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Autore: Rumenna    08/07/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Pur non riconoscendo il numero del mittente, le mie mani hanno iniziato a tremare, la mia testa si è accesa all’improvviso con stupore, il cuore ha iniziato ad agitarsi sempre più man mano che i miei occhi increduli scorrono velocemente le frasi confuse appena ricevute:

Ivan, sono tua madre.”

So che non ho nessun diritto per mandarti questo messaggio, ma ho bisogno di un favore. Sono stata derubata e ho bisogno che qualcuno venga a darmi dei soldi e un passaggio dall’hotel in Spagna in cui mi trovo.”

Se potresti raggiungermi nel luogo dove sono ora e aiutarmi avresti la felicità di non dovermi rivedere mai più.”

Se la tua risposta sarà positiva, rispondi a questo messaggio e ti sarà mandato l’indirizzo. Ti prego di venire da solo e di fare in modo che nessuno lo venga a sapere.”

Mamma… mamma mi ha contattato, non ci posso credere…!

Grazie mamma di Rose, grazie! Lo so che è stato tutto merito tuo! Grazie di cuore!

Ho riletto attentamente la sua richiesta di aiuto: qui è scritto che è stata derubata… starà bene? Per avermi contattato in segreto, sicuramente non vorrà che papà sappia dove si è andata a nascondere… ma perché questo atteggiamento da bambina irresponsabile?

Devo rispondere, devo rispondere subito!

Cosa posso scriverle? “Vengo a prenderti”? “Torniamo a casa insieme”? Oppure “Dammi l’indirizzo”? Non so proprio come affrontarla… non ci vediamo da un po’ di tempo ormai e se ripenso al fatto che lei è andata via di casa senza nemmeno salutarmi… mi fa star male questo pensiero.

Dannazione, nonostante tutti i casini che ha combinato io le voglio bene comunque…

Credo che risponderò in maniera molto semplice: “Verrò.” Okay, ho inviato il messaggio.

Ho dato uno sguardo rapido agli altri messaggi: tutti mi hanno mandato il buongiorno in maniera molto allegra, persino la madre di Rose… mentre Anna e papà mi chiedono come ho passato la serata.

Trasalendo mi porto le mani sulle guance, calde e arrossate ricordando quello che è successo tra me e Rose questa notte.

Lasciando per ultimo il messaggio con allegato immagine di Rose, noto stupito che c’è persino un messaggio da parte di Tina:

Ho parcheggiato la tua automobile davanti scuola! Non dimenticarti di andare a prenderla! (Le chiavi le ho attaccate sul retro della ruota anteriore con il nastro adesivo) ♥”

Le ha appiccicate col nastro adesivo dietro il cerchione della ruota...? Devo andare assolutamente a riprendere quelle chiavi prima che si stacchino di lì! Ma sono posti in cui metterle? È anche vero che non può stare ai miei comodi… e poi non so nemmeno se dopo quello che è successo abbia voglia di vedermi. Mah, in fondo… credo che sia giusto così, io se fossi in lei non riuscirei a farmi vedere impassibile dopo aver subito un rifiuto del genere. Ripensandoci dev’essere stata proprio dura per lei… rifiutata dal ragazzo che ti piace per via di un altro uomo… forse la sua intimità si sente ferita in questo momento… scusami Tina, ma purtroppo per te è questa la verità, io sono stato semplicemente e correttamente onesto nell’esprimere i miei sentimenti: ero arrivato al punto in cui le scuse non servivano più.

Oh, a proposito… meglio dare un’occhiata all’allegato immagine ricevuto da Rose. Qui è segnato che me l’ha inviato all’alba… ieri sera era già tardi quando ci siamo messi a letto, possibile che non abbia dormito affatto?

Apro il messaggio, incuriosito dalla fotografia mostrata sullo schermo.

È una fotografia scattata dall’alto, Rose è in primo con il braccio teso per lo scatto: siamo noi due a letto, io sto ancora dormendo tra il suo torace e il suo braccio. Nonostante abbia i capelli tutti fuori posto, il suo sorriso è bellissimo e rilassato, non sembra che si sia appena svegliato… eppure sembra allo stesso tempo riposato. Con la mano libera forma un cuore con il pollice e l’indice. Questo cuore è tutto per me, è mio.

Nonostante la mia espressione da pesce mentre dormo, è una foto molto carina… almeno per quanto riguarda la parte di Rose.

