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Autore: 50shadesofLOTS_Always    05/07/2017    3 recensioni
Dal testo: “« Tony? – mormorò Pepper - Cosa è successo laggiù? ». Lui continuò a fissarla, ma non aprì bocca.”
Il miliardario Tony Stark torna a casa dopo la Siberia, distrutto nel fisico e nel cuore. La sua mente ottenebrata dai demoni del proprio passato cerca una via d’uscita.
E la via d’uscita ha un paio di occhi azzurri.
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Questa fanfiction è nata diverso tempo fa ed è rimasta chiusa in un pc. Recentemente l’ho rispolverata ed è venuta fuori questa raccolta dove la parola chiave è sicuramente PEPPERONY. Non c’è una vera e propria trama, ma è sicuramente da collocare dopo il film Captain America: Civil War.
[ probabile OOC di Tony/fritto misto di ironia, miele e caffè amaro/nella speranza che quei due tornino insieme ]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
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Always yours

I was just guessing at numbers and figures,
Pulling your puzzles apart.
Questions of science, science and progress
Do not speak as loud as my heart.

 
Un’altra settimana volò via piuttosto in fretta. Tony si ripresentò all’ennesima seduta di psicoterapia, vivace come di consueto. Anzi quella volta un po’ sopra le righe. Non aveva avuto un buon risveglio, gli incubi erano tornati a fargli visita. Alla fine per non svegliare Pepper per la decima volta, alle tre del mattino con gli occhi ben aperti, era sceso in laboratorio. Si era appisolato su una delle nuove protesi per Rhodey con la fastidiosa conseguenza del collo e delle spalle acciaccate e, poco dopo, la perdita delle staffe della segretaria di Kleiner seduto dietro la sua scrivania. L’ufficio era sempre lo stesso, ma stavolta il silenzio era interrotto da un impetuoso temporale che da qualche ora si stava abbattendo su tutte le contee di Los Angeles. A far luce su quell’insolito buio, una lampada verde che ricordava quelle delle biblioteche inglesi.
« Di cosa vuole parlare oggi? » chiese con tono accondiscendente.
Era comunque contento dei risultati ottenuti fino a quel momento. Certo, c’erano ancora moltissimi aspetti da affrontare ma erano sulla buona strada ed era sicuro che presto, con una bella dose di pazienza, il cocciuto miliardario si sarebbe ammorbidito.
« Scelga lei » rispose Tony, arricciando il naso in un gesto distratto.
« Vediamo… L’ultima volta eravamo rimasti al suo diciottesimo anno, poco dopo la laurea al MIT »
« Ah, il 1988… » sospirò Tony con finto fare nostalgico e trasognato.
« C’è un qualche episodio che vorrebbe raccontarmi? »
« Una sera ero col mio gruppo di amici a casa di uno di loro, Michael. Stavamo tenendo il conto delle ragazze del corso e si fidi, erano veramente poche. Insomma, ci stavamo vantando tra una “sigaretta” e l’altra… Se capisce quello che intendo - ammiccò - Sa com’è finita? »
« Oso appena immaginarlo… » mormorò Kleiner, roteando gli occhi.
« Siamo finiti a guidare le macchine dei nostri padri completamente strafatti sull’autostrada. Cinquanta chilometri oltre il limite. Ci sono costati due mesi di lavori sociali. Mia madre mi ha scagionato in tempo per il compleanno ».
La prima parte della seduta passò così, fra un aneddoto e l’altro all’insegna dei divertimenti appartenuti al periodo del college e dell’università. Kleiner dovette riprenderlo più di una volta per evitare che scendesse nei particolari, soprattutto in quelli che riguardavano i trascorsi dell’ex-playboy, unico aspetto tra l’altro che non gli interessava prendere in esame. Per quello c’erano già le riviste di gossip.
Poi, dopo quasi quarantacinque minuti, Tony vide che il Dottore era un po’ troppo impegnato a scrivere sul suo affezionato taccuino. Gli ricordò un altro vecchio compagno di studi, Clay.
« Ora ha una diagnosi per me? » domandò, sorridendo come un gatto che pregustava la cena quando Kleiner si fermò per guardarlo dritto negli occhi. Girò la penna tra le dita e si appoggiò alla scrivania.
« Lei è il paziente più complesso che abbia mai avuto in tutta la mia carriera » ammise dopo qualche attimo.
« Sexy, figo, affascinante… - guardò il soffitto, abbandonandosi sulla poltrona  - Complesso è un complimento nuovo »
« Lei ha qualcosa che le preme sapere, ma… La curiosità la spaventa – assottigliò gli occhi e lui, drizzò il capo, sentendosi vagamente sotto pressione - C’è un enigma in lei, un interrogativo irrisolto »
« Sarà il caso di chiamare qualcuno per indagare, magari qualcuno di Baker Street »
« Mi dica cos’è » aggiunse, ignorando il commento sarcastico volto evidentemente a svicolare l’argomento.
