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Autore: Bruna_mars    04/07/2017    2 recensioni
Ali ha bisogno di soldi per aiutare sua madre economicamente e fare da baby-sitter della piccola Sofi sembra la soluzione migliore, ma ogni cosa cambia vorticosamente, ora che l'affascinante ed intrigante fratello della bimba torna da Londra per un oscuro segreto che incombe dal suo passato. E così, tra un pomeriggio e l'altro, tra i due sembra nascere qualcosa, qualcosa che va al di là del tempo e dello spazio. Ma come c'è passato, così c'è futuro ed Alice non può che impegnarsi affichè il tutto vada a suo favore..
"Devi solo far finta di essere la mia ragazza. Posso pagarti quanto vuoi. Cento, duecento, trecento euro al giorno! Ne ho davvero bisogno. Ed anche tu."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1
 
Nice to meet you, glad friend Alice
 
 
 
 
È un piacere conoscerti, felice amica Alice
 
Getting to know someone for yourself is better than listening to other peoples opinions on someone.
 
-     Anonimo
 
 
Quando entro nella stanza della piccola Sofia, mi rendo conto di quanto la mia famiglia sia diversa dalla sua. Lei vive nell’oro, negli agi e nelle possibilità. In un piccolo appartamento della periferia, minuscolo per una famiglia così grande. Odio dovermi lamentare delle mie condizioni, ma da quando papà è scappato ce la caviamo malissimo. Mia madre lavora come segretaria la mattina, mentre nel pomeriggio fa alcuni lavoretti come signora delle pulizie o come baby-sitter per i bambini dei vicini, mentre io ho iniziato a fare le pulizie a casa di una delle amichette di mio fratello Alfi. Ormai sono di casa, da un anno a questa parte lavoro qui e ne sono contenta. Mi pagano abbastanza bene e mi chiamano anche per fare da baby-sitter alla bambina, a cui ora sono profondamente legata.
La famiglia di Sofia è una delle più facoltose della città: il padre è il direttore di una fabbrica di bambole molto prestigiosa, mentre la madre era una famosissima modella in gioventù, mentre ora organizza eventi di moda esclusivi nelle città meno alla mia portata del mondo. La settimana scorsa è stata a Tokyo, la prossima chi lo sa. Magari a Londra, a Parigi, a Milano. Città che io non ho mai visitato e che mai visiterò. Sospiro e mi metto al lavoro.
Sofia è una bambina dolcissima, ma sa essere molto disordinata. Vengo qui tre pomeriggi a settimana, mi trovo a pulire un’enorme villa e la stanza di Sofia è quella in cui impiego più tempo. Sistemare i vestiti nell’armadio, piegarli, mettere a lavare quelli che ne hanno bisogno, fare le lavatrici, sistemare i giocattoli, la scrivania ed il comodino. E poi, dedicarmi al resto della casa. Sul letto della bambina, ci sono circa una decina di panni che costeranno più di tutto il mio povero outfit. Indosso semplicemente un paio di jeans strappati da me (tanto per seguire la moda), una t-shirt vecchia e rovinata di mia madre ed un paio di converse che ho dal terzo anno del liceo. I capelli, forse troppo lunghi, sono legati in uno chignon davvero disordinato e le mie mani piegano abilmente tutti i vestiti, per poi passare al pavimento. Alla fine, mi diverte sistemare. È quasi diventata un’ossessione, per me.
“Ciao Ali!” Esclama Sofia, entrando nella stanza. Mi abbraccia e mi sorride contenta. Di solito è di umore cupo, visto che a soli nove anni litiga in continuazione con i suoi genitori per capricci che considero inutili.
“Ehi Sofi, come va? Come mai così contenta?”
“Domani torna Paolo. Sono contentissima!”
“Che bello, sono contenta per voi.”
Paolo è il fratello di Sofia. Ha una ventina d’anni e vive e studia a Londra, come poi tutti si aspetterebbero da una famiglia del genere. Viene in Italia qualche volta all’anno, forse a Natale per non far spostare i nonni, a Pasqua e a Luglio per trascorrere le vacanze con i suoi genitori. Le altre volte, sono i suoi familiari che lo raggiungono. Non lo conosco personalmente, durante quest’anno non ne ho avuto l’occasione.
