori, Lady Zoisite?» si intromise di nuovo il servo. Se al posto di Zoisite ci fosse stato Freezer non si sarebbe permesso di parlare, ma sapeva che la signora era meno pericolosa rispetto al marito… e, contrariamente a lei, sapeva anche qualcosa in più su come si sarebbe dovuta comportare una padrona di casa più o meno decente.
 
«Eh, mica male come idea!» approvò la shadowjin «A me va una granita alla menta, a voialtri due cosa-»
 
«Una granita alla menta va benissimo per tutti e due, grazie!» la interruppe Beerus, cercando di mantenere compostezza. “Forse tutto sommato questa ragazza non è così male” pensò.
 
«Benissimo, allora vada per tre granite» concluse Zoisite «Magari formato gigante per quello dei due ospiti che sembra particolarmente entusiasta?...»
 
“Confermo: non è male per niente!
 
Poco dopo arrivarono le granite richieste e Whis, gustando con eleganza la propria, si trovò a conversare del più e del meno con Zoisite, mentre Lord Beerus era impegnato a dare l’assalto a un bicchiere alto un metro e mezzo -e altrettanto largo- straripante di granita.
 
«Lei dunque è cresciuta in un ambiente decisamente diverso da questo, sbaglio?» domandò l’angelo con tranquillità, dopo qualche minuto di chiacchiere.
 
«Appena vagamente diverso, sì. A dire la verità io e lo shadowjin che era con me nemmeno ce l’avevamo, un “ambiente”: tre giorni di qua da soli, una settimana di là col gruppo di Tizio, un mese dall’altra parte col gruppo di Caio, mezza giornata da un’altra ancora con quello di Sempronio, e poi boh, da soli di nuovo» disse Zoisite «E quando lo Shadow che era con me è crepato le cose non sono cambiate granché. La vita da vagabondi è quella che è!» concluse, ficcandosi in bocca il cucchiaio pieno di granita.
 
Probabilmente Zoisite era una delle poche ex povere sposate con uomini ricchi e importanti che non si vergognasse di un passato non trascorso tra i membri dell’alta società. Riteneva che non ci fosse nulla di sconveniente nell’aver viaggiato in ogni dove, visto più cose di molti altri e aver vissuto avventure allucinanti con gruppi di gente sciroccata: quantomeno avrebbe sempre avuto qualcosa di interessante da raccontare.
 
«Vita da vagabondi? Parbleu» commentò Whis.
 
«Lei par celeste più che parer bleu, ma va bene uguale» riuscì a dire la shadowjin -causando estrema perplessità in Whis-, nonostante il cucchiaio ancora in bocca.
 
Beerus lasciò perdere un attimo la granita, e si rivolse a Zoisite. «No aspetta, fammi capire: Freezer ti ha raccolta dalla strada come un animale abbandonato?»
 
Tra le intenzioni di Lord Beerus non c’era quella di offendere, ma la sorpresa l’aveva portato a fare il paragone sbagliato…
 
«Essere “raccolto” dalla strada è qualcosa che può succedere a un gatto randagio, non certo a un’icejin di razza Shadow» ribatté infatti Zoisite «Immagino che lei abbia parlato per esperienza personale».
 
…parlando con la persona sbagliata.
Se Freezer fosse stato presente avrebbe bestemmiato in sedici lingue, constatando che i suoi avvertimenti le erano entrati in un orecchio ed erano usciti dall’altro. Prevedibilmente.
 
A quelle parole l’atmosfera abbastanza tranquilla che c’era poco prima andò definitivamente a quel paese. Mentre Whis sospirava, concludendo che non sarebbe riuscito a finire la sua granita in santa pace, Lord Beerus e Zoisite incrociarono le braccia davanti al petto, squadrandosi malamente a vicenda.
 
«Mi hai appena dato del gatto randagio?»
 
«Vorrà dire “mi ha dato”! Il titolo e tutto quello che ne deriva è “fondamentale”… sbaglio?»
 
Si era sbagliato quando aveva pensato che Zoisite non fosse poi così male, sbagliato di grosso: non era altro che una piccola shadowjin arrogante, insolente e poco educata -quello per forza di cose- che non era in grado di capire quando stare zitta o ritirare quanto appena detto. «In quanto divinità posso tranquillamente non curarmi di cose di cui non ti curi tu per prima!»
 
«Io di cosiddette divinità ne ho viste fin troppe, una più tarocca dell’altra. Le divinità vere non esistono!»
 
«Hai davanti a te il Dio della Distruzione in persona e affermi che le divinità non esistono?!» sbottò Beerus, allibito quanto offeso, alzandosi in piedi di scatto «Di tutte le tue mancanze di rispetto questa è la più grave!»
 
«È lei che mi ha paragonata a un animale abbandonato, se avesse continuato a mangiare la granita senza uscite infelici ora non staremmo qui a litigare come cane e gatto, le pare?» ribatté Zoisite, testarda come suo solito.
 
«Pretenderesti anche di avere ragione?!»
 
«Io ho ragione eccome! è stato lei a cominciare, non io» insistette la shadowjin.
 
«Parbleu… e io che avevo iniziato a pensare che sarebbe filato tutto liscio!» sospirò Whis, inascoltato.
 
