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Autore: mughetto nella neve    04/07/2017    2 recensioni
"Se ci fosse Pepper con lui, gli stringerebbe la mano sotto il tavolo e lo pregherebbe di tacere perché è proprio durante queste occasioni che da aria alla bocca ed iniziano i problemi. Purtroppo Pepper non c’è e nessuno può salvare Tony dalla scimmia urlante nella sua testa che prende improvvisamente a dibattersi.
Alza, infatti, il braccio sinistro ed appoggia il gomito sul tavolo. Ha l’indice alzato, come a chiedere parola, e la faccia contrita in un’espressione saccente: « Non per rovinarle la serata, nonnina, ma deve credermi quando le dico che questo anno di liceo è praticamente -»"

[ HighSchool!AU | FrostIron ]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Autore: mughetto nella neve
Fandom: The Avengers
Personaggi: Tony Stark, Loki Laufeyson; [minori] James Rhodes, Steve Rogers, Thor Odinson, Clint Barton, Peter Parker, Bruce Banner
Coppia: Tony/Loki
Generi: Comico, Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: HighSchool!AU
Note: Si ringrazia Francesca per avermi lasciato il prompt sulla FrostIron nel gruppo ‘Writing Stuff’ e Giulia (ciao, amò!) per avermi betato l’intera fanfiction. Grazie a tutti coloro che leggeranno questa one-shot. Ricordate sempre di sfamare la Scimmia Urlante dentro la vostra testa e di volerle bene come Tony vuole bene alla sua!

 

 

 

Should I try to hide the way I feel inside my heart for you?
Would you say that you would try to love me too?
In your mind could you ever be really close to me?
I can tell the way you smile, if I feel that I could be certain
Then I would say the things, I want to say tonight

 

 

 

C’è ancora chi dice a Tony di godersi il liceo perché, a suo dire, questi sono gli anni più preziosi e felici dell’intera esistenza. Solitamente simili perle gli vengono regalate durante le cene di lavoro di suo padre: lui sta rigirando annoiato la testa del pesce nel proprio piatto, suo padre se la ride bonariamente e poi – eccola là! Su quella sedia in fondo alla tavola! La vecchia, proprio lei! – una sessantenne che gli chiede a quale anno di università stia, lui risponde che va ancora al liceo e subito il volto della donna si illumina.

« Mi manca così tanto il liceo! » comincia a cantilenare la donna con voce nasale – a tal punto che Tony si trova quasi ad assottigliare gli occhi per inquadrare al meglio la grandezza delle suddette narici e, si, sono piuttosto grosse. Le studia con convinzione, salvo poi sospirare nel sentirsi propinare una serie di racconti strappalacrime sull’adolescenza trascorsa troppo velocemente. La donna si passa velocemente una mano sotto gli occhi, visibilmente commossa, e poi lo osserva di nuovo: « Cerca di goderti appieno questi anni »

Tony ha abbandonato la forchetta sul piatto e tiene le mani su entrambe le ginocchia. Dovrebbe dire qualcosa o dare semplicemente un cenno d’assenso; ma, in quel momento, non sa cosa dovrebbe fare. Suo padre lo guarda. Sua madre lo guarda. Lo stanno osservando tutti. Gli occhi sottili della vecchia, poi, sono come pugnali che si infilzano con prepotenza nella sua carne. Tony si scopre presto senza fiato, tanto che cerca di allargare il nodo della cravatta che sua madre ha sapientemente aggiustato prima di uscire dall’auto.

Apre la bocca e poi la richiude. Non gli vengono le parole. Se ci fosse Pepper con lui, gli stringerebbe la mano sotto il tavolo e lo pregherebbe di tacere perché è proprio durante queste occasioni che da aria alla bocca ed iniziano i problemi. Purtroppo Pepper non c’è e nessuno può salvare Tony dalla scimmia urlante nella sua testa che prende improvvisamente a dibattersi.

Alza, infatti, il braccio sinistro ed appoggia il gomito sul tavolo. Ha l’indice alzato, come a chiedere parola, e la faccia contrita in un’espressione saccente: « Non per rovinarle la serata, nonnina, ma deve credermi quando le dico che questo anno di liceo è praticamente -»

 

settembre

« -Roba da pazzi! » ulula Clint Barton dall’ultimo banco, a sinistra. Si è aggrappato alla scrivania e muove freneticamente la testa da destra e sinistra. Tony si è girato quasi immediatamente ed il fatto di non essere stato ancora ripreso lo spinge ad esitare ancora nello studio di simile spettacolo. Barton che manifesta il suo dissenso simulando un uccello in gabbia è forse una delle poche cose che più gli sono mancate durante le vacanze. « Non posso scrivere duemila parole su una guerra che il libro cita soltanto! Non esistono duemila parole sulla Guerra del Golfo! »

Nel sentirsi picchiettare sul banco Tony torna dritto ed osserva la figura del Professor Selvig intento a massaggiarsi svogliato le tempie. Non è tornato un granché riposato dalle vacanze, probabilmente la Svezia è davvero un brutto posto come hanno detto in Stranger Things. Picchietta le dita sul proprio banco ed osserva i movimenti del professore.

« È per questo che la chiamiamo ‘ricerca’, Barton » lo sente dire con tono annoiato, tornando alla cattedra per afferrare un foglio ed una penna. « E – vi ricordo – che è vietato usare il computer. Se copiate da wikipedia e lo scopro, questo corso non lo passate. Intesi? »

Un amareggiato mormorio riempie la classe. Clint ha smesso di agitarsi ed ha appoggiato la testa sul banco, ormai rassegnato all’idea di passare anche questo fine-settimana a studiare. Anche quest’anno hanno diverse lezioni in comune: pur non avendo mai davvero legato, hanno finito con l’aiutarsi diverse volte. Clint ha difficoltà in biologia, Tony nei tiri liberi. Ogni tanto si scambiano consigli o opinioni, Tony gli fa copiare gli appunti, Clint ripete almeno sei o sette volte come lanciare la palla. Probabilmente si incontreranno in biblioteca quel sabato e finiranno col ripiegare sulla sezione fumetti, senza nulla di fatto.

« Tu sei quello nuovo, giusto? » Il professor Selvig impugna saldamente la penna e disegna quella che vorrebbe essere una mappa su un foglio di quaderno a righe. Lo studente padrone del banco sta in silenzio ed accenna un lieve assenso col capo. Selvig emette un verso non traducibile e rigira il foglio verso l’altro. « La biblioteca comunale è qui, a due fermate dall’autobus. Per prendere l’autobus devi tornare sulla via principale e fare due minuti a piedi, verso destra. »

Stark mostra un ghigno divertito: « Abbiamo già il favorito, Professor Selvig? »

Ora non è che il chiamato in causa non lo sopporti – l’odio viscerale nei confronti di Anthony Stark è appannaggio solo del professore di ginnastica – ma ha ancora parecchie difficoltà a capire cosa sia il sarcasmo in terra statunitense. Selvig vive con la paura che qualcuno lo possa accusare, non si sa di cosa però; ricorda uno di quegli animali della foresta che devono fingersi morti per sopravvivere. Alle lunghe è divertente come cosa, ma spesso ci si va a finire di mezzo.

E infatti: « Stark, perché non mostri tu ad Odinson dove si trova la biblioteca? Sei tornato piuttosto loquace da quel che vedo! »

Clint imita il rumore di un qualcosa che si spiaccica a terra. Dovrebbe riferirsi a lui. Effettivamente la sua espressione nel sentire di simile ordine non è delle migliori. Ha alzato le sopracciglia e la bocca è leggermente aperta. Non è felice. Per niente. Neanche il nuovo arrivato lo è. Non sta neanche a guardarlo; ha probabilmente gli occhi su quella strampalata mappa e non pare interessato alla questione che pare riguardarlo direttamente.

La campanella suona.
Clint è il primo a scattare. Si tira velocemente in piedi e, con uno slancio felino, è già fuori dall’aula urlando qualcosa circa il fare largo. Non sa che lezione abbia dopo – probabilmente, qualunque essa sia, si trova nell’edificio B e per riuscire ad accaparrarsi uno dei posti in ultima fila deve correre quanto più velocemente possibile.

Tony si abbandona sul banco, alzando gli occhi al cielo. Non ne può già più. Emettendo dei lunghi sospiri comincia a rifare lentamente la propria cartella. Nella classe ci sono lui, quello nuovo e Sam Wilson che sta finendo di scrivere un messaggio al cellulare. Si tira a sedere e si avvicina al banco della Nuova Noia con cui avrà a che fare questo fine-settimana.

