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Autore: AlnyFMillen    03/07/2017    3 recensioni
Nell'aria aleggiava un odore così intenso, così suo che, seppur lui si trovava lì solo da poco tempo, già sembrava essere penetrato nelle fibre dei tessuti, assorbito dai muri, intrappolato nei vetri.
Bastava la sola presenza del suo...
Suo cosa?
Cosa rappresentava lui per lei?
E cosa lei...
Cosa rappresentava, lei, per lui?
Non era più a conoscenza nemmeno della propria identità, figurarsi pronta per dar un nome, un volto, a quei sentimenti sopiti - ma non poi tanto - che premevano per uscire, scalpitando contro il suo petto.
Amore l'avevano chiamato.
Amore l'aveva chiamato lei.
Eppure...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si je peux rire avec vous, pour vous...❦


 
"All' unione di due anime costanti mai porrò impedimenti. Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana. Amore è un faro, sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai. Amore non muta in poche ore o settimane, ma, impavido, resiste al giorno estremo del giudizio; se questo è errore e mi sarà provato, io non avrò mai scritto e nessuno ha mai amato"
William Shakespeare



Trentacinque. 

Aveva contato trentacinque respiri. Calmi, profondi, tremanti, giusti giusti nell'ultimo minuto. O almeno ciò che le sembrava fosse tale. Più o meno, pensò seguendo l'intuito, quei fatidici sessanta secondi dovevano pur essere passati, no?
Stava per rimettersi a contare, quando quel perpetuo inspirare ed espirare cessò, si ruppe, per poi riprendere ad una frequenza più alta.

"Adrien...?" sussurrò piano, con la paura di forare quella densa nube ovattata, ormai la sua stanza.

All'interno della gola, il suono gorgogliò rauco, l'intonazione flessa perchè potesse dar vita ad un richiamo, poco più che interrogativa.
Dischiuse le palpebre, le lunghe ciglia di cenere fremettero qualche istante prima di scindersi dalle alte gote, elevandosi con un leggiadro battito d'ali. 

Ad accoglierla ancora oscurità, non nero compatto, ma pastello, sferzato solo grazie alle schegge di luna passanti dalla finestra.
Attese qualche istante, lo sguardo fisso su qualcosa che in realtà non poteva vedere, le orecchie tese, pronte a percepire il più piccolo spostamento d'aria. Sentì il petto del ragazzo tornare ad oscillare con pacatezza e rilassò le spalle.
Probabilmente il suo sonno, disturbato per qualche misero istante, era tornato ora piatto e sereno. 

Strofinò di nascosto il viso sulla fodera liscia del cuscino. Tra le piume, prese un respiro profondo, affondandovi leggermente il naso e tirando le coperte fin sopra lo stesso. Dosò il respiro destinato ad entrare nei polmoni, godendo del particolare profumo cui era stata impregnata l'intera camera.

Nell'aria aleggiava un odore così intenso, così suo che, seppure lui si trovava lì solo da poco tempo, già sembrava essere penetrato nelle fibre dei tessuti, assorbito dai muri, intrappolato nei vetri. Bastava la sola presenza del suo... Suo cosa? Cosa rappresentava lui per lei?
E cosa lei... Cosa rappresentava, lei, per lui? Non era più a conoscenza nemmeno della propria identità, figurarsi pronta per dar un nome, un volto, a quei sentimenti sopiti - ma non poi tanto - che premevano per uscire, scalpitando contro il suo petto.
Amore l'avevano chiamato.
Amore l'aveva chiamato lei.

Eppure...

Alzò il mento dal petto del ragazzo, sorreggendosi con l'avambraccio destro mentre la mano faceva per scostare le ciocche bionde dal volto di lui. A pochi millimetri dalla fronte si arrestò, una scarica di pura elettricità ad attraversarle la pelle, i muscoli, le ossa.

Eppure...
Quello non poteva essere solo amore. Amore era troppo, troppo poco per tutto quello, troppo poco. In cinque misere lettere, non poteva essere scritta l'intera storia, l'insieme sconfinato di quel che avevano passato fin ad allora.
Pareti d'inchiostro tanto fragili e fine non avevano materialmente la possibilità di contenere gli sbagli, i baci, i rifiuti, gli abbracci, le dita segnate dalle ferite, le mani sudate al solo guardarlo, il viso sporco di polvere, le guance rosse per l'imbarazzo, gli occhi annegati di lacrime, lo sguardo colmo di felicità. E ancora la bocca impastata di sangue e le labbra lucide e il gelo e il calore e loro due assieme.

No, non poteva.