Tony lo fissò e ancora una volta, si sentì preso con le mani nel sacco. Ormai conosceva i suoi trucchetti.
Ripensò al momento in cui le sottili dita di Pepper avevano girato la busta, chiusa accuratamente come una delle tante epistole che sua madre soleva scrivere ad amicizie troppo lontane.
« A casa ho una lettera che non ho aperto » disse, abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe divenute interessanti.
« Da chi l’ha ricevuta? »
« Dal Capitano Rogers »
« Cosa le impedisce di aprire la busta? ».
Arcuò un sopracciglio quando lo vide farsi fin troppo taciturno per i suoi standard.
« Mi sento tradito – sollevò gli occhi nocciola su quelli del Dottore - Sapeva delle cose… Sui miei genitori »
« In che modo l’avrebbe tradita? ».
Una saetta gli trapassò il cervello. La sensazione familiare del panico lo assalì come non accadeva da un po’, ma la riconobbe perché gli era impossibile dimenticarla. Il respiro si spezzò mentre i suoi polmoni cominciavano a contrarsi alla ricerca spasmodica di molecole di ossigeno. L’immagine di suo padre che scivolava a terra, inerme, col cranio fracassato. Il cuore cominciò a correre sempre più velocemente.
« Possiamo cambiare argomento? » chiese con la vista che si faceva sfocata un po’ per delle lacrime inopportune e un po’ per il bisogno urgente d’aria fresca. Sua madre immobile sul sedile del passeggero, che chiamava petulante il marito, aspettando solo un minimo segno che fosse ancora vivo.
« No » rispose l’altro mentre lui artigliava il bracciolo della poltrona, in cerca di un appiglio alla realtà.
Durante quelle crisi gli capitava di perdere il senso dell’orientamento.
« Allora avverta la mia fidanzata che il mio testamento è nell’ultimo cassetto della mia scrivania… »
« Lei è così melodrammatico… » lo schernì Kleiner mentre gli porgeva un sacchetto di carta marrone come quelli che la governante aveva usato per i suoi pranzi.
Lo agguantò, lo portò alle labbra e cominciò a soffiarci dentro.
« Vede, lei ha una questione nel presente che affonda nel suo passato – premette le labbra come per ponderare le parole - Perché lei possa concentrarsi sul futuro, con la Signorina Potts, ha bisogno di me ».
‘Che fortuna’, pensò ironico il miliardario.
Socchiuse le palpebre, continuando a respirare nel sacchettino. Cercò di nascondere il proprio tremore mentre faceva appello ai consigli di Bruce.
« Perché possa aiutarla però lei deve aprirsi – lo guardò di sbieco - Lo so che lei non si fida di me, ma si ricordi quello che le ho detto all’inizio ».
‘Pepper… Sì, lei è un buon motivo per calmarsi’.
Finalmente sentì il peso sul torace allentarsi, permettendogli così di tornare a respirare con regolarità.
« Rapporto 16 Dicembre 1991 » mormorò, col cuore ancora in corsa come un cavallo imbizzarrito.
« Di che si tratta? »
« La morte dei miei genitori – accartocciò il sacchetto - Devo continuare? »
« Non ho impegni perciò si prenda tutto il tempo che le occorre » rispose Kleiner con un cenno impotente delle mani e un’espressione sincera. Malgrado la rabbia crescente, Tony sentì l’impellente bisogno di buttare tutto fuori. La cosa però gli risultò più difficile del previsto perché cominciò a balbettare.
« Il migliore amico del Capitano è l’assassino » rispose, facendo involontariamente fischiare quelle parole tra i denti quando contrasse la mascella.
« Cos’è che la infastidisce di più? » domandò, inarcando un sopracciglio.
« Non c’è niente che mi infastidisce, Dottore » protestò lui, quasi con un ringhio.
« Vorrei poterle credere, Signor Stark »
« Ero suo amico, ma non ha esitato a mentirmi »
« Cioè non le ha detto l’identità del colpevole dell’omicidio? – annuì, compiendo uno sforzo nel non rovesciare l’intero edificio - Ha pensato che leggere quella lettera potrebbe permetterle di mettersi in pace con sé stesso e col Capitano? »
« Non voglio una lettera di patetiche scuse » disse, ricordandosi della discussione con Pepper.
« E’ ammirevole il fatto che lei voglia parlarne direttamente… »
« Chi ha detto che voglio parlargli? Io voglio tirargli un pugno su quei bei dentini » aggiunse, sporgendosi verso di lui per enfatizzare quella minaccia.
« Lo vuole un consiglio spassionato? – la sua faccia era un secco ‘no’, ma Kleiner finse di non vederla - Apra quella lettera, la legga e perdoni sé stesso »
« Perché dovrei? »
« Perché così la smetterà di soffrire. Potrà prendere per mano la Signorina Potts e liberarsi dal peso del mondo – Tony si lasciò ricadere contro lo schienale, aspettando il resto della frase - La vendetta non allevia i sensi di colpa. Il perdono sì ».