Lei saltella felice, dopo aver aperto la finestra che dà sul bellissimo giardino della loro tenuta. Poi si gira e mi dice: “Mamma ti ha detto di rimanere a cena, questa sera?”
“No, piccola.” Rispondo, mentre prendo il cesto dei giocattoli per rovesciare dentro tutte le bambole ed i puzzle buttati a terra. Sofia ricomincia a saltare: “Beh, rimani. Ha detto che loro hanno una cena.”
“Cavolo.. questa sera ho un impegno…” Sussurro io. Lei non sembra prenderla bene: “Dai, Ali! Ti prego.. altrimenti chiamano Sasha ed io la odio!”
Sasha è la baby-sitter numero due che chiamano per le emergenze, quando io non posso o quando sono impegnata in qualche altro lavoretto, come la spesa alle mie vicine di casa anziane.
“Tesoro, ne parlo con tua mamma e vedrai che prenderà la giusta decisione. Questa sera proprio no.” Dico io. È il compleanno di Marta, la mia sorellina di tre anni e non ho intenzione di perdermelo. Marta è nata quando la crisi di mamma e papà era all’apice. Dopo la sua nascita, papà ha cominciato a non tornare a casa la sera, a fare tardi o peggio ancora a scordarsi di prendere mio fratello da calcio o mia sorella Lisa dall’oratorio. Così, la piccola Marta è cresciuta senza la vera e propria presenza di nostro padre ed io e mamma abbiamo sempre fatto di tutto pur di non farle mancare l’affetto necessario. Lo stesso vale per i miei altri fratelli.
Alfi ha nove anni ed un sorriso adorabile, gli piace il calcio e da quando non può più frequentare i corsi per questioni economiche, ha cominciato ad andare sempre più spesso al parco vicino la chiesa, dove può liberamente giocare a calcio. Ha appena nove anni, ma è sveglio ed attento. Poi c’è Lisa, che ha tredici anni ed una ribellione continua. Da quando papà è andato via, ha sempre cercato di darci una mano con i soldi, mettendo da parte qualcosa, ma io e mamma ribadiamo in continuazione che quei soldini sono per lei e non per noi. È estremamente generosa e disponibile con tutti. Si vede che questo aspetto lo ha sicuramente preso da nostra madre Ambra.
“Alice! Oh, Alice! Eccoti. Allora, Sofi ti ha parlato della proposta?” La signora Trovati si affaccia alla porta della grande stanza rosa e Sofia le risponde subito: “Dice che non può!”
“Caspita, sei sicura, Alice?” Si preoccupa la signora Lucia.
Annuisco, dispiaciuta: “Purtroppo, ho davvero problemi a rimanere questa sera. Mi spiace.”
Lo dico mentre accarezzo la testolina di Sofia, ormai già imbronciata.
“Beh, fa nulla, dai. Chiameremo Sasha.” Annuncia la mamma. Sofia storce la bocca e la sento irrigidirsi.
“Sasha no!”
“Non fare capricci, cara.” Le dice sua mamma, con tono severo. Sofia tace per poco, poi ricomincia a chiacchierare: “Mamma, invitiamo Ali a cena la prossima settimana? Così conosce Paolo!”
Non penso che questa sia una buona idea. Passare in armonia serate con gente di questo rango mi ha sempre messo a disagio. L’anno scorso, ho partecipato ad una cena di beneficenza organizzata dalla signora Lucia Trovati e l’imbarazzo era colossale: ero circondata da individui che avevano un reddito annuale che raggiungeva le stelle e che continuavano a domandarmi e domandarsi cosa ci facessi io lì in mezzo. In realtà, ero lì per controllare Sofia e le sue due amichette, ma alla fine la signora Trovati mi iniziò a presentare a pezzi grossi della società e la situazione più imbarazzante della mia vita ebbe inizio.
“Assolutamente, devi essere presente! Se vuoi dillo anche a tua mamma, adoro sempre fare due chiacchiere con lei. E porta i bambini!” Esclama contenta la signora Trovati, prima di rispondere ad un’ urgente chiamata.
La possibilità che mia madre si presenti ad un’occasione del genere è minima: lavora tantissimo e quando torna a casa è distrutta.
“Vi faccio sapere. Dai, vai a giocare fuori che ora devo finire di sistemare.”
 