Accennò un piccolo sorriso, troppo stanca per star a soffermarsi su quella piccola parola che non sarebbe mai stata piena, mai riempita, se lei, lui per primi non volevano che fosse tale. Decise di tacere quel piccolo particolare, compagno delle sue riflessioni non poco insensate, mentre si accoccolava meglio al fianco del suo qualunque cosa fosse, cercando al contempo di non svegliarlo.
Chiuse nuovamente gli occhi, piano.

Lo sguardo si affievolì, l'inconscio prese il sopravvento per trascinarla giù, nel cuore della notte.
Si chiese di cosa sognasse, Adrien, se fossero mostri grondanti di sangue oppure campi stracolmi di fiori. O se invece anche lei, persino lei, potesse essere resa partecipe del suo sonno sereno.

Arrossì al pensiero. 

Il più delle volte non aveva idea di cosa potesse passare nella propria testa, come gli veniva in mente ora di giocare all'indovina con la mente degli altri? Inutile però negare che non ci avesse riflettuto spesso, non sapeva neanche lei ormai quanto.

Magari, arrivato il momento di mettersi al letto, riflettè, il ragazzo riassumeva semplicemente la sua giornata, come tutti gli adolescenti normali a quel mondo, aspettando che il sonno venisse a trovarlo. Al contrario di lei e i suoi farneticamenti.
Si, magari, solo...

Stava per lasciarsi cadere fra le braccia di Morfeo, quando percepì quello che le parve un altro paio d'arti, ben più familiari, passarle distrattamente le dita fra i capelli.
Le spalle ebbero un lieve sussulto e sperò con tutto il cuore che lui non l'avesse notato, sebbene fosse pressocchè impossibile non accorgersi l'uno degli spostamenti dell'altro. Seppur minimo, così vicini com'erano, anche il più impercettibile dei sussurri sarebbe stato udibile neanche fosse il proprio. Lo aveva sperimentato lei stessa. 

Scosse leggermente il capo, cercando di scacciare l'idea di essere stata colta con le mani nel sacco e, prima di mostrare di nuovo il mondo poco più che visibile alle sue iridi mare, si concesse un attimo nell'oscurità della sua mente, nel quale non mancò di palesarsi l'immagine di lui in ogni suo più piccolo particolare. 

Disteso a pancia in su, leggermente girato su un fianco verso la sua direzione, aveva probabilmente piegato il gomito in modo tale che potesse sorreggergli il capo. I capelli spettinati, la maglia sgualcita e gli occhi lucidi per il sonno bruscamente interrotto. 

Tenne stretto a sè quel pensiero per un po', ancora un po' solo ed un unicamente suo, mentre il fruscio delle lenzuola pulite al contatto con il suo corpo l'accompagnava.

"M' lady" mormorò il ragazzo in leggero ritardo.

Le carezzò una guancia, seguì i lineamenti del dolce viso senza toccarlo, sfiorando solo col pensiero. Non importava quale maschera portasse, lei era e sarebbe restata sempre la sua signora.
 
Il calore della propria pelle giungeva come irradiato e Marinette pregò che egli non riuscisse ad intravedere la spolveratina di porpora di cui si sentiva cosparsa. Ringraziò il buio e che la vista notturna di Adrien non fosse attiva.
Le piaceva stare lì, nella pace e nel silenzio. 
Le piaceva che lui fosse lì. 

"Marinette io..."

'Tu...?'

Lui lasciò dardeggiare lo sguardo per la stanza poco illuminata e lo fissò sulla macchia informe che somigliava vagamente alla scrivania accostata alla parete.
Attese. Altri uno, due, tre, quattro secondi. Era fin troppo.
Prese un gran respiro, poi continuò.



 
❦...Il est impossible de ne pas aimer❦







A(l)n(y)golino:
Salve a tutte, anime pie giunte fin qua giù ^^
Ok, lo so, sono pienamente consapevole del fatto che questa storia non abbia nè capo nè coda. Ho aspettato tre mesi prima di decidermi a postarla poichè non ero e non sono tutt'ora convinta che abbia un senso vero e proprio. L' ho scritta in un momento di smania e, provando ad ampliarla, ho finito sempre col riproporre l'idea originale.
In verità mi sento, come già detto, molto restia a pubblicarla, ma voglio buttarmi, accada quel che accada! Insomma, stava lì a fissarmi dalla pagina di word... Non potevo lasciarla lì povera. 
Ringrazio chiunque sprechi un attimo del suo tempo nel leggerla, inserirla in qualsivoglia cartella personale o addirittura recensisca.
A rileggersi!
AlnyFMillen
   
 
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