Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: JacobStark    05/07/2017    5 recensioni
ATTENZIONE, IL CAPITOLO 7 E' STATO RICARICATO A CAUSA DI UN PROBLEMA DEI SERVER
Davanti a lui c’era una ragazza dall’aria stranamente familiare, profondamente addormentata nonostante le urla di Akane. La dormiente era rossa di capelli, ben dotata, snella ma muscolosa e cosa più importante, o imbarazzante, Ranma sul momento non seppe dirlo, era completamente nuda.
Ma la cosa che riuscì a pietrificare il ragazzo fu un’altra. Perché il volto, il volto era quello di lui in forma di ragazza!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

P.P. (Piccola Prefazione)

Allora, ci tenevo ad avvertirvi che i seguente capitolo sfrutta appieno la definizione di Rating Arancione, in quanto contiene scene che qualcuno potrebbe definire.. provocatorie. detto questo buona lettura. 

 

 

La danza del lupo e del demone


 Ranma

Quando si ritrovò sua madre davanti ebbe un serio momento di panico. Insomma, il segreto che loro avevano tentato di mantenere in tutti i modi era stato scoperto così facilmente? Stava per implorare la madre, ma Akane lo precedette. «Signora Saotome, la prego! Se dicessimo a tutti cosa c’è tra noi in realtà sarebbe un’incubo, ci ritroveremmo assediato da ogni lato da pretendenti, deficenti e soprattutto i nostri genitori. Fino a ieri se lo avessero saputo ci avrebbero organizzato un matrimonio lampo. E noi non vogliamo questo. Vogliamo fare le cose con calma, vogliamo un stare insieme, volgiamo… che spuntino i problemi. Problemi tra di noi, per poterli risolvere da fidanzati, e non essere costretti a farlo da marito e moglie.» Le parole di Akane risuonarono nell’aria, lasciando sia Ranma che Nodoka di sasso. Il primo era stupito, la seconda sembrava soddisfatta di ciò che aveva sentito. «Molto bene Akane-chan.» «Aspetta mamma.. cosa?» «Mi hai sentito tesoro, sono molto felice che Akane sia la tua fidanzata, e che voi vi siate trovati così bene. Ma sono soprattutto felice che lei sia disposta a trovare dei problemi tra di voi, anche se al momento siete così teneri che faccio fatica ad immaginarli questi problemi.» disse serena, con un sorriso che scaldò Ranma persino nelle ossa. «Allora, avete già dormito assieme?» 