« Quindi .. Odinson? » lo chiama e questi, lentamente, alza lo sguardo. Non ha l’aria di uno che dorme molto la notte. È pallido e magro, probabilmente uno di quei vegani al limite dell’esaurimento. O forse si droga. Difficile a dirsi, potrebbero essere entrambe. Tony ne ha già piene le tasche di questa situazione. Prende un bel respiro e riporta alla mente le parole minacciose del padre sul comportamento da tenere per quell’anno scolastico: « Un nome ce l’hai? »

« Loki » gorgoglia e Tony sta già pensando ad una coppia di hippy che danza attorno ad un focolaio, mette margherite perfino nelle serrature e da nomi assurdi ai figli per ottenere la benedizione dei cristalli o cose del genere. La possibilità che faccia parte di una nuova setta alimentare che si nutre solo di chicchi di grano caduti spontaneamente dalla pianta si concretizza.

Apre la bocca per cercare conferma: « Sei vegan- »

« Sono norvegese »

Lo sconosciuto lo osserva con sufficienza. Ha tirato sul banco la propria borsa e sta sistemando là dentro il foglio datogli dal professor Selvig. Oltre ad essere orribilmente pallido, ha le dita sottili: Tony le osserva per qualche momento aprire la cartella e poi torna ad osservare l’altro.

Mostra un sorriso: « La Norvegia! Ma certo! Quella famosa Norvegia che sta - »

« In Europa. Al Nord, se proprio ti interessa » completa la frase per lui, l’altro. Si alza poi in piedi e, spostando la sedia indietro, si sistema la borsa a tracolla. « Non devi farlo per forza. »

Tony si limita ad una alzata di spalle, fingendosi per niente toccato dalla perspicacia del nuovo arrivato – Loki, si ripete, si chiama Loki. Questi, infatti, sta ancora guardandolo in attesa, molto probabilmente, di un suo passo indietro.

« Purtroppo Selvig ha spie ovunque. » inizia con voce piuttosto rassegnata. Vede l’altro aggrottare le sopracciglia non capente. Chissà se è anche lui della Norvegia ed ha problemi, come Selvig, a capire quando si scherza. « Lo verrebbe sicuro a sapere se ti bidonassi. Una volta ho copiato una frase – dico una! – sul nazionalismo nel primo Novecento e lui è riuscito a trovarla. »

Loki, allora, si prende per qualche secondo per pensare: « Quindi, sabato mattina? »

« Sabato pomeriggio » lo corregge immediatamente Tony, salvo poi dargli una divertita pacca sulla spalla e subito dirigersi verso la porta dell’aula.

 

C’è assoluto silenzio nella sala.

Sua madre lo osserva con occhi sbarrati ed ha la forchetta ancora in mano. Probabilmente il suo cervello, per auto-difendersi dall’immagine che gli occhi gli stavano trasmettendo, si era definitivamente spento e con esso qualsiasi funzione motoria. Lo stesso si può dire di suo padre che, però, ha semplicemente chiuso gli occhi e sta tenendo il viso contro la sua mano – nel disperato tentativo di coprirsi ed evitare il riconoscimento facciale. Probabilmente in questo momento vorrebbe stare sottoterra.

Tony sa che dovrebbe tacere. Fin da bambino sua madre non fa che ripetergli quale comportamento ha da tenere durante le cene con i colleghi di suo padre. Nei primi anni aveva difficoltà a restare immobile sulla sedia ma, fortunatamente, la tecnologia gli era venuta in aiuto e la possibilità di portarsi un telefono appresso avevano reso simili serate meno pesanti.

« Lei mi dirà, mia cara vecchina di Hansel e Gretel, che dovrei essere felice per avere incontrato un amico a due settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico » inizia con fare teatrale alzandosi in piedi e continuando a tenere il dito puntato sulla donna che, ancora, lo sta osservando – come il resto dei commensali, d’altra parte: « Stronzate! Grandissime stronzate! Questo è l’inizio della mia fine! »

 

ancora settembre

« Non posso essere fratelli » ripete per l’undicesima volta James lanciando diverse occhiate verso il tavolo sulla sinistra, a pochi metri da lui. Ha finito di consumare il proprio succo di frutta e sta con le braccia incrociate sul tavolo. « Come funziona il DNA per voi bianchi? Mi rifiuto di credere che abbiano lo stesso patrimonio biologico quei due! »

« Questo è razzismo » protesta Tony, mandando giù l’orripilante pasta che stanno cercando di propinargli quest’oggi, a mensa. Dovrebbe iniziare a portarsi il pranzo a casa. Certamente Jarvis non si lamenterebbe: spesso gli ha sentito dire che non ritiene le sue nuove abitudini alimentari particolarmente positive e, sicuro, all’idea di vederlo intossicato a causa di cibo scaduto preferirebbe preparare di lui un pasto completo.

« Dimmi, allora, cosa vedi tu! » James Rhodes è famoso nella scuola per la sua ostinazione. Si narrano storie assurde nei gabinetti sul suo conto – alcune le ha messe in circolo proprio Tony, altre sono semplicemente generate e preferisce non prendersene il merito. All’amico pare fare piacere la fama che si è costruito, spesso si sbilancia e dice di aver ottenuto il suo ruolo nella squadra di baseball proprio grazie a queste. Comunque, quello che si dice è vero: se Rhodes vuole far chiarezza su una certa situazione, non servirà un esercito a fermarlo. « Perché quello che vedo io è uno - biondo, alto due metri e futuro lineman della squadra - dire che lui ed uno - magro, moro che pare andare giù al primo starnuto - sono fratelli! »

Tony muove leggermente le spalle. Non è che la situazione gli interessi più di tanto. Se è vero che Thor Odinson sta per entrare nella squadra di football, vige la regola del “stai lontano da quel dannato club sportivo se non vuoi diventare la prossima palla”.

« Il Nord Europa è strano » afferma laconico, infilzando la polpetta di carne che ha ancora nel piatto. In verità, la questione non gli interessa più di tanto. Non appena ha collegato il volto di Thor Odinson a quel club sportivo, i ricordi dei primi mesi in quell’istituto sono stati disseppelliti e riportati alla luce – rivelandosi una grande fregatura, pari solo alla mummia ne “La Mummia”. Non è che Tony abbia qualche trauma psicologico ma … si, forse essere stato ficcato nel bidone della spazzatura dopo aver iniziato la frase con “statisticamente parlando” può averlo segnato più di quanto vorrebbe. Ogni volta che scorge quella cricca di gorilla allampanati nel corridoio si scopre subito contro il muro a guardare il pavimento. Certo, ora è al secondo anno – e, come da regola, sono le matricole la fonte maggiore di divertimento – quindi non ha più nulla da temere; ma non può comunque negare a se stesso che ancora cova una sviscerata paura nei riguardi di quelle persone. Non lo ammetterebbe mai ad alta voce, è troppo orgoglioso; ma questo pensiero c’è, è razionalizzato dentro di lui e tanto basta per farlo sentire un pesce rosso in una vasca di squali.

« Non sono fratelli » continua a ripetere Rhodes, quasi fosse una cantilena. Prende una polpetta dal suo piatto e la porta velocemente in bocca, Tony lo guarda male e poi gli cede direttamente il vassoio. Non avrebbe finito il primo neanche volendo. Rispetto a lui, l’amico ha un palato molto più semplice. Lo vede mangiare in due morsi le polpette rimaste e passare al secondo: « Mi rifiuto a credere che siano fratelli! »

« Esistono religioni fondate su molto meno » si trova a commentare giocherellando con le proprie posate, facendo risuonare i denti della forchetta di plastica. Alza lo sguardo e riconosce un volto familiare.

Loki Odinson ha appena finito di prendere il dolce e sta passando nel corridoio con la testa china sul piatto. È sempre schifosamente magro e continua ad osservare dubbioso la pasta che gli hanno rifilato. Tony smette di giocare con la forchetta e si sporge leggermente verso di lui.

« Odinson! » lo chiama, mimando un gesto di saluto. Sorride e non sa neanche lui bene perché. Forse è colpa di Rhodes che aveva preso a parlare in merito ad un ipotetico culto a suo nome. Fatto sta che Loki si ferma e, pur non cambiando la sua espressione facciale, ricambia con un cenno del capo il saluto. Tony scala di qualche centimetro sulla destra e gli fa segno di avvicinarsi: « Ti siedi con noi? »

Ora, non è che Tony si sarebbe strappato i capelli in vista di un rifiuto. Non era il tipo. Aveva avuto modo di conoscere Loki durante quel sabato pomeriggio in cui aveva dovuto mostrargli la biblioteca. Se la prima impressione non era stata particolarmente illuminante sul carattere del nuovo arrivato, passare tre ore in sua compagnia era bastato a Tony per bollarlo come un odioso saccente che voleva averla vinta a tutti i costi. Avevano passato mezz’ora a discutere su quali libri prendere, cosa scrivere e cosa no e, più Tony insisteva sul non dover scrivere un trattato, più Loki si impuntava e gli dava dell’analfabeta. Non erano un granché silenziosi. Clint era rimasto in loro compagnia per qualche decina di minuti, poi, dando ad entrambi degli imbecilli, aveva ripiegato nella sezione fumetti. In altre occasioni Tony lo avrebbe raggiunto, ma quel dannato so-tutto-io continuava a rimproverarlo per la sua prosa e non voleva saperne di tacere. Era tornato a casa verso le otto di sera con – non si sapeva come – il numero di Loki nel suo cellulare.

