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Autore: Pasquale Santedicola    05/07/2017    0 recensioni
com'è nata la Vita? e la Morte? sono davvero nemiche o sono qualcosa di diverso, qualcosa di più? nelle storie di Vita e Morte i due esseri si intrecciano si separano e collidono in storie romantiche, fantasy ed horror.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Col passare del tempo gli incontri dei ragazzi si facevano sempre più frequenti e ormai i due erano diventati buoni amici. Vita portava a Morte i vari fiori che popolavano il giorno e Morte si era messo alla ricerca delle pietre più preziose che potesse trovare nella notte per regalarle alla ragazza. Ormai conosceva tutto del giorno e sapeva persino distinguere i vari tipi di piante e animali. Tutto sembrava perfetto ora che due esseri uguali si erano incontrati, ma agli dei la perfezione non piace. Quella volta fu Morte, di sua spontanea volontà, ad aspettare vita al crepuscolo. Non fu il gatto come al solito a spingercelo, ma fu uno strano presentimento, un nonsoché che faceva presagire nell’aria un sentore di cambiamento. Dopo poco tempo che era giunto lì, Vita arrivò radiosa come sempre con in braccio il loro gatto-araldo. Era sorprendente vedere come quell’animale fosse rimasto immutato nonostante fosse passato tempo dalla prima volta che si incontrarono. Vita portava il suo classico vestito bianco avorio e i capelli acconciati in una croccia fine ed elegante ed adornata con una rosa, della lavanda e tulipani. “Ehi! Non credevo di trovarti già qui! Cosa fai, rubi il lavoro a questo tesorino?” disse lei guardando prima Morte e poi il gattino. “È che… non lo so, sentivo di dover venire qui, ecco tutto.” “Tranquillo, stavo scherzando!” disse lei allegra. “Allora, hai trovato qualche bella pietra?” Morte annuì con la testa e le mostro un grande pezzo di ametista incastonato all’interno di una normale pietra. Il minerale era di un bel viola intenso e tutti i suoi piccoli cristalli riflettevano la fioca luce del crepuscolo emanando un caldo riflesso tra il viola e il fucsia. Vita rimase innamorata subito di quella pietra. Nonostante avesse tutto dove viveva lei, di oggetti così non ne aveva mai incontrati e tra quelli che le aveva mostrato questo era di gran lunga più bello. “che bella! Come si chiama questa pietra?” “non lo so…” “mh… che dici di chiamarla “Crepuscolo”? in onore di questo posto!” “crepuscolo…” disse lui incerto “crepuscolo. Sì! Mi piace come nome! Crepuscolo è perfetto!” I due risero in un’unica, dolce risata. Tuttavia quella volta i due non parlarono, rimasero in un silenzio imbarazzato. Stranamente né Vita né Morte avevano delle curiosità da colmare. Il ragazzo fissava attento il beato gatto in braccio alla ragazza e dimenticò tutto il male di cui i suoi rossi occhi erano impregnati. “vita…” disse a un tratto lui rompendo il silenzio. “sì?” “posso… posso toccare il gatto? Posso accarezzarlo? Volevo sentire com’è avere una piccola creaturina vivente tra le braccia.” Senza pensarci un momento la ragazza glielo passo e morte lo prese tra le mani. Il gattino non si lamentò, anzi sembrava più felice nelle braccia di Morte che in quelle di Vita. Successe però una cosa strana. Il gatto cominciò a crescere a vista d’occhio, a diventare un bel gattone forte e coraggioso, con il pelo luminoso, soffice e morbido, ma poi cominciò con la stessa rapidità ad invecchiare, a perdere energia e colore, da quel nero corvino che era il suo pelo diventò di un grigio slavato. Il gatto cominciò a perdere la sua prestanza fisica, a diventare sempre più magro ed emaciato, a perdere il pelo e i suoi occhi prima rilucenti di un verde simile a quelli di vita diventavano via via sempre più grigi e spenti. Il gatto era invecchiato nel giro di pochi secondi. Guardo sua madre, Vita e poi Morte, espirò l’ultimo respiro e si accasciò tra le braccia del ragazzo. Altrettanto velocemente il cadavere del loro piccolo dolce araldo inizio a decomporsi fin quando le ossa non diventarono polvere spazzata via dal vento. Morte aveva per la prima volta messo in atto il suo potere. Era sconvolto. Era dunque in quel modo che lui agiva. Aveva le lacrime agli occhi per il dolore e la disperazione. Vita era lì in piedi con gli occhi sbarrati e la bocca aperta come a dire fermati. Era per la prima volta su tutte le furie. Dentro di lei vorticavano sentimenti di odio, rabbia e astio che solo un puro figlio della natura sarebbe riuscito a provare. “tu… tu…” non riusciva a mettere insieme le parole per quanto forte fosse il suo impeto di rabbia. “non… non è stata colpa mia… ti giuro, non ho fatto nulla” disse lui singhiozzando. “L’HAI UCCISO!” tuonò lei insieme al cielo. “Hai ucciso quella povera creatura!” Vita tremava visibilmente ed il suo dolce volto era rigato da lacrime incontrollate. “ascoltami, io non ho fatto nulla. O per lo meno non me ne sono reso conto. Non è colpa mia. Te lo giuro!” Morte si odiava per quello che aveva fatto. “NO! Non voglio più sentirti!” disse lei urlando e poi con una glaciale calma e severità disse “torna nella tua fredda terra, non farti vedere mai più, non cercarmi mai più tu, orribile mostro” si girò e fece per andarsene. Morte mentre urlò un disperato aspetta le prese il polso. La Vita e La Morte si erano, per un ancestrale istante congiunti. Non doveva succedere.
   
 
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