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Autore: fragolalidia    03/07/2017    0 recensioni
" Co… Cosa? " Ser Mordred passò lo sguardo tra lui e il cugino che, mani alla bocca, si impediva di urlare " È uno scherzo, Ser Galahad? Mi state prendendo in giro? Avete perso una scommessa con Agravaine? "
Il figlio delle Orcadi si precipitò fuori dalla biblioteca correndo come se avesse appena visto il diavolo.
" Affatto. " rispose Ser Galahad sentendo le orecchie avvampare per indignazione.
[Galahad/Mordred]
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agravaine, Galahad, Ginevra, Lancillotto, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Oh… il nostro Ser Galahad è in imbarazzo… Oppure siete deluso perché non avete la giusta compagnia… >>
La voce melliflua di Ser Agravaine gli risuonava nelle orecchie come il sibilo di un serpente.
Non come uno qualsiasi: Ser Agravaine era come il serpente dell’Eden che gli porgeva il pomo del peccato e gli sussurrava: mordi…
Che detestasse suo padre era cosa nota, ma perché avercela anche con lui?
Era per quello che lo aveva trascinato fino a lì? Per saperlo in imbarazzo?
Forse era troppo prevenuto: forse il figlio delle Orcadi voleva solo farlo sentire parte di un gruppo… in fondo non gli aveva fatto nulla di male fino a quel momento. Lo aveva visto osservarlo di sottecchi, durante alcuni pasti, mentre lui ascoltava con attenzione ciò che diceva Ser Mordred.
Galahad respirò profondamente, preferendo concentrarsi sul boccale stracolmo che aveva davanti.
Il nipote del re gli si sedette vicino e gli cinse le spalle con un braccio.
<< Ser Agravaine, siete ubriaco. >> commentò lui mentre l’altro cavaliere gli rubava il boccale e ne faceva suo il contenuto.
<< Forse. >> ribatté l’altro ridendo. << Ma io sono già un peccatore, Ser Galahad il puro… È meglio che sia io a cadere, piuttosto che voi… >>
Detto questo gli stampò un bacio sulla guancia e si allontanò verso due cameriere.
Galahad sospirò, guardandosi attorno. Ancora si chiedeva come mai aveva accettato. Poi lo vide: Ser Mordred fece la sua comparsa in quella sporca stamberga poco lontano da Camelot.
Ser Agravaine gli saltò al collo e il bastardo del re si lasciò baciare sulla guancia ben rasata, prima di guardarlo con un sorriso sardonico e spingerlo verso di lui.
<< Per fortuna siete arrivato, Mordred! Ser Galahad qui stava per tornarsene a casa senza compagnia! Aiutatelo voi! >>
Ser Galahad si sentì avvampare, mentre il figlio del re chiedeva con noncuranza ad una cameriera di portare carne e birra al tavolo. La donna squittì incantata dalla virile bellezza dell’uomo e si dileguò.
Ser Mordred era ancora giovane e bello, nonostante avesse superato la trentina. A Galahad sembrava quasi di avere davanti un coetaneo, più della madre. Quanti anni li separavano? Tredici? Quattordici?
Ser Mordred disse qualcosa al cugino che, ubbidiente, si allontanò e sedersi con dei cantori e iniziare a strimpellare una ballata.
<< Cantare lo aiuterà a ritrovare un po’ di sobrietà. >> disse prima di sorridergli << Sono felice di vedervi qui con noi. Il cameratismo è una buona cosa, anche se Ser Agravaine tende a rovinarlo. >>
Galahad sorrise.
<< Prima c’erano anche Ser Tor e Ser Gareth, ma… >>
<< Hanno trovato dell’intrattenimento. >> disse Ser Mordred scuotendo la testa.
<< Beh, credo che Ser Tor avesse già un impegno e che fosse venuto solo per ammazzare il tempo e Ser Gareth… non ho capito come mai se n’è andato. >>
Ser Mordred lo guardò corrucciato, prima di ringraziare con una moneta d’oro la cameriera.
<< Aspettate… Solo Ser Tor e Ser Gareth? >>
<< Sì… >>
<< Agravaine mi aveva… oh! Stupido io: mai fidarsi di Agravaine. Se avessi saputo che eravate rimasto solo alla mercé di mio cugino, sarei arrivato prima. >>
<< Eravate molto impegnato? >> chiese Galahad sentendo il cuore alleggerirsi a quell’idea.