 
Intanto da Malibu Point, il temporale si era allontanato e al suo posto, spirava un debole vento del sud, che stava riportando l’aria frizzante della tarda estate in un autunno che sembrava aver fretta. Pepper stava lavorando a casa da circa una settimana per ordine del medico. Distesa sul divano, teneva il tablet appoggiato contro la pancia ormai evidente. Rispondeva alle mail, organizzava il lavoro suo e di Tony di cui aspettava il ritorno dalla seduta di psicoterapia. Fissò il fine orologio al polso e sospirò. Quel mattino attorno alle otto, aveva sentito i suoi passi lungo le scale fino al giaciglio su cui si era chinato per posarle un bacio sulla guancia e per rimboccarle le coperte prima di udire la porta di casa chiudersi e il rombo della Maserati. Aveva contattato il Dottor Kleiner per un solo motivo: riportare a casa l’eccentrico miliardario. Vedere Tony chiederle, implorarle aiuto l’aveva sconvolta più di quanto si sarebbe mai aspettata. Lui non aveva voluto la mano tesa di nessuno, in nessuna occasione. Si era rialzato sempre da solo anche se con delle defaiances. Vederlo in quello stato di vulnerabilità, le aveva fatto capire quanto fosse fragile e le aveva fatto capire che da sola, con una bimba in arrivo, non sarebbe mai riuscita a riportarlo indietro. Voleva che tornasse il vecchio Tony, quello delle avances non troppo velate, quello che si divertiva a farla arrabbiare e quello che tutti ritenevano un po’ pieno di sé. E lo era, ma lei ne aveva bisogno. Infantilità inclusa. Ne aveva bisogno perché nonostante i mille guai la faceva stare bene. Non era Iron Man a proteggerla, ma l’uomo sotto l’armatura.
« Signorina Potts, c’è una videochiamata per lei » la avvertì F.R.I.D.A.Y., riscuotendola da quello stato di trance. Batté le palpebre un paio di volte.
« Da chi? » chiese, alquanto sorpresa ma non più di tanto quando l’AI le rispose.
« Una certa Tiffany »
« Oh no… » sospirò.
Sapeva perché la stava chiamando, era fin troppo ovvio. La tv tenuta a basso volume per pura compagnia trasmetteva proprio in quel momento un programma di gossip. Inutile dire chi erano i protagonisti. Sospirò di nuovo, scuotendo il capo rassegnata.
‘Beh, almeno Maria si godrà la propria privacy’, pensò notando che dalle immagini nessuno se ne sarebbe accorto. Tony l’aveva abbracciata e si chiese se non lo avesse fatto di proposito.
« Sembra insistere » aggiunse F.R.I.D.A.Y mentre Pepper abbassava il volume.
« Passamela ».
La finestra della videochat si aprì sullo schermo a led che teneva tra le mani e una giovane donna comparve, seduta sul letto in una camera.
« VIRGINIAAAA » gracchiò la giovane donna, chiaramente sovraeccitata.
« Ciao Tiff » rispose con calma, non riuscendo a nascondere l’ilarità.
Tiffany era come una quattordicenne che aveva una cotta per il cantante di una boy band. A quel pensiero le venne da ridere: Tony definiva spesso gli Avengers a quel modo. E lui non era affatto stonato.
« Ho visto il servizio solo adesso. Finalmente vi siete decisi! »
« Già… » mormorò, alzando gli occhi sulla tv.
Il loro bacio era diventato praticamente un’icona.
‘Qualcuno sarà contento di tanta celebrità’, si disse.
« L’abito? »
« Quale abito? » chiese, aggrottando la fronte e tornando a guardare Tiffany che le rivolse un’espressione indulgente.
« A quando le nozze? »
« Cosa?! ».
Stavolta fu Pepper ad alzare la voce di almeno due ottave.
« Il matrimonio, Virginia! Perché vi sposerete » disse l’altra.
Non era una domanda quanto piuttosto un’affermazione che non contemplava obiezioni. Sì, era decisamente una quattordicenne.
« Al momento abbiamo altri piani… » balbettò Pepper, guardando il proprio addome.
Prese il pad tra le mani cosicché la webcam inquadrasse il proprio volto fino alle spalle.
« Ma che state aspettando? – inclinò la testa, ricordandole un cagnolino - E’ una mia impressione o la tua seconda è diventata improvvisamente una terza? »
« Tiff! » la rimbrottò, coprendosi quanto più possibile, tirando la stoffa della canotta e dando tutt’altra impressione. Se n’era accorta… E anche Tony. Il suo corpo stava cambiando inevitabilmente per effetto della gravidanza. Aveva sempre avuto un fisico asciutto, ma chi la conosceva, aveva notato subito i chili in più pur restando magra.