 
**
 
Appena tornata a casa, la piccola Marta mi salta addosso. Credo che non veda l’ora di vedere il nuovo regalo. Io le sorrido e la stringo forte a me, per poi entrare trionfante nel salotto. Alfi e Lisa stanno giocando a carte.
“Allora bimbi, che si dice?”
“Che non sono una bimba.” Dice Lisa, sprezzante. Poi mi sorride e io alzo gli occhi al cielo. Poso Marta sul divano e comincia a raccontarmi della sua giornata: “I miei amici mi hanno fatto un disegno. Ognuno gnuno! Tanti disegni per Marta!”
“Si dice Ognuno Uno.” La corregge Alfi, che intanto è corso a prendere le tovagliette per apparecchiare. La nostra casa è abbastanza piccola. C’è un grande salone, l’unica stanza ampia, in cui a lato si trova un angolo cottura, al centro un vero e proprio sofà ed un tavolino per mangiare e dall’altra parte un lettino che viene utilizzato da Alfi. I suoi giocattoli ed i suoi libri sono felicemente ordinati su un piccolo scaffale vicino al televisore, mentre i suoi vestiti si trovano in due cassetti nella stanza di mia madre. Poi, io condivido una stanza con Lisa. C’è un bagno e la camera da letto di mamma, dove dormono insieme lei e la piccola Marta in un lettino a parte, visto e considerato che mamma vuole abituarla a dormire sola. Mamma sta mettendo da parte dei soldi per permetterci una casa un tantino più grande, visto che in cinque questa casa è invivibile.
“Bravo Alfi. Dai, Marta, aiuta Alfi con i tovaglioli.” La bambina dalle ciocche dorate salta dietro al fratello e lo aiuta con grande piacere. Apro il frizzer, dove abbiamo lasciato la torta gelato per festeggiare la piccolina e chiamo Lisa. Stanca, mi raggiunge e chiede: “Che c’è?”
“Non abbiamo le candeline. Fai un salto dal cinese qui sotto.” Le do tre euro che mi sono rimasti in fondo al portafoglio e, contro voglia, si infila le scarpe e scende in strada. Io mi metto ai fornelli. Mamma dovrebbe arrivare per le otto e mezza. Stasera pollo e patatine fritte. Mi metto al lavoro, mentre la radio passa “Wake me up before you go-go” e così sia io, sia Marta cominciamo a scatenarci. Io mentre apro il frigo, lei mentre se ne sta dietro al bancone della cucina, in attesa dell’arrivo di mamma.
“Before you you..” canta lei, facendo confusione con le parole. Ridacchio e mi unisco a lei, cercando di spiegarle quale siano le parole corrette.
“Fate piano!” Mi dice Lisa, avvicinandosi. Da quando è ufficialmente in vacanza, dopo gli esami di terza media, vuole il massimo silenzio.
“E smettila di fare la noiosa.”
“Senti, ti devo parlare.” Mi dice, nervosa. Così, mi volto verso di lei, mentre le patatine friggono. Lisa mi sembra così indifesa, a volte. Sia io, sia mamma siamo poco presenti ed ho paura che questo la indebolisca ancora di più.
“Dimmi.” Marta raggiunge il fratello nella nostra stanza e così, Lisa finalmente si confida.
“Sai, c’è un ragazzo..” Sussurra. Io le sorrido maliziosamente e lei mi dà una bottarella sul braccio. Scoppio a ridere, sinceramente divertita dalla sua reazione.
“E allora?” La incito a parlare e Lisa mi rivela: “Beh, mi ha chiesto di uscire, l’altro giorno. Ma io devo tenere i bambini.. ecco, non è che un giorno della prossima settimana puoi tornare a casa prima?”
Le sorrido dolcemente ed annuisco. A causa mia e di mamma, ma prima ancora di papà, è costretta a rimanere buona parte della settimana con i piccoli, lei che è proprio in procinto di entrare al liceo ed ha bisogno di stimoli verso il futuro. E così, non me la sento di dirle di no. Cercherò di fare le commissioni per la signora Dana nella mattinata del giorno stesso.
“Grazie, sorellona.” Mi abbraccia forte e la stringo. Profuma di buono e di dolcezza.
Quando arriva mamma, ceniamo in tranquillità. Marta è contentissima della bambola che le ho portato. I signori Trovati mi hanno fatto un forte sconto e ne sono felice, so come Marta vada pazza per questi generi di regali. Il suo sorriso gaio mi ricorda quando ricevevo regali anche io. Mi rendevano la bambina più sorridente del vicinato.
Mamma chiacchiera tranquillamente, parlando di alcuni divertenti aneddoti della sua giornata, Alfi invece le racconta di come abbia vinto una partita facendo un goal dell’ultimo secondo, mentre invece Marta non riesce a togliere gli occhi di dosso alla sua bambola bionda, come lei. Tutti noi abbiamo i capelli biondi, perché sia mamma sia nostro padre li hanno così. Solamente che io e Marta abbiamo gli occhi blu di papà, Lisa li ha marrone scuro, come la mamma ed Alfi li ha verdi come la nonna materna. Siamo una famiglia varia e diversa. Diversa ma felice.
 
