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Autore: pamina71    06/07/2017    26 recensioni
Il titolo della ff suggerisce esattamente di quale momento del manga si parta.
Mi riferisco al manga poiché qui la scena della dichiarazione con bacio e strappo non viene seguita dall'allontanamento di André e mi ha permesso di pensare a questa scena, una visione molto diversa delle conseguenza di quell'episodio.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La camicia strappata.

 

 

Oscar si lasciò cadere sulla poltroncina posta dinanzi alla vetrata semiaperta.

Non era ancora il tramonto e filtrava una leggera aria primaverile, che contrastava con la stanchezza che le opprimeva le membra. Quelle prime settimane alla caserma di Chaussée D'Antin si stavano rivelando davvero pesanti, sia per lei che per André.

Come gli aveva detto la sera prima di prendere servizio, sapeva di poter affrontare certe situazioni difficili solo per la sua presenza. Era consapevole che, in quell'ambiente, al momento, poteva avere fiducia piena e completa soltanto in lui.

E poco importava quanto era successo a fine febbraio, quando in una improvvisa e maldestra dichiarazione d'amore, era arrivato persino a farle paura.

Ripensandoci nei giorni successivi, si era resa conto che era stato uno spavento momentaneo, che quanto accaduto non era andato ad intaccare la fiducia che nutriva in lui. Anzi, doveva riconoscere con se stessa che nei primi momenti di quello strano episodio, mentre la teneva tra le braccia senza nemmeno stringere troppo e le sussurrava parole tra il collo ed i capelli, aveva provato una sensazione persino piacevole.

Chiuse un attimo gli occhi e poggio la testa all'indietro. Lasciò che la stanchezza le defluisse dalle spalle e che l'aria tiepida e dolce che entrava scuotendo le tende le accarezzasse leggermente la camicia di batista bianca. Rimase così qualche momento, poi udì bussare alla porta. Era una cameriera, una delle più giovani, un poco rigida ed impacciata nella sua divisa con la cuffietta inamidata.

- Vostro padre vi attende nel suo studio. Con urgenza.

Oscar la ringrazio e si alzò di malavoglia, rimettendosi l'uniforme con un sospiro infastidito.

 

Arrivata dinanzi alla porta dello studio paterno, si fermò un attimo per ricomporsi prima di drizzare le spalle e bussare. Dall'interno si udì un avanti secco e quasi rabbioso. Oscar si chiese che cosa potesse aver fatto per innervosire il genitore.

Dopo aver aperto la porta, si trovò di fronte ad una scena che non si sarebbe mai aspettata.

Il padre era in piedi, a gambe leggermente divaricate, fermo tra la scrivania e la porta. Dinanzi a lui, su una seggiola senza braccioli, sedeva André, con il volto pallido e tirato, lo sguardo basso ed un'espressione che non riusciva a decifrare. Il Generale stringeva nella mano destra la spada d'ordinanza, non direttamente puntata al petto di André ma sufficientemente sollevata da far pensare che l'avrebbe trafitto immediatamente se si fosse mosso.

Oscar rimase immobile nell'osservare quanto le appariva dinanzi agli occhi.

Non riusciva a comprendere cosa avesse spinto suo padre ad una simile azione. Non sino a che, poggiato sulla scrivania, non notò uno straccetto bianco. Uno straccetto? La sua camicia! Quella che André le aveva strappato. E come era giunta nello studio paterno? Chi l'aveva portata? Quali voci erano arrivate al Generale?

Doveva pensare, e in fretta. E reagire, ancora più velocemente.

- Padre, mi avete fatta chiamare? Cosa sta accadendo qui?

- Dovresti spiegarlo tu a me. Mi pare che molto sia accaduto alle mie spalle.

- Accaduto cosa, Signore? - Oscar stava disperatamente fingendo di non capire.

- Non mentire. Come è potuto accadere che si sia consumato un simile tradimento nella mia casa, senza che io venissi a saperne qualcosa?

- Ma, padre, di cosa state parlando?

André continuava a tacere, la sguardo basso e cupo.

Il Generale si avvicinò alla figlia.

- Lo sai benissimo.

Prese la stoffa in brandelli dal piano della scrivania, gliele mise accosta, quasi sotto il naso e le parlò in un sussurro rabbioso.