Non si era sentiti più dopo quella giornata, ma avevano in comune diverse lezione oltre a quella di storia. Ogni tanto si salutavano per i corridoi ma Tony era sempre in compagnia di Rhodes e finiva con il non fermarsi a parlare.

« Ambientarsi qui è difficile » sente parlare l’amico e subito l’attenzione di Tony torna sul presente. Vede Rhodes mangiarsi le ultime foglie di insalata e Loki assumere un’espressione vagamente indurita. « Soprattutto se vieni preso di mira da quelli dei club sportivi »

« Me ne sono reso conto » grugnisce infatti l’interlocutore. Tony incrocia le braccia al petto e si piega leggermente sulla sinistra per poter osservare meglio il profilo di Loki. Questi ha dato un morso al dolce ed ha messo in un angolo il resto del pranzo. « Come me ne libero? »

« Aspetti che si trovino un nuovo giocattolo. » gli risponde monotono Rhodes. Tony ricorda le stesse parole quando anche lui era andato a lamentarsi delle condizioni dentro cui versava a causa dei giocatori di football. Ora, non è che l’amico fosse rimasto del tutto indifferente alla faccenda: dopo l’incidente del bidone della spazzatura, aveva raggiunto Ivan Vanko e gli aveva mollato un bel sinistro dritto nella faccia. Era stato sospeso per tre giorni ma, al ritorno, era diventato leggenda – senza contare che Tony non era stato più infastidito. « Ci siamo passati più o meno tutti. La cosa importante è mantenere un basso profilo, non rispondere e non provocarli. Segui queste semplici indicazioni e vedrai che - »

« Ehi, Nuovo Arrivato. » Ora. Di tutte le persone che stavano girando per la mensa in cerca di un posto libero, proprio i due nuovi acquisti del club di football americano dovevano trovarsi vicino al loro tavolo. Tony si trova a ragionare su quanto il destino sia beffardo alle volte. Vede Loki girarsi e guardare negli occhi il nuovo lineman della prima squadra; non ha un’espressione molto amichevole – e già questa la dice lunga sulla natura della prossima conversazione. Il lineman, di cui proprio non ricorda il nome, non sorride ma si guarda intorno, come a voler attirare quanto più possibile attenzioni su di lui. Se vuole dare spettacolo, la mensa è senza dubbio il palcoscenico migliore di tutto il perimetro scolastico. « Non lo sai che qui i froci non possono entrare in mensa? »

Loki – che avrebbe dovuto imparare a tacere anni fa – indurisce il viso in un’espressione innervosita e si alza in piedi con fare di sfida: « Divieto per i froci e non per le teste di cazzo come voi? »

Quello che avrebbe dovuto spiegare a Loki quel sabato pomeriggio, oltre al non doversi impegnare nel fare ricerche per il professor Selvig, era la scaletta sociale sulla quale si basava la scuola. Errore semplice ma di incredibile gravità. Se c’è una cosa su cui il nuovo arrivato deve essere avvisato è la legge della giungla che vige in certi istituti dentro cui viene innestato. Come da che mondo è mondo, in vetta alla piramide ci sono i giocatori di football e le cheerleader; subito sotto c’è il consiglio studentesco, con il presidente uscente Reed Richards; il club di basket, poi quello di pugilato. Ne segue quello d’arte – ma solo perché hanno Steve Rogers e quel biondo attira ragazze e fondi per il club solo battendo le ciglia –, la popolazione media studentesca, il gruppo d’informatica, quello di falegnameria, poi le matricole ed infine gli sfigati ed i nuovi arrivati.

Ecco, basandoci su questo schema, Loki non è proprio nella posizione ideale per dare della ‘testa di cazzo’ a dei giocatori di football. Tale situazione gli ricorda la storiella che, da bambino, sentiva raccontare da Jarvis: “il calabrone non dovrebbe volare, non ha struttura alare giusta, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Solo che il calabrone continua a volare, Loki – invece – probabilmente verrà scaraventato direttamente nelle fognature della scuola.

Rhodes si alza in piedi con uno scatto così veloce che Tony, a momenti, si concentra più su di lui che sul pestaggio in atto. Sicuramente vuole fare l’eroe e, d’altra parte, anche lui si è alzato e fa per calmare i bollenti animi. Al massimo, tornerà nella spazzatura e verrà recuperato da Pepper dopo qualche ora.

Il primo pugno fa per partire e già si sentono le grida di qualche studente che vuole improvvisarsi speaker televisivo; ma ecco che il braccio viene fermato da il più grande Odinson. La reazione della folla studentesca ricorda quella spettatrice di un qualsiasi incontro di wrestling.

« Non sembra ma mio fratello è una testa calda! » ride Thor, dando una sonora pacca sulla spalla del lineman. Pare uscito da un episodio di Baywatch. Tony si sporge un poco sulla sinistra per guardarlo meglio ed accertarsi che stia davvero ridendo come un imbecille. Guarda prima lui, poi Loki – che pare ancora star ringhiando – e poi il resto della squadra di football che pare non aver razionalizzato ciò che è appena successo. Thor lascia finalmente il braccio del coetaneo ed afferra il fratello più piccolo, avvolgendolo da sotto il braccio: « Non sottovalutatelo: i suoi morsi possono rompere una mano! L’ultima volta che sono stato all’ospedale per colpa sua mi hanno messo tre punti! »

 

« Ora, lo so quello che state pensando » argomenta Tony, piegando la testa di lato e scuotendola poco dopo. Gli piace questo monologo. La scimmia che si dibatte dentro la testa ha smesso di urlare e lui sente che potrebbe terminare la storia così. Potrebbe far passare il tutto come un’avvincente aneddoto e rivenderlo anche alla prossima cena – ammesso che il padre lo porti ancora con sé e non l’abbiamo seppellito nel giardino posteriore alla casa. « Che caro il tuo amico! Sfidare dei bulletti così, a viso aperto!”. Eh già, questo è quello che la maggior parte della gente dice quando sente questi racconti. Pare che stiamo in Braveheart o addirittura in qualche teen-drama con adolescenti che se la fanno con i vampiri! Ma, fidatevi se vi dico che i guai erano appena iniziati! »

Un uomo, quello seduto accanto a sua madre per l’esattezza, alza la mano. Ha gli occhi spalancati, quasi stesse osservando chissà quale spettacolo grottesco; ma poi, nel sentirsi osservato, si schiarisce un poco la voce: « Il tuo amico è gay, quindi? »

« Non è mio amico » chiarisce subito Tony, mettendo le mani avanti come a voler allontanare da sé simile supposizione. « E la faccenda è più complicata di quel che sembra »

Effettivamente tutta quella storia lo è. Se ripensa alla lineare routine che aveva scandito il suo primo anno, gli ultimi mesi di scuola hanno improvvisamente un gusto da survival. La colpa è di Loki, ovviamente. È sempre colpa di Loki. Avrebbe dovuto sospettare la capacità di quest’ultimo di attirare a sé guai nel momento in cui era stato costretto ad aiutarlo a raggiungere la biblioteca; ma era appena tornato dalle vacanze: aveva passato due mesi a parlare solo con la sua famiglia, gli mancava tutto del liceo, non aveva i riflessi pronti.

Scrolla le spalle e prende un bel respiro: « Ma dove eravamo rimasti? Ah si, Loki aveva avuto la brillante idea di sfidare lo squadrone dei Gorilla ed era – da bravo imbecille qual è – convinto che la questione si fosse conclusa nel momento stesso in cui Surfista Odinson aveva deciso di fare l'eroe »

 

novembre

« Loki Odinson è un tuo amico? »

Steve Rogers ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Già queste caratteristiche gli permettono di avere una posizione più alta di quella di Tony nella classifica di Maschi Veri™ della scuola; ma fosse stato solo questo, Tony non ne avrebbe fatto una tragedia: si sarebbe limitato a disprezzarlo silenziosamente ed ignorarlo pacificamente.

