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Autore: Lost In Donbass    05/07/2017    0 recensioni
"Guarda il mare, Grishen'ka, e dimmi cosa vedi"
Perché suicidarsi a Pietroburgo è tutta un'altra cosa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POSLE DOZHDYA - AFTER THE RAIN
 
Grishen'ka, lo vedi il mare? Guardalo, Grishen'ka, e dimmi cosa vedi. Si estende infinito, come avrebbe dovuto essere l'amore tra te e Pasha. Ma è anche grigio perla, quel colore tipico del baltico,  e non fa che farti venire la malinconia.Ti ricorda le coperte di Pasha, il letto dove eravate soliti dormire oppure rotolarvi sino al mattino. Le onde sono delicate nel porto di Pietroburgo, come la sua mano che correva sulla chitarra oppure sul tuo corpo pallido. Ti suonava le canzoni che volevi, mentre tu canticchiavi e lui ti diceva che avevi una voce così bella ma tu non gli hai mai creduto. Ti accarezzava i capelli in quel modo innocente e amichevole, come il migliore amico che avrebbe dovuto essere se quella notte non gli fossi saltato addosso e lui non ti avesse dato corda, innamorandosi di te come un perfetto idiota. Cosa dici, Grishen'ka? Ti senti in colpa nei suoi confronti? Non avresti dovuto baciarlo quella notte, quante volte te l'aveva detto Sonjec'ka. Avresti dovuto lasciare tutto come stava, ma tu non hai mai dato ascolto alle persone sagge, hai sempre fatto di testa tua, piccolo Grishen'ka. Lascia stare Pasha, diceva Sonja, non potete amarci.  Sapevi di sbagliare quando lui ti aveva baciato, sapevi di sbagliare quando lo spogliavi, sapevi di sbagliare ad accettare l'anello che ti aveva messo al dito. Ma sei un bambino egoista, Grishen'ka, e non hai fatto nulla per fermarlo, per fargli capire quanto il tuo amore non gli avrebbe fatto altro che male. Hai lasciato che le cose andassero come sono andate, prendendo tutto giorno per giorno, infischiandotene di Sonjec'ka e della sua disapprovazione. Non sai nemmeno tu se eri cosciente del male che hai fatto a Pasha, se avessi ciecamente accettato il suo amore oppure se ti fossi nascosto nel tuo piacere personale senza pensare a cosa sarebbe successo. Guarda il mare, Grishen'ka, e dimmi cosa vedi. Il cielo è grigio, a Pietroburgo, e tu non stai piangendo. Stai pensando al colore dei suoi occhi ridenti, e vorresti essere triste ma non ci riesci. Ti senti solo vuoto. Ti manca, Pavlusha, ma non lo dici, perché Sonja ti odierebbe, se non lo fa già, e Sergej piangerebbe un po' più forte, perché lui ha perso un amico caro e vorrebbe morire. Ma tu no. Il tuo migliore amico è morto, Grishen'ka, eppure tu non piangi, e guardi il mare, ciondolando. Sonjec'ka dice che è colpa tua e ti urla contro sempre, Sergej tace e ti abbraccia, perché lui è buono come il pane e dice a Sonjec'ka di avere pazienza, è solo stressata, ti rassicura e tu pensi che dovresti ammazzarti. Perche Sonjec'ka ha ragione, sei tu che hai ucciso Pavlusha, non tanto amandolo, ma facendoti amare da lui. Che sembra uguale ma non lo è.
Guarda il mare, Grishen'ka, e dimmi cosa vedi. Amavi baciarlo sulle labbra e appenderti al suo collo, amavi farti circondare dalle sue braccia magre ma forti, amavi tenerlo per mano e passeggiare sulla Sennaja di sera, baciandovi sotto la luna, tanto a te che ti importava se era tutto andato in malora? Ma a lui importava, e Sonja ti aveva avvertito, ma tu l'hai liquidata, la bella Sonjec'ka, Pasha era tuo, nessuno te l'avrebbe portato via. La morte ti ha giocato, Grishen'ka, bel Grishen'ka, volubile meteora dei cieli grigi di Pietroburgo. Sergej piange forte accanto a te, i capelli bianchi e neri scompigliati dal vento, lui non sa nulla ed e meglio così, anche se forse non sarebbe comunque capace di odiarti. Sonjec'ka lo tiene per mano e piange col cuore, ma ti odia cosi tanto da non riuscire a piangere in tua presenza. Lo farà stasera, quando sarà lontana da te e dai tuoi occhi truccati malamente. Ti manca tanto, Pavlusha, lo ami ancora, sei sempre stato sincero in quello. Lo amavi troppo, Grishen'ka, bellissimo e bizzoso. Il mare è sotto di voi, che lo guardate dalla cima del palazzo  dove abitate, uno accanto all' altro come soldati di una milizia che avevate creato quando eravate ancora bambini e giocavate nella dacha della nonna, e non sapevate come sareste finiti, perchè tu non amavi ancora Pasha e non eri ancora il perfetto bastardo che sei ora. Ti dondoli sui piedi, ti scosti una ciocca di capelli dalla fronte e cerchi di ignorare la dolce risacca delle onde, i gabbiani che girano mollemente sopra le vostre teste vuote, guardi lontano e pensi che è bellissimo, come il tuo Pavlusha. Hai ancora al dito l'anello che lui ti aveva dato, così semplice in mezzo ai tuoi pacchiani anelli emo, e lo sfreghi con le dita, cercando di ignorare i tuoi amici che ti guardano dandoti la colpa. Vorresti che ci fosse Pasha a stringenti e a dirti che va tutto bene, ma lui ormai è morto e giace lontano da te, sotto il peso della terra, dei