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Autore: Athelye    05/07/2017    2 recensioni
Non c’è bisogno di dirlo in giro, non c’è bisogno di chiedere aiuto a qualcuno, è tutto perfettamente sotto controllo. Sai quando fermarti. Giusto?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il mio problema.

 
«In every case, the writing on the page speaks back to its writer, offering resolution,
solace or posing more questions about life and writing»

G. Bolton
 
 
Ti guardi allo specchio, guardandoti per curiosità, una, due volte. Fai anche una piroetta pensando al tuo riflesso che gira con te.
Cose che capitano, quando non stai bene.
Ti guardi ancora, un altro giorno, con sguardo critico, e non ti vai più bene. Senti cose, non ti piaci, devi cambiare.
Smetti spesso di mangiare, perché così cambierà qualcosa, forse qualcosa migliorerà.
Ti guardi allo specchio, quasi ogni giorno, a volte ti pesi, ma soprattutto ti basi su quanto è grande il tuo riflesso. Ancora troppo. Sempre troppo.
Salti un altro pasto, tanto la fame non la senti, hai altro da fare e di mangiare non hai bisogno.
Parli alla tua mente, bevi acqua per reprimere i morsi della fame quando si fanno sentire e fanno male, e cerchi di spiegarti che devi solo resistere un pochino e che presto passerà.
Ti guardi e credi che qualcosa stia leggermente cambiando, in meglio, ovviamente. Nascondi e butti altro cibo, per ora va bene così.
Mangi qualcosa, viver d’aria non si può, lo sai anche tu, ma ti sfugge di mano e mangi troppo, troppo rispetto al solito, perché segui quello che ti dice il tuo stomaco per farlo stare meglio. Poi la tua mente ti calpesta e quando torni davanti allo specchio stai piangendo sconfitta. Ma di vomitare non hai il coraggio, l’hai fatto solo poche volte, forse anche perché non ti piace, quindi sai già oggi che domani non mangerai.
Passa il tempo, il tuo riflesso ha smesso di sorriderti e capisci che ti stai facendo male, ma pensi che non sia così irreversibile la situazione, andrà tutto bene, come sempre. Un altro bicchiere d’acqua, e stai già pensando ad altro.
Nessuno se ne accorge, e va bene così. Non c’è bisogno di dirlo in giro, non c’è bisogno di chiedere aiuto a qualcuno, è tutto perfettamente sotto controllo. Sai quando fermarti. Giusto?
 
Quando realizzi, nel suo significato, che ti stai facendo male, male veramente, fai fatica a reggerti in piedi e basta un alito di vento a farti cadere. L’hai capito, non riesci più a sbattere le ali.
Ricominci, piano piano, a mangiare, poco alla volta, e dopo un po’ senti di star meglio.
Vedi uno spiraglio di luce, e capisci che è quella la strada giusta, e ricominci a vedere un po’ di colore nelle strade, e stai tranquillamente in piedi anche durante le tempeste.
Ti guardi allo specchio e gli fai la linguaccia, pensando a quanto assurda è stata quella situazione, a quanto tempo perso e quante stupidaggini ti diceva il tuo riflesso.
Affronti la giornata serena, forte, un titano contro il mondo, e ti senti più felice. Credi non sia più possibile cadere negli stessi errori due volte, anzi ne sei certa.
 
Ma basta quella giornata no, quel momento sbagliato, una parola detta male, e quando incroci lo sguardo del tuo riflesso vedi una persona orribile, e cadi nello stesso meccanismo e nella stessa voragine, ogni volta come la prima.
Sai che è solo un momento e che passerà, ma intanto bevi un bicchiere d’acqua e non ci pensi più.









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Note dell'Autrice
Non c'è molto da dire, solo che questo è ciò che succede a volte, quando sono particolarmente giù.
Posso dire che ora non lo faccio, ma non posso dire che non lo rifarò. È un po' come le sigarette, ogni volta che un fumatore dice 'questa è l'ultima' sa già che ce ne sarà una successiva.
   
 
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