Fredda.
Come il mare, come una mano ansiosa, come una pietra, come la morte.
Tutto avrei pensato di me, tranne questo.
Credevo che avrei pianto, rigettando al vento la mia disperazione, la mia solitudine, vomitando il mio dolore e le mie speranze, anima nera.
E invece, niente.
Vuota. Fredda.
Forse alla notizia, scioccata, ma non spaventata, non persa.
Non č il freddo successivo ad aver ricevuto una secchiate d'acqua gelida addosso, č quel freddo menefreghista, insensibile, dato dalla mancanza di emozioni e di sensazioni.
Vuota. Fredda. Insensibile.
E la mente, silente, inesistente, inconsistente.
Mi hanno sempre attratto le negazioni, le mancanze, le distanze.
Ed io mi sentivo in questo modo, con tutte queste negazioni, queste mancanze e queste distanze.
Notizia fu: morte.
Morte del corpo, dei sorrisi, delle parole, delle carezze, delle corse , di nomi urlati verso la tromba delle scale, dei pranzi, degli spazzolini da denti mai usati abbastanza, dei soldi sempre rimpianti, delle luci accese, delle voci lamentose, irate, leggere, ridenti, preoccupate, rincuoranti, nervose, isteriche, sommesse, speranzose, fidate, fiduciose.
Morte di quella parte di me, certo importante, ma sempre parte, sicuramente enorme, ma sempre parte.
Le parole circolano, volano e, con una lentezza innaturale, arrivano alle mie orecchie, forse pių pronte di quanto dovrebbero in questa determinata situazione, come se lo sapessi, come se lo sentissi, come se fossi pronta, come se non importasse.
La tua famiglia
La mia famiglia
Č stato tutto veloce
Sono stati tutti veloci
Lampioni e banchina.
Strada e macchina.
Schianto.
Crollo
Morte
La tua famiglia
La mia famiglia
Non c'č pių
Non esiste pių
Vuota. Fredda. Insensibile.
Ed irrimediabilmente sola.