Steve Rogers, a quanto pare, invece, ha voluto proprio farsi odiare da Tony. Anzitutto si è iscritto alla sua stessa scuola media, è diventato suo amico e per tutto il tempo è stato oggetto di beffe di ogni tipo data la sua bassezza e gracilità; poi ha pensato bene di farsi colpire dalla pubertà in un modo tale da trasformarsi in un fotomodello amante dell’arte e del quieto vivere proprio nell’estate tra medie e liceo; ed, infine, come ciliegina della torta si è di nuovo iscritto nello stesso liceo di Tony e si è presentato in tutta la sua travolgente bellezza.

Dire che Tony lo odia è un eufemismo. Quando lo vede per il corridoio cambia subito strada o finge di avere da fare. Steve – che probabilmente ha pensato bene di farsi crescere i bicipiti invece che farsi più furbo – non ne fa un dramma e crede davvero che Tony sia semplicemente di cattivo umore ogni santa volta che lo incontra.

« Ciao, Steve. Quanto tempo. Come va la vita nel paradiso dei biondi palestrati che sanno tenere in mano una matita? » recita con voce monocorde Tony alzando la visiera dagli occhi. Le ore obbligatorie da spendere nel club di chimica non sono troppo noiose quando c’è Bruce Banner a fargli compagnia; ma Steve ha pensato bene di presentarsi proprio a metà del suo esperimento e le dosi di bicarbonato di sodio sono definitivamente perdute. « E, si, lo conosco. Che ha fatto? Ti ha rubato gli acquerelli appena comprati? »

Steve è sudato, lo nota dopo qualche secondo; ma, al solito, è colpa di Steve che è troppo bello perfino quando è affaticato. Tony incrocia le braccia al petto e lancia delle occhiate prima all’esperimento e poi a Banner che continua ad ascoltare placidamente musica classica. Tempo che Steve riprende fiato e si sente afferrato per il braccio destro: « Lo hanno chiuso in un armadietto. Credo quelli della squadra di football. Ho provato a tirarlo fuori ma lo hanno bloccato con una serratura. Non so come aprirla »

Tony lo ha sempre saputo che la faccenda della ‘testa di cazzo’ non si è mai conclusa. Certo un po’ ci ha sperato quando Thor è stato nominato nuovo capitano della squadra ma – al contrario di Rhodes, che è dotato di un inguaribile ottimismo – il suo frizzante realismo lo ha spinto a non abbassare mai troppo la guardia, soprattutto in presenza di altri giocatori. Volenti o nolenti, tutti coloro che si trovavano nel raggio di due chilometri al momento del quasi-pestaggi erano stati considerati “amici” di Loki e quindi meritevoli di tornare nell’inferno di prese in giro e frecciatine che si erano lasciati alle spalle un anno prima.

Da questo a tornare a chiudere le persone negli armadietti ne passava di acqua sotto i ponti. Tony si sente improvvisamente dentro una di quelle sitcom degli anni 90 che sua madre, appena vede passare in televisione, si ostina a guardare. Inoltre Loki sarà anche magro; ma come sono riusciti a farlo entrare in un armadietto? Gli hanno forse segato metà gambe e tagliato un braccio? Tony sospira. Forse, invece di pensare a qualche improbabile trucco di magia, dovrebbe pensare a risolvere la situazione.

« Bruce, io prendo gli attrezzi! » grida in direzione dell’amico. Questi ha ancora le cuffie nell’orecchio, non pare aver notato l’entrata di Steve o ascoltato la conversazione appena avuta. Tony preferisce non ripetersi e si dirige immediatamente verso l’armadio in fondo alla stanza. Tira fuori una cassetta per gli attrezzi e la tiene saldamente per mano: « Fai strada, Van Gogh »

Dentro l’armadietto, Loki urla. Non lo invidia neanche un po’. Certo, una parte di lui vorrebbe dirgli che la colpa di simile situazione è solo sua e che questo dovrebbe insegnargli a stare zitto; ma è troppo preso da Steve intento ad agitarsi, manco fosse un uomo intento a far partorire la moglie in perfetta solitudine. Se non ne fosse irrimediabilmente coinvolto, Tony troverebbe la situazione dannatamente divertente e sfrutterebbe simile storia a qualche festa per far ridere qualche ragazza e fare la figura del simpatico. C’è da dire che lui non va alle feste e che, anche se frequentasse simile ambiente, sicuramente la Scimmia Urlante che dimora nella sua testa prenderebbe il sopravvento e lo renderebbe improvvisamente balbuziente.

Nel frattempo, ha posato la cassetta degli attrezzi a terra ed ha tirato fuori un cacciavite a stella. Si sposta sulla sinistra e, dicendo a Steve di tenere ferma l’armadietto, cerca di svitare le viti che tengono in piedi l’anta.

Subito si rende conto che il cacciavite è troppo piccolo per permettergli di lavorare correttamente. Torna sulla cassetta e ne cerca uno, sempre a stella, ma più grande. Nel frattempo Loki continua a strillare e a dare calci all’armadietto. Non sembra neanche più una persona, ma un animale selvaggio costretto in una gabbia troppo piccola. Steve non fa una piega, ma all’ennesimo calcio contro la parete metallica dell’anta i nervi di Tony cedono.

« E strilla un altro po’! Tanto siamo io e Picasso quelli a rimetterci le orecchie! » strilla fuori di sé, minacciando il suddetto armadietto con una chiave inglese trovata nel mentre della sua ricerca.

« Stai tranquillo, Odinson. È solo questione di minuti » prova a rassicurarlo Steve, sporgendosi verso l’unica finestra di luce di quella prigione. Dovrebbe fare uno di quei pompieri che vanno a salvare i bambini nei pozzi o nei palazzi abbandonati. Tony sbuffa, sempre più infastidito, e riprende a lavorare sulle vite. Non ha neanche iniziato a girare il cacciavite che Steve si piega accanto a lui, con quel viso bagnato di sudore e ancora schifosamente splendido: « Non funziona, Tony »

« Cosa mi dici mai, Steve! Non me ne sono per niente accorto! » brontola sarcasticamente Tony fingendo stupore. Sbuffa e lancia il cacciavite nella cassetta degli attrezzi. Se ci fosse Pepper, questa gli direbbe che non ha senso prendersela con oggetti inanimati e che è nel ragionamento che può trovare tutte le risposte. Tony ripensa al suo viso entusiasta mentre gli da del genio e si trova a sorridere, più tranquillo. « Ok, bisogna scambiare strategia: vado a prendere la fiamma ossidrica! »

Steve lo prende per il braccio e gli fa cenno di aspettare. Dentro l’armadietto perfino Loki ha trattenuto il fiato nel sentir parlare di fiamma ossidrica; fa fatica a vederlo oltre quella piccola grata posta in alto all’armadietto. Probabilmente Loki è troppo basso e giusto Steve che è alto un pino e poco più può riuscire ad arrivare e guardarlo dall’alto.

Non gli piace come Steve gli tiene il braccio. È una cosa che era solito fare alle medie, quando era ancora il piccolo gracile Steve che si sentiva in dovere di fargli da madre nonostante non glielo avesse chiesto nessuno. A Tony non piace ricordare il suo rapporto con Steve all’epoca: la sua presa ferrea, il suo lamentarsi nel sentirgli dire parolacce ed insistere nel voler pranzare ogni giorno assieme. Gli da fastidio ricordare quanto siano stati vicini all’epoca e quanto adesso siano diversi: Tony si è iscritto al club di chimica e falegnameria, Steve a quello d’arte; Tony è stato preso di mira per tutto il primo anno, a Steve è stato chiesto insistentemente di unirsi a svariati club sportivi; Tony è stato ficcato nel bidone della spazzatura e non riusciva più ad uscire, Steve è rimasto a guardare e si è dileguato senza prestare ascolto alle sue richieste di aiuto.

« Prova ad allentare il lucchetto, io tiro l’anta verso di noi » ordina Steve con voce calda e ferma. Tony può solo annuire ed estrarre dalla cassa degli attrezzi una forcina che avvicina subito al lucchetto.

Steve si toglie la felpa e l’improvvisa apparizione dei suoi bicipiti perfetti manda in stand-by il cervello di Tony per qualche secondo. Questi, infatti, spalanca gli occhi e serra la bocca in un’espressione tra lo stupito e il “non ero alla ricerca di questo”. L’altro, fortunatamente, non pare essersene accorto ed ha rivolto le proprie attenzioni verso l’anta. Prende un bel respiro e la artiglia. Tony quasi si ferma dall’armeggiare con il lucchetto per osservare quei muscoli delle braccia flettersi nel cercare di forzare il lucchetto. Apre la bocca e d’improvviso la Scimmia Urlante nella sua testa prende ad agitarsi. Non sa cosa dovrebbe fare, cosa dovrebbe dire, se continuare a guardare Steve o prendere improvvisamente le distanze da quello che pare a tutti gli effetti un qualche dio intento a piegare una mostruosa creatura.