«Credevo che Freezer fosse in grado di insegnare alle persone a stare al posto che compete loro, ma pare che sbagliassi» disse Lord Beerus, con un’espressione mortalmente seria.
 
«Freezer ci ha provato, ma la sottoscritta è una bella gatta da pelare. Comunque, se è davvero una divinità perché non fa qualcosa di figo per dimostrarlo?»
 
“Qualcosa di figo”.
Non poteva averlo detto davvero.
Seriamente, perché non l’aveva ancora distrutta?
 
«Intendo distruggere tutti i pianeti che appartengono a tuo marito, incluso questo, e naturalmente anche te con essi. Lo trovi abbastanza “figo”?» le chiese il dio, sarcastico.
 
«Non so se l’hai notato, genialone, ma io sono una shadowjin. Posso diventare un’ombra» gli ricordò, con fare arrogante «Distruggere un’ombra è un po’complicato, quindi non dire gatto se non ce l’hai nel sacco».
 
Lord Beerus sogghignò. «Eppure te l’ho detto, che sono il Dio della Distruzione».
 
Sotto lo sguardo attonito -finalmente!- della shadowjin, Lord Beerus distrusse l’ombra proiettata dal bicchiere di granita. Era qualcosa che andava contro ogni senso logico, legge della scienza, della fisica e quant’altro, eppure quel che era appena accaduto era innegabile: l’ombra non c’era più.
Zoisite pensò che forse era stata lei, a dire gatto senza averlo nel sacco, perché quello era un dio vero,  e lei si era messa veramente in un bel casino dal quale non vedeva via d’uscita, visto il soggetto coinvolto.
Dopo tanto tempo provò di nuovo paura, rendendosi conto che stavolta neppure la sua stessa natura di shadowjin avrebbe potuto aiutarla. Non aveva preso sul serio le parole di Freezer, né Beerus stesso, e ne avrebbe fatto le spese… insieme a pianeti e persone che non c’entravano nulla, suo marito incluso.
Si diede della deficiente completa, e mai giudizio fu più corretto.
 
«Il Dio della Distruzione delle palle altrui! Mea culpa per non esserci arrivata prima».
 
…ma tanto ormai era troppo tardi per cercare di mettere una pezza sui danni che aveva provocato, e gli anni passati e il matrimonio non l’avevano cambiata nemmeno un po’, per cui la risposta non avrebbe potuto essere diversa.
 
«Inizio a pensare che il tuo cervello non sia del tutto a posto, e a essere onesto mi domando come tu, avendo a che fare con Freezer, possa essere ancora viva… ma penso sia un quesito destinato a rimanere irrisolto» concluse Beerus, mentre una sfera viola brillante iniziava a formarsi tra i palmi delle mani che aveva appena accostato «Forse distruggerò anche Freezer, per la poca intelligenza mostrata nell’aver sposato te» aggiunse.
 
«Apri bene quelle due parabole satellitari che hai sulla testa e ascoltami: comportati da persona munita di buonsenso quale io non sono stata» disse Zoisite indicandosi «sono stata io a non dare retta a Freezer e a non tenere la lingua a freno, anche se ripeto che sei stato tu a cominciare, e quindi la colpa è tua; Freezer la sua parte l’ha fatta, e il resto della gente che vive su questo pianeta e sugli altri non c’entra nulla, come non c’entra il resto della famiglia, quindi … ti pregherei di lasciarli in pace, e di prendertela con la vera responsabile, ossia io».
 
Non aveva detto una cosa del genere a cuor leggero, era la propria vita che aveva gettato al vento per non aver ascoltato suggerimenti preziosi, ma giunta a quel punto non vedeva altro da poter fare se non cercare di limitare i danni. Aveva vissuto una vita breve ma alquanto intensa, e la sola cosa che rimpiangeva era non poter dire addio a suo marito, sua suocera e tutto il resto della famiglia.
 
«Se era una supplica, non ti è venuta bene» commentò Lord Beerus, preparandosi a scagliare la piccola sfera di energia distruttiva contro di lei. Se non altro quella decerebrata sembrava in grado di assumersi le proprie responsabilità, quindi pensò che forse, a seconda di quanto sarebbe calata la sua collera dopo averla disintegrata, avrebbe potuto davvero limitarsi a punire lei e finirla così.
 
«Era più un appello al buonsenso, infatti. Lo prenderai in considerazione almeno un minimo?»
 
Il dio le rivolse il suo ghigno più malevolo. «Morirai con il dubbio. Ultime parole?»
 
«Coglionedicecosa?»
 
«…cosa?»
 
«Niente, a posto così!» esclamò Zoisite, con un sorrisetto ironico.
 
Morire a testa alta, per mano di un dio e dopo un “coglionedicecosa” perfettamente riuscito era sempre meglio che morire come aveva fatto quel demente di Hayun, ucciso da membri di forze di polizia a caso sul pianeta Vraas.
 
«Voglio essere onesto, Lady Zoisite…» si fece sentire di nuovo Whis «Forse non ha una grande considerazione della sua vita, ma dal modo in cui ha voluto difendere suo marito e famiglia mi aspettavo un po’di interesse in più almeno verso le quattro creature che porta in grembo».
 