vostri fiori, delle vostre lacrime amare. Tutti si aspettavano qualcosa da te, ma tu non l'hai fatto, non sapevi nemmeno cosa dovevi fare, secondo loro. Le voci che sussurravano cieche, i loro pettegolezzi mormorati al funerale sulla storia tra Grigorij Aleksandrevich e Pavel Igorievich, gli occhi della gente che ti scrutavano aspettandosi da te un gesto di debolezza, un'ammissione di colpa per il vostro amore proibito. Ma tu non hai fatto nulla, Grishen'ka, bambino, hai guardato la bara scivolare via e con lei la tua vita, i suoi occhiali, il suo sorriso e la sua chitarra. Ti mordi il labbro, e ti scosti il ciuffo dalla fronte. Com'è bello il mare grigio di Pietroburgo, è così invitante, come lo erano i suoi baci, e la sua voce un po'roca, non è caotico come lo sei tu, non è disordinato come Sergej, non è arrabbiato come Sonja. Il mare di Pietroburgo è come Pasha, delicato, e bellissimo, sublime. Guarda il mare, Grishen'ka, e dimmi cosa vedi. Perché sei stato così egoista, perche hai lasciato che vi abbandonasse. Lui vi amava tutti e tre, e te in particolare, hai strappato a tutti qualcosa di cui nessuno voleva privarsi. Lo sapevi, che Pavlusha avrebbe dovuto stare con Sonjech'ka, che il vostro amore adolescenziale era destinato a finire male. Sergej, così buono, che ragazzo, aveva paura che per Pasha non fosse altro che uno sfogo, la vostra storia, che ti stesse e si stesse illudendo, non capiva che la colpa era solo che tua, che sapevi, ma avevi continuato testardamente ad amarlo. Pensi a quando giacevate a letto dopo la pioggia, a guardare le nuvole bigie di Pietroburgo abbracciati come se fosse l'ultimo dei vostri giorni, e lui ti accarezzava i capelli, e tu giocavi distrattamente con la sua collanina d'argento. Era così bello amarsi, ricordi con amarezza, così appagante vivere ogni giorno al fianco del ragazzo che non era più solo il tuo migliore amico, scendere in skate la Prospekt Nevskij e ridere tutte le vostre lacrime. Perché non piangi, Grishen'ka, vuole sapere la gente. Perché non sei triste, tu, che hai perso un persona così? Tu non sei triste perché hai perso tutti i motivi per essere felice. Hai perso l'amore, l'amicizia e la fratellanza, non ti rimane piú nulla che la musica e la tua voce. Vorresti suonare, vorresti cantare al mondo il tuo dolore, ma la voce non viene, e nemmeno le parole delle vostre canzoni, quelle che componevate insieme durante le notti bianche di Pietroburgo. Ti avvicini al parapetto del palazzo, guardi giù, e non hai mai trovato il terreno russo così invitante come adesso, che non hai più niente e il mondo ti è nemico. Vuoi scappare, Grishen'ka, dolce Grishen'ka? Vuoi privare Sergej di un altro amico, per vederlo distrutto dalle sue stesse lacrime e dal suo affetto sconfinato? Vuoi obbligare Sonjec'ka, la tenera Sonjec'ka, a piangere anche per il fratello che ora dice di odiare? Non ti importa, d'altronde, non ti è mai importato, perché tu eri il fulcro del quartetto, eri quello con le idee, quello con la bellezza, quello che si metteva in mostra e gli altri non erano che il tuo paravento. Lo sono ancora adesso, anche se non lo sanno, sono il tuo mezzo per raggiungere la turpe fama a cui tanto aneli. Pasha sarà il tuo amante, non il giovane che si è impiccato nel suo appartamento di Pietroburgo. Sergej sarà l'amico sfortunato, non il ragazzo che ha perso tutto. Sonja sarà la gemella, non la sorella uccisa due volte dal suo stesso sangue. Saranno tutte figurine del tuo tramonto fulgido, nessuno ricorderà mai i loro nomi o i loro meriti, ma sapranno solo che erano vicini a Grigorij Aleksandrevich, la stella di Pietroburgo, un ventaglio per chi cercherà te, i tuoi occhi truccati e la tua voce sensuale. Oramai non c'è più tempo, Grishen'ka, hai perso la partita. Devi giocare prima che sia troppo tardi, non perdere il ritmo della vostra canzone o il disco della tua morte sarà un fiasco incredibile. Sei in bilico sul margine, e il vento soffia forte, da nord, dalla Finlandia, da posti che tu e Pasha non vedrete mai. Barcolli e va bene così, la rockstar sta morendo ed è così che ti ricorderanno, è così che Pavlusha ti vedrà mentre torni a casa da lui, finalmente, per assaporare le sue labbra, la sua pelle, la sua voce. Sei vicino alla fine, e vorresti chiedere scusa, per tutto quello che hai fatto, ti sembra forse d'obbligo, suonerà bene sulla Pravda il tuo pentimento. O forse, hai solo bisogno di farlo, di dire a tutti che in fondo ammetti le tue colpe, che sei scavato dal rimorso, che eri capace di amare sinceramente, anche se nessuno ti aveva mai creduto. Chiedi scusa a Sonja per non averla ascoltata, chiedi scusa a Sergej per avergli strappato un amico, chiedi scusa a Pasha per averlo amato, e chiedi scusa a te stesso per esserti buttato giù dal palazzo di fronte ai tuoi amici. Chiedi scusa e piangi forte, sei capace a farlo.
Guarda il mare, Grishen'ka, e dimmi cosa vedi
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