La domanda giunse così inaspettata ed improvvisa che i due ragazzi persero entrambi l’equilibrio, assunsero una shoccata posa palstica e  caddero dal tetto nel laghetto. Per Ranma fu istintivo. Afferrò Akane tra le braccia, e rilasciò il ki, addensandolo sono i suoi piedi per bloccare la caduta. Funzionò. Per un secondo rimase sospeso per aria, appena il tempo di saltare a terra senza danni. Solo troppo tardi Ranma di accorse della dolcezza con cui stringeva la ragazza. Di solito la afferrava e basta, ma stavolta, involontariamente, aveva messo il braccio in modo che lei potesse appoggiare la testa a lui. E lei si era accoccolata a lui i modo molto naturale, per la prima volta da quando si erano conosciuti. In effetti l’aveva portata così solo quando lui l’aveva salvata dal castello di Kuno, e lei non si era accoccolata, troppo sfinita per riuscire a mettersi come voleva. Ora invece lo guardava, con i suoi splendidi occhi castani che riflettevano il cielo notturno, riempiendo le iridi di un mare di stelle. Ranma non aveva mai visto occhi così belli. Per un istante, solo per un istante, Ranma ebbe voglia di baciare la sua ragazza sulle labbra, fregandosene del fatto che erano davanti alla casa, e che tutti li stavano guardando. Solo il rumore della macchinetta di Nabiki lo fermo. Anzi, li fermò, dato che anche Akane aveva già messo le labbra in posizione. Lasciò che Akane si rimettesse in piedi, con molto più garbo del solito (una volta l’avrebbe lasciata cadere e basta) e lei simulò uno schiaffone. Da sopra il tetto sua madre si sporse, facendo loro l’occhiolino. Ranma capì di avere il suo appoggio, ed era felice. Doveva parlare con sua sorella. Saltò verso la loro camera, sul cui pavimento spiccava il rammendo fatto dopo il recente incontro con Kuo. Sua sorella era già lì, seccata ed impaziente, pronta a dirgliene quattro. «Fratellone! Perché non mi hai detto che la mamma sarebbe venuta a trovarci? Mi sarei preparata, mi sarei organizzata, avremmo preparato una torta. Dannazione, sono solo contenta che non a quanto pare anche con la mia amnesia non avevamo molto da ricordare di mamma.» Poi si girò, mettendo il broncio. Ma lui la abbracciò da dietro, sussurrando, con tutto l’affetto che aveva per lei: «Scusami. Ma sono successe tante cose, e non ero sicuro nemmeno io se sarebbe venuta o meno. Non volevo che la mia sorellina avesse una delusione, mi è già capitato.» La rossa non poteva rimanere arrabbiata con suo fratello, non dopo che si era preoccupato per lei.  Si girò e abbracciò il fratello a sua volta, poi lo afferrò e lo spedì fuori dalla camera. «Sei stato molto carino e tutto fratellone, ma questa notte la passerai con Akane, e non mi interessa qualunque scusa idiota tu stia per tirare fuori!»

Ranma si ritrovò fuori dalla finestra, in mezzo ad una tempesta di petali di ciliegio notturna. Andò a bussare alla finestra di Akane, che aprì immediatamente. Spesso e volentieri si vedevano così. All’inizio era stato strano. Anche perché le uniche volte che lo aveva fatto prima era per dare fastidio ad Akane. «Entra, veloce.» Disse lei, ma lui le afferrò il braccio e la tirò fuori, trascinandola nella tempesta di petali. Il gesto si risolse con una bellissima atmosfera. Loro due, avvinghiati sul tetto della casa, ad osservare la luna e coccolarsi. Un ombra, una sottile ombra passò al limite del campo visivo di Ranma, ma lui decise di ignorarla. Stava troppo bene per rovinare quel momento magico con Akane. Strusciò la sua guancia su quella di lei, chiedendole un bacio, che ottenne senza fatica. Era decisamente un momento magico. 

 