Fu un fulmine a ciel sereno per Zoisite -che non aveva idea di essere incinta-, la quale impietrì e sgranò gli occhi in un’espressione da assoluto primo piano. Il sorrisetto di poco prima era scomparso, e in tutta quella situazione era la prima volta che mostrava un vero e proprio sconcerto decisamente appropriato.
Portò le mani al ventre, e rendendosi conto di avere quattro figli, i figli suoi e di Freezer, che stavano crescendo dentro di lei provò per la primissima volta in vita sua un tipo di paura e disperazione del tutto nuovi al pensiero di quanto stava per succedere a quelle creature non ancora nate; un tipo di paura e disperazione che solo chi era già madre o stava per diventarlo poteva sentire e capire.
Fino a un istante prima aveva accettato suo malgrado l’idea di farsi uccidere per “arginare i danni”, ma quei quattro piccoli icejin cambiavano le carte in tavola, dal suo punto di vista. Arginare i danni un corno!
 
«… è incinta?» Lord Beerus sollevò un sopracciglio inesistente, incurante del fatto che Zoisite si fosse messa a fissarlo, probabilmente per paura. «Questo non cambia le cose: il padre è Freezer, la madre è lei, non può venire fuori granché di buono… meglio occuparsene subito».
 
«Vorrei tanto che tua madre con te avesse fatto lo stesso ragionament-ehm, stavo dicendo…» la shadowjin si schiarì la voce «Lord Beerus, sono venuta a patteggiare!»
 
Con il Doctor Strange e Dormammu aveva funzionato, e il cervello in stato di semi shock della shadowjin non era riuscito a partorire un’uscita migliore.
 
«Patteggiare? Ormai ho deciso» ribatté il gatto.
 
«Suvvia, potresti almeno fingere di dare uno straccio di possibilità a questa povera donna incinta che non sapeva di esserlo e col cervello sconclusionato dagli ormoni. Se mi dessi ascolto e decidessi di darmi corda, potresti anche riuscire a umiliarmi prima di distruggermi» disse Zoisite «Io sono una mortale, tu sei un dio: ritieni che il solo distruggermi sia abbastanza per compensare tutte le mie prese in giro, nonché il fatto che ti sto dando impunemente del “tu”?»
 
“Vorrei proprio vedere dove vuol andare a parare” pensò Whis, con una leggera punta di curiosità. «Quale sarebbe la sua idea?»
 
«Whis, eventualmente dirlo sarebbe spettato a me!» protestò Beerus, dando un’occhiataccia all’assistente mentre faceva sparire la sfera viola.
  Non era certo che senza l’ingerenza di Whis avrebbe veramente dato retta a quella piccola shadowjin impertinente ed incosciente, ma ormai il dado era tratto, e tanto valeva stare a sentire cos’aveva da proporre.
  “Alla fin fine posso anche far contento Whis, se è così curioso” pensò “Sono il Dio della Distruzione, sono in grado di gestire e uscire vincitore da qualunque cosa proporrà questa sciocca”. «Parla. Se torni a darmi del “lei” può anche essere che io ti ascolti…»
 
«Eccola qui, l’idea!»
 
Manette di ferro? Cos’aveva in mente, quella?!
A meno che…
 
«Oh! Questo è sconveniente per una donna sposata!» esclamò Whis, con una mano davanti alla bocca.
 
«Avrei potuto accettare la tua proposta indecente solo tu fossi stata single e muta» commentò Beerus.
 
«Non gliela darei nemmeno se fosse quella di un’altra, quindi non si preoccupi-in ogni caso, la mia non era una proposta indecente» disse la shadowjin, che comunque sembrava avergli dato retta tornando a dargli del “lei” «Ma voglio proporre qualcosa di tutt’altro genere. Lord Beerus, la sfido a liberarsi da queste manette in massimo un minuto, utilizzando unicamente una forcina che, per facilitare le cose, terrà già tra le labbra. Niente uso di super forza, poteri strani o abilità più o meno nascoste, se non quelle linguali. Io che sono una mortale ne sono in grado» asserì «Lei che è un dio pensa di poter riuscire a fare lo stesso?»
 
Era la prima volta che un mortale si azzardava a sfidarlo così apertamente. Davvero, più Beerus ci pensava e più non si capacitava di come Freezer avesse potuto sposare un simile soggetto, e senza riuscire a farle abbassare la cresta: quella giovane donna aveva la lingua troppo lunga ed era di un’arroganza sconfinata, immotivata per di più! A quel punto darle una lezione prima di distruggerla era quasi d’obbligo, e liberarsi da un paio di manette con una forcina non poteva essere così difficile. «Certamente. Le mie abilità linguali sono ineguagliabili» affermò.
 
«Oh sì, passa molto tempo a leccare coni gelato!» sorrise Whis.
 
«Non dubitavo che le abilità linguali venissero solo da quello, guardi» commentò Zoisite, alla quale Whis aveva fatto senza volerlo -in teoria!- un assist micidiale.
 
«Tu non aiuti per niente, lo sai?!» sbottò Beerus all’indirizzo dell’angelo, il quale fece spallucce «Sbrighiamo velocemente questa faccenda, shadowjin».
 
