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Autore: Lady R Of Rage    04/07/2017    1 recensioni
In un’altra vita, Mettaton è stato un tiranno. Un dittatore totalitario, subdolo e crudele quanto inquieto e spaventato, che ha costretto il proprio regno in un regime di terrore per il quale ha pagato con la propria vita.
Nel presente, Mettaton scopre segreti su sé stesso che non avrebbe mai immaginato. Viene messo davanti a un lato del proprio essere che non avrebbe mai voluto vedere, che odia e teme allo stesso tempo. E quando le richieste d’aiuto non ottengono risposta, dovrà prendere in mano la situazione da solo.
E salvarsi: perché la sua vita non è uno spettacolo e il finale lo sceglie lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alphys, Asgore Dreemurr, Mettaton, Papyrus, Sans
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie '#MTTBrandVitaDiM...'
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Epilogo: Retribuzione

C’erano due ali di folla, che si schiudevano su tutta la via principale di New Home. Un popolo vestito di stracci, i visi smagriti dalla fame e dagli stenti. In fondo alla strada un occhio ben allenato sarebbe riuscito a distinguere i contorni di un palco in legno, nel mezzo del quale era stata portata un’incudine.
Due figure avvolte in cappe nere, i cappucci calati a nascondere i loro volti, trascinavano una terza  figura lungo il vicolo che conduceva alla via principale. Il prigioniero era alto ed esile, dallo slanciato corpo metallico scolpito con fattezze antropomorfe. Aveva i polsi ammanettati dietro la schiena, le caviglie unite tra loro da un corto tratto di catena, e un sacco di iuta grigiastra, macchiato in più punti, copriva completamente la sua testa. 
Appena i due carcerieri giunsero in fondo al vicolo, spinsero in avanti il prigioniero, facendolo atterrare con violenza sulle ginocchia. Poi, la zampa candida e pelosa di uno di loro strappò con violenza il sacco dalla sua testa. 
Non appena il volto del prigioniero fu rivelato, la folla iniziò a imprecare e ad inveire come se avesse avuto davanti il peggiore dei suoi nemici. -Tiranno!- gridò una voce. -Assassino!- seguì un’altra. E poi: -Mostro!- -Genocida!- -Criminale!- -Ci hai rovinati tutti!-
Il condannato chinò la testa, soffocando un singhiozzo nella spessa striscia di stoffa nera che era stata legata dentro la sua bocca. Aveva corti capelli neri, scompigliati e pieni di polvere, che un tempo dovevano essere stati acconciati in un caschetto aggraziato, ma che in quel momento ricordavano un cespuglio assalito dai parassiti. Il suo viso era una maschera di vetro bianco perla, incrinata in più punti, e ormai opaca come uno specchio ammantato dalla ruggine. Tracce sottili di lacrime nere e oleose scendevano dai suoi occhi di vetro fotografico, spandendosi come crepe nella superficie del suo volto. 
-Alzati, assassino!- ruggì la voce femminile di uno degli incappucciati. Il condannato annuì. Tentò tre volte di alzarsi, ma tutte e tre le volte le sue gambe (gambe impeccabili, scolpite alla perfezione nel più puro acciaio) cedettero sotto il suo peso, facendolo cadere di nuovo a terra. La terza volta, il condannato cadde faccia avanti e centrò in pieno il pavimento di sampietrini della strada principale. La folla scoppiò in una fragorosa risata: persino i due carcerieri sghignazzavano al di sotto dei loro cappucci, uggiolando come cani. Il prigioniero mugugnò da sotto il bavaglio. 
I carcerieri lo sollevarono da sotto le spalle, rimettendolo in piedi. -Cammina.- ringhiò quello che non aveva parlato. Il prigioniero annuì nuovamente: la caduta aveva deformato ulteriormente i suoi tratti, accartocciando su sé stessa la punta del suo naso.  
-Cammina, maledetto assassino.- ruggì una voce nel pubblico. -Muoviti, ammasso di rottami!- fece un’altra. -Non abbiamo tutto il giorno!-.
Il condannato fece un passo, a testa bassa, tremando come un insetto nella tela. Una lacrima gocciolò sulla punta del naso schiacciato, e cadde a terra frantumandosi sulla pietra.
Ad un tratto, qualcuno nella folla urlò. Un centinaio tra braccia, zampe, ali e tentacoli si sollevò dalla folla indicando un punto in alto, oltre i tetti delle case. Prima che il condannato se ne fosse reso conto, tutti quanti erano in preda a urla di terrore incontrollate. I mostri correvano in tutte le direzioni, inciampando l’uno nell’altro, trascinandosi dietro i loro bambini, sparpagliandosi nei vicoli e nelle case. Il condannato ricevette uno spintone laterale che lo fece inciampare nella catena che portava ai piedi. Cadde di nuovo a terra, stavolta sul fianco. Serrò gli occhi, aspettandosi di finire schiacciato dai piedi della folla ormai nel caos. 
