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Autore: lallipumbaa    06/07/2017    2 recensioni
La sabbia del deserto egiziano scorre come in una clessidra, lenta e inesorabile, legando due epoche lontane.
Londra, 1935. La famiglia O'Connell riabbraccia un membro della famiglia finalmente a casa e Ardeth Bay arriva all'insaputa di tutti sulle tracce di un'antica minaccia.
Due anime legate da un'antica promessa: "Ci rivedremo, Kosey, te lo prometto. Ti aspetterò per l’eternità se necessario, ma staremo insieme nuovamente. Sarà un’altra vita, saranno altri tempi, ma ci ritroveremo. È una promessa."
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7


Il mattino dopo si trovò coperta da stoffe e pelli.
Aprì gli occhi trovandosi abbracciata all’uomo che, sveglio, la stava guardando.
“Buongiorno…” le disse accarezzandole la guancia con la mano libera. A contatto con la sua pelle ambrata, la sua pelle chiara appena abbronzata dal sole egiziano sembrava latte.
“Buongiorno…” gli rispose per poi sbadigliare tentando di svegliare i muscoli del corpo facendolo ridacchiare “Stanotte è davvero successo quello che credo sia successo?” gli chiese giocherellando con una ciocca di capelli scuri, arrossendo lievemente.
“Credo proprio di sì.”
“Sappi che ora potrei non servire più a nulla. Mi era stato detto nella vita precedente che sarei dovuta rimanere pura!” commentò lei assumendo un’aria solenne e palesemente teatrale. Non ricevendo risposta spostò lo sguardo sull’uomo sdraiato accanto a sé che la guardava divertito nascondendo un sorriso con un’espressione di puro scetticismo “Sei un’O’Connell in tutto e per tutto.” Decretò scuotendo la testa facendola sbuffare mentre si sdraiava nuovamente di fianco a lui “E tu sei proprio un medjai.”
Sentì la sua mano calda cingerle il fianco e il pollice percorrere ripetutamente una breve linea immaginaria su suoi fianchi. “Oggi ripartiamo. Dobbiamo raggiungere gli altri.”
Breanne spalancò gli occhi. Quei giorni nell’accampamento le avevano quasi fatto dimenticare che oltre a loro, nell’impresa, erano coinvolti anche suo fratello, Evelyn e suo nipote Alex. Si alzò a sedere di scatto, prendendosi la testa tra le mani “Dio, mi sono completamente dimenticata di loro! Chissà dove sono, se sono già arrivati, avranno sicuramente bisogno di sapere se siamo vivi, magari sono in pericolo, magari sono morti!!” stava andando decisamente in panico e doveva bloccarla.
Le prese le spalle girandola verso di sé, facendo sì che la guardasse negli occhi “Bree, ci abbiamo già pensato noi. Abbiamo mandato un falco a dare un messaggio, ieri è tornata la risposta di Evelyn. Stanno bene e sono quasi arrivati ad Abu Simbel.” “Davvero?” “Davvero.” “Non mi stai dicendo una bugia per farmi calmare, vero?” “No.” “Voglio le prove.” Decretò incrociando le braccia e alzando un sopracciglio in segno di sfida.
Ardeth sospirò e si allungò verso la sua tunica che giaceva in un modo sconclusionato di fianco a quella della donna. Da una tasca interna estrasse un rotolo con la risposta “Tieni. Questa è la risposta di Evelyn.” Breanne lo lesse ripetutamente ‘Siamo salvi nei pressi di Abu Simbel. Vi attendiamo alle porte del tempio.’ La calligrafia era la sua. Sospirò di sollievo “Sono vivi…”.