**
 
“Bene, Sofi, mi raccomando, comportati bene. Mi dispiace di averti avvisato all’ultimo, Alice, ma nostro figlio è scappato ad una delle rimpatriate di vecchi amici e non ce la sentivamo di dire di no. Noi torniamo per l’una, ti abbiamo preparato il letto nella camera degli ospiti. Mi raccomando, Sofia a letto alle undici massimo. Prima il solito, poca televisione, bagno, cena e magari falle leggere qualcosa, ultimamente fa poco e niente. Grazie, tesoro. Comportatevi bene.”
Quando la signora Trovati esce, io e Sofia ci lanciamo sul divano. So come i suoi genitori siano severi con lei, vogliono che viva una vita felice anche senza oggetti elettronici e questo è sicuramente qualcosa che va premiato. In realtà, Sofia ha talmente tante cose da fare nella sua lussuosa casa che non ne sente la mancanza. Inizialmente giochiamo insieme in giardino, dopo poco ci chiudiamo in casa e cominciamo a spettegolare su qualsiasi cosa. Prendiamo qualche rivista della signora Lucia e comincio a leggere: “Brad, un matrimonio crollato.”
“Mamma è fissata con Brad. Papà le dice che è matta.” Commenta Sofi divertita. Io ridacchio: “Beh, Brad Pitt è molto bello, non trovi?”
“No, troppo vecchio per me.” Aggiunge, girando pagina. Poi mi comunica: “Zayn sarebbe meglio per me..”
“Beh, sempre un po’ grandino, non trovi?” Scoppio a ridere. Sofia sembra avere un’ossessione per quel cantante, il che mi ricorda di come io invece ero fissata con Britney Spears ed ora nessuno la ricorda più. Scrollo le spalle e Sofia mi spiega: “Sai, io con Zayn ho solo quindici anni di differenza. Potremmo metterci insieme quando io ho vent’anni e lui trentacinque.”
“E tua mamma cosa dice di tutto questo?”
“In realtà ancora non lo sa..” Bisbiglia lei. Io scoppio a ridere di conseguenza. Stare con Sofia è sempre un piacere, al di là del pagamento e delle ore di sonno perse. Dopo poco ceniamo ed alle undici chiudo la porta della sua stanza, promettendole che sarò sveglia nella stanza accanto per quando ne avrà bisogno. Così, entro nella camera che la signora Lucia mi ha preparato e sistemo lo zainetto con le mie cose. Ho portato il pigiama ed un cambio veloce. Prima afferro il mio telefono e scrivo un messaggio a mamma.
La rospetta è a nanna. Adesso vado anche io. Baci a tutti.
Lei mi risponde e dopo aver letto il suo augurio di buona notte, decido di farmi una doccia. Controllo Sofia e dorme fragorosamente. L’estate le fa quest’effetto. E così, senza problemi e difficoltà, entro nella doccia.