<< In verità no. Ho solo ascoltato un lunghissimo sproloquio del prete di corte. Qualcosa che non consiglio: ho rischiato di addormentarmi. O di minacciarlo di morte. O ucciderlo davvero e chi si è visto si è visto. >>
Galahad sorrise. Il figlio del re era l’unico che non cambiava opinioni davanti a lui, come se parlare male del clero davanti a lui.
Era una delle cose che più apprezzava in lui.
<< E di cosa parlava? >>
Lui fece spallucce.
<< Dice che la figlia quattordicenne del fornaio è un’adescatrice di anime e che dobbiamo mandarla in convento. >>
<< Prego? >>
<< Il cugino di quel prete l’ha molestata ed è stato pestato dal padre e dai fratelli. >> disse Ser Mordred scuotendo la testa divertito << In più è finito alla gonga. È successo settimana scorsa, non ricordate? >>
<< Ero andato a caccia con mio padre. >>
<< Oh… un peccato. È stato divertente. >>
La conversazione fu interrotta dal ritorno di Ser Agravaine che catalizzò le attenzioni del bastardo reale su di lui.
I tre cavalieri bevvero ancora per un paio d’ore, parlando del più e del meno, come vecchi commilitoni.
La luna era alta, quando uscirono da quella stamberga. Ser Mordred si congedò per primo e Galahad dovette camminare con un barcollante figlio delle Orcadi che sembrava aver deciso di ballare una virelai.
Erano vicini al momento degli addii quando Ser Agravaine si fermò a guardarlo.
<< Dovete essere più esplicito con lui. >>
Galahad sussultò.
<< Con Mordred. Dovete essere più diretto se volete qualcosa in più. Che ne so: andare nelle sue stanze nudo come un verme o… saltargli al collo come una damigella salvata da un drago. Cose così. >>
Ser Galahad strinse i denti.
<< Non so di cosa parlate. >>
<< Sì che lo sai. Lo vuoi e lui acconsentirebbe, se glielo chiedete. Voi gli piacete: vi rispetta e vi ascolta volentieri. Non sembra, ma se lo conosceste come lo conosco io, sapreste che è una gran cosa. Forse non gli piacete come lui piace a voi, ma… forse no. Chi lo sa, con lui! E poi Mordred farebbe di tutto per piacere ed essere accettato da qualcuno a cui tiene. Di tutto. >>
Con questo, Ser Agravaine si allontanò, ballando un’immaginaria melodia.
 
***
 
<< Dovresti star lontano dai figli delle Orcadi. Anzi, da tutta la loro famiglia! >>
Galahad si girò. Suo padre lo aveva raggiunto nelle stalle e ora lo guardava con sguardo severo.
<< Anche il re è della loro famiglia, dovrei star lontano anche da lui? >> chiese allora con un sorriso, ricominciando a strigliare il suo cavallo.
<< Sai cosa intendo. Mi hanno detto che ti hanno visto andar via con due figli di re Loth e… >>
<< Ser Agravaine, Ser Gareth e Ser Tor. Siamo andati in una taverna poco lontano dalle mura. I prezzi sono più bassi ed il vitto è eccellente. >>
<< … e tornare con Agravaine e… e il bastardo del Re. >> concluse Lancillotto senza ascoltarlo, stando attento a non dire a voce troppo alta le ultime parole.
<< Ho passato una bella serata e ho fatto amicizia con dei miei commilitoni, padre. Non era quello che mi avete consigliato anche voi? >>
<< Non con quei due! >>
Ser Galahad si voltò verso il padre. Per la prima volta, sentì di provare astio nei suoi confronti.