«Un attimo! Dobbiamo definire gli accordi» gli ricordò Zoisite «Se riesce a liberarsi terrà fede a quanto aveva deciso prima…»
 
«Con un’aggiunta» la interruppe Beerus «Distruggerò anche il resto del clan Cold e relativi possedimenti. Siete tutti rei di non aver aspettato che mi svegliassi per celebrare il matrimonio tra te e Freezer, del resto… e se ripenso al banchetto di cui mi avete privato, mi viene voglia di distruggere tutto subito» concluse, con una smorfia «ero venuto qui per questo motivo, essere risarcito del cibo perduto».
 
«Seriamente?» Zoisite inarcò un sopracciglio, ma decise saggiamente di riprendere il filo del discorso «Comunque, se invece vincerò io… momento: quanto valgono il giuramento di una divinità e gli accordi che fa?»
 
«La parola di un dio è sacra» dichiarò Beerus con fermezza «Non osare anche solo pensare il contrario».
 
«Bene, allora se vincerò io mi darà la sua parola di divinità che da qui in avanti non minaccerà di fare -né farà- nulla a me, al clan Cold, e a tutti i nostri possedimenti attuali e futuri. E mi darà pure quei suoi quattro bracciali» aggiunse, in un’ispirazione improvvisa «Mi piacciono. Siamo d’accordo?»
 
«Siamo d’accordo» confermò lui, per poi ghignare per l’ennesima volta. «Visto che sono un dio generoso, quando avrò vinto ti lascerò fare un’ultima chiamata a tuo marito per avvertirlo che morirete tutti a causa della tua arroganza».
 
«E visto che io sono una shadowjin generosa, le lascerò salutare i suoi bracciali prima di prenderli e metterli in una teca in bella vista, con tanto di targa “erano del Dio della Distruzione”».
 
Niente da fare, non si zittiva proprio. «Diamoci una mossa» disse Beerus «Prima tu».
 
«Ovviamente» sorrise Zoisite, e porse le manette a Whis «Signor Whis, gentilmente, potrebbe confermare che queste manette non hanno difetti di alcun genere? Così che nessuno poi possa dire che ho barato?»
 
«Nessun problema!» annuì Whis, per poi compiere un breve ma accurato esame delle manette. «Sono perfettamente a posto».
 
«Bene. Ora» Zoisite tirò fuori dalle ombre una forcina e la mise tra le labbra, poi si voltò dandogli le spalle, e mise le mani dietro la schiena «se potesse ammanettarmi, mi farebbe un favore».
 
«Un momento!» intervenne Beerus «Come sarebbe?! Non hai detto che i polsi sarebbero stati ammanettati dietro la schiena!»
 
«Non ha neppure detto che sarebbero stati ammanettati davanti, e lei non ha chiesto i dettagli, Lord Beerus» gli fece notare Whis con la massima tranquillità, mentre ammanettava Zoisite «Ecco fatto».
 
«Ma si può sapere TU da che parte stai?!» sbraitò Beerus all’indirizzo del suo assistente.
 
«Io dico solo le cose come stanno… e sono certo che la prossima volta si premurerà di chiedere maggiori dettagli!» sorrise candidamente l’angelo.
 
Niente da fare: erano passati centinaia di milioni di anni e, anche se Whis era passato da essere il suo maestro a essere il suo assistente, probabilmente non avrebbe mai smesso davvero di impartirgli qualche lezione, seppur indirettamente. «Ed era necessario affrontare la cosa proprio in quest’occasione, Whis?!»
 
«Una volta vale l’altra» Whis fece spallucce «Molto bene, Lady Zoisite, ha precisamente un minuto da…adesso» disse, facendo comparire una piccola clessidra che fluttuava in aria.
 
Liberarsi da un paio di manette con una forcina era già una bella prova d’abilità, ma Lord Beerus non riusciva a capire come fosse possibile farlo con le mani dietro la schiena, a meno di usare la forza bruta per rompere tutto l’aggeggio. Non voleva ancora crederci, la sua divina arroganza non voleva ancora accettarlo, ma iniziò a sospettare che forse a dire gatto prima di averlo nel sacco era veramente stato lui.
 
«Osservi e prenda nota, Lord Beerus!»
 
Il tempo di un sorriso più che mai impertinente e Zoisite, sotto gli occhi attoniti del dio, sfruttò la grande flessibilità acquisita nel corso della sua vita in strada  per far passare il suo intero corpo tra le braccia ammanettate -del tutto snodate-, trovandosele così sul davanti, e non più dietro la schiena. Dopo questo numero degno di un’artista del circo, avvicinò le labbra -e con esse la forcina- alle manette, iniziando a lavorare alla serratura.
Quindici secondi dopo uno scatto annunciò l’apertura delle manette, che non caddero a terra solo perché la shadowjin le riacchiappò con la coda poco prima dell’impatto.
 
«Ecco fatto» disse Zoisite, stiracchiandosi per poi porgere le manette a Lord Beerus «Prego!»
 
