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Autore: PeterPan_Sherlocked    04/07/2017    2 recensioni
Dean è sceso a patti con i suoi sentimenti: lui non infastidisce loro se loro non infastidiscono lui. Gli sta bene se si fanno vivi solo nei sogni, quando nessuno può sentirlo, quando la mattina è tutto finito. Ma Castiel corre da lui ogni volta che viene chiamato, e la notte Dean Winchester chiama Castiel molto spesso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dean si svegliò sudato, di nuovo. Sembrava non esserci pace per lui: in quel momento persino i suoi sogni avevano deciso di farlo sprofondare. Tra i suoi incubi, tra i suoi soliti e stupidi incubi capaci di terrorizzare chiunque, ormai da una settimana spuntava fuori un sogno del tutto diverso. Era buio come tutti gli altri, eppure era diverso, per questo era straziante: parlava di una cosa che non sarebbe mai potuta essere.

Dean Winchester era da tempo sceso a patti con i suoi sentimenti, o almeno con qualcosa di simile: non era sicuro di saper ancora provare affetto.

Si girò e arretrò in fretta quando vide un viso a pochi centimetri dal suo.

“Dannazione Castiel! Quante volte te lo devo dire? Lo spazio personale, e soprattutto non in bagno! Sei stato sotto la pioggia?” Dean si passò una mano sul viso, mettendo a fuoco la figura dell'angelo: le sue occhiaie, gli occhi dolorosi quanto un pugnale di cielo, le labbra morbide, la cravatta non allacciata, il bottone della camicia aperto: era bagnato, era come se avesse preso l'acqua fino a quel momento e, sotto il cappotto, la camicia aderiva perfettamente al suo fisico.

“Acquazzone. Scusa Dean” Castiel interruppe il flusso dei suoi pensieri. “Sam è preoccupato per te, dice che non mangi da una settimana e che bevi e basta. Hai il sonno irrequieto.”

“Era una domanda?” Dean andò a cercarsi una maglietta. Sentiva lo sguardo dell'angelo perforarlo, come se stesse osservando ogni dettaglio del suo corpo. “Se era una domanda, beh, ho gli incubi.”

“Non era una domanda. Mi chiami quando dormi, ti sento, ma non mi sembravano incubi, sorridi.” Castiel abbassò lo sguardo quando Dean si vestì: era strano, era sempre stato strano con quel cacciatore, aveva sempre avuto voglia di avvicinarsi, dalla prima volta che lo aveva visto.

“Fuori!” Dean urlò di scatto, per poi rilassarsi “Nel senso, non c'è bisogno che vieni quando dormo, saranno i ricordi di tutto quello che abbiamo passato.”

Non ci credeva nessuno, soprattutto perché Dean Winchester aveva un ricordo piuttosto vivido di quei sogni: non c'erano mostri o fantasmi, c'erano solo loro due, le labbra morbide di Castiel e il trench dell'angelo che andava a finire sistematicamente per terra. Un incubo, un completo incubo, soprattutto perché ogni volta che si ritrovava davanti il suo angelo, si ritrovava sempre a chiedersi quanto effettivamente potessero essere morbide le labbra di un altro uomo. Non di un uomo qualunque, di Castiel.

“Senti Cas, di a Sam di non preoccuparsi, davvero. Sto bene.”

L'angelo continuava a non muoversi, muovendo lo sguardo imbarazzato.

“Se ti dico una cosa, non ti arrabbiare.” sussurrò verso Dean. “Io... ero preoccupato per te, continuavi a chiamarmi, quindi sono entrato a vedere.”

Ci fu un attimo di silenzio, di gelo, di panico. Castiel nei suoi sogni, Castiel che guardava quello che lui, che lui voleva.

“Tu, cosa?” la voce del cacciatore era roca. Un conto era scendere a patti con quei sogni, ignorarli e fare finta di nulla, ma ora era tutto diverso. Cercò di mantenere la calma.“Senti Cas, sono sogni, non ti devi -”

“Mi piacciono. Sembriamo felici. Va bene se mi – insomma...” non sapeva cosa dire.

In silenzio, uno davanti all'altro, a guardarsi come mai avevano fatto. Eppure si erano sempre guardati, avevano memorizzato ogni dettaglio del corpo dell'altro, del viso, ogni piccola variazione del timbro di voce. Eppure in quel momento si stavano guardando l'anima, disperati. Un cacciatore che voleva negare un sentimento e un angelo che cercava di capire cosa un sentimento fosse.

Poi lentamente, i sogni di Dean sembrarono prendere forma: era diverso quello che stava succedendo, eppure era simile. Castiel si stava avvicinando, gli occhi sbarrati e confusi, le mani che tremanti andavano a sfiorare il collo di Dean.

“Se le cose vanno fatte, vanno fatte per bene.” sussurrò il cacciatore, togliendo all'angelo il trench che con un tonfo andò per terra, per poi stringerlo a sé, chiudere gli occhi e ammettere a se stesso che sì, voleva baciarlo. E lo fece, consapevole di quello che stava facendo. Castiel rispose istintivamente a quel contatto, spingendo Dean contro il muro, per poter sentire su di sé ogni centimetro della pelle del cacciatore. Continuò a baciarlo, prima sulle labbra, poi sul collo, in una scia sempre più bollente.

“E questo dove l'hai imparato?” chiese Dean, le labbra schiuse, mentre tratteneva un gemito.

“Nei tuoi sogni.” sorrise leggermente Castiel, tornando a concentrarsi sulle labbra del suo cacciatore. Dean si abbandonò completamente a quella sensazione, stringendo la vita di Castiel, per sentirlo ancora più vicino, mentre il bacio si approfondiva sempre di più, come se avessero tutti e due aspettato troppo per quel momento. Il cacciatore si stancò presto di sentire la stoffa della camicia a fare da ostacolo tra lui e quel meraviglioso angelo. Lo allontanò un attimo, guadagnandosi un'occhiata confusa da Castiel, per poi iniziare a sbottonargli la camicia, freneticamente, come se toccare quella pelle fosse questione di vita o di morte. E lo era: era più doloroso di bruciare all'inferno e più estatico di qualsiasi altra cosa. Passò le mani sui capelli bagnati dell'angelo, annegando in quegli occhi e in quella bocca così perfetti; sfiorò ogni centimetro di pelle mentre Castiel, persa la timidezza, faceva lo stesso. Non fu più solo il cappotto a rimanere per terra.

 

Castiel stava indossando di nuovo la sua cravatta.

“Ho bisogno di alcol per assimilare la cosa.” borbottò Dean.

“Passami due bottiglie di liquore.” confermò Castiel. Una sbronza era proprio quello di cui aveva bisogno. “Mi sono innamorato di te, da quando ti ho tirato fuori dall'Inferno.”

“E io mi sono innamorato di te dalla prima volta che mi hai guardato in quel modo. Sai in quale modo. La birra non mi basterà, ho bisogno di qualcosa di più forte a quanto pare. Innamorato di un angelo. Figlio di puttana, mi hai fatto innamorare.”

Castiel rise, libero. Se quella era la caduta, l'avrebbe fatto almeno per tutta la vita.

   
 
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