Da semplicemente aria alla bocca: « Dimmi un po’, Steve, cosa fai nel tempo libero? Vai a sollevare vagoni del treno? Salvi orsi dalle rapidi? Recuperi antiche reliquie in templi sperduti nella giungla? Posso venire anche io o è appannaggio solo di Barnes farti da spalla? »

« Tony, il lucchetto » balbetta l’altro continuando a tirare e la sua espressione affaticata tanto basta per farlo tornare a lavoro. Tony torna ad inserire la forcina nel lucchetto e dopo qualche secondo si sente un qualche tipo di scatto. Steve smette di tirare ed il lucchetto scivola sconfitto a terra.

Loki, nell’armadietto, ha le spalle ancora contro il muro. Se li fissa con gli occhi spalancati. Ha un occhio pesto e questo basta a Tony per capire come abbiano effettivamente fatto ad inserirlo là dentro. Steve, accanto a lui, riprende fiato e tiene la mano sulla spalla quasi a volersi in qualche modo congratulare; Tony si scosta lentamente e lancia la forcina dritta nel cesto degli attrezzi.

Viene richiamato dal un improvviso flash proveniente dal corridoio e si gira incuriosito, subito imitato da Steve che si è appena rimesso la felpa.

« Era Parker quello? » domanda, quasi retoricamente – dato che ha immediatamente riconosciuto il suo profilo e la macchina fotografica che è solito sfoggiare in giro in occasione di qualche occasione scolastica. Loki esce dall’armadietto, allontana la cassetta degli attrezzi e si sporge a sua volta verso il corridoio.

« Da quanto tempo era qui? » domanda leggermente stordito Steve, chiudendo l’armadietto ancora segnato dalla presa ferrea delle sue mani.

 

« Abbastanza tempo per farci un intero servizio fotografico » conviene Tony, portando entrambe le mani sui fianchi ed annuendo con convinzione. « Sul serio, ha pubblicato quasi venti foto dei bicipiti di Steve. Era un inserto speciale. Mai vista tanta gente con in mano il giornalino della scuola come in quella settimana! »

Raccontare l’imbarazzo di Steve per la cosa è più complicato. Oltre al set di foto c’era un articolo scritto dallo stesso Parker in cui veniva raccontata la vicenda, spiegato il fenomeno del bullismo che affliggeva ancora la scuola ed un lungo elogio alla figura di Steve Rogers che era stato eletto paladino dei più sfortunati. Tony veniva citato due o tre volte. Ovviamente si era andato a lamentare con Parker, ma questi – oltre a stare su un albero a finire di mangiare il suo pranzo fatto in casa – gli aveva spiegato che non dipendeva da lui e che quello presentato agli studenti era un secondo articolo e che era stato per ordine dei senior di tranciarlo fuori dalle vicende.

Ovviamente gli ha creduto. A Tony piace prendersela contro l’establishment della propria scuola, si sente un rivoluzionario pronto a fare la storia – quando, in realtà, è solito sfogarsi con Rhodes con una lattina di birra alla mano.

Comunque si stava parlando di Steve.

Steve, con la scusa di essere imbarazzato, nel corso delle settimane, si è attaccato alla sua gamba ed ha preso a sedersi al suo tavolo durante l’ora di pranzo. Lo ha fatto con una spudoratezza tale che Rhodes neanche gli ha chiesto chiarimenti e, anzi, ha preso di buon cuore anche l’arrivo di Sam Wilson. Questi, non si è capito né come né perché, è diventato amico di Steve nel giro di una settimana. Ha cominciato a complimentarsi del suo coraggio, della presa di posizione contro i prepotenti ed eccolo seduto al suo tavolo a parlare con Rhodes dell’ultimo disco di Drake!

Come se non bastasse, anche Loki ha messo radici. È stato più furbo ed ha operato silenziosamente, ma tanto è bastato per trovarselo davanti ad ogni pranzo.

« So cosa state pensando: “Dovresti essere felice di aver formato un gruppo!”» recita Tony con voce improvvisamente stridula, piegando la testa di lato e battendo le mani. Prende un bel respiro, chiudendo gli occhi, e torna serio. « Il punto è che non ho chiesto io di frequentare questa gente. Certo, Rhodes è mio amico e ci sto bene; ma questa improvvisa presenza in un gruppo mi fa tutt’ora i peli dritti. Avete idea di quanto sia faticoso? Sono passato dal parlare con tre persone a dover salutare e vedermi con una decina! Perché è così che va! Una volta si unisce Clint, la volta dopo Bruce, poi Clint ci porta la Romanov, poi Bucky torna a scuola e Steve deve per forza farlo sedere con noi! Non se ne esce! Le interazioni umane sono un inferno in terra e più si va avanti e più diventano fitte! »

Tony sospira.

 

fine novembre

Loki si sta facendo crescere i capelli. Lo ha notato qualche giorno fa e questo gli basta per generare una sorta di estraniamento dalla realtà. Perché lo ha notato? È strano che si metta a guardare i suoi capelli? Non sa rispondersi. Dovrebbe interrogare qualcuno in merito, magari Bruce che ne sa molto più di lui in fatto di studio delle persone. A Bruce piace guardare la gente, gli piace capirla; per Tony è già tanto capire se una persona ha cambiato taglio di capelli o no.

« Non hai fatto neanche questa volta la ricerca del Professor Selvig? »

La voce di Loki lo distrae. Tony torna a fissarlo e lo scopre intento a porgergli un foglio di quaderno fittamente scritto. Lo afferra e lo avvicina al proprio banco, chinandosi sul proprio di quaderno con una matita nera in mano.

« Ti ho salvato la vita. È il minimo farmi copiare qualche riga da una stupida ricerca! » brontola mentre prende a ricopiare quegli astrusi periodi con cui Loki è solito iniziare a raccontare qualche avvenimento storico. Loki si sistema vicino e lo guarda con falso interesse, ha le gambe accavallate ed il gomito sullo stesso banco. I capelli sono tirati indietro, sapientemente gellati come solo che ha passato ore davanti allo specchio riesce a fare.

« Hai da fare venerdì sera? » domanda, allora, alzando lo sguardo su di lui. È da un po’ che non stanno così vicini. Probabilmente un contatto simile lo hanno avuto mesi addietro, durante quel sabato in biblioteca. Tony abbassa di nuovo lo sguardo, cercando di assumere un’espressione quanto più neutrale. « Thor dice che posso andare ad una festa con lui, ma non voglio starci da solo »

Tony abbandona la matita sul tavolo con un gesto secco e torna a fissarlo con maggiore determinazione: « Che hai in mente, Loki? »

« Dovrei avere qualcosa in mente? » domanda ingenuo Loki, salvo poi tirare la testa indietro e scoppiare in una breve risata. Non lo sopporta quando fa così: sembra uno dei cattivi di Batman; ma, almeno, ha buttato la maschera e gli si palesa nella sua essenza di malvagio so-tutto-io. « Beh, diciamo che non sei il primo che invito. »

Tony alza un sopracciglio ma sorride un poco: « E quanti hanno detto di si? »

« Sessantadue persone » si finge imbarazzato Loki, salvo poi tornare a sogghignare in preda a chissà quale visione futura. Lo vede portarsi le dita sulle labbra ed lisciarsele. Sta pensando qualcosa ma Tony è troppo preso dal guardare le sue labbra e poi le sue guance pallide per fare domande. Lo osserva ridere tra sé e sé e si chiede se il male ha davvero l’aspetto di un adolescente che si diverte a fare i dispetti ad il fratello più grande.

« Che piccolo bastardo » commenta laconico per poi riprendere a scrivere le frasi dalla ricerca già fatta. Si ferma improvvisamente, tamburellando la matita: « Può venire anche Bruce, vero? Sarebbe la sua prima festa »

Meglio non dire che quella è anche la sua prima festa. Prima d’ora ha sempre assistito alle noiose riunioni di suo padre, piene di vecchie e di tartine al caviale che gli danno la nausea. L’idea di trovarsi improvvisamente investito da musica decente, coperto d’alcool e da patitine lo elettrizza. Se poi parliamo di una festa del club di football è, senza dubbio, un qualcosa di importante – direbbe esclusivo, se questo vocabolo non gli ricordasse sua madre ed il suo modo per indicare le feste con i suddetti colleghi del padre.