Sono le nove passate, chissà dov’è andato... non era certo questo il risveglio che immaginavo, ma è stato bello vedere che si sia preso la premura di fare questo piccolo gesto per me. Questa foto la custodirò gelosamente insieme a quella con Alastor! Sarebbe bello collezionare sue fotografie…

Ma a che penso? Mi sono inebetito del tutto? Devo alzarmi in fretta, devo ragionare sulla questione di mia madre!

Mi sono alzato frettolosamente e ho raggiunto la cucina cercando il bagno a tutta velocità, ignorando le tende spiegate sul grigiore della città ancora infestata dalla pioggia.

Dopo essermi rinfrescato, sono uscito dalla piccola stanza chiedendomi che fine abbiano fatto i vestiti che indossavo ieri.

«Good morning!»

«Ah!» Sono saltato come un canguro con il cuore in gola… non mi aspettavo di trovarmelo davanti! Ma da dov’è saltato fuori?

«La colazione è pronta!»

Rose mi guarda tenendo il suo viso vicino al mio, con gli occhi vispi di un bambino in un negozio di giocattoli, riempiti di vitalità ed energia positiva. Indossa una camicia bianca e dei pantaloni neri, mentre i suoi capelli sono in perfetto ordine… anche se non si è abbottonato l’ultimo bottone e non indossa nessuna cravatta, lo trovo comunque molto elegante… in effetti è da un po’ che non lo vedevo vestito in questa maniera, ormai ero così abituato a vederlo in maglione che in questo momento mi sembra di guardare una rivista di classe: beh… non a caso faceva il modello.

«Eri… eri in casa?»

«Sì, stavo facendo pasticceria! Perché, avresti preferito essere da solo? Perché sei corso in bagno con tutta quella foga? É successo qualcosa?»

«Stanotte ho ricevuto un messaggio da mia madre!»

Il suo sguardo cambia improvvisamente, facendosi sorpreso e molto serio: «Oh…»

«Leggi cosa mi ha scritto!» Gli ho rivolto forsennatamente lo schermo del cellulare davanti al viso, ha dovuto fermare la mia mano tremolante con la sua per riuscire a leggere le righe di testo.

«Quindi tua madre si sta dando alla fuga… quando la raggiungerai?»

«Penso di partire appena ripresa l’automobile… ma non so cosa dirle! Non so come affrontarla, non so lei come affronterà me! Non so cosa dirle per trattenerla, né per farla tornare a casa… né per tornare ad essere una famiglia! E se lei non volesse più fare parte della nostra famiglia?»

Rose mi sorride dolcemente, prendendomi tra le braccia e stringendomi: «Non dire sciocchezze, è impossibile non voler essere parte della tua famiglia.»

«Forse per te… ma se lei avesse deciso di abbandonarci? A quel punto non basterebbe nemmeno sbattere i piedi a terra piangendo per pregarla di tornare indietro. Dopotutto sono pur sempre colui che ha rovinato la famiglia facendo la spia.»

«Anche le mamme sono esseri umani, Ivan. Solo perché sono le nostre madri, che vediamo sempre così forti, non significa che non siano fragili e che non abbiano bisogno anche loro di sentirsi appoggiate da noi figli.»

Rose ha perfettamente ragione. «Sai, io… ho fatto una richiesta a tua mamma che non c’è più riguardo alla mia, e lei ha fatto in modo che io ricevessi il messaggio stanotte… sembra che mi abbia ascoltato.»

«Mamma Elaine ascolta sempre se le parli.»

«Già… a dire il vero non era la prima volta che le facevo una richiesta.»

«E quando gliene avresti fatta un’altra?»

«B-beh… ehm…» perché gliel’ho detto? Che imbarazzo! «Q-quando… quando le ho chiesto di mandarti a monte l’appuntamento di fine anno con Lisbona!» Ho affondato il viso nella sua camicia per costringermi a non mostrare il rossore sulle guance.

«Davvero?»

Ho annuito dal fondo della sua camicia, tenendo le mani ben strette sul tessuto, affogando nel profumo alla vaniglia. Sento le sue mani percorrere le mie spalle e afferrarmi le braccia nel tentativo di sciogliere la mia stretta… cosa che non è così difficile data la mia fisicità magrolina.

«S-s-sì, davvero! Va bene adesso??»

Mi ha guardato divertito: non so se per via della mia confessione impacciata o per l’aspetto enormemente a disagio del mio viso. Alla fine ha liberato una risata con gli occhi blu stretti e brillanti, irradiando luce in tutta la stanza, nonostante fuori stia piovendo a dirotto. «Non scaldarti tanto!» Avvolgendo le sue braccia attorno a me con forza ed entusiasmo ha iniziato a sbaciucchiarmi la guancia ripetutamente, emettendo il tipico suono riprodotto dal far schioccare le labbra.

