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Autore: Suzerain    07/07/2017    1 recensioni
C’è qualcosa, nel concetto di “prima alba”, che l’ha affascinato sin da quando era bambino.
{621 parole | tsukasa/kuga}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kuga Terunori, Tsukasa Eishi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Hatsunoide.
Autrice: Suzerain.
Fandom: Shokugeki no Souma (食戟のソーマ)

Rating: Verde.
Pairing: Tsukasa/Kuga.
Personaggi: Terunori Kuga, Eishi Tsukasa.
Desclaimer: I personaggi di Shokugeki no Souma non mi appartengono, essendo sotto il copyright di Yuto Tsukuda (storia) e Shun Saeki (disegni). L'icon utilizzata nelle note autore e le situazioni narrate, sono invece di mia proprietà
Ambientazione: Non specificata all'interno della serie.
Note dell'autrice: In Giappone esiste questa convinzione per cui assistere alla prima alba dell'anno (che prende per l'appunto il nome di Hatsunoide {初日の出}) sia di buon auspicio. Di per sé, il concetto mi è sempre piaciuto molto, e considerato che a poco a poco sto cercando di uscire dalla fase di blocco in cui mi trovo da circa un anno a questa parte, ho pensato di sfruttarlo per questo scritto.
Ancora una volta, oltre all'aver scelto Tsukasa e Kuga, ho optato per uno stile relativamente semplice, oltre che per una narrazione di per sé breve - avrei potuto ricamarci su molto di più, ma conoscendomi mi sarei impantanata in un mare di nulla. Se avete letto il mio precedente racconto potrete notare alcune somiglianze, a partire dalla nota agrodolce che ho cercato di infondere all'intera narrazione, per terminare con il loro avere una, come la chiamo io, relazione-non relazione.
Scusatemi, davvero. Io vorrei scrivere di cose carine e felici, ma con le cose che si sono detti negli ultimi capitoli mi è difficile /ride.
Ad ogni modo, bando alle ciance: come mio solito ringrazio chiunque sia arrivato sin qui e si appresti a leggere la mia storia, fosse anche soltanto per il tempo dedicatomi. Grazie mille!

 

C’è qualcosa, nel concetto di “prima alba”, che l’ha affascinato sin da quando era bambino. La prima alba dell’anno, il momento in cui, per la prima volta dall’ultimo rintocco di mezzanotte, cielo e terra si congiungono per diventare una cosa soltanto; è fuoco vivo che arde nel cielo, fiamme eterne ed allo stesso tempo effimere. Bruciano, tinteggiando l’azzurro di colori la cui vividezza fa apparire irreali. E le nuvole se ne adornano, fiori e vampate d’arancio come fossero gioielli rari, sfumature che vanno dal lilla, all’oro vivo, al rosso, ad un pallido rosato.
E’ bella. E l’osserva, Terunori, inspirando un’aria che ha ancora in sé il profumo della notte.

La schiena ancora nuda è percorsa da un singolo e piacevole brivido, mentre con lentezza espira e, voltatosi, lascia vagare lo sguardo sino a posarlo sul comodino poco distante, là dove ha imparato trovarsi quello schermo che nella penombra lampeggia piano e getta luce fioca tutt’intorno. 
Incrociare il suo sguardo è inaspettato – ed è un pensiero che quasi lo fa ridere, perché lo conosce abbastanza da sapere che non dovrebbe esserlo. Sa, Kuga, quanto il suo sonno sia leggero, come spesso non dorma affatto, e trascorra la notte in silenzio. Lo sa almeno quant’è certo sia conoscenza unilaterale, ed il sorriso che Tsukasa gli rivolge mentre in quegli istanti lo guarda sia marcato di quella gentilezza fasulla che poi è tipica di lui.
«Non pensavo fossi il tipo a cui piacciono queste cose.» pronuncia, e Terunori si concede di sorridere appena, volgendo nuovamente le iridi allo spettacolo che si stanzia alle sue spalle. 
«E’ la prima alba dell’anno, Tsukassan.» ed è breve la pausa che prende, il contatto visivo interrotto dal suo indossare la camicia sino ad allora tenuta tra le mani; torna a guardarlo poco dopo, sfiorando i bottoni con le punte delle dita e sorridendo, un’espressione che gli è sempre stata propria. «Piace un po’ a tutti.»
Eishi ancora l’osserva, la curva delle labbra che seguita ad essere morbida anche quando quel «Mh.» le abbandona. Ma altro non aggiunge, e Kuga lascia quell’argomento cada con la stessa naturalezza con cui s’è presentato, riavviandosi con la mancina i capelli una volta terminato il rivestirsi. 
«Vai già via?»  
Solo un annuire, mentre siede temporaneamente sulla sedia lì accanto e con lentezza indossa le scarpe, i cui lacci stringe poco dopo. Vi fa seguire un fare le spallucce ed un «Non ho motivo di restare.» che nell’altro non suscita reazioni alcune se non un ennesimo annuire, che lui nota con la coda dell’occhio è che di nuovo, di nuovo, quasi gli provoca riso; per averlo immaginato. Per aver sperato in qualcosa di diverso. 
Quando solleva il viso, stavolta Tsukasa non lo sta guardando, gli occhi fissi invece su quella stessa alba sino a pochi istanti prima osservata. Siede sul bordo del letto, la pelle chiara completamente esposta al suo sguardo; ma è per un momento soltanto che si concede ammirarla, e alle iridi di sostare brevemente su quei segni che, nonostante la penombra, riconosce come propri. A propria volta, torna ad osservare il profilo di Tokyo bagnarsi di luce per la prima volta dall’inizio dell’anno e resta così: in silenzio, fino a quando il Sole non si leva e sfuma, la delicata aurora.
Eishi sorride, e il suo sbuffo divertito lo raggiunge mentre s’appresta a lasciare la stanza.
«Guardiamola insieme anche il prossimo anno. Ne, Kuga?» 
Non risponde. Solo sosta sulla porta per qualche istante, la mano a stringere la maniglia – la presa così forte che sente quasi male; ma quando parla non dalla voce non traspare che una nota divertita.
«Smetti di giocare, Tsukassan.» 
E non ascolta la sua risposta. 

   
 
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