<< E perché no? >>
<< Come “perché no?”? Perché non sono… non sono cavalieri… degni. >>
<< Siedono alla tavola rotonda come tutti noi. E solo un cavaliere degno può farlo. >>
<< Beh, ci sono cavalieri più degni di altri e… e loro due non sono tra questi. >>
<< E perché padre? Perché Ser Mordred è un bastardo? Vi ricordo che lo sono anche io. >>
<< No, non è questo. >>
<< Ser Agravaine ha il vizio delle scommesse, ma tende a farle con il re. Forse il re è biasimevole? >>
<< Non è questo che volevo dire. >>
<< Perché a Ser Agravaine piace bere? Anche a Ser Bors, mi sembra. Perché Ser Bors dovrebbe essere migliore? >>
<< No, ma… >>
<< A Ser Agravaine piace parlare chiaro. Ha uno strano modo di divertirsi, ma non mi sembra abbia ancora fatto male a nessuno. Forse prende un po’ troppo in giro gli altri cavalieri, ma in questo modo dà anche modo di migliorarsi. Io per lo meno non mi sono mia sentito insultato da lui, fors’anche perché in fondo ha sempre detto cose vere. Almeno con me. >>
<< Beh, su questo… >>
<< Da quando sono qui, non mi sembra abbia insidiato le dame nubili di corte più di quanto non abbia fatto Ser Parsifal o io stesso. >>
<< Beh, questo perché lui… >>
<< O che lo abbia fatto Ser Mordred. Non hanno neanche insidiato alcuna donna sposata… >>
<< È vero, ma… >>
<< Non hanno mai neanche insinuato di essere migliori di altri, >>
<< Beh, questo perché non è vero… >>
<< o di aver diffamato qualche loro commilitone. >>
<< Io non direi che… >>
<< In vero, credo di non dover frequentare voi, padre. >>
<< Co-Cosa!? >>
<< Voi avete sedotto e umiliato mia madre, quando non era che una fanciulla appena entrata in età da marito. >>
<< Non è andata proprio così… >>
Ma Galahad alzò la mano per farlo tacere.
<< E insidiate la regina. Non è un segreto che professate il suo amore per lei ogni qual volta vi è possibile, pur sapendo che per lei questo è un problema. Lede la sua reputazione e la sua dignità. È la nostra regina, santo cielo. Se teneste davvero a lei fareste di tutto per non essere causa di derisione e biasimo nei suoi confronti. >>
<< Come osi?! Io…! La regina… Io! >>
<< Come oso? Come oso, padre? Ve lo dico come cavaliere della tavola rotonda, Ser Lancillotto. Non parlate più male davanti a me dei miei compagni, o risponderete a singolar tenzone. Con me. Non mettete ancora in imbarazzo la regina con stupide allusioni o sospiri inopportuni, o risponderete a singolar tenzone. Con me. Comportatevi come il vostro ruolo vi impone, o rispondere a singolar tenzone. Con me. >>
Così dicendo si girò e fece per andarsene. Si fermò un solo momento, per tornare a guardare lo sconosciuto genitore che, interdetto, lo osservava andar via.
<< Sono serio, Ser Lancillotto: non un’altra parola sulla regina, o capirete cosa vuol dire la parola umiliazione. Voi non sapete cos’è davvero l’amore, temo. Forse non lo so davvero neanche io, ma non voglio… non voglio essere come voi. >>
Ser Galahad non aspettò oltre e, a passo svelto e sicuro, si diresse verso la biblioteca dove sapeva trovarsi Ser Mordred. Era un posto che ormai evitava da una settimana, da quando sapeva che il figlio del re si dilettava a passare i suoi pomeriggi nella lettura di saggi greci e latini.
Quando vi entrò, notò che stava giocando a scacchi con Ser Agravaine, ma non gli sembrò importante.
<< Ser Galahad, buongiorno. Vi unite a noi? >> chiese con un sorriso il figlio del re.
<< Ser Mordred, vi devo parlare. >> disse lui con voce ferma.
Il rampollo reale perse il suo sorriso nel vedere tanta serietà. Ser Agravaine passava lo sguardo attento tra i due cavalieri.
<< Qualcosa non va, Ser Galahad? >>
<< Affatto. Va tutto benissimo. Potete alzarvi, per favore. Preferirei fronteggiarvi. >>
Ser Agravaine boccheggiò guardandosi attorno senza sapere cosa fare, mentre il figlio di Pendragon si alzava come da richiesta.
Galahad si perse per un momento negli occhi felini del figlio del re. Erano gli stessi del sovrano, solo più profondi e vivi. Ipnotici come la luna piena.
<< Ser Mordred, sono qui per dirvi una cosa importante e che spero che non vi faccia perdere la stima che provate per me. E… se vi creerò del disturbo, non ve ne parlerò più. Sarà come non fosse mai successo. Non vi metterò in imbarazzo più del dovuto, non… non sono mio padre. O lui. >> disse indicando il nipote del re.
Ser Agravaine, dal canto suo, mosse con agitazione i pugni davanti al suo petto, prima di congiungere le mani davanti alla bocca.
<< Non credo possiate fare qualcosa che… >>
<< Io vi amo, Ser Mordred. >>
<< Co… Cosa? >>Ser Mordred passò lo sguardo tra lui e il cugino che, mani alla bocca, si impediva di urlare << È uno scherzo, Ser Galahad? Mi state prendendo in giro? Avete perso una scommessa con Agravaine? >>
Il figlio delle Orcadi si precipitò fuori dalla biblioteca correndo come se avesse appena visto il diavolo.