Ran-chan

Non aveva cacciato il fratello solo per il suo bene. Indossò i paramenti neri che aveva tenuto dal famoso assedio e si gettò nella notte, intravedendo il fratello e Akane seduti sul tetto ed immersi nella luce della luna. Che scena poetica. Ma doveva concentrarsi. Saltò, corse e volò tra i tetti, i pali della luce ed i lampioni, un ombra fugace nella notte, estendendo i suoi sensi fino al loro limite, ed anche oltre. Cercava un predatore. In un ora aveva scandagliato mezza Nerima, ma sentiva di essere vicina. La sua presenza era sempre più vicina. Continuò a correre, veloce ed invisibile, fino ad uscire dal distretto. Si ritrovò nei boschi, immersa nella totale oscurità. I suoi sensi si acuirono ulteriormente, e, guidata da suoni ed odori più che dalla flebile luce della luna, si avventurò sempre più nel cuore del bosco, immergendosi sempre di più nella natura selvaggia. Mentre si muoveva silenziosa come un gatto  osservava le rocce muschiose macchiarsi d’argento nei punti in cui la luce filtrava nella cupola degli alberi, e di come le piante notturne rilasciassero i loro profumi in una delicata fragranza, tanto live da sembrare più una musica che un insieme di odori. Il vento che fischiava fra alberi e canne suonava una melodia flautata, che sembrava incitarla. “Liberati” gli sussurrava “diventa selvaggia” era suadente “Ignora la tua umanità” quasi ipnotica. Infine raggiunse un’ampia radura. Si trattava di un luogo in cui gli alberi non sembravano essere mai cresciuti, tanto era liscio e compatto il terreno, coperto solo da un velo d’erba verdissima. Sembrava il luogo ideale per riposare, e Ranma fu seriamente tentata di sdraiarsi su quella morbida erba e appisolarsi, ma poi ogni suo pensiero svanì. Lì, al limite opposto della radura, la massiccia ombra di un lupo umanoide si stagliava, alta due metri nonostante fosse in ginocchio. Stava meditando, o forse no, non poteva saperlo. Poteva però percepire il Ki, una massa di energia vitale immensa, selvaggia ed incontrollabile come il più temibile degli incendi. Quando si mise in posizione d’attacco però lui non si mosse. Provò a colpirlo, ma non riuscì nemmeno ad avvicinasi. La sola presenza del lupo bastava a tenerla lontana, troppo spaventata per aggredire realmente il suo avversario. Quando lui aprì gli occhi comprese cosa doveva fare. Quei freddi ed affilati occhi grigio azzurri, simili a lame di ghiaccio, scintillarono famelici nella notte, facendole capire che, se non fosse stata abbastanza feroce, non si sarebbe potuta nemmeno avvicinare. E Ranma rise. Una risata inquietante e sguaiata, che ben presto si trasformò in un ululato ferale. Gli occhi di lei, pur rimanendo di un blu puro ed elettrico, mutarono in forma, divenendo selvaggi e spiritati. Le unghie delle man si acuirono, bucando senza fatica i guanti rinforzati della tuta d’assalto che indossava. Si stappò la maschera ed il passamontagna, rivelando una massa di capelli rossi selvaggia e disordinata, oltre che molto più lunga di prima. Ora le arrivavano oltre i fianchi.  Un ringhio selvaggio le emerse dalla gola, mentre i canini le si allungavano, incurvandosi e toccandole il labbro inferiore. Si leccò le labbra. Qualcosa in lei era cambiato, abbastanza da misurarsi con il grande lupo bianco davanti a lei. Ora tutta quella stana euforia che sentiva da giorni era confluita in quel singolo instante. Ora avrebbe davvero combattuto. 

Si avventarono l’uno contro l’altra, artigli contro unghie, zanne contro denti, potenza pura contro velocità pura. Il cozzo iniziale diede ragione al lupo, che schiantò la rossa a terra, la quale riuscì appena ad avvinghiarsi al suo avversario per ridurre l’impatto, piantandogli un calcio nello stomaco, ma senza riuscire a muoverlo. Si spostò appena, sorpreso dalla mossa della ragazza. Iniziarono a girare in cerchio, fissandosi a vicenda, e poi si avventarono nuovamente l’uno contro l’altro. La rossa colpì con le unghie, graffiando il torace del lupo bianco. Sul candido pelo apparvero lunghe strisce rosse, ma lui gli restituì il colpo con le sue lunghe unghie, lasciando tre ampi segni sul fianco. La lotta continuò per un tempo indefinito, ma Ranma non mancò di notare che il lupo, nonostante tutta la sua ferocia, si stesse trattenendo. E questo la fece infuriare ancora di più. Colpì con furia sempre crescente, arrivando addirittura ad azzannare il suo avversario, ma nulla riusciva a far scatenare la bestia davanti a lei. Evitava volutamente di colpirla con i lunghi artigli, o di azzannarla con le sue zanne d’acciaio. Furibonda, scagliò un’artigliata verso il suo avversario, rilasciando una lama d’aria, che colpì con forza immane il lupo, sbalzandolo e lasciandogli una profonda ferita che attraversava  il torace. Ranma non sapeva come avesse fatto, ma le era piaciuto. Molto. Il lupo si sfiorò la ferita, osservando il sangue che gli macchiava il pelo bianco come la neve, poi spostò il suo sguardo sulla ragazza, che finalmente sentì un brivido gelido che le scendeva giù dalla schiena. 