«Ahh! Mi fai male, mi fai il solletico!»

«Solletico? Subito!»

Con decisione ha afferrato la mia testa chinandola da un lato e ha affondato il suo viso sul mio collo, soffiando con forza, facendomi venire i brividi in tutto il corpo: «Aaaahhh! R-Rose, basta! Aaahhh, non sei la mia zietta venuta dalla campagna che non mi vede da mesi!!»

Finalmente ha deciso di fermarsi, lasciando il mio collo intorpidito e non proprio asciutto... lo stronfino esausto con la larga manica del pigiama che ho ancora addosso.

«Hai ragione, non sei il mio nipotino adorato: sei il mio ragazzo.»

Sentendo queste parole ho avuto un tuffo al cuore, rimanendo immobile nella mia posizione. Insomma… immaginavo di esserlo diventato, ma sentirmelo dire così all’improvviso e di persona proprio da lui la mattina dopo la nostra prima notte insieme… fa un certo effetto, mi scalda il cuore e lo rende piuttosto vivace.

Mi volto verso di lui per guardarlo negli occhi, ma ormai è troppo tardi: vengo catturato immediatamente dalle sue labbra e, prima ancora di riuscire ad ammirare il suo sguardo, mi lascio trascinare dalla situazione, stringendolo a me, mentre i nostri respiri diventano affannosi. «Mmh…» Non sono abituato alla sua lingua calda, né al suo modo di stringermi, completamente diverso da come è sempre stato…

«Oh, Ivan! Ivan, dimenticavo!» Si è svincolato da me improvviso e con agilità, lasciandomi un po’ insoddisfatto, rivolgendo il suo sguardo preoccupato verso la cucina: «Ah, ecco! La panna si è sciolta tutta! Ci avevo messo tre ore per prepararli!»

«Cosa?» Mi sono avvicinato alla cucina, notando sul ripiano un vassoio su cui sono poggiati un paio di quelli che avrebbero dovuto essere dei cupcake con panna decorati: la panna è colata dovunque, le decorazioni colorate sono cadute in seguito allo scioglimento e adesso i dolci poggiano su un delizioso letto liquido a base di panna sciolta.

«La mia mattinata è andata in pezzi! Ho visto persino sorgere il sole mentre li preparavo!»

«Ma… fuori piove a dirotto, come hai fatto a vedere il sole sorgere?» Ho guardato la forte pioggia battere sui vetri del piccolo appartamento.

«É vero, ma… insomma, mi sono alzato alle cinque per preparare la colazione perfetta e mi si è sciolta tutta!»

«Dai, sono sicuro che abbia un buon sapore lo stesso!»

«Sì, ma ci ho impiegato molto molto molto molto tempo per decorarli!»

«Non sarà piuttosto che la panna si è sciolta mentre ci impiegavi molto molto molto tempo per decorarli?»

«No, io li ho studiati, li ho abbinati e solo dopo aver montato la panna li ho assemblati nel minimo dettaglio!»

«Dai Rose non ti scoraggiare, sono sicuro che li hai fatti con tanto amore e questo è quello che conta.»

«Per lo meno dovrebbero essere commestibili... mi dispiace Ivan, volevo mostrarti un lavoro ben fatto, invece…» Mi ha porto il vassoio davanti agli occhi: la panna colata via ha colorato completamente di bianco il fondo e solo piccole estremità delle decorazioni sono visibili. Ma quanta panna ci avrà messo su?

«Ma invece così è più carino! É molto originale e innovativo, pensa: le decorazioni di due cupcake si rifiutano di essere separate e si uniscono insieme in un oceano di panna bianca dove potranno finalmente essere felici e contenti!» Ma che idiozie sto dicendo?

Rose ha appoggiato il vassoio per poi scoppiare a ridere, facendo ridere anche me: «Okay, è una schifezza totale, non c’è bisogno di aggiungere altro! Prendo le forchette, un attimo!»

Mi sono seduto molto sereno al piccolo tavolino da pranzo, rendendomi conto di essere molto a mio agio, come se questa fosse casa mia. È proprio così, mi sento sereno e a mio agio solo quando sono con lui.

«Ehm… senti, Rose… volevo parlarti di una cosa seria.»