<< Affatto. >> rispose Ser Galahad sentendo le orecchie avvampare per indignazione << Non sono quel genere d’uomo che si presterebbe a scherzi del genere. Io sono serio. Vi amo. So che non… ci sono possibilità per me, cavaliere. So che… so che non potete accettare questo amore, come so che non potevo andare avanti tacendo. Se vorrete smettere di frequentarmi, lo capirò e non farò nulla per impedirlo, ma da parte mia non ci sarà mai alcun motivo che mi farà desistere dal volere la vostra compagnia e la vostra amicizia. Ed è proprio a nome di quest’amicizia che ve lo dico. Voglio essere onesto con voi. Non vi chiedo nulla di più di quello che mi date ora e… vi difenderò sempre. Qualunque cosa accada, sappiate che in me avrete sempre un amico e… in protettore. >>
Senza aspettare risposta, Galahad lo strinse nell’abbraccio più goffo che avesse mai fatto, uscì dalla biblioteca e, quasi correndo, andò nelle sue stanze dove, buttandosi sul letto, cominciò a piangere.
Non sapeva esattamente perché piangeva: forse era per la tensione di quella prova, forse perché ormai, grazie alla lunga lingua di Agravaine, tutti a corte avrebbero cominciato a parlargli alle spalle, forse era perché Mordred aveva pensato lo stesse prendendo in giro… forse…
Ser Galahad si addormentò esausto, risvegliandosi solo a notte fonda.
Si alzò e andò nella cappella a pregare.
 
***
 
Nonostante i suoi timori, Ser Agravaine non disse nulla a nessuno su quello che aveva visto, almeno all’apparenza. Solo il suo comportamento sembrava lievemente cambiato nei suoi confronti.
Sembrava che lo rispettasse. Che lo rispettasse davvero.
Forse perché suo padre si era chiuso in un mutismo indignato e aveva deciso di non rivolgere la parola a nessuno, tanto da rendere la sua presenza a corte particolarmente trascurabile.
Ser Mordred, invece, era partito. La regina, con un sorriso tirato e duro, gli aveva riferito che il re lo aveva mandato in missione e che sarebbe stato via qualche settimana.
<< So che vi aveva cercato, prima di partire, >> gli disse lei guardandolo di sottecchi << per dirvi non so cosa. Ma non vi siete fatto trovare. È partito in ritardo, per questo: era già sorta la luna… >>
A quelle parole, Ser Galahad sussultò.
Qualcosa di importante? Cosa?
Più i giorni passavano, più le parole della regina gli rimbombavano nella testa. Nel giro di un mese lo avevano ossessionato così tanto che ormai gli stavano impedendo di trovare ristoro nel sonno, o nella preghiera. Fu proprio per l’insonnia che si accorse dello scalpitare degli zoccoli di un cavallo che entravano dentro le mura cittadine.
Galahad corse allora verso il portone dove chiese alla guardia chi fosse entrato.
<< Ser Mordred Pendragon. >> gli disse e Galahad sentì il suo cuore perdere un battito.
Corse per di fiato verso le stalle, ma il cavallo, già dissellato, era ormai nelle mani di un assonnato garzone.
<< Avete visto Ser Mordred?! >> gli chiese il figlio di Lancillotto facendolo trasalire.
<< È già andato via. >> rispose l’altro tenendosi il petto con la mano.
Ser Galahad non indugiò oltre e corse per di fiato lungo tutto il castello, interrogando ogni guardia.
Alla fine, sfinito, si diresse verso camera sua.
Forse non era destino…
<< Galahad. Allora eravate fuori. >>
Galahad alzò lo sguardo. Ser Mordred era davanti alla sua stanza, con la mano ancora alta, come per bussare.
Senza aspettare, Galahad gli corse incontro e lo abbracciò.
Gli era mancato. Gli era mancato tanto.
In silenzio, quasi con fare paterno, il bastardo del re lo condusse fuori, verso i giardini reali. Lo fece sedere vicino a lui, sulla vera del pozzo dell’ala ovest, il più bello e riservato del grande giardino, lo stesso davanti al quale aveva parlato con lui la prima volta. Galahad sentiva il cuore battere all’impazzata. Ser Mordred, dal canto suo, si guardò attorno in silenzio, prima di parlare.
<< Sai, tu sei molto simile a tua madre. >> disse in fine guardandolo.
Galahad si perse in un momento nei profondi occhi da gatto del figlio del re.