Poi si ferma a ragionare: « Perché Thor ti porta con sé? »

« Mia madre ha insistito. » liquida la faccenda Loki, alzando le spalle con noncuranza. Si guarda le unghie e poi si ferma a fissare oltre la finestra. Fuori piove. È finalmente arrivato l’autunno. Niente più magliette super-aderenti di Steve. « È convinta che frequentando la stessa gente torneremo ad essere migliori amici. Thor le dice di sì, ma perfino lui ha capito come stanno le cose »

« E come stanno le cose? » Tony sa che dovrebbe stare zitto, che non sono affari tuoi e che non ha neanche i mezzi per affrontare la questione; ma invece parla e non smette di guardare gli occhi chiari di Loki.

Questi resta zitto per qualche minuto. Si tocca i capelli e continua ad osservare fuori dalla finestra. La pioggia gli piace, forse. Magari glielo ha anche detto. Con lui Loki parla leggermente di più degli altri. Non sa perché, ma Tony si sente quasi orgoglioso di avere simile confidenza. Non che Loki gli riconosca simile importanza o intimità. Ha un carattere talmente spigoloso che lo stesso Rhodes ha cominciato a considerare lo stesso Tony come il “male minore” di quel gruppo – affermazione che gli è costata una gomitata nelle costole, tra le risate generali.

Tony lo guarda ancora. Loki pare improvvisamente in un mondo tutto suo, tambureggia le dita sul ginocchio e sta ancora fissando la pioggia. Loki ha gli occhi chiari, di un verde intenso. Gli sembrano così strani, così diversi dal resto della popolazione studentesca. Lo stesso Loki è diverso. Gli pare una cosa brutta da dire o anche solo pensare, ma è così e probabilmente lo è stato anche prima di arrivare al liceo.

Lo vede finalmente sospirare e rilassare le spalle: « Se il piatto è rotto non lo puoi riparare »

 

« Ora, io i dettagli non li so » commenta Tony, infilando le mani dentro le tasche ed abbassando lo sguardo verso il pavimento in marmo.

Abbozza un sorriso ed osserva i visi interessati dei commensali, tra cui quello di sua madre che pare essersi molto rilassata dall’inizio del suo monologo. Questo lo rassicura e decide di preservare simile sentimento e, quindi, di non voltarsi verso suo padre. Guarda, di nuovo, sua madre e sorride. Un po’ gli dispiace aver dato sfogo a tutto quel nervosismo in questo modo. Se fosse stato zitto, probabilmente ora starebbero mangiando il dolce; un’altra mezz’ora e sua madre comincerebbe a dare segni a suo padre di volersene andare; dopo pochi minuti, forse, tornerebbero a casa. La vedrebbe finalmente rilassata, mentre si toglie prima la giacca e poi le scarpe e parla sottovoce con suo padre. Si sente quasi in colpa per aver rivoluzionato in questo modo la serata.

« La verità è che io non ho mai voluto sapere i dettagli » ammette con voce improvvisamente roca, levandosi definitivamente la cravatta e lanciandola sulla sua sedia. « Quando si parla di certe cose, meno si sa meglio si sta »

In cuor suo, Tony si sente un po’ uno scemo. Non solo per Loki e per il non aver mai voluto approfondire la questione circa il rapporto con suo fratello, ma per lo stesso essersi messo in mostra quella sera. Perché lo ha fatto? Certo, la Scimmia Urlante; ma perché rispondere in questo modo, raccontando tutto quanto? Avrebbe potuto semplicemente dare una risposta ripiena di sarcasmo – una di quelle che è solito dare a suo padre durante la cena – ed invece ha inscenato quel monologo lungo e confuso. Si è sentito in dovere di raccontare tutte le vicende che hanno riempito le sue giornate dall’inizio dell’anno fino ad ora, ma non sa spiegarsi il perché.

Forse è perché non ha avuto modo di parlarne fino ad ora. Forse è arrivato al limite e la Scimmia Urlante ha colto la palla al balzo per farlo sfogare. Da quando sono iniziate le vacanze natalizie non ha avuto modo di parlare né con Pepper né con Rhodes. Nonostante si sia visto con Banner per qualche ora di pomeriggio, non ha avuto il coraggio di confidarsi; forse non hanno ancora abbastanza fiducia uno nell’altro. Ma allora perché? Perché sfogarsi con dei perfetti sconosciuti?

Perché ha bisogno di aiuto, si dice. Ha bisogno che qualcuno lo ascolti.

 

sempre fine novembre

Ha scoperto che la musica trap non gli piace, ma che il mix tra succo di pesca e vodka è un qualcosa di divino. Regge il bicchiere tra le mani e progetta di portare con sé simile campione così da studiarlo nel suo laboratorio a casa e riuscire a riprodurlo. Per essere la sua prima festa, non sta andando niente male. Bruce è felice, Steve non si sta ancora lamentando per l’alto contenuto alcolico della serata – perfino Clint è riuscito a venire ed ha portato con sé, di nuovo, la Romanov!

Esce dal retro della casa e da un altro sorso al suo bicchiere. Il retrogusto amaro gli piace, annuisce convinto – quasi a voler dare forza alle sue parole – e gira attorno alla casa. Ha bisogno di riprendere fiato. Dentro non si respira. Per carità, la musica, la gente che balla sui tavoli, psicologi improvvisati nei bagni … tutto questo è bellissimo. Tony, per la prima volta, vede nel degrado del club di football qualcosa di davvero positivo. Annuisce di nuovo, tra sé e sé. Forse è un po’ brillo; ma, se smette adesso di bere, per la fine della serata, può anche tornare da solo.

« Lo so che ci sei tu dietro! »

La voce di Thor Odinson è come un tuono che squarcia il silenzio della notte. Tony ferma i suoi passi e si guarda attorno. Non ci mette molto a trovarlo. È sul prato, sulla destra, e sta parlando con Loki. Ora Tony lo sa che non è bene spiare – soprattutto un tuo amico che sta venendo sgridato dal suo fratello maggiore – ma, ehi!, è brillo e dovrà pur trovare un modo per passare la serata che non sia agitarsi come un salmone sulla pista da ballo o parlare con Steve mentre regge la testa di Sam che vomita nel water!

Difatti si avvicina e, scorta una fila di siepi che segna un sentiero in pietra, si nasconde dietro di essa. Appoggia il bicchiere – con ancora dentro quel prezioso nettare – sulla terra e prova a scorgere il profilo dei due litiganti tra i rami sottili. Con qualche fatica, riesce ad individuare i loro profili. Stanno vicini ad un lampione interno alla casa e continuano ad agitarsi, rincorrendosi e girando attorno l’uno all’altro come se fossero degli squali che cercano di azzannarsi l’uno all’altro.

Loki ha le braccia consente e tambureggia il piede sull’erba: « Se si intrufola la gente alle tue feste “esclusive” mica è colpa mia! Sulla base di cosa lo dovrebbe essere? »

La casa di Volstagg si erge lontana dalla città. Per arrivarci, ha dovuto chiedere la macchina al padre e – tempo di accenderla – si è trovato cinque persone stipate nei sedili posteriori. Loki è venuto con suo fratello e, per tutta la serata, ha avuto un’aria talmente compiaciuta da ricordare uno di quei criminali psicotici che sorridono nel sentirsi dire quante persone hanno ucciso durante il processo.

Effettivamente non è difficile capire chi è la mente dietro l’improvviso arrivo di una frotta di sfigati (e Steve) in una delle famose feste dei campioni della scuola.

« Perché ti conosco! » alza più forte la voce il fratello più grande, puntandogli il dito contro e toccandogli il petto. A vederli accostati, è palese la loro diversità in fatto di stazza: se Thor volesse, potrebbe scaraventare Loki in mezzo alla strada; ma, a quanto pare, quando litigano entrambi sono più da parole che da scazzottate. « E tu sei fatto così! »

È una frase piuttosto pesante, ma non può dire che non sia vera. Per quanto gli dispiaccia ammetterlo, Loki è effettivamente una di quelle persone che gode nel sentirsi dire di quanto è stato cattivo. Qualcuno potrebbe vederci anche una perversione sessuale in questo ma Tony non è più dell’umore per scherzarci sopra.

Afferra il bicchiere di vodka e ne manda giù un sorso, spiegando a se stesso che lo fa solo per poter restare lucido e attento alla conversazione. La sua bocca è calda ed il retrogusto alla pesca è piacevole. Passa la mano sugli occhi, sfregandoseli e torna ad ascoltare.