« Allora? – attese il resto - E’ un push up? »
« No – sbuffò, lieta comunque che non avesse fatto insinuazioni - Perché mi fissi in quel modo? »
« E’ che… Sembri… - scosse il capo per tornare alla solita malizia - Che piani avete tu e il Signor Stark? »
« Ah, ecco… ».
Pepper aprì la bocca per rispondere, ma F.R.I.D.A.Y la salvò da quell’ennesima situazione di intoppo.
« Signorina Potts, il Signor Stark sta rientrando ».
« Grazie F.R.I.D.A.Y. Senti Tiff, io devo riattaccare »
« Okay… Ma chiamami quando ti farà la proposta » cinguettò la donna prima di chiudere la videochiamata.
Pepper alzò gli occhi sul soffitto, traendo un bel respiro.
 
Tony stava fischiettando, con le chiavi del suo gioiello a quattro ruote preferito che volteggiavano attorno al proprio indice.
« F.R.I.D.A.Y, dov’è Pepper? » chiese poco prima di entrare.
« In salotto, Signore »
« Il laboratorio? » chiese con un singulto, attanagliato da un dubbio.
La compagna non scendeva quasi mai nella sua Iron-caverna, un po’ perché non aveva mai tempo e un po’ perché glielo aveva proibito da quando il pancione aveva superato le dimensioni di un pallone da beach volley. Tuttavia non ricordava se aveva messo tutto a posto, inclusa la sorpresa.
« Il regalo è al sicuro, Signore. Ho provveduto a blindare le porte dell’armadietto » rispose l’AI quasi leggendolo nel pensiero e, Tony trasse un sospiro di sollievo.
Trotterellò dentro, accigliandosi quando vide Pepper, che aveva appena abbandonato il tablet, semisdraiata sul divano con la tv accesa. Non era da lei starsene in panciolle, ma non gli dispiacque più di tanto quando notò che indossava una canotta striminzita e un paio di pantaloncini corti da pallacanestro, che le lasciavano le gambe in bella vista. E non solo…
Ogni volta che tornava a casa, lei era lì ad aspettarlo come sempre. Era la certezza di un approdo sicuro per tutte le mareggiate e desiderava che quella certezza gli appartenesse anche negli anni a venire.
< Notizie da Washington DC. Il Presidente ha convocato… >
« Buon pomeriggio, mia colombella » esordì, allegro.
« Buon pomeriggio anche a lei, Sir » scherzò lei mentre sentiva il cuore compiere una capriola nel vederlo a quel modo. Era da tanto che non accadeva. Forse Kleiner meritava un aumento.
« Vedo che finalmente ti sei decisa a darmi ragione » aggiunse, lasciando la giacca sul tavolino da caffè.
« No, non do ragione a te. Seguo solo i consigli del ginecologo - precisò mentre lui si avvicinava - Tutto a posto con David? ».
Coi pugni si appoggiò ai cuscini del divano e si abbassò su di lei, fino a sfiorare il naso con la punta del proprio, ma a quella domanda, si ritrasse di qualche centimetro.
« E chi è David?! » chiese con malcelato sdegno.
Gli era bastato il collega di New York, non gli piaceva che le ronzassero intorno.
« Il tuo psicologo »
« Da quando lo chiami David?! Il suo nome di battesimo è Dottore » rispose accigliato.
Pepper sorrise e sporse le labbra. Le piaceva da matti quando si comportava a quel modo e ancora di più quando tentava di nascondere la propria gelosia. Se fosse stato un altro uomo, probabilmente se la sarebbe presa, ma quella sorta di gelosia in Tony era segno tangibile di quanto tenesse a lei. Lui abbassò gli occhi e sorrise di rimando per poi concedersi a delle effusioni. Stava per staccarsi, ma una mano della donna scivolò dietro al suo collo per trattenerlo in un secondo bacio più profondo. Tony poggiò un ginocchio nella parte libera del divano per evitare di crollarle addosso. La sentì muoversi in cerca di comodità mentre erano intenti a mangiarsi le labbra. Fu il primo ad interrompersi quando i polmoni implorarono ossigeno. Si sedette sulla gamba piegata sotto di sé e la osservò, carezzandole una gamba dall’interno.
Pepper gli rivolse un sorrisetto obliquo, intuendo a priori le sue intenzioni. Lui non riusciva a non pensare ad una sola ed unica cosa: la sorpresa era pronta. Doveva solo trovare il momento giusto per donargliela. La sua mente cominciò a vagare, proiettando diversi scenari, arrovellandosi nel tentativo di organizzare l’occasione delle occasioni.
Una conferenza stampa.
‘Ti ucciderà’, lo fermò la sua vocina
In riva al mare, al chiaro di luna…
‘No, troppo scontato’, pensò disgustato.
Ristorante di lusso, cena a lume di candela…
‘No, poco intimo’, si smentì.
« Hai mangiato? » le chiese poi, come destandosi da un sogno.
« Tipo tre volte, ma indovina? Tua figlia ha ancora fame ».
« Pizza o cinese? » propose Tony, abbassandosi sul pancione, come se stesse parlando direttamente con Maria.