<< Gli stessi capelli lucenti, lo stesso volto delicato, le stesse belle mani… la stessa tendenza ai colpi di testa… agire senza pensare alle conseguenze… parlare senza pensare alle conseguenze. >>
Galahad fece per parlare, ma Mordred gli mise la mano sulla sua per indurlo al silenzio. Abbassò lo sguardo e continuò ad ascoltare.
<< Vostra madre aveva un gran cuore, come voi. Il suo problema fu che lo diede alla persona sbagliata e ne soffrì molto. Io non voglio farvi soffrire, Galahad. Tengo molto a voi. >>
Galahad alzò lo sguardo: il cavaliere lo guardava con gli occhi limpidi e pieni di sicurezza, prima di avvicinare lentamente il volto al suo e baciarlo.
Galahad si sentì percorrere da innumerevoli scariche elettriche, mentre assaporava il sapore dell’uomo. Sapeva di miele e salvia. Quando Ser Mordred si staccò, Galahad sentì il fiato venirgli meno.
<< Sono passato da vostra madre, tornando a Camelot. Ho chiesto il suo… consenso. Ha riso, ma non si è opposta. Non credo mi abbia preso sul serio. >>
Galahad si allungò nuovamente e cercò le labbra di Mordred con le sue.
<< Non ce n’era bisogno… di parlare con mia madre. Sono un uomo adulto e non devo spiegazioni a nessuno se non a Dio. >> gli disse quando riuscì a staccarsi da quel buon sapore.
Lo aveva appena conosciuto e già ne era dipendente…
<< Sì, invece. Elena è una mia cara amica. La mia amica. Fu la prima dama di corte con cui feci amicizia e l’ho sempre considerata come una sorella minore. Eravamo entrambi appena arrivati a Camelot e… non conoscevamo nessuno. Fu molto penoso per me perderla. >>
Per la prima volta, Galahad focalizzò per davvero che i due si erano conosciuti.
<< Eravate innamorato di lei? >>
Ser Mordred lo guardò e sorrise. Gli scostò con delicatezza una ciocca dal volto.
<< Affatto. Ma è anche per amor suo che voglio che voi non soffriate. Non voglio che, se tornerete sui vostri passi, vi sentiate in dovere di… rimanere al mio fianco. >>
<< Non tornerò mai sui miei passi. >> disse lui con voce ferma.
Il figlio del re gli sorrise quasi comprensivo e per un momento, Galahad si sentì trattato come un moccioso.
<< Agravaine mi ha tartassato tutto il giorno, prima che partissi, lo sai? Voleva sapere quale era la mia risposta. Lo hai piacevolmente sorpreso. Temo che in questo siate stato un po’ troppo simile a vostro padre. Per fortuna era presente Agravaine: lui lo userà solo per qualche battuta quando sarà ubriaco. E comunque nessuno gli darà mai credito: troppi precedenti. >>
<< Ser Agravaine sapeva cosa provavo per voi. Lo sapeva da molto, credo. >>
<< E nonostante questo lo hai sorpreso. È bello vedere che qualcosa può ancora sorprenderlo. >>
Galahad rise suo malgrado assieme all’altro. Poi sentì la stretta del figlio del re sulla sua mano. Era tornato serio.
<< Ser Galahad, io tendo davvero molto a voi e non voglio perdervi. Voglio vedere in voi un amico e… un compagno, se lo volete. >>
<< Lo voglio. >> rispose all’istante il giovane cavaliere.
Ser Mordred sorrise prima di continuare.
<< Promettetemi di rimanere sincero. Quando… se il vostro cuore cambierà, promettetemi di non nascondermelo. Posso perdervi come… amante, >> Galahad sentì il suo cuore sussultare a quella parola << ma non posso perdervi come amico. >>
<< Ve lo prometto. Voi mi promettete di prendermi sul serio? >>
<< Se non lo facessi, non sarei qui. >> rispose lui sorridendogli.
Galahad sorrise a sua volta, imbarazzato. Il suo cuore batteva così forte che anche l’altro cavaliere poteva sentirlo senza mettergli l’orecchio sul petto. E non gli importava: Mordred gli sorrideva e tanto bastava.
Galahad amava quel sorriso. Era il sorriso che riservava a lui e a lui soltanto. Era quel sorriso, più di ogni altra cosa, che si portò nel cuore per tutto il resto della sua vita. Più dei suoi baci, più del calore del suo corpo e del piacere che sapeva dargli, più della sua voce, più di qualunque altra esperienza.
Quel sorriso, carico di promesse mantenute.
  
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