- Sei stata aggredita. Da lui. E me lo hai nascosto.

Oscar vide uno sguardo obliquo di André. Vi lesse colpa, non paura.

Prese fiato.

- Mi dispiace, Padre, ma temo che vi abbiano informato male. Non vi è stata alcuna aggressione.

- Come osi?

- Oso perché io so cosa è accaduto. E cosa non è accaduto. A differenza di chi vi ha erroneamente informato.

- Spiegati.

- Non so cosa vi abbiano raccontato. Ma dovete tener conto di due cose, almeno. In primo luogo io so difendermi. Me lo avete insegnato Voi. So evitare le aggressioni, sia armate che a mani nude. Tanto più se chi mi attaccasse fosse André, con cui mi esercito da anni e di cui conosco le mosse.

Ecco, lo aveva detto, aveva fatto il suo nome.

Doveva risultare convincente. Quindi continuò.

- In secondo luogo, se anche fosse vero quanto vi hanno raccontato, vi parrebbe plausibile che dopo un tentativo di violenza, io continuassi a farmi accompagnare da lui lungo la strada per Parigi, dove per parecchi tratti non si incontra anima viva? Che continuassi a giocare a scacchi contro di lui? Vi sembrerebbe possibile che rimanessi la sera nei miei appartamenti in sua compagnia?

Il Generale dovette considerare che Oscar non aveva tutti i torti.

Per la prima volta da quando la cameriera gli aveva portato quella camicia a brandelli, ebbe un dubbio. Il sospetto che quanto gli avessero suggerito fosse una menzogna. Dettata di chissà cosa, ma una menzogna.

Eppure non era ancora del tutto convinto.

- Oscar. La tua ricostruzione è abbastanza convincente, ma vi sono un paio di punti che non mi soddisfano del tutto. In primo luogo, perché André non si è difeso dalle accuse che gli muovevo? E secondariamente, che ci faceva quello straccio nel tuo cassetto?

Lei rimase un attimo interdetta. Le veniva in mente una sola scusa, e nemmeno tanto buona. Ma meglio di nulla. Probabilmente avrebbe salvato la vita ad André, anche se avrebbe messo entrambi in un guaio d'altro tipo. Però non aveva il tempo di pensare a qualcosa di meglio.

- Padre, non è molto semplice da spiegare. Soprattutto a Voi.

Si interruppe.

- Ebbene?

- Sapete bene che ho sempre vissuto secondo i vostri desideri. Ho portato avanti la carriera militare come mi avete richiesto. Ma questo tipo di esistenza ha un lato negativo, rappresentato dalla solitudine.

Sospirò. Il Generale lo interpretò come tristezza, per lei era semplicemente un modo di prendere tempo.

- Talvolta André mi è, diciamo, particolarmente vicino, nell'alleviare questo senso di solitudine. Ecco perché non si è difeso. Voleva proteggere il mio nome. Ed ecco spiegata la camicia a brandelli. Una serata un poco più irruente. Tutto qui.

André fissava il pavimento, con il viso che aveva raggiunto una tonalità di rosso da far concorrenza all'uniforme del Generale.

Il padre invece rimase interdetto. Mai e poi mai si sarebbe atteso una simile dichiarazione.

Oltraggiosa, per molti versi. Per altri, rassicurante. Nessuna violenza, nessun inganno. Anzi, André si sarebbe fatto accusare pur essendo innocente per coprire Oscar. Un grande segno di fedeltà.

Piuttosto, avrebbe dovuto cacciare quella cameriera pettegola. Chissà con chi altro aveva parlato. Il buon nome della casata era stato quasi messo a repentaglio dalle chiacchiere di una sventata.

Si chiese come prendere quella dichiarazione della figlia. Decise di soprassedere. Non erano affari suoi, in fondo. Accadeva di continuo, ovunque.

- Andate.

Entrambi uscirono dallo studio. Nel corridoio, si guardarono.

Oscar, imbarazzata, non alzò gli occhi dalla punta degli stivali.

Cosa gli avrebbe detto? Non aveva la forza di affrontare anche lui, quella sera. Anche perché non avrebbe davvero saputo come intavolare un discorso.

Si allontanò in silenzio. Gli avrebbe parlato l'indomani.

 

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