« Messicano » rispose la madre, ridacchiando per quella scenetta.
< E adesso passiamo all’economia. Wallstreet ha appena annunciato la crescita… >
« Ci sto – afferrò il telefono per chiamare il ristorante quando la vide fissare la tv con un certo astio - Che c’è? ». Lei indicò lo schermò con un cenno del capo per poi rispondere con un cipiglio sarcastico.
« Sono solo contenta di aver buttato la spazzatura… ».
Al centro dell’inquadratura Christine Everheart parlava al microfono fisso sul tavolo dello studio televisivo, con alle spalle un green screen su cui era stato proiettato l’imponente edificio della Casa Bianca. Inizialmente Tony non si ricordò neanche della giornalista. Era stata una delle tante, ma come quelle tante, rapporto occasionale e quindi non importante.
« Anch’io » rispose più rivolto a sé stesso, digitando il numero.
« Ma come hai fatto? Non è nemmeno bella » sostenne, senza riuscire a mascherare quanto quella donna la infastidisse. I capelli biondi da Barbie e tenuti in un’acconciatura troppo gonfia per i suoi gusti, la pelle troppo abbronzata come una vera californiana e le labbra troppo rosa. Corrispondeva esattamente al profilo delle avventure di Tony: troppo belle, troppo magre e la maggior parte di esse, con un encefalogramma piatto. Erano tutte troppo secondo Pepper, che in tutti quegli anni aveva sepolto quel bagaglio di tormenti sotto il tappetto dell’indifferente diligenza lavorativa. Finché non le avevano detto che era sparito chissà dove in Afghanistan. In quel momento, sarebbe stata capace di accusare perfino la giornalista. A Tony non sfuggì quel dettaglio e come da perfetto fidanzato, un po’ idiota, glielo fece notare.
« Gelosa, Potts? »
Lei arrossì, maledicendo il proprio sistema nervoso periferico per poi tornare con gli occhi sulle immagini che non avevano smesso di scorrere. Lo guardò di nuovo quando terminò l’ordinazione, sembrava tranquillo. Niente attacchi di panico o sguardo vitreo, il respiro era regolare e le labbra rilassate. Allungò una mano, carezzandogli i capelli corti su una tempia quando lui si girò a guardarla.
« Ho qualcosa sulla faccia? » domandò giocoso.
« A parte questa gigantesca ruga, no » mormorò lei, indicandogli una zona imprecisata del viso.
« Non ho le rughe » rispose mentre il sorriso spariva per essere sostituito da una linea sottile.
« Allora come la spieghi la crema effetto lifting nell’armadietto del bagno? » lo incalzò lei, sempre più coinvolta in quel loro battibecco. Un rituale quotidiano di cui non poteva più fare a meno.
« Fossi in te non riderei troppo. E’ per questo che vengono le rughe e quando verranno anche a te, vedrai chi riderà »
« Ammetti di avere le rughe » sghignazzò Pepper e Tony, nel specchiarsi nei suoi occhi, comprese che non poteva concedersi di ciondolare ancora. Doveva buttarsi.

***

Happy accostò davanti alla porta di casa dell’immensa Villa Stark. Guardò la donna sullo specchietto retrovisore e seguì la direzione del suo sguardo perplesso. Effettivamente c’era qualcosa di strano. Non c’erano luci accese e nemmeno tonfi provenienti dal laboratorio.
« Signorina Potts, vuole una mano? »
« Oh, no Happy. Grazie – disse e aprì la portiera – In fondo sono solo al quinto mese » scherzò prima di scendere dalla vettura. Prese la borsa tracolla e si avviò dentro l’abitazione silenziosa mentre Happy se ne andava. Digitò il codice e le porte si aprirono con un sibilo, degno di un film di fantascienza. Si fermò, guardandosi attorno un po’ insospettita da quella quiete.
« Tony, ci sei? ».
Ma non ci fu risposta. A quell’ora avrebbe dovuto essere a casa. Suppose che fosse rimasto in ufficio, magari bloccato in qualche riunione col consiglio amministrativo. In quel periodo, si recava più spesso alle Industries mentre lei stava scoprendo il dolce far niente. Prese il tablet abbandonato su un mobile del boudoir e ricontrollò l’agenda. Vuota. La seduta col Dottor Kleiner era stata addirittura rimandata… Ripose l’oggetto tecnologico dov’era e si accorse che neanche l’AI sembrava esserci, perché solitamente le dava il benvenuto. Si volse verso l’interfaccia e come volevasi dimostrare, la trovò spenta. Avanzò, stringendo la borsa e quando arrivò in salotto, tutto era immerso nel buio quasi totale. Fuori dalle grandi vetrate l’oceano si increspava sospinto dalla brezza invernale, anche se a Malibu, era difficile dire che fossero a Novembre. Il sole era ormai calato, ma il suo ultimo bagliore rosso macchiava il cielo violaceo del crepuscolo. Intanto la luna era sorta sulle acque, contribuendo a creare una visione idilliaca.