Le donne avevano preparato tutto per la partenza. Avevano dato una sacca con dei viveri per il viaggio, borracce d’acqua. La camicia di Breanne era inutilizzabile e sapendo che sarebbe ripartita con i suoi pantaloni le avevano confezionato una tunica simile alla sua ma molto più corta così da non intralciarle i movimenti. Il grigri e la croce di Agadèz al collo, un velo turchese sistemato morbidamente sulla testa così da ripararla dal sole e i capelli raccolti. Era pronta per partire. Mbarek si avvicinò a lei, il viso era mezzo coperto dal velo turchese ma sapeva perfettamente che stava sorridendo, portandosi dietro due dromedari già sellati.
“Uno è per me?”
“Certamente! Non vorrai stare sempre dietro ad Ardeth!” esclamò porgendole le redini di uno dei due.
“È una vita che non salgo su un dromedario… ma non mi sono dimenticata quanto puzzino.” Decretò tappandosi il naso facendo scoppiare a ridere l’uomo mentre il dromedario si girava verso di lei a bocca aperta, blaterandole contro. “E l’altro per chi sarebbe? Ardeth ha già il suo cavallo.”
“Per me. Vi accompagnerò io fino ad Abu Simbel.” Le rispose facendo un leggero inchino con la testa. “Come mai? Non si fidano di noi?” commentò sarcasticamente mentre assicurava la borraccia alla sella dell’animale.
“Oh no. Non è per questo! Mi sono offerto io. Uno in più non fa mai male, soprattutto contro l’Ombra. Sono… come definirmi… un guerriero della Luce. Sono votato agli antichi dei, precisamente a Horus. Potrei esservi d’aiuto.”
“Gentile regalo di Hennu?”
“Ancora devo risponderti di no. Mi sono offerto volontario.”
Breanne rimase interdetta. Dopo quello che era successo il giorno prima – sia il concilio che l’incubo di quella notte – di Hennu si fidava poco. Aveva anche quasi cominciato ad odiarla. L’aveva salvata, era vero. Ma poteva scommetterci la mano destra che di lei non le importava nulla. Voleva solo salvare Amunet.
Mbarek notò l’espressione sul volto di lei “Hennu non è cattiva, posso assicurartelo. Solo che è sempre stata cresciuta con l’idea che avrebbe dovuto contribuire alla vincita della Luce. Si tramanda nella nostra famiglia da millenni, in linea femminile. Prima di lei si racconta che avesse questo potere sua madre, e ora lo sta trasmettendo a mia sorella Ijja. Siamo tutti coinvolti in questa storia, chi più e chi meno… ma tutti vogliamo che si risolva per il meglio.” Mbarek era gentile e rassicurante, lo sguardo ricordava tanto quello di Ijja.
Breanne sospirò e annuì, sforzandosi di sorridere.
Nel marasma di suoni e rumori creati dalla tribù durante il giorno riuscì a sentire una voce femminile che la chiamava a gran voce. Si girò e vide per la prima volta Ijja senza velo, i lunghi capelli neri un po’ sciolti e un po’ legati in lunghe treccine, correrle incontro. “Ijja?” l’abbracciò stretta e senza farsi vedere da nessuno le pese la mano, mettendole un piccolo oggetto cilindrico sul palmo, per poi richiuderle le dita “Questo è per te. Non aprilo ora, solo quando sei da sola. Non vogliono che te lo dia, sto rischiando davvero tanto a dartelo, ma devi averlo. Devi sapere.” Era seria come mai l’aveva vista “Farò come dici… grazie.”
“Sta’ attenta, mi raccomando.”

Il viaggio verso l’antico tempio di Abu Simbel cominciò senza intoppi. Furono salutati da tutti tra auguri di buon viaggio, benedizioni e sorrisi.
Breanne, al fianco di Ardeth, aveva lo sguardo perso nell’immensità del deserto che si parava di fronte e si teneva tranquillamente alle redini del dromedario con una mano, mentre l’altra era sulla tasca della tunica che conteneva il cilindro di Ijja.
“Va tutto bene?” le chiese ad un tratto l’uomo, guardandola di sbieco.
“Eh? Sì… tutto a posto. Ero solo in fissa su un punto, non preoccuparti.” Lo rassicurò sorridendo. Stava pensando allo sguardo della targhia quando l’aveva salutata: era preoccupata seriamente, e quel cilindretto che ora si trovava in tasca doveva essere parecchio importante. Doveva riuscire a guardarlo da sola, senza Ardeth e Mbarek attorno. Se era qualcosa di così importante da far rischiare qualcosa alla donna doveva riuscire a leggerlo in santa pace, quando i due non sarebbero stati all’erta.