Il tutto divenne sempre più selvaggio. Una danza di artigli, zanne, sangue e furia selvaggia. Ranma non era mai stata così eccitata. Il sangue la inebriava, anche se non ne capiva il motivo. Un fendente le passò a pochi millimetri dal corpo, e lei rispose con un calcio la volto (o era il muso?), che però non sortì nessun effetto. Colpì ancora, al petto e con un pugno nella zona del cuore, non sortendo nuovamente effetto. La ragazza continuò a colpirlo con velocità sempre maggiore, e iniziò a colpire anche con fendenti delle unghie, e quando gli artigli si scontravano con esse piogge di scintille cadevano intorno a loro. I capelli allungati le finivano in faccia, dove si inzuppavano nel sangue suo e dell’altro, creando una specie di uragano rosso. Il lupo la colpì al petto, facendola spostare indietro di un paio di metri, e facendole sputare tutta l’aria che aveva nei polmoni, e poi assalendolo nuovamente con una raffica di calci, che però vennero in gran parte bloccati, nonostante alcuni riuscirono ad andare a segno. Nell’istante in cui toccò terra ricevette un calcio dietro al ginocchio. Il lupo si era portato alle sue spalle ad una velocità impressionante, anche per un essere sovrannaturale. Quando cadde a terra si appoggiò con le mani, e colpì l’avversario con un doppio calcio sotto il mento, facendogli sputare sangue.  La rossa si mise sotto il lupo, in modo da eliminare il vantaggio rappresentato dalla lunghezza delle braccia, mentre lui la colpiva con calci e si allontanava con ampi balzi, girandole attorno, senza lasciarle il tempo di prendere di mira i punti vitali. Era semplicemente troppo veloce. Lo scontro continuò, ad un ritmo sempre più serrato, l’eccitazione che montava da ambo le parti. 

Alla fine, nel tentativo di evitare un morso che le arrivò a pochi millimetri dal corpo, venne schiacciata a terra, ritrovandosi con il muso del lupo ad un soffio dal volto, con gli artigli di lui puntati alla gola, mentre le gambe del lupo bloccavano le sue.  «Allora Stark, cosa mi vorresti fare ora?» disse, praticamente ridendo, con una risata folle, che non era certa che le appartenesse. Gli occhi del lupo, prima infiammati dalla furia primordiale di una fiera, si spensero, divenendo caldi e comprensivi. Umani. Con il solo sguardo fece calmare anche lei, che si rilassò. Lui la raccolse, prendendola in braccio come una principessa, e lei reagì accoccolandosi su di lui. Poteva sentire i muscoli possenti attraverso i vestiti ormai stracciati, e questo le causava strane sensazioni. 