Sobbalzò quando una musica partì in sottofondo e notò per la prima volta, un dettaglio che le era sfuggito. Qualcosa brillava di una luce azzurrina sul tavolino da caffè in vetro, al centro del salotto proprio davanti alla facciata che dava sulla spiaggia privata, circondato da mazzi di rose bianche.
La musica continuava a diffondersi e sorrise quando la riconobbe. The Scientist dei Coldplay.
Si avvicinò all’oggetto, che emetteva un bagliore uguale al reattore arc che fino a pochi anni prima si trovava al centro del petto di Tony. Solo che era troppo piccolo perché si trattasse del medesimo… Lasciò la borsa dietro di sé sul divano e si portò le mani sulla bocca quando si accorse che si trattava di un anello. Si chinò per prendere la scatolina coperta di velluto nero ed osservò quello che era di fatto un microscopico reattore montato con raffinatezza su un cerchio di platino. Sentì il cuore cominciare una maratona a rotta di collo, indecisa se piangere o urlare. In entrambi i casi, di gioia mista a qualcosa di inaspettatamente ansioso. Non credeva che avesse in mente di farle la proposta, non sul serio almeno. Se prima erano legati da un filo sottile e invisibile, adesso si sarebbero incatenati in una dolce morsa che Pepper nel profondo aveva coltivato come un giardino segreto.
« Oh mio Dio… » disse solamente con un fil di voce.
« Non era esattamente la risposta che mi aspettavo, ma va bene come inizio » le rispose qualcuno di molto noto. Si girò e lo vide scendere le scale che portavano alla zona notte.
La stava aspettando da ore. Quattro per essere pignoli. Dopo aver preparato tutto, sotto il consiglio di F.R.I.D.A.Y si era seduto sul divano, scoprendosi nervoso. Così aveva tentato di ammazzare il tempo in laboratorio, inutilmente. Si era allenato nei piegamenti, poi a circa un’ora dal suo rientro alla Villa, si era fatto una doccia e indossato la camicia preferita di Pepper. Gliela aveva regalata per il suo trentesimo compleanno e da allora, Tony la indossava solo quando era con lei. Da soli.
« Mi hai fatto prendere un colpo. Pensavo ti fosse successo qualcosa – gli mostrò la scatola - E’… »
« Un reattore ad arco. Di appena un centimetro di diametro – mosse le dita come un prestigiatore - Tutto merito di queste manine d’oro » aggiunse con un ghigno.
« Non credevo avessi una laurea in oreficeria »
« Volevo regalarti qualcosa di speciale » rispose, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni in denim scuro.
Abbassò lo sguardo per un attimo prima di incontrare quello di Pepper, in attesa con la solita espressione comprensiva. Quante volte si era trovato a disagio davanti ad una donna? Mai.
In una conversazione di qualunque genere, che si trattasse d’affari o di organizzare una conclusione decente ad una serata noiosa, era lui a detenere il controllo e l’attenzione. Davanti ai suoi occhi azzurri, forse più del cielo, si sentì spaesato come un bambino alle prime scoperte del mondo. Smarrito e quasi incosciente di ciò che stava accadendo perché forse era davvero così. Se qualche anno prima gli avessero detto che avrebbe avuto una relazione stabil…ita, lui si sarebbe fatto tante grasse risate. Invece eccolo lì, in piedi come un imbecille nel bel mezzo del proprio salotto con l’unica donna che desidera avere accanto. Stava per compiere il passo di svolta della propria vita, ma non sapeva che stava facendo.
« Quindi hai deciso di regalarmi una lampadina? » lo schernì lei, non riuscendo a togliere lo sguardo dall’anello.
« No, il mio… Cuore » rispose Tony, incassando la testa nelle spalle.
Pepper lo guardò e sorrise. Sembrava un ragazzino imbranato.
« La sto mettendo in difficoltà, Signor Stark? » lo punzecchiò perché in fondo, quando le sarebbe capitato di rivederlo in quello stato? Era un’occasione troppo allettante per poterlo lasciare in pace.
« Affatto – rispose lui, schiarendosi la voce e cercando di apparire più rilassato possibile - Ho deciso di ricostruire quel… Uhm… “cuore” che mi ha salvato la vita e, ho deciso di… Ehm, insomma… Ah… Di affidarlo a te » aggiunse, sorridendo quando vide di aver fatto centro.
« Perché? » chiese giocosa pur sentendo il sangue scorrere nei timpani.
« Sei veramente… »
« Carina? » concluse con un sorrisetto malandrino.
Giurò di aver visto un principio di rossore sulle guance dell’osannato playboy e avrebbe tanto voluto fargli un ritratto così da appenderlo da qualche parte, per godersi la soddisfazione di essere colei che ha rubato il cuore dello scapolo più ambito d’America.
Tony, preso in contropiede, cercò una risposta. Perché le stava chiedendo di sposarlo?