Passarono due giorni a viaggiare nel deserto, quando una notte, mentre Ardeth faceva il primo turno di guardia, si sdraiò di fianco al dromedario e, lontana da occhi indiscreti, estrasse dalla tasca il cilindro.
Lo osservò bene: era finemente decorato con dei glifi che non conosceva, il tappo, preziosissimo, era lapislazzuli intarsiato.
Lo aprì, la mano tremante, facendo scorrere nel suo palmo un piccolo rotolo di papiro antico.
Lo srotolò lentamente, trovando una scritta in geroglifici.
A quanto pare la sua memoria atavica, che consisteva nell’anima di Amunet, si era riattivata nell’oasi, facendole leggere la pergamena.

In nome di Hathor, dea della Vita,
Signora del Sicomoro,
Amunet, principessa d’Egitto, io ti chiamo.

Un piccolo incantesimo, una piccola ovazione. Lo lesse a bassa voce, come se stesse leggendo un segreto.
Si trovò avvolta dalla luce e subito tutto divenne buio.

Breanne si sentì toccare leggermente la spalla. Un tocco delicato di una mano fresca. E una voce dolce, fanciullesca, la chiamava. “Breanne… Breanne, svegliati!”
Riaprì gli occhi, abituandosi alla luce forte che percepiva. Sbattè le palpebre ripetutamente, mettendo a fuoco il luogo. Ad alte colonne bianche erano legate  lunghe tele di tessuto bianco etereo che si muovevano ad ogni bava di vento. Il sole risplendeva alto nel cielo, le canne di papiro si stagliavano alte, muovendosi lentamente.
Si mise a sedere e davanti a sé vide una figura femminile sorridente.
“Amunet?”
Annuì. “Mi hai chiamata e io sono accorsa da te!”
“Sei… sei così giovane!” commentò sbigottita.
La ragazza davanti a lei aveva la pelle ambrata, gli occhi del colore verde azzurro del Nilo, circondati da un bordo nero che faceva da contrasto. I lunghi capelli corvini erano liberi dalla parrucca, sciolti e lunghi fino alla vita. La veste semplice in lino le dava un’aria ancora più eterea.
“Eh sì, ho 17 anni. Anzi, per i canoni sono già quasi considerata vecchia.” Le rispose sorridente, sedendosi di fianco a lei.
Branne quasi non ci credeva. “Scusami, posso…” disse allungando una mano.
Capendo cosa volesse fare Amunet appoggiò la mano alla sua, facendole percepire che sì, lei era reale.
“Cavolo.”
“Già, cavolo!!” e rise “Poi devo dire che stando con te ho imparato parecchi modi di dire che ai miei tempi non esistevano! Ti direi il mio preferito ma credo di risultare troppo volgare!” disse la ragazza arrossendo.
“Ma sei qui da sola?” le chiese Breanne guardandosi attorno.
“Sono stata in tua compagnia dalla tua nascita. Tu sei stata la mia compagnia come io sono stata la tua nei tuoi momenti di solitudine… Hai avuto una vita parecchio movimentata ed interessante! Devo dire che mi è andata bene.” le confessò. Amunet aveva sì 17 anni fisicamente, ma la sua anima era vecchia di quasi 5000 anni. Era di una maturità sconvolgente. Si fece improvvisamente seria e le prese la mano. “Breanne, promettimi che non cederai mai. Tu sei più forte di loro, sei più forte di tutti loro. Fidati di te stessa, della tua famiglia. Fidati di Ardeth.”
“Non voglio che si faccia del male per colpa mia. Non voglio che nessuno si sacrifichi per me.” Le rispose, le lacrime che tentavano di uscire.
“Okpara, o chi per lui, tenterà in tutti i modi di corromperti o di trascinarti dalla sua parte. Userà la forza, userà l’astuzia, userà la paura e i tuoi sentimenti, ritorcendoli contro di te a suo favore. Nulla di tutto ciò che ti dirà è la verità. Lui è Seth. E tu, mia dolce Breanne… tu sei il tramite di Hathor. Lo ero io, come lo sei tu. E come millenni fa lo era la mia predecessora. Siamo una catena che continuerà nella storia. Il nostro compito è sconfiggere il Male. Io ho fallito, ma sono riuscita a far sì che nessuno potesse sfruttarmi. Speravo di scappare, ma come ben sai, non ce l’ho fatta. Sono sicura che tu ce la farai invece: sconfiggerai Okpara e lo farai finire negli Inferi. E che Osiride non abbia pietà della sua anima.”
“Tu pensi che Okpara sia ancora vivo?” le chiese seria.
“Non lo so, ma non ne sarei così sconvolta. Quel verme magari può essersi spostato di corpo in corpo come un parassita. Seth ha modi diversi di interfacciarsi rispetto ad Hathor. Ma ora devi svegliarti. E’ quasi mattina e devi dirigerti ad Abu Simbel. Nel tempio minore sarai al sicuro.”
Al nome Abu Simbel le venne in mente una domanda fondamentale. “Come farò a proteggere tutti ad Abu Simbel? Come farò a pregare? Non conosco le odi e non conosco i riti.”
Amunet le appoggiò le mani sulle spalle “Chiamami e io ti indicherò come fare.” Le rispose sorridendo.
L’abbracciò stretta, sentendosi abbracciare nello stesso modo.
In quell’abbraccio tutto si illuminò di nuovo, sparendo nella luce più bianca di prima.