Con aria seria si è seduto davanti a me porgendomi la posata. A dire il vero non so come dirglielo… beh, farò come al solito, la butterò così come mi viene: «Voglio dire… questa cosa di noi due… insomma…» Il suo viso diventa sempre più teso e serio ad ogni mia parola: ma perché non so fare un discorso di senso compiuto come si deve? «Non è che possiamo tenerla un po’ per noi due? Voglio dire, almeno per il momento… per ora… vorrei tenere la cosa un po’ per noi, ecco.»

L’ho visto letteralmente sbuffare liberato di un peso, lasciandosi sprofondare sulla sedia molto sollevato. Forse pensava che volessi dirgli qualcosa di negativo? «Troppo tardi.» Ha tagliato con la forchetta un pezzo di cupcake, portandoselo alle labbra.

«Eh? S-scusa, che intendi con… “troppo tardi”…?» A chi l’avrà raccontato??

«Dovevi dirmelo prima, ormai lo sanno già tutti.»

TUTTI? «T-t-tutti… chi?»

«Tutti quelli che conosciamo: mia madre, mio padre, Ashley, Giulia… naturalmente non mi sono permesso di dirlo ad Anna.» Lo osservo senza parole mentre continua a divorare il suo pasticcino come se nulla fosse. Adesso capisco perché ho ricevuto tutti quei messaggi allegri di buongiorno... «Scusa. Per me era una cosa bella e volevo condividerla con loro che mi sono sempre stati vicino, non l’ho fatto con cattive intenzioni.»

«Oh… beh, n-non importa… tanto prima o poi l’avrebbero saputo lo stesso… almeno mi hai tolto l’imbarazzo di doverglielo dire di persona.» Ho abbassato lo sguardo stringendo con forza la presa sulla forchetta: «D-dovrei dirlo anche ai miei… m-m-ma questo non è pr-propr… non è il momento migliore per farlo... come sai.»

Sentire la sua mano poggiarsi sulla mia mi costringe a guardarlo: «Lo so, non preoccuparti. Posso accompagnarti a riprendere l’auto?» Il suo viso è comprensivo e amorevole, mi fa sentire davvero come se non dovessi preoccuparmene per il momento.

«Sì, ma… non devi andare a tirare su la serranda del negozio oggi?»

«Oggi ho da fare delle commissioni, tra cui avere un vivo dibattito sugli sconti più sfacciati ed immaginabili che posso ottenere da un fornitore.»

«Oh… buona battaglia allora. Io… io prendo la macchina e faccio una ricerca su internet per gli stradari… dovrò farmi un bel tragitto in auto. Ma non darò nell’occhio usando l’auto? Dovrò viaggiare per ore ed ore, come faccio a mantenere il segreto con Anna e mio padre?»

«Puoi usare l’aereo…»

«Verresti con me in Spagna da mia madre? Mi piacerebbe molto se mi accompagnassi!»

Mi ha guardato fisso negli occhi in silenzio, evidentemente concentrato sui ragionamenti più reconditi. «Ho un’idea migliore: chiama tuo padre e raccontagli tutto: poi, senza che tua madre lo sappia, manda lui al tuo posto. In questo modo i coniugi si incontreranno e si metteranno d’accordo per la riunione o la separazione.»

«Hai proprio ragione… davvero, sei un genio!»

«Persino un bambino di otto anni potrebbe arrivarci giocando a fare il cupido: sei tu che sei nel pallone visto che è una faccenda che ti riguarda troppo da vicino e beh, come darti torto.»

Oggi sto proprio sragionando, mi sembra di vivere in un ingarbugliato ed incredibile sogno.

Sono così felice che ogni cosa stia tornando al proprio posto... É come un bellissimo miracolo, qualcosa di ultraterreno... o forse è solo la felicità.

«Chiamo mio padre allora! Chissà come sarà contento di sapere che ho ricevuto notizie di mamma!»

Mentre faccio partire la telefonata, gli sorrido complice, fissandolo negli occhi blu.

«Pronto? Ivan! Come stai? Ci hai messo un'eternità a telefonarmi, dove sei stato ieri? Pensi che solo perché stai da Anna io non riesca a controllare i tuoi orari?»

Come al solito in maniera del tutto personale, mio padre è impacciatamente preoccupato per me: «Io sto benissimo! S-scusa se ti ho fatto preoccupare... ascoltami attentamente, ho ricevuto un messaggio confuso da parte di mamma!»

«Da Clarissa? E che dice? Sta bene?? Sta bene, Ivan??»