«… inganno! Slealtà! Devi aver barato in qualche modo!» la accusò il gatto, puntandole il dito contro «Dev’esserci qualcosa nella conformazione fisica di voi icejin che vi permette una cosa del genere, e se non è quello c’è un difetto nascosto nelle manette!»
 
«Niente conformazione fisica strana, sono semplicemente molto snodata, e per il resto… mette forse in dubbio la competenza del suo assistente?»
 
Quell’insinuazione ebbe il potere di zittire Beerus per qualche istante, soprattutto dopo aver dato un’occhiata al volto di Whis: aveva la stessa espressione delle volte in cui il dio si era lamentato perché ci impiegavano troppo a raggiungere un determinato luogo, e Whis gli aveva ricordato che lui era il volatore più veloce dell’universo.
 
«Assolutamente no» si affrettò a negare Beerus «Se ha detto che le manette sono a posto allora lo sono di certo, ma tu hai barato in qualche modo!»
 
«Io conosco la conformazione fisica degli icejin, di razza Shadow o meno, e Lady Zoisite ha detto la verità» lo disilluse Whis «Tutta questione di flessibilità, Lord Beerus. Ora è il suo turno!»
 
Lord Beerus esitò prima di prendere le manette dalla coda di Zoisite, perché dopo averla vista all’opera si era reso conto fin troppo bene che probabilmente non sarebbe stato in grado di fare altrettanto. Le sole scelte che aveva al momento erano chiamarsi fuori dal gioco senza nemmeno provare, che avrebbe significato lasciar vincere la shadowjin a tavolino, o andare fino in fondo, presumibilmente finendo per fare una pessima figura mentre si contorceva come un cretino nel futile tentativo di liberarsi.
Si maledisse quindici volte di fila per aver voluto assecondare la curiosità di Whis. In che situazione assurda si era cacciato!
 
«Se stesse pensando di lasciar perdere la capirei…»
 
Il tono condiscendente di Zoisite fu ciò che lo fece scattare, e dopo aver lanciato le manette a Whis mise le mani dietro la schiena con fare ostinato. «Non ci penso nemmeno! Whis, ammanettami!»
 
«Come vuole, Lord Beerus!»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«Ma porc… malediz… PRIMA O POI RIUSCIRÒ A… Stavolta ci sono quasi!!!»
 
Lord Beerus stava testardamente provando a liberarsi da venti minuti buoni, ma sia Zoisite sia Whis avevano smesso di prestare attenzione ai suoi tentativi da oltre un quarto d’ora. Avevano preferito occuparsi del bicchiere di granita da un metro e mezzo che prima del loro assalto era ancora pieno per metà, e adesso era quasi vuoto, principalmente grazie a Whis.
 
«Dunque, mi diceva ha usato questa tecnica per liberarsi quando lei e suo marito vi siete incontrati faccia a faccia per la prima volta?»
 
«Esattamente! Freezer fece l’errore di lasciarmi sola nella stanza, e io mi sono liberata dalle manette facendo quel che ho fatto venti minuti fa. In quell’occasione non è stato molto sveglio, e sì che gli avevo detto di aver vissuto per strada! Poteva pure arrivare a immaginare che conoscessi qualche trucchetto. Tanto meglio per me, però» disse la shadowjin «Se fosse stato più previdente, quasi di sicuro non avrei fatto una bella fine».
 
«Quasi di sicuro ha ragione» annuì Whis «Suo marito Freezer è un soggetto particolare, ma penso che lo sappia meglio di me. Volendo essere onesto, non pensavo che un giorno si sarebbe sposato… tantomeno mosso da sentimenti positivi di qualunque genere».
 
«Mi rendo conto che la sua fama è quella che è, anche perché il suo lavoro di tiranno galattico lo fa fin troppo bene» Zoisite alzò gli occhi al soffitto «Ma si sta dimostrando un buon marito, e io…io credo che riuscirà a essere anche un buon padre per loro quattro. Non vedo perché non dovrebbe essere così, avere dei figli era nei progetti di tutto il clan, nei nostri».
 
Whis fece spallucce, per l’ennesima volta. «Lei lo conosce meglio di me. Se ne è sicura, le credo».
 
Zoisite non disse più nulla, limitandosi a continuare a mangiare la granita in silenzio, finalmente. Whis non aveva detto nulla che non fosse vero: da un punto di vista esterno, capiva che risultasse incredibile che uno come Freezer fosse convolato a nozze per amore -AMORE!-, ma nonostante tutto lei riteneva di aver fatto la scelta giusta sposandolo, e che anche in futuro non avrebbe avuto ragione di pentirsene. «Ne sono sicura».
 
«Ce la faccio! CE LA FACCIO!....»
 
Entrambi sollevarono lo sguardo verso Lord Beerus, che stavolta sembrava effettivamente star riuscendo a imitare Zoisite, anche se con estrema fatica: era riuscito a far passare tra le braccia più o meno metà del corpo ripiegato su se stesso.
 
«Anche per una creatura simile a un gatto è assai complicato far passare un corpo così longilineo tra due braccia un po’più corte del dovuto, soprattutto se non sono completamente snodate come le sue, Lady Zoisite» commentò Whis «Ma non c’è bisogno che sia io a farglielo notare, giusto?»
 
«Prego?»
 