« Hai iniziato a comportarti così con me dall’inizio di quest’anno! Ti piace vedere fin dove ti sopporto e farmi impazzire per il puro gusto di passare per l’imbecille davanti ai nostri genitori! » incalza Thor, continuando a puntellare l’indice contro il petto di Loki. Questi lo osserva con gli occhi sbarrati e la mascella serrata. È vero che Loki prova un insano piacere nel trattare male il fratello più grande. Oltre che essere dispettoso, è anche spaventosamente freddo nei suoi riguardi. E se è una cosa visibile a Tony – che di fratelli non ne ha ed è cresciuto giocando a palla con il muro – figuriamoci per il destinatario di tanto odio e disprezzo. « Pensi che non me ne sia accorto che ci siano tutti i tuoi amici qui? Pensi che sia stupido, Loki? »

Effettivamente questo improvviso acume spiazza persino Tony che, nascosto dal fogliame della siepe, quasi alza la testa un poco di più – per inquadrare la scena e accertarsi che sia stato davvero Thor a parlare. Ed effettivamente lui – capelli biondi, spalle gigantesche e felpa del club di football.

Loki, accanto a lui, sembra davvero un ragazzino delle medie: magro, con quelle braccia scheletriche ed i capelli neri tirati indietro dal gel. Lo vede abbassare lo sguardo e stringere i pugni. Lo stesso Thor pare star riprendendo fiato, lo vede chinare leggermente il capo in avanti e spostare la propria mano sulla spalla dell’altro ragazzo.

« Io vorrei tornare ad essere tuo amico, Loki. Lo vorrei davvero. » lo sente parlare con voce improvvisamente esausta. Tiene il viso chino e guarda l’erba sotto ai suoi piedi. Loki è rigido accanto a lui, forse disturbato da quella mano sulla spalla. « Spesso ti vedo più sereno – felice, quasi – e penso che basterà quella felicità riguadagnata per tornare ad essere come prima; ma, appena mi vedi, ti richiudi nel tuo guscio ed io finisco con l’elemosinare anche le cose più stupide »

Loki prende un respiro e scuote la testa un poco: « Siamo diversi »

« Lo eravamo anche da bambini, Loki, ma questo non ci fermava! » lo ferma Thor colpendosi il petto con violenza. Loki alza lo sguardo e serra la bocca, ha un’espressione che Tony fatica a decifrare. « Che cosa è cambiato? Che cosa abbiamo sbagliato? »

Ed improvvisamente c’è solo silenzio. La musica c’è ancora ma si è fatta improvvisamente più lontana. Tony fissa prima Thor poi il suo amico. Non si guardano più. Loki si siede sull’erba ed il più grande emette un sospiro stanco. È come se lo stesso universo non sapesse dare una risposta a quella domanda.

“Perché è finita?”. È una domanda che va bene per qualsiasi contesto perché puoi avere una delusione praticamente ovunque. Puoi fare questa domanda al tuo datore di lavoro se ti licenza, all’addetto del supermercato in manca di cioccolata calda, alla tua fidanzata che ti molla, a tuo fratello se non sai perché siete diventati due estranei.

Tony si scopre a contemplarli in silenzio. Gli sembra improvvisamente di star osservando una reazione chimica. Osserva la scena davanti a sé e tutto quello lo circonda – il vento freddo, la musica lontana, il cielo notturno nuvoloso, la luce giallognola del lampione, il respiro veloce di Thor e le spalle piccole di Loki – pare improvvisamente fare parte di un unico disegno. Quell’istante di rara connessione tra uomo e natura pare eterno e viene infranto nel momento in cui Thor si porta la mano tra i capelli e si allontana sbuffando. Tony torna a nascondersi dietro il cespuglio e questo pare bastare, dato che Thor gli passa praticamente accanto senza però notarlo. Emette un sospiro di sollievo e lascia cadere la testa indietro. Osserva il bicchiere tra le mani e lo scopre vuoto. Impreca sottovoce.

Loki è rimasto seduto sull’erba. Ha il viso chinato in avanti e tiene le mani sulle sue ginocchia. Forse sta piangendo. Non gli sembra il tipo ma, considerando l’atmosfera della serata, non sarebbe poi così insolito. Si alza e, abbandonando il bicchiere per strada, supera con qualche difficoltà la siepe.

« Ehi, Emo Improvvisato » lo chiama fingendo una voce quanto più disinteressata. Il tentativo risulta immediatamente fallimentare – tutta colpa della Scimmia Urlante, tanto per cambiare; ma non demorde e tocca con delicatezza la spalla dell’altro. « Io devo tornare a casa. Ti serve un passaggio? »

Loki si alza in silenzio e, senza voltarsi, annuisce col capo. Tony ripete il gesto e si incammina verso il parcheggio davanti alla casa. L’auto di suo padre è bianca, non è difficile trovarla. Loki è dietro di lui. Si ripromette di non girarsi a guardarlo perché, ne è certo, questo reciderebbe ogni tipo di possibilità di un confronto. Deve stare in silenzio, si dice. La Scimmia Urlante si è già sfogata questa sera, rassicura se stesso con falsa convinzione: lo ha fatto ballare come un imbecille, sporcare la camicetta di Natasha, interrompere il monologo di Steve su quanto successo alle medie con una battuta stupida sulla sua tartaruga. Insomma, ne ha fatte di figure di merda! Per questa volta può anche evitare di rovinare tutto.

Salgono in macchina e i primi minuti passano in silenzio. Tony ha gli occhi fissi sulla strada, guarda di tanto in tanto il tachimetro e tiene una mano mano sul volante e l’altra sulle marce.

« Quando eravamo alle medie, Thor si è iscritto al club di football americano ed io – che ero un cretino, un vero cretino – mi sono proposto come manager perché volevo assolutamente passare del tempo con lui » Loki inizia a parlare improvvisamente tanto che Tony per poco non salta sulla propria sedia. Spalanca gli occhi e gira leggermente il capo verso di lui. « È stata l’esperienza più brutta della mia vita. »

Tony si trova ad alzare entrambe le sopracciglia in un’espressione quasi accondiscendente. Non può dire di non capirlo: « Ce l’hai con lui per questo? »

« Io lo adoravo. » racconta Loki con voce incolore. Ha il finestrino abbassato ed il braccio lasciato morto appena fuori da questo. Guarda la strada davanti a sé con una tale ostinazione che presto anche Tony torna ad osservala: « Mi sarei gettato nelle fiamme per lui e lui mi ha umiliato davanti a tutti per mesi interi, senza motivo. »

Torna il silenzio. Forse Tony dovrebbe dire qualcosa, magari invogliarlo ancora a raccontare quello che gli sta passando per la testa; ma le sue labbra sono serrate e può solo continuare a guidare in silenzio. Sente il respiro di Loki farsi improvvisamente più veloce e la sua mano portarsi sul viso, quasi a volersi coprire.

« Mi ha fatto sentire uno schifo, un agglomerato di spazzatura. Per lui ero un aborto che camminava! Non riuscivo manco a guardarmi allo specchio. Giravano foto su di me, video – perfino dei meme! Dovunque andavo ero lo zimbello di tutti! » prende fiato e cerca di calmarsi. La sua voce si è pericolosamente inclinata. Tony stringe il volante nella sua mano e, per rinsaldare la presa, fa tornare anche l’altra mano su questa. « Un giorno non mi sono alzato dal letto. Semplicemente non ce l’ho fatta. Non volevo uscire, continuavo a sentire le loro voci nella testa. Sapevo perfettamente quello che mi aspettavo e non ce la facevo più. » Fa un’altra pausa. È come se stesse elaborando per la prima volta questi eventi. Tony gli lancia un’occhiata e poi torna a guardare la strada. « Sono rimasto nel letto per due mesi e mezzo »

Non dovrebbe parlarci lui con Loki. Non è il tipo adatto. Solitamente è lui quello ad avere i problemi – di qualsiasi genere. Per quanto lo irriti ammetterlo, non è mai riuscito a dare il proprio supporto a nessuno: non a Rhodes, non a Steve, benché meno alla sua famiglia o ai suoi amici. Quando ha dei problemi, c’è Pepper. Parla con lei, lei lo ascolta e gli sorride. Pepper c’è e la sua sola presenza nella vita di Tony è una salvezza.

Forse dovrebbe esserci lei al suo posto. Di certo saprebbe cosa fare, cosa dire – sicuro porgerebbe a Loki un biglietto del suo studio e gli direbbe di chiamare quando vuole perché lei risponderà sempre. Sicuramente Pepper risolverebbe la situazione in un lasso di tempo ancor più breve di quel tragitto in macchina. La Dottoressa Potts non c’è, però. Ci sono solo lui, Loki ed il suo dolore. Restano in silenzio per un tempo infinito fino a che la casa degli Odinson finalmente si palesa in fondo alla strada.