In poco raggiunsero una piccola fonte termale, calda ed invitante, con strani effluvi provenienti da erbe e spezie che galleggiavano nell’acqua. Il lupo si immerse con lei in braccio, tornando umano in poco tempo. Il pelo si ritirò, e di quello rimasero solo lunghi capelli bianchi. Le zanne e gli artigli si ritirarono, e tutto il corpo si rimpicciolì, tornando ad una dimensione umana. La massa di muscoli però rimase pressoché uguale, così come i suoi occhi del colore del ghiaccio, che, con cortesia, le chiesero se volesse essere lasciata.  Ma Ranma non riuscì a staccarsi da lui. Non le interessava nemmeno che lui fosse praticamente nudo, e lei pure. Quel momento era selvaggio come il precedente, ma in modo differente. Mentre passava la sua mano sul petto del ragazzo si accorse che questa era tornata normale. I lunghi artigli erano tornati normali, e, passandosi la lingua in bocca, si accorse che anche canini mutati in zanne erano rientrati. L’unica cosa che era rimasta uguale erano i capelli, ora lunghi fino ai fianchi, il suo codino spezzato. Quando si specchiò nella pozza scoprì di piacersi molto con i capelli così. Poi si rimise a guardare verso Artorias. Per prima cosa non era nudo come aveva sospettato. Indossava un corto gonnellino, bianco anch’esso. Poi notò che la guardava con una dolcezza particolare, ma allo stesso tempo con curiosità. Sentì un brivido caldo quando lui gli accarezzò i capelli. Tutto questo era eccitante, molto eccitante. Per un’attimo il fuoco che si era impadronito di lei durante la battaglia tornò, manifestandosi nelle sue parti basse, ma lo sguardo di lui la spense. Un’altra sensazione l’assalì. Tutti i tagli ed le ferite erano coperti da piccole bollicine che le facevano un piacevole solletico, come un leggero pizzicorio. Anche le ferite di lui erano nella stessa condizione, ma entrambi avevano dei graffi sul volto, quindi la rossa lo afferrò per il collo, si spinse indietro trascinando nella fonte termale con sé. Non era certa di cosa stava facendo, ma l’istinto le diceva di fare così, quindi finirono entrambi sott’acqua, con lei avvinghiata a lui che, preso di sorpresa, finì sott’acqua con la ragazza. Si fissarono a lungo, faticando a riconoscersi nell’acqua resa torbida dalle erbe e dal calore. Ancora una volta Ranma percepì un’intimità ed una complicità che non aveva mai provato con nessuno, nemmeno con suo fratello, nemmeno con Akane. C’era qualcosa di eccitante, di provocatorio in quello che stavano facendo. Poi riemersero. «Allora, perché mi cercavi?» gli chiese lui, fissandola con un’intensità quasi magnetica. «Io… volevo parlare con te» «Parlare?» «Io… non lo so. È da quando ci siamo incontrati che voglio scontrarmi con te. È da quando ci siamo incontrati che desidero… liberarmi con te. Da quando ti ho visto in forma di lupo che…» lui le mise un dito avanti alla bocca. «Noi due siamo molto più simili di quello che sembra. Quello che hai visto era parte del tuo retaggio. Il risveglio del Ki e la presenza di una maledizione potente come la mia hanno risvegliato la tua parte demoniaca. Il potere ha cominciato ad accumularsi, fino ad erompere, come un fiume che sfondo una diga. Ed io ero la cosa più simile ad un degno avversario per un demone, in quando cacciatore degli stessi e portatore di una maledizione antica.» La ragazza lo guardò, stupita. «Perché mio fratello non soffre di questa maledizione?» «Questo genere di cose è sempre misterioso, e non c’è nulla di certo in nessun caso. È possibile che la sua parte demoniaca non si sia attivata fino ad ora, o magari sta, oppure stavate lavorando proprio al controllo della parte demoniaca, e la tua amnesia ha interrotto tutto. È un bene che tu sia venuta da me. Probabilmente, se avessi perso il controllo in città chissà che danni avresti combinato.» disse lui, continuando a giocare con i capelli di lei. Ranma era sempre più ipnotizzata dal suo interlocutore, a cui restava saldamente avvinghiata, seduta sulle sue gambe. Lo tempestò di domande, cercando spiegazioni, ma ottenne veramente poco di più di quello che le aveva già detto. Parlarono fino all’alba, che li sorprese in uno strano discorso fatto mezzo di domande e mezzo di flirt. Ma li trovò anche guariti da tutte le ferite. Purtroppo però trovò anche la rossa molto provata, e quando uscì dal bagno curativo si addormentò fra le braccia di lui. L’odore di metallo, cuoio e giornata fredda che emetteva Artorias le riempiva le narici mentre tutto si scuriva. Cullata dalle sue braccia la ragazza ebbe un lungo sogno. Un sogno che non avrebbe raccontato a nessuno, ma che comprendeva un diverso finale del loro scontro.