Inizialmente tutto va bene e comincio a canticchiare, ma ad un certo punto, sento uno strano rumore provenire da fuori. Spaventata, decido di uscire dalla doccia. Mi avvolgo nel primo accappatoio che trovo ed afferrò il phon nello scaffale. Con passi lenti, esco dal bagno ed attraverso il corridoio. Quando arrivo in salotto, noto una figura di spalle. La prima impressione che ho è quella di terrore. Non so cosa fare, con un phon non ci faccio nulla. Sono immobilizzata, ma poi decido come usarlo.
“Fermo o te lo do in testa!” Esclamo, esasperata. I miei capelli bagnati cadono lungo le spalle, mentre le mie mani sono tese in avanti. La figura sobbalza e si volta. Davanti a me, trovo un ragazzo muscoloso ed alto, capelli neri ed occhi di un verde meraviglioso. La sua espressione sorpresa mi lascia quasi sconvolta. Non sembra spaventato, né tanto meno un folle pronto a far fuori me e Sofia. Quando fa un passo verso di me, mi allontano di circa cinque passi ed urlo: “Non ti avvicinare! Ho fatto karate!”
“Se avessi fatto karate, non saresti saltata così all’indietro. E comunque, qui dentro, io ci vivo.” Mi dice, un po’ seccato dalla scenata che ho appena fatto. I miei occhi, sconvolti, sono incatenati ai suoi, mentre mi guarda con un’aria di sufficienza.
“Oddio.. Oh.. tu sei..?”
“Sono Paolo. Abito qui. Non è che abbasseresti quel fono? Mi inquieta.” Dice, ridacchiando. Il suo atteggiamento sembra essere completamente cambiato. Lentamente, abbasso l’aggeggio, senza perderlo di vista. Ho fatto una figuraccia grande quanto un casa.
“Caspita, io.. noi… non ti aspettavamo per.. insomma, per quest’ora.” Lo informo. Cavolo, le mie rimpatriate durano fino alle quattro di notte e sono una ragazza che odia uscire, in particolare se si va in discoteca.
Scuote la testa, un po’ contrariato: “Avevo mal di testa. Beh, non sei niente male, ma ti vestiresti?”
Solo ora mi rendo conto che addosso ho solamente un accappatoio, che lascia intravedere anche qualcosina.
“Oltretutto, è il mio accappatoio.”
“Oddio, scusa, lasciami spiegare..”
Ma Paolo sembra tranquillo: “Ma no, figurati. Anzi, se vuoi rimani così.”
Sulle sue labbra sottili si viene a creare un sorriso smaliziato ed io mi sento subito imbarazzata: “Vado a cambiarmi.”
Mi volto e dal corridoio appare la testa pimpante della mia cara amica Sofia. Vorrei sotterrarmi. Chissà come potrà viaggiare la sua testolina.
“Sofi, scusami, pensavo fosse un ladro e…”
“Con il phon?” Mi chiede, alzando le sopracciglia. Guardo il fono e mi viene quasi da ridere. Annuisco e lei mi sorride divertita.
“Sorellina!”
Sofia corre tra le braccia del fratello e si stringono felicemente. Lei se lo sbaciucchia e poi annuncia: “Lolo, lei è la mia felice amica Alice. Fa la mia baby-sitter.”
Paolo mi lancia uno sguardo indecifrabile e poi sussurra, come se nella stanza ci fossimo solamente io e lui: “Beh, piacere di averti conosciuto, felice amica Alice.”

 
  
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