«Sì, almeno credo... è scappata in Spagna, ma le hanno rubato soldi e documenti e non sa cosa fare. Mi ha chiesto di aiutarla ma di non dirti niente... ma io non me la sento di tenerti all'oscuro di questa cosa importante!»

«Hai fatto bene! Bravo ragazzo! Ma come si fa a farsi derubare come un'allocca? Doveva essere ubriaca!»

«Papà, vai tu a prenderla, raggiungila tu in Spagna! Solo tu puoi convincerla a restare!»

«Stai scherzando? É ovvio che ci andremo insieme!»

Eh? «...C-c-come insieme?» Non mi sento così sicuro su quest'improvvisa riunione di famiglia... in un contesto del genere, poi...

«Non capisci l'italiano? Insieme significa insieme!»

«M-m-ma dovete discutere di cose vostre private, io che c'entro?»

«Ma ti sei rincretinito?? Tu sei parte di cose nostre e private, sei nostro figlio! Verrai con me e basta!»

«M-m-ma...» Ma è vero che sarò d'intralcio... e poi non so in cosa potrebbe sfociare la “civile riunione” improvvisata che così civile mi sa tanto che non lo sarà... ho già l'ansia a pensarci... devo trovare una scusa per non andare... «MA FARÓ LA FIGURA DEL TERZO INCOMODO! NON VOGLIO FARE LA CANDELA, SCUSAMI!»

«...» Si è zittito: forse l'ho convinto a non venire coinvolto... davvero mi imbarazza l'idea di essere spettatore in una lite sui loro problemi di coppia, corna incluse! «Non hai quel tuo amico straniero, quello che veniva a casa nostra? Sembravate così tanto amici, puoi chiedere a lui di accompagnarti!»

«Eh? R-R-Rosemund, dici...?» L'ho guardato negli occhi allarmato e imbarazzatissimo, lui mi ha risposto con un tenero cenno interrogatorio.

«Sì, lui! Scommetto che siete abbastanza intimi per parlare di tutti i fatti di casa nostra! Figurati se non gli hai raccontato tutta la storia, andiamo! Non puoi chiedergli di accompagnarti? Pagherò io per tutti, naturalmente!»

«Ehm...» Adesso che gli dico? Che ce l'ho davanti perché abbiamo passato la notte insieme?? Sento tutto il calore accumulabile accumularsi sul mio viso, guardo Rose, guardo Piero, guardo la pioggia fuori e la mia testa continua a rimanere nel caos totale. Sento la mano grande e piena d'amore di Rose carezzarmi con dolcezza la guancia: mi sta rivolgendo un sorriso rassicurante, con i suoi occhi luminosi.

«A dire il vero, è con me adesso... ho dormito da lui!» Che dico? Che sto dicendo??

«Bene, allora chiediglielo! Anzi, passamelo al telefono!»

Senza sapere cosa fare, ho passato frettolosamente il cellulare a Rose: che cavolo sto combinando?? Lo faccio parlare al telefono con mio padre?

«Buongiorno! Sì, sono io! Come sta, tutto bene?» Completamente allegro e a proprio agio... in situazioni diplomatiche di questo genere si nota che è un commerciante. «Sì... sì... oh. A dire il vero questa mattina avevo un incontro con un fornitore, ma credo di riuscire a spostarlo.» Fa lo spilorcio persino con gente che non conosce bene? Che figura! «Verrò con immenso piacere, signore!» Il suo sorriso è così bello, illuminerebbe del tutto persino la sala buia di un enorme sala da cinema. Lo osservo cambiare l'espressione da spensierata a maliziosa: «Certo. Si fidi di me, suo figlio è in ottime mani.» raccogliendo la mia mano dalla superficie in legno del tavolo e catturandola, intrecciando le sue dita con le mie. «Si figuri, è un piacere del tutto mio, mi creda. Arrivederci.» Senza smettere di sorridere in quella maniera, mi porge il cellulare: cerco di svincolarmi dalla sua presa, ma stringendo le dita sul dorso mi intima di usare l'altra mano.

«Ivan, dì al tuo amico di avere pazienza, ma dobbiamo incontrarci e andare a comprare il nostro biglietto aereo immediatamente!»

Rose cambiando la posizione della sua mano sulla mia, ma continuando a tenerla per sé, alzandosi mi raggiunge alle spalle, probabilmente per poter ascoltare la telefonata. «Immediatamente? Non puoi darci il tempo per preparare i bagagli?» Improvvisamente sento le sue labbra sul mio collo, facendomi rabbrividire, sussultando sulla sedia: l'ho guardato in maniera severa, ma da quel sorrisino dipinto sul volto sembra che non abbia nessuna intenzione di lasciarmi in pace.