«Uscire da situazioni difficili richiede sia una buona capacità di osservazione, sia quella di pensare molto in fretta» disse l’angelo, tra una cucchiaiata di granita e l’altra «Crescere nell’ambiente in cui è cresciuta lei avrà comportato dover uscire da diverse situazioni difficili».
 
«Sembra quasi voler suggerire che io possa aver lanciato quella sfida sapendo quasi con certezza che Lord Beerus avrebbe perso, ma credo che mi sia sopravvalutando» replicò lei, quieta «Non sapevo quanto fosse snodato Lord Beerus, né avevo la certezza che avrebbe accettato la mia sfida… o, ancora, stavolta la tensione avrebbe potuto giocare a me un brutto scherzo e avrei potuto fallire. Si è trattato solo della serie di azzardi di una ragazza disperata e incinta».
 
Whis non ribatté, limitandosi a puntare il bastone in direzione di Lord Beerus, che sembrava essersi addirittura incastrato. Per un istante le manette brillarono di una luce verde azzurra, poi si aprirono da sole con uno scatto, liberando finalmente il dio.
 
«Manette! Di tutte le idee possibili e immaginabili!...» borbottò questi, mentre si rialzava in piedi massaggiandosi le spalle «La prossima volta morra cinese, con chiunque sia!»
 
Solo a quel punto si avvide che Whis e la shadowjin lo stavano guardando.
E che, oltretutto, avevano praticamente finito la sua granita.
 
ORA DISTRUGGO TUTTO!” pensò Lord Beerus, furioso per aver perso -e per la granita ormai andata-, mentre un’aura viola iniziava a irradiare da tutta la sua persona.
 
Ovviamente aveva anche realizzato di aver perso la sfida contro quella decerebrata di una shadowjin, che forse poi così decerebrata non era, considerando come erano andate le cose. Forse Freezer nello sposarla aveva avuto le sue ragioni, e non era detto che c’entrasse soltanto la grande flessibilità -molto utile in certi precisi contesti- della ragazza.
Poi ricordò di aver dato la sua parola di divinità, e fu costretto a imporsi di mantenere la calma: non aveva mentito, quando aveva detto che per lui la sua parola era sacra.
 
«Bene» disse dopo qualche momento, una volta scomparsa l’aura violacea «Direi che sia giunto il momento di andarcene, Whis».
 
«Ma non ho ancora finito di gustare questa deliziosa granit-»
 
«Non me ne importa, ce ne andiamo e basta!!!» sbottò Beerus, avviandosi verso il balcone senza aspettarlo.
 
«Lord Beerus, non sta dimenticando qualcosa?» lo interpellò la shadowjin «I quattro bracciali. Erano nei patti» ebbe la faccia tosta di ricordargli.
 
Un attimo dopo, quattro grossi “proiettili” dorati andarono a conficcarsi con violenza nel pavimento, fin troppo vicini ai piedi della shadowjin, la quale comunque non s'impressionò.
 
«Andiamo!» fu l’ultima parola del dio, prima di volare fuori dalla stanza.
 
La ragazza raccolse i bracciali, per nulla danneggiati. «Non l’ha presa troppo bene».
 
«Direi di no!» Whis si alzò, con un breve sospiro «Ora probabilmente avrà voglia di distruggere qualche pianeta per sfogarsi… nessuno dei vostri, naturalmente».
 
«L’importante è quello» replicò Zoisite, giocherellando con i bracciali con aria palesemente soddisfatta.
 
«Oh, dimenticavo!» Whis batté leggermente una mano contro la fronte «I miei complimenti per essere riuscita finalmente a ottenere in modo legale quei bracciali. Meglio vincerli che rubarli, direi!»
 
La soddisfazione scomparve dal viso della shadowjin, che ammutolì. Whis… sapeva?
Se non si fosse trattato di vita reale, ma di un racconto breve o la puntata di una serie tv, quello sarebbe stato un plot twist decisamente scomodo e imprevisto.
 
«Chi riesce a entrare nel santuario del Dio della Distruzione, prendere parte del tesoro senza cadere vittima della sua maledizione e andarsene illeso, merita di tenere per sé quel che è riuscito a rubare» continuò Whis «O almeno, così la penso io. Lord Beerus invece è di tutt’altro avviso, e difatti non gli ho mai parlato dei due piccoli shadowjin che anni fa si sono introdotti in casa mentre lui dormiva».
 
«Allora credo di doverle un ringraziamento» disse Zoisite, stranamente cauta «Immagino che se venisse a sapere di questo, trattandosi di me, Lord Beerus potrebbe arrabbiarsi ancor più di quanto abbia fatto oggi».
 
«Oh, questo è certo. Non fraintenda, tutto sommato Lord Beerus è una brava persona, e se dà la sua parola ricorda di mantenerla… ma nei momenti di rabbia particolarmente profonda diventa del tutto imprevedibile, e la sua memoria molto più corta del solito. Mi capisce?» le chiese l’angelo, con un sorriso «La prossima volta che torneremo a farvi visita sarebbe carino poter gustare tranquillamente il vostro frappè, da quel che rammento è delizioso!»
 