‘Sempre a scoppio ritardato, Stark…’, commentò acida la sua vocina.
Poi cominciò a fare un elenco: perché a differenza delle altre donne era intelligente e non cascava facilmente nelle sue lusinghe, al contrario di lui; perché era bellissima, la più bella del Sistema Solare, anche e soprattutto quando si arrabbiava e le si formava una ruga a forma di v tra le sopracciglia; perché riusciva a farlo tacere con una sola occhiata; perché lo perdonava sempre e comunque, qualsiasi casino combinasse; perché era l’unica che lo capiva, tra i mille difetti senza fargliene una colpa; perché con lei non aveva bisogno dei propulsori per raggiungere il cielo, di un’armatura per sentirsi protetto.
« E’ sempre appartenuto a te » disse solamente, sentendosi ancora più impacciato.
Glielo avrebbe detto prima o poi, sarebbe riuscito a dirle quanto fosse profondo il suo bisogno di lei. Sperò, pregò che accettasse. Aveva valutato un rifiuto, ma cercava di non soffermarcisi troppo a lungo.
Perché non c’era Tony Stark, senza Pepper Potts.
« E’ una dichiarazione? »
« Per colpa tua e del Dottor Jekyll adesso sono tutto zucchero e miele » brontolò ancora, mettendo su un broncio infantile.
« Tranquillo, nessuno lo saprà » lo rassicurò lei.
« Ti ringrazio. Sai, ho una reputazione da difendere ».
Pepper sfilò l’anello dalla scatola, che ripose con riverenza sul tavolino, per poi rigirarlo tra le punta delle dita. Inclinò la testa di lato per osservarlo nei dettagli mentre Tony osservava come la luce del reattore scivolasse sui suoi tratti angelici.
« Credevo che facessi qualcosa… »
« Alla Stark? Tipo organizzare una conferenza stampa? » domandò, facendola ridacchiare.
Effettivamente ci aveva pensato: una proposta pubblica e sdolcinata come nelle vecchie pellicole in bianco e nero, fuochi d’artificio, fiori e magari la corte di paparazzi. Ma lui non era sdolcinato e nonostante la megalomania, non sarebbe mai riuscito ad inginocchiarsi come prevedeva la convenzione.
Con dolcezza prese l’anello dalle sue dita e con la mano libera, afferrò la sua. La sinistra. Col pollice disegnò le nocche poi le fece indossare il monile. Le calzava a pennello.
« Non me lo chiedi? Sei così convinto che io accetti? »
No, non si sarebbe mai aspettata la tipica proposta. Tony non era certo un tipo semplice, era come avere a che fare con un ragazzino viziato ed esuberante. Ma era proprio per quel suo aspetto così irritante che lo amava. Perciò quella era il genere di proposta che sapeva di poter ricevere da lui: una proposta non proposta. Anticonvenzionale come il loro rapporto, e andava bene così.
« In realtà no. Però… - fece spallucce - Ho pensato: o la va o la spacca. »
« Dovrei rifletterci » rispose lei ridendo.
« Addirittura! Voglio dire, s-se… Se fossi in te accetterei. Dove trovi un concentrato di carisma e figaggine di questo livello? » disse, indicandosi.
« E se lo mettessimo ai voti? »
« Io voto sì » scattò subito lui.
« Potremmo chiamare gli Avengers »
« Lei è veramente perfida, Signora Stark »
« Signorina » lo corresse lei, guardandosi l’anulare.
« Goditi questo tuo ultimo mese di libertà, Potts » la ammonì con finto fare minaccioso.
« Ultimo mese? » chiese, sollevando lo sguardo su di lui.
« Ah… Ehm… Diciamo che nel dubbio ho preparato tutto » rispose Tony, guardando in alto come un bambino che sa di averla combinata grossa, ma si finge innocente pur di evitare la punizione.
« Hai già spedito gli inviti? » chiese Pepper al limite dello stupore.
« No, non ero così sicuro! – rispose alzando la voce di un’ottava - Che ne dici del 24 Dicembre? »
« Vuoi sposarmi alla Vigilia? ».
‘Stark 3 – Potts 1’, esclamò la Virginia interiore.
‘Oh, ha già vinto da un pezzo’, le rispose il raziocinio passeggiando allegramente.
« A te piace il Natale e io non ne ho mai avuto uno » si giustificò e lei capì il perché di quei balbettii sconnessi. Era raro ammirare un Tony Stark impaurito da una cosa “normale” come quella.
« Non è che lo fai per evitare di dimenticarti dell’anniversario? » rispose per sdrammatizzare il contenuto di quel messaggio fra le righe.
Lui non aveva avuto una famiglia, se non quella che stavano costruendo insieme.
« Ti ricordo che non sono io lo smemorato qui » rispose Tony, compiendo un passo verso di lei.
Ora i loro corpi era distanti solo pochi centimetri.
« Credevo che apprezzassi questo mio difetto » gli ricordò lei, scrutandolo da sotto le ciglia.