«Preparare i bagagli? E quanto ci impiegherete? Non è meglio comprare tutto una volta arrivati a destinazione?»

«Ma non è meglio se ci prepariamo i bagagli da cas-» Sento la punta della sua lingua divertita percorrere delle linee confuse sul mio collo, mandandomi in confusione: «...da casa? Ad esempio, se volessimo fare una doccia appena arrivati?» Sento il peso del suo corpo spostarsi sul lato destro, il suo respiro ancora sul collo, mentre lento percorre la salita fino all'orecchio, marcandolo prima con le sue labbra sensuali, successivamente con la lingua provocante. «Uhn...» Dannazione, cos'era quel suono che è appena uscito dalla mia bocca??

«Cosa c'è, Ivan?»

«N-n-niente, s-stavo... s-stavo sbadigliando!» Rose, completamente compiaciuto del dominio assunto, facendomi rabbrividire con il suo respiro nell'orecchio, mi sussurra con tono caldo: «La doccia la faremo insieme.»

«COS--» Mi sono voltato di scatto verso di lui, agitatissimo con il volto completamente in fiamme: senza preoccuparsi minimamente di poter essere stato sentito da mio padre, continua a guardarmi con quegli occhi, in quel modo intenso e seducente, come faceva ieri sera sul divano.

«Vi bastano un paio d'ore?»

«Ehm...» Non posso fare il suo gioco, devo cercare di restare concentrato sulla telefonata, sto parlando di una cosa seria con mio padre. «Rose, ti bastano un paio d'ore per preparare la valigia?»

Assottigliando -pericolosamente per me- i suoi divertiti occhi blu intenso, lo vedo avvicinarsi alla mia guancia schioccando lievemente un bacio: sento le sue ciglia lunghe sul mio viso e il suo profumo alla vaniglia molto più intensamente adesso... oltre che la sua mano muoversi lungo il mio bacino, scendendo nel basso ventre e risalendo sotto il tessuto della maglietta, cercando un contatto con la mia pelle. Dandomi un altro bacio, continuando a sussurrare: «Non preoccuparti per quelli, ci vorrà meno di un minuto per occuparci dei nostri vestiti.»

Sento come se l'animale dentro di me si stia dimenando come un pazzo in questo momento... Rose sta giocando sporco. Tu laggiù, stai buono... ieri sera abbiamo deciso di non bruciare le tappe, e dopo aver frenato i miei istinti non gli permetterò di certo di avere la meglio su di me: sarò io a tenere le redini del rapporto, quindi deciderò io se, dove, come e quando.

«Papà, adesso devo lasciarti! Devo tornare a casa a preparare le valigie!Ci vediamo tra due ore, va bene?»

«Allora passo a prenderti da Anna... Ah, Ivan?...»

Sembra imbarazzato, sta esitando... cosa vorrà domandarmi? «Sì? Cosa c'è?» Ho cacciato la mano di Rose dall'interno della mia maglietta mentre vagava alla ricerca di qualcosa di non definito, preoccupato per l'atteggiamento di mio padre.

«...N-no, lascia stare, te lo chiederò più tardi. Ci vediamo dopo.»

Ho chiuso la telefonata e poggiato il cellulare sul tavolo piuttosto perplesso: «Cosa voleva chiedermi...? Sembrava serio...»

«Forse si è accorto di qualcosa?»

Il mio viso si è colorito frettolosamente di un rosso vistoso, riesco a sentire un forte ardore sulle guance: «P-perché hai iniziato a provocarmi...?»

«Oh...» Le gote di Rose sono diventate improvvisamente rosse, sul suo viso è nata un'espressione molto intimidita e vispa allo stesso tempo, mentre si porta rapido una mano sul viso, cercando invano di mascherare lo stato d'animo ben visibile sulle guance. Com'è carino quando fa quell'espressione... «Ivan, sai... che sei molto carino in questo momento?»

Eh? ...Io? «C-c-che cavolate dici?! I maschi non possono essere...» ho deglutito ammirando la sua espressione fanciullesca dipinta in viso «...c-carini...» ma lui lo è... lui riesce ad avere tutte le espressioni più belle del mondo... io sono innamorato di questo ragazzo meraviglioso... voglio che sia mio, completamente. «Rose, io voglio fare l'amore con te.»

   
 
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