Il messaggio era arrivato fin troppo chiaramente a Zoisite, che fu profondamente tentata di mandare Whis a quel paese vedendo cosa c’era sotto tutta la gentilezza da lui mostrata, ma il pensiero dei quattro piccoli in arrivo -che per quel giorno avevano rischiato fin troppo- la spinse a mordersi la lingua. Incredibile ma vero. «Avrete tranquillità e frappè. Ora immagino che debba andare, no?»
 
«WHIS! MUOVITI!» urlò Beerus da fuori.
 
«Eh sì, è proprio ora. È stato un piacere conoscerla, Lady Zoisite» concluse Whis, con un leggero inchino «È un soggetto interessante e, se mi permette, lo sarebbe maggiormente se si lasciasse guidare più dall’intelligenza che dall’insolenza».
 
«Teca e targa le faccio fare comunque».
 
Whis scosse la testa con un sospiro e, senza aggiungere altro, si teletrasportò all’esterno per poi lasciare il pianeta insieme a Lord Beerus.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Pianeta Freezer N.1 c’era ancora.
Il palazzo c’era ancora.
Rimaneva solo una domanda: anche Zoisite c’era ancora?
 
“Sono passate più di due ore e mezza e non ha chiamato, non mi ha fatto sapere nulla, non promette niente di buono!” pensò Freezer, entrando dal portone principale.
 
I servitori che lo accolsero col consueto inchino però gli parvero piuttosto tranquilli, come in teoria non sarebbero stati se la loro signora fosse stata distrutta e fosse toccato a loro riferirglielo.
 
Un servo si fece avanti e gli rivolse un altro inchino, porgendogli quel che sembrava in tutto e per tutto un lenzuolo di colore viola. «Lord Freezer…Lady Zoisite mi ha dato ordini di darle questo appena l’avessi vista» disse il servo, sempre a capo chino «Mi ha anche ordinato di riferirle testuali parole: “metti addosso il lenzuolo, non fare domande e vieni in camera da letto”».
 
Zoisite era viva. Viva!
Agguantò il lenzuolo e se lo avvolse attorno al corpo alla bell’e meglio mentre volava dritto in direzione della loro camera da letto, per l’appunto senza fare domande a nessuno; quelle erano riservate tutte a sua moglie, una volta visto con i propri occhi che era viva davvero e stava bene davvero -cosa che lo lasciava totalmente incredulo.
Una volta arrivato davanti alla porta non esitò a entrare, pur non sapendo minimamente cosa aspettarsi…
 
«Indovina chi festeggerà, per tutto il resto della giornata ma anche due o tre, con un mini toga party di coppia? Indovina!»
 
Tutto sommato però trovare Zoisite avvolta da un lenzuolo, sdraiata sul letto che era attorniato da tre tavoli pieni di cibi e bevande varie, era qualcosa che gli andava benissimo… anche se iniziava a pensare tutto ciò fosse solo delirio partorito dal suo cervello, incapace di accettare l’idea che Zoisite avesse fatto una triste fine.
Quei quattro bracciali che Zoisite aveva addosso, e che Freezer aveva riconosciuto dopo pochi istanti, sembravano confermare la teoria. «Tu sei un’allucinazione, vero? Il solo modo in cui potevi sopravvivere a Lord Beerus era darmi retta, ma tu non mi dai mai rett-»
 
«Zitto e mangia il gelato» disse Zoisite, ficcandogli in bocca il cucchiaio senza tanti complimenti.
 
Le cose erano due: o quella era un’allucinazione perfetta in ogni dettaglio, sapore del gelato incluso, o per un qualche miracolo Zoisite l’aveva scampata, e… quei bracciali?! Gli doveva delle spiegazioni. «Senti, sono contento che tu sia viva e il pianeta sia ancora qui, ma… come?»
 
«Dalla faccia che hai sembra che fossi pronto a seppellirmi» lo rimproverò lei, trascinandolo sul letto «E invece no, sono ancora qua, marito di poca fede!»
 
«Quindi… mi hai dato ascolto? Hai fatto veramente quel che ti ho detto di fare?!» trasecolò il tiranno, sbalordito ma contento «Stento a crederci!»
 
«Eh, bravo, non crederci».
 
Tanti saluti alla contentezza. «Zoisite… cosa hai commesso, stavolta?»
 
«Nulla di che, l’ho solo messa in quel posto a un dio! Non in senso letterale».
 
«TU hai fatto COSA?! Spiegati!» le intimò Freezer, con in testa i peggiori filmini mentali di chissà quali ripercussioni. Stando così le cose, non vedeva perché avrebbero dovuto festeggiare.
 
«Non provare a fare il piccolo imperatore del male con me, non attacca».
 
«Se rischiamo la testa per qualcosa che hai fatto, io lo devo sapere! E comunque io non “faccio” l’imperatore del male, io sono-»
 
«…Moira Orfei!»
 
Calma e pazienza, si ripeté Freezer facendo un respiro profondo: calma e pazienza. «Zoisite…»
 
«Ti do tutti i dettagli tra un attimo, ma prima ci sono due notizie, una molto buona e una forse ancora più buona» disse lei, porgendo un bicchiere pieno di vino rosso a lui e prendendone per sé  uno con del succo di frutta. «Quella molto buona è che Lord Beerus ha dato la sua parola che d’ora in avanti non recherà alcun tipo di danno né alla nostra famiglia né ai pianeti che sono -e diventeranno- di nostra proprietà. Questa era la posta in palio, se lui avesse perso la sfida che gli ho lanciato… a liberarsi dalle manette come faccio io!»
 