Quando si svegliò era adagiata sul suo letto, avvolta in un morbido asciugamano argentato. L’asciugamano profumava del loro bagno, ma in fondo, molto in fondo, c’era il suo odore. Da qualche tempo l’odore per lei era diventata parte integrante degli suo modo di conoscere le persone. Quando però si mise davanti a suo fratello… si rese conto di avere ancora i capelli lunghi e i vestiti stacciati. Sopratutto i vestiti stracciati, dato che sembrava che si fosse azzuffato con una belva selvagg… ah, no. Quello lo aveva fatto per davvero. Inutile dire che lui la tempestò di domande, senza però ottenere molto. Non era sicura nemmeno lei di cosa dirgli. Temeva che se gli avesse detto la verità suo fratello si sarebbe avventato su di Artorias in tempo zero, si rendeva conto di aver fatto una cosa estremamente sconcia, ed anche pericolosa, visto che aveva affrontato un licantropo furioso. Però alla fine cedette e gli raccontò qualcosa. Si inventò che si era accodata ad Elsa, ed Artorias le aveva fatto fare un allenamento molto difficile e pesante, tanto che lei era andata a dormire senza nemmeno cambiarsi. Inutile dire che aveva nascosto l’asciugamano in tempo zero. Richiuse la tenda che divideva la soffitta che faceva loro da camera e si cambiò, riponendo il completo stracciato. Si mise addosso una delle sue casacche rosse e scese per fare colazione, stupita che il corpo non le facesse male come si aspettava.  Tuttavia non aveva considerato una cosa, una cosa che, il fratello, essendo un maschio, aveva ignorato. I capelli che si erano allungati di oltre trenta centimetri. Quando la ragazza si mise a tavola tutte le sorelle Tendo la guardarono, stupite, e sua madre gli chiese: “Ranma, tesoro, che cosa hai fatto ai capelli?” La rossa rimase pietrificata. Come diavolo rispondeva? «Oh! Ma cosa mi è successo hai capelli?» chiese, con la faccia più finta del mondo. Genma e Soun ( sopratutto il primo) rimasero stupiti. Uomini! Suo fratello la guardò, per poi arrossire come un peperone rendendosi conto di non aver notato un particolare così evidente mentre gli faceva il terzo grado. «Chi lo sa, forse il Ki risvegliato?» disse lei, cercando di deviare il discorso nel modo più assurdo possibile. «Kasumi, ma questa ricetta è nuova, complimenti!» fortunatamente Kasumi riusciva ad essere tanto svampita quanto bella. «Oh, grazie Ran-chan, ma è una ricetta di tua madre.» Allora la rossa si rivolse alla madre «Mamma!- rifiutava di usare un tono formale con lei- ma è delizioso, mi devi insegnare!» sua madre sorrise, fiera di lei. «La mia bambina che vuole imparare a cucinare dalla sua mamma!» disse, uscendo dal suo personaggio di austera e controllata donna giapponese e abbracciando la figlia. Non le sembrava vero di poter fare la mamma veramente. Ranma venne afferrata per le spalle e condotta in cucina. Non essendo sicura di poter sopportate quella botta d’entusiasmo materno, lei afferrò Akane al volo, trascinandola in cucina con loro. Non sapeva di preciso cosa avrebbe fatto, ma sentiva che sarebbe stato divertente. 

 

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

 

Salve a tutti i miei cari lettori! 

Ed ecco un aggiornamento ad un mese (o quasi) di distanza! Cavolo, l’ultima vota i mesi erano due. Sono migliorato! Si, so che c’è solo uno spiegone, e pure poco elegante. ma sentivo il bisogno di raccontare di come si era “generata” la nostra ragazza, e di approfondire il rapporto con il lupo bianco. Prometto che, a breve, inizieremo una nuova grande avventura. Simile a quella di Kuno, ma cambieremo location. Solo un pelino. 

Bene, cercherò di lavorare al meglio, commentate e ditemi cosa ne pensate 

Vostro
Jacob Stark di Grande Inverno

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: JacobStark