« Beh… Finché si tratta di biancheria intima ».
Le scostò una ciocca di capelli dal viso, incapace di trattenersi dal toccarla. Gliela agganciò dietro l’orecchio, poi Pepper gli prese la mano e se la premette contro una guancia.
« Allora hai vagliato tutti i vantaggi? Perché ci sono solo quelli » disse lui, gli occhi incatenati ai sua.
« Per ora c’è solo un sì e un astenuto » rispose Pepper, sedendosi sul divano.
Aveva camminato tutto il giorno e i piedi cominciavano a protestare.
« Dovremmo chiedere a Maria » propose, abbassando gli occhi sul pancione.
« Giusto – lo imitò, carezzandosi il ventre gonfio - Ehy, ci sei? Tu che ne pensi? ».
Tony posò a sua volta la propria mano e dopo qualche istante, percepì un movimento come se la piccola avesse davvero sentito tutto. La pelle si era appena tesa sotto quello che doveva essere stato un piedino o una mano.
« Bene, mia figlia vuole sposarmi. Ma la sua mamma? »
« Ho forse altra scelta? Sono in minoranza » constatò lei con una scrollata di spalle.
« Siamo in uno stato democratico, non le faccio io le regole » mormorò, nascondendo la propria ansia dietro il sarcasmo. Cominciò a chiedersi se avesse fatto a bene a depennare l’aeroplano con lo striscione sventolante, con su scritto ‘Vuole sposarmi, Signorina Potts?’.
« Mi farai anche un regalo di nozze? » chiese, guardandolo con sospetto dopo aver assunto una pose pensierosa. Sapeva che Tony era sulle spine.
« Stavo pensando a un coniglietto gigante o a un gattino ciclopico » rispose e Pepper scoppiò a ridere, guardando per un attimo il mare. Il sole era sparito all’orizzonte e le prime stelle cominciarono ad affacciarsi sulla volta celeste come ancelle per la Luna.
« Che c’è? » domandò quando si accorse che Tony la stava fissando intensamente.
« Virginia Stark. Suona bene » sussurrò, quasi sovrappensiero.
Già se la immaginava, con uno strascico a seguire i suoi passi lungo la navata, un sorriso radioso semi oscurato da un velo candido e un bouquet tra le graziose mani.
« Beccato! » esclamò, indicandolo quando vide i suoi occhi color cioccolato diventare acquosi.
« Non sono tutto di metallo… Se capisci » ribatté più malizioso.
« Tony »
« …quello che intendo. Sto forse »
« … »
« …rovinando l’atmosfera? – si bloccò, accigliandosi - Cosa? »
« Sì »
« Sì, sì, sì? O sì… Sì? »
« Voglio sposarti » precisò Pepper, così da non lasciargli neanche il minimo dubbio.
Come avrebbe potuto rifiutare? Durante quella conversazione aveva seriamente esaminato la loro relazione, la sua evoluzione, la loro crescita come individui e i mille ostacoli che avevano affrontato più o meno insieme, che comprendevano una guerra aliena e la rivolta di Ultron. Per quanto fosse sbagliato, rischioso e difficile stargli accanto, stare senza Tony era impossibile.
Le raccolse il volto tra le mani, su cui Pepper posò le proprie, e con la lingua cercò di lambire la sua.
Se avesse avuto ancora il reattore, sarebbe esploso per un sovraccarico energetico. Quando si sedette sulle sue ginocchia, Tony perse la cognizione del tempo. Quel momento lo stava ripagando di tutta la sofferenza, la solitudine venuta prima di lei. Doveva dire a F.R.I.D.A.Y di un nuovo progetto: un congegno per fermare il tempo. Al diavolo le leggi dell’universo!
« Davvero? » chiese ancora non convinto, facendola sorridere ancora di più ma senza riuscire a staccarsi da lei e dalla sua bocca.
« E’ strano? »
« Solo un po’ » ammise prima di baciarla ancora e ancora, e ancora.

 

The End (?)
 

Angolo Autrice: Welaaaaaa! Salve a tutti come al solito sono in ritardissimo, ma sappiate che tutto è a vantaggio vostro ahahahaha
Spero che il capitolo, l'ultimo di questa raccolta, vi sia piaciuto e ringrazio tutti coloro pazzerelli giunti fin qui, anche Alexandre94 (specialmente leila91_Atlas_ e DjalyKiss94: vi ho già detto chi vi adoro? <3 <3 <3 ) e chi, pur senza recensire, ha inserito questa storia in una delle categorie o l'ha semplicemente letta in silenzio. GRAZIE DI TUTTO CUORE A TUTTI *-*
Ne approfitto per lasciarvi qui e pubblicarvi subito il prologo della nuova raccolta targata Pepperony dal titolo "You'll Be in My Heart" che trovate sulla mia pagina!! 
Alla prossima storia, vi aspetto!! :D
50shadesOfLOTS_Always

   
 
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