Immunità!  Zoisite era riuscita veramente a ottenere una cosa del genere con una sfida?
Zoisite aveva veramente sfidato Lord Beerus in una cosa del genere e lui le aveva dato corda, finendo col perdere?!
Per carità, l’immunità era una buona cosa per tutto il clan: avrebbe sempre continuato a trattare il Dio della Distruzione col dovuto rispetto -e di certo i suoi genitori e quel bastardo di Cooler avrebbero fatto lo stesso- ma non dover temere di essere distrutti per futili motivi era già tantissimo.

Poi però realizzò qualcosa che gli fece sgranare gli occhi ancor più di prima…
 
“Se prima era quasi impossibile tenerla a freno, ora che ha battuto un dio è inutile anche solo provarci!” pensò, con un accenno di disperazione “Grazie tante, Beerus, proprio! Maledetto quel gatto, non aveva niente di meglio da fare che venire qui, oggi?!”
 
«Freezer, non dici niente? Io batto una divinità, gli vinco pure i bracciali e tu-»
 
«Se Beerus avesse vinto cosa sarebbe successo, invece?»
 
Zoisite bevve del succo di frutta. «Tanto ho vinto io, quindi parlarne è inutile».
 
Tradotto probabilmente significava “ci avrebbe distrutto anche l’anima perché, come al solito, io e il buonsenso viaggiamo su binari eternamente paralleli”, immaginò l’icejin. «Zoisite! Dimmi-»
 
«La notizia ancora più buona invece è che i medici da cui sono stata poco fa hanno detto che i nostri quattro figli in arrivo stanno bene… ma per i prossimi sei mesi faccio meglio a evitare il vino!»
 
Il bicchiere in mano a Freezer, per fortuna vuoto, cadde sul letto quando lui per la troppa sorpresa lo lasciò andare. Troppe notizie incredibili, in quel breve lasso di tempo. Figli in arrivo? Aveva sentito bene?!
 
«L’ho saputo giusto un paio d’ore e mezzo fa. Non è facile farti restare senza parole, ma oggi ci sono riuscita due volte. Un’impresa quasi più leggendaria dell’aver battuto un dio!» rise la shadowjin, rivolgendogli uno sguardo più tenero del solito.
 
Freezer non se ne rendeva conto, ma stava sorridendo. «Tu… quindi tu, da tre mesi…»
 
Zoisite annuì, sorridendo a sua volta.
 
«Sei incinta! E me lo dici così? Ammettilo, cerchi rimanere vedova per ereditare tutto il mio patrimonio!» esclamò scherzando, mentre si rendeva conto che quella era proprio una grande giornata. Non uno, non due, ma ben quattro freezerini in arrivo!
La definizione egocentrica forse era opinabile ma ehi, trattavasi di Freezer.
 
«Tu ti lamenti di come te l’ho detto, ma Whis mi ha informata della gravidanza mentre Beerus stava per disintegrarmi, quindi figurati come ci sono rimasta io. Eh, devo ancora capire come accidenti facesse a sapere pure questo…» disse tra sé e sé, ignara del fatto che Whis fosse un angelo e che c’erano ben poche cose che quelli della sua specie non potessero fare.
 
«“mentre Beerus stava per”… Zoisite! Eppure IO ti avevo detto-»
 
«Lo so» lo interruppe lei «Le prossime volte, se mi avvertirai riguardo qualcuno, cercherò di darti retta… e se mai Beerus dovesse farsi vivo di nuovo vedrò di non provocarlo, anche se penso che il peggio ormai sia passato» mise una mano sul ventre «Adesso devo pensare anche a loro, non posso permettere che ai nostri figli accada qualcosa solo perché mi viene voglia di sfanculare la persona sbagliata».
 
Dopo qualche attimo in cui Freezer l’aveva fissata, più che mai interdetto, Zoisite lo vide tirare fuori un registratore da uno dei cassetti. «Ripetilo! È il discorso più sensato che ti abbia mai sentito fare, devi ripeterlo!»
 
«Però a te ti sfanculo eccome» ribatté la shadowjin.
 
«Non si dice “a te ti”» la ammonì Freezer.
 
«Ma però è più meglio!»
 
Niente da fare: era proprio inutile cercare di aiutare chi non accettava consigli, anche riguardo la grammatica.

Tutto sommato però a Freezer sua moglie andava bene così, allo stesso modo in cui lui andava bene a Zoisite.

 
Forse un giorno le cose sarebbero cambiate, forse un giorno la follia di Freezer avrebbe superato il livello di guardia e neppure Zoisite -o i quattro figli che stavano per arrivare- si sarebbe salvata da essa.
Forse un giorno quello che somigliava molto a un quadretto familiare abbastanza normale si sarebbe distrutto anche senza che il Dio della Distruzione si mettesse in mezzo…

 
Ma non era quello il giorno.
 
   
 
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