“Breanne! Sveglia!” la voce di Ardeth, di solito calma, ora era abbastanza agitata.
“Che c’è? Per gli dei quanto sei agitato!” commentò, la voce impastata dal sonno. Aprì gli occhi, trovandoselo davanti. Il sole stava sorgendo e una leggera luce rosa iniziava ad illuminare il deserto.
Lo vide tirare un respiro di sollievo, sedendosi sulla sabbia.
“Mi hai fatto preoccupare. Non ti sei mossa per tutta la notte e ripetevi costantemente il nome di Amunet.”
Al suo nome spalancò gli occhi, ricordandosi del sogno che aveva fatto.
“AMUNET!!! Sì!! Ardeth. Devo raccontarti una cosa!!” esclamò prendendolo per le spalle. “Ho visto Amunet.”
“C’entra per caso questo rotolo di pergamena che di ha dato Ijja?” chiese Mbarek alzando un sopracciglio, il porta rotolo in mano.
“Come-?”
“Mia sorella non è molto brava nel far sparire le sue tracce. Questo è suo. Ma se ti ha dato il rotolo doveva essere qualcosa di importante.”
Breanne guardò Ardeth, che annuì, incoraggiandola a raccontare.
“E va bene. Prima di andare via dall’oasi Ijja me l’ha dato di nascosto, dicendomi che Hennu non avrebbe voluto e che sarebbe finita nei guai se solo l’avesse saputo. Ma mi è stato di aiuto. Sul papiro c’è scritta un’invocazione. Sono stata avvolta dalla luce e ho incontrato Amunet.”
“Con incontrata vuoi dire…?”
“Incontrata. Era davanti a me in carne ed ossa. Abbiamo parlato e mi ha rivelato parecchie cose. E’ una catena, lei ha fallito, ma ora è il momento di sconfiggere Okpara… Vi racconterò tutto meglio in viaggio.” Si sentiva a disagio, qualcosa dentro di lei le urlava ‘pericolo’ e Ardeth se ne accorse.
“Bree, stai bene?”
“No. Dobbiamo andarcene e correre ad Abu Simbel. Siamo in pericolo. Non so cosa sia, ma ci sono alle calcagna.”
Seguirono il suo istinto e nel giro di pochi minuti erano tutti in sella alle proprie cavalcature, diretti verso il tempio.

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Ecco. Insultatemi pure. Me lo merito. Lo so.
Sono una persona brutta, cattiva ed imperdonabile… ma avevo il blocco dello scrittore e non avevo idea di come continuare la storia. MA!! E c’è un ma… credo di essere riuscita a sciogliere il nodo della faccenda ed è saltato fuori questo capitolo!!
La sottoscritta è tornata a tormentarvi con i suoi squilibri mentali *per vostra GIUOIA E GIUBILO lo so, lo so* e… nulla, spero di aggiornare in tempi umani e non biblici la prossima volta!!
Spero vi piaccia e spero di leggere qualche vostro parere su questo nuovo capitolo della storia tra il nostro bel tenebroso di un Medjai, Breanna e la fine del mondo!

Al prossimo capitolo e un enorme bacione… Lalli :3

   
 
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