Invece percepì due braccia forti che lo afferravano da sotto le gambe e la schiena, e lo sollevavano in aria, trascinandolo via dalla condanna. Si accorse di star volando, ormai ben al di sopra della folla in preda al deliro. Il suo misterioso soccorritore smise di sollevarsi, e si involò in orizzontale verso Hotland, stringendolo più forte al proprio petto. 
Atterrò con precisione sulla cima di uno dei monticelli di roccia e lo adagiò sul terreno con delicatezza. Allora, finalmente, il suo salvatore parlò. 
-Mi chiamo Mettaton. Mettaton NEO. E tu sei Re Mettaton I.-
Un robot come lui. Alto, vistoso, spalle larghe e braccia muscolose. La mano destra aveva preso la forma di un cannone, e un’occhio non era che una scintilla di luce su un viso di metallo scoperto. Ma nonostante tutto, la sua presenza sembrava rassicurarlo. 
Il prigioniero si strofinò la guancia sulla spalla. L’attrito dell’aria gli aveva strappato il bavaglio di bocca, e ora pendeva sul suo petto come una brutta collana.
-Sono solo Mettaton. Non sono più re da mesi, ormai.- Re Mettaton I guardò verso terra, sgocciolando lacrime sul pavimento roccioso. 
-Probabilmente sarai scosso.- disse Mettaton NEO con dolcezza. Si sfilò il guanto dalla mano sinistra e lo usò per asciugare le guance di Re Mettaton I. Lo prese da sotto le spalle e lo aiutò a sedersi.
-Riposa. È tutto finito. Lo so che fa male. Adesso andremo via.-
-Non… non m’importa più di niente, o-ormai.- Re Mettaton I si strofinò la guancia sulla spalla. -Ho rovinato t-tutto. Ho ucciso l-la mamma e tutti g-gli altri. Voglio s-solo andare in esilio in pace.- 
-Hanno fatto male a umiliarti.- sussurrò Mettaton NEO. -Adesso cerca di non pensarci più. È tutto finito. È un sogno, questo, sai?-
-Un… un sogno?- Re Mettaton I sbatté le palpebre. -È mai possibile?-
-Certo che sì.- sorrise Mettaton NEO. -Il sogno di una persona felice.- 
Re Mettaton I si strinse nelle spalle. -Suppongo che sia meglio essere un sogno che u-un tiranno.-
-Non c’è più nessun tiranno.- sussurrò Mettaton Neo. -Non c’è più nessun re, nessuna corona, nessun trono. Siamo liberi. Sei libero. Puoi riposare sereno.-
Re Mettaton I sospirò. Una nuova lacrima scivolò lungo il suo volto. 
-Cosa c’è?- sobbalzò Mettaton NEO.
-Ho forse il diritto di riposare sereno? Dopo quello che ho fatto?-
NEO sorrise. Le sue labbra erano sottili, così pallide da sembrare anemiche. Re Mettaton I ne era spaventato, ma si guardò dal dirglielo. 
-Certo che ce l’hai, sciocchino. Tu sei Mettaton, e lui ne ha tutto il diritto.-
Tacque per un attimo, alzando gli occhi verso la volta della caverna. 
-Ora devo andare. Il Presidente Mettaton sta per svegliarsi. Oggi lui e i Ministri si incontreranno per votare su un nuovo condominio a Snowdin. Speriamo che il vecchio Gerson vinca la sua riluttanza… ma il voto dei cani dovrebbe essere sufficiente. Nel pomeriggio raggiungerà Alphys per il check-up mensile.-
-Presidente Mettaton?- Gli occhi di Re Mettaton I si sbarrarono. -Vuoi dire che…-
Mettaton NEO annuì. Spiegò di nuovo le ali, sollevandosi in silenzio. In un batter d’occhio era già scomparso dietro le montagne. 
Re Mettaton I si piegò sul fianco, raccogliendo al petto le gambe incatenate. Reclinò la testa sulla superficie rocciosa e chiuse piano gli occhi. 
-Presidente Mettaton…- sussurrò. 
-Il prezzo del potere è stato pagato.- 

Angolo della Lady:
Così è finita. Oh, cielo...
Vorrei ringraziare tutti quanti che mi hanno seguita: SamekoLady_Dragon99, boga e NightSword, le ultime dei quali l'hanno anche seguita. 
Come al solito, il POV ballerino (che passa dalla telecamera esterna al POV di Re Mettaton I) è quello che uso nel descrivere i sogni. 

Ho anche, recentemente, trovato una fanart su Tumbrl che potrebbe sintetizzare al meglio questa storia, e la linko qua sotto per mostrarvela, perché è forse la mia fanart di Mettaton preferita: https://greenteapandakigurumi.tumblr.com/post/154137600194/finished
Un altro abbraccio a tutti quanti, mi sono divertita molto a scrivere questa storia. Spero di avere nuove idee in futuro. 
Lady R
 
  
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