Parcheggia in silenzio davanti all’abitazione e spegne la macchina. Accanto a lui, Loki si è del tutto calmato. Ha entrambe le mani sulle ginocchia e fissa oltre il finestrino che non ha ancora alzato. Tony continua a stringere il proprio volante, facendo dei lunghi respiri. Sa che dovrebbe dire qualcosa. Lo sa. Non può lasciare che Loki se ne vada via così, che dopo essersi sfogato in quella maniera ci sia solo il silenzio ad accogliere simile confessione. Dovrebbe dire qualcosa, qualsiasi cosa. Anche dare la parola alla Scimmia Urlante andrebbe bene in questo momento.

« Io penso che tuo fratello si sia pentito per quello che ha fatto » parla improvvisamente.

Loki scuote la testa: « Non mi importa se - »

« No, ascoltami » lo ferma immediatamente, alzando la mano verso di lui come se fosse un vigile intento a guidare le macchine. Loki serra la mascella e resta fermo a fissarlo. Tony si lascia andare ad un sospiro e si massaggia la mascella: « Le persone fanno cose stupide. Soprattutto alle medie. Alle medie siamo tutti dei coglioni, Loki. Tu, Thor, io, Steve – persino Rhodes era un coglione alle medie! Tuo fratello, forse, lo è stato un po’ più degli altri; ma si è pentito. Si è pentito davvero, Loki! Questo non vale niente per te? »

Rimangono in silenzio. Loki lo osserva con occhi sbarrati e neanche Tony riesce a credere di averlo detto davvero. Non è da lui comportarsi in questo modo. Dovrebbe chiamare Pepper e dirglielo. Per una volta non è stata la Scimmia Urlante a parlare in una situazione di panico, ma proprio lui.

Non è mai successo prima d’ora.

Apre e chiude la bocca mentre Loki continua ad osservarlo con gli occhi spalancati. Ha la mascella serrata ed il suo stesso respiro pare essersi definitivamente fermare. Lo vede poi chinare il capo, come se stesse per la prima volta ascoltando dei rumori mai sentiti prima. Si guarda attorno spaesato e poi torna a fissarlo.

« Sei piuttosto intelligente quanto ti applichi » parla con voce roca Loki.

Annuisce, ma non sa nemmeno lui il perché: « Sono un genio, io »

Loki lo bacia. Il contatto è improvviso ma non brutale. Tony sente le labbra gelide dell’altro ragazzo sulle sue e tutto il suo corpo si spegne, come se fosse un black-out. Sente le mani di Loki sul suo viso, fredde come la sua bocca, e Tony sente di aver perso tutte le parole e i pensieri che ha avuto fino ad ora nella testa.

Improvvisamente nella sua testa non c’è più nulla. Osserva ciò che lo circonda e non riesce a metterlo a fuoco: vede Loki allontanarsi da lui, aprire lo sportello della macchina e mostrare un sorriso che non gli ha mai visto prima.

« Vedi di tornare a casa tutto intero, Stark » si sente dire e subito dopo è già sparito dentro casa.

 

« Capisce come me la passo? Lo capisce? » strepita Tony di fronte all’anziana signora, vero ed unico motivo per il quale si è ridicolizzato in questo modo. È solo colpa sua! si dice.

Ha il viso così rosso che gli sembra di star per scoppiare. Non ha il coraggio di guardare nessuno se non la chiamata in causa che lo osserva con espressione indecifrabile. Si scopre ad artigliare la propria sedia e muoverla con sé, nel tentativo di sfogare il proprio nervosismo.

« La gente prende e mi bacia! La gente prende e mi racconta i suoi problemi! La gente prende e dice che sono suo amico! » urla più forte agitando se stesso e la sedia. È arrabbiato, ma per cosa? Per simile confessione? Per tutto il racconto? No, non è questo. « E a me tutto questo piace »

C’è di nuovo silenzio nella casa. Lo stesso silenzio che ha sentito durante la discussione tra Thor e Loki: improvvisamente attorno a sé gli elementi paiono trovarsi esattamente dove devono stare. Le sedie, i commensali, sua madre, suo padre, il paté di patate ormai freddo. Scorge un filo conduttore in tutto questo, una misteriosa bellezza nel disastro.

« Anche io e la mia prima ex-moglie ci siamo baciati in macchina la prima volta. Siamo state amiche per tanti anni e lo siamo tutt’ora » racconta improvvisamente la donna, sistemandosi gli occhiali. La vede ancora più brutta di quanto già non sia. « Se una cosa ti piace è bene viverla affondo. »

Tony spalanca la bocca. Semplicemente incredulo. Alza il dito, come a dire qualcosa, ma poi lo riabbassa perché persino la Scimmia Urlante nella sua testa non sa cosa dire di fronte alla massiccia dose di informazioni che gli è stata trasmessa alla prima presa parola della vecchia signora.

« Il liceo è per te fattore d’ansia e di paura? Capita. Sopravvivrai, questo è certo. Se però c’è qualcosa che ti rende felice, allora è bene aggrapparti a questa e tenerla stretta! » continua la signora, afferrando il suo bastone ed agitandolo come se fosse un’arma. Ora è in piedi e, facendo perno sul tavolo, lo fissa come se volesse percuoterlo. « Hai degli amici, Anthony Stark. Non so come tu sia riuscito a farteli – sei un pessimo narratore, lasciatelo dire – ma ci sono. C’è un ragazzo a cui piaci ed è lo stesso che piace a te quindi, invece che stare qui a parlare con una vecchia signora e altri stupidi imprenditori, dovresti andare da lui e dirgli cosa provi »

Tony si agita: « Ma la Scimmia Urlante potrebbe – »

« La Scimmia Urlante non può nulla su quello che provi. Può farti esprimere male e farti sembrare un’idiota; ma se questo ragazzo ti piace davvero allora capirà » gli spiega con voce calma e rassicurante. Tony serra la bocca e la osserva dall’alto verso il basso, incredulo che simili parole stiano venendo proprio da lei. Pepper gli direbbe cose del genere, non questa vecchia con un bastone da passeggio in mano.

Tony ci riflette un poco. Apre la bocca, lascia finalmente andare la sedia e guarda prima la signora e poi di nuovo il pavimento in marmo. Ho pensarci anche per più tempo, si dice, ma la soluzione gli è stata data ed è l’unica che vuole scegliere.

« Papà, io prendo la macchina » dice, afferrando poi la sua cravatta rossa.

Howard Stark lo guarda e pare star parlando con se stesso perché annuisce nonostante quella non sia stata una domanda. Lo vede guardare sua madre e poi tornare su di lui.

« Poi parliamo Tony »

« Poi parliamo, si »

 

Tony esce da quella casa e respira.

Chiude gli occhi e si riempie i polmoni di quell’aria gelida. Per essere una notte di dicembre non fa nemmeno poi così tanto freddo! Tony spalanca le abbraccia e quasi vorrebbe abbracciare quell’atmosfera che lo circonda. Non nevicherà neanche quest’anno. Poco importa. La serata non sarà rovinata da questa improvvisa consapevolezza: sta andando da Loki.

Sta andando da Loki a dirgli che quel bacio gli è piaciuto. Si sente libero di un peso, quasi leggero. Osserva la strada sterrata, le stelle sopra di lui e sorride.

È una bella serata.

 

 

 

 

~Il Mughetto dice~

Ma salve! Era da un po’ che non tornavo a scrivere su questo fandom – o, in generale, su questo sito. Vorrei ringraziarvi per aver letto questa lunghissima one-shot e vi invito a lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.

Questa è in assoluto la prima FrostIron che scrivo e spero non sia stato troppo palese. È una coppia che non ho mai considerato, ma che sono stata felice di rivalutare. Mi sono informata un poco prima di trattarla: sono stata su tumblr, ho letto qualche fanfiction, ho ascoltato persone che mi hanno spiegato il perché li si shippa assieme (ciao, Chiara) e devo dire che è stata davvero un’esperienza interessante quella alla base di questa fanfiction.

In principio volevo scrivere una Fem!AU, ma poi il desiderio di presentare altro ha preso il sopravvento e mi sono gettata su una HighSchool!AU. Il risultato finale è stato soddisfacente e spero che anche i lettori ne siano soddisfatti. Sarò sincera: mi sono molto ispirata ai recenti teen-drama usciti di recente ( a partire da “Noi siamo Infinito” a “13” ) per riuscire a dipingere l’atmosfera all’interno di un liceo americano e le persone che lo popolano. Forse sono andata in OOC nel trattare qualche personaggio ma, alla base di queste scelte, c’è solo il desiderio rendere il tutto più realistico e vicino alla realtà liceale.

Vorrei ringraziare Francesca per avermi dato il prompt e spero che per le prossime occasioni di non dilungarmi troppo! Grazie a tutti per aver letto questa shot e lasciate una recensione! 

  
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